Partecipa anche tu a questa iniziativa letteraria e scrivi la tua
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Partecipa anche tu a questa iniziativa letteraria e scrivi la tua
By Paolo Audino Partecipa anche tu a questa iniziativa letteraria e scrivi la tua esperienza di vita legata alle canzoni, alle melodie di Amedeo. Concorso letterario i ricordi del cuore Racconta la tua esperienza di vita legata alle canzoni, alle melodie di Amedeo Minghi Cinquantanni di vita artistica. Per la prima volta, sarà il pubblico, a raccontare cosa in questi decenni è accaduto attraverso la melodia di Amedeo Minghi, colonna sonora di ognuno di noi. Quale festeggiamento migliore allora, che esprimere, attraverso un racconto, le nostre emozioni, i ricordi, legati alle centinaia di canzoni che nel tempo sono entrate a pieno titolo ne “il nostro comune passato”. REGOLAMENTO art. 1 Il concorso nasce da una idea di Amedeo Minghi ed è presieduto da una giuria tecnica che valuterà i racconti partecipanti al Concorso, previa visione e accettazione del regolamento. art. 2 Il concorso è aperto a tutti: con testi in lingua italiana e straniera (purché con tradu zione ITALIANA) che raccontino esperienze di vita, emozioni, ricordi, aneddoti, storie legate alle canzoni e alle melodie di Amedeo Minghi. I testi dovranno essere tassativamente inediti (fino al giorno della pubblicazione) e non premiati in altri concorsi letterari, pena l’esclusione dal concorso. Ogni autore potrà inviare un solo testo. Non potrà superare mezza pagina A4 (documento word corpo del carattere 12). art. 3 I partecipanti dovranno inoltre corredare il componimento di Nome e Cognome o Pseu- donimo, data di nascita, recapiti telefonici e indirizzo, zona di appartenenza. art. 4 L’iscrizione potrà avvenire solo tramite e-mail entro e non oltre il 20 febbraio 2016 (salvo proroghe). INVIO TELEMATICO - Per l’invio telematico bisognerà trasmettere via e-mail, ovvero all’indirizzo [email protected] art. 5 La partecipazione al Concorso implica la piena ed incondizionata accettazione di questo regolamento e la divulgazione del proprio nome, cognome (o pseudonimo) su qualsiasi pubblicazione. L’organizzazione attraverso la presente adesione acquisisce implicitamente il diritto di pubblicare liberamente e senza alcun vincolo, tutti i componimenti ritenuti idonei. art. 6 Le opere saranno valutate a giudizio insindacabile e inappellabile della Giuria tecnica che per motivi di serietà non verrà rivelata fino a giudizio espresso. Per garantire la massima trasparenza e regolarità concorsuale tutti i testi saranno valutati anonimamente e senza possibilità di ricondurli all’identità dell’autore. art. 7 Le opere valutate positivamente saranno inserite in una iniziativa editoriale ufficializzata da Amedeo Minghi, nei tempi e nei modi che l'artista riterrà opportuni. art. 8 La giuria tecnica, mossa da buon senso, laddove lo ritenesse opportuno, potrà intervenire sulla resa in italiano, di quei testi, che pur ritenuti interessanti, siano carenti per linguaggio e stile. art. 9 La giuria, a suo insindacabile giudizio, potrà intervenire quindi con un lavoro di editing sui testi inviati, potrà ridurli e apportare modifiche. > Accetto che ai sensi del D.Lgs. 196/03, i miei dati siano utilizzati ai soli fini promozionali. Dichiaro inoltre di accettare tutte le norme espresse nel regolamento. In caso di iscritto minorenne dovrà essere inviata carta di identità di chi ne esercita la potestà genitoriale. AMEDEO MINGHI “Riconosco Dio, nel coraggio di chi sa vivere” Niccolò Carosi Il percorso artistico di Amedeo Minghi ha peculiarità uniche che spesso sfuggono alle traiettorie di chi si trova, di tanto in tanto, a contatto con la sua musica; il rischio è quindi di non comprenderne la direzione e le evoluzioni annesse. Questo accade, perché un artista in bilico fra successi e scelte personali, non pianifica mai il suo percorso in modo organico, non ha un metodo, ma si affida al suo inconscio: è un mare fermo nella sua sostanza, eppure sempre mosso da bellezza e insoddisfazione. Accadde così che Minghi fu scelto e contattato per interpretare un brano che era in bozza: Un uomo venuto da lontano: «Come tutte le cose belle della vita, accadono per caso, perché io e Marcello Marrocchi abbiamo scritto una canzone che doveva essere un semplice omaggio a una persona, Karol Wojtyla, che avevamo però intuito sarebbe stata eccezionale e importante; il brano è stato scritto nel 1992 e pubblicato solo nel 1998. - racconta Minghi - Scrivere una canzone per un uomo che sicuramente stava facendo delle cose impreviste, imprevedibili e importanti, era sicuramente interessante, ma mai avrei immaginato potesse segnare così la mia vita». Nacque così Un uomo venuto da lontano e il suo leggendario videoclip che ha il primato storico di essere l'unico video musicale autorizzato da un Papa, ormai Santo. «Aveva capito tutto dei mass media, ma questi non avevano capito nulla di lui. Quest’uomo ha saputo parlare a chi non la pensava come lui, ed è riuscito a comunicare i suoi messaggi a tutto il mondo e a tutte le generazioni