Primo Soccorso
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Primo Soccorso Crampo Il crampo è una contrattura dolorosa del muscolo, del tutto involontaria, determinata da un accumulo di sostanze tossiche o da una carenza di sali e di potassio. È una risposta alterata del muscolo conseguente a uno squilibrio interno. Il muscolo è solo momentaneamente ipercontratto. Come si presenta: il muscolo appare duro e dolorante. Il movimento è impedito. Che cosa bisogna fare: Massaggiare la parte per allungare passivamente il muscolo; Respirare profondamente e rilassarsi; Interrompere l’attività per qualche giorno; Prevenire il crampo facendo esercizi di stretching e incrementando l’apporto di Sali. Che cosa non bisogna fare: Applicare ghiaccio; Massaggiare in modo energico; Riprendere l’attività. Da cosa dipende: Frequente in un clima umido e freddo Soggetto affaticato Esecuzione scorretta dell’azione motoria Stiramento È un allungamento improvviso e violento del muscolo che provoca dolore ma non determina la lacerazione delle fibre muscolari; può coinvolgere anche i tendini o i legamenti. Attraverso un’ecografia è possibile riconoscere uno stiramento da uno strappo, caratterizzato dalla discontinuità delle fibre muscolari. Come si presenta: il muscolo appare contratto. Il dolore impedisce il movimento attivo. 1 Che cosa bisogna fare: Applicare impacchi freddi e pomate antinfiammatorie; Il recupero avviene spontaneamente con un riposo medio di almeno 10 giorni; Una fasciatura elastica compressiva migliora il lavoro del muscolo. Che cosa non bisogna fare: Massaggiare. Da cosa dipende: Scarso riscaldamento; Esecuzione scorretta dell’esercizio; Affaticamento; Freddo. Strappo È una lacerazione delle fibre del muscolo che si ripercuote fino alla superficie dell’epidermide. Tre gradi di lesione: 1° grado: solo una piccola parte di tessuto muscolare è interessato dallo strappo; 2° grado: c’è una rottura parziale del muscolo più cospicua rispetto al 1° grado; 3° grado: c’è una rottura completa del ventre muscolare, molto rara. Come si presenta: dolore molto forte e impotenza funzionale. Versamento ed ematoma per via della rottura delle fibre muscolari. Se la lesione è grave (2° e 3° grado), si può osservare un buco nel ventre muscolare, percepibile soprattutto durante la contrazione. Che cosa bisogna fare: Tenere l’arto in alto; Applicare ghiaccio; Stare a riposo assoluto; 2 Un bendaggio compressivo può aiutare l’accostamento delle fibre lese; Stiramento ottenuto tramite esercizi di stretching; il lavoro non deve essere troppo intenso e deve iniziare dopo almeno tre settimane. I tempi complessivi di recupero dello strappo sono di circa uno o due mesi. Che cosa non bisogna fare: Massaggiare; Applicare impacchi caldi. Da cosa dipende: Scarso allenamento; Scarso riscaldamento; Freddo; Umidità; Esecuzione scorretta dell’esercizio. Tendinite Per tendinite si intende uno stato di infiammazione del tendine, dovuto spesso a eventi traumatici. È frequente in persone che fanno attività sportiva e in determinate attività lavorative. I tendini più colpiti sono quelli del piede e del ginocchio (saltatori e corridori), e quelli della spalla (lanciatori). La tendinite può degenerare in forme croniche (tendinite) e, nei casi gravi, può portare alla rottura del tendine. Rottura parziale: si avverte dolore in contrazione e in carico; il legamento lesionato si può caricare ma si avverte dolore. Rottura totale: il muscolo si raggruppa dove c’è il tendine e alla palpazione si percepisce la discontinuità. Non si può caricare perché manca il muscolo e vi è totale impotenza funzionale. Come si presenta: durante l’esecuzione del movimento si avverte dolore al tendine e alla sua inserzione con l’osso, a seconda dei diversi gradi di gravità dell’infiammazione. 3 Che cosa bisogna fare: Utilizzare farmaci antinfiammatori; Interrompere l’attività fisica per uno o due mesi; In caso di rottura del tendine la sua ricostruzione avviene tramite intervento chirurgico Che cosa non bisogna fare: Massaggiare; Riprendere l’attività. Da cosa dipende: Sovraccarichi eccessivi; Allenamenti troppo intensi; Utilizzo di attrezzature non idonee; Terreni troppo duri; Calzature inadeguate; Microtraumi ripetuti. Fratture La frattura è la rottura di un osso, causata dall’applicazione di ingenti forze esterne. Può essere completa se interessa l’intero spessore dell’osso o incompleta. Le localizzazioni più frequenti sono a livello dell’arto inferiore: tibia, perone, calcagno e scafoide del piede; in alcuni sport anche a livello dell’arto superiore, dove vi è un carico continuato a seconda del gesto sportivo. Principali tipologie di frattura: La frattura semplice (o composta) quando l’osso si spezza in due monconi netti; La frattura scomposta quando i due monconi si spostano dalla loro sede naturale; La frattura complessa o multipla, quando l’osso si frattura in più punti; La frattura esposta (o aperta) quando i muscoli e la pelle sono lacerati e le ossa fratturate comunicano con l’esterno. 