L`anoressia corre sul web - Risky-Re
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L’anoressia corre sul web “Non ne ho mai parlato a nessuno, ma ora ne avverto il bisogno! 1.68 x 78 chili... Soli 19 anni... Gli anni durante i quali potrei indossare minigonne, vestitini aderenti e quant’altro. Spesso navigo tra i siti che si occupano dell’anoressia. Nonostante sia cosciente dello stato di disagio che si prova in queste situazioni, voglio essere Anoressica per un po’, stare male per un po’, e poi quando avrò raggiunto il peso forma, qualcuno dovrà aiutarmi. Grazie per lo sfogo, baci “ (Xax, venerdì 22 agosto, ore 02:02) $QDODGHDGHOIULJLGDLUH Nessuna ragazzina di oggi pensa che il sacrificio compiuto a ore pasti sia un martirio da offrire a Nostro Signore come pensavano le Sante Anoressiche, Santa Caterina, Santa Veronica o Santa Chiara. Loro, vergini asessuate, scriccioli martirizzati per amor di Dio, cercavano di far dimenticare i danni originali saltando le colazioni: l’ascetismo era un’espiazione dei mali del mondo, ed era giusto che si immolassero proprio loro, le donne, vista la cattiva figura che alla categoria aveva fatto fare la già citata Eva. Qualcuna ancora c’è, che lega la rinuncia del cibo al trascendente della tradizione, come l’anoressica di Pierluigi Panza: “La sera pregavo Dio per diventare modella, e forse per questo non mi ascoltava. Ma lo pregavo anche per non farmi mai toccare dagli uomini, per diventare santa, per essere meglio di mia sorella, per restare sempre con la mamma, per prendere nove nel tema di italiano…” (Il digiuno dell’anima). Ma resta un’eccezione. Le ragazzine al Signore non ci pensano più. Ma il bisogno di mettere la propria fame nelle mani di qualcosa fuori di sé, tipico delle pie dei secoli bui, è un’esigenza che ora si sta facendo di nuovo sentire: diavolo, qui non stiamo mica facendo una dieta, qui siamo anoressiche e bulimiche, e felici di esserlo. Serve un controllo dall’alto, un occhio superiore, un fine più importante, un’altra Madre che capisca e punisca chi sgarra. Il signore dei Cieli non c’è più. Serve un’altra divinità. Quest’ansia mistica è rispuntata oggi all’improvviso, e ha trovato casa in Internet. Le singole anoressiche del mondo, fino a qualche anno fa penitenti ognuna nella propria cameretta di clausura, hanno iniziato a parlarsi, a entrare in contatto: si sono messe in Rete, in un rito. E hanno dato origine a un fenomeno nuovo. Tutto si è sviluppato in questo millennio, blog carbonari, segreti, creati, uccisi dai censori e poi rinati. Sui siti internet a favore di anoressia e bulimia, che crescono come funghi, il sapore di religione oggi torna prepotente. E non è un caso se nella lista dei “non” che regola le vite anoressiche e bulimiche, ora esista anche questo, il non-luogo dove non-essere, dove ritrovarsi ma non con il corpo, I nternet. Le ragazzine anoressiche e bulimiche sono tutte on-line, in linea, in ogni senso. Messo in cantina il Signore della Bibbia, dunque, si sono aggrappate al Signore dell’Anello, quel Ring di siti pro Anoressia e pro bulimia che le trasforma da ragazzine qualunque in adepte di una Chiesa virtuale. “C' è una dea che mi ha rubato corpo, cuore e anima c' è una dea che mi ha privato della carne, c' è una dea che rende il male bene, c' è una dea che resta dentro per giorni, mesi, anni, c' è una dea che fa dei bisogni privazioni, c' è una dea sconosciuta eppure sembra di conoscerla da sempre, questa è la dea anoressia, questa è fonte di dolore, morte, sofferenza questo è il male di cui soffro” Torna la mortificazione della carne da offrire a una divinità, che non è più in un ostensorio ma sta dentro il frigidaire. Il cibo, odiato, rifiutato, peccato originale; il corpo, che non pretende, non sopraffa più, perché la mente lo domina; l’amore e l’attenzione su di sé, che entrambe invocano: questo accomuna le sante di allora e le adolescenti di oggi. Virtuose o virtuali, antiche o moderne, aspiranti tutte. Chi al Regno dei cieli, chi al palco di Montecatini. ,EORJOHFDWDFRPEHGHO'XHPLOD “Ana è colei che ci accompagna ogni giorno, che ci odia e ci ama, che odiamo e amiamo. Ana siamo noi”. Suona orecchiabile come una reclame, quest’odi et