Tutta la vita è un Problem Solving
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Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali Economia aziendale - Teoria del controllo a.a. 2015/2016 Problem solving & Decision Making SOMMARIO: Definizioni di problema (pag 3-7) Tipologie di problema (pag 8-11) Problem solving & Decision making (pag 12-14) Le fasi (pag 15-19) Il sistema di controllo (pag 20-25) Le metodologie (pag 26-49) Gli strumenti (pag 50-60) Le regole (pag 61-69) 2 problèma s. m. [dal lat. problema -ătis «questione proposta», gr. πρόβλημα -ατος, der. di προβάλλω «mettere avanti, proporre»] Un problema può essere definito come la situazione in cui si trova un essere vivente, il solutore [Governance], il quale desidera passare da uno stato dato ad uno desiderato, ma non può farlo tramite un'azione istintiva né mediante un comportamento appreso. "[…] la ricerca scientifica consiste nel risolvere problemi, […] la vita è costituita da problemi da risolvere" e quindi che "apprendere a risolvere problemi significa apprendere a vivere […]". K. Popper 3 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING 4 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Questione da risolvere, partendo da elementi noti, mediante il ragionamento, e per la quale si propongono soluzioni: problema di aritmetica, di geometria, di algebra; formulare, impostare, risolvere un problema. Questione, situazione difficile o complessa di cui si cerca la spiegazione o la soluzione: circolare in automobile è diventato un problema; vivere con la pensione è un problema serio. 5 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Un problema, comunemente inteso, è un ostacolo che rende difficile raggiungere un determinato obiettivo o soddisfare una certa esigenza, frapponendosi tra la volontà dell'individuo e la realtà oggettiva. In senso più specifico con questo termine ci si riferisce ad una qualsiasi situazione o condizione che è irrisolta e che presenta delle difficoltà per la sua soluzione. 6 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Mowrer, 1947 «Presenza di una forte pulsione e mancanza di una risposta immediata per ridurla» Van de Geer, 1957 «situazione in cui un individuo è motivato al conseguimento di una meta e il suo primo tentativo di raggiungerla è senza successo» Duncker, 1969 «situazione in cui un essere vivente ha un obiettivo da raggiungere e non sa come raggiungerlo» 7 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Le categorie di problemi sono: Concreto oppure astratto; Familiare oppure Ipotetico oppure Naturale oppure non familiare; reale; artificiale 8 I SETTE PONTI DI KŐNIGSBERG Il seguente esempio ben chiarifica una distinzione fondamentale tra categorie di problemi: astratto e concreto. Il problema dei sette ponti di Königsberg è un problema ispirato da una situazione concreta. Königsberg, città che si affaccia sul Baltico, è percorsa dal fiume Pregel e da suoi affluenti e presenta due estese isole che sono connesse tra di loro e con le due aree principali della città da sette ponti. Nel corso dei secoli è stata più volte proposta la questione se fosse possibile con una passeggiata, seguire un percorso che attraversasse ogni ponte una e una sola volta e facesse ritorno al punto di partenza. Nel 1736 Leonhard Euler affrontò tale problema, arrivando alla dimostrazione che la passeggiata ipotizzata non fosse possibile. 9 I SETTE PONTI DI KŐNIGSBERG IMPOSTAZIONE E SOLUZIONE DI EULERO: Eulero ha il merito di aver formulato il problema in termini di teoria dei grafi, astraendo dalla situazione specifica di Königsberg. Per prima cosa eliminò tutti gli aspetti contingenti ad esclusione delle aree urbane delimitate dai bracci fluviali e dai ponti che le collegano; secondariamente sostituì ogni area urbana con un punto, ora chiamato nodo e ogni ponte con un segmento di linea, chiamato spigolo. Eulero rappresentò la disposizione dei sette ponti congiungendo con altrettante linee le quattro grandi zone della città, come nella prima immagine. Si noti che dai nodi A, B e D partono (e arrivano) tre ponti; dal nodo C, invece, cinque ponti. Questi sono i gradi dei nodi: rispettivamente, 3, 3, 5, 3. 10 I SETTE PONTI DI KŐNIGSBERG Prima di raggiungere una conclusione, Eulero ha ipotizzato delle situazioni diverse di zone e ponti (nodi e collegamenti): con quattro nodi e quattro ponti è possibile partire, ad esempio, da A, e tornarci passando per tutti i ponti una e una sola volta. Il grado di ciascun nodo è un numero pari. Se invece si parte da A per arrivare a D, ogni nodo è di grado pari ad eccezione di due nodi, di grado dispari (uno). Sulla base di queste osservazioni, Eulero ha enunciato il seguente teorema: Un qualsiasi grafo è percorribile se e solo ha tutti i nodi di grado pari, o due di essi sono di grado dispari; per percorrere un grafo "possibile" con due nodi di grado dispari, è necessario partire da uno di essi, e si terminerà sull’altro nodo dispari. L. Euler 11 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING La locuzione Problem Solving è un'espressione inglese che significa: soluzione dei problemi. Si tratta di un processo che ci permette di esaminare una situazione, al fine di formulare ipotesi su come risolverla o cercare quale sia la strada migliore da percorrere. È una cosa che l'uomo ha sempre fatto per la sua stessa sopravvivenza, dall'invenzione della ruota al controllo del fuoco o ai primi sistemi per coltivare la terra. Col tempo questa attività è stata studiata per mettere a punto vere e proprie tecniche per la risoluzione dei problemi più disparati, da quelli scientifici (matematici, informatici ecc.) a quelli economici, sino a quelli emotivi e relazionali. 