LENI RIEFENSTAHL_ NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO
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LENI RIEFENSTAHL_ NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO
http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/cinema/2013/09/14/il... SCIENZA POLITICA CINEMA SALUTE TENDENZE CRONACHE TEATRO ESTERI TELEVISIONE GUSTO ECONOMIA MUSICA 19/09/13 10:25 GIROVAGANDO SPORT LIBRI HIT PARADE MOTORI CULTURA & SPETTACOLI HITECH & GAMES ROMA CAPITALE ABRUZZO ARTE 14/09/2013 06:05 Il sogno di Leni Riefenstahl un corpo perfetto senza colore 0 Tweet 0 0 0 Consiglia Mi piace di Antonio Angeli Guardando alcune immagini dei film di propaganda nazisti degli anni Trenta si può essere colti da un improvviso e doloroso senso di smarrimento. Quelle immagini piacciono, sono... Guardando alcune immagini dei film di propaganda nazisti degli anni Trenta si può essere colti da un improvviso e doloroso senso di smarrimento. Quelle immagini piacciono, sono belle, «bucano lo schermo», come dicono i guru della comunicazione. E un sentimento del genere, rammentando l’atroce sacrificio che è costato e ancora costa al genere umano, quel regime, non può che turbare. Questo è quanto è accaduto a un giovane scrittore francese, Lilian Auzas, studioso di arte e di tradizioni africane, il Altri articoli che parlano di... quale ha voluto indagare a fondo sulla natura, Categorie (1) sulla tecnica e, soprattutto sull’autrice di queste immagini. La ricerca lunga, complessa, difficile Cultura & Spettacoli - Cinema per una persona che ha poco più di trent’anni, nata nell’era dei computer, di Internet e del «politically correct» ha portato a un risultato interessante: la stesura del romanzo biografico «Riefenstahl», dedicato ad una delle figure più controverse e affascinanti del Novecento, Leni Riefensthal: ballerina, attrice, fotografa, la «cineasta di Hitler», come fu definita negli anni Trenta. Appellativo che le è rimasto «appiccicato» per tutta la sua lunga, lunghissima vita. La Riefenstahl, nata a Berlino classe 1902, si spense, ultracentenaria, l’otto settembre del 2003. In questi giorni, nei quali cade il decimo anniversario della scomparsa, sono diversi, con saggi, romanzi, documentari e proiezione di sue opere, gli studiosi che si interrogano sulla sua figura. E ora che la Riefenstahl è morta e sepolta, come il regime per il quale lavorò, che di molto, fortunatamente, l’ha preceduta nella tomba, è possibile iniziare a tracciare un profilo storicamente coerente della regista e fotografa. Estremamente interessante la tesi che emerge dal libro di Auzas, che per convenzione definiamo romanzo, ma che sfugge a ogni possibile classificazione, essendo un «diario personale» della Riefenstahl stessa, di assoluto rigore storico, ma con una serie di coerenti inserimenti dell’autore sulla psicologia della protagonista. La Riefenstahl fu certamente nazista e quando saluta alzando il braccio e scandendo Heil Hitler lo fa con convinzione. Ma è 1 http://www.iltempo.it/cultura-spettacoli/cinema/2013/09/14/il... 19/09/13 10:25 anche vero che, ci fa notare l’autore, osservando foto e filmati che la mostrano vicino al «suo» Führer, si può capire quanto fosse ambiguo questo rapporto. Mentre il dittatore parla, o si atteggia con espressioni severe e lei lo osserva, o lo filma o, in pose scomodissime, schiacciata al suolo o arrampicata su un traliccio suggerisce l’inquadratura al cameraman, ecco, in questi momenti si capisce che ci sono un burattino e un burattinaio. Ma il burattinaio non è Hitler. Ma lei, Leni. La Riefenstahl, amica personale del Führer, guardata prima con disprezzo, poi con timore e diffidenza dagli altri gerarchi, primo tra tutti il potentissimo ministro della propaganda Goebbels, aveva una visione geniale del cinema. E grazie a questa si conquistò spazio e autonomia riuscendo a realizzare un capolavoro assoluto come «Olympia», il film sulle Olimpiadi di Berlino del 1936. Un «film di propaganda», girato con tecniche innovative e proiettato verso il futuro, nel quale Hitler è tutt’altro che il protagonista. In primo piano, in quel film, c’è il corpo umano, si concretizza in modo perfetto la visione antropocentrica e illuminista della Riefenstahl, che già aveva espresso nella sua attività di ballerina e attrice e che tornerà a manifestare, intatta, nei reportage fotografici sui popoli africani negli anni Settanta. La «fede» e il sogno della Riefenstahl fu il corpo umano: un corpo perfetto oltre ogni razza e colore. Antonio Angeli Articoli sullo stesso argomento: + «Lui è tornato», ma solo per far ridere - Libri - iltempo + trivago: Hotel Rimini. Hotel 4* da 59! invece di 99!, compara e risparmia il 40% (4WNet) + di CARLO DE RISIO CARCERE di Spandau, nei dintorni di Berlino, 17 agosto 1987. Cul... + Tutto il fascino di Anna Magnani - Spettacoli - iltempo + Il Falcone tedesco che scovò Eichmann - Cultura & Spettacoli - iltempo Swarovski Boutique Online www.swarovski.com Jolis bijoux et accessoires en cristal. Livraison gratuite! Film Téléchargement Légal Securitas Direct France " Cinema film " Film cinema " Film oggi " Spettacoli 2 LENI RIEFENSTAHL: NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO' LA REGISTA DEL FUHRER! su romolo ricapito Community Profilo romolor Blog Sito Foto 19/09/13 10:33 Amici Gold Blogger Esplora Creato da romolor il 20/07/2005 romolo ricapito gossip e altro « SCAMPA AL NAUFRAGIO DELL... MARTINA COLOMBARI: SCATT... » LENI RIEFENSTAHL: NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO' LA REGISTA DEL FUHRER! Post n°6206 pubblicato il 18 Settembre 2013 da romolor Tag: ADOLF HITLER, Leni Riefenstahl, Nazionalsocialismo Mi piace Tag - Vedi tutti i tags Area personale - Login Tag - Vedi tutti i tags Archivio messaggi << Settembre 2013 >> Lu Ma Me Gi Ve Sa Do 2 9 3 10 4 11 5 12 6 13 7 14 1 8 15 16 23 30 17 24 18 25 19 26 20 27 21 28 22 29 Guarda le immagini del Mese Cerca in questo Blog Trova Menu - Home di questo Blog - Aggiungi ai preferiti FACEBOOK Registrati per vedere cosa piace ai tuoi amici. E' stato appena pubblicato in Italia il volume "Riefenstahl" ad opera di Lilian Auzas (Lione, 1984), biografia aggiornata della grande regista tedesca nata a Berlino il 22-8-1902 e morta più che centenaria nella notte tra l'8-9 settembre del 2003. La biografia è in gran parte "assolutoria" rispetto all'adesione al nazionalsocialismo dell'artista. Ella fu "suo malgrado" l'autrice di film -capolavoro che esaltavano il regime di Hitler , ma non era a conoscenza delle "infamie" messe in atto dal dittatore e dai suoi seguaci. O meglio, venutane al corrente "in ritardo", negava a sé stessa che il Fuhrer potesse essere un uomo abietto. A sostegno di queste tesi, la sua "simpatia" per gli ebrei e contro qualsiasi discriminazione : consultò anche dopo le persecuzioni il suo medico generico (ebreo). Andava a spasso con Hubert Stonhas, pittore omosessuale. Nel film capolavoro Olympia, Leni rifiutò di tagliare gli exploit sportivi di Jesse Owens, atleta americano di colore che nel 1936 a Berlino vinse ben quattro medaglie d'oro. Secondo il libro ciò potrebbe essere anche perché la regista si sentiva "non in regola" : avrebbe falsificato il suo albero genealogico perché ebrea al 25 per cento. Il volume è scorrevole, i capitoli brevi ed esso non vorrebbe costituire un'apologia del nazismo né una biografia edulcorata, ma ristabilire il valore artistico e a volte anche umano della donna, pur non assolvendo sempre la Riefenstahl dei suoi errori. D'altronde, in un processo subito nel 1949, Leni Riefenstahl fu definita "Mitlauferin " ("seguace") delle teorie di Hitler e non Schuldigerin (colpevole). Anche se questa "denazificazione" non servì a ridarle la reputazione, ormai finita alle ortiche . Leggermente strabica, Leni Riefenstahl frequentò l'accademia di Berlino (sezione disegno) e divenne l'amante di Eugen Spiro, pittore (1874-1972), di origini ebraiche anche lui longevo: se Leni visse fino ai 101, Spiro ...spirò a 98 anni. "Donna nitetzschana, bipolare, apollinea e dionisiaca", la Riefenstahl volle fortemente diventare una ballerina. Ma un incidente a Praga ne compromise la carriera. Folgorata dal film di Arnold Franck La Montagna del Destino , ispirò al cineasta la figura della musa Diotima del poeta Holderlin per il suo nuovo film La Montagna Sacra. Hitler ammirò la danza di Leni in detto film, ma l'interpretazione dell'attrice fu stroncata dal più grande critico cinematografico della Germania dell'epoca, il quale la definì "capra belante". Tale definizione ispirò a Franck, evidentemente un genio, il personaggio di guardiana delle capre per Leni in "Il Grande Salto". Si trattava anche in questo caso di quel genere cinematografico definito "film di montagna". Fortemente coinvolta negli aspetti tecnici dei suoi film, la Riefenstahl a 29 anni divenne capo della L.R. Studio-Film Gmb-H, dirigendo la pellicola La Bella Maledetta, che le valse il plauso di Chaplin, Fairbanks e di Papa XI. Adolf Hitler, colpito dalle caratteristiche del film, che esaltava alcuni aspetti della natura cristallizzandoli in immagini -capolavoro, la contatta per dirigere dei film di propaganda, come La Vittoria della Fede e in seguito Il Trionfo della Volontà. Béla Balecs, un suo sceneggiatore, non vide mai una royalty per Bella Maledetta e dall'estero peresguitò la regista, la quale fu dunque "convinta" da Hitler a scrivere un biglietto speregevole contro l'ex collaboratore. Cotui allora, dopo averne scritto malissimo, attribuendole relazioni false con Hitler e altri personaggi importanti del regime, fu il vero inventore di un'iconografia fortemente dispregiativa, salvo in seguto definirla comunque una grande regista. Tanto bastò a Leni per "perdonarlo". Anche altri personaggi come Goebbels , ministro della Propaganda, esercitavano le regole della persecuzione antisemita in maniera ambigua. Infatti proprio Goebbels faceva "gli occhi dolci al regista ebreo Fritz Lang", al fine di volerlo utilizzare per i propri scopi, con la frase "Sono io a decidere chi è ebreo e chi no". La Riefenstahl, dopo avere criticato gli ebrei durante la promozione di "Olympia", http://blog.libero.it/romoloricapito/commenti.php?msgid=12365552&id=14273 Page 1 sur 2 LENI RIEFENSTAHL: NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO' LA REGISTA DEL FUHRER! su romolo ricapito Crea un account o Accedi per vedere cosa fanno i tuoi amici. Registrazione LA SEXY MAESTRA CHE LASCIA L' ASILO PER POSARE SENZA VELI NEI CALENDARI! su IL BOSCO DELLE FATE 293 persone consigliano questo elemento. Plug-in sociale di Facebook I miei Blog Amici - Quando vieni... firulì firulà fegatodoca tracce di me COCKTAIL BAR www.ilcast.com Pensieri per te... Best of Web ASILOREPUBLIK ESSERE SE STESSI. Doppia Identità Uno su Mille Gold BloggerS Pages DI TUTTO UN PO PERLINECOLORATE Massimo Coppa Sunbeam is coming Blanchisserie Le stagioni BLOG PENNA CALAMAIO® Citazioni nei Blog Amici: 31 Ultime visite al Blog 19/09/13 10:33 iniziò ad essere considerata, più che una grande regista ,"un geniale tecnico del cinema". E riuscì a vincere la Coppa della Mostra del Cinema di Venezia , battendo capolavori come Biancaneve e i Sette Nani di Walt Disney (tra