Somnium Scipionis
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Somnium Scipionis
Somnium Scipionis Nel De Republica, dialogo sulla funzionalità dello stato romano repubblicano rispetto a qualsiasi altro tipo di governo, a un certo punto Lelio, uno dei dialoganti, si lamenta per il fatto che non siano state erette statue in onore di Scipione Nasica, uccisore di Tiberio Gracco. E Scipione Emiliano, replicando, sostiene che il saggio - pur consapevole della meritorietà delle proprie opere egregie- non deve desiderare né statue, né trionfi, tutti premi destinati a perire col tempo. A lui spettano premi ben più alti. Lelio chiede quali siano questi premi più alti degli onori umani. E Scipione Emiliano inizia il racconto di un sogno, grazie al quale dimostrerà che il premio alla virtus del buon cittadino sarà l'ingresso nello splendore dei cieli, dove l'anima vivrà beata in eterno. Egli racconta che durante un viaggio in Numidia gli sarebbe apparso suo nonno, Scipione Africano, il vincitore dei Cartaginesi, che gli avrebbe parlato, dall'aldilà, della sorte fortunata degli uomini virtuosi, soprattutto, i più cari agli dei, gli uomini che hanno a cuore il bene dello stato. Essi vivrebbero insieme a Scipione Africano stesso, in un mondo iperuranio, nell'armonia dei cieli degli otto pianeti ruotanti intorno alla terra. Segue una meticolosa - ma comunque poetica - descrizione del cosmo, delle sfere rotanti ed emettenti suoni armonici impercepibili dall’orecchio umano; nella vastità dell’universo, a poco vale la gloria terrena. La terra è divisa in cinque zone dai poli, dai tropici e dall’equatore, e solo due di esse sono abitate. Inoltre,la durata dell’anno solare è solo un’infinitesima parte di quello cosmico, che è il vero punto di riferimento assoluto: questi accenni all’anno cosmico, cioè al mito della palingenesi e dell’eterno ritorno, che rende minuscolo e vano ogni sforzo terreno e umano in particolare, conferiscono all’opera un’ottica sub specie aeternitatis. Il messaggio fondamentale, comunque, è che l'aldilà è il premio alla virtus dei buoni cittadini, e che solo grazie alla virtus si ottiene la vera immortalità e la beatitudine eterna. Le fonti Quali le fonti del Somnium? Dobbiamo distinguere due tipi di tematiche che si intrecciano: una è quella dell' esistenza di un mondo ultraterreno, ovviamente raccontata da parte di un defunto a un vivente. L'altra, quella dell'apparizione in sogno. 1) PLATONE, nella REPUBBLICA, racconta di Er che, morto da dodici giorni, risorge per raccontare ciò che aveva visto nell'aldilà. Questo episodio suscitò l'ilarità di tutti gli ambienti materialisti, specie epicurei: per questo va ad intrecciarsi con l'altra tradizione, quella del sogno, dunque ben più accetta a Cicerone rispetto a quella del morto resuscitato. 2) Il sogno era comunque presente anche in PLATONE STESSO, CHE NEL CRITONE racconta che Critone si reca all'alba da Socrate, lo sveglia, e quello racconta che aveva appena fatto un sogno (e i sogni dell'alba sono quelli veritieri): una donna bellissima gli diceva: Socrate, nel terzo giorno tornerai a Ftia dalle fertili zolle (verso omerico con cui Achille dice di non voler combattere più e di voler tornare a casa). Socrate vi lesse un presagio di morte, intendendo la casa come il mondo dell'aldilà, il ritorno alla vera patria. 3) Ma anche ARISTOTELE nell' EUDEMO racconta di un sogno avuto da Eudemo, febbricitante per una malattia: sarebbe guarito, il tiranno sarebbe morto, il quinto anno sarebbe tornato a casa. E tutto si avverò: guarì, il tiranno morì, e il quinto anno tornò a casa anche Eudemo, cioè morì. Anche in Aristotele la morte è vista come un ritorno a casa, dunque si pensa ad un mondo ultraterreno, all'aldilà. 