Portfolio Lightwave 3d Apophysis Photoshop
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Portfolio Lightwave 3d Apophysis Photoshop
Lightwave 3d Apophysis Photoshop Portfolio Gianandrea Ghirri - LAV cgspherecontest 2006 flames Apophysis render - postprocess in Photoshop Una sfera è una sfera è una sfera: oggetto canonico nella grafica al calcolatore, sin dalle origini della mia esperienza 3d, su Amiga nel 1986. Il sito CGSphere.com ha indetto un’esibizione dal vago gusto retrò, in cui il challenge era per l’appunto, l’interpretazione del solido elementare. Cosa si può vedere in una sfera? Tra le altre cose questo paesaggio frattale, spruzzato fuori da una delle formule di Apophysis, programma che disegna le fiamme di Scott Draves attraverso gli algoritmi frattali con la massima potenzialità artistica. La sfera al centro non è stata disegnata con un compasso. Non è la rappresentazione umana di una geometria innata alla cultura. Non viene dalla mente. E’ un prodotto del caso, del caos e della danza dei numeri. Una danza divina come quella creatrice di Shiva. ricerche sulle sfere e le riflessioni - spinquad 2005 Un’altra interpretazione del tema sfera. Qui le sfere hanno il compito di riflettere la luce ed i colori. Come delle palle di Natale che Timm Dunn (Aurora) ha avuto in mente da sempre. E’ stato lui, su www.spinquad.com, a proporre la mostra. L’idea è quella della riflessione come tunnel visivo all’interno di uno spazio frattale ‘naturale’. Tecnicamente il setting è molto semplice: una serie di sfere con superficie riflettente, una sfera interna di varia natura, punto di vista molto ravvicinato, numero di riflessioni variato secondo l’obiettivo da raggiungere. resa tridimensionale di Attrattori stranii - Lightwave e Aurora - Tim Dunn plugin fractalarts.com - Mandelòrot Contest 2006 Birds In matematica, un attrattore è un insieme verso il quale evolve un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo. L’attrattore di Lorenz presenta, nei suoi meandri, strutture piumose e aeree. La cosa grande di questo approccio è il senso di scoperta e di esplorazione. Esplorazione, impatto emotivo, creazione di un senso. Idea e titolo. Non si dà corpo ad un’idea. LA si cerca, la si riconosce e la si fa propria. fractalarts.com - Mandelbrot contest 2006 Time bones Il bello della grafica al calcolatore è che si può dar vita a degli impossibilia. Che non hanno ragione altra che non sia quella del divertimento e di un’idea. L’immagine è ottenuta con sfere inscritte nella geometria principale. Tutte le superfici hanno un alto indice di riflettanza. La mosca è un classico, una citazione volontaria che viene dalla pittura del passato. Muscula picta, un tromp l’oeil che arrivava a posarsi sino sul collo di una Vergine. How did you do, brothers? Una sfera riflettente e trasparente che dà ulteriore movimento ad una formula di Apophysis trovata dal mio amico Exper, Giovanni Rubaltelli e da lui messa a mia disposizione. I disegni frattali di Apophysis sono chiamati cosmic flames, per la loro indubbia somiglianza con i giochi di colori degli oggetti stellari. In questo contest le regole sono molto semplici: il reticolo sullo sfondo deve rimanere inalterato e visibile, la sfera non può essere alterata come dimensioni e posizione, la posizione del punto di vista è fissa. Tutto il resto è possibile: texturizzazione, illuminazione, deformazione geometrica. The Collective mostra digitale cgsphere.com It’s a lunker Il 3d è anche spazio della proiezione del desiderio. Era un po’ che non andavo a pescare nei laghetti vicino casa, dove un tempo prendevo dei bellissimi Black Bass con ranocchie (finte) galleggianti. Ed, evidentemente, ne avevo una gran voglia. Tecnicamente il lavoro è una estenuante ricerca sulla