per la sua predisposizione all’ascolto e all’utilizzo efficace dei mezzi di comunicazione di massa. Dietro il videoclip di Un uomo venuto da lontano , il primo in cui compaia ufficialmente un Pontefice in veste di protagonista, c’è un discorso molto più complesso. - riflette Amedeo - Non avevamo capito che, attraverso quel video, Giovanni Paolo II stava facendo catechesi. - aggiunge - Mi ritrovai ad eseguirla nella Sala Nervi, con l’orchestra e il coro diretti da monsignor Marco Frisina. Il concerto faceva parte di una serie di celebrazioni per il 50° di sacerdozio del Papa. Fu una grande emozione; ma era soltanto l’inizio. Il Papa aveva seguito il concerto a pochi metri da me e, alla fine, mi incontrò, per pochi minuti, mi fece i complimenti e, sorridendo, mi chiese il testo della canzone perché, mi confessò, non aveva capito tutte le parole... Incontrai Giovanni Paolo II altre quattro volte, anche insieme a mia moglie Elena e alle mie due figlie: tra noi era nata quasi un’amicizia. La relazione con lui ha cambiato la mia esistenza: mi sono rimaste nel cuore soprattutto la sua grande energia e lo spirito di libertà ed indipendenza che riusciva a preservare in una posizione così difficile come la sua. Anche se lavorava e viaggiava moltissimo, riusciva sempre a fare sport, andava in montagna anche di nascosto, era sempre in contatto con le nuove generazioni, con i piccolissimi, scriveva poesie, faceva teatro, amava la musica, cantava. Ha avuto una vita molto intensa, piena anche di tante sofferenze, molte delle quali sperimentate prima di diventare Pontefice ». «La proposta del video – ricorda Minghi mi venne dallo stesso Vaticano, dove mi dissero che, se avessi incluso la canzone in un mio disco, mi avrebbero concesso l’autorizzazione a usare immagini inedite. Stavo ultimando l’incisione di un mio album, Cantare è d’amore, ma non mi sembrava il contesto adatto per includere il pezzo. L'album viveva già della partecipazione a Sanremo, inoltre aveva una impronta Panelliana bene precisa e avevo impostato già un mondo visionario lontano dagli eventi storici. Così aspettai e Un uomo venuto da lontano fu inserito in Decenni, uscito il 25 settembre del 1998 con incorporato un cd-rom con il videoclip; Decenni è un cd acustico che si lega allo scorrere del tempo e quindi mi è parso più adatto a contenere questa canzone, che non fu mai amata dai discografici di allora, sicuramente perché mi schierava ideologicamente verso quella cristianità che è mai stata di moda nel mio ambiente. Infatti Decenni ebbe una vita a sé stante al di là de Un uomo venuto da lontano e il suo videoclip... Con il prezioso aiuto di Piero Schiavazzi, responsabile allora di Telepace, realizzammo il video, che comprende in poco più di tre minuti immagini che vanno dalla giovinezza di Karol Wojtyla sino all’attentato in piazza San Pietro; dai viaggi in Africa agli incontri con Madre Teresa e Castro...» Da queste informazioni apprendiamo come lo spostamento mediatico dell'attenzione verso un Minghi, non solo cantante dell'amore, ma anche della Fede, sia essenzialmente un clamoroso fraintendimento. La fede è una sfumatura che da sempre è radice nel canto d'amore, inteso come slancio civile verso una pienezza emotiva. Gli ammiratori più esperti ricorderanno album come Cuori di pace, Serenata, che danno a pieno titolo uno valore al concetto di Fede, certamente in ambiti diversi, ma comunque non lontani dagli episodi futuri di incontro artistico con la fede. Si pensi al brano La breccia, una canzone d'amore che si interseca con la Storia e si esprime attraverso un percorso di amore e fede verso l'altro in particolare, mentre sullo sfondo c'è un Italia che si compone di guerre, guerriglie, povertà e rinascita. La considerazione più importante riguarda il fatto che questo chiasso mediatico comprensibile nei confronti di Minghi e della “canzone del Papa” non deve essere mai associato ad una operazione commerciale: forse Amedeo Minghi più di altri ha pagato a caro prezzo questa inevitabile, ma restrittiva, associazione ad essere definito un artista cattolico, cristiano. In realtà Amedeo è un artista e come tale si serve della sensibilità e della sensitività per intercettare ed esprimere un mondo che non può essere definito cattolico o musulmano o ebraico, ma è un mondo che assorbe il suo tempo. Una risposta artistica definitiva e puntuale arriva nel 1999. Il Vaticano commissiona un brano a Minghi, Gerusalemme, ma l'artista trasforma questa occasione in una meravigliosa iniziativa di pace. L'antropologia che sottende la canzone, nella composizione musicale e in quella testuale risentono di una serie infinita di rimandi che esaltano un quadro complessivo di una vera e propria religione universale. Il tutto viene accentuato dalla interpretazione a tre voci del 2008: Minghi con l’israeliana Gabriel Orit ed il palestinese Hakeem Abu Jaleela. Una vera preghiera pagana innalzata alla Dea Madre... «Gerusalemme – spiega Minghi - anche nella Bibbia è descritta come una donna. Questi testi li ho scritti ispirandomi ai Testi Sacri, nel senso che non li ho copiati, per