ORA FELICE: JUNK FOOD, COME CE LA RACCONTANO
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ORA FELICE: JUNK FOOD, COME CE LA RACCONTANO
www.buonalombardia.it ORA FELICE: JUNK FOOD, COME CE LA RACCONTANO... Tante calorie, grassi a profusione (possibilmente idrogenati), vitamine neanche a parlarne, e poi additivi e aromi in quantità, meglio se sintetici… … ecco tracciato l’identikit del perfetto “junk food”. Eppure, il successo del “ cibo-spazzatura” è travolgente: patatine strafritte, snack dai gusti più strani, barrette iperdolci esercitano un’attrazione irresistibile soprattutto sui ragazzi, con rischi non indifferenti per la salute. Ma perché sono così “buoni”? È un classico: inghiottita la prima patatina non ci si riesce più a fermare e, una dopo l’altra, si arriva alla fine del pacchetto senza quasi accorgersene. Ma davvero sono così buone? A pensarci bene non è che le patatine abbiano proprio un gran gusto: sono soprattutto salate, come di sale sanno anche i popcorn, le noccioline e la maggior parte degli snack che, per l’appunto, si chiamano genericamente “salati”. In realtà, il segreto del loro successo affonda le radici nel “design del gusto”. Si tratta di un vero e proprio metodo di progettazione dei prodotti industriali, che si basa sugli effetti fisici e psicologici che gli alimenti producono quando si mangiano. Nulla è casuale nella fabbricazione degli snack: la consistenza croccante delle patatine aiuta a sciogliere le tensioni e l’ansia, inoltre, la superficie salata, secca e ruvida, a contatto con la lingua stimola la produzione di saliva, così, non appena deglutito il boccone, ci si ritrova con l’acquolina in bocca e col desiderio di mangiare al più presto un’altra patatina. Negli hamburger il design del gusto si esprime a livelli ancora più sottili, abbinandosi a una modalità di consumo moderna e trasgressiva, che piace soprattutto ai più giovani. Prendiamo l’hamburger classico. Partiamo dal pane: la consistenza soffice, ma non stopposa, esalta quella croccante dei semi di sesamo che lo ricoprono; e poi l’hamburger: morbido e tiepido, contribuisce a creare un effetto psicologico che alcuni studiosi hanno paragonato a quello prodotto dal contatto col seno materno. Forse è esagerato, ma alcuni particolari danno davvero l’idea di quanta cura sia stata messa nella progettazione: la salsa agrodolce stimola la produzione di saliva e l’appetito, l’impercettibile foglia d’insalata dà quel tanto che serve di croccante e fresco, il sale è dosato esattamente per invogliare a mangiare di più (secondo gli esperti deve essere almeno il 2%) e persino lo spessore del panino è calcolato per rendere ancora più piacevole la presa con la bocca… www.buonalombardia.it Visti da vicino Capire cosa c’è dietro al fascino irresistibile dei junk food può aiutare a prenderne le distanze, ma il cibo-spazzatura non è tutto uguale: a fianco di veri e propri mostri nutrizionali, dai quali conviene stare alla larga, si possono trovare anche prodotti che, con un po’ di attenzione, si possono rendere almeno innocui, per gustarli di tanto in tanto, assaporando quel minimo di trasgressione che rende piacevole la vita anche in campo alimentare. Ecco allora, uno per uno, alcuni dei più tipici alimenti-spazzatura, con i consigli o per sostituirli con alternative più sane, senza rimpianti per il gusto. L’hamburger Secondo i dati INRAN (l’Istituto Nazionale per la Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione) un hamL’idea alternativa burger confezionato con pane all'olio o al latte, L’hamburger sarà buono, ma non ha certo la percarne bovina, ketchup e verdure, fornisce in mesonalità della bresaola O del prosciutto crudo. dia 270 kcal e poco meno di 12 grammi di grassi, Un bel panino (circa 50g) con 4 fette di crudo e con un buon contenuto di proteine e di amido. qualche sott’aceto per rendere il tutto più sfiCon questa composizione, definire l’hamburger un zioso, oltre ad essere ugualmente “fast”, fa rijunk-food vorrebbe dire fargli un torto, se non sparmiare anche una cinquantina di calorie rifosse che, nelle versioni più gettonate al fast spetto al più magro degli hamburger. food, lo troviamo in doppio strato e grondante di salsa. In questo caso le calorie