Libro degli abstract - Факултет
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Università “Ss. Cirillo e Metodio”di Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski“ PARALLELISMI LINGUISTICI, LETTERARI E CULTURALI Convegno internazionale in occasione dei 55 anni di Studi italiani presso l'Università “Ss. Cirillo e Metodio” di Skopje Ohrid, 13-14 settembre 2014 Libro degli abstract . KIRI LI »S V E T SKOPJE M « IJ • • UNI OD VE IT ET RZ Skopje, 2014 KO O[ NE OL S K I« FIL KI FA K U L TE T B L A » @ E MINISTERSTVO ZA KULTURA NA REPUBLIKA MAKEDONIJA Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје Филолошки факултет „Блаже Конески“ ЈАЗИЧНИ, КНИЖЕВНИ И КУЛТУРНИ ПАРАЛЕЛИ Меѓународен научен собир по повод 55 години италијански студии на Универзитетот „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје Охрид, 13-14 септември 2014 Книга на апстракти Скопје, 2014 Издавач: Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје Филолошки факултет „Блаже Конески“ За издавачот: Проф. д-р Славица Велева, декан Научен одбор: Александра Бањевиќ, Никшиќ Данило Капасо, Бања Лука Изабела Кјари, Рим Весна Дежељин, Загреб Клодета Дибра, Тирана Анастасија Ѓурчинова, Скопје Патриција Мацота, Бари Дарија Мертељ, Љубљана Радица Никодиновска, Скопје Невин Оцкан, Анкара Елена Пирву, Крајова Нели Раданова, Софија Мила Самарџиќ, Белград Александра Саржоска, Скопје Раниеро Спелман, Утрехт Јилијана Вучо, Белград Вана Ѕакаро, Бари Организационен одбор: Радица Никодиновска (претседател) Анастасија Ѓурчинова Александра Саржоска Лучиана Гуидо Шремпф Љиљана Узуновиќ Валентина Милошевиќ-Симоновска Руска Ивановска-Наскова (секретар) Приредувачи: Радица Никодиновска и Руска Ивановска-Наскова Печати: „БороГрафика“ - Скопје Тираж: 120 Università “Ss. Cirillo e Metodio” di Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski” PARALLELISMI LINGUISTICI, LETTERARI E CULTURALI Convegno internazionale in occasione dei 55 anni di Studi italiani presso l’Università “Ss. Cirillo e Metodio” di Skopje Ohrid, 13-14 settembre 2014 Libro degli abstract Skopje, 2014 Edizione dell’Università “Ss. Cirillo e Metodio” di Skopje Facoltà di Filologia “Blaže Koneski“ Slavica Veleva, Preside della Facoltà Comitato scientifico: Aleksandra Banjević, Nikšić Danilo Capasso, Banja Luka Isabella Chiari, Roma Vesna Deželjin, Zagabria Klodeta Dibra, Tirana Anastasija Gjurčinova, Skopje Patrizia Mazzotta, Bari Darja Mertelj, Ljubljana Radica Nikodinovska, Skopje Nevin Ozkan, Anсara Elena Pîrvu, Krajova Neli Radanova, Sofiја Mila Samardžić, Belgrado Aleksandra Saržoska, Skopje Raniero Speelman, Utrecht Julijana Vučo, Belgrado Vanna Zaccaro, Bari Comitato organizzatore: Radica Nikodinovska (presidente) Anastasija Gjurčinova Aleksandra Saržoska Luciana Guido Shrempf Ljiljana Uzunović Valentina Milošević-Simonovska Ruska Ivanovska-Naskova A cura di: Radica Nikodinovska e Ruska Ivanovska-Naskova Tipografia: “BoroGrafika” – Skopje Tiratura: 120 SEDUTA PLENARIA Armando Gnisci (Università “La Sapienza” di Roma) Transculturazione e Migrazione in Europa Alla fine dell’impero romano di Occidente i popoli invasori dal Nord e dall’Est dell’Eurasia fondarono l’Europa insieme con i latini, oggi le persone e i popoli della Grande Migrazione dal Sud e dall’Est del mondo portano un nuovo futuro in Europa. I primi agirono con le guerre e poi con la transculturazione, i secondi agiscono con la transculturazione di un progetto eutopico condivisibile. Paolo Balboni (Università Ca’ Foscari di Venezia) Che cosa significa ‘sapere una lingua’ Se chiediamo cosa significa sapere una lingua la risposta standard è “saper le parole e le regole”, data dagli studenti, “conoscere il lessico e padroneggiare la grammatica”, data da molti docenti. In realtà da almeno 40 anni la ricerca internazionale ha superato questa semplicistica definizione, proponendo la nozione di “competenza comunicativa” – anche questa intesa intuitivamente da molti come “l’importante è saper comunicare, riuscire a far passare i propri messaggi”, con conseguente depauperazione del ruolo della grammatica, svilimento del ruolo della cultura a mera conoscenza della forma della colazione e della differenza tra tipologie di treni. Sapere una lingua (competenza descritta in 11 videolezioni gratuite in www.unive.it/meal) è una realtà a. mentale, perché è come rappresentazioni mentali che classifichiamo lessico, pronuncia, morfosintassi, testualità, cinesica, prossemica, oggettemica, varietà di lingua, grammatiche culturali e interculturali – un complesso di grammatiche che viene contemporaneamente attivato anche per chiedere un caffè; b. contestuale, perché è nel contesto socioculturale che si realizzano gli eventi comunicativi, ciascuno governato da grammatiche ben precise – un abstract è un evento diverso dalla realizzazione della conferenza, dal saggio scritto, dal dibattito in aula o dalla conversazione al bar sempre su quel tema, e sono diversi una barzelletta, una cena, una negoziazione – e tutti questi eventi hanno grammatiche stringentissime, dove gli errori hanno effetti assai più dirompenti degli errori linguistici. Tra mente e mondo c’è poi la ‘padronanza’, cioè il sistema cognitivo e pragmatico delle abilità, che non solo quelle canoniche (comprensione e produzione orali e scritte e dialogo) ma anche il saper riassumere, scrivere sotto dettatura, parafrasare, prendere appunti e soprattutto tradurre (dalla e alla lingua straniera, con o senza supporti come dizionari ecc., in maniera sincrona o asincrona). Sapere una lingua significa costruire grammatiche mentali, possedere grammatiche sociocontestuali, saper realizzare e recepire testi (orali, scritti, multimediali) nella lingua oggetto di apprendimento. È complesso ma è possibile, e lo si fa in molte istituzioni – ma certo il primo passo per poterlo fare è convincere lo studente che sapere una lingua non significa solo “sapere le parole e le regole”. 5 Massimo Arcangeli (Università degli studi di Cagliari) Le espressioni idiomatiche nell'italoromanzo e in altre aree linguistiche europee. Un'analisi comparativa Le expressions figées (polirematiche, frasi fatte, motti, adagi, proverbi, ecc.), anche in un'ottica contrastiva/comparativa, sono da tempo sotto i riflettori della ricerca in diversi paesi europei, anche in quanto fenomeno ritagliato entro la più generale questione delle "collocazioni" (nel nostro caso cristallizzate) e delle loro matrici: perlopiù, o principalmente, semantico-cognitive. Non tutte le lingue, naturalmente, segmentano il mondo, e ne traducono le esperienze in forme linguistiche, allo stesso modo. Si pensi, alle tante espressioni fisse che contengono numeri. "(Abbiamo) fatto trenta, facciamo trentuno” è sostenuto dal milanese "de già ch’èmm faa trenta, fèmm anca trentun” e dal pavese ”s’a s’è fat trenta, a s’ pœ fa trentœn” (Voghera); dal genovese ”chi ha fæto trenta, pœu fa trentun” e dal piemontese ”s’è fac tranta, as peur fa trentuno" (Monferrato); dal friulano "vês fat trente, faseit trenteùn" e dal romanesco ”già ch’avemo (o amo) fatto trenta, famo trentuno". Altra faccenda se chiamiamo a testimoniare parlanti lingue straniere: gli inglesi direbbero ”in for a penny, in for a pound”; gli angloamericani ”in for a dime, in for a dollar”; i tedeschi ”wer A sagt muß auch B sagen". Anche nel caso dei dialetti, però, il gioco dei riscontri puntuali (o quasi puntuali) in rapporto all’idioma nazionale non sempre funziona; non sempre, perlomeno, sul piano del confronto con l’italiano corrente. ”Fare qualcosa in quattro e quattr’otto”, senza frapporre indugi, se a Napoli diventerebbe "quatto e quatto fann’otto", in siciliano suonerebbe "senza diri nè unu nè-ddui"; e un agrigentino, se la velocità dell’operazione è quella dell’italiano ”in un batter d’occhio" o "in fretta e furia", direbbe "ê quattru ê cincu" ('ai quattro e ai cinque'). "Dirne quattro" a qualcuno, a Bologna, sarebbe 'dirne sette e quattro' ("diren sèt e quater"); "gridare ai quattro venti" e "prendere fischi per fiaschi", rispettivamente, 'attaccare i manifesti' ("atachèr i manifèst") e 'prendere l’otto per il diciotto' ("to l’òt pr al dsdòt"). E "senza dire né a né ma" (o "senza dir né ai né bai"), nel "Dizionario del dialetto veneziano" di Giuseppe Boerio (Venezia 1829), si dà come "senza dir né tre né quatro". * * * Rossella Abbaticchio (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”) “…ma ti senti come parli?” Riflessione metalinguistica e metadialogica in studenti di italiano L2 L’analisi frequente di esperienze di accoglienza, più stabile o ‘transitoria’, di studenti stranieri nel contesto universitario nazionale sembra confermare l’assunto che alcuni contenuti e manifestazioni della diversità linguistica e culturale più immediatamente percepibili (comportamenti extralinguistici, discrepanze lessicali, dinamiche dei processi comunicativi e successivi sviluppi interrelazionali) passano assai spesso per il tramite della riflessione degli studenti sulle scelte linguistiche compiute, particolarmente quando, in un contesto di L2 o LS, la lingua di arrivo presenti tratti - prossemici, regole di turn-taking e di cortesia verbale - differenti da quelli delle lingue di partenza. Sicchè, oltre che il processo di apprendimento linguistico propriamente detto, anche i processi di comprensione e accettazione della dimensione interculturale e del ruolo che essa ricopre nel buon esito dei processi socio-comunicativi possono trovare un sostegno concreto nella riflessione dei 6 parlanti sul loro modo di usare la lingua per recepire, rielaborare, acquisire forme e contenuti culturali differenti da quelli già noti. Obiettivo dell’intervento è quello di illustrare il ruolo della riflessione metalinguistica e metadialogica svolta da studenti di italiano come L2 e LS (prevalentemente LLP-Erasmus) nei processi di comprensione e accettazione della dimensione interculturale intesa come produttivo contesto di scambio comunicativo, palestra linguistica e arricchimento individuale. Јасна Андреевска (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ - Скопје) Употреба на деминутивите во италијанскиот јазик Во темата ќе биде претставена продуктивноста и креативноста на деминутивните суфикси во италијанскиот јазик. Деминутивите можат да бидат насочени кон лице или предмет и можат да покажуваат многу различни емоции на сожалување, почит, љубов, презир, потсмев итн., можат да се употребат за убедување, за искажување на љубезност спрема некого, за ублажување на негативниот ефект при искажување на некоја непожелна информација итн. Темата ќе содржи примери на употреба на деминутивите во италијанскиот јазик во различни говорни ситуации. Natka Badurina (Università degli studi di Udine) Gli studi sulla traduzione in Italia dalla critica stilistica alla svolta culturale Il contributo intende analizzare le recenti tendenze degli studi sulla traduzione in Italia. Si ripercorreranno brevemente le tappe precedenti alla svolta culturale, cercando soprattutto di trovare elementi di continuità fra un approccio stilistico e quello poststrutturalista. Dalla visione dinamica della traduzione in Benvenuto Terracini e Gianfranco Folena, attraverso l’importanza data al concetto della negoziazione nelle riflessioni sulla traduzione di Umberto Eco, fino agli studi più recenti caratterizzati da un marcato interesse per gli aspetti culturali nel processo di traduzione, si cercherà di delineare il percorso teorico e il contesto storico che hanno portato a una massima estensione del concetto di traduzione, inteso oggi come modo privilegiato di interpretare la pluralità delle culture in genere. Ljiljana Banjanin (Università di Torino) “Globalismo” giornalistico ne “La Stampa” torinese La relazione si incentrerebbe su una scelta tra i contributi intitolati Globalisti a Torino, usciti nel quotidiano torinese “La Stampa” nel periodo 2013 – 2014, nell’inserto “ TO 7/ Torinosette. Settimanale di spettacolo, cultura e tempo libero”, firmati da Jasmina Tešanović (1954), traduttrice, scrittrice, giornalista serba e da Bruce Sterling (1954), scrittore e giornalista americano. I brevi contributi si rivelano un materiale interessante per le indagini da almeno due punti di vista: partendo dal loro contenuto, sono testimonianza su una città che cambia e in cui gli stranieri, ormai una presenza fissa, trovano voce nella quotidianità. Le osservazioni dei due firmatari spesso sono segnate da noti cliché stereotipati sulla città e sui suoi abitanti, sulle abitudini comportamentali, culinarie ecc., ma contengono anche una visura “dell’altro” che si può rivelare interessante. Dal punto di vista linguistico, i brevi testi offrono altri spunti di 7 riflessione: sono scritti in un italiano per lo più scorrevole e con ogni probabilità non “filtrato”; tuttavia, oltre agli anglicismi contengono a volte espressioni e modi di dire che rivelano la provenienza linguistica degli autori. Daniela Cacia, Elena Papa (Università di Torino) La fraseologia nei dizionari italiani per il primo apprendimento linguistico La proposta di comunicazione nasce nell’ambito delle ricerche avviate dalle autrici negli ultimi anni, finalizzate ad indagare le scelte lessicografiche impiegate nei dizionari italiani per il primo apprendimento linguistico, mettendole a confronto con le modalità proprie della definizione naturale (cfr. bibliografia, in particolare il recente volume D. Cacia, E. Papa, S. Verdiani, Dal mondo alle parole. Definizioni spontanee e dizionari d’apprendimento, Roma, SER, 2013). Nello specifico del presente contributo, la riflessione verterà sulla fraseologia a corredo della voce, di cui si valuterà l’adeguatezza, in relazione al livello cognitivo e linguistico degli apprendenti (italiani o stranieri), e la funzionalità, in relazione alle necessità comunicative e disciplinari, anche in contesto scolastico. Danilo Capasso (Università di Banja Luka) “Ma che caxxo dici?” La coprolalia: una strategia glottodidattica contro l’approccio grammaticale-traduttivo Insegnare l’italiano come LS a un gruppo di studenti abituati a un approccio grammaticaletraduttivo preclude l’aspetto comunicativo della lingua. Usare l’approccio comunicativoaffettivo con dei discenti “cresciuti” didatticamente con un metodo che prevede solo le competenze della lettura e della traduzione con l’applicazione pavloviana delle regole grammaticali, può provocare uno shock demotivante. In questi casi solo una terapia d’urto può scardinare un’abitudine metodologica della quale le/i discenti molto spesso, pensano che sia l’unica possibile. L’uso di disfemismi coprolalici in tecniche di role-making e roleplay può far scoprire alle/ai discenti la necessità urgente della comunicazione. Antonia Casamassima La letteratura in viaggio: paesaggi ideali e visione del mondo (Università degli studi Aldo Moro di Bari; l’Università Aristotele di Salonicco) La letteratura rappresenta uno dei luoghi maggiormente interessati al tema del viaggio quale oggettivo veicolo di trasmissione, nel tempo e nello spazio, delle idee e dei relativi contesti dai quali scaturiscono; la letteratura rispecchia il contesto, il ‘paesaggio’, dal quale nasce e nel quale si inquadra come elemento naturale. In tempi odierni molto più che in passato, complice o causa la globalizzazione che coinvolge tutti i settori del quotidiano esistere non escluse le relazioni umane e le connesse attività, si pone la possibilità nonché la volontà di trasferire ‘altrove’ la conoscenza dei ‘paesaggi’ i quali ineriscono e sono strettamente connessi al modo di vedere e vivere il mondo di ogni singolo ambito culturale. In tale maniera la visione del mondo di ognuno diviene elemento di confronto, paesaggio da indagare e comunicare con l’ausilio della lingua, strumento capace di trasferirne il senso ‘ideale’. 8 In un siffatto contesto, per il compimento del viaggio nel modo di esistere dell’Altro, si rende veicolo la parola e si presta come mezzo la traduzione. La traduzione è ‘portare oltre’, ‘portare al di là’, ‘portare altrove’, ‘in un altro luogo’, in altri contorni geografici ‘uno’ dei modi di intendere la vita e di vivere. Il portare altrove una ‘visone del mondo’ con destinazione l’Altro per mezzo della traduzione, adducendo come riferimento ed esempio la traduzione in italiano di stralci di resoconti di viaggio di N. Kazantakis, sviluppa una conoscenza nuova e apre nei contorni geografici varchi per scambi e relazioni tra popoli e culture. Sandro Cergna (Università di Pola) Quadreti, vino, schizzi e ritratti nei Colori in dialetto triestino di Virgilio Giotti Il vino, le osterie della Trieste di una volta, le ciacole e i lavoratori del porto, le mule, l’ambiente e gli affetti familiari, sono solo alcuni motivi frequenti nelle poesie di Virgilio Giotti, ma ogni volta elaborati con sensibilità e stile diversi, consoni al tono e al dettato del discorso e alla musicalità del dialetto, mirabile e policromo strumento espressivo nelle mani del poeta-pittore. Ma sono, soprattutto, le immagini di rara e limpida freschezza, semplici ma al contempo calde e fedeli nella rappresentazione della realtà che il poeta coglie, che avvicinano il triestino, come ha rilevato Pasolini, alla sensibilità poetica di Pascoli e all’impressionismo francese. Possiamo dire che la poesia di Giotti è pittura in versi. Le due espressioni artistiche sono consustanziali all’uomo-artista Giotti. In questo lavoro, partendo da tali premesse, ci si sofferma, ponendoli in evidenza, sui diversi, luminosi esempi di contaminazione pittorico-poetica nei componimenti in dialetto di Virgilio Giotti. Isabella Chiari (Università di Roma “La Sapienza”) Lingua comune e discorso parlamentare dalla Prima alla Seconda Repubblica Il discorso parlamentare e in generale il discorso politico e quello istituzionale si nutrono con modalità diverse e diversi obiettivi della lingua comune. Il lessico della politica risulta infatti per molti versi ibrido tra caratteristiche e meccanismi tipici dei linguaggi settoriali ed elementi, modalità e tessuti lessicali caratteristici della lingua comune e delle sue fasce più profonde. L’intenso interscambio tra linguaggio politico, in tutti i suoi registri e varietà, e lingua comune è osservato in questo contributo attraverso la cartina di tornasole del vocabolario di base, indagando le incidenze, specificità e variazioni d’uso, anche diacroniche, che questo ha assunto sia nel corpus complessivo, sia nelle due fasce cronologiche della Prima e Seconda Repubblica. Silvia Corino Rovano (Università di Torino) Dietro le quinte di un grande dizionario: il GDLI e il suo archivio Il grande e famoso