carità, ma sono andato a prendermi il significato di certe cose: Spesso Gerusalemme è stata descritta nelle Scritture come un donna, tant’è che come una “donna bellissima e meravigliosa” e sempre è stata e ancora oggi è contesa ». Il risultato è un brano raffinato, ipnotico e suggestivo, sicuramente una punta altissima del percorso compositivo di Amedeo. Il coro ancora una volta, come ci aveva già sorpreso con l'album I ricordi del cuore, diviene tessuto di un perfetto organismo musicale. Presentiamo in esclusiva, filmati attestanti l'impegno civile e sociale di Minghi. Clicca qui Amedeo Minghi e la Francia tra suggestioni e intenzioni Filippo Alosi Nel corso degli anni Amedeo ha incrociato più di una volta la cultura francese. Nel 1983 con la sublime “St. Michel”, scritta assieme a Gaio Chiocchio e contenuta nell’album “1950”; nel 2009 musicando e interpretando due fra le più belle poesie di Charles Baudelaire: “La musique” e “L’homme et la mer”, contenute entrambe nella celebre raccolta “Les Fleurs du mal (I fiori del male)”. Partiamo dalla canzone di cui parlo per prima. Amedeo e Gaio, affascinati dall’isolotto di Mont Saint Michel (situato in Nor- mandia, nella parte settentrionale della Francia) decidono di scrivere quel capolavoro che intitoleranno proprio St. Michel. L’isola in questione è avvolta da un fascino senza tempo: grazie ad un fenomeno naturale legato alle alte e basse maree, l’acqua del mare che la circonda periodicamente sale e scende. Così capita che, in determinati momenti, l’unica strada che “dalla Francia emerge a St Michel” e conduce in questo splendido posto viene som- mersa dalle acque e la cittadina rimane del tutto isolata dal resto del mondo. Pensate che, in alcuni periodi dell’anno, l’acqua può salire o scendere di ben 14-15 metri. La forma particolare di questo luogo, l’antichissima abbazia sita in cima alla città, le guglie e le torri che dominano dall’alto, contribuiscono a completare quell’atmosfera affascinante che ha portato Amedeo e Gaio a voler omaggiare questo luogo con la canzone che tutti amiamo. L’idea di scrivere “St. Michel” nasce da un racconto di Victor Hugo in cui, lo scrittore francese, parla appunto di questo luogo. Hugo lo descrive con delle frasi alquanto suggestive. Su tutte ricordo quella che ama citare spesso Amedeo e in cui si parla delle “maree che arrivano alla velocità del galoppo di un cavallo”. Al centro del testo l’Amore. E come potrebbe essere altrimenti, vista la magia della location? Così, sin dalle prime frasi, ecco spuntare una metafora: “L’Amore cresce come la marea”. E poi eccone un’altra: “Il mare che ci unisce e ci divide” . Fra una metafora e l’altra si parla di questa isola che “è come un capriccio in mare aperto” . Come l’Amore che, a volte, è irragionevole e ci fa prigionieri di sguardi e di carezze che ci rapiscono portandoci in un’altra dimensione. Del resto quando c’innamoriamo non cerchiamo un’isola in cui perderci per vivere fino in fondo questo sentimen- to? Un’isola che sia tutta nostra e di chi amiamo, un luogo dell’anima in cui vi sia posto solo per noi? “Poi ti ho detto: guarda, amore, il mare come sale. E’ difficile tornare alle nostre case. Tornare al porto senza barca e senza vela. Se le biciclette fossero gabbiani voleremmo via nel cielo più a sud. E di notte l’estate qui è tanto fredda, stringiti a me amore mio.” Questa canzone nel 2009 valse ad Amedeo un prestigioso riconoscimento. Nell’Abba- zia dell’isola, infatti, gli fu consegnata dal sindaco la chiave della città. Nell’occasione il nostro melodista interpretò, oltre a “St. Michel”, alcuni dei suoi più grandi successi. Ricordo, fra le altre cose, che nessun altro s’era mai esibito in questa Abbazia. Per Amedeo, visto l’entusiasmo legato a ciò che ha scritto, fu fatta una vera e propria eccezione. A questa esperienza si aggiunge un altro progetto che, senza ombra di dubbio, ampliò il piacere delle autorità francesi ad averlo come ospite in più occasioni. Nel 2009 musicò ed interpretò “La musique” e “L’homme et la mer”, due fra le più prestigiose poesie contenute nella raccolta “I fiori del male” di Charles Baudelaire. Queste vere e proprie chicche trovano posto nel cofanetto “L’ascolteranno gli americani”, contenente un DVD con la regi- strazione dell’evento legato ai 40 anni di carriera e tenutosi all’Auditorium della Conciliazione il 2 febbraio 2008, un CD con il live registrato nel 2003 presso l’Auditorium Parco della Musica ed un secondo CD con i suoi più grandi successi. Il nostro cantautore ha sempre amato sorprenderci e, con questo omaggio a Baudelaire, l’ha fatto per l’ennesima volta. Le musiche che ha scritto e il modo in cui ha interpretato le due poesie c’hanno colpito per l’intensità. Inoltre la lingua francese, almeno per me, dona alle canzoni un’atmosfera particolarmente suggestiva. La cultura è una risorsa straordinaria, una risorsa che amplia gli orizzonti e ci rende più saggi e illuminati. Amedeo ha fatto della cultura un punto fermo, la sua musica nasce e si sviluppa in un ambiente mentale raffinato e pieno di stimoli. E nelle sue opere non mancano