riflessione, la trasparenza e la rifrazione, tre delle cose più complesse e ‘innaturali’ da fare con un programma di rendering 3d. Le foglioline sono disegnate una per una. Esistono, per così dire. Tre hobbies Gone fishin’ Visual vari ispirati al mondo della pesca, dei pesci e delle acque. Oryctes nasicornis L’insetto che ha sempre suscitato le mie fantasie. Negli anni ‘60 erano animali tutto sommato rari, e non era facile incontrarli. Oggi, con l’abbandono delle campagne, si trovano abbastanza frequentemente sui prati dell’Appennino. Gli scontri tra i maschi, all’epoca della riproduzione, sono l’epica del minuscolo. E’ un micro rinoceronte, non c’è dubbio. Paesaggio poligonale e volumetrico 10 11 Vetri Per lunghissimo tempo il materiale più difficile in assoluto da realizzare con la grafica al calcolatore è stato il vetro, le cui proprietà ottiche sono misteriose perchè misteriosi, almeno secondo i normali parametri della percezione umana, sono i comportamenti della luce quando essa attraversa materiali trasparenti come il vetro e l’acqua. E non c’è nulla da fare, o l’algoritmo di tracciamento di raggio del programma preferito è fisicamente corretto o il risultato manca di credibilità. Il problema è che la luce che attraversa un materiale trasparente mostra tutta la sua natura di fenomeno quantistico e, come si sa, la fisica dei quanti ha dimostrato che la realtà è... per così dire... molto incasinata e ben poco deterministica. Ancora oggi, quindi, quando si tratta di raggi di luce, i programmi più moderni sono solo strumenti di un apprendista stregone. Per chi volesse approfondire i misteri delle onde luminose a rischio della sua integrità mentale, consiglio FED, di R. Feynman. 12 Vetri 13 Attrattori strani paesaggi e dipinti del caos La mia ambizione, quando ho iniziato (molto tempo fa) a giocare con i frattali e gli attrattori, era quella di dare forma e sostanza materica alle loro circonvoluzioni. Inizialmente le formule di iterazione degli attrattori strani producevano immagini proiettate su uno spazio bidimensionale (ai tempi dei processori a 16Mhz) e già allora erano affascinanti, come dei mandala che mostravano la natura divina della possibilità. Ma io volevo di più. Era il 1982 ed io, non essendo un programmatore, potevo solo aspettare. Un bel giorno lo sviluppo del sofware portò i programmi 3D ad avere un interprete di codice interno: in sostanza chiunque poteva scrivere le formule desiderate e proiettarle nello spazio 4D (x,y,z e t di tempo). Si poteva dar loro sostanza e materia e creare, finalmente, quei paesaggi della realtà mentale che tanto avevo atteso. Una nota tecnica: in Lightwave3D la nuvola dei punti degli attrattori viene gestita come un’entità volumetrica cui si possono attribuire qualità di superfici e sulla cui forma si può intervenire, anche se solo marginalmente. Un’altra cosa che si può fare è quella di inserire oggetti modellati all’interno del paesaggio mentale (l’uccellacio di Arzack, lo squalo o qualunque altra cosa). 14 15 Squalo in un attrattore di Rossler 16 Varie scene a contenuto poligonale nullo. Lightwave e Aurora’s plugin In queste scene, ormai sarà chiaro, non c’è neanche un poligono. Solo un punto null (una posizione in x,y,z) a cui viene attribuito il compito di generare la nuvola dell’attrattore. Alle particelle create si attribuisce un valore di viscosità (come se fossero delle gocce di liquido o particelle di solido), di attrazione o repulsione, si interviene sui loro parametri geometrici (dimensioni, dimensioni nel tempo) e di superficie (colore, diffusione, trasparenza, riflessione, rugosità, Indice di Rifrazione ecc ecc). L’aspetto eccitante è che l’oggetto esiste a prescindere dall’osservatore (la formula può essere replicata da chiunque) ma solo