dizionario conosciuto dagli studenti come “l'UTET-Battaglia” o anche solo “il Battaglia” ha una storia lunga e ricca. Per tracciarla il suo archivio può esserci d'aiuto. Nato cent'anni dopo l'Unità d'Italia presso una casa editrice torinese, sotto la direzione del napoletano Salvatore Bettaglia e in seguito del piemontese Giorgio Bàrberi Squarotti, 9 ebbe inizialmente un compito relativamente modesto (la revisione del Dizionario del Tommaseo) per poi ampliarsi nei quarant'anni successivi fino a costituire a tutt'oggi il più importante dizionario storico italiano. L'ultimo volume è uscito nel 2002 nel bicentenario della nascita del Tommaseo: il forte valore simbolico legato sua data di nascita si conservò involontariamente anche alla sua conclusione. Il Battaglia si caratterizza prima di tutto come opera di ricchissima e preziosa documentazione storica, perché riserva un'attenzione speciale alla lingua letteraria di tutti i secoli, in modo particolare a quella del Novecento, alla letteratura contemporanea, visto che gran parte dei volumi è uscita nel XX secolo1. In effetti, tra gli elementi che spiccano immediatamente nell'archivio vi è una cospicua biblioteca i cui volumi (oltre seimila) rappresentano la storia della letteratura italiana. Ma l'archivio è ricco di molti materiali attraverso i quali è possibile seguire il lavoro del dizionario quasi nella sua quotidianità. È possibile fare una sorta di viaggio nel tempo per tornare a un passato da seguire nel suo divenire. Ciò può essere fatto attraverso i carteggi numerosi e ricchissimi: dalla prima lettera del '50 in cui il Professor Battaglia riflette sul numero minimo dei volumi e per restringere a tre volumi, rischiamo d'impoverirlo eccessivamente2. Ma la ricerca si arricchisce con le note relative ai criteri di lavoro e naturalmente attraverso una delle serie che caratterizzano da sempre i dizionari cioè le schede per la formazione dei lemmi. Diventa un viaggio appassionante confrontare le voci pubblicate nel Dizionario con le schede preparatorie dei lemmi, le schede manoscritte, le schede contenti le voci o gli esempi scartati. Si può quindi seguire la storia del dizionario da diversi punti di vista ponendosi al bivio delle decisioni, prima della scelta tra le diverse possibilità nonché nel confronto tra la redazione e il Professor Battaglia. Si può seguire, per esempio nel carteggio della redazione il quotidiano e faticoso lavoro delle grosse prove della terribile C3. A distanza di oltre dieci anni dalla pubblicazione dell'ultimo volume l'archivio può costituire un ulteriore strumento di analisi per approfondire ciò che è presente e per indagare su ciò che è assente. Vesna Deželjin (Università di Zagabria) La lingua italiana dei testi letterari italiani contemporanei La lingua è un sistema composito, dinamico e mutevole, dato che ogni lingua è inscindibilmente legata alla comunità dei parlanti che la usano in più variati modi, ambienti e tempi. Di conseguenza, tutto quello che avviene in una società ha un suo riflesso anche nella lingua, e in particolare in una delle sue numerose varietà. Partendo, quindi, dall'ipotesi indicata, il contributo si propone di rispondere alla domanda come e in che misura un testo letterario contemporaneo rispecchi le novità e i cambiamenti percepibili nell'attuale ambiente italiano. Per l'occasione abbiamo preso in esame due testi letterari italiani, scritti da Enrico Brizzi e Matteo Galiazzo, autori giovani e appartenenti al 1 Marazzini 2009, 391. 2 ASTO, Sezioni Riunite, Archivio della relazione del Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia. Serie 1: Documenti relativi alla progettazione dell'opera, m. unico, f. 1, lettera 25/12/1950. 3 ASTO, Sezioni Riunite, Archivio della relazione del Grande Dizionario della Lingua Italiana di Salvatore Battaglia. Serie 16: Corrispondenza tra la Redazione e Salvatore Battaglia, m. unico, f. 1, lettera 22/11/1963. 10 filone di letteratura contemporanea. Si tratta dei loro romanzi Jack Frusciante è uscito dal gruppo e Il mondo è posteggiato in discesa, pubblicati, rispettivamente, nel 1994 e 2002, di cui soprattutto quello cronologicamente primo, ha suscitato parecchio successo anche fuori Italia. L'analisi linguistica dei testi succitati rivela che nella loro lingua, tuttora marcata come letteraria, troviamo degli elementi che nel passato (e nella maggior parte del Novecento) erano in prevalenza propri, sull'asse diamesico, delle varietà orali, sull'asse diafasico, delle varietà informali e colloquiali e, sull'asse diastratico, delle varietà medie e basse. Oltre a questo, nella loro lingua si osserva la tendenza di oscillare tra distopico e diatopico e di aprirsi verso tante parole straniere proprie delle lingue datrici tradizionali ma anche nuove. Sara Di Gianvito La memoria albanese nei versi italiani di Gezim Hajdar Il percorso ventennale tracciato dall’opera di Gëzim Hajdari – poeta albanese esule in Italia dai primi anni ’90 – necessita ormai di essere letto andando oltre i tradizionali schemi interpretativi spesso riservati dalla critica alle scritture della migrazione. Nella poesia hajdariana, infatti, l’urgenza testimoniale lascia presto il posto alla volontà di ottenere uno spazio autonomo nel panorama della letteratura d’arrivo, che sia al contempo differenziato rispetto all’etichetta, spesso riduttiva e fin troppo generalizzante, di “letteratura migrante”. In Hajdari questo tentativo di affrancamento – pur prendendo le mosse, a livello tematico, sin dalle poesie della fine degli anni ’90 – si identifica, ai suoi massimi livelli, con il recupero, nei versi italiani, della tradizione epica e popolare della terra d’origine. Scopo di questo studio sarà prendere in esame le forme e le funzioni di questo recupero, a partire dalle prime opere dell’autore, Erbamara e Antologia della pioggia – la cui analisi contribuirà ad attenuare l’ipotesi di una ripresa tardiva della tradizione albanese nella poesia hajdariana – per giungere alle prime raccolte italiane Ombra di cane e Sassi controvento, fino alla svolta rappresentata da Corpo presente, che prelude a quella ripresa – ad un livello nettamente differente rispetto ai primi scritti – che caratterizza la produzione cronologicamente più matura del poeta, in opere più recenti quali Stigmate, Spine nere, Maldiluna e Peligòrga, fino alla “poesia del ritorno” che contraddistingue il poema drammatico in due atti Nûr. Eresia e Besa. Tutto questo tenendo sempre presente il retroterra culturale di partenza, in un’analisi quanto più possibile esaustiva delle fonti albanesi, per quanto il materiale raccolto e successivamente tradotto in italiano lo consenta. A tal proposito, si prenderanno come punti di riferimento le traduzioni di Ernest Koliqi e Mitrush Kuteli – curatori di importanti raccolte di leggende e canti popolari balcanici, spesso tramandati oralmente – ma anche fonti di prima mano quali i poemi epici di Gjergj Fishta e la produzione arbëreshe di Girolamo De Rada, senza trascurare la traduzione dei canti dei nizàm recentemente portata a termine da Hajdari stesso. Ma la ripresa in Hajdari va al di là del semplice atto di recupero di un materiale preesistente, poiché essa contribuisce a strutturare dall’interno la poesia dell’autore stesso, assegnando ai versi un ruolo profondamente attivo e insieme innovativo: da un lato il poeta si fa portavoce, nel panorama della cultura d’arrivo, di una tradizione pressoché sconosciuta, contribuendo a mettere in evidenza punti di contatto spesso sottovalutati; dall’altro lato, attraverso l’inserimento, nei versi, di richiami così frequenti e puntuali ad un patrimonio di tradizione prevalentemente orale, l’autore ritaglia per sé un ruolo di moderno aedo, ultimo cantore epico della propria stirpe. 11 Danijela Djorović (Università di Belgrado) Le presentazioni orali degli studenti universitari: un’analisi qualitativa e criteri di valutazione Gli obiettivi formativi specifici dei corsi di lingue straniere al livello universitario vengono di solito verificati, oltre che attraverso prove scritte in cui si accerta l'acquisizione di nozioni e concetti, attraverso la valutazione di presentazioni orali tenute dallo studente, in cui si accertano le competenze comunicative orali. La valutazione di presentazioni orali rimane un tema di costante riflessione e costituisce un nodo problematico, soprattutto quando si tratta della valutazione degli studenti dei curricula non filologici. In questo lavoro viene proposta un’analisi qualitativa delle presentazioni orali tenute dagli studenti di Storia, Storia dell’arte, Archeologia, Etnologia e Antropologia iscritti alla Facoltà di Filosofia di Belgrado, che hanno quale insegnamento obbligatorio una lingua straniera per scopi specifici (nel nostro caso l’italiano) di durata biennale. Inoltre vengono discussi i criteri di valutazione da adottare nonché alcuni dei descrittori maggiormente usati per le presentazioni orali quali: contenuti delle idee, organizzazione, scioltezza nell’esposizione, uso della lingua e pronuncia, tenendo in mente la specificità degli obiettivi del corso di lingua in questione che vertono sullo sviluppo delle competenze linguistiche e comunicative in ambito disciplinare. Anastasija Gjurčinova (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) I mondi paralleli della traduzione letteraria Questo intervento sta cercando di riflettere i parallelismi nell’ambito dellа traduzionе letterariа. Si parte dal presupposto che la traduzione sia mediatrice tra due mondi, espressi tramite due lingue: quella di partenza e quella d’arrivo. Le due lingue cosí esistono e persistono parallelamente, nelle due culture che partecipano in questo scambio interculturale. Ma qui si vuole anche smentire questa tesi, perché la letteratura è quella che produce “mondi possibili”, perciò si cerca di provare che tramite la traduzione questi mondi paralleli, contrariamente alla geometria euclidiana, alla fine riescono ad avvicinarsi, ad incontrarsi, perfino ad intrecciarsi. La traduzione allora diventa uno “scrivere tra le lingue” una scrittura in cui le “nostre” parole trasmettono “altre” realtà, mentre le “nostre” storie cominciano a suonare in “altre” lingue. Queste tesi vengono elaborate su esempi di alcune recenti traduzioni letterarie dall’italiano in macedone (il Decameron di Boccaccio, (3 voll.) Skopje, 2013), ma anche viceversa (La letteratura del sogno: antologia della nuova letteratura macedone, Nardò-Lecce, 2012), dove la lingua italiana non è solo una lingua di partenza, ma è diventata un veicolo per trasmettere versi e storie di “altri” mondi. 12 Athanasia Drakouli, Sofia Mamidaki e Georgia Milioni Bertinelli (Università Nazionale e Capodistriaca di Atene) Stili di studio e strategie di apprendimento dell’italiano come LS: riflessioni generali e conclusioni ricavate dagli esiti offerti da un esperimento svolto tra gli studenti universitari di alcuni Atenei in Grecia Gli stili e le strategie di studio, legati al particolare ambito dello studio linguistico, svolgono un ruolo fondamentale, in quanto sono mediatori operativi che sollecitano, facilitano, velocizzano e ottimizzano i processi di apprendimento di quanti studiano una lingua straniera. Vengono, in genere, elaborati e modificati in ragione della loro efficacia e utilità, hanno un ruolo significativo nell’apprendimento di una lingua straniera. Essi non costituiscono ricette standardizzate ma sono strettamente personali e -in quanto presuppongono delle operazioni mentali- sono osservabili solo in parte. Conoscere le strategie preferenzialmente seguite da chi è impegnato nello studio di una lingua straniera aiuta l’insegnante a impostare una didattica più attenta ai bisogni di apprendimento dei propri allievi e quindi a portarli a usare la lingua target in modo comunicativamente efficace. La presente indagine, svolta in classi d’italiano presso alcune università greche, aspira ad essere un’occasione di riflessione sul ruolo delle strategie più frequentemente usate nello studio dell’italiano –in quanto LS- dagli apprendenti greci e sulle relazioni tra strategie di apprendimento preferite e lingua e cultura greca. Si cerca quindi di verificare se e come la lingua e la cultura di partenza influenzino o determinino gli stili di studio della lingua straniera e gli atteggiamenti nei confronti delle attività didattiche e dei compiti di apprendimento. L’indagine inoltre prende in considerazione anche le convinzioni e gli atteggiamenti degli studenti universitari greci verso la disciplina oggetto di studio e le opinioni circa l’utilità delle pratiche didattiche e delle strategie di insegnamento. Лидија Капушевска Дракулевска (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ - Скопје) Лириката на Леопарди во контекст на европскиот романтизам Џакомо Леопарди е еден од најголемите лиричари во италијанската книжевност на XIX-от век. Иако во Италија не постои силно романтичарско движење како во Германија или Франција, на пример, одделни индивидуални поетски фигури како: Уго Фосколо, Леопарди и др., со своето оригинално творештво, даваат несомнен придонес во обликувањето на книжевната мапа на европскиот романтизам. Леопарди се смета за поет-ерудит, меланхоличен и етеричен во исто време, филозофски ориентиран кон песимизмот - како во историска, така и во космичка смисла. Важи за творец на оригинален поетски облик кој води потекло од најдобрата класична традиција; во поглед на темите и мотивите, пак, неговата лирика ги користи најфреквентните и најтипичните романтичарски топоси како што се: контемплација на природата, копнежот по бесконечното, митот за „мртвата сакана“, осамата, Еросот и Танатосот, убавината како идеал, итн. Во оваа смисла, можни се компаративни согледби на стиховите на Леопарди со творештвото на некои европски романтичари. Текстот ќе се обиде да ги илустрира токму тие паралели. 13 Jelena Drljević (Università di Belgrado), Deja Piletić (Università del Montenegro) Il ruolo della traduzione nell’insegnamento del lessico di lingua italiana come LS a livello universitario Questo lavoro si propone di presentare i possibili vantaggi dell’uso della traduzione nell’insegnamento e apprendimento del lessico d’italiano come LS a livello universitario. Nella prima parte del lavoro saranno riportati alcuni degli aspetti principali della competenza lessicale e si cercherà di spiegare quali sono le fasi principali del processo dell’acquisizione del lessico di una LS, che cosa significa conoscere una parola, quali sono i metodi glottodidattici nell’insegnamento del lessico, quali sono i fattori che ne influenzano l’apprendimento e quali sono i modi per presentare parole nuove. Nella seconda parte del lavoro ci soffermeremo sugli errori lessicali più frequenti nelle traduzioni degli studenti eseguite in direzione LS-L1 che riveleranno alcune delle fasi dell’apprendimento/acquisizione del lessico e che ci aiuteranno a capire quali sono i fattori che ostacolano questo processo. Tiziana Emmi (Università di Catania) Lo stato attuale degli studi di morfologia lessicale dei dialetti d’Italia (con particolare riferimento al siciliano) Negli ultimi anni, in Italia, il numero degli studi dedicati alla Morfologia lessicale dei dialetti italiani è stato veramente esiguo. Questo quadro è in contrasto con la ricchezza degli studi sulla Formazione delle parole nelle lingue europee, romanze e non (si vedano ad esempio, tra gli altri, gli atti dei convegni biennali dedicati alla morfologia: Meeting Mediterranean Morphology, arrivati ormai alla loro nona edizione). Solo per pochi dialetti della penisola (Sicilia, Sardegna), infatti, sono comparsi trattati sistematici sulla formazione delle parole (Emmi 2011, Pinto 2011) ispirati alle più recenti acquisizioni teoriche e metodologiche sviluppatesi in questo campo di studi. Per gli altri dialetti esistono solo analisi, e nemmeno particolarmente recenti, su aspetti circoscritti della formazione delle parole (regole di determinati affissi o pattern compositivi), ma non studi sistematici che tengano conto di tutti i processi di creazione e analisi di parole complesse. Nella prima parte del mio intervento vorrei quindi mostrare lo status degli studi di Morfologia lessicale nei dialetti italiani. Attraverso la consultazione di alcune riviste italiane di dialettologia (Rivista italiana di dialettologia, Rivista italiana di linguistica e di dialettologia, L’Italia dialettale) e di alcuni altri studi, metterò in evidenza le questioni morfologiche comunemente trattate dai dialettologi per dimostrare, di conseguenza, la mancanza di recenti (e sistematici) studi sulla morfologia lessicale. Sarà utile anche una comparazione con gli studi dialettologici in altre lingue europee (romanze e non romanze). Nella seconda parte della mia relazione vorrei soffermarmi invece sulla descrizione di alcuni (pochi) casi specifici. Partirò dall’analisi di parole complesse del siciliano (vedi Emmi 2011), discutendo, a titolo esemplificativo, qualche specifico affisso, più o meno produttivo, (ad es. dis-/sdis-, -aru, -iddu etc.). Passerò quindi alla comparazione della regola di formazione di parola così individuata — in una prospettiva contrastiva — con quelle di altri dialetti italiani, avendo come costante punto di riferimento la stessa lingua italiana — e, perché no?, la regola corrispondente in lingue romanze (spagnolo, catalano, ecc.) e in lingue di origine differente (inglese). Attraverso tale intervento, partendo dalle analisi sul dialetto siciliano, intendo sottolineare la necessità di indagini più approfondite sulla morfologia lessicale dei dialetti italiani. La 14 riflessione sulla formazione delle parole può favorire gli studi su aspetti più generali del lessico e può offrire utili strumenti anche alla etimologia diacronica. Inoltre, gli studi di Morfologia lessicale delle lingue e dei dialetti neolatini possono contribuire a successive analisi tipologiche delle lingue romanze, senza perdere di vista la prospettiva paneuropea. Dana Feurdean (Università "Babes-Bolyai" di Cluj-Napoca) Il linguaggio economico nella stampa italiana. Dagli aspetti teorici alla prassi didattica dell'italiano come LS Il presente articolo intende accennare ai tratti del linguaggio economico della stampa italiana e rispecchiare qualche attività didattica e alcuni metodi d’insegnamento dell’italiano specialistico agli studenti romeni. Finco Franco (Università di Fiume) Il confronto tra volgari italiani nel dibattito sulla lingua nel XVI secolo Nei suoi Avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone (Venezia 1584, Firenze 1586) Lionardo Salviati (1540-1589), animatore dell’Accademia della Crusca, tratta molti temi del dibattito corrente intorno alla lingua italiana e sostiene la tesi della continuità e sostanziale identità tra la lingua trecentesca del Boccaccio e il fiorentino contemporaneo, istituendo per la prima volta un raffronto tra testi in volgare. Egli confronta una novella del Decameron, con una versione nel fiorentino popolare a lui contemporaneo e le corrispondenti versioni in altri 11 volgari d’Italia. L’idea di un confronto tra il fiorentino moderno e gli altri volgari italiani, basato sul grado di comprensione della lingua delle Tre Corone, fu proposta primariamente da Lodovico Martelli (1500-1527/28) nella sua Risposta alla Epistola del Trissino (1524). Quest’idea piacque a Benedetto Varchi (1503-1565), maestro del giovane Salviati, e in un passo del suo dialogo L’Hercolano (pubblicato postumo nel 1570) propose un confronto tra testi scritti da persone non istruite nei diversi volgari d’Italia, compreso il fiorentino contemporaneo, per verificare quale di essi fosse più affine alla lingua dei tre classici del Trecento. Tale raffronto fu poi concretamente realizzato dal Salviati. Ma la preminenza di Firenze in fatto di lingua letteraria era ulteriormente consolidata, nell’opinione dell’Infarinato, anche dall’aver dimostrato come il fiorentino avesse regola e forma, mentre gli altri volgari «ne’ lor nomi, e ne’ lor verbi, non hanno, ne terminazioni, ne numeri, ne distinzioni, ne regola, che sia». Di fatto egli sancisce la separazione, anche sul piano teorico, tra il registro parlato concesso a tutti i dialetti e lo scritto (letterario) concesso al solo toscano. All’accettazione della netta discriminazione linguistica si giunge, pur con accese discussioni, all’inizio del XVII secolo. Ad esempio, il senese Scipione Bargagli (1540-1612) nel suo dialogo Il Turamino (Siena 1602) da un lato consiglia ad ognuno di esprimersi nel proprio dialetto natio, ma ritiene che non si possa trattare « materia alta e grave co’ puri e propi vocaboli della sua contrada; essendo povarissima la sua lengua di parole belle, dilicate, soavi, anzi di chiare, distinte, intere e terminate, e privata della maggiore e della miglior parte di quelle conditioni e qualità più volte ridette, che sono pronte come necessarie a formar vago e nobile e gratioso linguaggio». 