possono arrivare sino quasi a 700, con un contenuto di grassi più che triplicato. Le patatine del fast-food Da tempo sotto accusa negli Stati Uniti (persino la sofisticata rivista New Yorker ha dedicato cinque pagine ai rischi legati al loro consumo abituale) le patatine del fast food danno troppe calorie (da 270a 360 kcal per una porzione media), a causa del grasso di frittura; in secondo luogo, contengono sostanze nocive, derivate dall’effetto del calore L’idea alternativa sull'olio. Se poi si considera che sono molto salate e che, nei fast food, vengono fritte in grasso veOrmai ogni fast food propone diversi contorni getale idrogenato, ricco di grassi saturi e contealternativi per accompagnare l’hamburger. Le nente una certa quantità di sostanze insalate di verdura, fresche, colorate e gustose, “sospette” (gli acidi grassi trans), il quadro divensono quanto di meglio si possa scegliere: non solo ta completo. Alla lunga, gli effetti sulla salute Si risparmiano più di 150 kcal, ma Si fa anche il comprendono un aumento del colesterolo e dei tripieno di vitamine, fibra e sali minerali. gliceridi nel sangue, con un maggior rischio per cuore e arterie. I pop corn Al cinema un etto di popcorn scompare dal sacchetto in meno di un quarto d’ora e, senza accorgersene, ci si ritrova con circa 400 calorie in più e la voglia di un altro sacchetto per il secondo tempo. Ma il problema non è solo nelle calorie: il sale che viene aggiunto in grande quantità, alla lunga favorisce l’ipertensione e il grasso utilizzato per la preparazione non è di solito della qualità migliore. L’idea alternativa La frutta disidratata può essere una gustosa alternativa, ma se Si vuole restare sul salato e senza rinunciare all’atmosfera un po’ “da cinema”, si possono anche scegliere i tradizionali lupini. Lontani dalla fisionomia classica dei junk food, danno poche e forniscono anche proteine di buona qualità. www.buonalombardia.it Il tramezzino ipersalsato L’idea alternativa Le idee possono essere tante, ma la proposta di una fragrante bruschetta con pomodoro fresco, un pochino d’aglio e dell’ottimo olio extravergine è imbattibile: il gusto è strepitoso e le calorie scendono da circa 400 a meno di 200. Le barrette di cioccolato ripiene di mou La maggior parte di questi prodotti non dichiara la composizione nutritiva in etichetta. Ne hanno ben ragione: una barretta può tranquillamente superare le 200 calorie ed è poco più di un assaggio per i ragazzi appassionati di junk food, che arrivano a ingurgitarne anche 4 o 5 di fila. Tra gli ingredienti, i grassi vegetali idrogenati sono praticamente una costante, ma al primo posto troviamo quasi sempre lo zucchero. Troppe calorie e grassi malsani favoriscono i disturbi cardiovascolari, mentre lo zucchero alimenta la carie, anche per la consistenza appiccicosa di questi prodotti. Le salse grasse e abbondanti servono a migliorare la consistenza stopposa del pancarrè, ma alzano i grassi e le calorie e, con il loro gusto coprente, possono mascherare la scarsa freschezza degli altri ingredienti e la loro bassa qualità (spalla cotta e sottilette delle più economiche, entrambi con polifosfati aggiunti, sono due classici da junk-tramezzino). Il risultato: si accumulano trigliceridi e si fa il pieno di additivi. L’idea alternativa Perché non con un bel gelato alla frutta, magari di produzione artigianale o casalinga? Fresco e buono, il gelato soddisfa in modo sano la voglia di dolce e fa risparmiare parecchie calorie: 100 grammi di gelato alla frutta danno circa 130 calorie, contro le 250 di una barretta da 50 grammi. Se poi si ha voglia di cucinare, Si possono preparare in pochissimo tempo degli squisiti spiedini di frutta caramellata, utilizzando poco zucchero e tanta frutta fresca. Le patatine nel sacchetto e gli snack salati L’idea alternativa Consistenza croccante e gusto intenso non si trovano solo negli snack: un bel pinzimonio di verdura, o delle tartine con cracker non salati, sottaceti e prosciutto crudo, sono perfetti anche per il momento dello spuntino e sicuramente sono più gustosi, sani ed equilibrati, oltre che meno calorici. 