amo, il manifesto pro anoressia che migliaia di siti internet espongono in vetrina: dentro c’è sentimento, c’è appartenenza, c’è una lei e un noi. Se lo passano tra loro le ragazzine rachitiche o aspiranti tali, come fosse un salmo del libro delle Ore da recitare fino a compieta. “Ana è la tua ragione di vita, la tua dea”, va adorata e onorata con abbondanti offerte di chilocalorie. I mezzi per l’ascesa: dieta, purghe e vomito, un computer e il mouse. I forum e i blog pro Ana e Mia, diari virtuali fatti di miliardi di pixel per lo più fucsia e melanzana con tanti cuori e fiorellini come le Smemo vere, traboccano di questa nuova religione da catacomba. Sono centinaia di migliaia le ragazzine-adepte che si scambiano pensierini e consigli su come raggiungere la “magritudine” sulla terra, in una cantilena di “cara”, “tesoro”, “amore”, tata”, “smack” e “tvb”. Si riempiono di complimenti e cercano una “buddy”, una “consorella” più esperta che possa iniziarle alla pratica e seguirle nel loro cammino di assottigliamento. Hanno scolpito in html i loro dieci comandamenti -li chiamano proprio così- e si scambiano i loro santini, foto di top model striminzite in passerella e di ballerine col tutù infilzate sul parquet: in gergo thininspiration, ispirazioni di magrezza, quelle che ce l’hanno fatta, le sante della situazione. «Cara Ana, ti offro l’anima, il cuore il corpo», scrivono. «Ti prego: dammi la saggezza, la fede, il peso di una piuma. Ti imploro: aiutami a fluttuare leggera, a dimagrire fino all’osso, a detestare il cibo, a odiare la mia immagine riflessa nello specchio. Ti dono la mia vita. I o sarò per sempre la tua fedele discepola. Finché morte non ci separi». Amen.«Benvenuta nel mio blog… ti aiuterò a diventare anoressica pura», scrivono altrove. «Insieme riusciremo a raggiungere la nostra felicità e il nostro meritato posto al sole. Puoi farti passare l’appetito occupandoti la giornata e bevendo molte robe calde come thé non zuccherato e minestrina light». L’appartenenza virtuale diventa anche fisica con il “rosario” d’ordinanza: un braccialetto di cuoio, rosso per Ana, blu per Mia, chiuso da una farfallina. Le ragazzine lo indossano al polso sinistro, insieme con altri braccialetti privi di senso, e quando si incontrano a scuola o per la strada devono indicarlo con l’indice della mano destra: un segnale in codice, una strizzata d’occhio per dirsi “ci siamo capite”. Riti, segni, preghiere, oggetti, è tutto online, in un tempio virtuale che sta a metà tra la Cattedrale e una puntata delle streghette Winks. On line si celebra il corpo e la sua sparizione. Questo calvario di tibie, peroni e clavicole scorticati, ormai invade il web. In America i siti aumentano del 470 percento l’anno. Sono tre milioni. In Italia, secondo uno studio dell’Università di Torino pubblicato sulla rivista scientifica “Eating and Weight Disorders”, i siti pro ana o pro mia sono quasi 300 mila, di cui 257 mila contengono la parola chiave «pro-anorexia», 18.600 «proana», 14.200 «thinspiration» (ispirazione alla magrezza) e 577 «anorexicnation», ovvero «nazione anoressica», un neologismo che indica la forte tendenza alla creazione di una «subcultura anoressica», in senso antropologico. Una nuova razza, insomma. Il 47 per cento degli indirizzi online pro-anoressia risulta visitato di frequente. «Lo studio evidenzia come sia cresciuto, negli ultimi anni, il ruolo di internet in relazione all' aumento di questa patologia», spiega Secondo Fassino, professore di psichiatria del Dipartimento di neuroscienze dell' Università torinese, che ha coordinato lo studio di Giovanni Abbate Daga, Carla Gramaglia e Andrea Pierò. «Internet ha senza dubbio incrementato l’accesso ai trattamenti dell' anoressia ma ha anche rafforzato alcune delle sue cause psicopatologiche, come l' ascetismo, la competizione, i comportamenti autopunitivi e l' ossessione per l' autocontrollo». Secondo il Ministero della Salute, l’insorgere di nuovi casi di anoressia è al momento stabilizzato su una media di sei nuovi casi ogni 100.000 abitanti, mentre è in crescita l’incidenza della bulimia nervosa, circa 12 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. L’età di chi si ammala è tra i 