15 Radeya Gesheva (Universita' di Sofia "San Clemente d'Ocrida") L'omertà di una donna nel romanzo "La lunga vita di Marianna Ucria" di Dacia Maraini Oggetto della presente relazione è l’opposizione della parola al silenzio nel romanzo di Dacia Maraini “La lunga vita di Marianna Ucria”. Non è la prima volta che viene usato questo scontro da parte della scrittrice, ma in questo caso funziona in maniera molto vivida, manifestando “l'omertà” di un’aristocrate. Silenzio che è in netto contrasto con le parole pronunciate da parenti e vicini. La scrittura sarà considerata una sorta di identità per le donne nella società siciliana, un modo di riconferma della loro posizione, evitando in maniera elegante l’omertà impostale da secoli. Luciana Guido Shrempf (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Errori dovuti ad interferenze interlinguistiche e intralinguistiche nelle traduzioni narrative svolte da apprendenti macedoni di lingua italiana L2 (livello C1) Il presente contributo ha per scopo quello di individuare gli errori interlinguistici ed intralinguistici commessi a livello morfosintattico e lessicale da apprendenti macedoni di lingua italiana L2 nella traduzione di testi narrativi. Il corpus della ricerca in oggetto si basa sulle traduzioni italiane di brani di testi narrativi di scrittori macedoni contemporanei svolte da 6 apprendenti macedoni di lingua italiana (livello avanzato c2) iscritti al quarto anno del corso di laurea in lingua e letteratura italiana presso la Facoltà di Filologia “Blaze Koneski” di Skopje. Una volta individuati gli errori, si procede all’analisi qualitativa e quantitativa al fine di rilevare le ragioni inter ed intralinguistiche come le maggiori deviazioni occorrenti. I risultati della ricerca faranno emergere quali sono le maggiori difficoltà che affrontano i discenti in oggetto nelle scelte traduttive e stabilire il ruolo ed il grado di interferenza delle due lingue a confronto negli errori commessi da tali apprendenti. Јоана Хаџи-Лега Христоска (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ - Скопје) Аромански, италијански и македонски фразеолошки изрази: контрастивна анализа Фразеолошките изрази се јазични елементи, но истовремено поседуваат една црта која им дава посебност во однос на останатите јазични знаци: тие воспоставуваат однос меѓу јазикот и културата зашто нивниот идиоматичен карактер и механизмот кој е во неговата основа се тесно поврзани со заедницата што ги создала, ги употребува и им ги пренесува на идните генерации. Предмет на нашиот труд е контрастивната анализа на аромански, италијански и македонски фразеолошки изрази. Изборот на јазиците е мотивиран од повеќе причини. Од една страна, анализата ќе укаже на многу веројатните сличности меѓу ароманскиот (чиј статус во рамките на романскиот свет е сè уште предмет на дискусии и дилеми) и италијанскиот јазик кои се очекувани со оглед на нивното заедничко потекло. Од друга страна, сличности би се очекувале и меѓу македонскиот и ароманскиот јазик имајќи го предвид фактот дека се работи за балкански јазици со долгогодишен меѓусебен контакт. Примерите од корпусот најпрво ќе бидат разгледани од морфосинтаксичка, а потоа и од лексичка и од семантичка гледна точка, што ќе ни овозможи да фрлиме 16 поглед и врз начинот на восприемање на реалноста од страна на говорителите на разгледуваните јазици. Ioan Istrate (Istituto di Linguistica e Storia Letteraria "Sextil Puscariu"di ClujNapoca) Parallelismi stilistici: Alessandro Tassoni e Ion Budai-Deleanu Nella storiografia letteraria romena è già unanime il fatto che, tra gli altri, all’alba della nostra modernizzazione sta anche la personalità di Ion Budai-Deleanu, insigne letterato e pensatore del tardo Settecento, che creò un nuovo genere nella lelleratura romena: il poema eroicocomico. In più, negli ultimi anni, pareva indubbia anche l’opinione secondo la quale, nella redazione della “Zingariade”,, il suo poema eroico-comico, uno dei modelli inseguiti fu il poema “La secchia rapita” di Alessandro Tassoni, noto scrittore dell’età barocca italiana. La nostra relazione mette in discussione le opinioni emesse ultimamente, appartenenti ad alcuni storici letterari della Romania, che riprendono l’argomento dei parallelismi culturali italoromeni accertati da molto tempo grazie allo studio filologico dell’opera del grande scrittore romeno. Formate negli anni dell’ultimo dogmatismo politico, queste opinioni sostengono l’idea che Ion Budai Deleanu diede corpo, nella sua opera, a delle correnti estetiche autoctone, senza alcun riguardo europeo. Basate su modelli culturali incerti, senza l’appoggio della minima e necessaria argomentazione stilistica, tali pareri paiono d’esistere, a nostro avviso, solo “nell’immaginario collettivo” di tali persone, di ristretta istruzione nel campo dei rapporti culturali italo-romeni, rispecchiando un modo di valutare la letteratura a cui manca, sfortunatamente, una capacità adatta per approfondire l’indagine. Mariana Istrate (Università "Babes-Bolyai" di Cluj-Napoca) Proverbio e contesto. Studio contrastivo italo –romeno Prima di procedere con la nostra analisi riguardante i proverbi adoperati nel romanzo I Malavoglia di Giuseppe Verga e le soluzioni traduttologiche trovate in romeno, data la divergenza terminologica nei vari studi, consideriamo utile fare qualche precisazione sui termini del campo di ricerca. Analizziamo poi i contesti in cui si ricorre a questo tipo di paremie nel linguaggio odierno e perché se ne fa uso anche nel romanzo verista. Un primo motivo è l’intenzione di esprimere una valutazione generale su un certo stato di cose; un altro può essere quello di determinare il destinatario a fare o non fare qualcosa. Nell’analisi della traduzione in romeno, partiamo dalla premessa che i proverbi rispecchiano le credenze e la mentalitá dei parlanti di lingue e culture diverse e devono essere considerati quali elementi appartenenti ai realia e, di conseguenza, la trasposizione/traslazione in un’altra lingua non è sempre un’impresa facile. Tanto quanto nei casi in cui vengono usati nella letteratura con l’intento di creare un mondo possibile, come accade nel romanzo verghiano. Tenteremo di analizzare le paremie intratestuali dal punto di vista lessico-semantico e di mettere in luce l’esistenza di espressioni linguistiche simili o diverse oppure di messaggi affini o no. L’analisi ci porterà alla conclusione che esistono proverbi esclusivi di una lingua e di un popolo, però esiste anche un fondo comune a più culture, se teniamo conto che “tutto il mondo è un paese.” 17 Ruska Ivanovska- Naskova (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) I costrutti condizionali italiani nel linguaggio dei social network I costrutti condizionali sono un fenomeno molto complesso dal punto di vista formale, semantico e pragmatico e presentano un’ampia gamma di realizzazioni nelle varietà dell’italiano. Un polo di questa gamma è rappresentato dalle forme che si riscontrano nelle varietà più formali dell’italiano, più specificamente nello scritto; l’altro invece è rappresentato dalle diverse realizzazioni dei costrutti condizionali nelle varietà meno formali, in particolare nel parlato. L’obiettivo del presente contributo è quello di esaminare alcuni tratti di questi costrutti nel linguaggio della comunicazione mediata da computer (CMC). Il recente interesse per questa varietà dell’italiano, attestato da numerosi studi sull’argomento, deriva dalla sua natura ibrida rispetto allo scritto e al parlato. Il contributo esamina in particolare i costrutti condizionali in una delle tipologie asincrone della CMC, i social network. Gli esempi presi in esame sono tratti da Web2Corpus_IT, un corpus pilota italiano di CMC che, tra le varie tipologie, comprende anche un sottocorpus dei social network di circa 300 000 parole. L’analisi è incentrata soprattutto sulla concordanza dei tempi e dei modi in quanto fattore principale della suddivisione del sistema dei costrutti condizionali italiani in due sottosistemi, standard e substandard. Si esamina, inoltre, l’eventuale presenza di altri tratti che attestano una maggiore o minore formalità (connettivi condizionali complessi, ipotetiche libere, costrutti conversazionali). Lo scopo del contributo, in tal senso, è quello di individuare a quale dei due poli si avvicinano i costrutti condizionali rintracciati nei social network. Nella parte finale del contributo si esaminano le prospettive di estendere la ricerca verso altre tipologie della CMC, quali blog, forum, newsgroup e chat, in modo da ottenere un quadro più preciso del sistema dei costrutti condizionali nella CMC. Светлана Јакимовска, Универзитет „Гоце Делчев“ –Штип Преводните решенија во македонскиот превод на збирката раскази „Продавница на тајни“ од Дино Буцати Збирката раскази „Продавница на тајни“ од Дино Буцати е избор од најубавите раскази на овој мошне познат италијански автор, преведена на македонски јазик од страна на Радица Никодиновска во 2005 година. Станува збор за раскази чие дејствие редовно е на работ меѓу реалното и надреалното, раскази кои сликаат метафизички патувања низ кои се претставени суштинските човечки состојби и кои затоа изобилуваат со симболи и стилски фигури. Ваквата оригиналност на стилот наметнува огромни предизвици пред преведувачот со кои тој се соочува на повеќе рамништа: на фонетско ниво, на лексичко и на синтаксичко рамниште. Во таа смисла, овој труд има за цел да ги анализира преводните решенија на сите рамништа, но со особен осврт на лексиката, која го оддава богатиот вокабулар на преведувачот, должен да внесе во овој превод зборови и од природните науки, и од техниката, а воедно и да пренесе детални нијансирани описи на предели, но и на звуци и на внатрешни состојби. Конечно, ваквата анализа остава простор за проучување и на одлуките на преведувачот соочен со одредени културни елементи 18 Nataša Janićijević, Dragana Radojević (Università di Belgrado) I verbi sintagmatici in italiano L2 Benché molti verbi sintagmatici (VS) italiani, come per esempio andare via, mandare giù, fare fuori ed altri, vengano spesso usati nell’italiano contemporaneo, fino a una quindicina d’anni fa erano stati completamente trascurati nei lavori teoretici e lo sono tuttora nelle grammatiche e nei manuali di italiano L2. Ne consegue che molti apprendenti di italiano L2 sono poco coscienti della loro esistenza, forme, significati e registri d’uso. Lo scopo di questo contributo è quello di esaminare la quantità e la qualità di input riguardante i VS italiani al quale gli apprendenti serbi di italiano L2 sono esposti, nonché di analizzare le maggiori difficoltà che gli stessi apprendenti affrontano nell’acquisizione di questi verbi. Il mezzo di cui ci avvalleremo per raggiungere il nostro obiettivo è un esperimento condotto su 100 studenti universitari di italiano L2 (livelli B1-B2) che sono parlanti nativi di serbo, contenente esempi d’uso contestualizzati dei più frequenti VS italiani. I risultati dell’esperimento dimostrano una quasi completa assenza oppure una comprensione sbagliata di questi verbi non solo al livello produttivo, bensì anche a quello ricettivo, specialmente negli esempi di VS col significato idiomatico, mentre negli esempi col significato più trasparente la percentuale di errori è molto più bassa. Infine, si arriva alla conclusione che i motivi principali della scarsa acquisizione dei VS italiani da parte degli apprendenti serbi sono l’inesistenza dell’input adeguato nelle grammatiche e nei manuali, nonché l’assenza di simili costruzioni verbali analitiche nella loro madrelingua. Danijela Janjić (Università di Kragujevac) Impressioni italiane di Ivo Andrić Ivo Andrić nella sua enorme produzione dedica molto spazio all’Italia riflettendo sulla letteratura e sulla cultura italiana, ma anche su quello che possiamo definire ‘attualità’. La sua forte oggettività offre un particolare approccio al mondo del paese vicino e ci rende partecipi degli eventi oggi ritenuti di grande importanza. Il suo invito a dialogare non si limita a critica letteraria e alla cronaca e si inoltra anche nelle traduzioni degli scritti italiani. Nel nostro lavoro cercheremo di raggruppare i suoi scritti in ambiti tematici per riuscire a individuare meglio i suoi interessi, prima di tutto, e poi il suo pensiero di partenza, la sua visione e le sue impressioni alla fine. Vedremo un Andrić critico e filosofo, un Andrić cultore della civiltà italiana. Il nostro tentativo di sistematizzazione include anche una scelta degli scritti su Ivo Andrić in italiano e delle traduzioni delle sue opere in italiano – in quel modo riusciremo a capire i legami di Andrić con l’Italia che si protraggono fino a oggi. La nostra analisi e la nostra rassegna di altri studi in questa sede sono adeguate allo spazio limitato però offrono una visione complessiva e soddisfano l’essenziale curiosità. Arjan Kallço (Università "Fan S. Noli" di Korça) Lo scrittore arbëresh Carmine Abate fra tre culture Carmine Abate viene considerato, uno scrittore italiano di origini arbëresh (L’Albania odierna), una delle voci più originali, autorevoli ed un fenomeno della letteratura contemporanea italiana. Autore di numerosi romanzi, racconti e saggi, quasi tutti nel loro panorama raccontano di uno dei temi più interessanti e universali, la migrazione, che è anche 19 un punto importante di incontro fra tre culture, quali arbëresh, italiana e tedesca. La Studiosa francese, Martine B. Romoeuf, considera Abate uno scrittore italiano tout court e non migrante scrivendo : Il caso di Abate alquanto atipico nel quadro della letteratura italiana contemporanea, poiché offre uno sguardo dall’interno di questa realtà dell’esilio, non è tuttavia isolato, ma s’iscrive nella fase emergente attuale della letteratura migrante…[…]…Monografia su Abate, pg.92. La letteratura migrante, in quanto un fenomeno globale e parte integrante, sia nella letteratura del paese dove gli autori risiedono, nel paese dove migrano, sia nel paese delle loro origini, è un segno indelebile del tempo, parte della seconda generazione che vivono in una ambito culturale non italiana, ma comunque in Italia. È una letteratura plasmata in un territorio molto ampio, il luogo delle loro “pellegrinazioni”, da poeti, scrittori italofoni, i quali prediligono la lingua in cui il bel sì suona per esprimersi ed il paese stesso come residenza. Carmine Abate è un autore in tutti i sensi migrante, perché i suoi antenati sono emigrati verso l’Italia dopo la morte del difensore dell’Occidente, l’eroe albanese Skanderbeg, ma lui stesso è nato ed è cresciuto a Carfizzi, in Calabria. Gli arbëresh hanno conservato la loro lingua per secoli ed un Abate, piccolo, non poteva non imparare la lingua delle sue origini e poi frequentando la scuola, ha imparato anche la lingua italiana. Abate è anche emigrante, trasferitosi per 10 anni in Germania, con suo padre, per trovare lavoro. Branka Karakašova – Grivčevska (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Analisi degli errori commessi da studenti macedoni in classe di interpretazione simultanea Il contributo si propone di analizzare gli errori che commettono gli studenti macedoni in classe di interpretazione simultanea, allo scopo di individuare i loro punti deboli dovuti, da un lato, alle interferenze della lingua madre e, dall’altro, alle caratteristiche dei discorsi stessi. Si cercherà di fare l'analisi sintattica, morfologica e semantica degli errori. L’analisi si farà sull’interpretazione registrata di alcuni discorsi scelti dal sito ufficiale dell'UE, ideato, creato per gli studenti d'interpretariato (speech repository). I discorsi trattano argomenti diversi e sono di livelli e stili differenti, alcuni pensati e adattati all’utilizzo in classe, altri autentici. Il campione su cui si svolge l'analisi è un gruppo di 5 studenti macedoni, laureandi in italianistica, indirizzo traduttori e interpreti. Jovana Karanikikj (Università "Goce Delčev" di Štip) Tecniche e procedure discorsive di inclusione e di esclusione nella letteratura italiana della migrazione Il presente lavoro ha lo scopo di contribuire alla valorizzazione del fenomeno letterario della letteratura italiana della migrazione attraverso uno studio sulle tecniche e procedure discorsive di inclusione e di esclusione di persone o gruppi, applicate nei testi appartenenti a questa categoria. Seguendo una prospettiva sociolinguistica, il contributo esamina tre testi narrativi autobiografici della “letteratura italiana della migrazione”, un sintagma utilizzato per indicare letteratura scritta da autori che scrivono in una lingua diversa da quella della loro provenienza: Il mio viaggio della speranza dal Senegal all'Italia in cerca di fortuna di Bay Mademba, Il mio nome è regina di Marie Reine Toe e In fuga dalle tenebre di Jean Paul Pougala. 