100 grammi di carote in pinzimonio, con due cucchiai d’olio extravergine, danno circa 200 calorie (se ne risparmiano più di 300 rispetto alle patatine) e una quantità altissima di vitamine A ed E. Se si va sulle tartine, 60 grammi di cracker con 40 di prosciutto crudo magro danno proteine, amidi e grassi in proporzioni molto equilibrate e si risparmiano 200 calorie rispetto alle “vuote” patatine. Patatine e snack salati non saziano, anzi, viene voglia di mangiarne sempre di più, ma in compenso danno tante calorie “vuote”, senza fornire nutrienti preziosi per l’organismo. Al contrario, contengono in genere alte quantità di grassi (meglio diffidare se si trovano in etichetta con l’indicazione generica “grassi vegetali”, senza altre specificazioni: quasi sicuramente si tratta di grasso di palma, palmisto o cocco, i più ricchi di acidi insaturi “cattivi”), un’esagerazione di sale e, spesso, anche additivi per esaltare il gusto. Come detto, calorie e grassi aumentano il rischio di obesità e di infarto, il sale eccessivo favorisce l’ipertensione, mentre il glutammato di sodio usato spesso come “esaltatore di sapidità”, è sospettato di indurre disturbi nelle persone particolarmente predisposte. www.buonalombardia.it La questione “merendine” Parlando di Junk food, è inevitabile portare l'argomento anche sulle cosiddette merendine. Per la maggior parte dei ragazzi, la parola “merendina” ha un’accezione molto vasta e comprende un’infinità di prodotti, con composizione e proprietà nutritive parecchio diverse. In realtà, bisogna distinguere nettamente tra le merendine che in un qualche modo si rifanno alla tradizione del “pane e marmellata” e gli snack di stampo americano, come le barrette ripiene di crema mou e ricoperte di cioccolato, decisamente più ricchi di zuccheri e di grassi. Alla prima categoria di merendine, che potremmo definire “italiane” perché in sintonia con le nostre abitudini, appartengono quelle tipo brioche, quelle a base di pandispagna e quelle di pastafrolla. Secondo i risultati di una ricerca promossa dalla Fondazione per lo Studio degli Alimenti e della Nutrizione, le merendine “italiane” potrebbero, quanto a completezza ed equilibrio nutritivo, trovare posto nell’alimentazione dei giovani. Naturalmente, come per ogni altro alimento, è necessaria moderazione: una merendina al giorno è il massimo accettabile, tre o quattro diventano davvero troppe. Come sceglierle Ecco qualche consiglio per riconoscere le merendine migliori, accettabili di tanto in tanto nel quadro di una corretta alimentazione: leggere l’elenco degli ingredienti in etichetta: le merendine migliori sono quelle che riportano ai primi posti la farina e non i grassi o lo zucchero controllare che la merendina non fornisca troppe calorie. Un limite massimo accettabile è di 200 Kcal per ogni singola merendina. verificare la quantità dei grassi presenti: più è bassa e meglio è. Una merendina non dovrebbe contenere più di 9-10 grammi di grassi. controllare l’elenco degli additivi e preferire i prodotti che ne contengono meno I segreti della vendita Naturalmente, junk food e merendine non avrebbero il successo che hanno se non fossero ben pubblicizzati e, se non fossero proposti nel modo “giusto” presso i punti vendita. Più che fermarsi sulle suggestioni pubblicitarie, ormai più o meno note, vale la pena proprio di approfondire i meccanismi delle cosiddette “tecniche di vendita” che trovano la loro massima applicazione nell’ambiente del supermercato. I motivi che spingono molti consumatori a fare la spesa al supermercato anziché nel piccolo negozio di quartiere o al mercato, sono essenzialmente tre: il risparmio di tempo; i prezzi mediamente più bassi; la libertà di scelta della merce. In effetti, entrando in un solo negozio il risparmio di tempo è notevole, si ha la possibilità di trovare davvero tutto, senza dover girare in più punti vendita (con la conseguente difficoltà di parcheggio, le code cittadine, ecc.), e, inoltre, molti prodotti sono venduti a prezzi inferiori alla media. È sulla effettiva libertà di scelta che forse varrebbe la pena soffermarsi a riflettere. Soprattutto per chi ha fretta e dedica poco tempo alla spe- www.buonalombardia.it sa, i rischi di essere condizionato (o per lo meno influenzato) durante gli acquisti sono davvero notevoli. Non è raro, infatti, entrare in supermercato per