12 e i 25 anni. Le malate di anoressia sono un milione. «E’ importante notare come i dati si riferiscano ad un Disturbo del Comportamento Alimentare conclamato», spiega Agostino Giovannini, ricercatore di Reggio Emilia che per primo in Italia ha indagato il fenomeno on-line: «La diagnosi, infatti, giunge spesso tardi, anche dopo 6/ 7 anni dall’esordio, solitamente sulla spinta di sintomi psico-fisici talmente gravi da impedire il perpetuare del comportamento. Pur essendo, questi dati così rilevanti, nella nostra società i disturbi dell’alimentazione sono ancora poco considerati, e una persona malata passa spesso inosservata. Anche all’interno delle stesse famiglie a volte il problema viene sottovalutato o addirittura ignorato. Nonostante i siti web pro anoressia siano un fenomeno “nuovo”, possiamo attribuire loro un duplice senso, conseguenza della situazione di cui si è detto: da una parte, sono la sfida narcisistica di queste persone al mondo, con la loro voglia di alimentare e celebrare la dipendenza dal sintomo; dall’altra possono rappresentare il loro grido di aiuto al mondo, un bisogno di relazioni, un desiderio di poter parlare sempre e comunque. Bisogno che le persone affette da queste patologie non sentono riconosciuto da una società, dal loro punto di vista, spesso non in grado di capire e accogliere». I siti web pro anoressia sono nati negli Stati Uniti una decina di anni fa, intorno al 1998/1999. Sono poi stati importati in Europa: Inghilterra, Francia e Spagna, i primi Paesi. In Italia sono attivi circa dal 2002-2003. Il professor Giovannini, nella sua Ricerca sul fenomeno Pro Ana svolta con la supervisione del professor Umberto Nizzoli (Programma Aziendale Salute Mentale e Dipendenze Patologiche dell’Ausl di Reggio Emilia) ne racconta la storia: «Il primo sviluppo dei siti web pro Ana si è registrato con la realizzazione di blog. Dati i limiti di interazione di uno strumento come il blog, non si poteva ancora parlare del movimento Pro Ana come di un fenomeno ben strutturato, seppure questi diari on-line permettessero già di scambiare consigli sui comportamenti restrittivi e (cosa più importante) permettessero un sostegno morale nel perseguimento degli obbiettivi. Il fenomeno Pro Ana, invece, si struttura più saldamente con la nascita dei forum privati. Forum che si dichiarano di seguaci della Filosofia di Ana, che si contrappone alla classificazione dei comportamenti anoressici e bulimici propria del mondo medico. Questi forum sono accomunati ai blog soprattutto dalla tipologia di persone che li frequentano. Avendo carattere privato, favoriscono la creazione di comunità virtuali, dove le ragazze discutono e si sostengono, nel perseguimento dell’obiettivo della magrezza assoluta. Questi spazi sono, infatti, composti da un luogo di discussione principale, nel quale vengono trattati gli argomenti più importanti, e da luoghi di discussione secondari; sono inoltre caratterizzati da un rilevante numero di materiale incentivante e rinforzante il delirio (i motivi per non mangiare, come non farsi scoprire, i consigli per vomitare meglio) ». I blog, insomma, sono la vetrina pubblica dove socializzare e farsi conoscere dal mondo, i forum privati il vero mondo “settario” delle anoressiche. «Una caratteristica peculiare e tecnica dei siti Pro Ana, poi, è l’impossibilità di monitorarne la nascita e l’evoluzione, a causa della velocità con cui vengono chiusi e ricreati, rendendo anche inefficace un’azione repressiva». Reprimere non si può e non è la soluzione, ma è evidente che su internet le ragazzine imparano e imitano comportamenti pericolosi. Sul bollettino Pediatrics dell' Accademia Americana dei Pediatri, è scritto che fino a un terzo delle adolescenti imparano a dimagrire o a usare purghe grazie a siti web specializzati. Per l’Università di Stanford, il 96 percento di chi visita i siti ha imparato lì nuove tecniche per perdere peso e per purgarsi. Sette su dieci le hanno sperimentate, un terzo ora le usa regolarmente. Steve Bloomfield, responsabile della comunicazione della Eating Desorders Association, ha detto ai microfoni di Bbc Radio: «Abbiamo visto ricerche compiute negli Usa in cui si è definitivamente stabilito