20 La prima parte del contributo presenta una sintesi delle premesse teoriche su cui si basa l’analisi dei testi. L’analisi dei testi, invece, è volta all’identificazione e classificazione delle tecniche utilizzate da parte degli autori per la costruzione dei gruppi di appartenenza e per l’espressione della propria identità sociale. Sono prese in considerazione le tecniche e le procedure individuate nell’ambito della sociolinguistica interpretativa, tra cui la commutazione di codice e la citazione. Dragana Kazandzioska, Vankica Kocoska (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Il linguaggio del viaggio: analisi linguistica dei testi di viaggio “Scoprire gli altri, guardarsi dentro” disse una volta il grande Voltaire riferendosi all’importanza della determinazione del concetto del viaggio non solo nella letteratura ma anche nella vita sociale. Il concetto del viaggio non è cambiato con il tempo in contrasto con i mezzi tramite cui viene determinato, spiegato, raccontato, partendo dai racconti di viaggio e dal filone dei diari per arrivare alle pubblicazioni del cosiddetto grand tour. Questi cambiamenti sono legati ai cambiamenti delle condizioni storico-sociali per cui oggi oltre ai mezzi viene cambiata la società intera. I cambiamenti, infatti, si riferiscono al consolidamento dei mass media che hanno determinato la società moderna e le intere relazioni di integrazione ed interazione sociale. Così, oggi il valore formativo e informativo del viaggio si scopre da casa, davanti al computer. Dunque, in questo contributo si cercherà di annalizzare e di individuare le caratteristiche dei testi di viaggi pubblicati on line. L’oggetto della ricerca, più precisamente, saranno i reportage di un viaggio in Macedonia pubblicati e tratti dal sito Osservatorio dei Balcani. Katarína Klimová (Università di Banska Bystrica) La promozione del territorio sui siti delle regioni italiane. Strutture testuali e strategie retoriche Il turismo è diventato, negli ultimi decenni, un fenomeno di particolare rilevanza sociale e economica e rappresenta oggi un interessante campo di studio in vari settori, compreso quello linguistico, traduttologico e culturale. Uno degli argomenti a cui viene dedicata particolare attenzione è la promozione turistica tramite internet. La rete si è rivelata uno strumento importantisssimo per la diffusione delle informazioni, e determinante per l’acquisizione di potenziali clienti. Nella marea di testi turistici consultabili sui siti spiccano le pagine web istituzionali, che combinano la funzione promozionale dei dépliant con quella informativa, tipica delle guide turistiche, approfittando della flessibilità e interattività del mezzo comunicativo (cfr. Calvi 2010). L’intervento si propone di analizzare le strategie retoriche e le tipologie testuali relative alla promozione di alcune delle regioni italiane presenti sui siti web istituzionali, con l'intenzione di evidenziare le modalità discorsive messe in atto al fine di costruire identità territoriali e di attirare i potenziali visitatori. 21 Martina Knežević (Università di Banja Luka) Il vanto dei paladini Uno dei campi più promettenti per gli studiosi che si occupano di filologia romanza oggi è la ricerca sulla poesia cavalleresca. Un intero filone di testi anonimi del Quattrocento è stato completamente ignorato da parte dei ricercatori, soprattutto quando si tratta di opere in versi di piccole dimensioni. Uno dei cantari più antichi di questo genere è il Vanto dei paladini, di cui si conservano redazioni incomplete in tre manoscritti: N 95 Sup. della Biblioteca Ambrosiana a Milano, 2829 della Biblioteca Riccardiana a Firenze e Canoniciano Italico 102 della Bodleian Library a Oxford. A parte un’edizione incompleta curata da Giorgio Barini nel 1905, non ci sono stati altri tentativi di analisi del suddetto cantare. L’autrice di quest’articolo tenterà di proporne un’edizione paragonando i tre esemplari esistenti e facendone l’analisi linguistica. Vesna Koceva (Università "Goce Delčev" di Štip) I principi guida del modello input processing In questo contributo mi propongo di presentare il modello input processing. È un modello che si basa sulle strategie di acquisizione adottate inizialmente dai discenti per processare l’input a cui vengono esposti. Dato che l’acquisizione di una LS è un processo complesso che consta di vari e differenti processi interagenti tra loro, mi voglio soffermare ad esaminare la fase di processazione dell’input linguistico. L’input processing rappresenta la fase iniziale del processo di acquisizione e costituisce il processo di conversione dall’input all’intake. L’analisi mira a definire alcuni termini principali ed a chiarificare il come e perché certi elementi vengono o non vengono processati illustrando i principii guida di questo modello. Irina Kokochkina -Thomières (Università Paris – Sorbonne) Cinquanta sfumature sonore in italiano e russo Il nostro intervento vuole analizzare, mettendoli in parallelo, i nomi predicativi relativi al suono in italiano e in russo. La nostra attenzione si rivolgerà in pirmo luogo all’esistenza di nomi semplici (golos – voce, šum – rumore, voce, rumore) e di nomi composti (golos doktora – la voce del medico, šum lesa – il rumore della foresta, la voce della bambina, il rumore delle onde). In quali casi il locutore ricorre agli uni piuttosto che agli altri? Il principio del "rasoio di Occam" ci darà una soluzione del problema. In seguito, ci occuperemo dei predicati composti in senso stretto. Questi verificano la struttura ‘nome 1 + di + nome 2’ in italiano. In particolare, insisteremo sulla componente semantica del secondo sostantivo (nome di luogo, nome concreto, nome umano, nome astratto). Infatti, questi nomi, che chiameremo ‘specificatori’, corrispondono alla causa della sensazione acustica. A questo livello, diventa primordiale la nozione di prototipo. Si vedrà in questo modo che esistono oggetti che producono suono per definizione, essendo questa produzione una loro proprietà prototipica. Allo stesso modo, trattandosi di nomi di luogo (zavod – una fabbrica, restoran – un ristorante, una città, un garage) la causa si confonde con il luogo di provenienza del suono. Et, infine, si distinguernno la causa agentiva (plač rebjonka – i pianti del bambino, il canto degli uccelli), quella evenemenziale (plesk vody – il 22 frangersi dell’acqua, il rumore del vento) e quella ‘inattiva’ (skrip stula – lo scricchiolio della sedia, la melodia del violino). Tale confronto delle lingue italiana e russa permetterà di descrivere in modo dettagliato fatti passati fino ad ora inosservati. Zorana Kovačević (Università di Banja Luka) Sulla Beatrice fiorentina: la Vita nuova secondo Miloš Crnjanski Il massimo traguardo della letteratura d’avanguardia serba è raggiunto dalla produzione odeporica di Miloš Crnjanski, perenne viaggiatore, nel cui vasto corpus il tema dell’Italia entra come componente integrante sin dalla produzione giovanile. Nel corso del suo pellegrinaggio fiorentino, descritto nel libro L’amore in Toscana (Ljubav u Toskani), Crnjanski compie un’attenta lettura della Vita nuova di Dante, facendo, secondo consuetudine, alcune annotazioni a margine, grazie alle quali è possibile seguire il filo rosso di un percorso che accomuna i due scrittori, ovvero rintracciare una serie di affinità tematiche che Crnjanski trova tra il suo diario di viaggio e quello che parla del primo amore di Dante. In seguito, l’idea di omaggiare Dante si realizza con l’inserimento all’interno della struttura dell’Amore in Toscana di un saggio dedicato alla protagonista della Vita nuova, intitolato appunto Sulla Beatrice fiorentina (O fiorentinskoj Beatriči). Una lettura approfondita di questo saggio rimanda subito alla sua fonte principale: lo studio di Alessandro D’Ancona del 1865 intitolato La Beatrice di Dante, le cui considerazioni preliminari sono servite allo scrittore serbo come punto di partenza e dal quale deriva anche il tono polemico con cui egli talvolta affronta l’argomento. Lo scopo di questo lavoro è dunque cercare di seguire il percorso di alcune delle letture di Crnjanski, soprattutto delle fonti critiche italiane, e di vedere in che modo esse hanno contribuito all’interpretazione del prosimetro dantesco. Vinko Kovačić (Università di Zagabria) Sul fenomeno di geoomonimia in Italia Il presente intervento si propone di presentare il fenomeno dell'esistenza di geoomonimi in diverse parti dell'Italia. I geoomonimi sono legati alle varietà regionali dell'italiano e in questo senso sono anche regionalismi. L'esistenza di più significanti per un significato in diverse aree geografiche si chiama geosinonimia, e la geoomonimia invece esiste quando un significante ha più significati in diverse aree geografiche. In altre parole, si può dire che i geoomonimi sono omonimi marcati in diatopia. Nell'ambito dei geoomonimi si distinguono due tipi: quelli che hanno etimologie diverse e quelli che hanno la stessa origine ma le loro evoluzioni semantiche sono diverse. L'esempio del primo tipo è la parola campo che in tutta l'Italia è 'un terreno erboso o coltivato', ma in alcune zone significa 'piazza'. Per il secondo tipo serve da esempio la parola lea che nell'italiano regionale piemontese significa 'viale' ed è un prestito dal fr. allée 'viale' (< part. pass. di aller 'andare' < lat. ambulare), mentre nell'italiano regionale veneto significa 'fango' e proviene dal lat. laetamen. Dunque, lo scopo di questo lavoro è di raccogliere le coppie di geoomonimi da diverse fonti e di esaminare e spiegare diversi esiti semantici attraverso un'analisi che coinvolge quanto le conoscenze sociolinguistiche e semantiche, tanto quelle etimologiche e dialettologiche. 23 Tijana Kukić Prošić (Università di Kragujevac) Categoria della definitezza e indefinitezza nella lingua italiana e serba: aspetto teorico La categoria della definitezza e indefinitezza rappresenta un fenomeno linguistico molto complesso e intrigante. Rappresenta una categoria universale, ma con riflessi diversi nelle varie lingue del mondo. E’ una categoria che include le conoscenze sulla lingua e sul mondo, quindi è strettamente legata alla semantica e pragmatica. Nel nostro lavoro presenteremo le teorie più importanti riguardanti la categoria della definitezza e indefinitezza. Cercheremo di mettere in evidenza le principali modalità di espressione di questa categoria nella lingua italiana contenente il sistema di articoli e nella lingua serba non contenente questo sistema. Analizzeremo anche il concetto di referenza strettamente legato alla categoria della definitezza e indefinitezza e la sua suddivisione in referenza specifica, generale e generica. Maslina Ljubičić, Nada Filipin (Università di Zagabria) Tra moglie e marito non mettere il dito: proverbi su moglie e marito in italiano e croato Proverbi appartengono agli aspetti linguistici che nel miglior modo illustrano parallelismi culturali tra diverse lingue e i rapporti tra moglie e marito sono tra i temi ricorrenti nei proverbi di tutto il mondo. Si può ipotizzare che le lingue che sono geograficamente vicine e condividono un simile bagaglio culturale avranno in comune molti modelli cognitivi che saranno poi utilizzati per creare i proverbi. Così il proverbio italiano La buona moglie fa il buon marito ha un suo equivalente croato: Dobra žena čini dobrog muža, mentre il proverbio Uomo senza moglie è mosca senza capo equivale al croato Čovjek bez žene ko muha bez glave. Lo scopo di questa relazione è di analizzare in chiave contrastiva analogie e differenze nella caratterizzazione di moglie e marito e i loro rapporti nei proverbi italiani e croati. L’analisi contrastiva includerà un corpus di più di duemila proverbi appartenenti all’italiano e croato standard e ai loro vari dialetti, compilati da fonti diverse (raccolte di proverbi, siti internet dedicati alla paremiologia e informanti, parlanti nativi delle varietà prese in considerazione). Si suppone che l'analisi del corpus mostrerà che l’italiano e il croato condividono nel maggior numero dei casi i contenuti espressi nei proverbi e in particolare le metafore che si riferiscono ai concetti di marito e moglie e ai loro rapporti. Tali analogie tra le espressioni proverbiali nelle due lingue non sono ancora studiate profondamente. I risultati dell’analisi dei proverbi possono essere utili per gli studi sulla traduzione, studi culturali e studi che riguardano l’insegnamento dell’italiano ai croatofoni. Edoardo Lombardi Vallauri (Università degli Studi Roma Tre) Neosemie nell'italiano contemporaneo: per una eziologia parziale In una serie di comunicazioni recenti Tullio De Mauro ha adoperato il termine "neosemia" per il fenomeno frequente della nuova attribuzione di senso a parole esistenti, aggiungendo ai molti esempi già più noti (De Mauro 2006) casi recentissimi come le reinterpretazioni semantiche in ambito giornalistico di antonomasia, familiarizzare, rappresaglia, tattile. 24 Su questa scia, l'intervento cercherà di tracciare alcune linee di tendenza nella reinterpretazione semantica di termini italiani da parte di colti e semicolti, inclusi professionisti della scrittura come giornalisti e scrittori. A partire da dati testuali provenienti soprattutto dall'italiano giornalistico, si attribuiranno alcune neosemie in via di affermazione nell'italiano contemporaneo ai seguenti casi generali, dei quali il primo poiché più frequentato verrà trattato solo cursoriamente: 1. - termini per i quali la neosemia si deve - con calco semantico - all'influsso di altra lingua, quindi oggi dell'inglese, quali finalizzare, conferenza, consistente; 2. - termini per i quali la neosemia si deve alla contiguità sia formale che semantica di un termine diverso, quali centrare, estrapolare, innestare, lascivo, leggiadro, quantizzare, reciproco, reticente, schernire, specificatamente, stentoreo, visualizzare; 3. - termini per i quali la neosemia si deve alla possibilità di attribuire alla parola - a partire dai contesti d'uso - un senso o un uso più generici o più banali di quelli che essa ha in origine, quali aleatorio, anno luce, grazie a, gustare, morale, previo; 4. - termini per i quali la neosemia si deve alla rianalisi dei contesti sintattici (o semanticosintattici) in cui occorrono, quali diverso, piuttosto che, ma addirittura parole-funzione come ne e da. Dejan Malčić (Università di Banja Luka) Nuove tendenze nell'insegnamento linguistico: mito vs. realtà L'intervento prova a indagare sulla realizzabilità di alcune nozioni chiave delle nuove tendenze della glottodidattica contemporanea in uno specifico ambito d'insegnamento (soprattutto l’andare al di là del semplice uso del sistema linguistico e delle applicazioni delle regole grammaticali di una lingua, l’avvalersi di altri codici comunicativi, specialmente quelli non verbali, nel tentativo di mettere a parte gli apprendenti della cultura oggetto e, infine, renderli consapevoli di strategie d’apprendimento che li avvicinino ad essa). Quanto sono vicine alla concreta pratica nell'insegnamento linguistico e quali sono i vantaggi e gli svantaggi della loro applicazione? Oltre a ciò, si fa accenno al modo in cui gli studenti che seguono il corso di glottodidattica - e che saranno futuri insegnanti - recepiscono questi concetti, sia dal punto di vista teorico sia da quello pratico, considerando che essi sono abituati a tutt’altro tipo di insegnamento. Vaclav Marek (Università Jagellonica, Cracovia) Epica e storia nella narrativa di Anilda Ibrahimi Il presente intervento prende le mosse da un dibattito critico che negli ultimi anni, anche in conseguenza dei profondi mutamenti provocati in ambito sociale e culturale dalla globalizzazione, ha investito il concetto di canone e l’idea stessa di letteratura nazionale, sottolineando l’esigenza di uscire da una connotazione geografica eminentemente peninsulare della letteratura italiana per lasciar spazio a voci ed esperienze tradizionalmente considerate periferiche. 25 Alla luce di tali riflessioni l’intervento focalizza la sua attenzione sulla produzione narrativa in italiano della scrittrice di origine albanese Anilda Ibrahimi, di cui intende sottolineare l’originalità tematica e la distanza, più volte ribadita dalla stessa autrice, dalla cosiddetta letteratura migrante. Particolare attenzione sarà dedicata al tema memoriale, alla questione dell’identità e al rapporto dei personaggi femminili da una parte con la storia e l’attualità, dall’altra con il mito e la tradizione. Sarà oggetto d’analisi anche la dimensione linguistica, ovvero l’insieme delle connotazioni e delle caratteristiche assunte dall’italiano dell’autrice, dalla stessa investito di una valenza salvifica capace, a suo dire, di sottrarla alla retorica della madrelingua e di consentirle una resa più aderente al “tempo epico” rappresentato dal Paese delle sue origini. Nadica Markoska (Università "Goce Delčev" di Štip) La relazione spaziale e temporale della preposizione da nella lingua italiana e i suoi possibili equivalenti nella lingua macedone Le preposizioni sono le parole invariabili del discorso che collegano e raccordano sia le parole all`interno di una frase introducendo un complemento, sia le frasi tra loro introducendo delle subordinate. Ogni preposizione esprime una varietà di significati e stabilisce tra i costituenti della frase un`ampia gamma di relazioni. Il valore specifico che assumono nei diversi contesti è avvertibile solamente in rapporto ai vocaboli con cui la preposizione fa gruppo. Così possiamo definire la preposizione come un segno funzionale che acquista il suo valore pieno ed il suo significato preciso solo quando è unita ad altre parole che essa collega in rapporti determinati e specifici con altri elementi della frase. L`oggetto di studio di questa relazione sono le relazioni spaziali e temporali della preposizione DA nella lingua italiana. Lo scopo è quello di evidenziare tutte le somiglianze nonché le differenze semantiche della preposizione DA attraverso l`analisi di un corpus estratto dalla letteratura moderna italiana e la sua corrispondente traduzione in macedone. Владимир Мартиновски (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“– Скопје) Романите на Aлесандро Барико од интермедијална перспектива Преведени на македонски јазик, романите на еден од водечките современи италијански писатели Алесандро Барико (Alessandro Baricco, 1958) доживуваат одлична рецепција во македонската книжевна средина: покрај бројните преводи на неговите книжевни дела неретко се приопштуваат интервјуа со овој автор, а објавени се и неколку статии за неговото товорештво. Во обид да се придонесе во проучувањето на делата на А. Барико, во нашиот прилог анализираме еден маркантен аспект на неговото прозно творештво: дијалогот со другите уметности (пред сè со сликарството и музиката). Имено, од интермедијална визура споредбено ќе ги проследиме делата Океан море (Oceano Mare, 1993), Новеченто (Novecento, 1994) и Мистер Гвин (Mr Gwyn, 2011), повлекувајќи неколку паралели со дела од современата светска и македонска книжевност. 