l’osservatore può darle visibilità. Essendo le formule in variazione continua nemmeno il loro scopritore può essere sicuro di averle fissate per sempre. A me, personalmente, è successo spesso di non aver fatto in tempo a salvare su disco una configurazione interessante. E, una volta persa, la possibilità di ritrovarla è praticamente uguale a zero. hypervoxels sprite e surfaces Attrattori strani 17 Con un altro approccio l’attrattore può essere rappresentato come luce o movimento. Nella prima immagine in alto si vede un particolare di una porzione molto piccola dell’attrattore di Rossler (anche se mi rendo conto che ‘molto piccola’ è un’approssimazione del tutto arbitraria... Si dovrebbe dire, forse, una configurazione spaziale prodotta da un numero basso di iterazioni - 5000 - in una porzione dello spazio reale x,y,z ... abbastanza piccola... ma insomma l’importante è intuire). Nella seconda immagine il gioco è colore e movimento. Nella terza l’attrattore simula un’esplosione luminosa in una scena spaziale. L’illuminazione, qui, è proprio data dall’attrattore (con algoritmi di Radiosity). Attrattori strani - Lightwave e Aurora’s plugin 18 19 L’immagine principale è ottenuta con Lightwave attraverso la tecnica del Motion blur. Imponiamo alla camera una pellicola con ASA e tempo di scatto tale da ottenere un effetto di mosso. Naturalmente la scena deve essere organizzata come animazione, lavorando con gli oggetti che percorrono una traiettoria lungo i fotogrammi. In questo caso gli oggetti sono semplicissimi: dei fogli di materiale bianco, cioè dei quadrilateri che si muovono lungo la stessa traiettoria. Motion blur in Lightwave 9.5 Packaging proposta pubblicazione DVD 20 partecipazione alla mostra digitale di cgsphere.com 21 22 Il bonsai è stato uno dei miei hobby, una delle mie fissazioni per un lungo periodo della mia vita. L’idea del microcosmo vivente, tenuto in mano e sempre sotto gli occhi, è un mito fascinoso. Il tutto in uno spazio circoscritto: la versione naturale, biologica e vivente del sistema degli equilibri. L’arte bonsai inizia con un incontro: il bonsai che vale la pena di coltivare si trova sempre in natura, come seme, germoglio, piantina o esemplare già vecchio o addirittura antico. Lo si raccoglie e lo si aiuta a mostrare le sue forme, senza imporgli linee non sue. Per questo ho sempre amato le fotografie degli antichi bonsai giapponesi e cinesi, ancora vivi dopo centinaia di anni trascorsi in vaso. Esemplari raccolti in natura, nei luoghi più lontani dall’uomo, e trasferiti in un tempio dedicato. L’immagine è ottenuta clonando i poligoni mappati con una immagine fotografica di foglia di quercia sui punti contenuti nella porzione più esterna dei rami. L’immagine è mappata secondo le coordinate UV, per far sì che la foto rimanga sempre orientata correttamente con qualsiasi rotazione del poligono che la contiene. 23 Anche questo è un mix tra oggetto reale e attrattore. In questo caso la nuvola di particelle avvolge una sfera semitrasparente. I particolari settaggi delle particelle volumetriche danno loro un aspetto... di canne d’organo fiammeggianti. 24 Il lavoro fatto su questa sfera è esclusivamente di texture (tranne l’aggiunta dell’anello). Il rilievo sulla superficie è del tutto apparente. all’interno del solido principale sono state inscritte una serie di altre sfere della stessa qualità. 