La tossicodipendenza e Vipassana597
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La tossicodipendenza e Vipassana* di Gerhard Scholz** La definizione di tossicodipendenza - La dinamica tra mente e materia - Esame dei casi e considerazioni metodologiche - Un esempio - Riflessioni sull’esempio - Compendio dei risultati La dipendenza non deriva dalla droga - Caratteristiche del progredire della dipendenza - I problemi da risolvere - Rimuovere la causa profonda - La reazione alle sensazioni spiacevoli L’esperienza è soggettiva - Il ruolo della meditazione Vipassana La sensazione nell’insegnamento del Buddha - I vari stadi Quali prospettive? * Questo articolo è stato scritto dall’Autore prima della fondazione della clinica per tossicodipendenti ‘Start Again’, a Zurigo nel 1990. Per approfondimenti sul tema vedi anche il suo articolo ‘Vipassana e la dipendenza’ nella sezione Biblioteca Vipassana - Articoli e saggi. E il libro in inglese ‘Awareness and wisdom in the addiction therapy’ nella sezione Biblioteca Vipassana - Libri, estratti di libri. ** Scholz G. Ricercatore sociale, ha studiato Scienze politiche e sociali. Si è specializzato presso l’Istituto Meilener nella terapia di coppia sistemica e terapia della famiglia, e con il corso di formazione per dirigenti in sviluppo organizzativo sistemico (con Peter Senge del MIT Usa). Fondatore e direttore del Centro per la Terapia della dipendenza Start Again (www. startagain.ch) dal 1990 al 2000. 1 La tossicodipendenza e Vipassana L’uso della droga è diventato un problema internazionale molto diffuso, sebbene i tipi di droga e le modalità d’uso varino da paese a paese. La storia dei fenomeni generalmente conosciuti, nel loro insieme, come ‘dipendenza’ è lunga e complessa. Gli studi che sono stati fatti in questo campo sono invece recenti. La definizione di tossicodipendenza Nella moderna letteratura scientifica o medica non esiste una definizione della tossicodipendenza universalmente riconosciuta. La definizione più diffusa è quella della Commissione di Esperti sulle Droghe che producono Assuefazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1957: “La dipendenza dalla droga è uno stato di intossicazione periodica o cronica provocata dal consumo reiterato di una droga (naturale o sintetica). Le sue caratteristiche comprendono: 1) un desiderio o bisogno irrefrenabile (compulsione) di continuare a consumare la droga e di ottenerla con ogni mezzo; 2) una tendenza ad aumentare la dose; 3) una dipendenza psichica (psicologica) e generalmente fisica dagli effetti della droga; 4) un effetto dannoso sull’individuo e sulla società." 2 La tossicodipendenza e Vipassana Si tratta di una definizione che riconosce sia la dipendenza psicologica che quella fisiologica, che ha come caratteristica fondamentale la qualità sempre più coercitiva d’un impulso irresistibile. La questione di sapere se il termine ‘dipendenza’ dovesse essere riservato ai casi di assuefazione fisiologica, o se dovesse anche comprendere la dipendenza psicologica, è sempre stata difficoltà da risolvere. Un altro problema da sempre controverso è l’uso della parola ‘bramosia’. Secondo le conclusioni di Alcoholic Anonymus: “Gli affetti da alcolismo non bevono per sfuggire alla realtà, ma per appagare un desiderio imperioso che va al di là del loro controllo mentale”. Non possono cioè cominciare a bere senza produrre il fenomeno del desiderio compulsivo, o bramosia. Questo termine veniva rifiutato da altri perché ritenuto troppo vago. Un altro motivo di disaccordo era la questione di ciò che la dipendenza produce nell’individuo. Alcuni ritenevano che la dipendenza dall’oppio non avesse effetti, o ne avesse di trascurabili, sulla personalità, mentre altri erano dell’opinione che la dipendenza di qualsiasi genere provoca una completa trasformazione della personalità. La dinamica tra mente e materia Ciò che manca a questi concetti dualistici della dipendenza è la dinamica esistente tra i due campi 3 La tossicodipendenza e Vipassana di mente e materia. Se non conosciamo questa forza propellente, questo meccanismo sotterraneo che provoca la dipendenza, non è possibile liberarsi da essa. Se non stiamo attenti, in questo campo della ricerca e della riabilitazione, non facciamo