l'altro, ammiratore della sua arte e simpatizzante nazista) e "Il Porto delle Nebbie", Fallita la sua aspirazione di girare un film su Pentesilea di Kleist, la Riefenstahl si innamorò leggendo Hemingway delle "verdi colline d'Africa" e approdò in quel continente ormai anziana per filmare e fotografare il nobile popolo dei nuba (Sudan). Sessualmente la regista era esigente: cercava negli uomini qualcosa di femminile, passivo, però "maschi al tempo stesso". Trovò tutto ciò nel bellissimo e giovanissimo amante Hornst Kettner, che divenne oltre che il suo convivente , il suo più fidato assistente e operatore fino alla morte. Dagli anni Settanta in poi, ci fu una certa "riabilitazione artistica" della Riefenstahl, principalmente ad opera di alcuni personaggi dello show biz come Mick Jagger, del quale è celebre una foto scattata dall'ormai ex regista, ora anche fotografa cult. Abile falsificatrice di documenti, come già detto, Leni "corregge" la sua data di nascita a 72 anni, "diventando" una cinquantaduenne. Può così prendere il brevetto per le immersioni subacquee, sua nuova passione. Del nazismo, intervistata in tempi recenti, ha sempre detto: non conoscevo l'esistenza dei campi di sterminio. Non sapevo che gli zingarelli usati come attori nel mio film Tiefland furono dopo le riprese deportati e uccisi nelle camere a gas". Centenaria, Leni indossa civettuola un abito blu, il colore degli artisti, con degli inserti rossi, il colore della passione. E riceve in casa giornalisti e fotografi in una rinnovata popolarità. Il suo ultimo documentario è Impressioni sott'acqua, del 2002, un anno prima della morte. ROMOLO RICAPITO Trackback: 0 - Scrivi Commento - Commenti: 0 Condividi e segnala - permalink Segnala abuso La URL per il Trackback di questo messaggio è: http://gold.libero.it/romoloricapito/trackback.php?msg=12365552 I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio: Nessun Trackback Commenti al Post: LENI RIEFENSTAHL: NASCOSE DI ESSERE EBREA E DIVENTO' LA REGISTA DEL FUHRER! Nessun Commento Nuovo commento Ultimi commenti Ho visto le foto più che volgari o hot sono brutte e fatte... Inviato da: astrografica il 19/09/2013 alle 02:12 A dire il vero l'assunto è sbagliato. Le foto fanno... Inviato da: ostinatapersistenza il 18/09/2013 alle 15:08 il suo successo è stato lele mora e compagnia bella non... Inviato da: sono.stufo_1976 il 17/09/2013 alle 11:59 L'empatia la riservo per le persone con cui entro in... Inviato da: danyfs il 16/09/2013 alle 21:10 bella ipocrita..,sputare nel piatto dove ha mangiato fino a... Inviato da: summer2099 il 16/09/2013 alle 20:20 Tutti i commenti... Chi può scrivere sul blog Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti. http://blog.libero.it/romoloricapito/commenti.php?msgid=12365552&id=14273 Page 2 sur 2 Leni Riefenstahl, a dieci anni dalla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia” | Secolo d'Italia Primo Piano Chi siamo Leggi tutti Caro Letta, la vicenda Telecom con il mercato c’entra proprio poco di Mario Landolfi È proprio vero che a volte il patriottismo può diventare l’ultimo rifugio dei furfanti. La […] Home Politica Interni 26/09/13 14:16 Cultura Intervista Società Abbonamenti Edicola Registrati La strategia del vendere tutto ciò che abbiamo a gruppi esteri. L’8 settembre dell’economia di Marcello de Angelis Grazie all’impresa del “fascista” Italo Balbo, l’Aeronautica vince il Festival di Varsavia di Francesco Signoretta Non esiste un Paese al mondo, anche il più piccolo o il più povero, che […] La nostra Aeronautica vince il primo premio in Polonia grazie a Italo Balbo e alla […] Economia Speciali Maurizio Gasparri RT @Agenzia_Italia: #Barilla shock, "Mai spot con omosessuali". E le associazioni gay lo boicottano http://t.co/RH414B3FAK… [photo]... http… Leni Riefenstahl, a dieci anni dalla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia” di Annalisa Terranova / sab 21 settembre 2013 / 12:00 LA FRASE DEL GIORNO «Occorre evitare che un'azienda stretegica come Alitalia si trasformi in un vettore regionale. È pertanto indispensabile conoscere il piano industriale per avere una visione chiara di quello che può essere il futuro della compagnia aerea italiana». — Cit. Giovanni Centrella Accedi Recupera Nome utente CULTURA Un libro a metà tra ricostruzione storiografica e romanzo ricorda la grande regista tedesca Leni Riefenstahl a dieci anni dalla morte (avvenuta il 9 settembre del 2003). Firmata da Lilian Auzas, la biografia (Riefenstahl, Elliot, pp. 220, euro 18,50) “assolve” le simpatie politiche della protagonista e salva l’artista la cui reputazione nel dopoguerra era ormai irrimediabilmente compromessa. Di recente anche un altro libro, Marlene e Leni (Feltrinelli), di Gian Enrico Rusconi, aveva messo a fuoco il ruolo della Riefensthal nella Germania degli anni Trenta, affiancandola alla “rivale” Marlene Dietrich. L’amore per il teatro e per il dramma è stato una costante nella vita di Leni Riefenstahl. Lei stessa lo confessa nelle sue Memorie, pubblicate nel 1987 (quindici anni prima della morte), pagine sulle quali ha faticato cinque anni, rimettendo ordine e forma in un’esistenza che si presenta come una sceneggiatura drammatica, con picchi di tragedia su cui a lungo resteranno accesi i riflettori della storia. Autrice di capolavori che costituiscono pietre miliari della storia del cinema, bollata nel dopoguerra come “la regista di Hitler”, dotata di una straordinaria forza di carattere che l’ha indotta a imbarcarsi in più di un’avventura difficile, un po’ diva capricciosa e un po’ amazzone emancipata incurante dei pregiudizi, tedesca in modo irrinunciabile e al tempo stesso cosmopolita e affascinata dal viaggio come scoperta, capace come nessun altro di costruire un’estetica dell’immagine in Password 40 Like 2 Tweet Ricordami OGGI IN CULTURA Quarant’anni fa la morte di Anna Magnani: fu la prima italiana a vincere l’Oscar Collegati Se non hai un account registrati qui di Redazione FACEBOOK TWITTER RSS Cerca nel Magazine CULTURA Tempi bruni di Bruno Murgia http://www.secoloditalia.it/2013/09/leni-riefenstahl-a-dieci-anni-dall…nni-dalla-morte-una-biografia-riabilita-la-geniale-regista-di-olympia Page 1 sur 4 Leni Riefenstahl, a dieci anni dalla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia” | Secolo d'Italia movimento, Leni Riefenstahl resta alla fine, per chi legge la sua autobiografia, inafferrabile e sfuggente, come se solo a lei spettasse l’onere e l’onore di squarciare il velo sul vero copione, sul personaggio reale, sulla “bella maledetta” (titolo del primo film da lei diretto, di cui era anche interprete). Il 26 settembre di quarant’anni fa moriva in una clinica romana Anna Magnani. Aveva 65 anni ed è stata la prima attrice italiana a vincere […] 26/09/13 14:16 Il pubblicitario che sconfisse Pinochet Conflitti & Confini di Marco Valle Marine Le Pen è pronta alla sfida del 2014. La grande paura della Gauche La prima passione è per la danza: si iscrive al corso per principianti a sedici anni, ma saranno i “film di montagna” di Arnold Fanck a fare di lei una vera e propria diva del cinema. Nel primo di essi, La Montagna dell’amore, Leni ripropone la sua danza: sequenze da cui Hitler si dichiarò in seguito letteralmente affascinato. La montagna resterà sempre per Leni il rifugio ideale dove dimenticare ansie, disavventure e dispiaceri. Un archetipo del “luogo sublime” secondo la definizione del filosofo Remo Bodei: “Lo sguardo dall’alto sull’abisso ricorda il mistero insondabile dell’esistenza; il sentirsi sospesi tra terra e cielo; la lontananza dai miasmi della vita sociale e dalle meschinità quotidiane”. Curaro di Nello Gatta Fare cultura Lunga vita ai ribelli di Enrico Marino La riforma impossibile Poco soddisfatta delle sue performance di attrice, si dedica al progetto di realizzare un film tutto suo. “Sentivo l’urgenza di creare qualcosa di totalmente mio. Cominciai allora a sognare e dai miei sogni nascevano immagini; fra le nebbie dell’indistinto riconobbi il sembiante di una giovane che viveva tra le montagne, una figlia della natura”. La giovane sarà appunto Junta, la protagonista della Bella maledetta (Das blaue Licht, 1932), la “strega” perseguitata dall’odio delle donne e dalla bramosia degli uomini che si arrampica al chiaro di luna verso una grotta di cristalli che emana una misteriosa luce blu. In quello stesso anno si colloca il primo incontro con Hitler, sollecitato dalla stessa Riefenstahl, che pure non era iscritta allo Nsdap e mai ne avrebbe preso la tessera. Il motivo? La curiosità, a detta dell’artista, che riferisce di un colloquio privato in un’atmosfera colloquiale, in cui il capo del nazismo avrebbe avuto tempo per corteggiarla e per parlarle del suo amore per la pittura e in cui lei gli avrebbe rivelato i dubbi che nutriva sui suoi pregiudizi razziali. Il Führer le avrebbe detto: “Quando saremo al potere, lei realizzerà i miei film”. Anni dopo, per giustificarsi, spiegherà: “Ripudiavo senza riserve il suo razzismo, ma approvavo totalmente i suoi progetti socialisti. In molti credevamo che il suo razzismo avesse soltanto valore teorico, di pura propaganda…”. Ma al di là dell’aspetto politico di quel rapporto, fiorì subito la leggenda di una relazione tra la regista e Hitler, un gossip che nel dopoguerra fu usato come arma di condanna (nelle false memorie di Eva Braun venne scritto che Leni danzava nuda per il Führer mentre l’amante ufficiale lo attendeva in camera) anche se i tribunali, cui l’artista si rivolse per difendersi dalle diffamazioni, hanno sempre riconosciuto l’infondatezza di tali accuse. La natura sulfurea del nazionalsocialismo per Leni è invece tutta racchiusa nella figura di Joseph Goebbels, “una specie di redivivo Mefistofele”, “una persona pericolosa”, un uomo “volgare” e di “cattivo gusto”, un corteggiatore insistente che lei avrebbe più volte respinto e umiliato e che l’avrebbe ricambiata boicottando il suo lavoro per tutta la durata del Terzo Reich. Nei diari del ministro della Propaganda, del resto, non si leggono molti complimenti per Leni Riefenstahl, più volte definita un’isterica, una donna impossibile e che non si piega agli ordini. Dal sodalizio con Hitler, un po’ subìto e un po’ cercato, sicuramente mai rinnegato del tutto dall’artista, nasce nel 1934 Il Trionfo della volontà, il film sul congresso del partito nazionalsocialista a Norimberga, eccezionale documento sul regime dell’epoca con un registro narrativo singolare: le immagini e il sonoro (Wagner unito a canti nazisti e marce militari) sono infatti autosufficienti e non c’è bisogno di nessun commento. La città che si risveglia, la folla festante, i monumenti, le donne che sorridono sono rappresentati attraverso il “punto di vista” di Hitler. L’utilizzo di moderne tecnologie per supportare l’apparato rituale e simbolico del film che celebra la fusione quasi mistica di un popolo con il capo indiscusso attraverso una sinfonia di emozioni sapientemente La buona amministrazione di Gianni Papello Non solo grandi opere, l’impresa va sostenuta anche con piccoli interventi L’Immaginario di Roberto Alfatti Appetiti Dragonero, arriva in edicola il primo eroe fantasy made in Bonelli Secolo d'Italia J’aime 