quasi mai citazioni e riferimenti di un certo rilievo sia culturale sia artistico. Ci ha abituati così, ci ha viziati con la sua eleganza e con la capacità innata di non scrivere mai niente che sia paragonabile a “semplici” canzoni qualunque. In conclusione, augurando a tutti “buona cultura”, riporto le due poesie di Baudelaire in lingua originale e in italiano. Charles Baudelaire La Musique – La musica La musique souvent me prend comme une mer! Vers ma pâle étoile, Sous un plafond de brume ou dans un vaste éther, Je mets à la voile; La poitrine en avant et les poumons gonflés Comme de la toile, J'escalade le dos des flots amoncelés Que la nuit me voile; Je sens vibrer en moi toutes les passions D'un vaisseau qui souffre; Le bon vent, la tempête et ses convulsions Sur l'immense gouffre Me bercent. D'autres fois, calme plat, grand miroir Spesso la musica mi porta via come fa il mare. Sotto una volta di bruma o in un vasto etere metto vela verso la mia pallida stella. Petto in avanti e polmoni gonfi come vela scalo la cresta dei flutti accavallati che la notte mi nasconde; sento vibrare in me tutte le passioni d'un vascello in travaglio, il vento gagliardo, la tempesta e i suoi moti convulsi sull'immenso abisso mi cullano. Altre volte, piatta bonaccia, grande specchio della mia disperazione! De mon désespoir! L’homme et la Mer – L’uomo ed il Mare Homme libre, toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir; tu contemples ton âme Dans le déroulement infini de sa lame, Et ton esprit n'est pas un gouffre moins amer. Tu te plains à plonger au sein de ton image; Tu l'embrasses des yeux et des bras, et ton cour Se distrait quelques fois de sa propre rumeur Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage. Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets: Homme, nul n'a sondé le fond de tes abîmes; O mer, nul ne connaît tes richesses intimes, Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets! Et cependant voilà des siècles innombrables Que vous vous combattez sans pitié ni remord, Tellement vous aimez le carnage et la mort, O lutteurs éternels, o frères implacables! Sempre il mare, uomo libero, amerai! perché il mare è il tuo specchio; tu contempli nell'infinito svolgersi dell'onda l'anima tua, e un abisso è il tuo spirito non meno amaro. Godi nel tuffarti in seno alla tua immagine; l'abbracci con gli occhi e con le braccia, e a volte il cuore si distrae dal tuo suono al suon di questo selvaggio ed indomabile lamento. Discreti e tenebrosi ambedue siete: uomo, nessuno ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi; nessuno ha conosciuto, mare, le tue più intime ricchezze, tanto gelosi siete d'ogni vostro segreto. Ma da secoli infiniti senza rimorso né pietà lottate fra voi, talmente grande è il vostro amore per la strage e la morte, o lottatori eterni, o implacabili fratelli! LINK UTILI https://youtu.be/vpyDFmmRfFs (St. Michel – Live 2010 al Teatro Ghione di Roma) https://it.wikipedia.org/wiki/Mont_Saint-Michel (Qualche informazione su Mont Saint Michel) https://youtu.be/_Btt_EOA5qA (L’homme et la mer – Live Teatro Ghione) https://youtu.be/1TYRy0M7m8k (St. Michel – Live 1990 Santa Maria in Trastevere) https://youtu.be/R-E6k_QimpM (Intervista a Uno mattina sul viaggio a Saint Michel) https://youtu.be/2yRBtuizTaw (La musique – Live Teatro Ghione) https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Baudelaire (qualche informazione su Charles Baudelaire) Anno 2009 - Pellegrinaggio a Lourdes CON IL CUORE SI VINCE Gianluca Lucchese Abbiamo preso le “ferie col naso in aria ” ci siamo messi in viaggio e siamo ritornati. L’estate, il sole e il mare, stanno lasciando posto ad altro “con l’autunno alle porte e il mio cuore alle corde di felicità”. Mh, “è già passato un anno e un cuore esatto” con “Agosto assonnato allo specchio”. Adesso che il buio viene a trovarci un po’ prima, mi verrebbe da fissarlo negli occhi, sempre che riesca a scovarli, per dirgli che “Io odio settembre, io odio la sera”, ma in questa federa di pensieri notturni con “il sonno che non arriva mai”, mi basta un click sulla nostra amata radio per avere di nuovo la luce, la musica giusta che mi avvolge “e la tua voce al cuore mi va” come una rosa che “a Settembre è dolcezza e coraggio”. Così, “guardo fuori, vedo cuori e sogno gli alberi che anch'io, ho scalato anch'io “. “Sembra niente ma il cuore era il mio”. Perché quando si segue il cuore, non ci si sbaglia mai: nemmeno partendo “(d)alla fine”. E anche se calziamo scarpe non adatte, affrontiamo condizioni avverse e tagliamo il traguardo per ultimi, arrivando a gara conclusa, si è vinto lo stesso. Serenella lo sa. Ecco, ascoltando Amedeo è questa la sensazione che si ha sin dal principio. Si vince. E anche se “ c'hanno spezzato il cuore i grandi, come Africa e Brasile abbracciati”, se c’è vento o ci sono i temporali, ci si raffredda insieme ormai o i nostri passi affondano nella sabbia, si vince lo stesso. Le sue parole sono sciarpe di lino e cotone o lana e cachemire, a seconda dei nostri bei ricordi del cuore. La sua “voce al cuore mi va” che “raddoppia i