che sostituire una prigione ad un’altra, e perdiamo la possibilità della liberazione. Oggigiorno, le teorie del mondo della scienza e della medicina sulla natura della dipendenza e sul suo trattamento sono cambiate radicalmente. Molti ricercatori ora riconoscono che la dipendenza, sia essa da narcotici, alcol, eroina, anfetamine od altre sostanze chimiche, è un’unica malattia. Dalle tipiche storie raccontatemi dai tossicodipendenti durante il mio lavoro di ricerca, risulta che essi cambiano di droga quando quella di cui si servono non è disponibile, e manifestano un comportamento dipendente anche nei riguardi di sostanze considerate non suscettibili di creare dipendenza (marijuana, pillole dietetiche, ecc.). Ciò significa chiaramente che nello studio della dipendenza occorre comprendere che l’elemento chimico non costituisce l’intero problema, ma che è la reazione ad esso da parte dell’individuo e la dinamica di questi due aspetti a creare la difficoltà. Esame dei casi e considerazioni metodologiche Da vent’anni a questa parte, gli studiosi di scienze sociali hanno riconosciuto la validità dei dati ricavati dalla vita dei tossicodipendenti, ed usati in un 4 La tossicodipendenza e Vipassana primo tempo dalla famosa scuola di Chicago. Normalmente, gli studi effettuati su casi ricavati dalla vita rivelano le cause, e suggeriscono i rimedi, di un problema sociale, informazioni queste che non si possono ottenere attraverso tecniche più formali, che dipendono fortemente dai dati esterni. Stabilendo una relazione personale in cui l’esperienza della tossicodipendenza viene descritta dal punto di vista del soggetto, l’analista cerca di entrare in questa esperienza di vita; in seguito, impegnando il soggetto in un dialogo critico riferito a queste esperienze, egli si sforza di decifrare i dati empirici in modo da arrivare ad una ‘teoria fondata’. Il seguente brano inedito, ricavato da un’intervista fatta ad un ex-tossicodipendente australiano, servirà da illustrazione: Un esempio Joe: “... la dipendenza significa, fondamentalmente, evasione, fuga dalla realtà... si evade anche nella pazzia... Un tossicodipendente usa la droga come mezzo di evasione. Ed è un mezzo molto, molto potente... molto più potente che la fantasia pura e semplice di cui si servono gli essere umani, quando si rifugiano nei sogni, nel lavoro fine a se stesso, nella televisione. La motivazione della droga, l’uso della droga è molto più potente di qualsiasi altra cosa... e per questo... l’evasione arriva al punto da minacciare la vita stessa. Mentre altre motivazioni come soldi, potere, prestigio, o... non rappresentano minacce per la vita.” 5 La tossicodipendenza e Vipassana Questo frammento di storia dimostra la capacità della gente di articolare i propri problemi, servendosi del linguaggio del mondo in cui vive. Il compito dello scienziato è essenzialmente quello di ricostruire l’inerente logica strutturale, il che si riduce spesso a formalizzare e commentare l’esattezza del giudizio espresso. La storia di Joe indica allo scienziato gli argomenti di base che occorre spiegare e sviscerare (tenendo presente che quella citata non è che una piccola parte di una lunga intervista). Riflessioni sull’esempio Ricostruire il testo in modo analitico esulerebbe dallo scopo di questo articolo. Considereremo soltanto alcuni punti essenziali che vengono in luce nel passaggio citato. Il primo è che l’assuefazione alla droga crea essa stessa assuefazione. Gli individui che sono predisposti alla dipendenza sono inesorabilmente risucchiati in una spirale di comportamento irrazionale che li trascina sempre più in basso. (Nella storia di Joe il tipo di droga assunto non era importante, ma la dipendenza fu progressiva e fatale). Il secondo punto riguarda le differenze tra i tipi di sostanza di cui si abusa. L’abuso di prodotti normali è una fuga dalla realtà, mentre l’abuso di droga minaccia la vita stessa dell’individuo. L’abuso copre una gamma vastissima, e più la droga è potente più rapidamente si creano dei guasti profondi. Il breve estratto citato più sopra indica che il problema della dipendenza dalla droga è sempre dialettico: rappresenta cioè l’interazione tra una generica 6 La tossicodipendenza e Vipassana tendenza alla