12 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Problem Solving Il termine inglese problem solving indica il processo cognitivo messo in atto per analizzare la situazione problemica ed escogitare una soluzione. Rispetto alla parola italiana, soluzione, il termine in -ing rafforza il significato di un atto in corso di svolgimento. Ciò sottolinea una determinata situazione psicologica che un individuo deve affrontare nel momento in cui si trova dinanzi ad un problema. Problem solving può essere definito come «Il processo di identificazione di uno scostamento fra la situazione attuale e quella desiderata e il successivo intervento per annullare tale discrepanza (Anderson, Sweeny, Williams, 1997)». 13 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Il termine Problem solving è stato originariamente utilizzato soprattutto in relazione ai problemi logico-matematici. Negli ultimi anni il termine si è esteso comprendendo lo studio delle abilità e dei processi implicati nell'affrontare i problemi di ogni genere. La visione secondo cui la vita dell'individuo si divide in una prima fase di apprendimento e in un secondo periodo di applicazione delle conoscenze acquisite, è da tempo superata. La crescente complessificazione del contesto sociale, economico e tecnologico fanno sì che l'apprendimento permanente richieda lo sviluppo di competenze tra cui il problem solving, il pensiero critico, la creatività e la gestione costruttiva dei sentimenti. Tali competenze dette "trasversali" permettono di affrontare in modo razionale e costruttivo le più svariate difficoltà e di adattarsi ai vari cambiamenti contestuali. "Risolvere problemi significa trovare una strada per uscire da una difficoltà, una strada per aggirare un ostacolo, per raggiungere uno scopo che non sia immediatamente raggiungibile. Risolvere problemi è un'impresa specifica dell'intelligenza e l'intelligenza è il dono specifico del genere umano. Si può considerare il risolvere problemi come l’attività più caratteristica del genere umano.” G.Polya 14 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Il processo del problem solving si articola nelle seguenti fasi: Definizione del problema Identificazione delle azioni alternative Definizione dei criteri da usare per confrontare le azioni alternative Fase di valutazione delle alternative Scelta dell’azione da intraprendere Attuazione dell’azione scelta Valutazione dei risultati Decision making o processo decisionale viene generalmente usato per indicare le prime cinque fasi sopra elencate. 15 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Identify: accorgersi del malessere e attivarsi il prima possibile, così da impedire o ridurre il rischio che si verifichino eventi più gravi. Il momento della definizione è cruciale per il successo della fase decisionale. Un problema emerge confrontando la situazione attuale con una di riferimento. Il ricorso all’analisi quantitativa per affrontare un problema decisionale, implica di focalizzare l’interesse su quei fatti, connessi al problema, che sono suscettibili di misurazione. Explore: definire il problema e chiarire termini, limiti, conseguenze; La conoscenza dei meccanismi causali connessi al problema contribuisce alla corretta identificazione delle variabili di intervento ovvero delle possibili azioni alternative. Lo studio e l’identificazione dei possibili meccanismi causali coinvolti, passa attraverso la formulazione di modelli. 16 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Set goals: disaggregare il problema principale in problemi secondari più piccoli e più agevoli da gestire. Nella terza fase il problema andrà scomposto in tanti secondari, più piccoli e più facilmente affrontabili e risolvibili. Occorrerà scomporre il problema principale in problemi secondari attraverso strumenti di scomposizione e raggruppamento logico e raccogliere i dati di riferimento per comprendere i fattori rilevanti. Alternatives: individuare le alternative, analizzando i vantaggi e gli svantaggi delle stesse. Nella quarta fase la problematica da affrontare riguarda la costruzione di un albero ramificato di possibili soluzioni, al fine di valutare gli aspetti più congeniali che permettano l’attivazione della leva più opportuna. Select: immaginare e rimuovere le cause selezionando l'alternativa più opportuna. La fase di scelta dell’azione opera individuando quell'azione che possiede i requisiti più consoni per il raggiungimento del nostro obiettivo, ovvero la risoluzione del problema. 17 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Implement: applicazione dell’alternativa selezionata. La fase 6 ha natura puramente gestionale ed operativa, riguardando questa l’implementazione della decisione presa nella fase 5. Evaluate: la valutazione dei risultati. L’ultima fase richiede il confronto fra quanto realizzato con l’azione intrapresa e quanto atteso in fase decisionale. Se ci sono delle forti discrepanze, sarà opportuno ricercare le cause del fallimento intraprendendo una nuova fase decisionale. Decision making o processo decisionale viene generalmente usato per indicare le prime cinque fasi sopra elencate. 18 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Il problema che devo affrontare è ciò che mi impedisce di raggiungere un obiettivo Dopo quanto detto, un esempio per chiarire le idee è rappresentato dalla seguente situazione: Devo andare a lavoro, trovo l’auto con due gomme bucate e una sola ruota di scorta. Devo, dunque, definire qual è il mio obiettivo, ovvero capire se la mia priorità è riparare la gomma o arrivare in orario al lavoro. Non mi focalizzo sulla gomma bucata ma individuo come mio prioritario obiettivo quello della puntualità sul lavoro. Il mio orientamento alla soluzione, mi permette, quindi, di individuare le alternative, come ad esempio, chiamare un amico, utilizzare un altro mezzo, anche pubblico, andare a piedi, etc.. A questo punto valuto le alternative con più vantaggi e meno effetti collaterali. Ad esempio, scegliendo di andare a piedi potrò farlo immediatamente ma impiegherò più tempo e mi stancherò, rischiando di arrivare ugualmente in ritardo. Non lasciatevi fermare dal problema apparente ma individuate quali siano le vostre priorità al fine di individuare la scelta migliore. 