6 453 personnes aiment Secolo d'Italia. Module social Facebook Popolari Commenti Tags http://www.secoloditalia.it/2013/09/leni-riefenstahl-a-dieci-anni-dall…nni-dalla-morte-una-biografia-riabilita-la-geniale-regista-di-olympia Page 2 sur 4 Leni Riefenstahl, a dieci anni dalla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia” | Secolo d'Italia dosata nel gioco di riprese e primi piani, rende la pellicola un potente strumento di coinvolgimento dello spettatore nella “visione” del Terzo Reich, un elemento che non fu mai perdonato a Leni Riefenstahl la quale, a sua volta, non ha mai rinnegato il suo film. In occasione del suo novantesimo compleanno, nel 1992, spiegava che il suo lavoro era stato in fondo quello, fortunato e terribile, di una testimone della seduzione collettiva esercitata dal nazionalsocialismo: “Ho solo spiegato come mai milioni di tedeschi hanno creduto in lui”. L’impatto del documentario celebrativo del Reich fu enorme e colpì anche Benito Mussolini, che propose all’artista di realizzare un film sulla bonifica delle paludi pontine ricevendo un cortese diniego: “La ringrazio per la fiducia, eccellenza, ma sto preparando un film sulle Olimpiadi di Berlino e temo che questo lavoro mi terrà occupata per almeno due anni”. I Giochi olimpici si svolsero dal 2 al 16 agosto 1936 e furono protagonisti del capolavoro di Leni Riefenstahl, Olympia, girato con l’aiuto di quaranta operatori e una cinquantina di assistenti. La sfida di rappresentare in una fusione di immagini armoniche la competizione e la bellezza dei corpi, la volontà di vittoria, la tensione della prova, l’entusiasmo del pubblico, l’intenzione dell’atleta di superare se stesso fu ampiamente vinta dalla regista con una serie di innovazioni soprendenti: mise a punto un dispositivo equivalente al moderno zoom per adeguarsi alla rapidità degli spostamenti, fece scavare trincee nello stadio per riprendere le gare dal basso, grazie a un carrello verticale subacqueo gli operatori potevano riprendere i tuffi seguendo l’evoluzione in aria e l’immersione nella piscina, per le riprese aeree legò le macchine da presa a un pallone librato in aria offrendo ricompense a chi avesse restituito il materiale filmato, cosa che puntualmente avvenne, e ancora piccole cineprese vennero fissate alle selle degli atleti per riprendere le gare di equitazione. Giustamente celebri le sequenze della maratona, dove si traduce in immagini, con l’aiuto della colonna sonora di Herbert Windt, la volontà di andare avanti a dispetto della stanchezza del corpo. 26/09/13 14:16 "Roma nelle mani dei nomadi: autisti degli autobus aggrediti e sesso all’aria aperta (e Marino?)" Politica "Delibera choc. Vendola regala soldi a chi vuole cambiare sesso. Il Pdl: ma pensi ai malati veri…" Politica "«Momento drammatico per la Marina italiana. Siamo con gli stipendi bloccati e senza nuove navi»" Interni "«Sì ai clandestini, no a mamma e papà»: sulla Kyenge la furia del web (e nel Pd c’è chi storce il naso)" Politica "Sentenza choc per Saviano, dovrà risarcire 60mila euro: «Ha copiato COMMENTA LA NOTIZIA Devi aver effettuato l'accesso per pubblicare un commento. Altrimenti registrati qui. dai giornali alcuni pezzi di Gomorra»" Interni EVENTI IN PROGRAMMA ABBONAMENTI L'abbonamento OnWeb consente la lettura e il download delle pagine in formato PDF già dalla mezzanotte e la consultazione dell'archivio SCOPRI TUTTE LE TIPOLOGIE DI ABBONAMENTO CHI SIAMO ABBONAMENTI EDICOLA SECOLO D'ITALIA - Registrazione Tribunale di Roma n. 16225 del 23-02-1976. Partita IVA/C.F. 10091541002 - Privacy http://www.secoloditalia.it/2013/09/leni-riefenstahl-a-dieci-anni-dall…nni-dalla-morte-una-biografia-riabilita-la-geniale-regista-di-olympia Page 3 sur 4 Leni Riefenstahl e la lunga amicizia con Hitler - Paperblog 26/09/13 14:15 Magazine Cultura HOME › CULTURA Leni Riefenstahl e la lunga amicizia con Hitler Creato il 22 settembre 2013 da Sulromanzo Autore: Elena SpadilieroDom, 22/09/2013 - 14:30 Ricordando le donne di Hitler, il primo pensiero è immancabilmente rivolto ad Eva Braun, sua storica amante. Eppure c'è un altro nome a lungo associato al Führer: Leni Riefenstahl, regista e fotografa, autrice di film che esaltavano l'ideologia nazista. A provare una ricostruzione della biografia di questa controversa artista è Lilian Auzas, in questi giorni in libreria con Riefenstahl (edizioni elliot). Nel tentativo di tracciare la vita della Riefenstahl (morta a 101 anni, nel 2003), Auzas pone al centro del suo lavoro un quesito: Leni ha appoggiato in pieno le teorie naziste o, preda dell'ambizione, ha finto di non vedere le atrocità compiute, soprattutto quelle in nome della razza ariana? È certo che la Riefenstahl sia un caso che, da sempre, ha suscitato l'interesse per la sua compromissione col regime e, nonostante tutto, la successiva capacità di sopravvivergli; c'è anche chi s'interroga sulla sua dimensione soggettiva – divisa da quella ideologica –, che presentava una donna anticonformista, lontana, secondo gli studiosi, dal modello tipico di femmina nazista. [I servizi di Sul Romanzo Agenzia Letteraria: Editoriali, Web ed Eventi. Seguiteci su Facebook, Twitter, Google+, Issuu e Pinterest] Leni nacque come ballerina e, in seguito a un infortunio, appena ventinovenne, seppe reinventarsi nelle vesti di regista e fotografa. Realizzò dei documentari in sostegno del Terzo Reich e divenne molto amica di Hitler. Eppure, nella lunga serie di processi che l'hanno vista imputata a causa della sua vicinanza al potere, Leni è sempre stata scagionata: la sua attività è stata concepita da alcuni come una serie di commissioni «commerciali finalizzate all'esecuzione di progetti artistici», da altri come l'azione di una donna astuta, capace di adattarsi ai tempi. A chi l'accusava di essere filonazista, ella rispose: «Sono un'artista fino alla punta dei http://it.paperblog.com/leni-riefenstahl-e-la-lunga-amicizia-con-hitler-1973578/ Page 1 sur 3 Leni Riefenstahl e la lunga amicizia con Hitler - Paperblog 26/09/13 14:15 capelli, è questo essere Leni!». Certo è che Auzas, il quale si è avvicinato alla Riefenstahl grazie alla comune passione per l'arte africana, con il suo libro permette una riflessione più approfondita su di lei, gettando uno sguardo più intimo e personale alla sua carriera. Media: Scegli un punteggio12345 Il tuo voto: Nessuno Media: 5 (1 vote) Âge de votre corps: Age-du-corps.private-Test.com Quel est l'âge de votre corps? Faites le test pour le savoir. Potrebbero interessarti anche Il matrimonio Missoni: l'abito, le foto, ospiti vip e non (Vogue) Come imparare a dimagrire-principi base Federica Cardia è morta: raccontava sul blog la lotta contro il cancro Risparmiare creando borse e accessori (MoneyFarm.com) Powered by Potrebbero interessarti anche : Olympia - Leni Riefenstahl (1938) Icone del cinema. Marlene Dietrich & Leni Riefenstahl Impressioni dal profondo - Leni Riefenstahl (2003) La bella maledetta - Leni Riefenstahl (1932) J’aime Inscription pour voir ce que vos amis aiment. Aggiungi un commento... Consiglia Recommandations Commenta Svegliatevi Plug-in sociale trentenni! di Facebook Oriana Fallaci Paperblog 571 personnes le recommandent. Svegliatevi trentenni! Oriana Fallaci Paperblog 949 personnes le recommandent. http://it.paperblog.com/leni-riefenstahl-e-la-lunga-amicizia-con-hitler-1973578/ Page 2 sur 3 CASAGGì FIRENZE - CENTRO SOCIALE DI DESTRA: Leni Riefenstahl, a dieci …alla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia”... Home page 27/09/13 16:15 ! sabato 21 settembre 2013 Leni Riefenstahl, a dieci anni dalla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia”... di Annalisa Terranova (Secolo d'Italia) Un libro a metà tra ricostruzione storiografica e romanzo ricorda la grande regista tedesca Leni Riefenstahl a dieci anni dalla morte (avvenuta il 9 settembre del 2003). Firmata da Lilian Auzas, la biografia (Riefenstahl, Elliot, pp. 220, euro 18,50) “assolve” le simpatie politiche della protagonista e salva l’artista la cui reputazione nel dopoguerra era ormai irrimediabilmente compromessa. Di recente anche un altro libro, Marlene e Leni (Feltrinelli), di Gian Enrico Rusconi, aveva messo a fuoco il ruolo della Riefensthal nella Germania degli anni Trenta, affiancandola alla “rivale” Marlene Dietrich. L’amore per il teatro e per il dramma è stato una costante nella vita di Leni Riefenstahl. Lei stessa lo confessa nelle sue Memorie, pubblicate nel 1987 (quindici anni prima della http://casaggi.blogspot.fr/2013/09/leni-riefenstahl-dieci-anni-dalla-morte.html?m=1 Page 1 sur 4 CASAGGì FIRENZE - CENTRO SOCIALE DI DESTRA: Leni Riefenstahl, a dieci …alla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia”... 27/09/13 16:15 morte), pagine sulle quali ha faticato cinque anni, rimettendo ordine e forma in un’esistenza che si presenta come una sceneggiatura drammatica, con picchi di tragedia su cui a lungo resteranno accesi i riflettori della storia. Autrice di capolavori che costituiscono pietre miliari della storia del cinema, bollata nel dopoguerra come “la regista di Hitler”, dotata di una straordinaria forza di carattere che l’ha indotta a imbarcarsi in più di un’avventura difficile, un po’ diva capricciosa e un po’ amazzone emancipata incurante dei pregiudizi, tedesca in modo irrinunciabile e al tempo stesso cosmopolita e affascinata dal viaggio come scoperta, capace come nessun altro di costruire un’estetica dell’immagine in movimento, Leni Riefenstahl resta alla fine, per chi legge la sua autobiografia, inafferrabile e sfuggente, come se solo a lei spettasse l’onere e l’onore di squarciare il velo sul vero copione, sul personaggio reale, sulla “bella maledetta” (titolo del primo film da lei diretto, di cui era anche interprete). La prima passione è per la danza: si iscrive al corso per principianti a sedici anni, ma saranno i “film di montagna” di Arnold Fanck a fare di lei una vera e propria diva del cinema. Nel primo di essi, La Montagna dell’amore, Leni ripropone la sua danza: sequenze da cui Hitler si dichiarò in seguito letteralmente affascinato. La montagna resterà sempre per Leni il rifugio ideale dove dimenticare ansie, disavventure e dispiaceri. Un archetipo del “luogo sublime” secondo la definizione del filosofo Remo Bodei: “Lo sguardo dall’alto sull’abisso ricorda il mistero insondabile dell’esistenza; il sentirsi sospesi tra terra e cielo; la lontananza dai miasmi della vita sociale e dalle meschinità quotidiane”. Poco soddisfatta delle sue performance di attrice, si dedica al progetto di realizzare un film tutto suo. “Sentivo l’urgenza di creare qualcosa di totalmente mio. Cominciai allora a sognare e dai miei sogni nascevano immagini; fra le nebbie dell’indistinto riconobbi il sembiante di una giovane che viveva tra le montagne, una figlia della natura”. La giovane sarà appunto Junta, la protagonista della Bella maledetta (Das blaue Licht, 1932), la “strega” perseguitata dall’odio delle donne e dalla bramosia degli uomini che si arrampica al chiaro di luna verso una grotta di cristalli che emana una misteriosa luce blu. In quello stesso anno si colloca il primo incontro con Hitler, sollecitato dalla stessa Riefenstahl, che pure non era iscritta allo Nsdap e mai ne avrebbe preso la tessera. Il motivo? La curiosità, a detta dell’artista, che riferisce di un colloquio privato in un’atmosfera colloquiale, in cui il capo del nazismo avrebbe avuto tempo per corteggiarla e per parlarle del suo amore per la pittura e in cui lei gli avrebbe rivelato i dubbi che nutriva sui suoi pregiudizi razziali. Il Führer le avrebbe detto: “Quando saremo al potere, lei realizzerà i miei film”. Anni dopo, per giustificarsi, spiegherà: “Ripudiavo senza riserve il suo razzismo, ma approvavo totalmente i suoi progetti socialisti. In molti credevamo che il suo razzismo avesse soltanto valore teorico, di pura propaganda…”. Ma al di là dell’aspetto politico di quel rapporto, fiorì subito la leggenda di una relazione tra la regista e Hitler, un gossip che nel dopoguerra fu usato come arma di condanna (nelle false memorie di Eva Braun venne scritto che Leni danzava nuda per il Führer mentre l’amante ufficiale lo attendeva in camera) anche se i tribunali, cui l’artista si rivolse per difendersi dalle diffamazioni, hanno sempre riconosciuto l’infondatezza di tali accuse. La natura sulfurea del nazionalsocialismo per Leni è invece tutta racchiusa nella figura di http://casaggi.blogspot.fr/2013/09/leni-riefenstahl-dieci-anni-dalla-morte.html?m=1 Page 2 sur 4 CASAGGì FIRENZE - CENTRO SOCIALE DI DESTRA: Leni Riefenstahl, a dieci …alla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia”... 