che le persone che usano questi siti cercano molto meno aiuto e cure rispetto alle altre». Per Daniele Damele, vicepresidente del comitato nazionale di garanzia Internet e minori, i blog rischiano di dar vita a un vero e proprio movimento: «Oltre a fornire falsi modelli di bellezza», dice, «si spingono a proporre campi estivi in cui si insegna a non mangiare e a vomitare, e arrivano pure a vendere farmaci che stimolano il vomito». Si dice che, soprattutto in America, i siti pro ana siano finanziati dalle multinazionali erboristiche, che producono e vendono dietetici e anoressizzanti. Sui blog delle ragazzine vengono segnate le pillole migliori, e quelle più efficaci sono ordinate in una top ten. Si va dalle piante naturali come l’Efedra cinese unita a ginseng e caffeina, alla sinefrina estratta dall’arancio amaro, agli acceleratori del metabolismo, fino ai veri e propri anoressizzanti, diuretici e lassativi chimici. Nomi, cognomi, marche. Oltre alla classifica, vengono forniti gli effetti collaterali e il dosaggio. Certo, una buona pubblicità e pure “mirata”. «Sul sito di un’associazione italiana che offre terapie alla malattia, ovviamente a pagamento», racconta ancora il professor Giovannini, «ho trovato il link al mio sito e il link a un sito del genere pro anoressia. Li ho avvertiti. Non hanno fato nulla». Il sito ovviamente è mascherato, anche non troppo bene, da sito di lotta all’obesità, l’altro lato della medaglia. Ma dà consigli e supporto morale alle ragazze “della famiglia” proprio come fanno i blog pro ana. E come si dice: a pensare male. «E’ innegabile che dietro alla ossessiva ricerca della magrezza viva e prosperi anche un certo marketing», dice Giovannini. Chi si lascia affascinare dalla filosofia Ana, però, secondo il professore è una persona che ha già un qualche disturbo. «E’ come se al supermercato esistesse il corridoio delle malattie. Ognuno passa e si prende la sua, a seconda del proprio carattere, del periodo storico, della cultura. Una maschera. Ma alla base resta il disagio. I maschi approdano alle sostanze e alla tossicodipendenza, le ragazze all’anoressia e alla bulimia. Veramente ora i due generi ora stanno mescolando le carte, per cui anche questa divisione oggi come oggi non è più del tutto valida. Ma il “cosa diventare” presuppone sempre e comunque un disagio di partenza, di cui la malattia è uno specchio». Non c’è troppo da credere alle adolescenti, dunque, quando si proclamano ana e contente. E nemmeno quando sui siti fanno la conta delle calorie ingurgitate come fossero le figurine dei Calciatori: ce l’ho, ce l’ho, manca, e te la spiegano con la voglia di diventare sottilette come Nicole Richie. «Non c’è da credere loro perché quando io spiego alle ragazzine che provocandosi il vomito non dimagriscono affatto, perché il corpo assorbe prima il grasso, poi i muscoli e il fisico da tonico diventa flaccido, cambia il metabolismo e sotto una certa soglia il peso non scende, rimangono sbalordite, smettono di cacciarsi il dito in gola per due settimane ma poi ricominciano. Segno che non lo fanno per dimagrire. Quando si ingoia il contenuto di quattro borse della spesa e poi si va in bagno a vomitare, il corpo subisce uno shock terribile. Una vera e propria tempesta ormonale: per tamponare il dolore il cervello chiede e fa produrre endorfine e adrenalina. Così, più che il dolore, la parte “primordiale” del cervello che regola un istinto primario come il mangiare, cioè il sistema limbico, ricorda la reazione orgasmica delle endorfine, e le rivuole. Si crea una dipendenza, e il vomito si trasforma una droga di cui non si può fare a meno. Conosco donne di quarant’anni con marito e figli che continuano ad andare in bagno dopo ogni pasto: certo non possono essere influenzate dai siti internet, o dalle modelle in passerella. Molti atleti assumono coscientemente atteggiamenti anoressici prima di una gara: così il corpo resta come sotto l’effetto del doping, aumentando le prestazioni. Accusare dunque il mondo della moda, o i siti internet di provocare il problema, è un errore, e forse anche un modo più facile per liquidare la questione: andare alla radice e scoprire la vera causa dei comportamenti umani