dipendenza ed una dipendenza specifica, quella dalla droga. Compendio dei risultati E’ noto che la droga è un composto chimico che, assunto dal corpo, ne altera il metabolismo. E’ ovvio che non tutti coloro che assumono droghe sono tossicodipendenti. Il cosiddetto modello classico di dipendenza è certamente insufficiente. Questo modello sottolineava la natura intrinsecamente irresistibile della droga; secondo il concetto in questione, nessuno può resistere alla droga: è la sindrome di ‘una dose e sei spacciato’. Dopo gli anni quaranta e soprattutto negli Usa, questo concetto venne modificato. Il nuovo modello patologico individua altrove l’origine della dipendenza. Invece di identificarlo nella droga stessa, considerava che la sorgente della dipendenza fosse intrinseca ad una minoranza di persone, esposte alla dipendenza dalla droga in conseguenza di fattori (sconosciuti) insiti nella loro personalità. Una terza posizione, che si è sviluppata in seguito all’esplosione del consumo di droga negli anni ‘60, è una variante delle due posizioni precedenti e ne sintetizza gli argomenti. In essa si sostiene che la dipendenza non è una caratteristica inerente alla droga o agli individui, ma è la risposta personale ad un particolare tipo di esperienza. Il problema principale di tanta ricerca passata e presente è che ci si sbaglia nell’individuare l’origine della dipendenza. 7 La tossicodipendenza e Vipassana La dipendenza non deriva dalla droga La dipendenza non deriva dalla droga; ha inizio nell’individuo, nella sua situazione e nel suo desiderio di compiere una data esperienza. Si tratta di una comprensione molto più vasta ed unificata della dipendenza. Quest’ultima è una risposta molto personale e soggettiva ad un certo tipo di esperienza; è il risultato di un comportamento, non necessariamente inerente ad un individuo o ad una sostanza. Ma la principale questione da risolvere è la seguente: qual’è esattamente il meccanismo per cui si tende ad aumentare la dose, e che porta all’incessante consumo di droghe? All’inizio, quella di prendere la droga è un’esperienza piacevole, poiché dà la sensazione di essere liberati dall’ansia, mentre, di fatto, i fattori che scatenano l’ansia vengono ad essere rafforzati. La droga diminuisce la capacità dell’individuo di affrontare le difficoltà della vita. È qui che ha inizio il circolo vizioso della dipendenza dalla droga, che ha come forza propulsiva l’alternarsi di schiavitù e sollievo. Tutto ciò è certamente più complesso della pura dipendenza fisica. La chiave diagnostica alla patologia della dipendenza risiede nell’osservazione che il paziente persiste nell’uso della droga a dispetto delle conseguenze. Il che significa che togliere la droga non risolve il problema della tossico-dipendenza. 8 La tossicodipendenza e Vipassana Caratteristiche del progredire della dipendenza La ricostruzione di specifiche esperienze di tossicodipendenza presenta il seguente quadro: 1) La dipendenza ha inizio come esperienza piacevole, come ricerca di sensazioni gratificanti e fuga da quelle sgradevoli. Diventa dipendenza vera e propria quando l’esperienza non è più piacevole, ma la persona continua a rischiare il tutto per tutto nel tentativo irrefrenabile di ripetere ed intensificare l’esperienza soddisfacente precedentemente prodotta dalla droga. 2) La dipendenza diventa uno stile di vita: prevedibile, abituale e ripetitiva. Il tossicodipendente dubita della propria capacità di darsi degli obiettivi realistici e di produrre i risultati che desidera. Poiché non crede che i suoi sforzi verranno ricompensati, rinuncia ad impegnarsi. Per lui, la ricompensa è rappresentata dalla droga che ha scelto. 3) In conseguenza dello stile di vita adottato dal tossicodipendente (che usa, nella maggior parte dei casi, droghe illegali e molto costose), la sua condotta diventa trasgressiva nei confronti della società (attività criminali, prostituzione, ecc.). 4) Questi tipi di attività sono in antitesi con i valori che gli sono stati inculcati. Di qui nascono forti sensi di colpa e di odio di sé, che portano il tossicodipendente a ricorrere più pesantemente alla droga. Continua il circolo vizioso. 