Giovanni Boccaccio nacque a Firenze il 16 giugno del 1313 morì a
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Giovanni Boccaccio nacque a Firenze il 16 giugno del 1313 morì a
Giovanni Boccaccio nacque a Firenze il 16 giugno del 1313 morì a Certaldo il 21 dicembre del 1375 Giovanni Boccaccio narratore e poeta italiano, era uno dei massimi letterati di tutti i tempi. Figlio illegittimo di un mercante fiorentino,fu allevato a Firenze. Nel 1327 si recò a Napoli con il padre, socio della compagnia dei Bardi, per compiervi gli studi mercantili e fare pratica bancaria. Però ben presto abbandonò la mercatura per dedicarsi alla letteratura. Nel 1334 compose la Caccia di Diana , prese parte alla vita della corte angioina di Napoli e pare abbia avuto una relazione con una figlia illegittima del re, che si cela forse dietro la Fiammetta immortalata in diverse sue opere. Richiamato dal padre a Firenze intorno al 1340, scampò alla terribile peste cominciata nella primavera del 1348, ebbe vari incarichi diplomatici dal governo della città e nel 1350 conobbe Francesco Petrarca, da lui ammirato e ritenuto un vero e proprio maestro. I due scrittori rimasero amici fino alla morte: Boccaccio incontrò nuovamente Petrarca a Padova nel 1351, a Milano nel 1359 e si recò a Venezia appositamente per fargli visita nel 1363. Nel 1360 ospitò a Firenze l'amico Leonzio Pilato, insegnante di greco antico, una lingua allora pochissimo conosciuta in Italia. Grazie a lui poté leggere l'Iliade tradotta in latino. Nel 1362 tornò a Napoli su invito di un amico ma, deluso dall'accoglienza ricevuta, si recò subito a Firenze e, per incarico della città, partì per Avignone come ambasciatore presso papa Urbano V. All'inizio degli anni Settanta si ritirò nella sua casa di Certaldo, vicino a Firenze, dove visse appartato, dedicandosi quasi esclusivamente allo studio, interrotto da qualche breve viaggio . Negli ultimi anni della sua vita, Boccaccio si dedicò alla meditazione religiosa. Un incarico per lui molto importante fu quello conferitogli nel 1373 dal comune di Firenze: si trattava di leggere la Divina Commedia di Dante, incarico che dovette abbandonare nel 1374 per il sopraggiungere della malattia che lo avrebbe portato alla morte l'anno seguente. Giovanni Boccaccio scrisse diverse opere la più importante fu il Decameron , Per sfuggire alla peste del 1348, che aveva ucciso il padre e numerosi amici dello scrittore, un gruppo di dieci amici si rifugia in una villa fuori Firenze. Sette donne e tre uomini trascorro dieci giornate intrattenendosi con una serie di racconti narrati a turno. Un personaggio alla volta è infatti eletto re della giornata, con il compito di proporre un argomento che gli altri narratori sono tenuti a rispettare. Fanno eccezione a questo schema obbligato la prima e la nona giornata, in cui l'argomento delle novelle è libero. I personaggi hanno nomi allusivi: Panfilo è l'amante fortunato, Lauretta è la gelosa, Filostrato è l'uomo che soffre pene d'amore, e così via. Gli argomenti sono di carattere diverso ogni giorno, ad esempio nella seconda giornata si raccontano avventure a lieto fine, nella quarta si tratta degli amori infelici, mentre la quinta è dedicata alla felicità . Ma i temi non sono solo sentimentali ma posso essere anche ragionamenti di motti spiritosi, ma anche di scherzi e beffe. In questi racconti si alternano numerosissimi personaggi, di svariata estrazione sociale (nobili, "borghesi", popolani), e figure di tutte le età. È un vero e proprio universo ispirato alla realtà soprattutto toscana e fiorentina senza limitazioni né di carattere morale, né culturale. Vi sono infatti nobili e mascalzoni, amanti ingegnosi e uomini poveri di spirito, donne fedeli beffate e spregiudicate figure femminili, personaggi storici e di invenzione. Così, le condotte degli eroi sono ispirate sia a ideali elevati sia a interessi materiali. Giovanni Boccaccio non diventa famoso solo per il Decameron ma anche per altre opere: Il Filocolo Fatica d'amore, è un ampio romanzo in prosa in cinque libri, presto diffusosi in Europa. Ha per protagonisti due