4la“sindrome del turista”
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4la“sindrome del turista”
I I I I T U R I S M O 4 LA“SINDROME DEL TURISTA” [ 2 (TRA STENDHAL E… LO ZOO) (Herman Hesse) A livello soggettivo gli studiosi hanno identificato alcuni atteggiamenti che il visitatore assume nei confronti del modo di visitare una località, ed in particolare rispetto al modo in cui sceglie di praticare i soggiorni nelle città d’arte. Il rapporto tra il turista ed il manufatto artistico è molto complesso perché spazia dall’interesse dell’esperto alla curiosità di un visitatore comune che considera l’opera d’arte una delle tappe del suo viaggio. Per cercare di analizzare questa complessità e definire alcune categorie logiche si è fatto riferimento al rapporto che si instaura fra il soggetto che osserva e le opere che sono osservate, individuando tre sindromi. La prima, definita “Sindrome di Stendhal” si deve all’omonimo scrittore francese (Grenoble 1783 – Parigi 1842) che durante una visita nella basilica di Santa Croce di Firenze fu colpito da capogiri e senso di spaesamento derivanti dall’effetto-emozione shock causato dalla vista delle opere d’arte contenute da divenire quasi insopportabile. La fruizione dell’opera d’arte può incidere, infatti, su alcuni soggetti sugli aspetti psicosomatici che possono indurre a diversi disturbi quali la tachi- 26 | ] Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni cardia, capogiro, vertigini, confusione ed anche allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se sono compresse in spazi limitati. Tale disagio è spesso riscontrato proprio a Firenze, dove il locale ospedale di Santa Maria Nuova è spesso luogo di ricovero di pazienti colpiti da disturbi psicologici acuti. Questa “malattia”fu teorizzata per la prima volta da Graziella Magherini negli anni ‘80, nel periodo in cui svolgeva la sua attività di psicoanalista e psichiatra proprio presso l’ospedale fiorentino e trasfusa in un libro che si chiama proprio “la Sindrome di Stendhal” come i disturbi dello scrittore francese. Nel libro, la psichiatra parla di questa “sindrome del viaggiatore” traendo PER IL 2009 STIMATO NUOVO CALO DEL TURISMO D’AFFARI spunto dall’osservazione diretta delle persone giunte d’urgenza nel reparto psichiatrico dell’ospedale e spesso ricoverate. Episodi improvvisi e clamorosi, di breve durata e tutti riconducibili a una crisi d’identità ed a una costante: la storia personale e l’immersione in una città ricca d’arte, città in cui il passato non hai smesso di vivere, dove la bellezza delle opere si scontra con la fragilità di alcuni visitatori. La Mogherini, dopo 10 anni di lavoro giunse alla conclusione che il David di Michelangelo, provoca dei malesseri così come anche accade con la sindrome di Stendhal la quale si presenta con sintomi della vertigine, la mancanza di respiro, inizio di panico. Alcuni pazienti dopo aver visto il David di Michelangelo hanno dichiarato che il David era vivo e gli aveva parlato. Questa intossicazione artistica viene causata da diversi fattori, come lo sono la stanchezza del viaggio, ma è anche influenzata dal grado di sensitività e di ricettività della persona. Contrapposta all’emozione di Stendhal può essere considerata la “Sindrome dello Zoo” alla rovescia. Quest’ultima non ha un vero e proprio inventore ma è stata definita intorno agli anni Novanta da alcuni studiosi sociologi della Riva Sud del
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LE SINDROMI DEL TURISTA: Stendhal, Zoo, Hesse, Trude
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