26 Darja Mertelj (Università di Ljubljana) L’imperativo tra frasi iussive e testi regolativi – aspetti glottodidattici di conoscenze (meta)linguistiche Nell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera o seconda lingua (LS/L2) l’imperativo viene considerato un capitolo relativamente fugace che si conclude, nella sua integrità, solo al livello B2 (secondo il Quadro Comune Europeo di Riferimento) quando alle forme e usi dell’imperativo informale vi vengono legate le forme del congiuntivo presente, il che spesso crea disagi nei confronti della presunta complessità di questa frequentissima funzione comunicativa interpersonale. Pertanto, tra gli studenti del quinquennio, saranno eseguite delle analisi sui test diagnostici tematici seguiti da un’ inchiesta sulle frasi imperative prototipiche e in parte sulle non-prototipiche che mirano a rispondere ai dubbi sulle conoscenze (meta)linguistiche degli studenti. In base ai risultati saranno preparate delle proposte glottodidattiche con l’obiettivo di dare agli apprendenti la possibilità di conoscere l’imperativo, nelle sue forme più frequenti e idonee alla comunicazione in italiano. Nikica Mihaljević (Università di Spalato) L'integrazione degli immigrati in Italia è possibile o no? Una lettura dell'opera letteraria di Laila Wadia Nel presente intervento si focalizza l'importanza del tema dell' immigrazione nella letteratura italiana e gli ostacoli che i personaggi-immigrati trovano nella società italiana contemporanea. Essendo l'immigrazione un argomento fondamentale per capire l'Italia di oggi, non si può parlare della letteratura italiana contemporanea non prendendo in considerazione i testi degli autori immigrati. Partendo dall'analisi dell'opera narrativa della scrittrice indiana Laila Wadia, trasferitasi in Italia negli anni '80 del '900, nel presente intervento si cerca di capire se, nell'Italia di oggi, la convivenza tra le etnie differenti sia possibile, esaminando i tentativi di integrazione dei personaggi-immigrati nella nuova società. Nell'intervento viene usata la metodologia dell'ecocritica con la quale si cerca di superare la visione di una «società verticale» e si tende verso la «società orizzontale» in cui tutti i membri vivono nello stesso benessere e avendo gli stessi diritti. Con l'ecocritica si cerca, quindi, di eliminare i pregiudizi e la discriminazione nei confronti dei membri «deboli», cioè, in questo caso, degli immigrati. L'analisi rivela che, attraverso la storia delle protagoniste dell'opera di Wadia doppiamente emarginate, in quanto donne e in quanto straniere, con una lettura ecocritica si può trovare l'esempio del superamento di pregiudizi, discriminazione ed emarginazione nonché l'impegno per la promozione di una cultura più giusta e sostenibile con la quale si tutelano i diritti di tutti i membri di una società e la diversità di ognuno di loro viene percepita come una risorsa e non un ostacolo. Sandra Milanko (Università di Trieste) Massimo Bontempelli tra giornalismo e letteratura: dal reportage al racconto magicorealista L'attività giornalistica di Massimo Bontempelli è di lunga data quanto quella strettamente letteraria e ne è ancora più vasta; rivolgendosi ad un pubblico tanto variegato quanto lo sono i 27 contenuti dei periodici che pubblicano i suoi scritti, Bontempelli costruisce la sua immagine pubblica che include non solo quella dell'uomo di lettere, ma anche quella di giornalista, inviato speciale, viaggiatore e opinionista. Tutte queste funzioni e interessi poliedrici del fondatore del realismo magico nell'ambito della letteratura italiana si congiungono per la prima volta in modo esemplare nei reportage di viaggi scritti tra il 1921 e il 1922, divisi in due raccolte, Lettere da due mari e Visita ai vinti. Dopo i racconti di viaggi in paesi immaginari alla maniera di Omero, Dante e Swift narrati nella raccolta Viaggi e scoperte.Ultime avventure, Bontempelli intraprende un viaggio reale nel Mediterraneo senza rinunciare però all'invenzione e alla fantasia. Quello che è caratteristico di questi scritti è che le osservazioni e le impressioni dei luoghi visitati da Bontempelli sono sottoposti alla trasfigurazione del reale, un procedimento tipico della narrativa bontempelliana dei primi anni Venti che preannuncia la poetica del realismo magico. Esse, infatti, non solo vengono raccontate attraverso le lenti metafisiche e quasi magicorealiste di Bontempelli, ma servono come una ricca fonte per i racconti successivi delle raccolte La donna dei miei sogni e altre storie d'oggi e Donna nel sole e altri idilli che spesso ricalcano a perfezione alcuni brani e motivi già presenti nei reportage. Questo articolo, quindi, si propone di mettere in evidenza il connubio tra l'attività giornalistica e letteraria di Bontempelli sia attraverso la costruzione della poetica del realismo magico che attraverso esempi concreti che illustrano il passaggio degli stilemi e motivi bontempelliani dal reportage al racconto magicorealista. Katerina Milenova – Zahariev (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Il dualismo tra la vita e la morte. Dialogo tra due mondi nelle opere Accabadora, Michela Murgia, e Le Donne Gavrilovi, Kiza Kolbe La relazione avrà il compito di mettere in correlazione, tramite due romanzi contemporanei, il romanzo italiano, Accabadora di Michela Murgia, e il romanzo macedone Le donne Gavrilovi di Kiza Kolbe, il concetto della morte e della vita, analizzati sotto la prospettiva dell’immagine della Madre, come nozione che racchiude in sé il dualismo dell’Eros e del Tanatos - colei che dà il respiro e colei che lo toglie. Colei che dà alla luce, e colei che dà senso alla luce, la nascita e la crescita - la prima e l’ultima madre. Queste dicotomie saranno esaminate separatamente, prendendo spunto dai principali personaggi femminili in tutte e due opere, La Bonaria Urrai dell’Accabadora, e Lina Gavrilova del Le donne Gavrilovi, ambedue madri adottive, cercando, in più, di problematizzare l’argomento se siamo più figli di chi ci genera o di chi ci alleva. Sarà messa sotto l’esame anche la morte pietosa, l’atto ossimorico dell’eutanasia, e la sua giustificata, o meno, possibilità di porre fine alle sofferenze di un agonizzante. Snežana Milinković, Mirka Zogović (Università di Belgrado) Tra pubblico e privato: l’epistola umanistica di Ludovico Beccadelli L’epistolografia dell’umanista italiano Ludovico Beccadelli, nella maggior parte tutt’oggi inedita e della quale l’autrice del presente contributo si trova in possesso, offre un’ulteriore prova della fondatezza e della lungimiranza scientifica dell’invito lanciato negli anni Ottanta del secolo scorso dalla storiografia italiana a rivalutare le testimonianze epistolografiche conservate in numerosi archivi in chiave di ricostruzione storica di certi eventi verificatisi nella storia rinascimentale di particolare importanza. In questa nuova impostazione, 28 l’epistola, oltre a continuare a svolgere la funzione del testimone privilegiato dell’ideologia dominante del tempo, diventava anche lo strumento di ricostruzione dei fermenti che animavano il sottosuolo di tale ideologia aprendo le prospettive alle indagini del discorso privato nascosto nelle pieghe dell’ufficialità e del genere epistolografico. Nel presente contributo, analizzando alcune lettere-epistole di L. Beccadelli scritte durante il suo incarico ecclesiastico a Ragusa, si concentrerà sui passaggi che potrebbero illuminare sia la menzionata questione di principio, sia il contesto privato dello scrivente. Georgia Milioni Bertinelli (Università Nazionale e Capodistriaca di Atene) L’errore nell’apprendimento dell’italiano come lingua straniera da parte degli studenti grecofoni Una delle problematiche più frequenti nel processo dell’insegnamento-apprendimento di una lingua straniera è quella degli errori. Non è facile analizzare le motivazioni che inducono all’errore e i vari fattori che ne provocano l’uso nelle differenti fasi dello studio di una lingua straniera. È un dato di fatto facilmente osservabile che negli studi recenti della Glottodidattica l’errore non viene più considerato come una deviazione da evitare, ma viene inteso come parte integrante di un processo linguistico in costante evoluzione. Gli errori non sono tutti uguali. Essi possono essere classificati in base ai livelli in cui è strutturata una lingua. Ci sono errori fonologici e grafici, errori morfologici, errori sintattici, lessicali, testuali e stilistici ed errori pragmatici. Inoltre, possiamo distinguere varie tipologie di errore, classificandoli secondo le strategie superficiali messe in atto dal discente (omissione, aggiunzione, malformazione, inversione o ordine improprio, segmentazione). Scoprire le cause dell’errore ci permette di capire come l’apprendente interiorizzi e ricostruisca la lingua che sta imparando. L’indagine sull’analisi dell’errore nell’apprendimento dell’italiano come lingua straniera da parte di studenti grecofoni, vuole mettere a fuoco il ruolo che la lingua materna assume durante il processo di apprendimento di una lingua straniera. Валентина Милошевиќ (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ во Скопје”) Преведувањето во времето на Фашизмот во Италија Во ова излагање ќе стане збор за феноменот на преведувањето во периодот од дваесеттите до четириесеттите години на минатиот век, кога ашистичката власт на тоталитарниот режим на Бенито Мусолини интервенирала со голем ентузијазам, со бројни мерки и закони во сферата на јазикот, на неговата употреба и на јазичната состојба во целото општество како резултат, пред сè. на јакнењето на свеста за национален идентитет и на стремежот за јазично обединување. Ќе се фокусираме на периодот меѓу крајот на дваесеттите години и падот на режимот од две причини: едната е дека токму во тој период преведувањето станало вистински политички проблем додека другата причина е што токму оттогаш се започнува со редовно прибирање на податоци за преведувачката продукција во светот. Овој период е особено интересен со оглед на фактот што во Италија се објавуваат најголем број преводи споредено со другите земји во светот. Но, таа богата преведувачка активност пак предизвикаувала силни реакции коишто прераснале во 29 кампањи, цензури и бројни мерки од страна на министерството против преводите и издавачите коишто ги објавувале. Saša Moderc (Università di Belgrado) La semantica e le funzioni dell’articolo nella didattica dell’italiano Il problema dell’acquisizione dell’articolo, e più precisamente del suo valore semantico, si presenta come uno dei punti di difficile superamento nella didattica dell’italiano L2. L’insegnamento dell’italiano tradizionalmente si concentra sugli aspetti morfologici dell’articolo e sulla sintassi dell’articolo, limitata all’uso dell’articolo davanti a determinate classi di sostantivi. Nell’analisi del valore semantico dell’articolo vediamo uno strumento potenzialmente importante per agevolare l’acquisizione di questa parte del discorso già dai primi contatti con la lingua italiana. In questo articolo concentriamo la nostra attenzione sull’uso dell’articolo determinativo a fianco della più frequente delle preposizioni semplici, “di”, dove registriamo numerose imprecisioni nella produzione scritta e nelle traduzioni degli studenti serbofoni dell’Università di Belgrado. I materiali usati nell’analisi sono la traduzione in italiano di un romanzo serbo (“Secolo”, di Aleksandar Gatalica) e i testi di produzione scritta degli studenti di italiano di Belgrado. Obiettivo di questo lavoro è cercare di individuare gli errori più frequenti nell’uso dell’articolo e della preposizione “di”, di analizzare i loro usi nel suddetto romanzo e di proporre percorsi di riflessione linguistica e di analisi semantica che contribuiscano ad una maggiore consapevolezza dei valori e delle funzioni dell’articolo determinativo italiano. Pasquale Musso (Università di Banja Luka) Le formule di attacco e i connettivi in documenti volgari del XV e XVI secolo Lo studio sintattico-testuale dei documenti di carattere tecnico-pratico in antico volgare rivela i meccanismi della complessa costruzione del testo. Infatti, valicando il confine della frase o del sintagma, l’analisi delle strategie linguistiche messe in atto per assicurare la progressione tematica permette di indagare il grado di informatività e il dinamismo comunicativo dei testi presi in esame. In particolare, l’analisi delle diverse formule di attacco, dei connettivi, semantici e pragmatici, e delle legature tra i diversi blocchi informativi e argomentativi, anche in rapporto alla tradizione letteraria, mostra i tratti costitutivi (dispositivi di coesione, costruzioni marcate, mise en relief ecc.) delle peculiari modalità di gestione delle informazioni e della loro distribuzione e organizzazione testuale di questa particolare tipologia di scritti. Irena Ndoci Lama (Università di Tirana) La traduzione dei titoli delle opere letterarie Partendo dal presupposto che i titoli delle opere letterarie innescano un processo comunicativo che lascia trasparire molte allusioni, mi è sembrato sempre interessante fare un confronto e una riflessione sui titoli originali e quelli tradotti in lingue straniere. Spesso i traduttori / gli editori preferiscono cambiare il titolo originale e può succedere che lo stesso titolo italiano abbia altrettante varianti quante sono le lingue in cui è stata tradotta l’opera. Al 30 centro della ricerca saranno i titoli delle opere letterarie degli autori italiani tradotti in albanese e una riflessione che riguarda le funzioni primarie e secondarie specialmente dei titoli tradotti “liberamente”: titoli semplicissimi da tradurre, magari fatti di una sola parola o di un’espressione che ha perfetta equivalenza in albanese, vengono modificati per andare incontro a quello che si ritiene essere il gusto dei lettori in quel particolare momento. Ana Nikodinovska Krstevska (Università Goce Delčev Štip) Mariagiovanna Silvestri (Università degli studi di Napoli PARTHENOPE) La pace quale valore fondamentale nelle tradizioni costituzionali degli ordinamenti italiano, macedone ed europeo Il tema del contributo dal titolo «La pace quale valore fondamentale nelle tradizioni costituzionali degli ordinamenti italiano, macedone ed europeo» tratta la pace quale valore unificante e fondante dei rispettivi ordinamenti. Partendo dai richiami alla pace contenuti nello Statuto albertino e nella Costituzione della Lega Macedone del 1880, in quanto documenti orginari dei due ordinamenti, passando poi all’analisi della Costituzione della Repubblica Italiana del ’48 e delle Costituzioni della Repubblica di Macedonia del ’46, del ’74 e del ‘91, nonché dei Trattati istitutivi dell’Unione europea (dagli anni ’50 sino al più recente Trattato di Lisbona), il contributo intende illustrare i vari significati della pace sotto il profilo storico, politico e culturale. Da ultimo, il lavoro si concentrerà sulla dimensione esterna del valore della pace così come assorbito nell’ambito degli ordinamenti giuridici considerati, evidenziandone, da un lato, gli elementi in comune, dall’altro, le ricadute della sua progressiva affermazione nel più ampio panorama internazionale. Dijana Nikodinovska (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje, Università di Edinburgo, Gran Bretagna) La categoria assiologica BUONO nei proverbi italiani e giapponesi Nel nostro lavoro ci proponiamo di fare un’analisi contrastiva dei proverbi italiani e giapponesi dal punto di vista della categoria assiologica BUONO. Riteniamo sia importante individuare i punti comuni che legano questi due mondi, molto lontani geograficamente e che hanno seguito percorsi culturali diversi. Radica Nikodinovska (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Gli antroponimi e i toponimi nella traduzione macedone di Gerusalemme liberata La ricerca si prefigge l’obiettivo di analizzare e motivare le tecniche traduttive usate nella traduzione macedone degli antroponimi e dei toponimi di Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. Per fare ciò occorre prima identificare l’inventario dei nomi propri presente nell’opera di Torquato Tasso e evidenziarne le sue caratteristiche. L’analisi del corpus mostrerà quali modifiche abbiano subito i nomi propri nel processo della traduzione. La scelta del tema è sorta durante la traduzione del predetto libro da parte dell’autrice di queste righe. 