19 PROBLEM SOLVING ED EFFETTO LEVA Se rappresentiamo il Problem Solving come un sistema di controllo, appare chiaramente che il problema è rappresentato dal «gap» tra un obiettivo e uno stato presente che desideriamo modificare attraverso appropriate leve di decision making. Seguendo le regole del System Thinking, un problema non deve essere identificato con i sintomi evidenti (percepiti come errore) che richiedono rimedi urgenti: il sintomo non è il problema poiché il problema è presente nella struttura dell’intero sistema ed è in continuo mutamento. Per risolvere il problema bisogna intervenire sulla struttura che produce quel sintomo. Dobbiamo dunque ricostruire il sistema di generazione della variabile Y e determinare le leve sistemiche X che operano per produrre uno stato desiderato Y* anziché un errore. (X→ Sistema→ Y) La soluzione definitiva di un problema non deriva mai da variabili direttamente connesse al sintomo ma da variabili che spesso sono distanti. 20 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Nella teoria dei Sistemi di Controllo, risolvere il problema significa annullare lo scostamento. L’Errore nel Sistema di Controllo assume il significato di problema. 21 PROBLEM SOLVING ED EFFETTO LEVA Peter Senge chiarisce che una soluzione definitiva sfrutta il potenziale di una system structure e i suoi loops e chiama questo: effetto leva. «The advantage of system thinking derives from the leverage effect – seeing in what way the actions and changes in the structures can lead to longlasting, meaningful improvements. Often the leverage effect follows the principle of the economy means, according to which the best results don not come from large-scale efforts but from well-concentrated small actions. Our non-system way of thinking causes significant specific damage because it continually leads us to concentrate on low leverage effects changes: we concentrate on symptoms of higher stress. We correct and improve the symptoms: but such efforts are limited, when things go well, to improving short-term factors, while worsening the situation in the long run» (Senge 1990, p.131) 22 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Nel porre un problema è fondamentale aver ben chiaro l’obiettivo che si vuole attivare e preoccuparsi di farlo condividere dal soggetto solutore. Il problem solving riguarda tutte le situazioni in cui avvertiamo un gap tra la situazione reale ed una situazione desiderata e la nostra mente si attiva per il suo superamento senza tuttavia disporre di una procedura predefinita di soluzione. “Non c'è senso ad essere precisi quando non sai nemmeno di cosa stai parlando.” John von Neumann 23 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Il matematico Johnny Von Neumann, uno dei più grandi matematici della storia moderna oltre ad essere una delle personalità scientifiche preminenti del XX e fondatore della teoria dei giochi, venne insistentemente sfidato a poker da un gruppo di giovani matematici. Accettò finalmente di giocare, ma fra lo sconcerto dei presenti, nel giro di mezz’ora aveva perso tutto il suo denaro, puntando come se non guardasse nemmeno le carte. Finita così rapidamente la partita, si allontanò scusandosi. 24 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Gli altri giocatori rimasero a discutere, non comprendendo quali strategie avesse adottato. Finalmente uno di essi trovò la soluzione: “Ecco! Lui non ha cercato di massimizzare il suo denaro, ma di minimizzare il suo tempo!” La strategia seguita da Von Neumann appare quindi spiegabile rispetto all’obiettivo di ridurre al minimo il tempo perso: l’obiettivo, e quindi il problema, di vincere denaro, non era invece da lui condiviso, e la sua strategia in base a tale obiettivo appariva, infatti, completamente irrazionale. Notiamo, come detto precedentemente che nel porre il problema è essenziale aver ben chiaro l’obiettivo che si vuole attivare. 25 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Quali competenze richiede il problem solving? Alla base della nostra nostra analisi abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul fatto che tutta la vita è un problem solving; premettiamo ciò per evidenziare che non sarebbe possibile elencare esaurientemente tutte le competenze necessarie che facilitano l'applicazione dei diversi metodi del problem solving. Detto ciò, visto che queste variano molto a seconda dell'ambito e del singolo problema che ci si trova ad affrontare, possiamo tuttavia citare alcuni schemi di risoluzione. 26 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Risolvere problemi è un lavoro che si affronta quotidianamente e per questa ragione sono stati pensati diversi metodi per aiutare le persone ad affrontare i problemi in modo ordinato ed efficiente. Molteplici sono le tecniche e le modalità di problem solving che possono essere impiegate. Tra queste, individuiamo: APS DMAIC FARE FMECA PDCA Risolvi ed analizza 27 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE APS, "Applied Problem Solving" è un metodo di Problem Solving applicato a situazioni reali. Essendo applicato a tutte le tipologie di problemi, il metodo è intenzionalmente semplice. Comprendere il contesto e l'ambiente è necessario per la risoluzione dei problemi. È una metodologia che incorpora anche i processi cosiddetti di problem finding (individuare il problema) e problem shaping (dare forma al problema), mette assieme alcuni concetti già utilizzati da altri metodi e raggruppa in sé le fasi che permettono di: Ricostruire gli accadimenti Definire il problema Capire dove effettuare le analisi Individuare le cause Investigare fino alla causa radice (Root Cause) Studiare come applicare le soluzioni