27/09/13 16:15 Joseph Goebbels, “una specie di redivivo Mefistofele”, “una persona pericolosa”, un uomo “volgare” e di “cattivo gusto”, un corteggiatore insistente che lei avrebbe più volte respinto e umiliato e che l’avrebbe ricambiata boicottando il suo lavoro per tutta la durata del Terzo Reich. Nei diari del ministro della Propaganda, del resto, non si leggono molti complimenti per Leni Riefenstahl, più volte definita un’isterica, una donna impossibile e che non si piega agli ordini. Dal sodalizio con Hitler, un po’ subìto e un po’ cercato, sicuramente mai rinnegato del tutto dall’artista, nasce nel 1934 Il Trionfo della volontà, il film sul congresso del partito nazionalsocialista a Norimberga, eccezionale documento sul regime dell’epoca con un registro narrativo singolare: le immagini e il sonoro (Wagner unito a canti nazisti e marce militari) sono infatti autosufficienti e non c’è bisogno di nessun commento. La città che si risveglia, la folla festante, i monumenti, le donne che sorridono sono rappresentati attraverso il “punto di vista” di Hitler. L’utilizzo di moderne tecnologie per supportare l’apparato rituale e simbolico del film che celebra la fusione quasi mistica di un popolo con il capo indiscusso attraverso una sinfonia di emozioni sapientemente dosata nel gioco di riprese e primi piani, rende la pellicola un potente strumento di coinvolgimento dello spettatore nella “visione” del Terzo Reich, un elemento che non fu mai perdonato a Leni Riefenstahl la quale, a sua volta, non ha mai rinnegato il suo film. In occasione del suo novantesimo compleanno, nel 1992, spiegava che il suo lavoro era stato in fondo quello, fortunato e terribile, di una testimone della seduzione collettiva esercitata dal nazionalsocialismo: “Ho solo spiegato come mai milioni di tedeschi hanno creduto in lui”. L’impatto del documentario celebrativo del Reich fu enorme e colpì anche Benito Mussolini, che propose all’artista di realizzare un film sulla bonifica delle paludi pontine ricevendo un cortese diniego: “La ringrazio per la fiducia, eccellenza, ma sto preparando un film sulle Olimpiadi di Berlino e temo che questo lavoro mi terrà occupata per almeno due anni”. I Giochi olimpici si svolsero dal 2 al 16 agosto 1936 e furono protagonisti del capolavoro di Leni Riefenstahl, Olympia, girato con l’aiuto di quaranta operatori e una cinquantina di assistenti. La sfida di rappresentare in una fusione di immagini armoniche la competizione e la bellezza dei corpi, la volontà di vittoria, la tensione della prova, l’entusiasmo del pubblico, l’intenzione dell’atleta di superare se stesso fu ampiamente vinta dalla regista con una serie di innovazioni soprendenti: mise a punto un dispositivo equivalente al moderno zoom per adeguarsi alla rapidità degli spostamenti, fece scavare trincee nello stadio per riprendere le gare dal basso, grazie a un carrello verticale subacqueo gli operatori potevano riprendere i tuffi seguendo l’evoluzione in aria e l’immersione nella piscina, per le riprese aeree legò le macchine da presa a un pallone librato in aria offrendo ricompense a chi avesse restituito il materiale filmato, cosa che puntualmente avvenne, e ancora piccole cineprese vennero fissate alle selle degli atleti per riprendere le gare di equitazione. Giustamente celebri le sequenze della maratona, dove si traduce in immagini, con l’aiuto della colonna sonora di Herbert Windt, la volontà di andare avanti a dispetto della stanchezza del corpo. Condividi 2 http://casaggi.blogspot.fr/2013/09/leni-riefenstahl-dieci-anni-dalla-morte.html?m=1 Page 3 sur 4 CASAGGì FIRENZE - CENTRO SOCIALE DI DESTRA: Leni Riefenstahl, a dieci …alla morte una biografia riabilita la geniale regista di “Olympia”... ‹ Home page 27/09/13 16:15 › Visualizza versione web Powered by Blogger http://casaggi.blogspot.fr/2013/09/leni-riefenstahl-dieci-anni-dalla-morte.html?m=1 Page 4 sur 4 Territorio Bari e Provincia 03/10/13 15:08 giovedì 3 ottobre 2013 Home TG-NOTIZIE CHI SIAMO Palese - Santo Spirito Sport Spettacoli - Musica - Cinema - Teatro Registrazione • Login Musica Partenopea Dirette Web Tv BariNewsTv Foto Gallery You are here: TG-NOTIZIE TG Notizie News http://www.barinewstv.it/TGNOTIZIE/tabid/474/Default.aspx Page 1 sur 5 Territorio Bari e Provincia 03/10/13 15:08 ESCLUSIVO-INTERVISTA CON L'AUTORE DEL ROMANZO " RIEFENSTAHL" : LILIA di ROMOLO RICAPITO E' stato da poco pubblicato in Italia il volume "RIEFENSTAHL", edito da ELLIOT (18 euro e 50) e scritto da LILIAN AUZAS. Il libro,che è stato definito un romanzo -anche se sembra una biografia- , lega il giovane autore (Lione, 1982) alla leggendaria regista tedesca Leni Riefenstahl (1902-2003) autrice di film-documentario finalizzati all'esaltazione dell'ideologia nazista attraverso una forma estetica curatissima e avveniristica. Parliamo di IL TRIONFO DELLA VOLONTA' e OLYMPIA, ma la cineasta avev diretto precedentemente (oltre che interpretato) LA BELLA MALEDETTA. All'autore abbiamo voluto rivolgere una serie di domande, per cercare di fare luce su un personaggio controverso , odiato ma nello stesso tempo molto amato dai cinefili e oggetto di un vero e proprio rinnovato interesse, che sfocia nel culto. 1) LILIAN, tu descrivi la BERLINO della giovinezza di Leni Riefenstahl come una città favolosa e magica, più bella addirittura di PARIGI. Spiegaci il perché. Lilian Auzas: Berlino era una città effervescente. Da un punto di vista culturale sempre in fermento. La società cambiava. L'impero era in agonia. Era l'epoca dell'espressionismo e l'inizio del cinema. Leni Riefenstahl era berlininese, quindi parlo di Berlino. Anche Parigi era ovviamente una città molto ricca dal punto di vista culturale. 2 ) Leni Riefenstahl era iscritta all'Accademia di Berlino, sezione Disegno, come spieghi nel libro. Lo studio di pittori come Van Gogh, Cézanne, Klee o Monet come si ricollega alla sua successiva attività di regista? Ovvero, questi artisti influenzarono in qualche modo la sua arte? Lilian Auzas: Sì, certo. l'apprendistato del disegno e le sue amicizie con giovani pittori berlinesi come Spiro sono importanti . La Riefenstahl ha fatto molte citazioni di pittori. Per esempio c'è una foto subacquea di anemoni gialli che ricordano i girasoli di Van Gogh. Nella BELLA MALEDETTA , varie inquadrature si ispirano a quadri di Cézanne, e soprattutto di Ferdinand Hodler o Segantini (di cui Fanck e Riefenstahl erano grandi ammiratori). Nel TRIONFO DELLA VOLONTA'' , le inquadrature dei riflessi dell'opera citano gli espressionisti francesi che Riefenstahl amava molto. 3) Leni Riefenstahl attrice : perché non riuscì ad ottenere i ruoli ai quali aspirava, tipici di grandi dive come GRETA GARBO o ASTA NIELSEN? E' vero che tentò di "rubare" il ruolo di Lola Lola nell'Angelo Azzurro a MARLENE DIETRICH? Lilian Auzas: Riefenstahl non ha avuto grandi ruoli nel cinema perché non era una grande attrice. Incarnava una specie di "Wonder Woman" coraggiosa e sportiva, ma il suo gioco era troppo rozzo. Basta solo vederla nel GRANDE SALTO, S.O.S. ICEBERG o L' EBBREZZA BIANCA .E' davvero pessima. Fanck, suo mentore, con il quale ha girato i suoi primi film come attrice, non si occupava del gioco degli attori. Gli interessava solo l'immagine. Per lui, agli attori bastava solo il copione. Quando Pabst realizzò con lui nel 1929 LA TRAGEDIA DI PIZZO PALU', Leni mostra vere capacità di attrice, che ritroveremo credo in STURM UBER DEL MONTBLANC, 1930), perché Pabst era un vero regista e dirigeva davvero i suoi attori. Leni elemosinava ruoli ovunque,ma si era rinchiusa nei "Bergfilm" (film di montagna), ne era diventata l'ispiratrice. Ma Sternberg era soggiogato dal carisma della Dietrich. Riefenstahl non reggeva il confronto, questo sì. 4) Mentre era impegnata con il cinema, Leni lesse il MEIN KAMPF di Hitler per la prima volta e disse del dittatore: "ecco una persona che capisce il dolore del popolo tedesco e ha grandi progetti". Come mai prese un tale abbaglio? Lilian Auzas: E' una domanda difficile quella di cercare il come e il perché del coinvolgimento della Riefenstahl col razzismo. Mein Kampf è scritto in base a due tematiche, A) un programma politico e sociale. B) Il percorso personale di un uomo di fronte alla vita. E credo che sia questo secondo punto ad avere impressionato la Riefenstahl, l'uomo più che il politico. Secondo me, lei si è trovata molti punti in comune con lui. La lotta contro il padre severo che non vuole vedere il proprio figlio impegnarsi nell'arte, serbare un ideale intatto a tutti i costi. Politicamente , avrà apprezzato certi aspetti del programma edito in Mein Kampf: lotta contro la disoccupazione e rimettere quindi in sesto l'economia. Non dimentichiamo la situazione della Germania alla fine degli anni 20. Se Leni Riefenstahl era privilegiata per via del suo statuto, non era comunque estranea alla miseria: suo padre, proprietario di una ditta di riscaldamento, dovette licenziare buona parte dei suoi impiegati e abbandonare una parte del patrimonio per sbarcare il lunario.E poi c'è la constatazione incresciosa dello scacco della Repubblica di Weimar. Infine, c'è la paura del comunismo. Hitler diceva di voler sradicare tutto ciò. Per ciò che riguarda l'antisemitismo, penso che lei non se ne curava.Era solo un argomento in più. L'antisemitismo non era riservato ai soli nazisti prima del 1933. E non solo in Germania, ma anche in Francia e in Inghilterra. 