comprare “quattro stupidate” e uscire col carrello pieno di prodotti di cui non se ne avvertiva l’esigenza (e forse non c’era nemmeno). Gli acquisti d’impulso Costituiscono quasi il 50% della spesa fatta al supermercato. In passato, nel negozio tradizionale, l’acquirente era costretto a decidere in anticipo e con estrema precisione le merci da comprare e per il 52% i suoi acquisti avvenivano grazie all’informazione fatta dal rivenditore che sottolineava le caratteristiche di un prodotto. Oggi, nel supermercato, grazie al merchandising, l’esposizione della merce (si chiama display) ha preso la funzione di “rinfrescare” la memoria del cliente sui prodotti di cui ha bisogno: una specie di lista della spesa visiva o dinamica. Molte decisioni su cosa mettere nel carrello vengono prese direttamente nel negozio e costituiscono i cosiddetti “acquisti d’impulso”. Si tratta quindi di spese non pianificate che spesso vengono agevolate dalla crescente tendenza alla “sperimentazione” di prodotti nuovi (o rinnovati) da parte del consumatore moderno. Secondo una ricerca Eurisko, circa il 23% di questo tipo di acquisti è rivolto ad articoli di basso prezzo e voluttuari. Un percorso pieno di “tentazioni” La disposizione dei reparti di vendita all'interno di un supermercato non è fatta a caso, ma segue una logica precisa. Risponde all’esigenza di fare in modo che il cliente, mentre fa la spesa, non si senta spaesato, bensì sereno e fiducioso di quello che compra. Non solo. L’atmosfera del negozio e la disposizione delle merci deve essere tale da suscitare sempre nuovi bisogni da trasformare in veri e propri desideri. Perché ciò accada esistono delle precise regole di merchandising da attuare e uno staff di operatori che si occupa di questo. Senza limitarci a considerare soltanto i prodotti destinati a spuntini merende, vale la pena di vedere quali sono questi accorgimenti che hanno il compito di influenzare i nostri acquisti e “tentarci” a ogni scaffale. Un supermercato da sogno Rispetto al negozio tradizionale, al super si possono risparmiare tempo e soldi. Vero, ma c’è di più. Secondo alcuni psicologi andare al supermercato è un po’ come vivere un “sogno”, magari breve, ma pur sempre sufficiente per prendersi una pausa dalla realtà. Una teoria forse un po’ stravagante, che però viene presa molto sul serio da chi si occupa di marketing. Nel grande magazzino, infatti, la possibilità di scelta è “strabiliante”, le scaffalature sono lunghe a perdita d'occhio e si viene avvolti da una valanga di colori e di luci. Tutti elementi che distolgono la mente dai pensieri quotidiani e invitano al benessere e, quindi, all’acquisto. È un ambiente un po’ artefatto, simile a quello delle favole dell’infanzia, dove tutto ciò che si desidera è “a portata di mano”. Il prodotto “ideale” Per essere acquistato senza esitazioni, un prodotto deve rispondere a cinque bisogni nascosti del consumatore: lusingarne la vanità; dargli sicurezza emotiva; convincerlo che lo merita; farlo sentire interprete del mondo in cui vive; dargli un sentimento di potenza, di autenticità e di creatività. www.buonalombardia.it Alcuni ricercatori, con l'aiuto di cineprese, hanno registrano i battiti delle palpebre dei clienti mentre fanno gli acquisti al supermercato. Dai normali 32 battiti al minuto, il numero praticamente si dimezza mentre si fa la spesa, come in una sorta di “trance”; poi si riprende il ritmo abituale al momento di pagare il conto alla cassa, che segna il ritorno alla realtà. I colori che aiutano a vendere di più Secondo molti psicologi, il colore è il più potente mezzo per attirare l’occhio; influisce sul sistema nervoso e sulla capacità di concentrazione. Per questo motivo gli architetti sono molto attenti alla scelta dei colori da inserire in punto di vendita. Nei supermercati, frequentati in genere da persone adulte, si usano come tonalità di base, dei colori riposanti come il verde e il blu, capaci di stimolare calma, serenità e tranquillità. Gli altri colori vengono impiegati in modo studiato per evidenziare i messaggi dati alla clientela, da quelli promozionali a quelli informativi. Un profumo - un’atmosfera Anche i profumi del supermercato non sono casuali. Un odore resta impresso nella nostra