personaggi di una leggenda medievale, Florio e Biancifiore, innamorati l'uno dell'altra ma in grado di sposarsi solo dopo innumerevoli vicende avventurose inframmezzate nel testo da divagazioni colte, descrizioni, monologhi sentimentali. Il Filostrato Vinto d'amore, e il Teseida delle nozze di Emilia, forma poetica in cui Boccaccio eccelse, e costituiscono dei modelli di romanzo in versi. Il primo è una narrazione di tipo sentimentale che tiene conto soprattutto di esempi letterari francesi, in particolare i romanzi del ciclo troiano, ma limitatamente a un episodio, quello dell'amore del giovane figlio di Priamo, Troiolo, innamorato della vedova greca Criseida, prigioniera a Troia. Il secondo è ispirato ai grandi esempi dell'Eneide di Virgilio e della Tebaide di Stazio, contaminati però con la tradizione cavalleresca romanza, con il ciclo tebano in particolare. Al tema dell'amore, qui per la prima volta secondo l'autore, si affianca quello delle armi. La Commedia delle ninfe fiorentine ppartiene invece al genere arcadico e pastorale. Si tratta di un testo in prosa, di un omaggio a Firenze e alle sue donne, che danno conforto all'autore. La tradizione pastorale traveste così la realtà contemporanea fiorentina, rivista allegoricamente in chiave cortese. Anche il poema allegorico intitolato Amorosa visione (1342) impiega la terza rima, mentre l'Elegia di Madonna Fiammetta (1343-44) è piuttosto un romanzo in forma di confessione sentimentale (si tratta di una lunga lettera in prosa indirizzata dal personaggio femminile Fiammetta alle donne innamorate). Costituisce una sintesi dei precedenti interessi di Boccaccio, amorosi, cortesi e classicistici. La novità sta nel fatto che la donna non è oggetto della rappresentazione, ma protagonista che parla in prima persona. Si attua così un importante rovesciamento di prospettiva: i sentimenti della protagonista, innamorata di Panfilo, che la tradisce lasciando Firenze alla volta di Napoli, sono posti in primo piano e raffigurati senza mediazioni. Infine, il Ninfale fiesolano (1345-46) è un poemetto idillico dedicato alla fondazione di Firenze, mentre il Corbaccio (1365 ca.) è l'ultima opera d'invenzione di Boccaccio. Il tema dell'amore diventa qui satira contro le donne, forse alimentata da un non corrisposto amore senile dello scrittore. Della sua produzione fanno parte inoltre un ritratto ideale di Dante (Trattatello in laude di Dante) e un commento della Divina Commedia in forma di raccolta di materiale erudito (Esposizioni sopra la "Commedia" di Dante). Si passa così alla produzione umanistica e culturale di Boccaccio, autore di una serie di opere erudite, trattati scientifici e componimenti poetici sia in latino sia in volgare, dedicati a temi come le sventure degli uomini illustri, le donne celebri, la genealogia degli dei pagani. Alla composizione delle Rime l'autore lavorò tutta la vita, come testimonia la varietà di influenze che mostrano, dal dolce stil novo colto e raffinato al modello petrarchesco, agli esempi della lirica toscana, passando attraverso l'esperienza di Dante rimatore. Si tratta di una raccolta non organica ricca di personaggi soprattutto femminili, disegnati ora in modo lieve secondo il gusto cortese, ora con tratti più marcatamente popolareschi. L'eredità letteraria di Boccaccio fu notevolissima e immediata, non solo in Italia. Qui la sua prosa venne indicata come esempio da imitare per la sua classicità da Pietro Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525). Si tratta di un testo che ebbe grandissima influenza sui letterati dell'epoca perché impose questo modello, assieme a quello di Petrarca, per la poesia. Ma la tradizione novellistica italiana è per intero influenzata dal Decameron. Quanto all'eredità letteraria di Boccaccio all'estero, vanno ricordati Geoffrey Chaucer, che per i suoi Racconti di Canterbury (scritti tra il 1387 e il 1389) utilizzò la struttura a cornice del Decameron, e John Dryden, che fu traduttore di Chaucer, dello stesso Boccaccio e di Ovidio (Fables Ancient and Modern, 1700).
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