1.SALA DELLA GUARDIA.eps - SBAP Lazio
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1.SALA DELLA GUARDIA.eps - SBAP Lazio
Ministero dei beni e delle attività attivit culturali e del turismo Palazzo Farnese Caprarola PIANO DEI PRELATI 7 6 5 4 8 3 2 b a 1 9 a PALAZZO FARNESE 4 STANZA DELLA PRIMAVERA b IL CARDINALE ALESSANDRO FARNESE 5 STANZA DELL'ESTATE 6 STANZA DELL'AUTUNNO 1 SALA DELLA GUARDIA 7 STANZA DELL'INVERNO 2 IL CORTILE 8 APPARTAMENTO INVERNALE 3 SALA DI GIOVE 9 SCALA REGIA Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo a PALAZZO FARNESE 1559 - 1575 Il palazzo fu costruito per volere del cardinale Alessandro Farnese. Celebratissimo in tutte le epoche, fu realizzato da Jacopo Barozzi da Vignola ed è unanimemente considerato il suo capolavoro. La mole dell'edificio e il suo rapporto con il borgo ne fanno il segno tangibile del potere mentre le caratteristiche architettoniche tradiscono la sua genesi complessa. Il palazzo fu innestato sulle fondamenta di una rocca incompiuta (1521-1534), commissionata ad Antonio da Sangallo il Giovane da Alessandro Farnese senior, nonno del cardinale e futuro papa Paolo III. La pianta pentagonale, il fossato, i bastioni angolari sono l'eredit l'eredità di questa prima fase costruttiva; tutto il resto si deve all'opera di Vignola, attuata per trasformare l'originaria fortezza in palazzo-villa. A lui si devono anche il sistema di scale e il piazzale di raccordo con il paese, ed il lungo rettifilo che funge da asse prospettico e cerimoniale, ottenuto tramite una radicale ristrutturazione del borgo. All'interno dell'edificio si dispiega una straordinaria decorazione parietale (1560-1583), uno dei maggiori cicli pittorici del tardo Manierismo. La storia, la mitologia e le Sacre Scritture sono il pretesto per rinviare alla funzione degli ambienti e per tessere le lodi del committente, della sua famiglia o dei luoghi farnesiani. Al palazzo furono annessi due giardini segreti (1563-1583), ideati da Vignola, ma completati dopo la sua morte. Più Pi a monte, a ridosso di una palazzina nota come "Casina del Piacere", fu strutturato da Jacopo del Duca e Giovanni Antonio Garzoni un complesso di fontane e terrazzamenti (1584-1586) su cui intervenne più pi tardi Girolamo Rainaldi per conto del pronipote di Alessandro, cardinale Odoardo Farnese. Nel 1731 il complesso è passato in eredit eredità ai Borbone di Napoli e dal 1941 è propriet proprietà dello Stato Italiano. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo IL CARDINALE ALESSANDRO FARNESE (Valentano 1520 - Roma 1589) b Alessandro Farnese nacque a Valentano, presso il lago di Bolsena, in un momento in cui la sua famiglia era fortemente impegnata nella propria affermazione politica e sociale, finendo precocemente coinvolto nei giochi di potere, quando suo nonno, di cui portava il nome, salì sal al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Alessandro, benché giovanissimo e figlio primogenito (quindi naturalmente destinato al potere bench secolare), era in quel momento l'unico esponente della famiglia in grado di essere immediatamente inserito nelle gerarchie ecclesiastiche. Così, Cos , a soli quattordici anni ed a poche settimane dall'elezione di Paolo III, fu nominato cardinale, iniziando una straordinaria carriera che lo vide accumulare onori, benefici ed incarichi che gli fruttarono enormi fortune. Dal 1535 e fino alla morte fu vicecancelliere, titolo che comportava anche il diritto di alloggiare a Roma nel palazzo della Cancelleria; fu cardinale protettore di diverse nazioni e ordini religiosi e, nel tempo, resse cinque arcivescovadi, nove episcopati, nove governatorati e quattro abbazie. abbazie. Durante il pontificato del nonno fu attivamente impegnato nella politica internazionale e come legato papale frequentò frequent le principali corti europee; almeno due volte, negli anni successivi, fu anche sul punto di essere eletto papa. La formazione umanistica, le ingenti ricchezze e un'innegabile volontà volont di autocelebrazione, ne fecero il maggior mecenate del tempo, guadagnandogli l'appellativo di "gran cardinale". Conosceva il greco e possedeva una ricca biblioteca; collezionò collezion statue antiche, monete e gioielli, commissionando opere ai migliori artisti dell'epoca, tra cui Tiziano. Si interessò interess particolarmente alle arti decorative e all'architettura; il Palazzo di Caprarola e la chiesa del Ges Gesù a Roma costituivano motivo d'orgoglio, quanto la bella figlia Clelia avuta da una dama di corte della regina di Francia, Caterina de' Medici. Morì a Roma il 4 marzo 1589, disponendo di un reddito che ammontava ad un decimo Mor di tutte le entrate pontificie. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 1 SALA DELLA GUARDIA Federico Zuccari e aiuti, 1567 Il salone, le cui ampie dimensioni garantivano l'uso agevole delle armi, era destinato al servizio di guardia. La decorazione presenta il padrone di casa: sulla volta, tre stemmi ne glorificano il casato, imparentato con gli Asburgo e i reali di Portogallo, mentre le vedute del palazzo e del borgo in via di ristrutturazione ne ricordano i meriti come artefice della "Caprarola Nova". Le due grandi vedute dipinte sulla parete di fronte all'ingresso sottolineano il suo impegno come difensore della Cristianità, Cristianit , in quanto membro della commissione istituita da Pio IV per fronteggiare la minaccia turca: a destra la liberazione dell'isola di Malta nel 1565 dal lungo assedio di Solimano il Magnifico, a sinistra la partenza della flotta cristiana da Messina. Messina. La decorazione si deve a Federico Zuccari e alla sua bottega, ad Antenore Ridolfi il progetto generale della suddivisione della volta; i sei paesaggi fantastici del soffitto sono stati attribuiti al fiammingo Cornelis Loots. L'ambiente circolare adiacente, oggi biglietteria, è indicato nelle prime piante come "armeria". La volta, molto restaurata, rappresenta un precoce esempio di pittura prospettica tardo-manierista, realizzato da Vignola, forse nel 1567, per far apparire la stanza pi più alta, visto che il cardinale la riteneva troppo bassa rispetto alla larghezza. 