9 La tossicodipendenza e Vipassana I problemi da risolvere Riassumendo, la dipendenza corrisponde ad un eccessivo grado di assuefazione che è diventato abituale, ossessivo e coercitivo e tale da dominare la vita di un individuo in tutte le sue varie dimensioni - fisica, mentale, emotiva e sociale. Il che significa che strategie di cura ad una sola dimensione, siano esse individuali o basate su teorie psicologiche di socializzazione, non sono adeguate. La guarigione dalla dipendenza va fondata su un sistema multidimensionale. Tre sono i problemi da risolvere: 1) Occorre fornire una motivazione di fondo, visto che la personalità è andata quasi completamente distrutta. Il rapporto con l’analista può creare una base, la possibilità per il tossicodipendente di capire che c’è qualcosa di valido da recuperare. Egli può così diventare motivato a mettere fine alla sua dipendenza dalla droga. 2) La dipendenza va sradicata al suo livello più profondo, là dove ha origine la compulsione, la mancanza di controllo, e l’incessante ricorso alla droga nonostante le conseguenze nefaste. In altre parole, occorre estirpare la causa mentale alla sua radice. 3) Dopo l’iniziale trattamento residenziale intensivo, è necessario fornire un sistema di sostegno al tossicodipendente, che deve continuare ad essere seguito soprattutto durante il processo di reinserimento nella società. 10 La tossicodipendenza e Vipassana Rimuovere la causa profonda Per acquistare la libertà dalla dipendenza, bisogna eliminare la causa profonda. Questo lavoro di rimuovere la causa deve essere fatto in maniera molto sistematica; non può avvenire semplicemente modificando le circostanze esterne o per un atto di volontà. È un lavoro di introspezione, che consiste nello scoprire la causa delle pulsioni interne dannose, e nel determinare se si è in grado di rimuovere questa causa. La reazione alle sensazioni spiacevoli Si può cominciare a prendere la droga per un’infinità di ragioni, ma alla fine l’uso della droga diventa una reazione alle spiacevoli sensazioni fisiche risultanti dalla costante interazione di mente e corpo e dai pensieri che accompagnano questa interazione. Nonostante l’apparenza, non si diventa schiavi di qualcosa di esterno o di qualcosa che risiede nella droga stessa. Si diventa dipendenti dalle sensazioni del proprio corpo. Quando si assume una droga, nel corpo ha inizio un certo tipo di processo biochimico e si percepisce una determinata sensazione, che risulta gradevole. Si incomincia a provare desiderio per essa, si crea un’ abitudine, ed infine si diventa dipendenti dalla sensazione in questione. La dipendenza è perciò un processo continuo, perché non si vorrebbe mai smettere di godere di quella sensazione. Succede in ogni tipo di dipendenza. Si è dipendenti da tante cose, non soltanto dalle droghe e dall’alcol. Qui 11 La tossicodipendenza e Vipassana si tratta di una sensazione creata artificialmente che viene giudicata piacevole. Ma tutte le dipendenze (n.d.r: che siano al cibo, alle abitudini, al tabacco, al sesso, agli affetti) sono collegate alle sensazioni. L’esperienza è soggettiva Il mondo della fisica ha già cominciato a riconoscere che non si può separare l’elemento oggettivo da quello soggettivo. Recenti opere scientifiche sostengono una tesi importante, e cioè che ogni esperienza che sorge nella nostra coscienza è soggettiva, e non fa parte di un mondo esterno indipendente. Anche se percepiamo il mondo esterno come una serie di oggetti sensoriali, ciò che effettivamente raggiunge i nostri sensi è energia sotto forma di vibrazioni di diverse frequenze. La mente inconscia, che rappresenta ancora un’incognita per la scienza attuale, è in costante contatto con questi schemi energetici, che la fisica moderna spesso descrive semplicemente come complessi di probabilità statistiche. Queste vibrazioni non recano informazioni soggettive, ma assumono semplicemente un valore oggettivo. Innescano dei codici neurali, che il cervello e le sue valutazioni trasformano in un modello di un mondo esterno. A questo modello viene dato un valore soggettivo, ed esso viene proiettato fuori per formare il mondo soggettivo. Sfortunatamente, noi diamo il nome di ‘mondo oggettivo’ a questa mescolanza di elementi soggettivi ed oggettivi. Dal fatto che molti di noi vedono lo stesso tipo di mondo esterno, deduciamo