Decidere come monitorare le soluzioni Focalizzarsi per sostenere i risultati 28 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE La metodologia più nota di Problem solving è certamente l'approccio DMAIC (acronimo delle parole: Defining - definizione, Measuring misurazione, Analyzing - analisi, Improving - miglioramento e Controlling - controllo). Originariamente è stata utilizzata per ridurre le variazioni nei processi di produzione. Con gli anni il metodo è stato utilizzato per i compiti più generali come ad esempio il miglioramento della qualità, il miglioramento dell'efficienza, la riduzione dei costi e di altre attività. La metodologia DMAIC si basa principalmente sull'applicazione della statistica per il controllo di processi che hanno durata da tre a nove mesi e si divide in 5 fasi flessibili, ma molto efficaci, per ottenere miglioramenti e mantenerli attraverso tutta una serie di attività, dalla definizione del problema, all'attuazione di una soluzione. 29 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE DEFINE: in questa fase vengono definiti i processi che presentano delle criticità per l'azienda. Le criticità possono riguardare ambiti relativi al prodotto, al servizio o appartenere ad aree transazionali. Si istituisce un "monitoraggio" sia economico che di customer satisfaction per stabilire quale debba essere l'obiettivo dei progetti da implementare. Stabilito l'obiettivo, la fase di define serve a chiarire in linea generale quello che è il risultato previsto e quelle che sono le risorse necessarie. 30 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE MEASURE: nella seconda fase viene valutata tramite misurazioni l'efficacia dei processi. Per valutare in modo rigoroso l'efficacia dei processi è necessario: ● suddividere i processi nelle singole operazioni che li costituiscono; ● definire e mappare i processi correlati; ● scoprire gli anelli deboli dei processi. I dati collezionati nella fase di measure sono la base della strategia e sono indispensabili per proseguire nelle fasi successive della metodologia. Sono i dati infatti che evidenziano i legami tra le informazioni raccolte per definire il problema alla base del progetto e le possibili soluzioni e decisioni che saranno prese per ottimizzare il processo studiato. 31 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE ANALYZE: nella terza fase l'analisi dei dati rivela l'influenza delle singole variabili sull'output del processo. Si cerca in particolare la correlazione tra cause ed effetti. Attraverso l'analisi dettagliata del processo vengono analizzati i dati raccolti al fine di determinare le relazioni tra le variabili per valutare quali siano i fattori sui quali sia possibile agire . Ciò permette anche di mettere in evidenza i limiti tecnologici intrinseci nel processo allo studio, al fine di individuare la tipologia di azioni di miglioramento necessarie. 32 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE IMPROVE: «Come è possibile identificare, definire, ottimizzare e controllare i fattori chiave del processo?» Al fine di rispondere a questo quesito bisogna porre l'attenzione alle caratteristiche qualitative e quantitative, identificate già nella fase di define e verificate mediante l'analisi dei dati. Nella fase di improve viene ricercata una soluzione migliorativa ai problemi riscontrati in fase di analisi, in modo da ottimizzare il processo studiato, ovvero considerare le variabili che hanno un forte impatto sulle prestazioni del processo stesso ed orientarle verso un aumento della loro efficacia. A tale fine vengono stabiliti dei limiti in cui devono essere contenute le variabili. 33 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE CONTROL: Infine attraverso la fase di control ci si assicura che i problemi che si sono verificati in passato non si ripresentino. I processi lasciati "a se stessi" tendono infatti a degradare le proprie prestazioni a causa dell'intervento di disturbi. Una volta che il processo è stato ottimizzato dunque è necessario implementare un sistema di controllo che permetta di mantenere il livello di qualità raggiunto anche nel tempo. 34 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE La terza delle metodologie più interessanti in materia di Problem Solving è senza dubbio quella definita con l’acronimo FARE (FocalizzareAnalizzare-Risolvere-Eseguire). Focalizzare Analizzare Risolvere Eseguire "Applicare davvero il Problem solving risulta impossibile se c'è l'abitudine di dare la colpa agli altri. Katsuya Hosotani (autore del libro "The QC Problem Solving Approach") 35 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Focalizzare Creare un elenco di problemi Selezionare il problema Verificare e definire il problema Descrizione scritta del problema 36 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Analizzare Decidere cosa è necessario sapere Raccogliere i dati di riferimento Determinare i fattori rilevanti Valori di riferimento Elenco dei fattori critici 37 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Risolvere Generare soluzioni alternative Selezionare una soluzione Sviluppare un piano di attuazione Scelta della soluzione del problema Piano di attuazione 38 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Eseguire Impegnarsi al risultato aspettato Eseguire il piano Monitorare l'impatto durante l'implementazione Impegno organizzativo Completare il Piano Valutazione finale 39 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Il FMECA (Failure modes, Effects and Criticality Analysis - Analisi dei modi, degli effetti e della criticità dei guasti) è una metodologia di studio usata per valutare, mediante opportuni diagrammi, la gravità delle conseguenze di un guasto correlata con la probabilità del suo verificarsi. Tale metodologia fu sviluppata nel 1949 ed utilizzata durante il progetto del programma spaziale Apollo, allo scopo di prevedere il comportamento al guasto dei sistemi e adottare conseguentemente le necessarie contromisure. 