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Estratto da: Primonumero - Termoli 26/02/2012 - FERITE E SOFFERENZA DELL’UNITA’: SUCCESSO DEL CONVEGNO ROTARY Termoli. La storia dell’Unità d’Italia, il significato del "sentirsi italiani" anche se diversi, lo "scontro" tra il nord e il sud, le "ferite" che si sono generate e che hanno avuto numerose conseguenze nel XX secolo, le "due Italie". Si tratta di un quadro sintetico, ma descrittivo dei punti sviluppati nel corso della conferenza organizzata venerdì 24 febbraio dal Rotary club di Termoli. Dopo l’evento dedicato alla "rivoluzione dei consumi in Cina", il Rotary ha proposto un nuovo interessante appuntamento, questa volta dedicato alla storia e, più nello specifico, all’Unità d’Italia. Più nel dettaglio, come esplicato dallo stesso titolo assegnato all’incontro, il relatore - Massimo Viglione, docente di Storia Moderna e Storia del Risorgimento nell’Università Europea di Roma - ha tracciato il profilo dei 150 anni articolatisi a partire dal 1861, scoprendo il volto di quelle "due Italia" ferite da un’Unità che, come ha evidenziato il professor Viglione, è stata alquanto «sofferta». A dare il benvenuto al pubblico e ai conferenzieri ospiti del tavolo, è stato il presidente del club Basilio Ciucci. A lui il compito di presentare i relatori. La parola quindi al professor Antonio Mucciaccio, rotariano nonché esperto conoscitore di storia, che ha creato "l’humus" adatto per introdurre la relazione di Massimo Viglione, ricercatore dell’Istituto di storia dell’Europa mediterranea del Cnr, e autore di numerosi saggi, monografie e articoli. Punto di partenza del convegno il testo "1861. Le due Italia. Identità nazionale, unificazione, guerra civile", scritto da Viglione. Il problema dell’identità nazionale e del suo ruolo nella storia di un popolo, in particolare il ruolo dell’"italianità", «gli italiani da fare» e il «ruolo della religione». Si parte da qui. «L’identità, la religione e il meridionalismo - ha spiegato Viglione - sono tre piani da tenere ben presenti nel processo di unificazione. Tante ferite che portano poi a delle conseguenze nel XX secolo. La questione italiana è forse quella più complessa. Di sicuro ben riassunta nell’espressione "L’Italia è fatta, restano a fare gli italiani". La bellezza di oggi sta nel sentirsi italiani nella nostra completa differenza». Dr.ssa Rossella Travaglini
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