di avere dei modelli similari. La similarità dei mo- 12 La tossicodipendenza e Vipassana delli non implica necessariamente l’uniformità del mondo che è all’origine di quei modelli. Il ruolo della meditazione Vipassana Si è dipendenti da un certo tipo di sensazione creata dall’uso della droga e dai conseguenti processi chimici che si producono nel corpo. La dipendenza ha raggiunto il livello più profondo della mente e con tutta probabilità si è radicata nell’inconscio. Poiché Vipassana, lavorando con le sensazioni, raggiunge il livello inconscio della mente, essa può estirpare le radici della dipendenza. La parte più profonda della mente è costantemente in contatto con le sensazioni fisiche. A mano a mano che diventiamo consapevoli delle sensazioni e che le osserviamo con equanimità, la dipendenza che esiste a livello inconscio viene automaticamente eliminata. L’interrelazione di mente e corpo è la chiave della meditazione Vipassana ed ha un’importanza cruciale nell’insegnamento del Buddha. Tutto ciò che sorge nella mente è accompagnato dalla sensazione. (Anguttara Nikaya 8, Mulaka Sutta). Pertanto l’osservazione delle sensazioni rappresenta il mezzo per esaminare la totalità del proprio essere, sia sul piano fisico che su quello mentale. 13 La tossicodipendenza e Vipassana La sensazione nell’insegnamento del Buddha Nel Satipatthana Sutta, il Discorso sui Fondamenti della Consapevolezza, il Buddha presenta la pratica della meditazione Vipassana per la purificazione della mente. Qui viene sottolineata l’importanza della sensazione (in pali, ‘vedaná’). Altri riferimenti al ruolo centrale delle sensazioni si trovano nei seguenti discorsi: Brahmajála, Pathama Ákasa, Pathama Gelánna, Indriya Bhávaná, Dìghanaka, Pahana, Mahá-Saláyatanika, Ápána. Quando il tossicodipendente comprende che, osservando se stesso attraverso le sensazioni, egli può liberarsi dalla dipendenza, e lavora sulle sensazioni con la meditazione Vipassana, egli è sulla via della guarigione. Ma la meditazione Vipassana non ha nulla di magico o di miracoloso. Occorre che vi sia un forte desiderio di uscire dalla dipendenza. Lavorare a questo scopo osservando se stessi a livello di sensazioni richiede una solida volontà. È a questo punto che assume importanza il ruolo dello psicologo, come è stato riscontrato in uno dei più validi centri di riabilitazione per tossico dipendenti dell’Australia. A Cyrenian House si opera con il lavoro di analisi, l’intervento di crisi, la filosofia integrata di Narcotics Anonymous, e la prima parte di un corso di dieci giorni di meditazione Vipassana, e cioè la meditazione Anapana, che consiste nell’osservazione di ogni inspirazione ed espirazione. La funzione dello psicologo è quella di stabilizzare il tossicodipendente, dargli una comprensione 14 La tossicodipendenza e Vipassana razionale della situazione, e motivare la persona a rimanere ‘pulita’ dopo l’uscita dal centro di riabilitazione. Si raccomanda poi la partecipazione ad un corso di Vipassana. Tuttavia, se non esiste una motivazione ad uscire dalla dipendenza, ed ed impegnarsi correttamente in base alle istruzioni ricevute, Vipassana non darà i risultati previsti. È la motivazione che permette al tossicodipendente di lavorare per sradicare le proprie negatività mentali e di far fronte alle difficoltà che inevitabilmente si incontrano durante un corso di Vipassana. Quando un individuo smette di consumare droghe, si trova ben presto un una situazione di disagio. Sentimenti e sensazioni sgradevoli affiorano alla superficie, e la mente reagisce con essi. I vari stadi Praticando la meditazione Vipassana per sradicare le cause del comportamento compulsivo, si passa attraverso vari stadi: 1) Le sensazioni vengono mantenute completamente nell’inconscio. Ciò significa che non appena c’è il minimo presentimento che un pÒ di disagio e di dolore sta per raggiungere la parte conscia della mente, il tossicodipendente cede immediatamente alla dipendenza, presumendo che questo serva a bloccare la sofferenza. 2) Con la pratica di Vipassana, ha inizio l’operazione. I sentimenti repressi, e con essi le sensazioni spiacevoli, incominciano ad emergere dalla mente 15 La tossicodipendenza e Vipassana inconscia. Questa è la parte più critica per il tossicodipendente, poiché la sua maggior debolezza risiede appunto nel rifiuto di affrontare la realtà profonda e spiacevole del suo inconscio. 