25 26 Anche in questo caso, per l’esposizione digitale sulla ... sferitudine, l’immagine è stata ottenuta mescolando geometrie reali con una matrice frattale. Mi spiego. Con il programma di modellazione ho importato la sfera e ho disegnato su di essa i cristalli di magnetite (quelli neri e speculari) e di quarzo (quelli semitrasparenti con un colore che varia dall’azzurro al rosa). Ho poi realizzato con Chaoscope (un programma di disegno di formule di attrattori) una immagine 2d. Importata in Lightwave l’immagine è servita come mappa di scostamento della sfera. In pratica è come se avessi detto alla sfera... d’ora in poi la tua rugosità, la tua pelle, sarà così come la formula di Chaoscope l’ha generata. A seconda del colore e della luminosità di ogni pixel dell’immagine originale la superficie della sfera è stata sollevata o depressa, con la creazione delle rugosità che la rendono così naturale all’apparenza. Il processo sembrerà arbitrario ai più. In realtà i frattali furono inizialmente definiti dal loro scopritore, Benoit Mandelbrot, la geometria della natura. Ed è sommamente affascinante ricreare arbitrariamente materia e spazio naturale usando astratte formule matematiche. 27 Un’immagine per lo sfondo del desktop come esercizio per le nuove texture di uno dei massimi coder di plugin per Lightwave, Dennis Pontonnier. Wallpaper 28 Questo è un caso estremo di utilizzo della nuvola dell’attrattore. Semplicemente come effetto di luce in un paesaggio modellato. Un paesaggio postapocalittico dove ormai vive solo la luce. Una nuvola di attrattori disegnati attribuendo a ciascuna particella un disegno frattale che simula, alla lontana, una piuma d’uccello. Vedendole così disposte mi era venuta l’idea di immaginarle colpite da una freccia. In realtà la prima idea (sapete, quelle improvvise che non possono essere fermate) è stata solo un PUF! Ah! Non c’era nessun volatile nelle vicinanze. 29 Rendering di modelli di sculture su dati di pubblico dominio - Lightwave 3d 30 Rendering di modelli di sculture su dati di pubblico dominio - Lightwave 3d 31 Cyclops Eggs Apophysis Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org 32 Apophysis’ side of the moon Queste immagini sono alcune di quelle inviate alla mostra digitale NVArt (Non visual art? No, NVidia Art... dato che la competizione era sponsorizzata dal grande produttore di schede video). La prima immagine a sinistra è risultata finalista (nei primi 25 lavori, su oltre 500 presentati da grafici di ogni parte del mondo) anche se non vincitrice. Appena intravista tra le pieghe delle funzioni di Apophysis mi ha ricordato un grappolo di uova di Cyclops, piccolissimi crostacei d’acqua dolce pressochè ubiquitari nelle acque pulite. Ma è una scelta arbitraria, ovviamente. La struttura concentrica, da catena di sfere inscritte all’infinito, ciascuna dotata di infiniti particolari, è insieme archetipo antropologico e simbolo scientifico. In qualche modo dotato di senso, sotto uno sguardo che riconosca, spontaneamente ormai, il segno del bio-astro-micro visual. E comunque c’è ancora qualcosa che disturba, come le spirali così assurdamente simmetriche, con una simmetria binaria impossibile da verificare, ma così visivamente esatta. E se la verità è simmetrica e la simmetria è verità questa è un immagine... insomma... abbastanza inquietante. A destra un particolare della spirale che esce inspiegabilmente dalla cuticola dell’universo. Qui sotto uno squalo spaziale che cerca di addentare un uovo, sotto lo sguardo di due lune inquiete (e una terza, forse, gli è già in gola). 33 Arcimboldo Apophysis Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org 34 Nel cercare una configurazione allettante in Apophysis mi sono imbattuto in uno spazio che mi ha subito richiamato alla mente i dipinti di Arcimboldo. Le variazioni sul tema della bollosità dello spazio matematico sono quasi infinite... ... e la domanda è: cosa sono quelle palle, quegli acini, quelle protuberanze riunite in grappoli che corrono tutte verso il foro centrale? Hai visto mai che siamo non lontani dalla visualizzazione dello spazio a bolle, della teoria delle brane cosmiche, della 9° dimensione della teoria delle stringhe? 