40 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Il FMECA oggi viene applicato in altri ambiti, quali l'analisi di processo e la manutenzione industriale. In quest'ultimo settore, l'applicazione della metodologia FMECA si è affermata come lo strumento per: l'analisi delle modalità di guasto di un'entità complessa; l'identificazione dei suoi elementi critici dal punto di vista affidabilistico; la progettazione ragionata del piano di miglioramento della manutenzione o del processo a partire dai componenti critici. 41 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE William Edwards Deming (14 ottobre 1900 – 20 dicembre 1993) è stato un ingegnere, saggista, docente e consulente di gestione aziendale statunitense. A Deming fu ampiamente riconosciuto il merito per gli studi sul miglioramento della produzione negli Stati Uniti d'America durante la Seconda guerra mondiale, anche se egli è forse più noto per il suo lavoro in Giappone il CICLO DI DEMING o CICLO PDCA. Il PDCA è uno strumento per risolvere i problemi e rappresenta l’approccio scientifico alla risoluzione dei problemi. E’ una metodologia valida universalmente in quanto consente di affrontare in maniera sistematica qualsiasi attività. Il PDCA è un modello studiato per il miglioramento continuo della qualità in un'ottica a lungo termine "Qualità è soddisfare le necessità del cliente e superare le sue stesse aspettative continuando a migliorarsi.” E. Deming 42 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Il termine PDCA deriva dalle iniziali delle quattro fasi in cui è possibile suddividere il processo di problem solving. Dal punto di vista grafico il P.D.C.A. è rappresentato mediante un cerchio in movimento chiamato ruota di Deming. Il movimento sta a significare la dinamicità e la continuità del processo di applicazione. 43 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE PLAN: Identificare e descrivere il problema da affrontare analizzandone gli aspetti principali. Motivare il motivo per il quale lo si affronta. Raccogliere dati quantitativi su campioni, rappresentativi . Definire l’obiettivo di massima in modo chiaro, quantitativo e completo, quantificando i benefici ottenibili con il suo raggiungimento, nonché gli effetti economici, sia tangibili che intangibili. Devono essere definiti anche i tempi, gli indicatori e gli strumenti di controllo. Analizzare il problema ossia analizzare i dati che lo descrivono e individuare gli effetti negativi o da studiare, definendo la loro importanza e le priorità di intervento. Ogni azione di miglioramento deve essere basata su considerazioni oggettive, cioè sul risultato dell’elaborazione di dati. Ricercare tutte le possibili cause, quindi verificarle. E’ necessario trovare un accordo sulle cause principali del problema e definire la “legge di priorità”. Progettare le azioni correttive, più efficaci, quindi indicare le attività da eseguire, definendo modalità e tempi. Infine definire i criteri di valutazione dei risultati. 44 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE DO: Preparare gli interventi definendo tutto ciò che serve per attuarli. Addestrare le persone incaricate dell’attuazione delle azioni correttive. Applicare le azioni correttive e attuare le soluzioni programmate. Verificare la corretta applicazione delle azioni. CHECK: Verificare che l’azione correttiva sia stata eseguita nei tempi previsti. Verificare i risultati delle azioni intraprese e confrontare i dati ottenuti con quelli della situazione di partenza. Confrontare i risultati ottenuti con gli obiettivi prefissati. Se si è raggiunto l’obiettivo definito, si può passare alla fase di Act, altrimenti è necessario ripetere un nuovo ciclo PDCA sullo stesso problema, analizzando criticamente le varie fasi del ciclo precedente per individuare le cause del non raggiungimento dell’obiettivo. ACT: Rendere prassi comune la soluzione trovata in modo da rendere consolidate e irreversibili le azioni correttive. E’ inoltre necessario effettuare un addestramento specifico e approfondito degli operatori e programmare delle verifiche della validità delle azioni correttive, stabilendo fin da subito modalità e tempi. 45 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE PDCA è uno strumento molto utile per sviluppare: • Processi per la soluzione di problemi • Gestione di progetti • Sviluppo continuo • Sviluppo del fornitore • Sviluppo delle risorse umane • Sviluppo di nuovi prodotti • Verifiche e revisioni 46 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE Il metodo PDCA può essere utilizzato per perseguire il miglioramento continuo, attivando i seguenti tre cicli: CICLO DEL MANTENIMENTO: E’ il ciclo che si inserisce a valle delle fasi PLAN e DO ed ha la finalità di verificare se quanto pianificato ed attuato continua a dare i risultati attesi. In caso di CHECK positivo la fase ACT consiste nel mantenere lo stato attuale e continuare a verificarne la rispondenza ai requisiti. In caso di CHECK negativo, invece è necessario passare al ciclo dell’azione correttiva. CICLO DELL’AZIONE CORRETTIVA: Qualora l’esito del CHECK sia negativo, ossia i risultati ottenuti non siano quelli desiderati, si attiva il ciclo dell’azione correttiva per apportare modifiche. Il ciclo è caratterizzato da due componenti:il rimedio, ossia l’azione immediata finalizzata a correggere gli errori e la prevenzione, ossia l’azione pianificata finalizzata a rimuovere le cause. Quando il CHECK ritorna ad essere positivo, si attiva nuovamente il ciclo del mantenimento. 