31 Zvonko Nikodinovski (Università "Ss Cirillo e Metodio" di Skopje) I prefissi verbali negativi in italiano e in macedone Il nostro contributo si prefigge di analizzare i prefissi verbali negativi in italiano e in macedone. Partendo dalla definizione dei prefissi verbali negativi quali elementi che aggiungono tre tipi di valore negativo: valore negativo o contrario, valore privativo e valore reversativo, ci occupiamo dei principali prefissi verbali negativi in italiano (de-/des-, di-/dis- e s-) nonché dei principali prefissi verbali negativi in macedone (од/от-, де-/дез- е раз-/рас-). L'analisi si fonda sulla documentazione lessicografica italiana e macedone, sia scritta sia elettronica. Rastrellando le definizioni dei verbi a contenuto negativo e comparando le informazioni numeriche raccolte da entrambe le lingue, arriviamo a delle conclusioni riguardo all'utilizzo dei prefissi verbali negativi in italiano e in macedone. Claudio Nobili (Università Matej Bel di Banská B strica) Oltre il parallelismo: esempi d’intersezione di lingua, letteratura, cultura italiane, e di antico e nuovo Il presente contributo si propone d’illustrare l’immagine dell’«intersezione», oltre quella del «parallelismo», come plasticamente adattabile, in diacronia, alle questioni italiane. La questione della lingua in Italia, infatti, è sempre questione letteraria e culturale. Nel Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, diretto da Gian Luigi Beccaria, edito da Einaudi nel 2004, il lemma «cultura» viene lessicalizzato accanto a quello di «lingua», e nella definizione si affrontano problemi letterari. Su questo sfondo teorico-metodologico, si intende presentare dapprima un’analisi delle implicazioni linguistiche del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani di Giacomo Leopardi (scritto certamente tra il 1824 e il 1826, ma pubblicato postumo nel 1906). Saranno prese in considerazione alcune categorie definibili di «cerniera», che collegano la lingua e la letteratura al costume, nella duplice accezione di «complesso di comportamenti esteriori osservabili in società», e per estensione di «moda» (elementi accostati sin dal prime battute del Discorso): le categorie della «conversazione» e dell’«imitazione», sviluppata come tema sull’autorità, del quale sarà evidenziato il richiamo al concetto originario di (auctor) classicus. Il termine stesso «costume» appare del resto di «cerniera»: esso sarà presente, per esempio, nel Corso di linguistica generale (1916) di Ferdinand de Saussure, che definisce appunto la lingua un’abitudine, un costume analogo a quello dell’abbigliamento. La tesi ultima che si cercherà di dimostrare è di natura metaletteraria: nel momento in cui le barriere disciplinari tra letteratura, lingua, etica e cultura si infrangono le une contro le altre, pare erigersi un’analisi dei costumi degli Italiani, in un testo classico che continua ancora a muovere ricerche e idee. Il nodo della questione letteraria come (anche) questione linguistica e culturale sarà poi affrontato attraverso la ri-lettura della Lettera al Carena (datata 1847, ma stampata nel 1850), e della Relazione del 1868 all’allora ministro Broglio Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla di Alessandro Manzoni. L’attenzione sarà riposta, in particolare, in alcuni passaggi di formulazione metalinguistica nel ragionamento manzoniano: per esempio, nella definizione di «lingua», i cui caratteri essenziali sono l’interezza (da qui i risvolti nazionalidentitari), e l’adeguatezza ai bisogni comunicativi di una comunità linguistica. Una simile considerazione trasformò la questione linguistica italiana da questione letteraria a questione sociale, culturale e nazionale, anticipando, parrebbe, sebbene limitata al livello semantico, l’idea saussuriana della lingua come sistema di segni usato da una massa parlante nel tempo 32 (caratteri interni che, come in Manzoni, definiscono una lingua reale). In conclusione, la ri-lettura di alcune riflessioni italiane ottocentesche, letterarie e culturali, sembra consentire, in una sorta di «ginnastica mentale», di ripercorrere le moderne riflessioni sulla lingua, in un rapporto dialettico tra antico e nuovo. Lingua, letteratura e cultura da un lato, antico e nuovo dall’altro, sono i segni del valore dell’intersezione che qui intendiamo indagare. Daniele Onori, Università di Sarajevo Il “New Italian Epic”. Storie e metastorie italo-jugoslave nel romanzo “54” di Wu Ming Il dibattito critico intorno a Wu Ming verte principalmente sul concetto di “New Italian Epic”, vale a dire sugli scrittori che da circa un ventennio hanno costruito una nuova forma di narrazione, prevalentemente storica o metastorica, spesso con tratti allegorici e con riferimenti più o meno espliciti al contesto italiano. Il romanzo 54 è considerato uno degli esempi più interessanti del “New Italian Epic” per il rifiuto del post moderno e per l’uso di una narrazione metastorica, ma le valenze etiche e la partecipazione emotiva agli eventi narrati sono in primo piano. Nel mondo narrativo di 54, di cui saranno analizzati i temi più legati alla storia italiana e jugoslava, sono mescolate le grandi vicende della storia internazionale con quelle personali dei personaggi di finzione. Nel romanzo sono riconoscibili le incomprensioni, i luoghi comuni, i pregiudizi ideologici, le ferite ancora aperte nel 1954 e le questioni politiche all’epoca ancora irrisolte, in una cornice storica che rendeva, per molti italiani, la Jugoslavia più un mito o un simbolo che un paese reale. Eliana Paço (Università di Tirana) Difficoltà e soluzioni traduttive nella traduzione delle opere del Seicento Al centro della relazione sarà l’esperienza della traduzione in albanese (1996) delle opere del generale di origini albanesi, Giorgio Basta (Rocca, 30 gennaio 1544 – Praga, 20 novembre 1607) Il maestro di campo generale... (Venezia 1606) e Il governo della cavalleria leggiera (Venezia 1612), memore delle esperienze di guerra in Europa Orientale del generale. La relazione intende evidenziare le difficoltà riscontrate nella traduzione in albanese di queste opere del Seicento quando si è trovata a mettere a confronto due sistemi linguistici diversi di due epoche diverse: l’italiano del Seicento con l’albanese del Novecento. Partendo da qualche osservazione sulle due opere, si osserveranno le prassi adottate dalla traduttrice per far fronte ad alcuni nodi traduttivi con riferimento alla terminologia del campo militare e la sintassi usata da Giorgio Basta. Maria Pagliara (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”) Isole a confronto Il topos dell'isola, come luogo di oasi incontaminata e di approdo salvifico, vanta un'illustre tradizione: da Omero, a Tasso a de Foe, fino al nostro Novecento, secolo in cui esso sembra inclinare in maniera esponenziale verso significati meno rassicuranti, giacché il mitico locus della pace si presenta come teatro di tensioni e disagi che, condensati nell'immagine dell'isola, dicono della perplessità identitaria dell'uomo contemporaneo. 33 Alicja Paleta (Università Jagellonica, Cracovia) Osservazioni sull'uso della L1 nell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera a discenti adulti di madrelingua polacca L’uso della L1 nell’insegnamento di lingue straniere, per molti anni bandito e sconsigliato, ultimamente sembra riacquistare un ruolo importante. Nella presente relazione si percorreranno in breve le “vicende” storiche dell’uso e disuso della L1 nei corsi di lingue straniere. In seguito si analizzeranno le potenzialità e i rischi che tale uso porta con se prendendo in considerazione soprattutto i corsi destinati a discenti adulti di madrelingua polacca che studiano italiano come lingua straniera (LS). Infine si proporranno alcune attività basate sulla modalità plurilingue della comunicazione che potranno fungere da supporto all’insegnamento e all’apprendimento di una lingua straniera e che permetteranno all’insegnante di raggiungere precisi scopi didattici e formativi. Elena Papa, Daniela Cacia (Università di Torino) La dolce vita e La grande bellezza: una “bella confusione”. La lingua del cinema, tra citazione e riuso Sono molte le parole e le espressioni che dobbiamo al cinema e che oggi ci appaiono pienamente integrate nella lingua. Accanto a questo patrimonio stabile, di cui spesso il parlante non è in grado di riconoscere il riferimento puntuale, esiste un’ampia rete di rimandi testuali – e intertestuali – veicolati dal cinema e destinati a trovare grande risonanza attraverso l’apporto mediatico. La comunicazione si propone di esaminare questo fenomeno, puntando l’attenzione sui procedimenti di citazione e riuso che attraverso la “ripetizione polifonica” contribuiscono a dilatare il significato del testo. Marija Pejić (Università di Belgrado) Il testo tra verità e finzione: Il nome della rosa di U. Eco Una delle caratteristiche della letteratura contemporanea è la sua relativizzazione del testo letterario e della sua realtà fattiva, come dimostrano, almeno in parte, le opere di Umberto Eco. Si potrebbe dire che la ricerca della verità in virtù del testo e grazie ad esso è il tema centrale di tutti i romanzi di Eco, soprattutto del suo primo romanzo Il nome della rosa in cui la questione fondamentale diventa il modo in cui percepiamo, comprendiamo e trasmettiamo delle verità specifiche riguardanti quel mondo in base a diverse modalità, o generi se vogliamo, dell'esistenza del testo scritto. Se Il nome della rosa rappresenta un insieme di vari generi letterari, l'autrice del presente contributo proverà a indagare in che modo uno di essi, la cronaca medievale, abbia condizionato non soltanto la forma ultima del romanzo, ma anche il rapporto tra il testo e la realtà, da una parte, e il testo e la verità, dall'altra. 34 Tatjana Peruško (Università di Zagabria) L'inscenazione fantasmatica del desiderio femminile in due testi primonovecenteschi L'intervento propone una lettura parallela del romanzo Eva ultima di Massimo Bontempelli (1923) e del testo teatrale Pustolov pred vratima di Milan Begović (1926). In ambedue le opere, pubblicate a distanza di pochi anni (Begović inizia a comporre il suo dramma nel 1925, durante il suo soggiorno a Sirmione), la parte centrale della trama è costruita come inscenazione di un canovaccio fantasmatico, inventato e messo in scena per esaudire il desiderio della protagonista. L'interpretazione delle due trame verte sul concetto freudiano della fantasia, tradotto in italiano pure con il termine «fantasma». Il termine «fantasma» rimanda all’inquietante, all’assente e quindi all’inconscio e al desiderio che vi si muove; nonché a una manifestazione reale, ectoplasmatica dell'immaginazione. Anja Pravuljac (Università di Banja Luka) Il grammelot – una lingua senza parole Il grammelot è una tecnica teatrale usata per imitare diversi linguaggi regionali o stranieri e giochi verbali che sono spesso privi di un significato completo. Il grammelot è una categoria storica all’interno della tradizione dell’interpretazione comica la cui origine risale agli artisti della commedia dell’arte. Anche se l’importanza di questa tecnica consiste nel rapporto con la commedia dell’arte, il suo valore si riflette principalmente nell’opera teatrale Mistero buffo di Dario Fo. Il punto di partenza dello spettacolo teatrale di Fo sono gli artisti medievali, i cosiddetti giullari, e gli attori della commedia dell’arte che sono i creatori della tradizione teatrale italiana. I monologhi del Mistero buffo sono divisi in due parti. La prima parte è il prologo che serve a introdurre la trama della storia. La seconda parte è il grammelot. In questo articolo tramite l’analisi dei grammelot di alcune parti del Mistero buffo (La fame dello Zanni, Il miracolo delle nozze di Cana, Bonifacio VIII,…) sarà mostrata l’importanza del contributo di Dario Fo alla divulgazione di questa tecnica teatrale nel XX secolo. Irena Prosenc Šegula (Università di Ljubljana) L’immagine della città nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti Il contributo si propone di analizzare l’immagine della città nella raccolta tardo-trecentesca Trecentonovelle di Franco Sacchetti. Sin dal Proemio, il narratore insiste sulla veridicità dei fatti narrati, topos del resto frequente in raccolte di novelle medievali. Le strategie narrative usate per garantire l’autenticità delle novelle sono, per lo più, basate sulla prossimità del luogo, del tempo, dei personaggi e delle tematiche. Al centro di tali strategie c’è la forte presenza dell’autore che, sia come protagonista sia come testimone degli avvenimenti narrati, attribuisce a sé il ruolo di garante personale della veridicità. Le storie si svolgono nell’attualità o in tempi recenti rispetto al momento della narrazione, e riguardano, per lo più, la vita quotidiana vissuta in ambienti comuni. La maggior parte delle novelle è situata a Firenze, nei suoi dintorni, in Toscana o, in alcuni casi, in altre città italiane, spesso quelle che Sacchetti ha conosciuto. Nel Proemio l’autore si presenta come “io Franco Sacchetti fiorentino”, creando la propria immagine di testimone attendibile, e sostiene: “non è da maravigliare se la maggior parte delle dette novelle sono fiorentine ‹però› che a quelle sono stato prossima‹no›”. Fra gli spazi pubblici nei quali vengono ambientate le storie narrate, i 35 più frequenti sono la piazza, le strade e i mercati dove i cittadini si radunano, svolgono i loro mestieri, comunicano. È la città di Firenze che viene descritta con la maggiore dovizia di dettagli topografici. La menzione di luoghi pubblici quali il Mercato vecchio, il Mercato nuovo, l’Orsanmichele, il Palazzo vecchio e il Ponte vecchio, nonché di altre piazze e strade fiorentine, crea uno sfondo realistico. L’ambientazione topografica è, dunque, uno degli elementi chiave che garantiscono l’autenticità delle novelle, nonché un segno che il pubblico ideale del Trecentonovelle è quello fiorentino. Frosina Qyrdeti (Università “ Ismail Qemali di Valona Albania) Autrici migranti albanesi allo specchio di generazioni La produzione albanese letteraria albanese degli autori migranti ha avuto il suo ruolo e la sua funzione culturale nella società italiana. Testi di poesia e prosa di autori albanesi sono parte del dialogo interculturale che promuove la conoscenza della realtà culturale albanese e soprattutto il contribuisce a promuovere la conoscenza del fenomeno dell’emigrazione degli albanesi in Italia. Gli scrittori albanesi come molti altri scrittori migranti in Italia, hanno scelto l’italiano come lingua di espressione letteraria. La scrittura dei loro testi in italiano è stata una sfida ed un compito abbastanza complicato. Questo perché la scrittura migrante è molto legata alla lingua, ad una lingua che è in continuo cambiamento. L’italiano per molti di loro viene concepito come uno strumento di comunicazione comune, tra immigrati ma anche un modo di comunicazione con la comunità italiana. In questa comunicazione vorrei esplorare la letteratura e cultura migrante albanese femminile, visto che il ruolo delle protagoniste dell’emigrazione del nuovo secolo appartiene indubbiamente alle donne. Vorrei indagare che cosa spinga le scrittrici ad emigrare, che cosa spinga le immigrate a scrivere, quale Albania portino nella loro memoria, quale patria costruiscano nelle loro opere. Il mio interesse è di ampliare lo sguardo sull’fenomeno della letteratura di migrazione in Italia in quanto è un argomento presente ma poco conosciuto in Albania. Quindi il mio interesse è di far sì che questo fenomeno salga e di far luce sempre di più. Neli Radanova (Nuova Università Bulgara, Sofia) Il libretto d’opera del periodo del Romanticismo (su materiali di libretti di opere di Giuseppe Verdi) Il contributo è dedicato al libretto d’opera, rimasto fuori dall’interesse sia della letteratura che della linguistica per il suo carattere piuttosto particolare di un testo scritto per essere “rivestito” di musica. La ricerca è concentrata sulla struttura, il lessico e la sintassi del libretto del periodo del Romanticismo. Si tratta di un linguaggio insolito, di una specie di codice che ubbidisce a leggi proprie, subordinate alla visione musicale del compositore. Il problema è esaminato nell’ambito del contesto politico e culturale italiano del periodo: il Risorgimento e il ruolo dell’opera di Verdi, come espressione del suo spirito. 36 Mirela Radosavljevic, Aleksandar Levi (Università di Belgrado) Traducendo Umberto Eco, una ricerca continua Nella nostra relazione parzialmente basata sulla nostra esperienza personale, ma anche sull’esperienza di altri traduttori in varie lingue, cercheremo di dimostrare che i metodi di traduzione impiegati in una lingua non possono essere automaticamente applicati ad altre lingue. Come punto di partenza, abbiamo preso le traduzioni dei romanzi di Umberto Eco per il fatto che questo celebre scrittore italiano è noto per una sorta di percorso formativo dei suoi traduttori modello. Questo rapporto originale, se non unico, in cui l’autore aiuta i propri traduttori e li consiglia, ha contribuito all'altissima qualità delle traduzioni in tutte le lingue. Ma nel nostro intervento dimostreremo che non esistono soluzioni e modelli che tutti i traduttori di Eco possono applicare visto che le sue opere offrono la possibilità di varie soluzioni interpretative. Diverse culture e lingue impongono diverse soluzioni, che neppure un autore di grande esperienza può prevedere. Roberto Russi (Università di Banja Luka) In viaggio e in sogno: suggestioni petrarchesche in un sonetto di Dino Campana Poesia facile è un sonetto contenuto nel cosiddetto Quaderno che raccoglie i testi inediti di Dino Campana. Questa lirica testimonia l’inquietudine fisica e psicologica che caratterizza la biografia e la scrittura del poeta, trasformando il tema ricorrente del viaggio in un sogno dai contorni sfumati, nel quale la meta non è tanto importante quanto l’atto stesso della partenza. L’adesione al modello del sonetto è piuttosto insolita in Campana e giustifica il titolo, la cui ‘facilità’ consiste nel rispetto, almeno parziale, delle convenzioni formali della tradizione letteraria e di alcuni artifici retorici. Dai versi emerge anche un forte rapporto intertestuale con il sonetto CXXXIV dei Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca, evidenziando elementi comuni nel percorso ‘psicologico’ e nelle strategie letterarie dei due scrittori. Oana Sălişteanu (Università di Bucarest) Espressione e commento dell’inutilità nei proverbi e nei modi di dire italiani e romeni L’intervento prende spunto dallo spoglio di 16 dizionari di proverbi italiani, di 7 raccolte di modi di dire italiani e di 17 dizionari di proverbi e detti romeni e si propone di osservare il modo in cui le due lingue esprimono il concetto di “cosa o azione inutile”. L’argomento in analisi, sebbene rigoglioso, stranamente non viene menzionato negli indici tematici delle raccolte. Esso risulta più frequente nei fraseologismi che nei proverbi e viene svolto tramite immagini molto vivide e svariate, per lo più indipendenti in italiano e in romeno e solo raramente identiche (pestar l’acqua nel mortaio, a bate apa în piuă). A partire dai corpora schedati abbiamo identificato almeno 8 possibili fonti dell’inutilità dell’agire, scaturite da: azioni impossibili (fare un buco nell’acqua, cercare la lana dell’asino, a căuta ziua de ieri), azioni insensate (ferrar l’oche, insaccar nebbia), sforzi che non servono a niente (seminare nella sabbia, marciare a vuoto), sforzi troppo grandi per risultati deludenti (il gioco non vale la candela), mancanza di mezzi adeguati (invan si