Le crescentine nelle tigelle - Camera di Commercio di Modena
Transcript
Le crescentine nelle tigelle - Camera di Commercio di Modena
I tesori dei giacimenti Attività della Camera Modena Economica gastronomici e delle Associazioni modenesi di Sandro Bellei Le crescentine nelle tigelle foto Gianni Dotti P 70 erfetta e antica mistura di acqua e farina, raneamente crescentine per tutta la famiglia. A fritto nel grasso suino, il lardo, disponibile volte, per comodità della donna di casa, cotte in tutte le case dopo la “pcarìa” invernale, qualche ora prima di essere consumate, era- il gnocco (non accetterò mai la regola gram- no poi riscaldate vicino al fuoco del camino. La maticale che vorrebbe si usasse l’articolo “lo”) tradizione voleva che la pila fosse formata da ha sfamato, sino al principio del secolo scorso, una tigella, una foglia di castagno (che cedeva intere generazioni di popolazioni rurali. Alla stessa sapore e umidità), una crescentina, una foglia stregua, le crescentine (per favore non chiama- di castagno, una tigella e così via. Il metodo di tele tigelle, secondo un errore linguistico pur- preparazione delle crescentine e la tecnica di troppo ormai tanto diffuso da essere accettato cottura sono notevolmente cambiati. Un tempo, persino dagli stessi montanari), sino a non molti in montagna, si disponeva solo di farina e acqua, anni fa, sono state figlie degli stessi ingredienti, il mentre oggi, spesso, si aggiungono latte e olio succedaneo del pane per gli abitanti di larga par- extravergine d’oliva per rendere l’impasto più te dell’Appennino modenese. Vantano un’antica morbido e saporito. I piccoli dischi di pasta sono tradizione, esempio di una consuetudine alimen- cotti tra due piastre in ghisa che, scaldate da una tare, rimasta quasi intatta, che un tempo trovava resistenza elettrica, ne sfornano anche una doz- ragione nella scarsità degli ingredienti da utilizza- zina alla volta. Il sapore non è certamente uguale re per il cibo di tutti i giorni. Se i secoli scorsi han- a quello delle classiche focaccine montanare, no registrato lunghi periodi di fame per la gente ma in casa non c’è altro mezzo per cuocerle. In della città, quella della montagna, in tempi di poche famiglie, purtroppo, sono state conser- prolungata carestia, ha dovuto la propria soprav- vate le vecchie tigelle di pietra sulle quali, a volte, vivenza quasi esclusivamente alla presenza di fitti erano incise semplici decorazioni o addirittura boschi di castagni, dai cui frutti ricavava una fari- gli stemmi familiari, che restavano così impressi na che sostituiva il macinato del frumento. Se in sulle due facce delle crescentine. Un’altra tec- quelle terre alte il grano era merce rara, la farina nica di cottura impiegava piastre di ferro dette bianca era addirittura rarissima. Grazie all’arrivo “cotte” che, sovrapposte, servivano a cuocere di un po’ più di benessere, quando la farina di sul fuoco, schiacciandola, la pasta preparata per castagne, con la quale si preparavano i ciacci, il pane, ma priva del lievito. Le “piastre” moderne cedette il passo a quella di frumento, tutti – e non consentono alla padrona di casa una velocità di solo i meno poveri - cominciarono a cuocere le cottura tale da permetterle di mettersi a tavola saporite crescentine fra due arroventate pietre insieme con i suoi ospiti. di fiume. Queste sono le tigelle, il cui etimo latino Questo cibo, rustico ma tanto appetitoso, è (tego-tegis-tectum-tegere, coprire-proteggere, passato dall’ex tavola povera delle genti di mon- da cui anche “tegola” e “tetto”) è maccheronica- tagna a quella ricca della società del benessere. mente assai comprensibile. Oggi, le crescentine D’estate, non c’è chiosco ai lati della Giardini o del- sono rotolate a valle insieme con molte altre abi- la Nuova Estense che non imbandisca, per i gitanti tudini gastronomiche montanare - basterebbe domenicali, il classico menù: “tigelle e gnocco citare i borlenghi –, essendo più del pane l’ideale fritto”. La proposta, un tempo pretesto per un’eco- goloso accompagnamento per rustici e veloci nomica scampagnata, non è più solo stagionale, spuntini a base di salumi e di formaggi. ma rappresenta ormai tutto l’anno l’alternativa Piccole o grandi secondo le zone dell’Appennino, alla classica “margherita”. Soprattutto da quando ma sempre morbide, sono cotte in mezzo alle la pizza, sofisticandosi troppo (ne esistono ormai tigelle, che fungono da pietre refrattarie. Un tem- centinaia di tipi), è diventata cara anche per i gio- po, dopo essere state scaldate accanto al fuoco vani, dei quali ha perso i favori di un tempo. del camino, con le tigelle si formavano delle pile Sebbene non sia facile risalire alle origini stori- piuttosto alte, in modo da preparare contempo- che di questo prodotto, la sua preparazione è sicuramente circoscritta al territorio modenese. Analoghe tipologie di “pane” si riscontrano in provincia di Forlì (la piada o piadina) in Lunigiana (il testarolo) e persino nel Magreb africano, ma ciò che contraddistingue la crescentina è la particolare tecnica di cottura, le dimensioni (piade e testaroli sono notevolmente più grandi) e le caratteristiche modalità d’impiego gastronomico. Le crescentine, consumate calde, con il loro sapore semplice e la caratteristica fragranza di pane appena cotto, sono divenute l’ideale e goloso accompagnamento a “cacciatore” di pollo e coniglio, pecorino e formaggi molli, ma soprattutto ai nostri salumi, dal prosciutto al salame, dalla coppa di testa ai ciccioli. La maniera classica è aprirle a metà e spalmarvi il “pesto”, un battuto di lardo, aglio e rosmarino sul quale va cosparso parmigiano-reggiano grattugiato. Piacciono a ogni età, tanto che fra i giovani è invalsa l’abitudine di farcirle con la Nutella. le crescentine nel marchio tradizione e sapori di modena L a Crescentina (tigella) di Modena è uno dei dodici prodotti tutelati dal marchio collettivo Tradizione e sapori di Modena, creato dalla Camera di Commercio per preservare e promuo- vere i prodotti tipici e tradizionali del territorio provinciale. Le imprese aderenti si sono impegnate a rispettare rigorosamente il disciplinare di produzione che prevede, tra le altre cose, gli ingredienti da usare, e i metodi di impastatura, porzionatura, cottura, e confezionamento, e a sottoporsi a controlli periodici di conformità da parte di un organismo designato dalla Camera stessa. I produttori che aderiscono attualmente al marchio sono: C.R.M. Srl di Modena, "La Zoca" di Grilli Paolo & C. Sas di Zocca, Mazzoni Nazzaro & Figli Snc di Roccamalatina (Guiglia) e il Panificio Verichese di Piccioli Adriano e Casolari Maria Paola Snc (Pavullo nel Frignano). Il sito delle crescentine tutelate dal marchio è www.crescentinadimodena.it. 71
Documenti analoghi
Tigelle farcite Tigelle vuote Menù completi con farciture a parte per l
Si consumano ancora calde di preparazione, con salumi affettati e tante altre farciture servite
al tavolo su un tagliere oppure confezionate per l’asporto.
Le tigelle, al tavolo, vengono servite ca...