1 2 3 4 5 Vedute di Caprarola Paesaggi immaginari Stemma cardinale Alessandro Farnese Stemma principe Alessandro Farnese Stemma duca Ottavio Farnese 4 2 2 1 2 2 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 3 1 2 5 2 IL CORTILE 1559 - 1579 2 Fulcro dell'edificio, il cortile si caratterizza per la sua forma circolare, estremamente rara per l'epoca in cui venne realizzato. L'idea di un cortile tondo inscritto in un pentagono compare gi già in uno studio di Antonio da Sangallo per la fortezza di Caprarola, per la quale Baldassarre Peruzzi aveva invece proposto un disegno pentagonale. La forma circolare risponde, comunque, ad una precisa volontà volont del Vignola e di Alessandro Farnese e rispecchia con ogni probabilità motivazioni di natura simbolica legate in primo luogo all'ostentazione del probabilit potere, come nei precedenti illustri del palazzo dell'imperatore Carlo V a Granada e nella Villa Madama di Roma, commissionata da papa Leone X. Il cortile è delimitato da due porticati sovrapposti. Al piano terreno, venti pilastri binati si alternano a dieci arcate, creando un ritmo ripreso nel loggiato al piano nobile e sviluppato in senso verticale attraverso l'uso dell'arco trionfale con semicolonne ioniche (ripreso dal bramantesco Cortile del Belvedere in Vaticano). I due piani superiori del palazzo, riservati alla "famiglia" del cardinale, sono arretrati e invisibili dal basso; l'espediente consente l'armonia delle proporzioni, in quanto l'altezza del cortile corrisponde al suo diametro (21 metri circa) e dissimula gli spazi sussidiari per concentrare l'attenzione sulla sfera del signore. Con la stessa logica Vignola ha sistemato sotto il cortile le cucine e gli ambienti di servizio. Il mascherone centrale, che funge da impluvium, è opera di G.B. de Bianchi. La decorazione del portico è stata realizzata tra il 1579 e il 1581, probabilmente sotto la direzione di Antonio Tempesta. Nella volta anulare fitti graticci, ricoperti di frutta e di fiori e popolati da diversi volatili, lasciano intravedere squarci di cielo. Sulla parete una serie di quarantasei stemmi celebra le famiglie imparentate con i Farnese. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 3 SALA DI GIOVE Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562 La prestigiosa sala che apre l'appartamento estivo svolgeva funzioni di rappresentanza e in origine era detta "della Prospettiva", con riferimento alla stanza dipinta da Baldassarre Peruzzi alla Farnesina, che sembra averne ispirato le decorazioni parietali. L'attuale denominazione deriva dal soggetto trattato nella volta, dipinta tra 1560 e 1562 con sette scene relative all'infanzia di Giove: sottratto dalla madre al cannibalismo del padre Saturno, il piccolo dio viene affidato alle cure delle ninfe e allevato al levato a Creta, sul monte Ida, con l'aiuto di una capra, Amaltea, poi premiata da Giove con l'assunzione in cielo come costellazione. Il significato delle figurazioni gioca scopertamente con il nome del borgo che accoglie il palazzo, Caprarola, cos così chiamato perch perché fondato da allevatori di capre; Giove allude al cardinale Alessandro, mentre in Amaltea è adombrata la cittadina che gli ha offerto asilo e che per questo è destinata ad assurgere agli onori della fama. Le finte architetture sulle pareti, disegnate da Vignola e dipinte dal genero G.B. Fiorini, conferiscono maggiore importanza alla sala, dilatandone illusoriamente lo spazio, ma vi si coglie anche la volontà volont di celebrare le arti e le discipline connesse all'architettura, cui rimandano allegoricamente le statue dorate che si affacciano dalle nicchie. 1 2 3 4 Nascita di Giove Le ninfe con la capra Amaltea Amaltea allatta il piccolo Giove Le ninfe riempiono di fiori e frutta un corno spezzato di Amaltea 5 La cornucopia viene presentata a Giove 6 Vulcano offre a Giove lo scudo fatto con la pelle di Amaltea 7 Amaltea trasformata in costellazione 4 1 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 2 3 6 7 5 4 STANZA DELLA PRIMAVERA Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562 È la prima della serie di stanze dedicate alle Stagioni, nella sequenza che, in base alla tradizione antica, fa coincidere l'inizio dell'anno con il risveglio della natura. Le stagioni, solitamente rappresentate da donne e uomini accompagnati da attributi canonici, sono qui raffigurate da fanciulli nudi, con attributi in gran parte inusuali. Il fanciullo che incarna la Primavera ha il capo inghirlandato di mirto, pianta sacra a Venere, forse come allusione agli amori primaverili e alla vitalit vitalità stagionale. Agli stessi temi sembrano rimandare altri dettagli del riquadro, mentre i tre gigli azzurri esibiti dal putto alludono chiaramente alle insegne della famiglia Farnese. Il corno in primo piano, da cui fuoriescono vapori, simboleggia forse il Sonno, favorito dalla stagione. Nei quattro scomparti laterali sono rappresentati il Ratto di Europa, avvenuto in primavera e il Ratto di Proserpina, simboleggiante il risveglio ciclico della natura; le altre due scene, Metamorfosi di Proteo e Lotta di Ercole con Acheloo, alludono alla varietà della primavera. Il dio fluviale Acheloo, come Proteo, aveva il potere di mutare variet sembianze; nella scena qui rappresentata appare in forma di toro mentre Ercole, al quale contendeva l'amore di Deianira, gli stacca un corno. Come quello di Amaltea, anche il corno di Acheloo sar sarà trasformato dalle ninfe in cornucopia. Attraverso le immagini dei corni e delle cornucopie continua in modo latente la glorificazione della capra, iniziata nella sala di Giove e destinata a proseguire nelle stanze seguenti. 1 2 3 4 5 3 La Primavera Ratto di Europa Ratto di Proserpina Metamorfosi di Proteo Lotta di Ercole con Acheloo 4 1 2 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 5 5 STANZA DELL'ESTATE Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562 L'estate è chiaramente evocata, nel riquadro della volta, dai classici attributi legati alla tradizione: le messi sullo sfondo, la falce e la ghirlanda di spighe. Meno chiaro il significato degli altri oggetti dipinti nel riquadro, molti dei quali rimandano al culto del dio Pan, come la maschera con le corna caprine, la siringa, la pigna e la verga ritorta. Sulla base dei coevi mitografi, è possibile rintracciare nelle allusioni a questa divinità divinit boschereccia una sottile esaltazione della capra Amaltea. Particolare evidenza è qui conferita ai segni zodiacali, che nelle altre stanze delle stagioni sono relegati nelle cornici; la posizione centrale del cancro, in deroga alla normale sequenza dei segni, potrebbe essere riferita ad un accadimento rilevante per la famiglia Farnese, avvenuto nel periodo dell'anno presieduto dalla costellazione. Ai Farnese infatti rimanda, in termini cifrati, l'arcobaleno o iris su cui i segni si stagliano, assimilato all'iris dello stemma di famiglia, il famoso giglio azzurro. Sulle pareti sono dipinte storie mitologiche attinenti la stagione: La caduta di Fetonte pone l'accento sulla calura estiva, sottolineando il cielo infuocato dal carro del Sole che il giovane non aveva saputo controllare. Sulla parete opposta è ritratta Cerere, dea delle messi e classica personificazione dell'estate, mentre con il corno dell'abbondanza in mano riceve gli omaggi dopo il raccolto. Gli altri due riquadri mostrano il figlio adottivo di Cerere, Trittolemo, che da una parte prepara i campi per la coltivazione dando fuoco alle sterpaglie e dall'altra sparge le sementi. Le spighe estive tornano nei festoni e nel ricco fregio vegetale che corre sopra la cornice su cui si imposta la volta. 