è doloroso, complesso e spesso tanto inquietante da risultare impossibile». Una volta conosciuti i siti pro Ana e Mia, dunque, le ragazzine già disturbate di sicuro non migliorano. Anzi. Il meccanismo di emulazione scatta, ed è particolarmente prepotente. Anche perché i siti si sono evoluti nel tempo, e stanno peggiorando. Le pretese delle ragazzine diventano più estreme. Prima ci si fermava a 45-46 chili, ora si sognano i 35. Peso, questo sì, davvero a rischio per il fisico. Se prima i siti erano moderati, e le discussioni tutto sommato tranquille, ora si è aperta un’insana competizione tra le adolescenti, arrabbiate con il mondo che non ha dedicato loro abbastanza attenzione, pur così magre com’erano. “Non vi scandalizziamo ancora?”, è il ragionamento. “Allora spostiamo la tacca della bilancia: per ottenere i riflettori si deve dimagrire di più”. «I siti pro ana puri si sono quasi estinti», spiega ancora Giovaninni. «Ora il 99 percento dei blog sono in mano alle bulimiche. Le anoressiche, che si sono sentite accusate e non accettate, si sono chiuse a chiave dentro i siti privati, dov’è ancora più difficile scoprirle e aiutarle, e dove si trovano a loro agio, nella rigidità che le contraddistingue. Non c’era nulla di pro ana tenuto segreto, un tempo. Ora sì». Ora dobbiamo incominciare ad avere paura. «L’aggravarsi di un disturbo già presente in questo mondo sconosciuto è un pericolo incalcolabile, quanto lo è il rischio emulativo di disturbi similari. Incalcolabili, oggi, sono anche le conseguenze dirette ed indirette sulle ragazze, in cura e non». Ana, in fondo, “è una dea bastarda che divora le sue figlie”. Anoressica, lei, mica poi tanto. La testimonianza 'DQG\QDFUHDWULFHGHOSULPREORJSURDQDLQ,WDOLD Ho avuto l’anoressia a 14/15 anni, l’iperfagia a 16/ 17/ 18, e la bulimia dai 19 a ora, che ne ho 22 da un mese. A 14 anni ero anoressica e non lo sapevo. Andavo come molte ragazzine della mia età e di famiglia media, a danza. Ero bravina, ero maledettamente bravina, e pertanto sotto continuo stress. Non passava giorno che le mie insegnanti non mi torturassero davanti allo specchio facendomi notare quanti rotolini di grasso io avessi quando piegavo la schiena, la pancia enorme e protuberante e molle che avevo di profilo. Tutti i giorni. Tutte le volte. Tutti gli spettacoli ero il salame della scuola, ma tutte, a turno, eravamo salami, prosciutti, mai troppo belle, mai troppo brave, mai troppo magre. Ci davano delle diete per dimagrire prima degli spettacoli a teatro, prima dei provini o degli esami. Diete estreme che comprendevano frutta a pranzo e frutta a cena per settimane, se ti andava bene, altrimenti mele e solo mele, non toccate le banane! La fortuna di molte ragazzine che frequentano queste scuole è quella di avere delle famiglie sane ed intelligenti che non appena si accorgono di cosa succede all’interno della sala da ballo, si indignano, ritirano i figli, o continuano a mandarli ma controllano attentamente che non si mettano in testa strane idee di saltare i pasti o di pranzare a bucce di mela. Io questa fortuna non l’ho avuta, visto che senza entrare in dettagli dolorosi per me e per i miei parenti, per farla breve, in casa mia nessuno si è mai curato di darmi da mangiare e anzi se mangiavo di meno non poteva che essere un bene poiché significava che non sarei mai diventata un’adulta “cicciona e schifosa come la mamma…”. Ho cominciato a saltare il pranzo, completamente, e poi la cena. Facevo solo colazione. Sono andata avanti così due anni. Nessuno si accorgeva di nulla. Pensavano che mangiassi solo un po’ in modo strano perché ero una ballerina e tutte le ballerine fanno così o almeno le ballerine brave. E io volevo, volevo, volevo disperatamente essere brava. Essere la più brava. La più magra. Due anni facendo solo colazione, e sono scoppiata. Avevo fame di tutto, avevo fame di pane, di biscotti, avevo fame di tutta la vita che mi ero dimenticata per dedicarmi anima e corpo e ancora anima ad essere la migliore, ed essere perfetta. Ho recuperato tutto con gli interessi, da quando ho messo in bocca e ho sentito sulla lingua la prima briciola di biscotto, non ho più smesso di desiderarli. Biscotti più dell’amore. Mi