pesca, se l’amo non ha l’esca, non si può volare senza ali), sforzi inappropriati alla circostanza (cantare ai sordi, a vorbi în pustiu), sforzi inefficienti per eccesso (portare acqua in mare, a căra lemne în pădure), azioni tardive per mancanza di prudenza (chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi). L’intervento si 37 propone inoltre di illustrare come tali proverbi e modi di dire italiani e romeni ricorrono spesso a squisite metafore assurde, piene di ironia e di umorismo (soffiare il naso alle galline, a tăia frunză la câini). Mila Samardžić (Università di Belgrado) Su un fenomeno “invisibile” dell’arricchimento del lessico italiano La conversione (o derivazione / suffissazione zero) è di solito definita come un processo derivativo senza aggiunta di affisso derivazionale (aggettivo fisso → sostantivo fisso (il telefono)). La conversione è un meccanismo molto attivo nelle lingue del tipo isolante (inglese o cinese), che fanno uso scarso di affissi (in inglese è un procedimento comune derivare sostantivi da verbi o verbi da sostantivi senza affissi: a drink → to drink). In altre lingue come italiano questo procedimento è meno comune ed è emarginato negli studi dedicati alla formazione delle parole. Il nostro contributo tratterà diverse forme di conversione in italiano, da nominalizzazione di verbi, aggettivi e avverbi a numerose forme di passaggio da una categoria all’altra: in italiano infatti la conversione produttiva è possibile in tutte le classi, non solo in quelle aperte (sostantivi, aggettivi o verbi). Cercheremo di individuare i limiti della conversione ma anche le sue idoneità per diventare eventualmente una nuova fonte lessicale importante oltre al sistema tradizionale di derivazione. Inoltre vorremmo verificare se si tratta di un vero e proprio arricchimento lessicale o se è semplicemente un fenomeno di economia linguistica. L’obiettivo del contributo è di rispondere a queste domande e dimostrare che la conversione è un tipo di derivazione molto più produttivo e attivo di quanto non sia stato dimostrato finora. Il materiale esaminato è stato ripreso dal monitoraggio delle principali testate italiane durante il 2013 e il 2014: sono stati analizzati esempi di prima mano e di assoluta attualità. Aleksandra Saržoska, Gordana Aleksova (Università “Ss Cirillo e Metodio“ a Skopje) La trascrizione dei nomi italiani nella lingua macedone Durante gli anni d’insegnamento della lingua italiana abbiamo avuto possibilità di osservare delle errate trascrizioni dei nomi italiani che la maggior parte dei parlanti macedoni commette quotidianamente. Un fenomeno legato non solo alla non perfetta conoscenza della pronuncia delle parole italiane, ma anche alla notevole influenza della trascrizione per tradizione. Nonostante la consapevolezza degli italianisti macedoni, le riflessioni in questione non hanno trovato un posto legittimo all’interno della norma grammaticale della lingua macedone. I nomi italiani vengono distorti nei modi più possibili arrivando così a sostituire chicco in чико, Luciana in Лучиана o addirittura Genova in Генова.Questi errori sono indubbiamente il segno delle difficoltà dovute al riconoscimento fonetico non corretto da parte di parlanti macedoni. Comunque, con il tempo le parole italiane, attraverso una maggiore circolazione sapranno ritrovarsi il loro spazio come peraltro hanno fatto già molte parole straniere nella lingua macedone. L’obiettivo principale di questa relazione è di sensibilizzare i nostri studenti all’importanza della trascrizione. Dopo aver illustrato e individuato le maggiori difficoltà che i nostri studenti riscontrano nella trascrizione dei nomi italiani, identificandone le cause, proporremo delle soluzioni e risoluzioni delle controversie legate alla trascrizione dei nomi italiani. 38 Rita Scotti Jurić, Lorena Lazarić (Università „Juraj Dobrila“ di Pola) La traduzione della poesia dialettale tra località e universalità Gli studi sulla traduzione della poesia dialettale, di autori stranieri e croati, sono pochi e le prospettive teoriche denunciano per lo più difficoltà implicite in una tale operazione, ma non forniscono modelli operativi soddisfacenti. In Istria esiste una considerevole produzione poetica in dialetto ciacavo, mentre le traduzioni in italiano sono ridotte e per di più sparse in riviste. La finalità di questo saggio è la riflessione sul problema della traduzione e della resa in lingua italiana standard e/o in dialetto istroveneto/istrioto della poesia dialettale ciacava. Sull'esempio di due poeti istriani, Daniel Načinović e Rudolf Ujčić, si cercherà di individuare le problematiche traduttive legate alla località della tematica (a situazioni concrete uniche e originali cresciute sulle esperienze locali quotidiane) e di esplicare l’universalità dei sentimenti e delle passioni, comuni a tutti gli idiomi e a tutte le situazioni. Queste due tendenze di fondo diventeranno la linea guida per decidere sulla scelta della variante standard o dialettale della lingua d'arrivo. Francesco Sestito Osservazioni sui dialettismi romaneschi registrati dai dizionari dell’uso E’ noto che nel lemmario dei dizionari italiani dell’uso non pochi vocaboli sono accompagnati da marche quali “dialettale” o “regionale”, che, indipendentemente dalla qualifica di dialettismo in senso etimologico dei lessemi (minima è la probabilità che un dizionario dell’uso consideri dialettale” o “regionale” un dialettismo totalmente acclimato in italiano come ad esempio giocattolo), intendono attestare un uso marcato in diatopia, o percepito come tale benché usato potenzialmente da qualunque parlante; i dizionari stessi, peraltro, generalmente forniscono pochi chiarimenti sulla definizione di questa categoria e sui criteri di inclusione (ben più ampio spazio è tradizionalmente destinato alla questione dei forestierismi). Si intende qui fornire alcuni spunti sulla questione analizzando i lemmi marcati diatopicamente con riferimento particolare al romanesco – una delle varietà più rappresentate in tale contesto – in vari dizionari dell’uso, cercando di notare, tramite il confronto con altri repertori, quali sembrano effettivamente di impiego circoscritto o occasionale e quali sembrerebbero più correnti nell’italiano dell’uso, anche non romano; senza trascurare il fatto che non di rado alcuni lessemi che potrebbero a buon diritto essere considerati romaneschi o comunque dell’uso romano vengono registrati dai lessicografi senza marche diatopiche (è il caso di pupo o fare sega nel GRADIT, considerati rispettivamente “ad alta disponibilità” e “colloquiale”, o di racchio “popolare” per lo Zingarelli), segnale forse non tanto di una generica romanizzazione dell’italiano quanto di un lento ma percepibile spostamento del romanesco da varietà marcata in diatopia a quello di varietà marcata in diafasia. 39 Ivana Simić (Università di Belgrado) L'isola tassiana Cercando di penetrare nel fascino di uno dei locus preferiti della letteratura – l’isola – rivolgeremo la nostra attenzione alla presenza di questo topos nel poema più significativo del XVI italiano, ossia nella Gerusalemme Liberata. Vedremo in quale modo viene presentata l’isola tassiana, come lo scrittore entra in dialogo con la tradizione precedente, distaccandosene nettamente allo stesso momento, e, soprattutto, in quale maniera questo luogo isolato (per cui spesso viene definito come “non-luogo”) – sempre in conformità alle tendenze dell’epoca, al clima religioso e alle nuove scoperte – prova ad uscire dallo spazio dell’immaginario ed entrare nel profondo del reale. Assistiamo, così, ad una visione dell’isola profondamente cambiata, che per forza deve spezzare le vecchie immagini, ma che, allo stesso tempo, cerca di conservare quel fascino che aveva come qualcosa di sconosciuto e misterioso, evidenziando sempre di più il divario tra il vero e il magico. Philippe Simon, Università di Paris-Sorbonne Girolamo Tiraboschi e la cultura europea del suo tempo nella Storia della Letteratura italiana In questa relazione oltre ad una breve presentazione della Storia,mi propongo di studiare come G. Tiraboschi, primo storico della letteratura italiana, specialmente nell' approfondita Prefazione all'opera, vede i rapporti tra l'Italia e le grandi culture europee del tempo, specialmente tedesca e francese. Raniero Speelman (Università di Utrecht), Nevin Ozkan (Università di Ankara) 'Votre dévoué Ismet'. D'Annunzio e il movimento rivoluzionario kemalista In questo convegno abbiamo voluto mettere luce su un momento particolare della storia dei rapporti tra l'Italia e la Turchia attraverso due uomini grandi del ventesimo secolo: l'uomo di stato, generale e fondatore della Repubblica Turca, il macedone di etnia turca Mustafa Kemal, poi conosciuto come Atatürk, e l'abruzzese Gabriele d'Annunzio, noto poeta e eroe di guerra. Mustafa Kemal riflette nella sua formazione la multiculturalità della Macedonia, una terra che vanta una varietà etnica caratterizzata dalla convivenza tra ebrei, slavi, albanesi, romeni, turchi, rom e greci. Gabriele d'Annunzio, famoso per le sue poesie che variano da poesie di guerra a quelle naturalistiche, spicca fuori come una personalità assai originale, creativa e temeraria. A questo punto non stupisce che il poeta abruzzese fosse un grande ammiratore di Mustafa Kemal. Nello stesso modo, l'Ambasciatore turco a Roma del periodo trattato, Celalettin Arif, nonché il numero due della giovane repubblica turca, Inönü, sembrano avere grande stima per d'Annunzio, come testimoniano alcuni documenti. Anche se i contatti sembrano confinati allo scambio di biglietti cortesi, abbiamo indicazioni che le due parti pensavano a comuni azioni politiche e forse militari, probabilmente nel Balcani (Jugoslavia?). Questi progetti non sembrano, però, essersi materializzati mai. Il corpus da noi esaminato consiste di una decina di documenti, tra lettere, telegrammi, buste ed indirizzi sciolti. Ulteriori ricerche dovranno evidenziare le eventuali 40 tracce dannunziane in Turchia, negli archivi del Parlamento turco e/o nella collezione della famiglia Inönü, e illustrare il ruolo della pittrice turca Mihri, amica di D'Annunzio e ritrattista di Mustafa Kemal. Славица Србиновска, Маја Бојаџиевска (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје) Италијанската култура низ призмата на наративната структура на филмовите Сладок живот од Федерико Фелини и Големата убавина од Паоло Сорентино Студијата се фокусира врз анализа која прави паралели меѓу општествената стварност во Италија во дваесетиот и почетокот на дваесет и првиот век и начинот на кој истата е претставена во сферата на уметноста од истиот период. На тој начин, таа дава голема слика во рамките на која паралелните светови на реалноста и на уметноста се вкрстуваат и се разминуваат и во истата настојува да ги уочи егзистенцијалните празнини, недостатоците, но и вредностите кои стојат во однос на меѓусебна рефлексија. Предмет на толкување на студијата се филмовите „Сладок живот“ (Dolce vita, 1960) од Федерико Фелини и „Големата убавина“ (La grande bellezza, 2014) од Паоло Сорентино. Студијата ги анализира корените на современото однесување кое се карактеризира со низа елементи на декадентност во начинот на живеење на луѓето, но и во уметноста која тие ја создаваат. Предмет на наративната структура на филмот на Сорентино се паралелните текови на животот и уметноста. Во исто време, студијата го наметнува прашањето за статусот на уметникот, неговиот однос кон вредностите во животот, начинот на кој тој е во улога на човек кој постојано трага и се обидува да најде излез од затворените лавиринти на еднодимензионалниот живот во високите кругови во римското општествено милје. Филмската нарација на Сорентино се одликува со примена на низа постапки на иронија, пародија и гротеска кои се клучни за постмодерниот начин на изразување. Интерпретацијата се концентрира врз одликите на ликовите, модусот на нарација и примена на гледни точки, просторот и времето, врз монтажата и кадрите изведени како ремек дело секој за себе. Филмот „Големата убавина“ од П.Сорентино се споредува со филмот „Сладок живот“ од Федерико Фелини во кој нарацијата се потпира врз состав од постапки и ликови кои ги користи и П.Сорентино и во кој е развиена серија од наративни ситуации кои се одигруваат во градот Рим, тие се претставени со користење на истиот хумористичен, сатиричен и ироничен пристап како што е тоа направено во филмот на П. Сорентино. Студијата се потпира врз интердисциплинарен пристап, таа ја анализира филмската нарација низ призмата на политичкиот, социолошко-психолошкиот и антрополошкиот дискурс. Daša Stanič (Università di Ljubljana) La competenza fraseologica e l’insegnamento dell’italiano come lingua straniera Nell’insegnamento dell’italiano come lingua straniera viene dedicato, in particolare ai livelli bassi di conoscenza linguistica, poco spazio alle unità fraseologiche che paiono essere più sistematicamente studiate ai livelli medio-alti. Recentemente viene riconosciuta e studiata 41 l’importanza della competenza fraseologica nel dominio di una lingua straniera; infatti anche la dimensione fraseologica, spesso in uno stretto legame con la cultura e i suoi valori, è uno degli elementi fondamentali per uno scambio comunicativo efficace con un madrelingua, e certamente non solo ai livelli avanzati di conoscenza linguistica. Pertanto, la necessità di introdurre in modo sistematico e consapevole le unità fraseologiche nell'apprendimento/insegnamento di una lingua straniera già a partire dal livello A1 pare convincente. Inoltre, nei descrittori del QCER le unità fraseologiche sono appena menzionate e quindi diversi libri di testo affrontano il fenomeno della fraseologia in modi assai diversi. Nel contributo verranno analizzati alcuni libri di testo d’italiano concepiti secondo i principi dell’approccio comunicativo e del QCER con l’obiettivo di stabilire se, in che modo e a quali livelli vengono trattate le unità fraseologiche. In questo modo si cercherà, infine, di determinare se i libri di testo d’italiano offrono un supporto efficace per sviluppare la competenza fraseologica dell’apprendente. Ana Stanojević (Università di Belgrado) L’autobiografia di Primo Levi tra finzione e realtà L’autobiografia, esempio tipico della non fiction novel, secondo la teoria letteraria di Gérard Genette si pone al limite tra discorso fattuale e discorso di finzione costituendo un genere discorsivo in apparenza agevolmente riconoscibile, ma di difficile definizione teorica. Siccome è difficile separare la finzione dall’autobiografia e poiché la finzione può servire ad esprimere e a rendere più evidente la “verità” o perlomeno “l’autenticità”, vale a dire la “verità soggettiva” dei fatti, l’autrice del presente contributo, analizzando alcuni brani dell’opera autobiografica “Se questo è un uomo” di Primo Levi, metterà in rilievo alcuni dei procedimenti finzionali tipici del celebre autore italiano, ma nello stesso tempo inerenti al genere dell’autobiografia. Alessandra Stazzone, Université Paris-Sorbonne Dalle vie commerciali all’Atlantico immaginario. Gli arcipelaghi leggendari dell’Isolario di Benedetto Bordone (XVI secolo) « Caro nipote mio, a me pare di far cosa cosa assai giovevole, se di tutte le isole e penisole del mondo, con i loro nomi antichi e moderni, e con ogni altra cos ache a quelle s’appartengono, io farò intendere sì delle istorie che di quelle scritte sono, come ancora delle lor favole, e in qual parte del mare giacciono, e di vari costumi che tutt’ora navigando vi siveggono, e sotto qual parallelo e in qual clima siano poste […] ». (Benedetto Bordone allo eccellente cirurgico messer Baldassarro Bordone nipote suo delle isole del mondo, 1534). Con queste parole il cartografo e miniaturista Benedetto Bordone presenta al nipote Bartolomeo, celebre medico della marina veneziana, i criteri sui quali poggia il suo ambizioso progetto di descrivere « tutte le isole del mondo, e delle quali abbiamo conoscenza ». La sua opera, intitolata Isolario nel 1534, si presenta sotto forma di una raccolta di carte geografiche delle isole allora conosciute, accompagnate da preziose informazioni sulle specificità culturali delle isole rappresentate dalle miniature. Nonostante l’obiettivo dell’Isolario sia quello di offrire ai lettori una raccolta completa di informazioni sulle isole già conosciute nel XVI secolo, completando così i dati forniti da supporti più tecnici quali i portolani, Benedetto Bordone dimostra uno spiccato interesse per le isole dell’Atlantico, offrendo così una visione originale del genere dell’Isolario. Iniziata nel 1420 42 dal fiorentino Cristoforo Buondelmonti, la pratica del Libro delle Isole prevedeva infatti una costruzione focalizzata sulle isole del Mediterraneo, che Bordone supera per evocare anche gli arcipelaghi atlantici. L’intervento si propone di analizzare le specificità identitarie e culturali di due arcipelaghi che hanno particolarmente affascinato Bordone, probabilmente a causa della loro prossimità geografica con il Mediterraneo, e cioè quello di Madera e delle Canarie. A partire da un confronto con alcuni portolani fiorentini dei secoli XIV e XV, saranno definite le specificità sociali e commerciali degli arcipelaghi atlantici rispetto agli arcipelaghi mediterranei tradizionalmente descritti negli isolari. Roska Stojmenova (Università di Basilea) Commutazione di codice italiano-macedone in Svizzera Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta del secolo scorso, si verifica un’importante ondata migratoria di cittadini macedoni nella Svizzera di lingua italiana, in particolare nella regione di Locarno (Canton Ticino). Si tratta di persone provenienti dalla Macedonia sud-orientale, che intraprendono il cammino dell’emigrazione principalmente per ragioni economiche e familiari. Le migrazioni di popoli comportano spesso importanti conseguenze anche a livello linguistico. Quando la lingua di partenza e quella di arrivo sono diverse si crea il bilinguismo, il cui grado può variare in base a diversi fattori, tra i quali quello dell’età del parlante gioca un ruolo fondamentale. Nel caso della comunità macedone, la prima generazione di immigrati tende a impiegare l’italiano in situazioni formali (lavoro, burocrazia), mentre il macedone è la lingua della sfera privata. Per quanto riguarda la seconda e la terza generazione, invece, l’italiano prevale in quasi tutte le situazioni. I momenti di contatto tra macedone e italiano si limitano alla sfera familiare, dando spesso luogo al complesso fenomeno della commutazione di codice (inglese code-switching), definito come “il passaggio da una lingua a un’altra all’interno del discorso dello stesso parlante” (Alfonzetti 2010: 236). In questo lavoro proponiamo un’analisi linguistica del fenomeno di code-switching macedone-italiano, partendo da un ampio corpus di conversazioni spontanee di famiglie macedoni residenti nella Svizzera italiana. Irina Talevska (Università di Ss Cirillo e Metodio di Skopje) L'arte della gioia: La scrittura sovversiva del romanzo di formazione Il presente lavoro si pone come obiettivo l'analisi del romanzo di Goliarda Sapienza, L'arte della gioia, quale romanzo di formazione letto attraverso l'ottica della critica femminista. Il lavoro consisterà di due parti. La prima parte esaminerà i modelli del romanzo di formazione, nella letteratura europea con particolare enfasi alle opere più importanti del Novecento quali possibili parallelismi da cui l'autrice prende lo spunto. La seconda parte tratterà il caso del romanzo di formazione della Sapienza come caso particolare nella tradizione letteraria italiana novecentesca. L'obiettivo della seconda parte del lavoro è di analizzare, attraverso lo strumentario della critica femminista, la particolare narrazione pregnante e di alto valore entropico che delinea il processo del divenire della protagonista quale soggetto in guerra contro l'ordine simbolico ed i suoi molteplici aspetti. La narrazione che mette in rilievo il processo dell'auto-creazione della protagonista in un 43 particolare ambito sia politico-sociale che culturale, è sempre una narrazione sovvertitrice dell'ordine stabilito. L'autrice – attraverso la protagonista che si trova in continua lotta contro la violenza all'insegna patriarcale in un periodo di profondi cambiamenti dell’assetto politico e sociale europeo del primo Novecento – celebra "il processo storico delle donne che prendono coscienza della sua identità femminile quale forza potenzialmente resistente ai valori sociali e culturali esistenti" (Felski). Barbara Tonzar (Università Palack ) Diversità e spaesamento nella narrativa di Silvio D’Arzo Il contributo si sofferma principalmente sui temi della diversità e dello spaesamento nell’opera narrativa di Silvio D’Arzo, con particolare riferimento ai romanzi All'insegna del Buon Corsiero ed Essi pensano ad altro. Si analizzeranno le diverse modalità con cui l’autore declina tali tematiche, ricorrendo da un lato a singolari e spiazzanti figure di “diversi” – ad esempio il personaggio del funambolo, figura angelica dalla natura ambigua che rimanda ad un archetipo figurativo ed espressivo di grande densità metaforica-, dall’altro alla scelta di una scrittura estranea al canone letterario del tempo e contraddistinta anche da originali soluzioni linguistiche. Salvatore C. Trovato (Università di Catania) La documentazione dialettale nella letteratura in lingua In un’epoca in cui i dialetti si trasformano rapidamente, in rapporto al trasformarsi se non al tracollo delle culture tradizionali, e vengono sfrattati dal parlato quotidiano, si assiste al loro paradossale ritorno, talvolta in maniera prepotente, nella letteratura in lingua. L’istanza realistica della letteratura italiana – per la quale la regione non può essere comunicata senza il coinvolgimento degli strumenti espressivi della regione medesima – e il gusto espressionistico, che caratterizza tanti autori ed opere della storia letteraria italiana, sono i fattori potenti perché il dialetto, passato al filtro della morfologia italiana, entri nella scrittura letteraria. Sul piano storico, poi, questo continuo fare i conti tra lingua letteraria e dialetti non è un caso, se si considera che i dialetti, particolarmente nel passato, sono stati l’unico corrispettivo parlato della lingua letteraria scritta e gli unici idiomi capaci di dare una patina di freschezza a una lingua solo scritta e ridondante di retorica. In particolari temperie della nostra storia culturale, poi, il dialetto ha assunto funzione di rottura e di polemica contro una lingua troppo borghese, che si è poco rinnovata o che è apparsa e appare socialmente sclerotizzata e sclerotizzante e addirittura di classe. Sul piano espressivo gli scrittori italiani sanno bene, come di recente ha scritto uno scrittore meridionale, Giuseppe Occhiato, che «è attraverso la letteratura che si possono capire pienamente la forza espressiva e la capacità di comunicazione e di conoscenza che le parlate locali possiedono». Per tutti questi motivi, l’arricchimento dialettale è un fenomeno che si osserva in tutto l’arco della letteratura italiana, tant’è che lo stesso Pirandello non esitò a scrivere che la letteratura italiana è dialettale fin dalle origini. E oggi che i dialetti vengono travolti da una lingua spesso banale, sciatta e omologante, ritornano con forza – ancora per poco (?) – nei nostri maggiori scrittori. Poiché oggetto di queste riflessioni sono scrittori meridionali – siciliani (Pirandello, Capuana, Sciascia, D’Arrigo, Consolo ecc.) e calabresi (Alvaro, Asprea e Occhiato) –, una 44 serie di esempi attinti alle loro opere mostrerà come non solo il dialetto, sempre opportunamente filtrato dall’italiano, arricchisca la lingua letteraria, ma anche come la lingua letteraria documenti forme del dialetto che non erano ancora entrate nella scrittura (lessicografia inclusa) e che, come tali, avrebbero vissuto ancora nel limbo della preistoria, con poche speranze di approdare alla storia, che, com’è noto, comincia con la scrittura. Ljiljana Uzunović (Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje) Tutti i volti della morte: due esempi in Tabucchi e Andreevski Il nostro lavoro si occuperà del tema della morte, prendendo spunto da due autori e da due raccolte di racconti: Tutti i volti della morte di Petre M. Andreevski e Il tempo invecchia in fretta di Antonio Tabucchi. Cercheremo di analizzare come in Tabucchi il volto della morte cambia attraverso il suo spostamento continuo nel cronotopo dell’Europa contemporanea, offrendo così una visione caleidoscopica della Storia del nostro tempo. Nell’opera di Andreevski, invece, lo spazio compreso nei racconti è fisso, è la Macedonia rurale/urbana, mentre il tempo, anche quando viene denotato, non è un fattore determinante: la morte è il punto centrale di una vita, è un fatto privato, intimo, colto nella sua naturalezza astorica. Iride Valenti (Università di Catania) L’italiano dei semicolti nel Cinquecento in Sicilia L’esistenza «di un italiano comune, per quanto rozzo, povero e variegato, a destinazione scritta e presumibilmente anche parlata» è stata recentemente ribadita nell’ultimo lavoro di Enrico Testa, L’italiano nascosto (Einaudi, 2014). In esso si avvalora l’ipotesi, non nuova, che l’italiano potesse essere una lingua usata trasversalmente da Nord a Sud anche in epoca preunitaria, prima cioè che in Italia si avviasse il processo di statizzazione della scuola e che l’italiano diventasse la “lingua” degli italiani, insieme e “oltre” i dialetti. È in tale ottica che si presenta in questa sede uno studio della testualità di alcuni documenti del XVI sec., scritti in un italiano non letterario, relativi ad un’incursione di pirati turchi nelle coste della Sicilia nel 1573 (nei pressi della città di Noto) e alla presa di due galere siciliane da parte di pirati algerini nel 1578 (al largo delle coste di Palermo, in direzione di Capri). Si tratta, nel primo caso, di lettere indirizzate da alcuni cittadini di Noto al Presidente del Regno, Don Carlo d’Aragona, e, nel secondo caso, della Relatione della resa di due galere della squadra di Sicilia fatte dalle galeotte d’Algeri nell’anno 1578 (pubblicata a Palermo nel 1674 da Don Antonio Tornamira), tutte pubblicate nell’Archivio Storico Siciliano (1897) da Salvatore Salomone Marino (medico e folclorista, 1847-1916). Nelle prime, redatte da un interprete/trascrittore (non avendo i mittenti, presumibilmente, accesso alla scrittura), si legge un italiano non letterario e fortemente interferito dal parlato dialettale; nell’altra, si conserva un italiano sicuramente più colto, che lascia intravedere tuttavia, qua e là, il sostrato siciliano dell’autore. L’intento della ricerca è quello di appurare l’emersione di una modalità d’italiano poco curata – per incapacità o distrazione degli utenti, ma anche per l’urgenza stessa della narrazione – in un contesto certamente avulso dalla necessità, tutta letteraria, di applicare il modello bembesco. Nelle testimonianze scritte (e trascritte) prese in esame, alcune delle quali caratterizzate dalla presenza, nel quadro comunicativo, di un destinatario concreto (l’autorità, 45 nella persona di Don Carlo d’Aragona), affiorano echi di usi orali dell’italiano, peculiari non necessariamente solo di parlanti semicolti, ma anche di figure intermedie di parlanti-scriventi, né letterati di alta cultura né semicolti. Ad essi, ovviamente, era familiare il dialetto, ma dovevano conoscere anche la lingua nei suoi impieghi pratico-conversativi, quelli che tanto Bembo ricusava. Un italiano semplificato, dunque, di cui si cercherà di mettere in evidenza alcune delle principali caratteristiche a livello grafico, morfologico, sintattico e lessicale. Il punto di partenza di quello che Sgroi 2012 definisce italiano “regional-popolare”, indicandolo come “la forma in cui storicamente le classi subalterne dei dialettofoni nativi, semicolti o intermedi, si sono impadronite della lingua nazionale”. Славица Велева (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје) Италијанизмите во прозата на Владо Малески Владо Малески (1919-1984) се смета за еден од втемелувачите и класиците на современата македонска прозна книжевност. Во текот на својата четириестегодишна литературна активност објавил 8 книги од уметничката литература. Неговото дело во книжевна смисла е тесно поврзано со развитокот и со подемот на македонската белетристика, особено со нејзиниот почетен период кога се поставувале темелите на македонската прозна реч. Оттаму, неговото творештво претставува непресушен извор на книжевни и лингвистички проследувања. Неговите уметнички текстови се објавувани за време на Втората светска војна и по неа, период мошне суштествен за стандардизацијата на македонскиот литературен јазик и на неговата примена во различни функционално-изразни стилови. Во досегашните опстојни и продлабочени проучувања на јазикот и стилот на Владо Малески повеќепати се споменува колоритноста на стилот и богатството на лексиката на овој автор. Уште со првите негови уметнички пројави се навестува дека се работи за прозаист што умее да ги користи стилско-изразните средства во функција на градба на ликовите.Тој ги следи традиционалните раскажувачки постапки, но во неговите прозни текстови на мошне успешен начин се преплетува традиционалното и иновативното во јазичниот израз. Тематиката во делата на Владо Малески е поврзана со Втората светска војна и народноослободителната борба на просторот на Македонија, посебно во Струга и во струшкиот регион. Поради тоа во неговите текстови се присутни јазични елементи карактеристични за состојбите во тоа време. Во таа смисла, сосема природно и ненаметливо Владо Малески внесува и јазични елементи како заемки од италијанскиот, бугарскиот, рускиот и српскиот јазик како одлика на времето и состојбите во кои суштествувале неговите уметничкојазични креации. Посебен предизвик претставува да се проследат италијанизмите во прозните текстови од јазичен и од културолошки аспект како специфичен начин на преплетување на културите и на социолинцвистичките концепти во функција на градење на препознатлив уметничколитературен израз. 46 Маргарита Велевска, Мира Трајкова, Александра Саржоска (Универзитет „Св. Кирил и Методиј“ – Скопје) Субјунктивот во италијанскиот, во францускиот и во македонскиот јазик: сличности и разлики Системот на граматички времиња и начини во италијанскиот, во францускиот и во македонскиот јазик претставува комплексна тематика и постојан предизвик за лингвистите. Токму затоа во фокусот на нашето внимание ќе биде субјунктивот како начин карактеристичен за романските јазици а кој често може да претставува потешкотија за македонските студенти кои го учат италијанскиот и францускиот јазик поради фактот што, од формален аспект, субјунктивот не постои како глаголски начин во македонскиот јазик. Откако ќе ги проучиме сличностите и разликите меѓу субјунктивот во италијанскиот и во францускиот јазик и неговата употреба во денешно време во овие јазици, ќе се осврнеме на постоењето на овој глаголски начин во македонскиот јазик. Во вториот дел од трудот ќе го разгледаме субјунктивот во независни и во зависносложени конструкции во италијанскиот и во францускиот јазик и неговите еквиваленти во македонскиот јазик потпирајќи се врз конкретни примери екцерпирани од корпусот. На крајот ќе ги презентираме заклучни согледувања од истражувањето. Vanna Zaccaro (Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”) Calvino e la traduzione "Tradurre è il sistema più assoluto di lettura. Bisogna leggere il testo nelle implicazioni di ogni parola": così Calvino in una intervista del 1980 a Tullio Pericoli. Scrittura e traduzione sono entrambe forme di lettura: l'una del "mondo non scritto", il reale, i cui segni lo scrittore deve interpretare e 'tradurre' sulla pagina; l'altra del 'mondo scritto', ovvero il filo della scrittura, l'opera che deve essere tradotta in un'altra lingua-cultura rispetto a quella dell'autore (cfr. Mondo scritto e mondo non scritto, 1985). Calvino (lettore, scrittore e traduttore) sperimenta nel suo lavoro di traduttore la traduzione interlinguale, intersemiotica, endosemiotica. Julijana Vučo, Katarina Zavišin (Università di Belgrado) Il web corpus nella didattica dell’italiano LS Il web corpus RIDIRE (Risorsa Dinamica Italiana di Rete www.ridire.it), un web corpus per l’accesso degli apprendenti L2 alla fraseologia italiana, è una collezione glottodidattica multifunzionale da vari punti di vista. Da una parte, uno strumento valido da seguire nelle ricerche descrittive e comparative sull’uso effettivo di lingua italiana e dall’altra, una potente risorsa lessicale e lessicografica dei domini trattati, nonché d’uso coretto di elementi ortografici, morfosintattici e semantici. L’applicazione dei corpora nell’insegnamento di una lingua straniera si limita generalmente ai seguenti domini d’uso: creazione dei sillabi, sviluppo di materiali didattici e attività di classe. La presente relazione descrive le fasi della ricerca focalizzata sull’uso del corpus RIDIRE per scopi didattici nell’insegnamento dell’italiano lingua straniera per studenti universitari e nelle scuole superiori. Sono raccolte e discusse le esperienze sperimentate in 47 classe nonché lavoro individuale degli studenti. L’obiettivo della ricerca si riferisce alla verifica delle possibilità del corpus RIDIRE come potenziale risorsa nell’insegnamento dell’italiano lingua straniera, come una base di fiducia di fonti di controllo sul web, di uso autonomo da parte dell’utente. Walter Zidarič (Università di Nantes) Riflessi danteschi nell'opera italiana di primo Novecento A cavallo tra ‘800 e ‘900, il nazionalismo tenta di imporsi in Italia nel teatro musicale ove, per tutto l’800, librettisti e compositori si sono ispirati nella quasi totalità a fonti letterarie straniere. Il recupero di fonti letterarie nazionali passa dunque anche per Dante, come dimostrerò attraverso tre lavori scenici: La vita nova (1901) di Ermanno Wolf-Ferrari, Francesca da Rimini (1914) di Riccardo Zandonai e Tito Ricordi, Gianni Schicchi (1918) di Giacomo Puccini e Giovacchino Forzano. 48 Rossella Abbaticchio Gordana Aleksova Jasna Andreevska Massimo Arcangeli Natka Badurina Paolo Balboni Ljiljana Banjanin Maja Bojadzievska Daniela Cacia Danilo Capasso Antonia Casamassima Sandro Cergna Isabella Chiari Silvia Corino Rovano Vesna Deželjin Sara Di Gianvito Danijela Djorović Athanasia Drakouli Jelena Drljević Tiziana Emmi Dana Feurdean Nada Filipin Finco Franco Radeya Gesheva Anastasija Gjurčinova Armando Gnisci Luciana Guido Shrempf Joana Hadzi-Lega Hristoska Ioan Istrate Mariana Istrate Ruska IvanovskaNaskova Svetlana Jakimovska Nataša Janićijević Danijela Janjić Arjan Kallço Branka Grivčevska Jovana Karanikikj Katarína Klimová Martina Knežević Irina Kokochkina – Thomières Zorana Kovačević Vinko Kovačić Tijana Kukić Prošić Lorena Lazarić Aleksandar Levi Maslina Ljubičić Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Università “Ss Cirillo e Metodio“ di Skopje Università “Ss Cirillo e Metodio“ di Skopje Università degli studi di Cagliari Università degli studi di Udine Università Ca’ Foscari di Venezia Università di Torino Università “Ss Cirillo e Metodio“ di Skopje Università di Torino Università di Banja Luka Università degli studi Aldo Moro di Bari; l’Università Aristotele di Salonicco Università di Pola Università di Roma “La Sapienza” Università di Torino Università di Zagabria Università di Belgrado Università Nazionale e Capodistriaca di Atene Università di Belgrado Università di Catania Università "Babes-Bolyai" di Cluj-Napoca Università di Zagabria Università di Fiume Università di Sofia "San Clemente d'Ocrida" Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje Università “La Sapienza” di Roma Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje [email protected] Istituto di Linguistica e Storia Letteraria "Sextil Puscariu"di Cluj-Napoca Università "Babes-Bolyai" di Cluj-Napoca Università “Ss Cirillo e Metodio” di Skopje [email protected] [email protected] [email protected] Università „Goce Delčev“ di Štip Università di Belgrado Università di Kragujevac Università "Fan S. 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Cirillo e Metodio" di Skopje (2014 ; Ohrid) Parallelismi linguistici, letterari e culturali : libro degli abstract / Convegno internazionale in occasione dei 55 anni di Studi italiani presso l'Università "Ss. Cirillo e Metodio" di Skopje, Ohrid, 13-14 settembre 2014. - Skopje : Facoltà di filologia "Blaže Koneski", 2014. - 53 стр. ; 24 см На стр. 3: Јазични, книжевни и културни паралели : книга на апстракти / Меѓународен научен собир по повод 55 години италијански студии на Универзитетот "Св. Кирил и Методиј" - Скопје, Охрид, 13-14 септември 2014. - Фусноти кон текстот. - Регистар ISBN 978-608-234-029-6 1. Др. насп. ств. насл. . - I. Меѓународен научен собир по повод 55 години италијански студии на Универзитетот "Св. Кирил и Методиј" Скопје (2014 ; Охрид) види Convegno internazionale in occasione dei 55 anni di Studi italiani presso l'Università "Ss. 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