1 2 3 4 5 L'Estate La caduta di Fetonte Omaggio a Cerere Trittolemo brucia le sterpaglie Trittolemo sparge le sementi 3 5 1 2 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 4 6 STANZA DELL'AUTUNNO Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562 La decorazione della sala è incentrata sul tema dell'uva, frutto caratteristico dell'autunno, e sulla figura del dio Bacco, celebrato dal mito come inventore del vino. Nonostante la consuetudine ad identificare direttamente l'Autunno con Bacco, la stagione qui è rappresentata dalla figura di un fanciullo, come nelle altre stanze dell'appartamento; nel riquadro centrale il dio del vino è per però ricordato dai suoi attributi: la pantera, il tirso e la maschera di baccante. Il dio Bacco è protagonista assoluto nei tondi e negli ovali ai lati della volta. La sequenza inizia con la nascita del dio, animata dal sorprendente naturalismo di una scena di parto e prosegue con un episodio cardine della sua infanzia: il piccolo Bacco, nato da un amore adulterino di Giove, viene fatto a pezzi dai Titani per ordine di Giunone, bollito in un calderone e resuscitato dalla nonna Rea che ne ricompone i pezzi. I tre momenti dello smembramento, bollitura e resurrezione del dio, sono raccontati in modo simultaneo, forse con allusione al processo di raccolta, pigiatura e fermentazione fer mentazione del vino. Nell'altro tondo Bacco fa crescere edere e viti sulla nave, liberandosi dei pirati che avevano tentato di rapirlo. Il ciclo si chiude con il dio condotto in trionfo dal classico corteo. La decorazione è animata da puttini intenti a vendemmiare, sileni ebbri e baccanti, in un tripudio di grappoli d'uva, descritti con minuzia scientifica. 4 1 2 3 4 5 L'Autunno Nascita di Bacco Smembramento, bollitura e resurrezione di Bacco Nave di Bacco Trionfo di Bacco 2 1 3 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 5 7 STANZA DELL'INVERNO Taddeo Zuccari e aiuti, 1560 - 1562 Nel riquadro centrale della volta è rappresentato l'Inverno: un paesaggio desolato, caratterizzato da alberi spogli, ove un ragazzo trascina un animale, con allusione forse ad una scena di caccia. Nella parte di affresco perduto compariva una maschera poggiata a terra, come nelle altre stanze, elemento iconografico ricorrente nella rappresentazione delle Stagioni di Caprarola, ancora di problematica interpretazione. Gli ottagoni ai lati della volta incorniciano scene mitologiche riferite agli aspetti meteorologici della cattiva stagione, stagione, in primo luogo vento e pioggia. Le quattro scene descrivono diversi episodi probabilmente collegati tra loro, in parte attinti dalle Metamorfosi di Ovidio: Giove, sdegnato per l'empietà l'empiet dei figli di Licaone, decide di distruggere con un diluvio l'intero genere umano; dopo aver convocato un Concilio degli dei, ordina a Vulcano di incatenare Borea, il vento asciutto del nord, e a Eolo di liberare i venti del sud, portatori di piogge. Dal diluvio si salveranno Deucalione e Pirra, da cui avrà avr origine la nuova umanit umanità. Come nelle altre stanze, la raffinata ornamentazione a grottesche riprende i temi della stagione. I bracieri accesi, le figure ammantate che si scaldano al fuoco e i giovani che versano acqua alludono al tempo freddo e umido dell'inverno; anche le panoplie e le corazze appese ai baldacchini rimandano al tema, poich poiché i rigori invernali segnavano generalmente la sospensione delle attività attivit militari. 1 L'Inverno 2 Il concilio degli dei decide di sterminare l'umanità l'umanit con il diluvio 3 Vulcano incatena Borea 4 Eolo scioglie i venti 5 Deucalione e Pirra sopravvivono al diluvio 5 2 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 1 3 4 APPARTAMENTO INVERNALE 8 PIANO DEI PRELATI Le cinque stanze che seguono compongono l'appartamento invernale, sviluppato lungo il versante sud-ovest del palazzo, più pi soleggiato. Furono decorate da Federico Zuccari e aiuti tra 1567 e il 1569, con motivi tratti dall'araldica e dall'emblematica farnesiana. Il salone, tradizionalmente noto come Sala del Teatro o dei Cigni, riprende la decorazione di un soffitto di Giulio Romano nella Villa Madama di Roma, all'epoca possedimento farnesiano. La presenza dello stemma di Odoardo Farnese tra i cigni in volo ed il fregio con i cappelli cardinalizi, suggeriscono una relazione tra queste pitture e la nomina a cardinale di Odoardo (1591). Questa datazione è confermata dall'affermazione del cronista che nel 1578, in occasione della visita di papa Gregorio XIII a Caprarola, notava che la decorazione dell'appartamento invernale era ancora incompleta. Sui lati lunghi della volta sono dipinte due scene di sacrificio. Nell'ambiente successivo, il Salotto, la volta presenta una decorazione più pi articolata con il riquadro centrale, richiamante l'impresa farnesiana della Vergine con l'unicorno, inquadrato da quattro paesaggi fantastici. Nelle tre stanze private che concludono l'appartamento, grandi stemmi campeggiano al centro delle volte decorate a grottesche; l'esecuzione delle pitture presenta una qualità pi qualit più modesta sia nell'ideazione che nell'esecuzione, con riprese di temi e soggetti presenti in altri ambienti del palazzo. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 9 SCALA REGIA Antonio Tempesta e aiuti, 1580 - 1583 Gioiello dell'architettura del Cinquecento, la scala fu celebrata già gi dai contemporanei come capolavoro del Vignola e pi più volte imitata. L'aspetto più pi originale della struttura consiste nella forma elicoidale, qui utilizzata in modo inusuale: la scala a chiocciola, da sempre usata per praticità praticit e per i percorsi di servizio, diviene scalone di rappresentanza. Il progetto prende le mosse dalla grande "lumaca" di Bramante in Vaticano, ma le trenta colonne doriche binate proiettate sulla parete perimetrale, i comodi gradini, la balaustra, la cupola, la sapiente illuminazione e la preziosa decorazione sono tratti distintivi che differenziano in senso monumentale questa scala dal suo prototipo bramantesco, facendone a sua volta il modello per le successive scale ellittiche del Quirinale e di Palazzo B Barberini. arberini. Lo scalone inizia al piano seminterrato, dove accoglieva gli ospiti arrivati in carrozza; serve il piano "dei prelati", dove entrava chi arrivava a piedi e si conclude al piano nobile, meta di tutti gli illustri visitatori. Lungo il percorso si dispiega una ricca decorazione, che introduceva chi saliva nel magnifico mondo del padrone di casa, richiamandone continuamente l'identit l'identità e le virtù.. Se i paesaggi fantastici mirano al diletto, il tripudio di gigli, anche nei fregi in virt peperino, prepara l'apoteosi della cupola, dove il cardinale è celebrato da una complessa allegoria che ruota intorno al suo stemma cardinalizio. Lungo la volta, motivi a grottesca commentano le "imprese" farnesiane, inneggianti alle qualità qualit morali del cardinale e della sua famiglia. Tra le più pi frequenti, l'immagine di una vergine con in grembo l'unicorno, accompagnata dal motto Virtus securitatem parit (la virtù virt genera sicurezza), ad indicare la necessità necessit di una vita virtuosa; tra le altre, la freccia che colpisce il bersaglio, Pegaso, la nave degli Argonauti, i fulmini di Giove, i gigli sormontati dall'arcobaleno. Tra gli autori della decorazione è attestato Antonio Tempesta, cui si attribuiscono i paesaggi, mentre il pittore della cupola rimane per il momento sconosciuto. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo PIANO NOBILE 21 20 22 19 18 23 24 17 16 25 15 26 27 10 5 11 14 12 13 10 DEAMBULATORIO 19 STANZA DELLA SOLITUDINE O DEI FILOSOFI 11 LOGGIA DI ERCOLE 20 GABINETTO DELL'ERMATENA 12 LOGGIA DI ERCOLE 21 STANZA DEL TORRIONE 13 CAPPELLA 22 STANZA DELLA PENITENZA 14 SALA DEI FASTI FARNESIANI 23 STANZA DEI GIUDIZI 15 SALA DEI FASTI FARNESIANI 24 CAMERA DEI SOGNI 16 ANTICAMERA DEL CONCILIO 25 ANTICAMERA DEGLI ANGELI 17 CAMERA DELL'AURORA 26 SALA DEL MAPPAMONDO 18 STANZA DEI LANIFICI 27 SALA DEL MAPPAMONDO Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 10 DEAMBULATORIO 1576-1577 Attraverso un piccolo vestibolo, destinato alla cosiddetta "seconda guardia", la Scala Regia immette nel portico che circonda il cortile al livello del primo piano. Questo corridoio anulare funge da raccordo tra gli ambienti principali del piano nobile, i giardini e le piccole scale di servizio che salgono ai livelli superiori. La decorazione pittorica fu realizzata tra il 1576 ed il 1577, forse sotto la direzione di Antonio Tempesta, come vorrebbe la tradizione; essa consiste fondamentalmente in motivi a grottesca, g rottesca, che nella volta incorniciano imprese araldiche e nella parete riquadri con paesaggi, scenette a monocromo e diverse specie di uccelli. La caratterizzazione principale del deambulatorio consisteva nella presenza di una serie di busti dei dodici Cesari, realizzati da Giovanni Battista de' Bianchi sul modello di quelli che il cardinale Alessandro aveva già gi commissionato a Tommaso della Porta per il palazzo di Roma. I busti dei primi dieci imperatori erano collocati nelle nicchie della parete circolare e quelli degli ultimi due, Tito e Domiziano, erano ospitati negli oculi sopra le porte dei saloni di rappresentanza. Questi busti furono trasferiti intorno al 1861 nel palazzo Farnese di Roma. Il re Francesco II di Borbone li fece prelevare dall'architetto Antonio Cipolla nel corso della vasta campagna di lavori finalizzata ad adeguare la residenza romana dei F Farnese arnese alle esigenze della corte napoletana in esilio. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 11 LOGGIA DI ERCOLE PIANO NOBILE Le grandi arcate della sala, chiuse precocemente a vetri, si aprivano un tempo sul vasto panorama. La presenza di una fontana, il pavimento smaltato, le vedute dipinte sulle pareti ne sottolineano il carattere di luogo semi-aperto. Le pareti e la fontana (1572-1573) Le dieci vedute sulle pareti ritraggono i principali possedimenti farnesiani, integrando il panorama reale goduto dalla loggia: sui lati corti, le cittadine del ducato di Castro e Ronciglione; sopra le porte, le capitali del ducato di Parma Par ma e Piacenza. Nelle arcate dipinte opposte ai finestroni, i quattro paesaggi quasi illeggibili dovevano alludere alle stagioni. A destra della fontana, il gentiluomo che esce dalla porta con un libro sotto braccio è forse identificabile con Fulvio Orsini, bibliotecario e antiquario dei Farnese, quasi certamente autore del programma iconografico della sala. La fontana rustica accresceva il senso di frescura della loggia; l'acqua, un tempo sgorgante da un amorino addormentato, giungeva dal fiume rappresentato nello sfondo, in un paesaggio proteso verso lo spazio reale. Un ricco rivestimento di stucchi e mosaici conferisce spessore al fondale, fino al gruppo in marmo cipollino, con statue di fanciulli intenti a versare acqua nella grande tazza di giallo antico. Alla decorazione lavorarono maestranze gi già attive nella Villa d'Este a Tivoli. La fontana è opera di Curzio Maccarone, noto come "Curzio delle fontane", esperto conteso dai committenti più pi illustri. Il mosaico dello sfondo è attribuito a Francesco da Tivoli o al giovane El Greco. Le sei statue di putti sono in parte antiche interessate da restauri cinquecenteschi, in parte attribuibili a Giovanni Battista de' Bianchi, scultore-restauratore al servizio del cardinale Alessandro. La composizione della fontana è stata interpretata come allegoria del battesimo. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 12 LOGGIA DI ERCOLE PIANO NOBILE La volta e le lunette (1568-1569) Nella volta, tra ricchissimi stucchi con putti ad altorilievo, sono rappresentate le gesta di Ercole. I riquadri maggiori (1, 2, 3, 4, 5) illustrano un mito legato al territorio, tratto dal commento di Servio a Virgilio: Ercole, di passaggio sui monti Cimini, è impegnato in una prova di forza e dopo aver conficcato una lancia nel terreno, fa scaturire il lago di Vico. La storia ha intenti celebrativi nei confronti di Alessandro Farnese, che aveva promosso la regolazione delle acque del lago. L'assimilazione con Ercole è pienamente rivelata nel riquadro che illustra La costruzione del tempio di Ercole (5), dove l'architetto della fabbrica ha le sembianze del Vignola. Nei riquadri minori (6, 7, 8, 9) sono illustrate quattro delle dodici fatiche di Ercole, mentre le lunette raffigurano il furto dei buoi di Ercole da parte di due ladroni e l'intervento in suo aiuto di Giove, con una pioggia di sassi. La decorazione della sala fu avviata da Federico Zuccari, autore del riquadro centrale; a seguito di dissapori con il cardinale venne poi allontanato dal cantiere e sostituito con Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, che completò complet il lavoro adeguando il proprio stile a quello del predecessore. Tre delle quattro fatiche di Ercole, nei riquadri più pi piccoli (7, 8, 9) sono attribuite al fiammingo Bartholomaeus Sprangher. L'ORIGINE DEL LAGO DI VICO 1 Ercole conficca la lancia nel terreno, sfidando i pastori ad estrarla 2 I giovani pastori tentano inutilmente di estrarre la spranga 3 Ercole estrae la spranga, e dal terreno sgorga l'acqua 4 Ercole è disteso tra le aque del lago ormai formato 5 Gli abitanti dei Cimini costruiscono un tempio dedicato ad Ercole 5 1 8 7 4 LE FATICHE DI ERCOLE 6 Battaglia di Ercole con i Centauri 7 Ercole cattura Cerbero 8 Ercole uccide l'Idra di Lerna 9 Ercole uccide il Toro Cretese Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 6 9 3 2 13 CAPPELLA Federico Zuccari e aiuti, 1566 - 1567 L'ambiente circolare della cappella corrisponde in pianta allo spazio simmetrico della Scala Regia e comunica con il portico tramite una piccola sacrestia. L'interno è armonico, con il ritmo scandito uniformemente su pareti, soffitto e pavimento e con il raffinato utilizzo della luce filtrata dalle vetrate istoriate. Il pavimento disegnato da Vignola è la proiezione della cupola ed è arricchito da gigli araldici e da preziosi tondi marmorei, specchio dei medaglioni della volta. La decorazione pittorica si deve a Federico Zuccari, che nel settembre del 1566 si sostituì al fratello Taddeo, morto pochi giorni prima. Nella cupola sono rappresentati sostitu episodi del Vecchio Testamento; sulle pareti, dove è più pi evidente la mano di Federico, apostoli a figura intera accompagnano una Piet Pietà tra S. Giovanni Battista e le Marie al sepolcro. Tra i discepoli si riconoscono i ritratti di Taddeo Zuccari (Giuda Taddeo) e del Vignola (S. Giacomo maggiore). La Piet Pietà che serve da pala d'altare, è una replica su muro della splendida tavola che Taddeo aveva già gi dipinto per questa cappella, ma che Federico volle tenere per sé. s. Nelle lunette sopra le porte sono dipinti Gregorio Magno, con l'attributo della colomba, S. Lorenzo e S. Stefano, con i rispettivi strumenti del martirio, graticola e pietre. Le vetrate con i dodici apostoli si devono a un "Roberto fiammingo", attivo a corte anche come pittore di paesaggi. 