I Vangeli apocrifi nel cristianesimo delle origini
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I Vangeli apocrifi nel cristianesimo delle origini
La questione del Gesù storico sei I Vangeli apocrifi nel cristianesimo delle origini La tradizione cristiana e gli studi di storia del cristianesimo antico hanno elaborato una immagine di Gesù di Nazaret fondata essenzialmente sui vangeli canonici di Marco, Luca, Matteo e Giovanni. Ma oltre a questi quattro evangeli, nell’antichità ne esistettero molti altri che vengono oggi definiti “apocrifi”. A quali preoccupazioni rispondevano e come utilizzare le informazioni contenute in essi? I vangeli apocrifi sono un gruppo di testi a carattere religioso che si riferiscono alla figura di Gesù Cristo e che, nel tempo, sono stati esclusi dal canone della Bibbia cristiano. La “letteratura apocrifa” è un fenomeno religioso e letterario rilevante del periodo patristico. I vangeli apocrifi furono esclusi man mano dalla pubblica lettura liturgica in quanto ritenuti portatori di tradizioni misteriose o esoteriche (= dottrine o insegnamenti segreti, che non devono essere divulgati perché destinati a pochi) e quindi in contraddizione con l’ortodossia cristiana. Il termine apocrifo, traslitterazione del greco απόκρυφος (ἀπό = da + κρύπτω = nascondere), indica «ciò che è tenuto nascosto», «ciò che è tenuto lontano (dall’uso)». In origine, il termine “apocrifo” designava quei testi o libri che venivano esclusi dalla pubblica lettura liturgica, in quanto ritenuti portatori di tradizioni errate e contrastanti con quelle della grande Chiesa. Apocrifo è, dunque, un testo non incluso nell’elenco dei libri sacri della Bibbia ritenuti ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico. In ambito protestante, per esempio, sono apocrifi libri che per i cat- tolici sono invece inclusi nel canone, cioé quelli che noi chiamiamo deuterocanonici (Giuditta, Tobia, Maccabei, Ester... ecc.). Noi conosciamo molti libri e vangeli apocrifi solo dalle citazioni fatte nei primi secoli dai Padri della Chiesa. Naturalmente, non essendo utilizzati per la lettura liturgica, essi andarono gradualmente perduti.Ma dopo la seconda guerra mondiale ci sono stati ritrovamenti importanti. Si dice, che nei primi secoli successivi alla morte di Gesù, fossero oltre una ventina i Vangeli che parlavano di Gesù, ma solo quattro sono stati scelti dalla Chiesa e sono divenuti i Vangeli Ufficiali. Non esiste una esplicita condanna della Chiesa contro il complesso degli apocrifi. La sua posizione è tuttavia chiara nel condannare ciò che trasmette errori ed eresie. Diversi scrittori ecclesiastici ribadiscono questi pareri Girolamo vede negli apocrifi le stravaganze, le contraddizioni e le frasi di cattivo gusto. Ne propone la abolizione totale non intravedendo in essi nessun profilto. Aggiunge che se qualcuno volesse leggerli, mosso dal rispetto per i prodigi narrati, deve tener conto del falso nome dell’autore e avere adeguata prudenza nel dar fiducia per ciò che è narrato: Agostino 31 (cfr. De Civitate Dei XV 23,4 ) tiene la stessa posizione anche se è piu tollerante. Nonostante alcune posizioni autorevoli che cont rastavano l’uso degli apocrifi, essi continuarono ad influire in modo rilevante sia nell’arte che nella liturgia come nelle opere di scrittori e nella pietà cristiana. Molte notizie attuali hanno il loro fondamento negli apocrifi: i nomi dei genitori della Vergine, Gioacchino ed Anna; la festa della Presentazione di Maria bambina al tempio; la grotta il bue e l’asinello nella nascita di Gesu; i nomi dei magi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre; la Veronica, ecc. In Occidente la diffusione degli apocrifi ebbe anche molto successo, soprattullo nel Medioevo. I testi veramente eretici erano quasi del tutto scomparsi; rimanevano le elaborazioni ortodosse o gli scritti apocrifi a carattere apologetico (puramente religioso, aneddotico): l’arcivescovo di Genova, Giacomo da Varazze (1228-1298) ricopiò quasi per intero il Vangelo di Nicodemo nella sua Legenda aurea. Così faceva anche Vincenzo de Beauvais (1190-1264) nello Speculum historiale. Molti artisti, come già in precedenza, abbellirono le chiese traendo spunto dagli apocrifi (Beato Angelico e Giotto). Gli scrittori fecero riferimento a scritti apocrifi o a loro e laborazioni (Dante nella Divina Commedia; John