mille battiti” e ci tiene svegli, sempre, con “quel vento caldo che ci porterà la sabbia nelle lenzuola e tanto amore nel cuore. Troppo per farci dormire”; “il desiderio dell’amore, si sveglia più nel sonno che nel cuore”. Cantare col cuore, del cuore, per il cuore, è un gesto per i forti, da un forte, con forza. Perché le emozioni grandi, così come i dolori e le sofferenze, si sa, risiedono solo in cuori altrettanto capaci: “ D’amore si può anche volare se tu cancelli il dolore e la paura ”: “il cuore è un grande aquilone”. Amedeo segue caparbio con le proprie scarpe quella strada e noi, emozionati, che al vederlo ci “bastano gli occhi lucidi”, gli corriamo appresso ovunque. Lui non ci ha “ carezzato male in fondo al cuore, al contrario del verso della vita”, anzi! Ho visto gente che a Cracovia, sotto un diluvio, in una ricorrenza buia, triste e gelida, ha celebrato la vita grazie al canto del Maestro, perché il cuore era il “suo”. Quelle corde vocali, per natura, anatomia e temperamento, hanno l'eleganza di un abito da sera; mai fuori luogo, sempre al posto giusto. Quando vibrano non è per contratto o dovere, ma per il semplice fatto di amare ciò che ci stanno raccontando dal cuore. E così, il nostro miglior Minghi, sottovoce o deciso, con passo forte o in punta di piedi, ci accompagna in un cammino dal sapore magico e affascinante che solo chi non “ è nato alto forte e bello ed intelligente come un uccello che di giorno vola alto in cielo” non se ne accorge. Ed è per questo che noi fans siamo tutti nati alti forti e belli, intelligenti come uccelli e che di giorno voliamo alti, altissimi, in cielo, con un “cuore di pace” e con le ali che “basta un attimo” che “sbattono sul suo cuore d’oro e sul mio”. Sì perché “anche tu sei qui, qui nel cuore mio”, Amedeo e “nel mio cuore c’è un giardino per te” come “lo spasimo del cuore mio”. “Io non lo so se il cuore è innocente”. È certo che non potrei scrivere su altre riviste dedicate a cantautori che non siano il Maestro, altrimenti i miei articoli, con tutto il rispetto per Valeria Rossi, sarebbero una roba tipo un colpo di pistola, come “dammi tre parole, sole, cuore amore” e lì finirebbe la mia ambizione di scrivere emozionando anche il lettore che “stringe i denti, stringe il cuore” e “la pistola che male sotto la giacca sul cuore”! Un “cuore di vetro”. Amedeo è il lenzuolo nostro e noi faremo da cuscino a lui in un “vagoncino blu “ che porta ai suoi concerti, trainato dai cuori che “ son cavalli scossi in noi” o da “una nave che sull’amore rema”. Per finire, “i primi amori intorno al cuore vorrei, per festeggiare gli altri amori miei” che poi non sono che tutte quelle canzoni prestate o regalate ad altre voci del panorama italiano ed estero, che non “sono solo piccoli particolari”. Una volta il maestro ha detto che - le canzoni belle, quelle con la C maiuscola, non dovrebbero aver bisogno del cantante, che è un “di più”, un “purtroppo”-. Io non c’ho creduto, ma forse, in fondo in fondo, non ci credeva nemmeno lui, oppure quella C maiuscola potrebbe, invece, essere proprio quella che indica il Cuore o che “scuote forte il cuore” e forse un po’ di ragione in quelle parole, possiamo trovarcela. Così, adesso che ci allontaniamo dalle spiagge, da “ Sotto l’ombrellone, con te, su due sedie a sdraio”, non “resteremo tutti quanti all’ombra ad assaggiare il polpettone” di altre canzoni, altri autori, altre finte emozioni da cuori altrettanto finti. No. A noi, “che non ci lasceremo mai, uniti e liberi così, indivisibili così”, piacciono quelle vere. E le aspettiamo di nuovo, solo dal tuo cuore, Amedeo. SPECIALE FANTAGHIRO' INTERVISTA SERGIO STIVALETTI Massimo Mastrogiovanni ABBIAMO INTERVISTATO, IN ESCLUSIVA PER VOI, SERGIO STIVALETTI, IL GENIO DEGLI EFFETTI SPECIALI, IDEATORE E CREATORE, DA OLTRE 30 ANNI, DI PERSONAGGI, MOSTRI, CREATURE FANTASTICHE PER IL CINEMA E PER LA TELEVISIONE. HA COLLABORATO CON ALCUNI TRA I PIÙ GRANDI REGISTI ITALIANI COME DARIO ARGENTO, MICHELE SOAVI E LAMBERTO BAVA. PER QUEST’ULTIMO HA REALIZZATO GLI EFFETTI SPECIALI E LE CREATURE DELLA SAGA DI “FANTAGHIRÒ”, DI “ DESIDERIA E L’ANELLO DEL DRAGO” E “SORELLINA E IL PRINCIPE DEL SOGNO”. che avrebbe realizzato delle favole per la TV . Per me, ovviamente, era una cosa molto importante perché capivo che si passava dagli effetti orrorifici, spesso splatter, tipici del genere horror da cui venivo, ad un altro tipo di effetti dove ci sarebbe stato spazio per personaggi e creature fantastiche. Ma non sapevo ancora cosa mi aspettava. Cominciai a lavorare contemporaneamente sia per il film di Soavi che per Fantaghirò di Lamberto che era un progetto molto diverso rispetto a quello che avevo fatto fino ad allora ma al quale non avrei mai rinunciato! SERGIO, COME RICORDI L’INIZIO DELLA FORTUNATA COLLABORAZIONE CON LAMBERTO BAVA PER I SUOI FANTASY TELEVISIVI? Quando iniziai a lavorare al progetto di FANTAGHIRÒ ricordo che Lamberto Bava doveva fare la regia de La Chiesa (Demoni 3) che poi, invece, passò a Michele Soavi. Lamberto mi chiamò dicendomi RISPETTO AL GENERE DA CUI VENIVI, CHE È SEMPRE STATO L’HORROR, COSA