1 2 3 4 5 6 7 Creazione degli astri Creazione di Eva Diluvio universale Sacrificio d'Isacco Passaggio del Mar Rosso Samuele consacra re David, ungendolo con l'olio che cade dal corno David riceve i tributi dai popoli assoggettati Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 6 5 7 1 4 3 2 14 SALA DEI FASTI FARNESIANI Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563 Il fastoso salone è dedicato all'esaltazione dinastica del committente, come nel Salotto del palazzo Farnese di Roma o nella Sala dei cento giorni alla Cancelleria, residenza romana del cardinale Alessandro. I momenti salienti dell'epopea farnesiana sono esibiti con solennit solennità,, datati e commentati da iscrizioni di gusto classico; gli episodi più pi antichi sono illustrati nella volta, i più pi recenti sulle pareti, dipinti come fossero arazzi. I temi furono elaborati da Onofrio Panvinio, con la collaborazione di Paolo Manuzio per le epigrafi. Sulla volta sono rievocati gli episodi relativi al periodo di ascesa e affermazione territoriale della famiglia (1100-1435). I quattro riquadri nei lati lunghi (3, 4, 5, 6) celebrano gli antenati del cardinale Alessandro come condottieri al servizio della Chiesa o di potenze secolari ad essa fedeli; le due scene di investitura (5, 6) sottolineano la legittimità legittimit del potere esercitato. I tondi nei lati corti (1, 2) si riferiscono a fatti memorabili compiuti dai Farnese a Orbetello e a Orvieto, località localit ai confini del ducato di Castro. Al centro della volta, lo stemma farnesiano nella versione antica con sedici gigli, ridotti prima a nove, poi a sei. Da oculi sfondati si affacciano quattro allegorie, che rappresentano i fondamenti della gloria dei Farnese (a, b, c, d). 1 Pietro Farnese fonda Orbetello dopo aver sconfitto i nemici della Chiesa (1100) 2 Guido Farnese, principe d'Orvieto, riporta la pace in citt città (1313) 3 Pietro Niccolò Niccol Farnese libera Bologna dall'assedio dei Visconti (1361) 4 Pietro Farnese entra in trionfo a Firenze dopo aver sconfitto i Pisani (1362) 5 Ranieri Farnese a capo dell'esercito fiorentino dopo la morte del fratello Pietro (1362) 6 Ranuccio Farnese nominato capitano dell'esercito pontificio da Eugenio IV ed insignito della rosa d'oro (1435) a b c d Allegoria della Sovranit Sovranità spirituale Allegoria della Sovranit Sovranità temporale Allegoria della Fama Allegoria del Valore Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 2 5 b d 4 6 c a 1 3 15 SALA DEI FASTI FARNESIANI Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563 Le pareti illustrano il periodo di massimo splendore della dinastia, coincidente con il pontificato di Paolo III, quando i Farnese ricoprirono ruoli di grande rilievo grazie all'aiuto del pontefice e ad una accorta politica matrimoniale. Nella pareti corte si ricordano le nomine conferite da Paolo III al figlio Pierluigi e al nipote Orazio e i matrimoni che imparentarono i Farnese con la famiglia imperiale e con i reali di Francia. I ritratti di Filippo II ed Enrico II sono un omaggio ai regnanti di Spagna e di Francia all'epoca della decorazione della sala. I grandi riquadri delle pareti lunghe esaltano il committente mentre porta a termine delicate missioni diplomatiche in nome del papa o ne ricordano i meriti come difensore degli interessi familiari. Le vicende sono descritte con grande attenzione per i costumi e il cerimoniale, segni distintivi del rango e del potere, e per i tratti fisionomici dei personaggi. La sala è una vera galleria di ritratti che i contemporanei potevano facilmente riconoscere e che il pittore ha spesso mutuato dai quadri eseguiti per i Farnese da Tiziano. 1 1 2 3 4 5 6 7 8 a 2 3 4 5 b 6 Pier Luigi Farnese è nominato capitano della Chiesa da Paolo III (1535) Orazio Farnese è nominato prefetto di Roma da Paolo III (1538) Incontro di Worms (1544) Giulio III restituisce Parma ai Farnese (1550) Ottavio Farnese sposa Margherita d'Austria (1539) Matrimonio di Orazio Farnese con Diana di Valois (1552) La Guerra Luterana (1546) Francesco I riceve a Parigi Carlo V, accompagnato dal cardinal Farnese (1540) a Enrico II di Francia b Filippo II di Spagna c Allegoria di Roma Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo c 7 8 16 ANTICAMERA DEL CONCILIO Taddeo Zuccari e aiuti, 1561 - 1563 L'ambiente mediava il passaggio dal salone d'onore agli spazi pi più intimi del cardinale, introducendo per gradi alle stanze private dell'appartamento estivo. La decorazione prosegue il tema dell'esaltazione dinastica, qui focalizzata sulla figura di Paolo III, vero artefice delle fortune della famiglia. Tutte le scene rappresentate sono infatti riferibili ad episodi salienti del suo lungo pontificato (1534-1549), segnato dalla minaccia espansionistica dei Turchi e da gravi crisi politiche e religiose, come lo scisma anglicano o la riforma luterana. La sala prende il nome dal dipinto nella parete di fronte alle finestre, raffigurante il Concilio di Trento (1545-1563), indetto da papa Farnese in risposta ai Protestanti. Le figure femminili sopra le porte personificano le virtù virt fiorite all'ombra di Paolo III, ideate da Annibal Caro e Fulvio Orsini su modelli di monete antiche della collezione del cardinale Alessandro. Onofrio Panvinio fu l'inventore delle scene storiche e delle relative iscrizioni. La decorazione si distingue per i preziosi stucchi con effetto di cammeo e per lo schema compositivo basato su un impianto architettonico illusionistico, ideato e realizzato da Vignola, al quale si devono le colonne corinzie dipinte agli angoli come ideale sostegno di finti architravi architravi marmorei, assai celebrate dai contemporanei. VOLTA 1 Investitura di Paolo III (1534) 2 Paolo III ottiene l'unione della flotta imperiale e veneta contro i Turchi (1538) 3 Paolo III scomunica Enrico VIII d'Inghilterra (1536) 4 Sottomissione di Perugia dopo la ribellione contro la tassa sul sale (1540) 5 Paolo III accompagna con preghiere la flotta imperiale che salpa verso Tunisi (1535) c d e 4 2 PARETI 1 Omaggio di Carlo V a Paolo III dopo la vittoria di Tunisi (1535) 2 Paolo Paolo III nomina dei cardinali, quattro dei quali destinati a divenire papi 3 La tregua di Nizza tra Carlo V e Francesco I (1538) 4 Apertura del Concilio di Trento a. Allegrezza ((Hilaritas Hilaritas)) b. Abbondanza c. Sicurezza d. Pace e. Religione f. Giustizia Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 3 3 1 2 5 b 1 4 f a 17 CAMERA DELL'AURORA Taddeo Zuccari e aiuti, 1563 - 1565 La Camera dell'Aurora apre la sequenza delle stanze private dell'appartamento estivo che, dall'Anticamera del Concilio, si susseguono con un grado di crescente intimità. intimit . Più piccole rispetto agli ambienti di rappresentanza, le stanze presentano le pareti Pi nude, ornate un tempo da sontuosi paramenti di seta o di cuoio, venduti all'asta dai Farnese nel 1681. In questa stanza, destinata a camera da letto, sono illustrate personificazioni, miti o divinità allegoricamente legate ai temi della notte e del sonno. Nell'ovale centrale, divinit l'Aurora irrompe dalla direzione della finestra e, preannunciata dal Crepuscolo, mette in fuga la Notte; ai lati la Luna e Mercurio, che scende sulla terra per infondere il sonno. Le architetture dipinte - forse del Vignola - rafforzano la finzione prospettica, simulando anche una maggiore altezza della stanza, per accompagnare il passaggio visivo dall'anticamera, notevolmente più pi alta. Il programma iconografico è di Annibal Caro, che fornì al pittore indicazioni molto precise sui soggetti da rappresentare. La sua lunga forn lettera di istruzioni a Taddeo Zuccari venne pubblicata da Giorgio Vasari, rendendo la stanza celebre già gi tra i contemporanei. Una parte consistente dell'ovale con l'Aurora, caduta a più pi riprese a partire dalla fine del XVIII secolo, è opera di un rifacimento del pittore Andrea Giorgini sotto la direzione di Vincenzo Camuccini (1834). 