Milton (1608-1674) nel Paradiso perduto; il poeta tedesco Klopstock (1724-1803) ne La Messiade). Nella letteratura spiritua le del XVI secolo, nonostante il Concilio di Trento, fanno riferimento ad essi la Vita della Vergine negli scritti di Maria di Agreda (1602-1685) e Caterina Emmerich (1774-1824), o testi come la Vida de Nuestra Señora, inserita da Pedro de Ribadeneyra (1527-1611) in Flos Sanctorum. Nazaret fondata essenzialmente sui vangeli canonici di Marco, Luca, Matteo e Giovanni. Ma i vangeli canonici non sono gli unici documenti che ci parlano di Gesù. Oltre alle testimonianze non cristiane (Flavio Giuseppe e Tacito), che aggiungono ben poco alla nostra conoscenza, ci sono le lettere di Paolo e quelle degli altri apostoli insieme ai testi (cfr Padri Apostolici) che al di fuori del Nuovo Testamento hanno trasmesso parole di Gesù non contenute nei vangeli canonici. Ci sono soprattutto i vangeli apocrifi. La ricostruzione del cristianesimo primitivo che si faceva fino a non molto tempo era questa: la predicazione di Gesù e la sua Pasqua di morte e risurrezione, insieme con le apparizioni del risorto, avrebbero provocato, nella comunità primitiva di Gerusalemme, il sorgere del kerygma cristiano, l’annuncio di salvezza fondato sulla comprensione di fede della persona di Gesù. A partire da qui sarebbero nati i vangeli canonici, saldamente fondati su questa tradizione primitiva. Solo in seguito avrebbero Nag Hammadi Nel dicembre del 1945, è stata casualmente scoperta e riesumata una raccolta di 52 testi religiosi e filosofici nascosti da 1600 in una giara. Un gruppo di contadini scoprirono, nei pressi del villaggio di Nag Hammadi nell’Alto Egitto, una vera e propria biblioteca in lingua copta, la stessa che parlavano i cristiani egiziani e che avrebbe avuto un effetto importante negli ambienti storici e teologici. Nel corpus di 1200 pagine, attualmente conservato al Museo Copto del Cairo, erano compresi alcuni vangeli “gnostici” di cui si conosceva solo il nome. Ma un documento in particolare ha fatto parlare di sé: il Vangelo secondo Tommaso, originariamente intitolato «Parole nascoste di Gesù scritte da Tommaso». I. I VANGELI APOCRIFI NEL CRISTIANESIMO DELLE ORIGINI La tradizione cristiana e più in particolare gli studi di storia del cristianesimo antico hanno elaborato una immagine di Gesù di 32 cominciato a sorgere interpretazioni divergenti, e spesso addirittura contrastanti, col kerygma primitivo. La diversità di orientamenti del cristianesimo antico sarebbe quindi un fenomeno non originario, ma tardivo, successivo comunque alla unità del kerygma primitivo, sostanzialmente riprodotto nei vangeli canonici. In questo senso i vangeli apocrifi esprimerebbero quindi soltanto la nascita di interpretazioni più tarde e meno fedeli, della figura di Gesù. Oggi, gli studi sulla tradizione evangelica e sul cristianesimo primitivo si orientano in modo diverso. Gruppi diversi di seguaci di Gesù avrebbero dato vita, subito dopo la sua morte, in Galilea, a Gerusalemme e in altre località della Palestina e della Siria, a immagini diverse del maestro, prima attraverso la tradizione orale, poi in diversi “vangeli” ricordati dalla tradizione patristica e giunti, in parte, fino a noi. Lentamente, gli scritti di alcuni di questi gruppi si sarebbero imposti fino al processo di definizione di un canone del Nuovo Testamento comprendente i nostri attuali vangeli di Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Altri Vangeli sarebbero dunque stati emarginati, come i vangeli giudeocristiani, il Vangelo di Tommaso e il Vangelo di Pietro. Dunque, originariamente ci sarebbe stata una grande varietà delle immagini di Gesù corrispondente alla varietà dei primi gruppi cristiani, e l’unità sarebbe stata raggiunta solo più tardi, verso la fine del secondo secolo, mediante la fissazione del canone neotestamentario. ti è alla base dei vangeli canonici di Luca e di Matteo e che prima di quella scoperta sembrava fornire l’immagine più attendibile della predicazione di Gesù. Finché infatti possedevamo soltanto i pochi frammenti di vangeli giudeocristiani conservati dai Padri della Chiesa o trasmessi da frammenti di papiro, era praticamente impossibile pensare a una ricostruzione della figura di Gesù che fosse non soltanto diversa da quella canonica, ma anche più attendibile storicamente. Il Vangelo di Tommaso