5) Per "La Bella Maledetta" del 1932 Leni Riefenstahl ebbe perfino http://www.barinewstv.it/TGNOTIZIE/tabid/474/Default.aspx Page 2 sur 5 Territorio Bari e Provincia 03/10/13 15:08 5) Per "La Bella Maledetta" del 1932 Leni Riefenstahl ebbe perfino i complimenti di Pio XI, Charlie Chaplin , Douglas Fairbanks e soprattutto del regista francese Abel Gance , personaggi non legati all'ideologia nazista.. Lilian Auzas: Sì, infatti. Leni Riefenstahl era una curiosità. Era una donna, ispiratrice del Bergfilm, che realizzava un piccolo film a forma di fiaba. Abel Gance si congratulò con lei: si conoscevano un po' visto che si erano incrociati a delle feste a Berlino negli anni '20. Lui diceva che lei aveva il più bel sorriso di Berlino. La BELLA MALEDETTA era un film edificante perché aveva 15 o 20 anni d anticipo sul suo tempo. Esteticamente, è uno splendore. Tecnicamente, è geniale perché lei ha girato tutte le riprese dal vivo e ha ingaggiato gli abitanti di un paese delle Dolomiti. Ha rispettato le coordinate spazio-temporali. E quindi si sente parlare tedesco, italiano, nonchè il ruvido tirolese. I suoi colleghi del cinema e altri grandi nomi non potevano rimanere che affascinati da questo film. 6) Hitler convinse la Riefenstahl a dirigere il primo documentario promettendole una brillante carriera, tu scrivi. Lei però non aveva niente a che vedere con questo genere di film. Come superò le sue esitazioni? Lialian Auzas: Non sapendo cosa filmare durante gli avvenimenti, e per paura di perdere qualcosa, lei decise di filmare tutto. E siccome aveva un'idea precisa sulla forma che chiamava "l' architettura di un film", e l'estetismo, lei firmò tutto sotto queste angolature. Donde le centinaia di cameramen sotto i suoi ordini. La cosa più difficile non furono le riprese ma il montaggio del film. Bisognava provare, provare e provare ancora fino ad ottenere il "filmico"(così si esprimeva), vale a dire un ritmo. Lo ha detto lei stessa: con IL TRIONFO DELLA VOLONTA', ho scoperto le mie capacità d montaggio. 7) Una prova d'accusa contro il coinvolgimento di Leni Riefenstahl in azioni abiette fu il documento (ritrovato) che Hitler le fece firmare contro Béla Balasz , lo sceneggiatore mai pagato di "Bella Maledetta", riparato all'estero. In breve cosa successe? Perché Leni si alleò con Hitler contro Balasz, che era ebreo? Ella dichiarò di non avercela con gli ebrei, tanto da continuare a farsi curare dal suo medico, appunto anch'egli ebreo...Spiegaci meglio. Lilian Auzas: Non credo che Leni Riefenstahl fosse una vera antisemita. E' stata sicuramente influenzata dalla propaganda, ma il suo comportamento non lasciava nulla trapelare di violento, tranne quella lettera contro Bela Balasz Egli fu co-sceneggiatore della BELLA MALEDETTA , suo primo film, e lui reclamava i suoi diritti d'autore. Ora, lei era incapace di darglieli visto che Harry Schaal, un altro ebreo,amico e coproduttore del film di Leni Riefenstahl, partì in esilio con la copia originale del film, senza versare i dividendi alla regista. Eppure Leni si vantava ovunque del successo del film (anche se ci rimise del denaro, in realtà). Sentendosi beffeggiato, Balasz minacciò di attaccar lite con lei. Sprovvista e furiosa, Riefenstahl andò a trovare i suoi nuovi amici, che le consigliarono di lasciar fare Streicher, il peggior antisemita che ci fosse. La cosa rimase lì. Non vi fu né processo, né scambio di danaro. 8) Nel tuo libro si ipotizza che Leni Riefenstahl potesse essere ebrea : la madre Bertha pare lo fosse al 50%. Spiegaci questa tua affermazione. Lilian Auzas:Non ne siamo sicuri ma è vero che Riefenstahl ha falsificato il suo albero genealogico per potere iscriversi alla Camera del Cinema e esercitare la sua professione di attrice (il primo anno, nel 1933, non si iscrisse come regista). Sua nonna è morta quando partorì il diciassettesimo bambino: Bertha, la madre di Leni .Suo nonno si risposò con la balia ed ebbe altri figli...Bertha fu cresciuta da questa seconda sposa che fu la nonna di Leni, anche se non lo era da un punto di vista biologico. Ora, non c'è alcun certificato di battesimo della vera nonna...Forse era ebrea, ma è solo un'ipotesi. Anche perché all'epoca correvano voci al riguardo, Delle testimonianze di gente vicine alla Riefenstahl lo confessano. 9)La Riefenstahl intervenne presso Goebbels per far lavorare Eduard Kunnecke, compositore di operette, ebreo . Da che parte stava allora? Ecco un' altra contraddizione. Lilian Auzas: il caso Kunnecke mostra soprattutto la complessità del personaggio di Leni. Lei aiutò Kunnecke perché era sensibile alla sua vicenda. L'uomo le piaceva, nonchè le sue opere. Ma era anche la prova che non era cieca e capiva la sorte che toccava agli ebrei. 10) Con IL TRIONFO DELLA VOLONTA' risalente al 1935, Leni divenne L'ANGELO DEL TERZO REICH. Quanto influenzò questo documentario l'imporsi dell'ideologia nazista? Lilian Auzas: TRIONFO DELLA VOLONTA' ebbe un impatto fortissimo perch questo film si presenta come un film epico. Hitler è il messia, Hindenburg era morto durante l'estate e Rohm è stato assassinato. Hitler è solo a governare avendo l'incarico sia di cancelliere che di presidente. E' il Fuhrer. TRIONFO DELLA VOLONTA' tende a dimostrarlo. 11 ) OLYMPIA uscì nel 1938, esattamente due anni dopo i Giochi Olimpici di Berlino. A quel punto, tale documentario non era ormai anacronistico? Lilian Auzas: E' un vero problema. Infatti Goebbels voleva che Leni facesse un film rapidamente. ma lei aveva bisogno di almeno due anni per selezionare le immagini (400 km di pellicola in tutto) e poi fare il montaggio. Un lavoro faraonico. OLYMPIA era molto atteso, sia dagli amanti dello sport , sia dai curiosi che volevano sapere se il film avrebbe fatto l'elogio del nazismo. 12 )Leni Riefenstahl inserì in Olympia le imprese dell'atleta statunitense di colore JESSE OWENS (quattro medaglie d'oro) inviso a HITLER. http://www.barinewstv.it/TGNOTIZIE/tabid/474/Default.aspx Page 3 sur 5 Territorio Bari e Provincia 03/10/13 15:08 HITLER. Perché lo fece? Lilian Auzas: Owens realizzò parecchi record del mondo. Riefenstahl non ebbe alcuna voglia di tagliarlo al montaggio, anche se la cosa era rischiosa. Aveva talento ed era molto bello. Le immagini in cui egli sorride sono stupende. 13) LA NOTTE DEI CRISTALLI del 1938: sinagoghe incendiate, negozi ebraici distrutti, deportazioni e uccisioni. Mentre tali eccidi ebbero luogo, la Riefenstahl si trovava in viaggio negli Stati Uniti e dunque disse: "Ma io non ne so nulla!" Perché non si dissociò da Hitler? Lilian Auzas: Riefenstahl era sulla nave che la conduceva in America quando scoppiò la Notte dei Cristalli in Germania. Fu avvisata che la "Antinazi League" rischiava di aspettarla a Nuova York e durante l'intera sua tournée americana. Quando fu avvisata dell'avvenimento, non volle crederci ("That cannot be true") e vi scorse un'azione dell'Antinazi League per destabilizzarla. E cioè che numerosi volantini anonimi circolavano nelle grandi città dove si recava.Volantini in cui veniva tacciata di essere una puttana nazista. Quando tornò in Germania, fu certo corrente della verità, ma lo scempio di quella notte fu pulito. E lei lo dimenticò subito. 14) TIEFLAND : il film che Leni Riefenstahl iniziò nel 1940 e che terminò nel '56. Per questa pellicola la regista utilizzò dei piccoli rom che dopo le riprese furono deportati in un campo di concentramento e uccisi col gas. Ma lei si giustificò in seguito sostenendo che fosse ignara del loro destino e di averne incontrato alcuni successivamente..... Lilian Auzas:Non so se lo sapeva. La cosa certa è che gli zingari usati come comparse non erano maltrattati e inoltre i bambini la chiamavano "zia Leni". Tuttavia, un soldato SS era presente per sorvegliarli. Riefenstahl li considerava come comparse. Nè più né meno. Li ha diretti come gli altri attori. Si è servita di loro, poi sono partiti perché non aveva più bisogno di loro sul set. Dove? Se ne infischiava. 15) IMPRESSIONI SOTTOMARINE , il docu-film subacqueo uscito nel 2002 quando Leni aveva 100 anni, un record da Guinness dei Primati, musicato dall'italiano GIORGIO MORODER. Come mai questo recente film della Riefenstahl non è conosciuto a livello internazionale? Lilian Auzas: IMPRESSIONI SOTTOMARINE non ha potuto avere successo per due motivi: 1) è l'opera della regista di Hitler. 2) Per quanto sia esteticamente perfetto, si tratta di un documentario sul mondo subacqueo con una successione di inquadrature di pesci e alghe...Le immagini sono sublimi ma ci si può annoiare presto. ROMOLO RICAPITO Un grazie a LILIAN AUZAS Funerali solenni a BARI: addio PAOLA LABRIOLA, ANGELO DEI PIU' DE di ROMOLO RICAPITO Si sono svolti nella Cattedrale di Bari il 9 settembre alle 16 e 30 i solenni funerali (il lutto cittadino è stato proclamato dal Sindaco, Michele Emiliano) della dottoressa Paola Labriola, psichiatra presso l'ambulatorio di Via Tenente Casale, al quartiere Libertà, uccisa con 50 coltellate (referto dell'autopsia) da Vincenzo Poliseno, uomo delle pulizie e con un passato di alcolista e tossicodipendente, Ad accogliere il feretro in chiesa, un'ampia folla composta da colleghi, operatori socio-sanitari, religiosi, cronisti, personalità della cultura , della politica e semplici cittadini, che hanno voluto rendere il loro estremo omaggio a una donna coscienziosa e coraggio la cui tempra indomabile di referente dei più deboli è stata fermata da una mano assassina . Di Paola Labriola si è parlato -nell'omelia pronunciata dal parroco - come di una donna "caduta sul lavoro" : una professionista che ha lottato per una società migliore . La sua particolare umanità è stata impiegata per gli altri, ma ella ha tratto forza dall'avere riconosciuto prima di tutto le sue personali debolezze. Che però sono diventate la spinta , assieme a un bisogno di giustizia e di volontà di recupero degli ultimi, per non rassegnarsi al disimpegno -come ha ricordato una rappresentante del Csm 6- a fronte di carenze logistiche , legislative ed economiche che hanno impedito a molte strutture sanitarie "a rischio" di usufruire di una legittima forma di salvaguardia e difesa , rappresentata (ad esempio) da una guardia giurata che vigilasse dentro e fuori un centro (come quello di via Tenente Casale, nella fattispecie ) frequentato non soltanto da persone con problemi psico-sociali, ma affette anche dipendenze gravi (alcol, droga) come appunto quel Poliseno che ha aggredito la dottoressa senza un apparente motivo. Il parroco ha parlato anche di una società drogata dalla cultura del piacere, che distrugge l'intelligenza e la sapienza. Ma anche-diremo- bisogna salvaguardare quell'umanità necessaria distinguere gli esseri umani dalle bestie. E se è vero che " Paola Labriola "ha collaborato con il dio creatore a fare l'uomo bello a immagine e somiglianza di Dio", la società tutta dovrebbe prendersi carico di tutelare il personale medico e infermieristico che con dedizione ( e non soltanto per il salario di fine mese !) si dedica a svolgere un ruolo senza il quale la nostra società non potrebbe definirsi sana . Una professione che si occup della cura di chiunque accusando un qualsiasi disagio psicologico - e nell'attuale situazione storica capita a tutti, almeno una volta nella vita- possa essere oggetto di accudimento, ancora prima che medico, soprattutto umano. Ciò era appunto la qualità principale di Paola Labriola, come viene riconosciuto da tutti. Si è parlato di una città ormai tentacolare che assieme a tanti bei fiori produce "qualche cardo". Nella navata a