Fiera del bue grasso aNizza Carne? Sì ai consumi di qualità
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Fiera del bue grasso aNizza Carne? Sì ai consumi di qualità
04/12/2009 - pag. 71 Fiera del bue grasso aNizza Carne? Sì ai consumi di qualità FIAMMETTA MUSSIO NIZZA MONFERRATO Dicembre, tempo di fiere del bue grasso. Si comincia domenica a Nizza; mercoledì tocca a Moncalvo, in attesa di Carrù che cade giovedì. Giornate di festa, ma anche di riflessione per un comparto che sta attraversando un momento delicato. La crisi soffia non solo tra i filari, maanche nelle stalle. Da tempo, le organizzazioni agricole chiedono a gran voce più attenzione alle istituzioni. Oltre al calo generale dei consumi, gli allevatori devono fare i conti con prezzi non più remunerativi. Un problema sentito soprattutto da chi ha investito in allevamenti di razza piemontese: in tre anni, queste carni sono state deprezzate. Oggi, il costo di un capo è attorno ai 3 euro al chilo (peso vivo); nel 2006, sfiorava i 4 euro. Per un animale di medie dimensioni, si pagano circa 1600 euro con una riduzione di un terzo del valore. Per l’associazione allevatori, la colpa è della grande distribuzione, entrata a dettare le sue regole nel commercio della piemontese: «Subito ha accettato i prezzi di mercato – spiega Marco Salvo, direttore Apa – oggi sta giocando al ribasso e pretende di fissare le quotazioni. Così non si aprono nuove prospettive per un progetto di economia locale». Anzi secondo la Coldiretti, lo si mette a rischio. Un occhio ai dati agricoli2009e la fotografia è preoccupante: nel 1990, erano 91.500 i capi di bestiame allevati nelle stalle astigiane. In dieci anni, il numero si è drasticamente dimezzato, arrivando a 48 mila nel Duemila. Oggi, è stabile a 49.393. Anche gli allevamenti si sono ridotti a 1183 (erano 2100 nel 2000), facendo sparire le piccole realtà. Al Libro provinciale, sono invece 352 le stalle iscritte con 19.800 capi di piemontese. E’ dei giorni scorsi la sigla di un accordo tra la Copral e la Coalvi con alcune ditte che producono hamburger per mense: le aziende di piemontese forniranno la carne. «Questo è un modo concreto per trovare mercati alternativi »commenta Salvo. Si calcola invece, che i «giganti bianchi» non raggiungano le 300 unità. Allevare un bue è lungo e rischioso: raggiunti i 5 anni, però, la sua carne vale oltre 6 euro al chilo/peso vivo.Aesemplare si sborsano tra 6 e 8 mila euro.Se vince la fiera, il valore cresce. Sul fronte consumi, i macellai lamentano cali di vendite del 20% in questo inizio dicembre. «Dovrebbe esserci – dice il macellaio nicese Vittorio Giovine – una ripresa dei consumi per Natale, anche guardando ai prezzi rimasti stabili dall’anno scorso». Bollito di bue a 12 euro al kg, muscolo a 18,5 costata a 30. FIAMMETTA MUSSIO Powered By PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO
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