47 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE CICLO DEL MIGLIORAMENTO: Questo ciclo presuppone una corretta attuazione dei primi due cicli in quanto il miglioramento è tanto più efficace quanto più stabile è la situazione iniziale. Il ciclo di miglioramento si attiva quando, è necessario che nascano nuove idee su come fare meglio. E’ quindi necessario ripartire dalla fase PLAN in quanto occorre “progettare” nuove azioni per raggiungere nuovi obiettivi. Se dopo la fase DO il CHECK risulta essere positivo, allora si torna al ciclo di mantenimento, altrimenti si attiva quello dell’azione correttiva. 48 TANTI PROBLEMI, DIVERSE METODOLOGIE La metodologia Risolvi ed Analizza viene utilizzata in ambito informatico per circoscrivere i problemi e costruire delle metodologie specifiche per gli utenti che si basano sull'esperienza comune e sulla condivisione delle conoscenze. I principi fondamentali sono 3: Cercare la responsabilità di una situazione problematica rallenta la soluzione dello stesso senza portare benefici evidenti; Se si trova una soluzione bisogna rendere disponibile una descrizione dettagliata del problema e del metodo per risolverlo; Se non si trova una soluzione è comunque importante dettagliare bene il problema e descrivere accuratamente i passi da seguire affinché il problema non si ripresenti. 49 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Gli strumenti di gestione per il problem solving sono definiti come un insieme di procedimenti mentali, ossia tecniche di pensiero atte a far emergere dei risultati utili ai fini della soluzione del problema che attingono dal contributo di molteplici discipline come l'economia, la psicologia, la matematica e la sociologia. Seguono gli strumenti più diffusi e comunemente utilizzati dai metodi di problem solving per svolgere con successo alcune fasi particolari del metodo di lavoro. Strumenti sono: 5W2H Analisi di Ishikawa Brainstorming 50 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Rudyard Kipling ha teorizzato il sistema 5W2H. Le 5W sono rappresentante dalle domande: What ("Cosa?"), Who ("Chi?"), Where ("Dove?"), When ("Quando?") e Why ("Perché?"), mentre le 2H rappresentano le domande How ("In che modo?") e How many ("Quanti?"). Rispondendo a queste sette domande, si possono individuare alcune delle principali cause del problema. I keep six honest serving-men (They taught me all I knew); Their names are What and Why and When And How and Where and Who. Rudyard Kipling Vediamo un’applicazione di questo sistema… 51 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING ..nell’ambito dell’informatica: What ("Cosa?"): l’informatica vive nello spazio intercorrente tra i problemi e le risorse tecnologiche fluendo dal primo verso i dispositivi di calcolo automatico. La scelta di privilegiare la prima o la seconda polarità discrimina gli ambienti di formazione/educazione da quelli addestrativi. Who ("Chi?"): non esiste disciplina che non abbia risentito della rivoluzione tecnologica: tutti i docenti hanno il compito di valorizzare e far risaltare i caratteri e i procedimenti propri dell’informatica. Where ("Dove?"): non solo a scuola, dappertutto. I giovani d’oggi sono bombardati da stimoli e da informazioni, anche informatici: compito dell’adulto è dar loro autentico significato. E ancora… 52 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING When ("Quando?"): una comunicazione efficace si realizza solamente se è conforme al modo d’essere del destinatario: il contatto dei giovani con la cultura e gli strumenti informatici avviene fin dai primi anni della loro vita. L’adulto ha la responsabilità di valorizzare e di collocare le relative esperienze in un quadro organico. Why ("Perché?"): l’informatica è pervasiva. Tutte le attività dell’uomo ne sono influenzate. Anche i processi del conoscere sono stati coinvolti: i compiti ripetitivi, con procedimenti risolutivi certi, ricorrenti sono stati automatizzati per cui si sono dilatati gli spazi per la creatività e l’invenzione. 53 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING ..le 2H rappresentano: How ("In che modo?"): esprime il concetto di modalità nella sua più ampia estensione, variamente specificabile. How many ("Quanti?"): interrogarsi sulla quantità o sul numero o su quale misura di quantità occorre ai fini della problematica analizzata. 54 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Altro strumento in materia di problem solving è l’Analisi di Ishikawa. Prende il nome da Kaoru Ishikawa, che lo inventò e mise a punto nel 1969 ed è uno strumento che permette e facilita l'analisi di un certo fenomeno o problema da parte di un gruppo di persone grazie alla sua stessa struttura. Esso è inteso nei termini di una rappresentazione logica e sistematica delle relazioni esistenti tra un problema e le possibili cause che l'hanno generato. Detto anche diagramma causa-effetto, si compone delle seguenti fasi: si individua innanzitutto l'effetto o problema da analizzare; si rappresenta il fenomeno mediante la costruzione del diagramma causaeffetto; si analizzano le correlazioni di causa-effetto emerse dal diagramma; si focalizza l'attenzione sulle possibili cause, dunque si procede ad un'indagine sulle probabili cause prese una per volta; si individua l'azione correttiva ritenuta più opportuna; si verifica l'efficacia effettiva dell'azione di correzione individuata. 55 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Una volta strutturato il diagramma vanno analizzate dal gruppo le cause individuate. Per prima cosa si devono individuare le cause più probabili, successivamente si rilevano le cause più importanti, ed infine si verifica se le cause individuate come più importanti siano o meno quelle che influenzano realmente il problema, se siano cioè le vere cause. La tappa che consiste nella verifica delle cause individuate si compone delle seguenti azioni: si prende in esame la prima causa e si progettano le possibili verifiche utili per validare o smentire l'ipotesi fatta; nel caso in cui il problema permanga ugualmente l'ipotesi formulata non è corretta; si procede con le altre cause nella medesima maniera, verificando dunque se l'ipotesi sulle successive cause sia corretta o gli effetti permangano; nel caso in cui non si individui ancora la soluzione al problema, nonostante la corretta applicazione dei punti precedenti, si procede con il riesaminare nuovamente tutta l'analisi; infine è necessario rimuovere ogni causa individuata anche quando la causa principale è stata individuata. 