destra dell'altare un sindaco Emiliano assorto e http://www.barinewstv.it/TGNOTIZIE/tabid/474/Default.aspx Page 4 sur 5 Territorio Bari e Provincia 03/10/13 15:08 Nella navata a destra dell'altare un sindaco Emiliano assorto e concentrato nell'omelia, assieme all'assessore alla salute Elena Gentile. Nel piangere la dottoressa, è stato lanciato infine un ultimo appello: l psichiatria non può risolversi con le semplici cure ambulatoriali. A ciò è seguito un calorosissimo applauso. Applausi dunque ,tanta tristezza ma anche ammirazione per colei c era un simbolo della cultura dell'alterità (dell'altro) e che ha pagato cara la sua abnegazione, quella di volere una società migliore. Sopra la bara un fascio di rose bianche, tantissime, candide come i cuore di Paola Labriola. In chiesa un caldo soffocante, al quale molte signore hanno resistito agitando ventagli. Molti di questi accessori erano di foggia antica, probabilmente tirati fuori da vecchi cassetti e appartenenti a nonne e bisnonne. Ventagli che nei decenni hanno assistito a tante celebrazioni: nascite, matrimoni e anche esequie , in un mondo che cambia velocemente, ma i cui valori , anche se messi da parte, vengono riscoperti poi in occasioni estreme, come in questo caso. Particolarmente commossa è apparsa la dottoressa Maristella Buonsa collega di Paola Labriola ; la dottoressa Buonsante nascondeva il pianto dietro lenti nere, ancora incredula sul destino della sua amica tragicamente scomparsa, che lascia due figli di 12 anni , gemelli omozigoti , e una rag di 20. Qualche attimo di tensione per delle grida, "maledetto, maledetto", pronunciate da un'anziana: forse una parente, conoscente o anche un paziente della dottoressa, apparsa totalmente affranta. Ma in generale il dolore è stato, per quanto possibile, contenuto: Paola avrebbe voluto così. ROMOLO RICAPITO Home - TG-NOTIZIE - CHI SIAMO - Palese - Santo Spirito - Sport - Spettacoli - Musica - Cinema - Teatro - Musica Partenopea - Dirette Web Tv BariNewsTv - Foto Gallery - Video Galle Dichiarazione per la Privacy - Condizioni d'Uso - Copyright (c) 2013 http://www.barinewstv.it/TGNOTIZIE/tabid/474/Default.aspx Page 5 sur 5 Leni, la regista amata da Hitler - La Provincia fficher cette page en : Français Sélectionner une langue Traduire 16/10/13 10:03 Désactiver pour : Italien Login | Registrati | Edicola Digitale Traduire Fourni par Mercoledì 16 Ottobre 2013 CERCA cerca Crema OglioPo HOME Cinema CRONACA Musica ECONOMIA Teatro SPORT A tavola TEMPO LIBERO Arte Cultura MEDIAGALLERY ANNUNCI Sagre/Mercatini/Fiere Escursioni&Viaggi CULTURA L'estetica del nazismo Leni, la regista amata da Hitler Artista di innegabile talento, innovatrice nel cinema e nella fotografia La Provincia Digitale SFOGLIA ABBONATI VERSIONE HTML Il news magazine de La Provincia SFOGLIA 'Riefenstahl' di Lilian Auzas traduzione di Monica Capuani Ballerina mancata, attrice ribellealle indicazioni dei registial punto di elliot pagine 190, ! 18,50 decidere distare dietro la macchina dapresa, bulimica di vita (e di esperienze Sfoglia le edizioni del passato sessuali), affamata di bellezza, ambiziosae volitiva, e innegabilmente riccadi talento.Ma anche protetta da Adolf Hitler, connivente e complice nel definire attraverso la sua opera un’estetica del nazismo di cui il regime aveva Aggiungi al calendario Nella storia... bisogno. A Leni Riefenstahl, dieci anni dopo la sua scomparsa, è dedicato il saggio/romanzo di Lilian Auzas, scrittorefrancese studioso di artisti cheoperano sotto regimi totalitari ed esperto di arte africana. Figura Condividi controversa, Leni era senza dubbio una personafuori dall’ordinario, desiderosa fin da ragazza di affermarsi e di faremergere la sua personalità. Tanta consapevolezza di sé si trasformò presto in un egocentrismo che le impedì di vedere e di capire ciò che accadeva attorno a lei, pronta a filtrare la realtà attraverso l’obiettivo della telecamerao della macchina fotografica: http://www.laprovinciacr.it/scheda/59118/Leni--la-regista-amata-da.html A A A LA PROVINCIA - 16 OTTOBRE 1990 Page 1 sur 4 Leni, la regista amata da Hitler - La Provincia 16/10/13 10:03 cieca, comedel resto fu cieca buona parte della Germania negli anni del nazismo.Processata nel ’49, Riefenstahl fu riconosciuta ‘Mitlauferin’ (seguace) delle teorie di Hitler e non ‘Schuldigerin’ (colpevole), e quindi assolta da ogni accusa, anche se l’ombra dei suoi ambigui rapporti con il Führer non l’abbandonò mai. Restò la ‘regista di Hitler’ e tra i suoi film più celebri ci sono Il trionfo della volontà (1934), sul congresso del partito Il leader dell'Unione Sovietica, Michail Gorba!ëv, riceve il Premio Nobel per la pace nazionalsocialista a Norimberga, e Olympia, documentario sui Giochi del ’36 a Berlino. In entrambi Riefenstahl adotta tecniche innovative: in Olympia, per esempio, fecemontare sulle gambe dei maratonetiin allenamento delle minitelecamere, utilizzando le riprese in fase dimontaggio per esaltare il senso (e labellezza) dello sforzo muscolare. Invisa (anche per gelosia) alle gerarchie naziste, era l’opposto dell’ideale donnadi regime, forte ma sottomessa all’autorità maschile. Il libro di Auzas èscritto in terza persona soggettiva, a indicarela partecipazione dell’autore allavita di Leni. Il libro Lettere al Direttore Certezza della pena ma con carceri idonee Indulto e amnistia sono parole che ... » scrivi non scioglie idubbi e le ambiguità che circondaronola regista fino alla fine e lascia emergere un ritratto complesso e poliedrico.La tensione narrativa non » IL PUNTO è semprelineare, ma Auzas ha il merito diincuriosirci su una delle figure chehanno fatto la storia dell’arte del ’900. Le necrologie ©RIPRODUZIONE RISERVATA Più letti Barbara Caffi Gentile utente, per poter lasciare un commento devi essere registrato. Se ancora non hai un account, creane uno cliccando su "Registrati". Ristorante Il Violino: fango e letame addosso ai clienti username Fanno il pieno di carburante e restano a piedi password Password dimenticata | Registrati Delitto di Castelvetro: Gilberti resta in carcere Login 'Nel fosso per evitare il puma': testimonianza credibile La Provincia di Cremona pagina ufficiale del quotidiano J’aime http://www.laprovinciacr.it/scheda/59118/Leni--la-regista-amata-da.html 3 864 Page 2 sur 4 RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) | letteratitudinenews 25/10/13 14:30 letteratitudinenews libri, fatti ed eventi segnalati speciali dal blog LETTERATITUDINE di Massimo Maugeri – letteratitudine.blog.kataweb.it Home Letteratitudine è… Inserisci il testo da cercare qui... Home > Interviste, Recensioni e segnalazioni > RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) ottobre 24, 2013 letteratitudinenews RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (Elliot, 2013) – Traduzione di Monica Capuani INTERVISTA A LILIAN AUZAS a cura di Claudio Morandini (Traduzione dal francese di Jean-François Lattarico) CM – Le Edizioni Elliot hanno da poco pubblicato, nella traduzione di Monica Capuani, Riefenstahl, il romanzo che il giovane autore di Lione Lilian Auzas ha dedicato alla regista e fotografa Leni Riefenstahl. Parlo di romanzo, non di biografia, perché così è stato presentato nel http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/10/24/riefenstahl-di-lilian-auzas/ Page 1 sur 9 RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) | letteratitudinenews 25/10/13 14:30 2012 in Francia dalle Editions Léo Scheer, e perché così l’ho sentito al momento della lettura – un romanzo in cui l’invenzione narrativa, l’introspezione psicologica, l’evocazione di momenti e ambienti nascono da un apparato di conoscenze storiche che però non opprimono mai. Sentiamo che cosa ne pensa Lilian Auzas. LA – Innanzitutto bisogna sapere che fra me e Leni Riefenstahl vi è una lunga storia. La sua personalità mi ha sempre incuriosito da quando, una notte d’estate, ho visto sulla rete franco-tedesca ARTE, il programma Leni Riefenstahl – La forza delle immagini di Ray Müller. Ho letto, leggo e continuerò a leggere tutto ciò che riguarda Leni Riefenstahl. Sono all’agguato ogni volta che esce un libro sull’argomento. È un vero chiodo fisso. Così mi ritrovo con dei libri italiani, anche se non parlo la vostra lingua, oppure con un catalogo di una mostra in giapponese… Leni Riefenstahl è stata poi l’argomento scelto per la mia tesi di laurea in Storia dell’arte. Ho racimolato moltissimo materiale su di lei, a furia di lavorare su archivi, fonti e vari libri di studiosi di storia. La Riefenstahl è un personaggio estremamente complesso. Senza dubbio umano. Molto contraddittorio. Quando ho smesso le mie ricerche dopo aver iniziato una tesi di dottorato, avevo ideato il progetto di una monografia su di lei. Volevo sbarazzare la sua figura dal cliché dell’artista di propaganda di regime. Non che la cosa sia falsa, al contrario. Ma le opere sono ben più ricche. L’idea del romanzo è germogliata a poco a poco durante la stesura della monografia: Leni Riefenstahl è un personaggio romanzesco. Allora mi ci sono buttato. CM – Quanto ti ci è voluto per ottenere questa “leggerezza” di tono, visto che il tema si prestava a un trattamento – come dire – “pesante”? LA – La leggerezza del romanzo, come tu dici, sta nella stessa personalità della Riefenstahl. A ben leggerlo, il testo non è appesantito dallo sfondo storico. E così che ho voluto. Vi è presente solo quando riguarda Riefenstahl. Ho trattato la vita di Riefenstahl per episodi. È un omaggio al suo modo di costruire un documentario. Selezionare solo le cose più importanti e saper creare momenti insieme dolci e forti, pacati e intensi. Ed è quel che ho fatto. Tutto è importante e oscillo tra momenti privati e tratti che riguardano la sua vita pubblica. E ciò provoca una specie di catarsi. Ne scaturisce un ritratto sfumato, almeno così spero. Questo trattamento episodico sottolinea anche il suo lato fulmineo. Perché, se Leni Riefenstahl è vissuta fino a centouno anni, dal 1902 al 2003, nondimeno ha attraversato il XX secolo in fretta e furia. Detestava le pause. Al cinema come nella vita. CM – Molte scene del romanzo sono concepite quasi come pagine di dialogo tra il brillante e il mélo, sembrano pronte per essere trasformate in sceneggiatura. È una scelta calcolata? Io l’ho letto come un omaggio (ironico, ma sentito) all’arte di Leni, al suo passato di attrice, a una fase ancora pionieristica del cinema. LA – Questo mi fa piacere, perché la cosa è volontaria. Sono contento che tu mi faccia questa domanda. Ho tentato di applicare al mio romanzo il metodo riefenstahliano, cioè quello di vedere con la mente prima di filmare, o di scrivere. In Riefenstahl, ogni dialogo serve il romanzo. Lo anima, e quasi sempre viene piazzato durante i momenti più forti: il litigio con il padre, l’incontro con Arnold Fanck, ecc. I dialoghi non sono mai superflui. Non lo sono mai nei film della Riefenstahl. Quindi, il romanzo assume una forma ibrida, perché è perfettamente adattabile per diventare un film. CM – Ti sei concesso delle libertà (storiche, biografiche) nel raccontare la vita di Leni Riefenstahl? LA – Sì, certo. Ho letto in Francia e in Italia che si parlava del mio romanzo come se fosse una