HAI PENSATO DI QUESTO PROGETTO DI NATURA TOTALMENTE FANTASTICA E COME TI SEI PREPARATO AD AFFRONTARE LA SFIDA? Dalle prime riunioni mi resi subito conto che c’erano da fare molti animali fantasti- ci e che l’atmosfera favolistica consentiva di ridisegnare, creare, inventare… In altri casi si trattava di riprodurre cose reali. Nel caso dell’oca parlante o del cavallo Chiomadoro, per esempio, avevamo inquadrature di animali veri in campo lungo e di pupazzi animatronici in primo piano, quando si trattava di vedere i dettagli. Queste invenzioni non sempre hanno funzionato al 100% ma l’effetto era anche un po’ quello di una finzione voluta. Un’oca vera non poteva essere mai esattamente uguale a quella riprodotta. Per me l’esperienza del fantasy era, comunque, una sorta di liberazione. Non che l’horror mi avesse stancato, tutt’altro. Sicuramente cercavo occasioni diverse, perché avevo voglia di creare degli esseri indipendenti che non fossero solo make up. E una favola come quella di Fantaghirò, da quel punto di vista, era per me una grandissima occasione. Per chi lavora con l’animatronica fare un fantasy è un grande banco di prova perché è una tecnica che entra in gioco quando l’attore non basta più. Una creatura antropomorfa la può realizzare un truccatore. Nel caso di un vegetale, di una pietra, o di un qualunque altro essere animato che inizia a muoversi e a parlare l’attore scompare totalmente ed entra in gioco l’animatronica. po’ la stanchezza del lavorare sempre su una stessa storia. Io avrei voluto spaziare di più, cosa che ho potuto fare in SORELLINA E IL PRINCIPE DEL SOGNO e in DESIDERIA E L’ANELLO DEL DRAGO, dove cambiava la storia di base e quindi i personaggi e anche gli effetti. Lamberto aveva imboccato, sicuramente, una strada giusta. Per me è stata una palestra fondamentale che, oggi, rimpiango molto. COME HAI INTERPRETATO IL SUCCESSO DELLA SAGA DI FANTAGHIRÒ E DELLE ALTRE FIABE? TE LO ASPETTAVI? In realtà all’epoca non mi rendevo ancora conto della presa che stava avendo e del successo che avrebbero avuto. Vivevo io stesso in una bella favola in cui stavano succedendo delle cose bellissime. Mi interpellavano, finalmente, per essere creativo! Ovviamente, nei vari Fantaghirò c’era una certa ripetitività, quindi si sentiva un convivere con dei personaggi reali sullo schermo. Devo dire che, purtroppo, lavorare in Italia è molto frustante. In particolare mi ricordo che il drago di DESIDERIA o l’anello che viene risucchiato in un libro, fatto totalmente in computer grafica, erano delle sfide importantissime però i mezzi erano quelli che erano. Spesso proponevo delle cose che per questioni di budget non era possibile realizzare. Avrei voluto utilizzare la stop motion a tutti i costi. Però, effettivamente, i tempi non TRA I VARI “FANTAGHIRÒ”, “DESIDERIA” E “SORELLINA”, QUAL È CHE RICORDI CON PIÙ PIACERE E QUELLO IN CUI TI SEI SENTITO MAGGIORMENTE REALIZZATO? È un excursus molto ampio che io tendo ad associare ad un unico periodo, senza distinzione tra i vari Fantaghirò. Sicuramente il primo Fantaghirò, come tutte le cose che cominciano, che portano con sé le prime esperienze, aveva, per me, un valore maggiore. È anche vero che nelle puntate successive, nei vari seguiti, c’erano delle sfide più interessanti da superare, come per esempio la trasformazione di Tarabas in bestia in FANTAGHIRÒ 3. La vera sfida è stata, però, quella di far apparire delle creature che dovevano sembrare il più veritiere possibili e che potessero c’erano, bisognava sbrigarsi a consegnare determinate cose. Io arrivavo sempre un po’ all’ultimo e Lamberto aveva l’ansia perché mancavano delle cose da inserire. Considera che era tutto girato in pellicola. Il digitale arrivava in un momento così pionieristico che era difficile pensare di inserire in pellicola delle cose realizzate in digitale. Ricordo, per esempio, come una sorta di incubo, un effetto speciale realizzato per FANTAGHIRÒ 3 , in cui un re e una regina si trasformavano in farfalle. Io mi inventai un uso del digitale totalmente assurdo. Realizzai le farfalle, personalmente, al computer. Poi ripresi il monitor del computer con la macchina da presa a passo 1. Generai delle pellicole per poi abbinarle con la tecnica della truka. Era un esatto incrocio tra il vecchio e il nuovo, tra vero peccato. L’uccisione del genere non è avvenuta dopo, quando non hanno proseguito nel filone, ma nel mentre, quando i produttori non hanno capito ciò che avevano per le mani! Una cosa di successo che funzionava, si poteva continuare a fare. Bisognava, semplicemente, investirci di più. le nuove e le vecchie tecnologie che poi, purtroppo non ha avuto un seguito. Quello è stato un momento magico. Se ci fossero stati più mezzi, più soldi, delle produzioni che avessero investito maggiormente nel genere saremmo noi, oggi, a fare film tipo Il Signore degli Anelli Quello è stato il Sicuramente i budget non erano sufficienti per realizzare determinate cose! Considera che il Drago di DESIDERIA veniva fatto quando già sugli schermi veniva proiettato Jurassic Park! Pensa tu fare un drago nel momento in cui