mente a lungo in modo inconsapevole, e quando viene di nuovo percepito riporta le persone nel contesto piacevole vissuto in precedenza. Per questo motivo, negli ipermercati, si sentono gradevoli profumi di montagna nel settore degli articoli sportivi invernali, oppure un piacevole odore di cuoio nel reparto pelletteria (anche se molti articoli sono di fintapelle). Molte aree di vendita si distinguono anche con profumi caratteristici, che fanno rivivere l’atmosfera tipica legata alle merci esposte. La luce non è un dettaglio Anche l'illuminazione è studiatissima. Nelle corsie d'ingresso e centrali è molto intensa perché è stato dimostrato che la luce forte fa crescere gli acquisti d'impulso. Nel reparto igiene è diretta in punti precisi per creare un clima da negozio di profumeria. Davanti ai banchi serviti (panetteria e rosticceria) è più tenue per non distogliere l'attenzione dai piatti pronti esposti. Sui banchi di pescheria e ortofrutta è, invece, molto lucente per far riflettere le squame dei pesci (preventivamente bagnate).o i la buccia dei frutti (spazzolata e lucidata). Sul banco macelleria si utilizza uno speciale tipo di neon che emana luce rosata e che avvolge la carne di un piacevole alone rosato. Sale e zucchero, ma dove sono? Può capitare che un bel giorno non troviamo più un certo alimento, tipicamente il sale o lo zucchero, sul solito scaffale al solito posto. Cosa dobbiamo fare? È facile, basta cercarlo in un altro scaffale. Durante questa ricerca si passa vicino a altri reparti in cui sono esposti altri prodotti che, magari, verranno messi nel carrello. È una tecnica di vendita studiata da anni: la dislocazione dei prodotti di largo consumo ma con basso guadagno (come sale e zucchero), viene cambiata a rotazione, secondo le esigenze del singolo punto vendita. Pieni ma non troppo Gli scaffali del supermercato sono ricchi di merce ma non sono mai ''troppo pieni”, altrimenti ci chiederemmo come mai nessuno compri quel prodotto e diventeremmo diffidenti. Ma non devono nemmeno restare sguarniti. Ecco perché a ogni ora ci sono commessi che li riforniscono. www.buonalombardia.it Farsi cullare dalla New Age Il suono è un potente stimolo agli acquisti e nei supermercati la scelta delle musiche d'ambiente non è lasciata al caso. Qui si punta sul tempo: una musica lenta e nostalgica, tipo new age o country-soft tende a rilassare e rallentare il cammino dei clienti. E più si resta nel negozio e più si possono fare acquisti”. Invece, nei fast food, dove bisogna moltiplicare i coperti, si preferiscono musiche più ritmate. Acqua minerale: mai all’entrata Se le confezioni d'acqua minerale fossero all’inizio del percorso riempirebbero subito il carrello dando l'impressione di avere già comprato molto e impedendo così di fare una “superspesa”. Per questo motivo vengono piazzate a fine percorso. Anche se il carrello è ormai stracolmo, non faremo a meno di questo bene di prima necessità. Guardare a sinistra e a destra Diversi studi di psicologia hanno evidenziato che, quando facciamo dei confronti tra prodotti, d’istinto guardiamo a sinistra di quello preso in esame. Questo particolare è sfruttato dal settore marketing, che mette alla sinistra di una marca che il supermercato vuole ''spingere'', una solitamente più cara. Meglio dare un'occhiata anche ai prezzi degli articoli sistemati a destra di quello che si sta valutando. Guardare in alto e in basso In genere i prodotti che il supermercato vuole spingere sono sempre esposti nei punti migliori, cioè sul terzo scaffale, a circa 135 cm, dove la mano e lo sguardo arrivano comodamente senza costringerti ad alzarti sulle punte dei piedi o ad accucciarti. I prodotti disposti sul terzo ripiano arrivano a vendere il 40% in più di quelli esposti più in basso. In molti punti vendita lo scaffale più alto, difficile da raggiungere, viene allestito come una speciale vetrina, dove si espongono in modo accattivante i prodotti che si trovano poi sui ripiani più bassi. È tempo di 3x2 Ogni supermercato sfrutta questa vantaggiosa forma di promozione particolarmente conveniente per i clienti. Può sembrare strano, ma il cliente preferisce il 3 x 2 rispetto ad uno sconto di eguale valore (il 33%). L’idea di avere della merce