consentiva invece un approccio del tutto nuovo. La forma letteraria dello scritto, che si presentava come una raccolta di parole di Gesù, suggeriva una domanda decisiva: la figura di Gesù era stata vista dai suoi primi discepoli più come un maestro ebreo di sapienza che come il Cristo morto e risorto, come in realtà già suggeriva la fonte Q? È di qui che nasce dunque l’esigenza di tener conto, nella ricostruzione della figura di Gesù, non soltanto dei vangeli canonici, ma anche di quelli apocrifi, che è una delle caratteristiche più interessanti dell’attuale ricerca sul Gesù storico. Questa esigenza, va detto subito con chiarezza, è sul piano storico assolutamente legittima, anzi doverosa. Il canone del Nuovo Testamento, che non è venuto formandosi prima del secondo secolo, è una entità squisitamente teologica, frutto della decisione della Chiesa di riconoscersi in questi, e non in altri, testi della tradizione. Ma poiché sono sicuramente esistiti altri testi che tramandavano l’insegnamento di Gesù, è ovvio che in una ricerca sul Gesù storico si tenga conto anche dei vangeli apocrifi. II. lA RISCOPERTA DEI VANGELI APOCRIFI III. lA TIPOLOGIA DEgli APOCRIFI L’evento che ha determinato questa svolta negli studi sul cristianesimo antico è stato essenzialmente la scoperta, tra i testi copti della biblioteca gnostica di Nag-Hammadi, del Vangelo di Tommaso, una raccolta di 114 detti di Gesù in qualche modo analoga a quella contenuta nella cosiddetta fonte Q che secondo l’ipotesi delle due fon- Quali apocrifi in effetti sono concretamente utilizzabili per una migliore conoscenza del Gesù storico? Vangeli dell’infanzia Possiamo escludere immediatamente dalla nostra considerazione i vangeli cosid33 detti della natività e della infanzia di Gesù e di Maria, cioè proprio quelli che, venendo incontro alle esigenze e ai gusti della religiosità popolare, ma non contenendo problemi delicati di carattere dottrinale, come il più famoso di tutti, il Vangelo di Giacomo, sono stati sempre tollerati dall’autorità ecclesiastica, hanno anzi avuto, soprattutto nel Medio Evo, una grande fortuna. Questi testi non sono nati infatti da una migliore conoscenza storica della vicenda di Gesù ma dal bisogno ingenuo di conoscere qualcosa di più della sua vita e di quella dei personaggi della Scrittura a lui vicini o dal desiderio di difendere punti dottrinali che i vangeli canonici si riteneva non affrontassero adeguatamente. Essi sviluppano ulteriormente gli elementi leggendari contenuti già nelle storie dell’infanzia di Luca e di Matteo o presentano ed elaborano in maniera apologetica aspetti dottrinali non sufficientemente sottolineati da quei due vangeli. È il caso già del più antico di essi, il Vangelo di Giacomo ora citato, che inserisce nel suo racconto elementi palesemente leggendari al solo scopo di difendere la verginità di Maria intesa nel senso più materiale. Interessantissimi per conoscere la spiritualità del cristianesimo antico e a volte anche suggestivi sotto l’aspetto letterario, questi vangeli della natività e dell’infanzia non contribuiscono in nulla alla nostra conoscenza del Gesù storico. del cristianesimo e chiaramente alternativo alla cosiddetta “grande Chiesa”. Esso è una concezione dualistica del mondo che si difuse principalmente in Egitto e Siria intorno alla metà del II secolo. Si caratterizza per il dospresso del mondo creato descritto come una prigione in cui gli uomini sono costretti a vivere. In questo senso il creatore del mondo non sarebbe stato il Dio onnipotente dei cristiani, ma una seconda divinità, un demiurgo invidioso dell’uomo spesso indicato come il Dio dell’Antico Testamento che per questo viene rigettato. Da qui una condanna senza appello del corpo e della carne umana. Mezzo di salvezza è la conoscenza (= gnosi) della propria natura fondamentalmente divina. Tale conoscenza si ottiene grazie alle rivelazioni di un redentore celeste spesso identificato non come il Cristo incarnato, ma come un’invisibile Cristo sceso dall’alto. La rivelazione esoterica di questo Cristo celeste è fatta soltanto ad alcuni privilegiato. Nei vangeli gnostici, non c’è la narrazione della storia di Gesù, come nei vangeli canonici, bensì, in evidente contrapposizione ad essi un mito di redenzione. Pensiamo per esempio al Vangelo di Giuda. L’attribuzione di un vangelo alla figura indicata dalla tradizione