al cinema c’era Jurassic Park! Da parte mia, realizzatore, PENSI CHE, ACCANTO ALLA SCHIERA DI FANS CHE HA AMATO E CHE AMA TUTT’ORA LE FIABE DI LAMBERTO BAVA, CI SIA STATO, DALL’ALTRA PARTE, UNA SORTA DI SNOBISMO O DI INCOMPRENSIONE DEL POTENZIALE DI QUESTE PRODUZIONI NEGLI STESSI ADDETTI AI LAVORI? c’era una certa paura nel realizzare qualcosa che potesse reggere il confronto! Io avrei voluto ispirarmi agli effetti di Jurassic Park, sapevo come si facevano e quali erano i mezzi necessari per farlo. Non che io fossi in grado di farlo a quei livelli. Parliamo anche di altri budget che ti permettono di lavorare bene e di sviluppare software o di costruire un dinosauro con quel tipo di animatronica. re per il Marocco, ci si accorse solo il giorno prima che non sarebbe mai entrato in una valigia! Partì per il Marocco ma arrivò solo una settimana dopo. Per quanto mi riguarda in quegli anni ero immerso al 100% nella magia e nella singolarità di quell’esperienza che oggi vivo con grande nostalgia. È stato sempre molto bello raccogliere queste sfide e cercare di portarle avanti. Per me era anche un incubo, a vol- il regista Lamberto Bava sul set di Fantaghirò 2 conte.i due vermi parlanti Il drago di Desideria, per esempio, che aveva un’apertura alare di 5 metri, fu reaA TUTTI GLI EFFETTI C’è STATA lizzato in soli 15 giorni! Io non fui soddiUNA DISCREPANZA TRA LE COSE sfatto del risultato finale ma posso dire di COME TU LE AVEVI IMMAGINATE aver sfruttato al massimo il poco tempo E QUELLO CHE E’ STATO POSSIBI- che avevo a disposizione! Quello che, da una parte, poteva essere anche un grosso LE REALIZZARE. problema, dall’altra era lavoro per tante Sì, nella maniera assoluta. Lo stesso Lam- persone! Eravamo una squadra unita che berto credo si sia trovato nella stessa si- andava avanti, imparava e cresceva insietuazione. Poi ognuno mette in campo le me, migliorando di volta in volta. La speforze che ha. La produzione faceva quello ranza era sempre quella di poter fare di che poteva. Ma ci sono stati dei momenti meglio anche se con determinati budget anche piuttosto divertenti, a raccontarli non tutto funzionava sempre come avremoggi! mo voluto. Il drago di DESIDERIA che doveva parti- un’imbarbarimento. Ripartire da zero è sempre una cosa difficile. Le produzioni di questo tipo sono piene di italiani che non lavorano in Italia perché il fantasy non esiste, salvo la recente esperienza isolata di Matteo Garrone con IL RACCONTO DEI RACCONTI. PENSI CHE SI SIA UNA FORMA DI PREGIUDIZIO NELLA CULTURA ITALIANA NEI CONFRONQuercia parlante in SORELLINA E IL PRINCIPE DEL SOGNO (1995) TI DELLE PRODUZIONI FANTASY? I PRODUTTORI DI OGGI PENCHE NE PENSI DEL SUCCESSO DI SANO CHE NON CI SIA PUBBLICO… QUESTE FIABE? COME LO HAI PERCEPITO? Il produttore di oggi non ha nel suo DNA Guarda io lo vivevo troppo normalmente, non mi rendevo conto di cosa stesse accadento. Nel fare i Fantaghirò mi accorgevo che nei Paesi dell’Est, ma anche in Germania, Francia, era già diventato un CULT mentre eravamo ancora al lavoro per gli episodi successivi. Ti rendi conto solo poi di aver vissuto un’epoca speciale, magica. Adesso la metà di quella mi basterebbe per essere felice. COME LO VEDI OGGI IL PANORAMA TELEVISIVO E CINEMATOGRAFICO ITALIANO? VISTO CHE GLI ITALIANI SONO STATI SEMPRE MAESTRI NEL CINEMA DI GENERE, SECONDO TE, SAREMMO, OGGI, ALL’ALTEZZA DI REALIZZARE ANCORA FILM FANTASY DOPO LA SVOLTA DI SAGHE COME “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”, “HARRY POTTER” O “GAME OF THRONES? Oggi, personalmente, vedo un panorama desertico! Tuttavia nel mio lavoro devo avere sempre all’orizzonte qualcosa di bello e positivo. Anche se oggi quell’orizzonte si restringe di molto! Se avessimo continuato su quel filone, in quel periodo magico, saremmo migliorati sicuramente! L’aver interrotto ha significato tornare a il concetto di rischio. Non vuole rischiare nulla! Paradossalmente l’avventura dei FANTAGHIRÒ iniziò proprio in una fase storica in cui non era ancora stato realizzato in televisione niente di simile e non si sapeva come il pubblico lo avrebbe accolto. Nonostante questi dubbi si decise di rischiare. E infatti fu una scelta azzeccata! Se oggi parliamo di fantasy siamo costretti a ricorrere, purtroppo, ad esempi esteri, non avendo nulla di nostra produzione. Le poche cose italiane che sono state realizzate nemmeno ci vengono in mente! CHE NE PENSI DELLA COLONNA SONORA DI FANTAGHIRO’ E DELLE ALTRE MUSICHE COMPOSTE DA AMEDEO MINGHI? Premesso che sono passati tantissimi anni e che è impossibile che io ricordi tutti i temi musicali di tutti i film. Però mi ricordo che la musica era molto presente ed aveva un ruolo importantissimo, soprattutto nelle scene epiche. Sicuramente mi è rimasto in testa il tema principale di Fantaghirò, “Mio Nemico”. Anzi, ti dirò che, in alcune occasioni, l’ho anche suonato con la chitarra, visto che io mi diverto spesso a suonare e a canticchiare canzoni famose o stornelli. SI PARLA DA ANNI DI REALIZZARE UN SEQUEL MODERNO DI FANTAGHIRÒ. TU CHE NE PENSI? SARESTI FELICE DI PRENDERE PARTE AD UN PROGETTO DEL GENERE? A me