in omaggio è più gratificante del risparmio di denaro: “fa niente se intasa la dispensa,…ma ho fatto un buon affare!” Qualcuno pensa che i prodotti venduti durante i 3 x 2 siano di qualità più scadente rispetto a quelli a prezzo pieno. Ovviamente non è vero. I 3 x 2 sono programmati per tempo con i fornitori che in pratica si accollano lo sconto praticato alla clientela. Il numero di articoli compresi nella promozione deve essere limitato per legge e su ogni scaffale deve essere messo un apposito cartello informativo. Le offerte speciali Ogni momento è buono per proporre delle offerte speciali che possono coinvolgere uno o più settori del supermercato. Per ricreare l'atmosfera da mercatino, dove siamo tutti convinti di fare gli affari migliori, le offerte speciali Si trovano all’entrata del magazzino, solitamente riunite in un'unica area, più disordinata e caotica,…da mercato, appunto. Un consiglio pratico: per evitare acquisti avventati, durante le promozioni di prodotti deperibili (formaggi freschi, pasta ripiena, salumi in busta, ecc.), controllate sempre la data di scadenza, l'imballaggio e lo stato di conservazione. A volte si compra una grande quantità di merce deperibile che poi si è costretti a buttare perché non è più commestibile. www.buonalombardia.it Le carte fedeltà Molti negozi offrono la possibilità di avere sconti interessanti (fino al 30%) o regali per la casa, chiedendo la carta fedeltà al negoziante (fidelity card). Recenti studi di marketing hanno evidenziato che i possessori di queste carte spendono mediamente tre volte in più rispetto a chi non ce l’ha. L'angolo delle scatolette Come mai in molti supermercati il reparto scatolame viene subito dopo il reparto frutta e verdura.? Perché si tratta di prodotti che non si acquistano spesso e quindi si tende a dimenticarsene. In pratica, esporli vicino alle mele e alle zucchine rinfresca la memoria sul rifornimento di sott’oli e sottaceti. Banchi seducenti Non tutti gli spazi del supermercato rendono allo stesso modo. Solitamente i migliori sono: i banchi bassi, dove ogni prodotto è subito visibile; gli scaffali all'inizio di ogni corsia o di un nuovo reparto, perché catturano lo sguardo nel momento in cui passiamo da un settore all'altro e siamo quindi meno concentrati. Le merci esposte su questi banchi vengono vendute in tempi brevissimi e questi spazi ''miracolosi'' vengono venduti a prezzi maggiorati. Un consiglio: prima di prendere un prodotto in questi punti strategici è meglio valutare se è davvero conveniente. Come al mercato Molti supermercati posizionano il reparto ortofrutticolo all'ingresso del negozio, un po' come biglietto da visita. Trattandosi di prodotti freschi, c’è la necessità di venderli rapidamente e la posizione ne facilita l’acquisto. Inoltre, la presenza dei banchi di frutta e verdura offre un’atmosfera da mercato che ispira fiducia nel consumatore. I banchi “lunghi” Ultimamente i banchi frigorifero per formaggi e pasta fresca, salumi, yogurt e creme dessert sono sempre più lunghi e offrono una gamma di prodotti sempre più ampia. Da 10 tipi di yogurt di qualche anno fa si è passati a più di 300 confezioni diverse. La ragione di questa crescita è dovuta al fatto che il consumatore moderno preferisce i prodotti freschi, più naturali e meno elaborati. Leggere bene il prezzo Se si è davanti allo scaffale e si stanno confrontando lo stesso prodotto di due marche differenti. Cosa si guarda per prima cosa quando si leggono i cartellini esposti? Il prezzo della confezione, giusto. Ma, attenzione… non fermatevi alla cifra in neretto scritta più in grande. Leggete anche il prezzo al chilo (o al litro) che si trova vicino (stampata più in piccolo) per evitare di acquistare la confezione meno costosa, convinti di risparmiare, senza accorgervi che in realtà contiene meno prodotto. Le casse chiuse Molti supermercati, pur avendo un numero adeguato di casse, ne lasciano sempre un certo numero chiuse. Non è solo questione di personale, ma è una precisa tecnica di vendita. Se si formano le file alla cassa c’è più tempo per sostare e dare un ultimo sguardo a quella miriade di piccoli oggetti posizionate proprio vicino alle casse (pile, caramelle, gelati, dolciumi, preservativi, ecc.).