biografia. È sbagliato. È un ritratto. Quindi, soggettivo. Certo, posso appiccicarmi alla realtà, ma per creare questo ritratto mi sono preso qualche libertà. Tuttavia, tutti gli avvenimenti sono veri. Mi spiego: ogni fatto che descrivo è stato tratto dalle Memorie della Riefenstahl, da varie testimonianze o da scritti di storici. Quando certi studi si contraddicevano, ho fatto io la scelta, vuoi incrociando le fonti, vuoi fidandomi della mia intuizione. È stato difficile ridare un’apparenza umana al mostro che quella donna era diventata. In nessun modo ho cercato di riabilitarla, contrariamente, ancora una volta, a ciò che è stato detto. Ho voluto http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/10/24/riefenstahl-di-lilian-auzas/ Page 2 sur 9 RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) | letteratitudinenews 25/10/13 14:30 essere giusto nei suoi confronti. E non taccio certo sulle zone buie della sua carriera. Sull’episodio polacco o gli zingari del film Bassopiano (Tiefland) per esempio, non volevo giudicarla. Spetta al lettore farsi una propria opinione su questa donna. CM – Poi ci sono i dialoghi… LA – Proprio nei dialoghi mi sono preso le maggiori libertà. Come potrei sapere ciò che Leni e Hitler si sono detti veramente a quattr’occhi? Altri esempi: Leni Riefenstahl ha davvero fatto sesso con due uomini in una sauna a Davos la sera stessa in cui Hitler è stato eletto cancelliere? Non lo so. Quel che so è che lei si trovava a Davos, in una sauna col suo fidanzato dell’epoca, il cameraman H. Ertel e il suo maestro di sci W. Prager. L’informazione è confermata da S. Bach. Dopo questo soggiorno, Ertel diventerà il suo ex e Prager il suo nuovo compagno… Che cosa possono fare due uomini e una donna in una sauna, la sera tardi?… La scenata che Leni fa davanti ad Hitler e Goebbels per il montaggio di Trionfo della Volontà non si è svolta in quella maniera, ma in due momenti distinti: prima in sala di montaggio, poi durante un ricevimento da Hitler. Ho sintetizzato il tutto in un unico avvenimento per creare un momento drammaticamente più forte. Ma la sostanza è vera. Insomma, queste piccole cose, i documenti citati, la poesia… tutto è vero. CM – Il vero tema del libro sembra essere il rapporto tra l’arte e il potere, in particolare quel limite, ambiguo, rischioso, che divide la libertà dell’espressione artistica dall’opportunismo cortigiano. Chi si serve di chi, tra Riefenstahl e Hitler? Chi sfrutta chi, dei due? Chi ha avuto più da guadagnarci? Riefenstahl si è messa al servizio del nazismo o ha cercato di sfruttarne l’appoggio per realizzare i suoi progetti artistici? (Questa seconda opzione non la rende naturalmente meno colpevole…) LA – È un argomento molto interessante. Sia ben chiaro: Leni Riefenstahl è colpevole. Almeno per quanto riguarda il fatto che non abbia mai a cose fatte la sua implicazione artistica nell’apparato nazista. Chi si serve di chi? Entrambi. Hitler aveva al suo servizio un’artista di grande talento fin dal 1932, e senza nulla chiedere, giacché fu la Riefenstahl ad andare da lui; lei lo presenta, nel Trionfo della Volontà, come il Führer, come un dio vivente. La Riefenstahl ha senz’altro approfittato del sistema. Contratta per se stessa compensi astronomici, e Hitler le offre una villa nella periferia chic di Dahlem. Per La vittoria della Fede, il partito nazista le regala per giunta una macchina. Ma, si badi, lei negoziava. Non era avvezza a tacere. E difficilmente la si poteva corrompere. Ognuno trovava il proprio tornaconto: Hitler, una formidabile propagandista, Riefenstahl una posizione e la ricchezza. Riefenstahl era sul serio “sedotta” politicamente da Hitler, sennò non si sarebbe impegnata così tanto, mi sembra ovvio. La cosa più difficile da stabilire per lei, sono i suoi limiti nei confronti del nazismo. Di fronte ad Hitler la sua fede era indefettibile, di fronte agli altri, non ne sarei così sicuro. Heinz von Jaworsky, un suo collaboratore, affermava che lei gli avrebbe confessato una cosa del genere: «Se non ci fossero tanti criminali intorno a lui, Hitler avrebbe potuto essere un grande uomo»… CM – Ci riconosciamo ancora nell’idea di bellezza (solenne, statuaria, eroica, anche kitsch, se vogliamo) perseguita dalla Riefenstahl per tutta la vita, o possiamo considerarla vintage, e http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/10/24/riefenstahl-di-lilian-auzas/ Page 3 sur 9 RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) | letteratitudinenews 25/10/13 14:30 ammirarla come si ammirano le cose lontane e ormai incomprensibili? LA – No, affatto. L’arte di Leni Riefenstahl è molto attuale. Lei non ha inventato nulla, ma ha sublimato il corpo umano, come hanno fatto Prassitele o Michelangelo prima di lei. Con il suo metodo, ha conferito nuovi parametri alla rappresentazione dell’uomo. Una rappresentazione che vige tuttora, nella pubblicità, nella moda, perfino nel cinema. Molti film riecheggiano motivi riefenstahliani. Per esempio, La grande bellezza di Sorrentino, uscito l’anno scorso, cita quasi, un’inquadratura dopo l’altra, un passo del prologo di Olimpia, attraverso il gioco d’ombra sulle statue antiche. Volenti o nolenti, che la si ami o non la si ami, Leni Riefenstahl è una maestra del cinema. CM – E tu, come scrittore, ti senti in qualche modo debitore nei confronti della sua ricerca artistica? LA – La domanda si riallaccia a ciò che ho appena detto. Riefenstahl ha avuto la sua parte nella storia del cinema. Era una regista di grande talento ed era riconosciuta come tale. Molti registi le sono debitori e le rendono omaggio: Quentin Tarantino, in Inglorious basterds, ma altri come George Lucas, Jodie Foster, Stanley Kubrick, Coppola… Quanto a me, mi sento debitore nei suoi confronti? Sì, perché la sua vita così complessa è andata ad alimentare un romanzo. Ma non sono né fotografo, né regista, quindi è difficile per me rispondere alla domanda. Tuttavia, quando guardo i lavori di altri artisti, mi rendo conto che sono in molti a sentirsi debitori nei suoi confronti. Helmut Newton ha detto di lei un giorno: «Come artista la ammiro. È la fotografa e la regista più rivoluzionaria dei nostri tempi, anche se le sue opere naziste erano pessime». Una rivoluzione, sì. Ed è ciò che la Riefenstahl ha provocato nel mondo dell’immagine. CM – Il tuo romanzo è tutt’altro che un’operazione di revisionismo: non nasconde le responsabilità e le tragiche leggerezze della Riefenstahl, non mostra alcuna indulgenza per le sue scelte mentre esprime ammirazione per il suo talento di artista. Eppure ho l’impressione che da destra si sia letto e si stia leggendo Riefenstahl con una certa superficialità, proprio come se fosse un’opera improntata a un certo revisionismo assolutorio. Eri consapevole di questo rischio, quando hai cominciato a scriverlo? È così vischiosa la “seduzione del male”? LA – Sì, ero consapevole di questo rischio. Infatti, certe critiche positive, almeno in Francia, mi hanno un po’ fatto venire i brividi, più di quelle negative, perché lasciavano trapelare quel revisionismo di cui parli. Sembravano affermare: «Riefenstahl aveva ragione, Riefenstahl era un genio, lasciatela stare!» Altre, più scontrose, mi hanno rimproverato questa mia indulgenza. Lo ripeto: quando evoco Bassopiano o la lettera contro Béla Balázs, non mi sento indulgente. E non do infatti prova di revisionismo. Ho voluto mostrare le contraddizioni della Riefenstahl, e ogni campo vi ha letto ora la sua ingenuità, ora la sua mostruosità. Mentre ho voluto solo parlare di un essere umano. Poche persone, in realtà, hanno capito questo libro. E spesso mi hanno parlato di un libro che non ho mai scritto… CM – Certo, basterebbe conoscere anche le altre due opere della tua trilogia per capire subito che il tuo Riefenstahl è tutt’altro che un’opera accomodante, che non vuole certo rendere glamour il nazismo o ridurre il drammatico rapporto tra gli artisti rimasti in Germania e il potere nazista a una serie di scene da commedia. LA – Sì, hai ragione… CM – Le vere intenzioni del tuo Riefenstahl si chiariscono definitivamente se si conoscono gli altri due titoli di quella che tu hai chiamato “trilogia totalitaria, dedicata” (traduco dalla quarta di copertina di La voix impitoyable, pubblicato sempre da Léo Scheer nel 2013) “alla velenosa seduzione del male”. Vuoi presentare brevemente questi altri due libri al pubblico italiano, che ancora non li ha letti? LA – Prima c’è una favola, Charlie Fuchs et le monde en marge (Charlie Fuchs e il mondo sul margine), che è una parabola sul totalitarismo. Vi si racconta di una fiaba rimasta manoscritta e quindi mai pubblicata. I protagonisti, Charlie la volpe, Porcelène la maialina, e Roland l’oca, interpretano eternamente la loro storia fino a quando gli appunti in margine del libro si ribellano sotto l’egida del cancelliere del Margine per invadere il racconto. Tocca a Charlie e ai suoi amici ristabilire la frontiera e http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/10/24/riefenstahl-di-lilian-auzas/ Page 4 sur 9 RIEFENSTAHL, di Lilian Auzas (intervista all’autore) | letteratitudinenews 25/10/13 14:30 vivere un’altra avventura. Spetterà loro scrivere la loro storia e diventare così veri eroi. Si tratta di una favola con almeno due livelli di lettura: per i bambini e per gli adulti. La voix impitoyable (La voce impietosa) è il mio secondo romanzo, uscito in Francia nello scorso agosto. È la storia di Gautier Maigné, un giovane fotografo, la cui vicina di casa, di origine tedesca, e di una certa età, si è suicidata perché aveva un segreto troppo pesante da mantenere. Ed è questo segreto che egli cercherà di trovare grazie ad un’audiocassetta che lo psicoanalista della vecchia signora gli ha consegnato. La voix impitoyable comincia a Torino, una città che mi è particolarmente cara. Questo è la trilogia totalitaria: Riefenstahl evoca l’implicazione e il diniego; Charlie Fuchs la resistenza e La voce spietata la colpevolezza. Spero che possiate leggerli un giorno in Italia… CM – Me lo auguro anch’io, Lilian. Il progetto della trilogia ti era chiaro da subito, quando hai cominciato a scrivere Riefenstahl, o si è formato in seguito, un po’ alla volta? LA – Il termine “trilogia” è nato dopo. Diciamo che i miei primi tre libri evocano la questione del totalitarismo. Ma non ho scritto Riefenstahl con l’idea di scrivere gli altri due… CM – Che cosa pensi dell’edizione italiana del tuo romanzo e dei riscontri che sta avendo in Italia? LA – Trovo la copertina dell’edizione italiana davvero bellissima. Elliot Edizioni ha scelto un ritratto assolutamente sublime della Riefenstahl, tratto dal film S.O.S. Iceberg del 1933. Un amico che legge bene l’italiano mi ha detto che il romanzo è stato ottimamente tradotto da Monica Capuani. Non mi rendo bene conto dell’impatto del mio libro in Italia, ma ricevo regolarmente articoli di giornali. Devo dire che sono rimasto sbalordito e anche molto onorato che se ne sia parlato su La Repubblica in occasione del decennale della morte della Riefenstahl. Ho l’impressione che il libro trovi riscontri più importanti in Italia che non in Francia… Ma è ancora troppo presto per dirlo… © Letteratitudine