4 Come si presenta: dolore molto intenso, che tende ad aumentare nel tempo. Gonfiore e deformazione. Impedimento al movimento, sia attivo sia passivo. Che cosa bisogna fare: Immobilizzare immediatamente la parte fratturata in modo che le articolazioni a monte e a valle siano bloccate; Applicare ghiaccio per alleviare il dolore; Nel caso di frattura esposta occorre proteggere la ferita e l’osso sporgenti con bende sterili, per evitare il rischio di infezioni; L’osso recupera normalmente in 12 giorni, quindi è necessario il riposo assoluto per due settimane, anche a seconda delle dimensioni della frattura, possibilmente in scarico. Che cosa non bisogna fare: Muovere l’arto fratturato; Spostare l’infortunato; Nel caso di frattura esposta non bisogna toccare la ferita, né cercare di riportare dentro i monconi ossei sporgenti. Contusione È lo schiacciamento violento delle parti molli senza lacerazione della pelle, causato da un agente esterno a superficie non tagliente (un calcio, una gomitata, una testata); produce danni ai tessuti sottocutanei e rottura dei vasi sanguigni, con gonfiore ed ematoma, se il travaso è notevole. Come si presenta: arrossamento e tumefazione della parte interessata con ematoma. Che cosa bisogna fare: applicare subito e in maniera prolungata il ghiaccio per favorire la vasocostrizione e limitare l’eventuale emorragia; interrompere l’attività; se la contusione riguarda la testa o il collo consultare il medico o recarsi in ospedale. 5 Che cosa non bisogna fare: massaggiare; bendare se c’è gonfiore. Ferita È una lesione della cute con fuoriuscita di sangue più o meno abbondante in base alla gravità del danno, che può interessare anche i tessuti sottocutanei. È provocata da cause meccaniche esterne. I pericoli delle ferite vanno dall’infezione all’emorragia, alla lesione degli organi interni se la ferita è penetrante. Come si presenta: se la ferita è superficiale, come quando si scivola sul terreno, si ha l’abrasione con leggera asportazione della pelle; la ferita invece è lacerocontusa quando si ha una vera è propria lacerazione come nel caso del morso del cane. Se la ferita è profonda vi è fuoriuscita di sangue anche emorragico. Che cosa bisogna fare: lavare abbondantemente la ferita e la zona circostante con acqua; togliere eventuali oggetti estranei; disinfettare la ferita e le zone intorno con acqua ossigenata; proteggere la zona con cerotti, bende, garze sterili; se grave; chiamare 118. Che cosa non bisogna fare: utilizzare alcol, tintura di iodio, cotone; toccare la ferita con mani o oggetti sporchi. 6 Emorragia È la fuoriuscita copiosa di sangue in seguito a rottura dei vasi sanguigni. interna o esterna a seconda che il sangue fuoriesca dal corpo o si raccolga all’interno dell’organismo; Emorragia venosa se il sangue è scuro ed esce di continuo; Emorragia arteriosa se il sangue è rosso vivo ed esce in modo copioso. Come si presenta: il sangue fuoriesce direttamente da una ferita o da una cavità del corpo Che cosa bisogna fare: se possibile, utilizzare dei guanti; comprimere la ferita con fasciature sterili mettendo un grosso tampone di forza e fasciando molto stretto. Prima di intervenire occorre distinguere se si tratta di un’emorragia venosa (laccio emostatico a valle, cioè sotto la ferita) o arteriosa (laccio a monte, sopra la ferita); Che cosa non bisogna fare: togliere eventi oggetti conficcati; lavare e disinfettare la ferita. Epitassi È la fuoriuscita di sangue dal naso, scuro, costante, quindi venoso. Come si presenta: fuoriuscita di sangue dal naso più o meno abbondante, in base alla quantità di capillari lesi; Che cosa bisogna fare: comprimere le narici con due dita; fare impacchi freddi sulla fronte o sulla nuca; tenere la testa in avanti. Che cosa non bisogna fare: 7 distendere l’infortunato per evitare che il sangue vada in gola; usare tamponi emostatici per sanguinamenti modesti. Distorsione È una lesione dovuta a un movimento forzato che determina l’allontanamento momentaneo dei capi articolati con ritorno spontaneo e immediato alle proprie sedi, e conseguente stiramento della capsula articolare e dei legamenti. Le ossa non si rompono, mentre la capsula e i legamenti subiscono lesioni lievi fino allo strappo, parziale o totale. Le distorsioni possono essere causate da un movimento sbagliato – rotazione, iperestensione, iperflessione-, o da un forte trauma. Le articolazioni più colpite sono quelle dei polsi, delle ginocchia e delle caviglie. Come si presenta: dolore vivo e costante; gonfiore immediato; ematoma; impotenza funzionale; in seguito può esserci versamento di liquido nella capsula che avvolge l’articolazione. Che cosa bisogna fare: immobilizzare la parte lesa e lasciarla a riposo; applicare ghiaccio o acqua fredda nella zona interessata; se è grave, con sintomi più accentuati, andare al pronto soccorso per un accertamento radiografo. Che cosa non bisogna fare: massaggiare; scaldare la parte lesionata. Lussazione È lo spostamento definitivo dei campi articolari dalla loro sede naturale, a seguito di un movimento forzato e abnorme. Cessata la sollecitazione, i capi articolari non 8 sono più in grado di tornare al loro posto. Può essere incompleta (sublussazione) quando permane un punto di contatto fra i capi articolari, e completa quando non vi è alcun punto di contatto. Le articolazioni più soggette a lussazione sono quelle della spalla, del ginocchio e dell’anca. Come si presenta: dolore violento, riacutizzato da qualsiasi tentativo di movimento; gonfiore ed ecchimosi; deformazione anatomica; impotenza funzionale totale. Che cosa bisogna fare: immobilizzare l’arto e portare subito in ospedale; fare molta attenzione al trasporto dell’infortunato. Che cosa non bisogna fare: non tentare alcuna manovra: qualsiasi azione può provocare gravi conseguenze sui nervi interessati. 9
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