3) La mente diventa gradualmente più equanime. Con l’osservazione della propria realtà interiore, si scopre per prima cosa che queste sensazioni sono accettabili e, in secondo luogo, che il condizionamento che distorce la percezione di queste sensazioni può gradualmente venire eliminato, con l’instaurarsi della pura consapevolezza e della saggezza. Con lo svanire dell’ignoranza, il paziente guarda la realtà così com’è. Le sotterranee tendenze di desiderio ed avversione vengono sradicate, e l’individuo emerge lentamente dalla sua dipendenza. Quali prospettive? Durante il periodo trascorso al Vipassana International Academy, ho constatato che molti dei tossicodipendenti che cercano di seguire un corso di Vipassana di dieci giorni non sono in grado di superare i problemi dello stadio n°2, e cioè di affrontare i sentimenti repressi e le sensazioni spiacevoli che emergono dalla mente inconscia. Di conseguenza, parecchi di loro lasciano la sede del corso all’inizio di esso, incapaci di afferrare la tecnica in profondità. Ciò dimostra che le attività di riabilitazione quali il rapporto con lo psicologo, le terapie di gruppo, role modelling, (drammatizzazione-psicodramma) o le cure post-trattamento, etc., non possono essere rimpiazzate da Vipassana, né le attività di riabilita- 16 La tossicodipendenza e Vipassana zione possono sostituire Vipassana. Dappertutto, comunità diverse si ispirano ad una varietà di concetti. (E’ il caso di Fair Oaks e Daytop, per citare due dei gruppi più efficienti degli USA). Alcune usano il lavaggio del cervello, altre dei metodi per sviare le mente; la maggior parte di questi sistemi tende, in ogni caso, a suscitare un forte sovvertimento emotivo. L’idea è sempre quella di provocare un certo tipo di trasformazione spirituale, che aiuti il tossicodipendente a guarire. Uno dei problemi principali della dipendenza da droga è che anche una singola assunzione di droga può scoperchiare il vaso di Pandora dei ricordi latenti. Le varie droghe possono essere paragonate a dei punti di compressione. Basta trovarne uno perché tutta la sequela di ricordi relativi alla droga si metta a vibrare come una grande tela di ragno. È questo processo di richiamare alla memoria e di rivivere che fa dire alla gente: “quando si è creata una dipendenza, si è sempre dipendenti”. Ora, considerando gli effetti della meditazione Vipassana, non siamo più tenuti a prendere per buona questa asserzione; la ricaduta non può più essere considerata un’inevitabilità biologica. Occorre però ricordare che “Quando si è stati dipendenti, si rischia sempre una ricaduta”. È qui che le normali terapie ed i metodi di stabilizzazione adottati per la riabilitazione dalla tossicodipendenza manifestano le loro limitazioni, e che viene in luce l’efficacia della meditazione Vipassana, la cui funzione è quella di sradicare tutte le impurità dal profondo dell’inconscio. Questo processo scientifico e sistematicamente controllato, che purifica l’inconscio e smitizza ogni genere di misteriosa 17 La tossicodipendenza e Vipassana trasformazione spirituale, è la forza propulsiva che allontana dalle ricadute, poiché combatte e spezza il meccanismo della dipendenza alla sua radice. Vipassana, dunque, funziona. Occorre però, preventivamente, preparare il terreno fornendo le motivazioni per sottoporsi a quell’operazione che Vipassana rappresenta; questo va fatto attraverso il rapporto con lo psicologo e l’apprendimento della meditazione Anapana da parte dei tossicodipendenti già in fase di riabilitazione. Dopo il corso di Vipassana, il sostegno di coloro che sono già usciti dalla droga, l’aiuto della famiglia, il programma di cure esterne, e la reintegrazione sociale in generale devono essere combinate con la profondità dell’esperienza meditativa e con la sua applicazione pratica nella vita quotidiana. Coloro che vogliono veramente liberarsi dalla tossicodipendenza hanno la possibilità di farlo: conquisteranno la loro indipendenza, e ciò andrà anche a beneficio di altri. Revisionato da Biblioteca Vipassana, 2015 18
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