ecclesiastica come il traditore di Gesù è segno di quel capovolgimento di valori e di prospettive che si trova in alcuni autori gnostici (Saturnino, gli Ofiti, i Cainiti) e che fa leggere loro le Scritture in maniera assai diversa dalla grande Chiesa. Si potrebbe far riferimento anche al Vangelo di Maria, che nella scelta della Maddalena come discepola prediletta di Gesù destinataria di una rivelazione particolare esprime anch’esso l’esigenza di contrapporre alla tradizione ormai ampiamente affermata nella Chiesa le concezioni tipicamente gnostiche. Nonostante il credito a volte loro prestato da una certa storiografia nordamericana, anche questi vangeli gnostici non contribuiscono quindi sostanzialmente alla nostra conoscenza del Gesù storico. Vangeli gnostici Ma possiamo escludere egualmente, almeno nella loro forma definitiva, i vangeli gnostici, e cioè in particolare il Vangelo di verità, il Vangelo di Filippo, il Vangelo di Maria e ora anche il Vangelo di Giuda, che rispondono chiaramente a specifiche esigenze dottrinali dei gruppi che hanno dato loro origine, ma non fondano queste esigenze dottrinali su una migliore conoscenza del Gesù storico (e in realtà solo vagamente richiamano la forma letteraria del vangelo). Lo gnosticismo è un fenomeno più tardo 34 Vangeli di Pietro e Tommaso. Il problema si fa invece più delicato per i vangeli di Pietro e di Tommaso. Nella forma in cui ci sono pervenuti sono anch’essi testi tardivi, certamente del secondo secolo. E contengono delle informazioni storiche che non sono attendibili. Il Vangelo di Pietro ha per esempio due caratteristiche che ne infirmano gravemente l’attendibilità: un fortissimo orientamento antigiudaico, che attribuisce solo ai Giudei la responsabilità della morte di Gesù e una presentazione ingenua della risurrezione, con il ricorso alla presenza di testimoni oculari tra i discepoli e tra i Giudei. Ma alla base del Vangelo c’è una storia della passione (un vangelo della croce) che sembra antica ed attendibile. Molto più rilevante è comunque ai fini del nostro discorso il Vangelo di Tommaso. Nella stesura attuale esso rivela un colorito gnostico che è dato soprattutto dal carattere segreto della tradizione che riproduce. Il libro, infatti, si presenta come «le parole segrete che Gesù ha proferito e Tommaso ha messo per iscritto». Ma sembra che che, anche dal confronto con i papiri di Ossirinco, alcuni dei detti del vangelo mostrino una origine indipendente, ed eventualmente anche più arcaica, di quella dei vangeli canonici. Ma è soprattutto nella forma letteraria, analoga a quella della ipotetica fonte Q, che il Vangelo è interessante, perché mostra una tradizione di Gesù interessata inizialmente a raccogliere le parole e l’insegnamento di Gesù prima ancora dei racconti della sua passione e morte. Vangeli giudeo-cristiani Tuttavia, al fine di una ricostruzione della figura del Gesù storico i testi più interessanti sono quelli che chiamiamo un po’ genericamente giudeocristiani. Purtroppo, come è noto, ne possediamo soltanto pochi frammenti, trasmessi dai Padri della Chiesa o da papiri. Ma in questi frammenti ci sono episodi ed affermazioni che fanno pensare che, se li possedessimo per intero, ne potrebbe risultare realmente una immagine di Gesù e della sua predicazione diversa da quella della tradizione canonica dei vangeli e di Paolo. Si pensi, per esempio, al frammento del Vangelo degli Ebrei trasmessoci da Girolamo, con quel riferimento interessantissimo alla figura di Giacomo presente all’ultima cena e destinatario della prima apparizione di Gesù. Si pensi soprattutto penso al Vangelo dei Nazareni, cui faceva riferimento quel gruppo di giudeocristiani del quale Epifanio (315-403), nel suo Panarion, ha potuto scrivere che «non differiscono dai Giudei e dai cristiani che in una sola cosa: con i Giudei non sono d’accordo perché credono in Cristo, con i cristiani perché rispettano la legge, la circoncisione, il sabato e il resto». Con il loro carattere spesso apertamente antipaolino, e comunque nella loro difesa della legge mosaica, i vangeli giudeocristiani ci ricordano non solo che la predicazione storica di Gesù era evidentemente aperta a interpretazioni teologiche diverse, ma offrono indubbiamente un appoggio notevole alle posizioni di quegli studiosi attuali che insistono fortemente sul Gesù ebreo, e sulla sua fedeltà in particolare alla osservanza della legge mosaica. È questa è certamente la via più proficua per arricchire attraverso i vangeli apocrifi la nostra immagine del Gesù storico. Qui sotto diamo alcuni esempi di questa letteratura evangelica apocrifa. 