56 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Vi è un suggerimento fondamentale per l'applicazione di questo strumento: nella costruzione del diagramma si usufruisca della collaborazione di molte persone, si incoraggino tutti gli interventi e tutti i commenti nella fase di brainstorming senza considerarne alcuno futile o bizzarro, tenendo in considerazione che più cause emergono, meglio è. 57 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Il terzo fondamentale strumento in materia di problem solving è il brainstorm o brainstorming ("tempesta di cervello"); una tecnica impiegata per facilitare la soluzione di un problema e stimolare il pensiero creativo; tende a liberare l'immaginazione delle persone, il cui cervello, come suggerisce il nome, è effettivamente messo in continua agitazione. Il processo consiste in una riunione, che può coinvolgere da pochi allievi a un gruppo anche di cinquanta persone, in cui la ricerca della soluzione di un dato problema avviene mediante la libera espressione delle idee e delle proposte che il tema stesso avrà stimolato in ognuna delle persone coinvolte. Il brainstorming, diffuso per la prima volta da Osborn nel 1957, si fonda sul principio essenziale del debridage ("sbrigliamento"), per cui nessuna idea, nessuna proposta, può essere respinta o rifiutata. Ciascuno ha diritto di dire ciò che pensa utilizzando la forma che preferisce. Tende dunque ad abolire i comportamenti e gli atteggiamenti critici verso le idee espresse, in quanto costituiscono la barriera più forte per la comunicazione. Infatti, se il membro di un gruppo teme di essere giudicato, tenderà a non esprimersi liberamente e le sue potenzialità ideative verranno inibite. 58 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Il senso di appartenenza al gruppo contribuisce ad aumentare il livello di sicurezza individuale: ogni membro si sente più protetto e difeso dall'atmosfera critica e giudicante del rapporto interumano. Ne consegue anche la diminuzione del senso di colpa che ogni decisione e ogni comunicazione comportano (date le modifiche che l'individuo provoca in sé e negli altri quando esprime un proprio messaggio). Viene dunque rinforzata la personalità del soggetto, si incrementano la sua creatività e la possibilità di comunicazione della creatività stessa. Il brainstorming trova ulteriore fondamento nella teoria psicologica dell'associazione di idee. Questa teoria afferma che ogni partecipante si lasci andare alle proprie associazioni libere, senza censura, accogliendo le produzioni altrettanto spontanee degli altri membri del gruppo come un bene comune, su cui può continuare ad associare: molto spesso, infatti, un'idea ne genera un'altra, questa ne ispira un'altra ancora e così via, in una reazione a catena. 59 STRUMENTI DEL PROBLEM SOLVING Si passano così in rassegna tutte le possibili interpretazioni di un fenomeno, mettendo su un piano di pari valore le soluzioni più sagge e le spiegazioni più inconsuete. Alla fine il risultato che si ottiene è ricco, inatteso e lascia intravedere prospettive promettenti. Il brainstorming costituisce un notevole strumento di allenamento, di formazione e di insegnamento, grazie al quale i partecipanti acquisiscono progressivamente: fiducia nella propria personale capacità di immaginazione, stimolata dalle interazioni e protetta dalla critica altrui; spontaneità, che fiorisce nell'improvvisazione e nell'illuminazione provocata da un'idea appena formulata; fiducia negli altri, le cui proposte possono ispirare e aiutare il precisarsi delle proprie: anche le idee apparentemente assurde e banali si dimostrano un anello indispensabile della catena di associazioni e per tale motivo è essenziale che tutti esprimano le loro idee. La tecnica aiuta anche a sviluppare un atteggiamento elastico, interrogativo, di apertura permanente nei confronti di un problema. 60 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Dei giovani entrati in azienda negli ultimi anni, i manager bocciano, giudicandole inferiori alle attese, soprattutto le soft skills realizzative, relazionali, manageriali e cognitive. Tra quest’ultime emerge un limite del 77% nel problem solving. 61 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING La capacità di problem solving è una delle doti maggiormente richieste negli annunci di lavoro, poiché ad essa è correlata la possibilità di offrire performance eccellenti. Non è una competenza tecnica, non si riferisce alla capacità di una persona di risolvere situazioni riguardanti una materia specifica della quale è esperta. Generalmente il problem solving viene definito come l’arte di risolvere i problemi, siano essi di natura personale, interpersonale o delle organizzazioni, mediante l’utilizzo di tattiche e tecniche, con la massima efficacia (soluzione del problema) ed efficienza (tempo e sforzi impiegati). 62 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Nel trovare la soluzione più adeguata al problema è fondamentale non limitarsi a impiegare gli elementi del problema secondo il loro uso comune, in quanto la soluzione potrebbe richiedere che tali elementi vengano impiegati in modo insolito. Quando si supera una situazione di fissità funzionale avviene quello che viene definito il ricentramento: l’oggetto assume una nuova funzione. Per capire meglio il concetto appena espresso, utilizziamo un test provato dallo psicologo Karl Duncker, nel 1935, per valutare come le persone cercano di trovare la soluzione di un problema. Nel caso C si tentano tutte le alternative; Nel caso B ci focalizziamo con accuratezza e precisione sull’alternativa meno efficace; Infine nel caso A centriamo la soluzione migliore per il problema. 