4) Infine, questo può essere considerato un topos letterario di lontana origine mistica: già da Pitagora e poi negli stoici e, come abbiamo visto, in PLATONE (FEDONE) l'anima è considerata prigioniera del corpo e desiderosa di tornare nella propria sede. 5) Il tutto si innesta, comunque, in una tradizione squisitamente romana diffusa, quella delle INCUBATIONES, i sogni nel tempio: un re che avesse dormito in un tempio avrebbe avuto la visione dell'eroe abitatore del tempio, che gli avrebbe dato ammaestramenti. A Roma questo culto si collocava nell'isola tiberina, nel tempio di Esculapio. Accio, per esempio, racconta (da un frammento del Brutus) che Tarquinio prisco era solito praticare le incubationes. E secondo la tradizione anche Scipione l'Africano ricorreva a questa pratica. 6) Cicerone stesso ci fornisce una fonte quando, all'inizio del Somnium, dice che sermones nostri pariant aliquid in somno tale, quale de Homero scribit ENNIUS. Si riferisce al fatto che Ennio era solito parlare spesso di Omero durante il giorno, e questo deve avergli causato quel sogno raccontato negli Annales in cui Omero gli appare e gli racconta di essere prima trasmigrato in un pavone, poi in Ennio stesso (investitura poetica). 7) Sulla natura dell'anima e sul moto degli astri, infine, aveva riflettuto PANEZIO, che Cicerone conosceva attraverso il suo stesso maestro, POSIDONIO DI APAMEA. Tali cognizioni vanno a fondersi con altri topoi, il ciclo di distruzione-rinascita del mondo (l’anno cosmico, o il magnus annus stoico da fondere con le tradizioni italiche ed etruschedei miti della palingenesi), neopitagorico ma anche mistico e orientaleggiante; le conoscenze geograficoastronomiche di Eratostene. Si comprende, dunque, perché il Somnium venne considerato da Macrobio come perfectus, quo universa philosophica continetur integritas: esso contiene tutto il sapere filosofico nella sua completezza. Per concludere, è evidente che dalla tradizione filosofica greca prende: PLATONE (Er : aldilà=casa; Fedone: corpo=prigione; Critone: aldilà=casa) ERACLIDE PONTICO: Empedotimo di Siracusa visita l’Aldilà CLEARCO DI SOLI: De somno Da quella romana, invece: ENNIO INCUBATIONES VALORI AUTENTICI (dialogo nonno-nipote, orgoglio della tradizione e della storia romana TRADIZIONE POETICA 8lucrezio, Properzio (elegia) Tradizione Non a caso il Somnium ci è pervenuto integralmente, avulso dal suo contesto, e apprezzato (dunque tramandato) anche dagli autori cristiani dei primi secoli, meravigliati del fatto che uno scrittore pagano potesse raggiungere tali altezze di concezioni trascendentali. E così il De re publica ci è pervenuto solo in parte: il primo libro, parte del secondo, frammenti del terzo, quarto e quinto, e del sesto libro, per altre vie, solo la parte del Somnium. I passi mancanti sono ricostruibili per lo più da citazioni di frammenti di altri autori come S. Agostino, Lattanzio e Macrobio. Il De re pubblica andò perduto probabilmente dall'anno Mille, e fu ritrovato solo un codice nel 1826 in un palinsesto vaticano proveniente da Bobbio, a opera di Angelo Mai, cui Leopardi dedicò la canzone Ad Angelo Mai, quand'ebbe ritrovato i libri di Cicerone della Repubblica. I temi - immortalità dell'anima - esaltazione della virtus del buon cittadino - corpo come prigione, e tuttavia munus assegnato all'uomo da dio per praticare la virtus e la pietas (illiceità del suicidio) - ideale di civitas umana su immagine della perfezione cosmica -caducirtà della gloria terrena - opere (e vita attiva) come mezzo per guadagnarsi la gloria ultraterrena - dignità dell'anima umana. Problemi 1) Nel Somnium si cela un profondo dissidio: da un lato il disprezzo delle cose terrene, dall'altro l'esaltazione della virtus del buon cittadino, che deve bene operare per lo stato. Si tratta dell'eterno dissidio tra theoria e praxis, tra otium e negotium, simboleggiato dal fatto che l'Emiliano non riesce a staccare lo sguardo dalla terra, e viene più volte richiamato per questo dall'Africano. Il dissidio fu propio di Cicerone. 2) Impostazione del sistema cosmologico: EGIZI PITAGORA ARISTOTELE PLATONE Luna - SOLE - Mercurio - Marte - Giove - Saturno CALDEI ARCHIMEDE CICERONE ( DANTE): Luna - Mercurio - Venere - SOLE - Marte - Giove - Saturno Cicerone deve fondere la tradizione antica, greca e orientale, con quella autenticamente romana che alla fine risulta prevalente sulle altre
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