1. PROTOVANGELO DI GIACOMO Del 200 circa. L’originale greco è stato ricopiato fino al tardo Medioevo. Questo significa che c’era grande predilezione del testo sia in Oriente che in Occidente. Il Papiro BodmerV dell’inizio del sec. IV riporta il testo completo. La scelta dello sposo di Maria (Cap. 8, 3) «Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: “Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna tutti i vedovi del popo35 la terra e vi fu un timore grande. [22] Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l’ora nona. lo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno”. Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero. Gettata l’ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v’era alcun segno. Giuseppe prese l’ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: “Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore”. Ma Giuseppe si oppose, dicendo: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele”. Il sacerdote però rispose a Giuseppe: “Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua”. Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. VANGELO DI MARIA MADDALENA Scritto gnostico che fu rinvenuto nel cosiddetto Papiro 8502 di Berlino (III secolo) di cui si hanno notizie dal 1896 ma che fu plubblicato solo nel 1955. La Maria a cui è attribuito è Maria Maddalena. Questo scritto attribuisce una importanza fondamentale alla figura di Maria Maddalena come discepolo che Gesù avrebbe anteposto persino ai suoi apostoli maschi. «Comunicaci le parole del Salvatore...» «“La pace sia con voi! Abbiate la mia pace! State all’erta che nessuno vi inganni con le parole: “Vedete qui” o “Vedete là”. Il Figlio dell’uomo è infatti dentro di voi. Seguitelo! Chi lo cerca lo trova. “Andate, dunque, e predicate il Vangelo del Regno. Non vi ho dato alcuna legge come un legislatore, affinché non avvenga che siate da essa costretti”. “Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il Vangelo del Regno del Figlio dell’uomo? Se essi non risparmiarono lui, come saremo risparmiati noi?”. S’alzò allora Maria, li salutò tutti, e disse ai suoi fratelli: “ Non piangete, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà per intero con voi e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, giacché egli ci ha preparati e fatti uomini”. Pietro disse a Maria: “Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, ma non noi; quelle che noi non abbiamo neppure udito”. Maria rispose e disse: “Quello che a voi è nascosto, io ve lo comunicherò”». VANGELO DI PIETRO Il Vangelo detto di Pietro sembra essere uno dei più antichi che la Chiesa definisce apocrifi. Fino al 1886 era conosciuto solo per le citazioni effettuate dai Padri della Chiesa in alcune loro opere. Nel 1886, in Egitto, ad Akhmim, dentro la tomba di un monaco furono trovate delle pergamene contenenti, fra l’altro, una parte del vangelo di Pietro. Esso ha attinto a fonti giudaicocristiane. Nel testo è Pietro che racconta. Gesù in croce «[5, 15] Era mezzogiorno allorché le tenebre coprirono tutta la Giudea. Essi si agitavano e angustiavano che il sole fosse già tramontato: egli infatti, era ancora vivo. Giacché per loro sta scritto: “Non tramonti il sole sopra un ucciso!”. [16] E uno di loro disse: “Dategli da bere fiele con aceto”. Fecero un miscuglio e glielo diedero a bere. [17] E compirono ogni cosa e colmarono i peccati sul loro capo. [18] Molti giravano con fiaccole e, pensando che fosse notte, se ne andarono a riposare. [19] Ed il Signore gridò, dicendo: “Forza mia, forza mia, mi hai abbandonato!”. E mentre così diceva, fu assunto. [20] Nella stessa ora il velo del tempio di Gerusalemme si squarciò in due. [6, 21] Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra. Si scosse tutta il pensiero di Madre Paolina «La perfezione cristiana consiste ne liberarsi sempre più di ciò che diminuisce e mette a rischio la somiglianza con l’immagine di Cristo. Essa comporta una crescente somiglianza con Dio, cioè con Gesù Cristo che è il riflesso della gloria di Dio e che gli è consustanziale». 36
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