sono mangiata tutto, mi sono mangiata la scuola, le persone, mi sono mangiata paste e biscotti insieme col sesso e con le lacrime. Ingorda di tutto. Di parlare, di mangiare. Di parlare con la bocca piena. Sono ingrassata in tre anni più di quanto ero cresciuta in 16 anni dalla mia nascita. Allora un giorno accendi il pc e digiti su google pro anoressia o pro-ana o altre cazzate che al momento ti sembrano la migliore via d’uscita al tuo straripamento emotivo, e ti accorgi che c’è un mondo, un mondo intero fatto di allettantissime diete, calorie, pesi e chilogrammi da perdere che può tranquillamente impegnarti la giornata senza dover pensare alle tue lacrime, alla tua famiglia, allo stress della scuola, della scuola di danza, del ragazzo che ti piace. E’ un mondo che se non vai a cercarlo tu, ti verrà a cercare lui, prima o poi. Sta tutto nel fatto di essere lì davanti al pc nel momento giusto o sbagliato. Se hai voglia di scappare o no. Io ne sono stata inglobata. Probabilmente in quel momento ne avevo bisogno, ero sola, ero grassa, non ero più la più brava a danza e non ero neanche più la prima della classe al liceo, in famiglia andava male, tutte queste cose mi sembravano orrori intollerabili, era tutto quello che avevo, iniziare una dieta, e poi avere fame e soffrire avere fame e soffrire avere fame e correre al supermercato a riempirmi di cibo. Quando ho cominciato a navigare sui siti pro anoressia io era il 2001, non esistevano ancora blog o community o forum pro ana in Italia o in italiano, e io facevo parte di un gruppo, anzi, di ben tre gruppi americani. Fui la prima a tradurre alcune delle regole ferree che circolavano nei siti americani e a scriverle e renderle accessibili a un piccolo poi sempre più vasto pubblico. Con me, o subito dopo di me, altre due o tre ragazze che porto ancora nel cuore ma di cui ho perso notizie. Solo una continuo a sentire saltuariamente. Molto saltuariamente. Non parlerò di lei. Eravamo in quattro o cinque, con quattro o cinque blog e quattro commenti ciascuno che incitavano a perdere chili e a mandare giù pasticche di * * * * , lassativi, diuretici, tazze di té verde e caffé amaro, e tutto il resto della gente che commentava non capiva, spesso si arrabbiava, ancora più spesso premeva la X rossa in alto a destra e ci dimenticava e non voleva vedere. Ci sentivamo forti, unite, ma in realtà eravamo fragili, pronte a morire. Siamo state cattive, siamo state cattive come e più di tutte le blogger malate di anoressia e bulimia che troviamo in rete adesso e sono, dio mio, centinaia, forse migliaia, solo in italiano. Io per prima ho infierito e preso in giro persone estranee che mi parevano ottimi capri espiatori per la mia aggressività di affamata beffandomi di loro e insultandole e deridendole e beffando al contempo me stessa. Ho passato molti mesi a crocifiggermi per la colpa di aver iniziato un fenomeno in Italia di cui mi vergogno molto, ma che a questo punto penso sarebbe comunque sorto, prima o poi. Insomma, se non fossi stata io, sarebbe stata qualcun’altra poco dopo… Ho cominciato a vomitare, imparando al telefono un maledetto settembre da un’amica, sempre più magra, sempre più magra, vomitavo 30 volte al giorno, mangiavo e vomitavo, e di nuovo mangiavo e di nuovo vomitavo, ho abbandonato scuola, interessi, persone, i pochi amici che avevo, parenti, per passare la mia giornata davanti a foto e giornalini di cibo e ricette e ingurgitavo con gli occhi e con la bocca prima 20, poi 30 euro, poi 50 euro al giorno di cibo che finiva e finisce puntualmente nel gabinetto. Posso solo sperare che queste ragazze col blog pro-ana o pro-mia col tempo si stufino esattamente come mi sono stufata io, prima che sia troppo tardi (e il tardi arriva presto), si stufino di parlare sempre della stessa cosa, che possano diventare nella loro vita ciò che davvero sono senza che alcun blog, alcuna pubblicità, alcuna Kate Moss, alcuna star di Holliwood possa mai intaccare il corso della loro vita. E anche io, che lo possa anche io. Sto cambiando. Sto crescendo. Che un chilo in più non sia solo un chilo in più di grasso, ma che sia un chilo in più di Dandyna.
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