63 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING Immagina di avere una scatola di puntine, una candela ed una scatola di fiammiferi in cartone rigido. Prova a pensare a come puoi appendere la candela al muro, accesa, senza far colare la cera sul pavimento. Prendetevi qualche istante per provare a risolvere il problema. Tutti gli elementi sono su quel tavolo, come rappresentato nella figura sottostante. 64 TUTTA LA VITA È UN PROBLEM SOLVING La risoluzione del problema è la seguente: usare la scatola che contiene le puntine come portacandela e attaccarla al muro con le puntine; ovviamente i fiammiferi servono per accendere il cero. Il concetto di fissità funzionale ci dimostra che ogni tanto basta cambiare la nostra prospettiva, il nostro punto di vista e provare a pensare il maniera creativa e non convenzionale per trovare la giusta soluzione di un problema. 65 LE REGOLE DEL PROBLEM SOLVING Annienta il problema finché è piccolo: se si finge che il problema non esiste o si rimanda la soluzione all’infinito, il problema cresce e maggiore è il rischio che riesce a sopraffarci. Ecco perché la prima regola del problem solver è “annienta il problema finché è piccolo", se ti accorgi di un problema affrontalo subito! 66 LE REGOLE DEL PROBLEM SOLVING Passa ad un livello di pensiero superiore: "I problemi che abbiamo non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero che li ha generati”. Albert Einstein in questa frase ha espresso il concetto fondamentale del problem solving. Se abbiamo un problema del quale non riusciamo a trovare la soluzione, continuare ad utilizzare gli stessi schemi di pensiero che si sono rivelati insufficienti a questo scopo non potrà mai sbloccare la situazione. Quindi seguendo il consiglio di Einstein, se vogliamo uscire da un problema dobbiamo spostare il nostro punto di vista ad un livello di pensiero superiore, immaginare come penseremmo se quel problema non fosse per noi tale, se avessimo la mentalità, le convinzioni, la consapevolezza di chi non vivrebbe mai, in nessun modo quel tipo di conflitto. Basta assumere una prospettiva diversa e ciò che prima appariva come un problema non è più tale. Il problem solver apre la mente a possibilità prima inesplorate. 67 LE REGOLE DEL PROBLEM SOLVING Spostare il focus: tutto dipende da cosa si osserva. Einstein suggerisce di spostare il focus. Non agite in modo negativo ponendovi domande sbagliate: Perché capitano tutte a me? Perché non riesco mai ad ottenere i risultati che desidero? Perché sono così sfortunato? Sono domande improduttive perché ci fanno concentrare sui sintomi, inducendo in noi stati emotivi negativi quali frustrazione, rabbia, tristezza, che ci privano delle forze necessarie per affrontare e risolvere il problema. Il modo migliore per spostare il focus è porsi domande del tipo: Di quali risorse dispongo per risolvere il problema? Quali sono gli aspetti positivi della situazione? Come posso migliorare? Come posso sfruttare la situazione a mio vantaggio? Come raggiungere i miei obiettivi? Molti personaggi illustri hanno adottato queste tecniche di problem solving ad esempio John Fitzgerald Kennedy o il generale Patton in un momento di forte crisi hanno detto alla nazione «Non chiedetevi cosa il vostro Paese può fare per voi, chiedetevi cosa voi potete fare per il vostro Paese!» questo è lo spirito del problem solver. 68 LE REGOLE DEL PROBLEM SOLVING Libera la tua creatività: problem solving non è un metodo standard per la soluzione dei problemi, ma una filosofia con cui affrontare i problemi. Dobbiamo essere in grado di trovare ogni volta una soluzione diversa. Credici: un problem solver non si perde mai d’animo e continua a credere nella possibilità di riuscire a venire a capo della situazione. “Una prerogativa dei problem solver è credere nelle proprie capacità”. H. Ford. Quando però la soluzione di un problema chiama in causa anche altre persone la fiducia in se stessi non basta, bisogna credere anche negli altri e stimolarli affinché credano nelle loro possibilità. 69 BIBLIOGRAFIA: E. Andreis, I Manager bocciano studenti e prof: «Impreparati al mondo del lavoro», Corriere della sera, 25-10-2015; C. Amplatz, "La comunicazione in aula. Introduzione alla problematica", Tecomproject Ed. Multimediale, Ferrara, 1998, pp. 74-77; R. Chiappi, "Problem solving nelle organizzazioni: idee, metodi e strumenti da Mosè a Mintzberg", Ed. Springer; K. Dunker, "On problem-solving" « Psychology Monographs»58, 1945 trad. It. “La psicologia del pensiero produttivo”, Giunti-Barbera, Firenze,1969; A. Galgano, "I sette strumenti della qualità totale-Manuale operativo", Il Sole24Ore; P. Mella, Teoria del controllo, FrancoAngeli, Milano, 2014; P.Mella, The Magic Ring Systems Thinking Approach to Control Systems, Springer, 2014; 70 BIBLIOGRAFIA: D.C. Montgomery, "Controllo statistico della qualità", McGraw-Hill, ed. 2000; G. Mosconi, V. D’Urso, “La soluzione dei problemi”, Giunti-Barbera, Firenze, 1973; G. Polya, Come risolvere i problemi di matematica. Logica ed euristica nel metodo matematico, Feltrinelli Editore, 1983; Thomas I. Schoenfeldt, "A Practical Application of Supply Chain Management Principles"; Peter Senge, La quinta disciplina: L'arte e la pratica dell'apprendimento organizzativo, Sperling & Kupfer 1992; Lorenzo Zambotti, professore di matematica all'Università Pierre et Marie Curie, Paris 6 e Xenia Spektor, architetto, Che cos'è il problem solving?, Treccani edizioni, 2010; 71 SITOGRAFIA: corrieredellasera.it iwolm.com sole24ore.it sosidee.com treccani.it wikipedia.it youtube.com/watch?v=bZXDGQSuF9I youtube.com/watch?v=5BcEom4Kv6w youtube.com/watch?v=5Q7WgJyztV8 72 73
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