LetteratitudineBlog / LetteratitudineNews / LetteratitudineRadio / LetteratitudineVideo About these ads Share this: Mi piace: Twitter 1 Facebook 10 !Mi piace Di' per primo che ti piace. Categorie: Interviste, Recensioni e segnalazioni Etichette: elliot, Lilian Auzas, Riefenstahl Minitour d’autunno per TRINACRIA PARK “TRINACRIA PARK” al PREMIO DEI LETTORI http://letteratitudinenews.wordpress.com/2013/10/24/riefenstahl-di-lilian-auzas/ Page 5 sur 9 IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Leni e l’estetica di Hitler Luci e ombre di una grande - Il Giorno - Milano Il Giorno 07/01/14 12:38 MILANO IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Leni e l’estetica di Hitler Luci e ombre di una grande Bella, affascinante, disinibita, talentuosa, desiderosa di mordere la vita: così si presentava Leni Riefenstahl sul palcoscenico dell’arte, della politica, della cultura tedesca al debutto degli “anni decisivi” che avrebbero cambiato la storia della Germania e del mondo di Gennaro Malgieri Milano, 22 novembre 2013 - Bella, affascinante, disinibita, talentuosa, desiderosa di mordere la vita: così si presentava Leni Riefenstahl sul palcoscenico dell’arte, della politica, della cultura tedesca al debutto degli “anni decisivi” che avrebbero cambiato la storia della Germania e del mondo. E così si è mantenuta nel corso di tutta la sua lunghissima esistenza, attraversando le lande desolate del dopoguerra, scansando con il fascino della sua straordinaria e riconosciuta grandezza di cineasta, fotografa e cultrice della bellezza, la compromissione con il nazionalsocialismo ed in particolare con Hitler che fece di lei un “mito” scandalizzando i suoi molti amanti, i gerarchi, la buona borghesia. Ma anche chi guardava atterrita la “diabolizzazione” della regista, non poteva che rimanere impigliato nelle spire seduttive che era capace di mettere a nudo senza provare nessun complesso, sfidando perfino i potenti del tempo e non soltanto per l’alta protezione di cui godeva. E della combinazione micidiale di sensualità e prodigio artistico da cui trasse la fama che l’avrebbe accompagnata dal flirt con il nazismo allo scandaglio degli abissi marini alla scoperta dell’universo magico delle forme incantevoli dei nubiani, ci offre una descrizione seducente Lilian Auzas, giovane studioso francese degli artisti nei regimi totalitari, con una biografia romanzata della donna la cui luce non si spense l’8 settembre del 2003, all’età di centouno anni probabilmente rivedendo per l’ultima volta l’unico film che tutti li comprendeva e tutte le fotografie che aveva scattato: la Bellezza cercata, trovata e posseduta. Chi nell’estetica della Riefenstahl fruga tra le compromissioni e le contraddizioni perde tempo. Da Olympia al Trionfo della volontà, non troverà altro che una corsa sfrenata dietro il mondo delle forme, come una sacerdotessa votata alla proposizione della Bellezza nel suo dispiegarsi nei corpi, nella natura, nella materialità. Il resto non conta. Debolezze universalmente perdonate. Doveva molto e niente a Hitler. A ottant’anni disse: “È una tale ombra sulla mia vita che la morte sarà per me una liberazione”. Visse altri ventuno anni. Nell’ultimo istante, Horst Kettner, suo compagno infinitamente più giovane, le teneva la mano piangendo. Ed era bellissimo per Leni. Come la vita attraversata in un attimo. LILIAN AUZAS, Riefenstahl, Elliot http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/11/22/985924-libro-leni-luci-hitler.shtml Page 1 sur 1 IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Leni e l’estetica di Hitler Luci e ombre di una grande - Il Giorno - Milano Il Giorno 28/01/14 11:12 MILANO IL LIBRO DE IL GIORNO DI GENNARO MALGIERI Leni e l’estetica di Hitler Luci e ombre di una grande Bella, affascinante, disinibita, talentuosa, desiderosa di mordere la vita: così si presentava Leni Riefenstahl sul palcoscenico dell’arte, della politica, della cultura tedesca al debutto degli “anni decisivi” che avrebbero cambiato la storia della Germania e del mondo di Gennaro Malgieri Milano, 22 novembre 2013 - Bella, affascinante, disinibita, talentuosa, desiderosa di mordere la vita: così si presentava Leni Riefenstahl sul palcoscenico dell’arte, della politica, della cultura tedesca al debutto degli “anni decisivi” che avrebbero cambiato la storia della Germania e del mondo. E così si è mantenuta nel corso di tutta la sua lunghissima esistenza, attraversando le lande desolate del dopoguerra, scansando con il fascino della sua straordinaria e riconosciuta grandezza di cineasta, fotografa e cultrice della bellezza, la compromissione con il nazionalsocialismo ed in particolare con Hitler che fece di lei un “mito” scandalizzando i suoi molti amanti, i gerarchi, la buona borghesia. Ma anche chi guardava atterrita la “diabolizzazione” della regista, non poteva che rimanere impigliato nelle spire seduttive che era capace di mettere a nudo senza provare nessun complesso, sfidando perfino i potenti del tempo e non soltanto per l’alta protezione di cui godeva. E della combinazione micidiale di sensualità e prodigio artistico da cui trasse la fama che l’avrebbe accompagnata dal flirt con il nazismo allo scandaglio degli abissi marini alla scoperta dell’universo magico delle forme incantevoli dei nubiani, ci offre una descrizione seducente Lilian Auzas, giovane studioso francese degli artisti nei regimi totalitari, con una biografia romanzata della donna la cui luce non si spense l’8 settembre del 2003, all’età di centouno anni probabilmente rivedendo per l’ultima volta l’unico film che tutti li comprendeva e tutte le fotografie che aveva scattato: la Bellezza cercata, trovata e posseduta. Chi nell’estetica della Riefenstahl fruga tra le compromissioni e le contraddizioni perde tempo. Da Olympia al Trionfo della volontà, non troverà altro che una corsa sfrenata dietro il mondo delle forme, come una sacerdotessa votata alla proposizione della Bellezza nel suo dispiegarsi nei corpi, nella natura, nella materialità. Il resto non conta. Debolezze universalmente perdonate. Doveva molto e niente a Hitler. A ottant’anni disse: “È una tale ombra sulla mia vita che la morte sarà per me una liberazione”. Visse altri ventuno anni. Nell’ultimo istante, Horst Kettner, suo compagno infinitamente più giovane, le teneva la mano piangendo. Ed era bellissimo per Leni. Come la vita attraversata in un attimo. LILIAN AUZAS, Riefenstahl, Elliot http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2013/11/22/985924-libro-leni-luci-hitler.shtml Page 1 sur 1 Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera 11/04/14 12:35 ACCEDI Cerca Home < Opinioni Economia Cultura Spettacoli Cinema Sport Salute Tecnologia Scienze Motori Viaggi 27ora EVENTI Corriere della Sera » Il Club de La Lettura » Articolo » Due dive rivali tra Hitler e Hollywood Due dive rivali tra Hitler e Hollywood Leni Riefenstahl e Marlene Dietrich nel dramma della Germania Se la Repubblica di Weimar fosse durata, l’attrice Marlene Dietrich e la regista Leni Riefenstahl avrebbero forse potuto collaborare. Non è detto, ma la combinazione dei loro talenti ci avrebbe magari regalato dei grandi film. Purtroppo, come racconta Gian Enrico Rusconi nel saggio Marlene e Leni (Feltrinelli), le loro vicende artistiche s’intrecciarono con gli eventi più tragici del Novecento, che le indirizzarono su sentieri completamente diversi. La Riefenstahl divenne amica di Adolf Hitler e contribuì a costruire il carisma del Führer con la macchina da presa. Non si tratta solo delle due opere dedicate al nazionalsocialismo, La vittoria della fede e Il trionfo della volontà (i titoli dicono già molto), perché anche Olympia, il suo famoso documentario sull’Olimpiade berlinese del 1936, portò notevoli vantaggi d’immagine al Terzo Reich. D’altronde si tratta di capolavori che tuttora colpiscono la fantasia anche di giovani come lo scrittore francese Lilian Auzas, nato nel 1984 e autore di una biografia romanzata della regista, intitolata semplicemente Riefensthal (Elliot). Durante la guerra, la regista protestò per un crimine cui aveva assistito in Polonia, ma non si staccò mai dal regime. I diari di Joseph Goebbels, nota Rusconi, smentiscono il tentativo della Riefenstahl di presentarsi nelle sue memorie come invisa al famigerato ministro della Propaganda. Ci si può anche legittimamente chiedere, come fa Sonia Michelacci nel volume illustrato Il cinema tedesco nel Terzo Reich. Leni Riefenstahl (NovAntico Editrice), se in un contesto diverso da quello nazionalsocialista la sua arte avrebbe avuto analoghe possibilità di rifulgere. Il fatto che il quesito sia posto da un’autrice di estrema destra, la Michelacci appunto, non toglie nulla al suo rilievo. Opposto a quello di Leni fu il percorso della Dietrich, legata al clima spregiudicato della Berlino weimariana e soprattutto al regista ebreo Josef von Sternberg («l’unico uomo cui ho permesso di sottomettermi, di controllarmi, di guidarmi», lo definì l’attrice), che l’aveva lanciata con il leggendario film L’angelo azzurro e poi accompagnata negli Usa. Marlene chiese la cittadinanza americana nel 1937 e l’ottenne nel 1939, rompendo apertamente con il Reich. E durante la guerra mise la sua popolarità al servizio della causa alleata, tanto da suscitare nei compatrioti un risentimento duraturo, sfociato in contestazioni durante una tournée musicale in Germania nel 1960. Il libro di Rusconi va però ben oltre la dimensione politica. Raffinato conoscitore della cultura tedesca, l’autore individua nella Dietrich e nella Riefenstahl un impressionante groviglio di contraddizioni. Marlene è un’artista conturbante specie per la sua capacità di giocare sulla trasversalità sessuale, che si riflette anche in una vita privata disinibita, ma nello stesso tempo coltiva nel lavoro un senso prussiano della disciplina e, anche quando diventa americana, resta tedesca nel profondo dell’anima, come dimostrano i film del dopoguerra Scandalo internazionale e Vincitori e vinti. Leni, in quanto regista, «segnala un orizzonte nuovo per le donne», anche se la sua vicinanza al dittatore ne sminuisce la carica emancipatrice, ma soprattutto sa coniugare un arcaico immaginario romantico all’uso d’avanguardia della cinematografia: questa «estetizzazione della tecnica», ripresa nei suoi lavori fotografici postbellici, la colloca a buon diritto nel filone che Jeffrey Herf ha chiamato «modernismo reazionario». Solo due dive così diverse e intimamente combattute, suggerisce Rusconi, potevano incarnare con tanta efficacia la vitalità e i tormenti della Germania tra Weimar e Hitler. Gian Enrico Rusconi, Marlene e Leni. Seduzione, cinema e politica, Feltrinelli, pagine 206, ! 16 Lilian Auzas, Riefenstahl, traduzione di Monica Capuani, Elliot, pagine 189, ! 18,50 Sonia Michelacci, Il cinema tedesco nel Terzo Reich. Leni Riefenstahl, NovAntico Editrice, pagine 316, ! 35 Antonio Carioti Tag:cinema, Leni Riefenstahl, Marlene Dietrich, nazismo Leggi tutti gli 'Articoli' Articolo precedente Articolo successivo 5 0 Tweet 5 Consiglia 3 Nessun Commento Non c'è ancora nessun commento. Devi fare la LOGIN per scrivere un commento. 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