1 La Vigilanza 2 Cefalo, giovane amato dall'Aurora dalla cui unione nascer nascerà Fetonte 3 Titone, marito dell'Aurora Soggetti relativi a Mercurio 4 Sacrifici a Mercurio 5 I Lari, geni tutelari della casa 6 Batto, pastore traditore trasformato in sasso da Mercurio Soggetti relativi alla Notte 7 La Quiete 8 Atlante, sostiene la volta celeste con le stelle della notte 9 Oceano, attende che la Notte si tuffi Soggetti relativi alla Luna 10 Sacrifici per placare i Lemuri 11 Pan, innamorato della Luna 12 Endimione, giovane amato dalla Luna a b c d 5 3 4 6 c b 8 1 2 Arpocrate Arpocrate,, dio egizio del silenzio Angerona, dea della segretezza La casa del Sonno Brito, interprete dei sogni Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 7 a d 11 10 12 9 18 STANZA DEI LANIFICI Taddeo Zuccari, 1563 - 1565 La stanza mette in comunicazione l'appartamento estivo con il cortile e con il giardino segreto. I documenti la descrivono come "fatta per vestire"; sia la posizione, vicina alla camera da letto, che il tema della decorazione confermano in effetti la sua funzione di spogliatoio. Le scene rappresentate nei riquadri della volta rimandano ad attività attivit come la filatura, la tessitura, la colorazione dei tessuti e più pi in generale alla realizzazione degli abiti. Gli stessi motivi ricorrono nei fondi a grottesche, dove compaiono graziose figurette che armeggiano con diversi tipi di filati. Nel riquadro centrale campeggia Minerva, inventrice delle tecniche di lavorazione della lana, nell'atto di insegnare l'uso delle vesti agli uomini, che la onorano per questo con offerte sacrificali. Il riquadro ottagonale dal lato del camino è dedicato alla scoperta della porpora da parte di Ercole e Tyro, argomento quanto mai pertinente alla funzione specifica della stanza, considerato che la porpora, come colore cardinalizio, doveva ampiamente caratterizzare l'abbigliamento del padrone di casa. La presenza di questo soggetto ha fatto supporre che Fulvio Orsini, esperto conoscitore del mito di Ercole, possa aver quanto meno partecipato alla redazione del programma iconografico di questa stanza, generalmente attribuita invece ad Annibal Caro. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Minerva insegna agli uomini l'uso delle vesti Aracne sfida Minerva nella tessitura Minerva distrugge i telai e trasforma Aracne in un ragno Ercole e Tyro scoprono la porpora sulla spiaggia, dopo che il loro cane, addentato un mollusco, si macchia il muso di rosso Ercole dona a Tyro la veste tinta con la porpora in cambio della quale la ninfa fenicia gli aveva promesso il suo amore Il dio Pan cerca di adescare la ninfa Siringa offrendole canestri di lana Le tre Grazie, sorelle di Minerva e compagne di Venere, derubate dei vestiti da Cupido, presso la fonte Acidalia I Cinesi raccolgono le more di gelso per la produzione della seta Gli Sciti raccolgono dagli alberi materie da filare 3 2 6 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 8 1 4 5 9 7 19 STANZA DELLA SOLITUDINE O DEI FILOSOFI Taddeo Zuccari e aiuti, 1565 - 1566 La stanza, vero e proprio elogio della solitudine, esemplato sulla scia del De vita solitaria di Petrarca, era lo studio del cardinale Alessandro. Il significato degli affreschi, come per la Camera dell'Aurora, è chiarito in una lettera di Annibal Caro in cui l'erudito discute le "invenzioni per dipingere lo studio di Monsignor Illustrissimo Farnese" con Onofrio Panvinio, anch'egli impegnato nel programma iconografico. I riquadri principali della volta presentano due diversi concetti di solitudine: come mezzo per rafforzare lo spirito per i Cristiani, come aspirazione finale per i filosofi. Sopra il camino, Cristo, S. Giovanni Battista e S. Paolo escono dall'isolamento per darsi alla predicazione, mentre i filosofi raffigurati di fronte rifuggono sdegnosamente ogni contatto col mondo; un platonico si cava gli occhi ed un cinico scaglia sassi contro i curiosi. Nei riquadri minori troviamo i ritratti di coloro che hanno celebrato o praticato la solitudine: poeti, filosofi ed eremiti, compresi quei sovrani che, abdicando, si sono ritirati dalla vita attiva, come Carlo V o Diocleziano, nel tondo a monocromo nello strombo della finestra. Numerosi gli animali raffigurati, simboleggianti la solitudine, come il passero solitario, la lepre e l'aquila. Altri rimandano ai concetti della contemplazione e dell'elevazione della mente, come l'elefante, la fenice o il pegaso, o alla prudenza, come il serpente. Il pellicano bianco che nutre i figli con le proprie viscere simboleggia il sacrificio di se stessi. 1 La solitudine dei pagani 2 La solitudine dei cristiani ANTICHI LEGISLATORI 3 Minosse 4 Numa Pompilio 20 19 18 5 FILOSOFI ANACORETI DI QUATTRO DIVERSE NAZIONI 5 Gimnosofisti - indiani 6 Iperborei - "settentrionali" 7 Esseni - giudei 8 Druidi - galli 3 16 6 1 10 9 2 8 11 12 13 PERSONAGGI LEGATI AL TEMA DELLA SOLITUDINE Celestino V (9), Diogene (10), Menandro (11), Aristotele (12), eremiti (13), Carlo V (14) Seneca (15), Euripide (16), Solimano (17),visione di S. Agostino (18), Catone (19), Cicerone (20) Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 17 7 14 15 4 GABINETTO DELL'ERMATENA 20 Federico Zuccari e aiuti, 1566 La funzione di questo ambiente, studiolo personale del cardinale Alessandro, è confermata dalle fonti, dalle ridotte dimensioni della stanza e dalla sua particolare posizione appartata, elementi che ne fanno uno spazio intimo e adatto al raccoglimento. Il grande tondo al centro del soffitto, considerato uno dei migliori brani autografi di Federico Zuccari, raffigura un essere androgino costituito dalla fusione di Mercurio e Minerva, identificato da un cartiglio in greco come Hermathena Hermathena.. La figurazione simboleggia l'unione di eloquenza e sapienza e benchè bench rappresentata di rado, veniva spesso evocata negli ambienti umanistici, sulla scia di Cicerone che per primo l'aveva posta ad ornamento della propria Accademia. È possibile che Alessandro Farnese abbia richiesto questo soggetto per sottolineare il proprio ruolo di mecenate nei confronti della prestigiosa istituzione di studi umanistici di cui era protettore, la bolognese Accademia Bocchiana, che aveva come insegna proprio la coppia Ermes-Atena. Nei pennacchi agli angoli della volta sono raffigurati oggetti relativi alle scienze e alle arti che alluderebbero, secondo alcune letture, alle invenzioni di Mercurio e di Minerva. Nelle lunette d'imposta della volta sono inseriti riquadri con paesaggi antichizzanti. In uno dei paesaggi è riconoscibile il Serapeo di Villa Adriana, in un altro l'episodio di Ulisse con le sirene, inno al desiderio di conoscenza. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo STANZA DEL TORRIONE 21 PIANO NOBILE Celebrato dai contemporanei come sacro alle Muse e alle Arti, anche questo ambiente doveva avere una funzione legata al godimento estetico e alle attività attivit intellettuali. Qui, come nello studiolo, con ogni probabilità probabilit il cardinale custodiva gelosamente oggetti mirabili delle sue straordinarie collezioni, ad esclusione dei libri, sistemati invece nella stanza al piano superiore. La concentrazione al vertice del pentagono di ambienti destinati alle collezioni preziose e alle attività attivit intellettuali, suggerisce per questa zona del palazzo un ruolo di vera e propria "testa" dell'organismo architettonico, deputata all'esercizio dell'intelletto. La stanza è ricavata nell'unico torrione del palazzo, edificato sul retro dell'edificio, in posizione opposta alla facciata. Siamo nella zona pi più intima e più pi lontana dagli spazi pubblici e di rappresentanza; negli altri piani del torrione sono sistemati altri ambienti dalla funzione strettamente privata, come la stanza da bagno del cardinale e la biblioteca. I diversi livelli sono raccordati da una scaletta a chiocciola chiamata tradizionalmente "scala del cartoccio", per la particolare caratteristica del passamano elicoidale, la cui forma permette ad un cartoccio, opportunamente zavorrato, di scivolare lungo tutta la balaustra senza cadere. Il cassettonato, che che presenta analogie con alcuni soffitti del Palazzo Farnese di Roma, reca in bella mostra lo stemma di Alessandro circondato dalle imprese farnesiane. Venne realizzato nel 1579 da un "maestro Marco da Caprarola falegname", alla cui bottega il cardinale affidò affid anche l'esecuzione del cassettonato della chiesa romana di S. Lorenzo in Damaso, di cui era titolare. Il fregio dipinto sulla parete, con paesaggi inquadrati agli angoli da unicorni araldici rampanti, simula una cornice su cui ricadono morbidamente dei drappi. Espressione di una cultura figurativa diversa da quella degli Zuccari e più pi vicina ai fiamminghi, tradizionalmente attribuito a Bartolomeo Spranger, è forse opera di Antonio Tempesta. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 22 STANZA DELLA PENITENZA Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571 La stanza apre la successione di ambienti che formano l'appartamento invernale; considerata a lungo una sala da pranzo, doveva ricoprire anch'essa la funzione di studio. Rispetto all'appartamento estivo, dove prevalgono i soggetti storico-mitologici, qui la decorazione presenta contenuti prevalentemente incentrati su temi religiosi, legati al clima della Controriforma; anche sul piano formale, i modi di Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, più pi vicini a Parmigianino, segnano uno stacco rispetto allo stile degli Zuccari. La stanza corrisponde a quella della Solitudine e la decorazione ne riprende il tema, trattandolo però per da un punto di vista squisitamente religioso; gli eroi della vita contemplativa, proposti come modello di virtù, virt , sono eremiti, monaci ed anacoreti, intenti alla meditazione o alla penitenza; il digiuno, la preghiera e la mortificazione della carne, vengono indicati come mezzi "per abnegar se stesso et portar la croce di Christo". Si spiega cos così l'esaltazione della croce nel riquadro centrale, punto focale per tutti gli exempla dipinti nel resto della volta. Il programma generale della decorazione si deve al cardinale Guglielmo Sirleto, storico della Chiesa e bibliotecario vaticano, che ideò ide con ogni probabilit probabilità anche le due stanze successive. In linea con i decreti del concilio di Trento, che rifiutavano la dottrina protestante della giustificazione per fede, i soggetti qui rappresentati vogliono sottolineare l'importanza delle buone opere, ribadendo anche il valore del monachesimo, messo in discussione dai Luterani. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Esaltazione della croce S. Giovanni Battista S. Pambo S. Pior S. Macario d'Alessandria S. Arsenio Visione di S. Antonio S. Macario d'Egitto S. Paolo eremita 2 4 1 9 8 Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 3 7 5 6 23 STANZA DEI GIUDIZI Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571 La decorazione della stanza inneggia alla saggezza ed alla giustizia di coloro che governano con l'aiuto di Dio. Al centro della volta Il Giudizio di Salomone, esempio paradigmatico di questo concetto, ribadito dalle scene dei due lunettoni laterali, che rappresentano da una parte Mosè e dall'altra i giudici da lui delegati nell'atto di amministrare la giustizia. Mos Agli angoli della volta, quattro episodi mostrano le conseguenze dell'obbedienza o della disobbedienza alle leggi di Dio: da una parte due esempi di punizione, dall'altra la costruzione di edifici dedicati al Signore. La presenza dello stemma farnesiano in una di queste due ultime scene, come i putti che nei tondi e negli ovali esibiscono i gigli di famiglia, denotano un chiaro intento celebrativo e alludono alla benevolenza e alla giustizia dei Farnese, che governano in ossequio alle leggi di Dio. È forse in questa stanza che il cardinale concedeva udienza; i passaggi diretti verso il cortile o verso l'esterno, permettevano infatti di regolamentare gli accessi, garantendo la riservatezza degli ambienti adiacenti. Questa funzione non rispetta la simmetria con la omologa stanza dell'appartamento invernale, adibita a spogliatoio; funzione che qui non trova riscontro in alcun elemento. 1 2 3 4 Giudizio di Salomone Mosè Mos unico giudice degli Israeliti I giudici delegati da Mosè Mos esercitano le loro funzioni David sceglie i sacerdoti del Tempio e nomina del "sommo sacerdote" 2 5 Dio benedice il tempio di Salomone 6 Mosè Mos e gli Israeliti costruiscono il santuario di Dio 7 David indica a Salomone dove erigere il Tempio 8 Il profeta Natan rimprovera David per l'uccisione di Uria 9 David punisce con la morte il soldato amalecita che aveva ucciso il re Saul 10 S. Paolo 11 S. Pietro Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 5 7 6 10 1 3 11 9 8 4 24 CAMERA DEI SOGNI Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, 1569 - 1571 È la camera da letto invernale del cardinale Alessandro, concepita in stretto rapporto con la stanza dell'appartamento estivo destinata ad analoga funzione (Camera dell'Aurora): uguale il disegno delle volte e identiche alcune soluzioni decorative. Il compito di evocare la notte e il riposo è qui affidato a soggetti biblici, in linea con il carattere controriformato di tutta la decorazione dell'appartamento invernale, il cui programma si deve forse ancora al cardinale Sirleto. Le scene dipinte sono tratte dall'Antico Testamento e riguardano sogni o eventi accaduti durante il sonno dei protagonisti, come la creazione di Eva dalla costola di Adamo dormiente o il taglio dei capelli operato da Dalila su Sansone addormentato. I sogni premonitori recano a volte messaggi espliciti, come nel Sogno di Giacobbe, altre volte richiedono l'intervento di interpreti, quali Giuseppe o Daniele. Il fregio a monocromo che circonda l'ovale centrale, i colori cangianti dalle tinte pastello, l'eleganza delle figure in movimento, fanno di questa stanza il capolavoro di Bertoja. Il paesaggio che fa da sfondo al Sogno di Giacobbe è attribuito al fiammingo Cornelis Loots. La camera è servita da una scaletta a chiocciola ricavata nello spessore dei muri e dispone di uno "stantiolino" per la seggetta, che consentiva al cardinale di appartarsi in privato per i bisogni fisici. Il piccolo ambiente presenta un curioso cassettonato ligneo a forma di labirinto che replica in formato ridotto un soffitto del Palazzo Ducale di Mantova. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Il sogno di Giacobbe Sansone e Dalila Sogno del Faraone Giuseppe in prigione Il sogno di Nabuccodonosor Elia nutrito dall'Angelo Altro sogno di Nabuccodonosor Il sogno di Giuseppe La creazione di Eva Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 2 6 5 7 3 1 8 9 4 25 ANTICAMERA DEGLI ANGELI Jacopo Zanguidi detto il Bertoja, Giovanni de' Vecchi Raffaellino Motta da Reggio, 1572 - 1575 La sala è dedicata agli angeli, celebrati come strumento della potenza e della giustizia divine. Negli episodi rappresentati sulle pareti e nei lunettoni, gli angeli annunciano o eseguono la volontà volont del Signore, benevolo verso i giusti, ma sdegnoso nei confronti degli empi. Il programma iconografico ha un valore propagandistico, prodotto dei nuovi indirizzi tridentini; l'idea fondamentale del trionfo del bene sul male, ben esemplificata dalla Cacciata degli Angeli Ribelli nella volta, rivendica il successo dottrinale e spirituale della Chiesa di Roma, ampliando cos così il significato dell'altra anticamera, dedicata alle gesta di Paolo III, dove venivano celebrati i trionfi della Chiesa in senso politico e temporale. La decorazione del soffitto e dei lunettoni si deve al Bertoja, che ha lasciato il suo autoritratto nella volta (demone a mezzo busto con lunghe orecchie che si sporge da una nuvola). La precoce scomparsa impedì imped al pittore di proseguire la decorazione della sala, completata nel 1575 da Giovanni de' Vecchi con l'assistenza di Raffaellino da Reggio. La sala è nota anche per gli effetti acustici ottenuti con accorgimenti architettonici, destinati a stupire gli ospiti. 4 2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 1 10 6 3 5 8 7 14 9 Daniele nella fossa dei leoni Angelo del settimo sigillo Angelo che purifica le labbra di Isaia L'Angelo ferma la mula di Balaam L'Arcangelo Michele appare al pastore Gargano Davide edifica un altare, placando l'ira di Dio Annuncio dell'Angelo a Gedeone S. Michele Arcangelo Arcangelo Raffaele con Tobiolo Strage dell'esercito assiro di Sennacherib L'Arcangelo Michele annuncia la fine della pestilenza Gabriele con giglio e clematide L'Angelo con la Gerusalemme celeste Un Angelo segna gli eletti e ferma gli Angeli dell'Apocalisse Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 12 11 13 SALA DEL MAPPAMONDO Giovanni Antonio da Varese detto Vanosino Giovanni de' Vecchi, Raffaellino Motta da Reggio 1573 - 1574 26 Il salone di rappresentanza dell'appartamento invernale è celebre per le decorazioni di soggetto astronomico e geografico, filone figurativo di moda nel XVI secolo, dopo il generale interesse suscitato dalle grandi navigazioni e risponde all'esigenza di adeguare la rappresentazione del mondo alle nuove conoscenze. La descrizione del cielo e della terra nasconde qui ulteriori significati - politici, religiosi e filosofici, tesi essenzialmente a celebrare il potere e le aspirazioni del committente. Il programma decorativo è stato elaborato da Orazio Trigini de' Marij, presentato al cardinale dall'amico Fulvio Orsini, che probabilmente collabor collaborò con lui. Per le carte geografiche intervenne lo specialista in cartografia, Giovanni Antonio da Varese detto il Vanosino, gi già autore della Cosmografia nella Terza Loggia vaticana. La volta e le lunette Nella volta una mappa celeste descrive in forma universale le costellazioni attraverso i personaggi mitologici ad esse associati. Le stelle dorate sono distribuite secondo i più pi aggiornati cataloghi astronomici, come accurate sono le linee di orientamento, in oro, proiezione dei cerchi della sfera celeste: equatore, eclittica, tropici e coluri. Il cielo è colto nel momento del solstizio d'inverno. Autore della mappa dovrebbe essere Giovanni de' Vecchi, anche se il Vanosino ne eseguì una analoga per Gregorio XIII in Vaticano. A Giovanni de' Vecchi e Raffaellino esegu da Reggio spettano sicuramente i dipinti dei lunettoni, che raccontano l'origine mitologica dei dodici segni zodiacali, distribuiti sulle pareti secondo le stagioni. Nei lati lunghi, le quattro figure maschili abbigliate all'antica con dei rotuli in mano, interpretabili come profeti o astronomi, hanno il compito di collegare il cielo dipinto sulla volta con la terra rappresentata sulle pareti. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 27 SALA DEL MAPPAMONDO Giovanni Antonio da Varese detto Vanosino Giovanni de' Vecchi, Raffaellino Motta da Reggio 1573 - 1574 Sulle pareti si dispiegano straordinarie carte geografiche, dipinte dal Vanosino sulla base delle indicazioni che il de' Marij aveva tratto da fonti sia letterarie che cartografiche. Sulla parete di fondo campeggia la rappresentazione del planisfero, circondato da teste di putti che soffiano, con allusione ai venti, e da quattro matrone disposte agli angoli, personificazione dei continenti allora conosciuti. Sulle pareti lunghe sono distribuite le carte dei quattro continenti allora noti, mentre la parete opposta al planisfero è dedicata alle terre d'origine del Cristianesimo e della Chiesa, Giudea e Italia, accompagnate anch'esse da relative personificazioni. Le porte e le finestre sono sovrastate dai ritratti dei più pi illustri esploratori. Le mappe sono corredate da una scala in miglia, dipinta in oro come i tracciati dei fiumi e delle coste. Poche le concessioni agli elementi decorativi, nel rispetto del carattere scientifico delle rappresentazioni: navi, balene e qualche animale fantastico a segnare i confini meno noti. Nel 1578 la sala ospitò ospit per un banchetto il papa Gregorio XIII, che poco dopo commissionò la Galleria delle carte geografiche in Vaticano, forse proprio sulla scia commission della suggestione esercitata da Caprarola. 1 8 3a 3b 1 2 3 3a 3b 3c 3d 4 5 6 6a 6b 7 7a 7b Asia America Planisfero Personificazione dell'America Personificazione dell'Europa Personificazione dell'Africa Personificazione dell'Asia Europa Africa Giudea Personificazione della Giudea Personificazione di Gerusalemme Italia Personificazione di Roma Personificazione della Chiesa 3d 10 9 4 3 2 11 5 3c 8 9 10 11 12 Ferdinando Magellano Marco Polo Cristoforo Colombo Ferdinando Cortez Amerigo Vespucci Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 6a 6b 6 12 7b 7a 7
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