piacerebbe moltissimo. Se n’è parlato anche con Lamberto, varie volte. So che Alessandra Martines sarebbe d’accordo e credo che se si dovesse rifare un prodotto come Fantaghirò con le tecniche moderne, con il supporto della computer grafica a cui siamo abituati, si arriverebbe a livelli altissimi. Io sono passato anche alla regia: ho diretto M.D.C. Maschera di Cera nel 1997 e I Tre volti del Terrore nel 2004. Se oggi andasse in porto un progetto di sequel di Fantaghirò, sarei felice non solo di realizzare gli effetti speciali ma anche di cimentarmi nella regia. Credo che ci siano tutti i presupposti, visto il grande seguito che Fantaghirò ha avuto in tutto il mondo, per riattivare il brand, un po’ come usano fare oggi gli americani che rispolverano saghe famose e gli danno nuova linfa. In fondo è tutta lì la vera forza e l’immortalità del cinema. LE INTERVISTE IMPOSSIBILI DI GIANLUCA LUCCHESE Niccolò mi ha proposto una rubrica per questo sito. Io, vista la mia devozione totale per Amedeo, ho accettato senza nemmeno pensare a cosa scrivere; poi, volando tra testi parole, ho immaginato un’improbabile intervista con il Maestro; a volte distratto, altre cinico, altre ancora, preciso. E mi sono divertito. In un mondo dove tutto diventa inevitabilmente e inverosimilmente serio, vorrei che anche voi, come me, lasciaste spazio tra una domanda e l’altra a qualche nota d’un sorriso… Dai Amedeo, adesso si va a correre! Corriamo fino al mare ? Insieme in bicicletta a St.Michel? No, ti porto sul Viale delle Piagge lungo l’Arno a Pisa, a corsetta. Andiamo o no? Oh cielo! Il cielo cosa fa per noi? Passeggia e fa sì.. no.. Ma come ti sei vestito? Hai la tuta da sci, quella verde del video “Nuvole su di te”! Ma tu dimmi quello che pensi nel guardarmi. Meglio di no, fidati! Hai capito che ti sei vestito in modo ridicolo? Io l’ho capito solo adesso che sto guardando gli occhi tuoi. Vado via. Dalla tua ombra sguscio via, dal pesantissimo tuo cuore. Resta qui, dai. Ma quegli occhiali? I Polaroid? Appunto, i Polaroid! Non mi far parlare… Su, aspetta che mi cambio e andiamo. Mettiti le scarpe, correrai più forte, molto più lontano,dai. Guarda che per correre più veloce di te, andrei bene anche scalzo… Te lo dico col cuore. Ma che guardi, 'ndò te perdi tu? che butti er core un pò de qua e un pò de là, a che pensi ? Lascia perdere Amede’! Dai, pronti, via! Là ci sono le colline, sotto il fiume, ti piace? Colline d’Agrifogli, fiumi e coralli l’autunno scoprì vecchi segreti chiari come cristalli… Forza, corri! Altro che cristalli! Sei già stanco? Ma dove hai il fiato? Il fiato non sapeva se usciva o se moriva lì. Forza, andiamo avanti ancora un po’! Alla fine del fiume il mare incontrerai, alla fine della strada fermarti tu dovrai. Sì, per arrivare a bocca d’Arno ci vorranno due ore. Tu, dieci minuti e sei già cotto! Mentre riprendi fiato mi faccio un bel selfie! Guarda un pò più sù.. Dal video al cielo non ci stai soltanto tu! Hai ragione Amedeo, sediamoci. Siamo gocce nell’oceano. Scusami. Poche gocce lucenti sull’Arno. Ma perché è una goccia nel mare, se con te non mi sembra banale. Ecco, mi sono intristito… Adesso è tempo di andare. E il tempo torna indietro e mi dà la mano, sento il suo profumo. Mi fai pensare alla vita Maestro, qui sul fiume… Stringila,la tua vita stringila.E' una foglia che leggera va,volteggiando libera. Unica l'esistenza è unica. Non pensarla anonima e darle anche l'anima poi ognuno è una storia in più, fra noi. Limpida come l'acqua scivola, ti disseterà, berrai da lei la sua fonte è vivida. Sei tu la via, l'universo della vita, sei tu. Mi escono le lacrime adesso. Era meglio fossimo andati in palestra. Be’ lo faccio per tenerti in forma però. Ora respiro ed ora so. Per vederti mi bastano gli occhi lucidi. Noi per la vita siamo niente di sfuggita. Tutto va via e solo tu rimarrai. Voglio dire le cose così come il respiro respira in me. Noi siamo il sole lassù. Rivederci e grazie. Ciao Amedeo, questa volta vado via io. Mi sto perdendo. Alla prossima. Dove va il piacere di scaldarsi insieme? Dovrà andrà quello che pensi di te? Dove vanno le chiacchiere? I toni dolci e le spensieratezze buone? Dove andrà quello che perdo di te e quel che perdi di me? Testi: St.Michel, Sì no, Ed altre storie, Ma per fortuna, Nuvole su di te, Anni 60, Candida Sidelia, Roma, L’inverno non è qui, Alla fine, Il geniaccio degli italiani, Firenze piccoli particolari, Sicuramente tu, Il profumo del tempo, è questo il vivere, Gerusalemme, I ricordi del cuore, Dimenticarti mai più, Le cose d’amore così, Rivederci e grazie, Marì. Riportiamo una breve e interessante riflessione sulla cosiddetta SCUOLA ROMANA della canzone d'autore. Firma il breve articolo Gianni Borgna, storico assessore alla cultura del Comune di Roma; è stato scrittore e critico, nonché grande appassionato di musica d'Autore. Postilla introduttiva allegata al cd a cura di Renzo Arbore “La scuola romana” © Armando Curcio Editore 1990 – in abbinamento a IL DIZIONARIO DELLA CANZONE ITALIANA. “IL CD CONTIENE EMANUELA ED IO”
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