35 Io venni in loco d’ogne luce muto, che mugghia come fa mar per tempesta, se da contrari venti è combattuto. La bufera infernal, che mai non resta, mena li spirti con la sua rapina; voltando e percotendo li molesta. Quando giungon davanti a la ruina, quivi le strida, il compianto, il lamento; bestemmian quivi la virtù divina. L’immagine presentata deriva da un lavoro inviato alla mostra digitale NVArt presso CGSciety.com. L’idea era nata, come spesso avviene, da una ricerca sui solidi frattali in Xenodream, un programma rivoluzionario, anche se poco conosciuto, che permette di materializzare la dinamica frattale in cosiddetti xenomorfi, oggetti di un altro mondo, fisicamente impossibili, ma che conservano nelle loro forme delle assonanze con il reale. Nella versione wireframes, qui sopra, si mostra la complessità geometrica della mesh: una serie di pinnacoli sospesi nel vuoto. La serie di piattaforme sulla destra aveva richiamato la mia attenzione; avevo già visto quella scena. Una tavola di Moebius (Jean Giraud, in alto a destra) che a sua volta mi aveva ricordato Dante. In sostanza il richiamo al Canto V dell’Inferno era immediato. Ho costruito il cono rovesciato dell’Inferno (i contrafforti in secondo piano), ho inserito luci volumetriche sullo sfondo e in primo piano (nascoste tra i pinnacoli) a simulare le fiamme, ho disegnato spirali di punti e ho clonato su di essi i poligoni che simulavano le anime, ho aggiunto della nebbia. L’illuminazione, ovviamente è molto contrastata. In fase di postprocessing, usando Photoshop, ho sovrapposto un’immagine ottenuta con Apophysis che ricordava una danza spiraliforme di luci verdi e rosse. Sempre con Photoshop ho aggiunto le due figurine di Dante e Virgilio. 36 37 Inferno - Canto V Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org Freezed motion Lightwave Mostra digitale NVIDIA - NVART presso cgsociety.org 38 Freezed motion, movimento congelato. La tecnica fotografica che sfrutta la bassa sensibilità di alcune pellicole (qui l’impostazione è, più o meno, quella di una grande pellicola invertibile per diapositive: la Kodachrome 25 asa). Una molla in espansione, una nuvola di particelle su cui sono stati clonati dei fogli colorati con tinte che variano secondo l’angolo di incidenza del raggio visivo che esce dalla camera, una sfera che percorre la molla. L’effetto è quello di un mosso accentuato. Dato che il tema era ‘l’immagine che può essere ottenuta solo con il computer’, immaginavo aver svolto bene il compito: in nessun caso, nemmeno con la macchina fotografica più avanzata e con la perizia tecnica migliore del fotografo si sarebbe potuto costringere i foglietti ad esplodere attraverso il rapido movimento della molla in espansione. Nè il foglio più grande avrebbe potuto intersecare gli altri oggetti. Non è stato uno dei lavori che la giuria ha preso in considerazione... Lo sfondo è composto da una serie di disegni ottenuti con algoritmi frattali direttamente in Lightwave. Anche lo sfondo è in movimento, come la camera. In questa immagine statica non c’è nulla che stia fermo. 39 Concorso a tema - Fiat 500 presso lwita.com Italians do it better Concorso sul sito italiano degli utenti di Lightwave (www.lwita.com), interpretazione della Fiat 500. Io avevo una 500 ai tempi dei miei ruggenti twenties... La usavo per andare a prendere la mia ragazza. Con due difficoltà: lei si faceva aspettare spesso, costringendomi a lunghi colloqui con i Monopoli di Stato, e la 500 era tutto tranne che un’alcova confortevole. Ma gli italiani, quanto a plastica inventiva, sono veramente di un altro pianeta. 40 Micro dispositivo portatile per la creazione di fantasmi L’origine della storia è in un rendering di Apophysis, qui a sinistra. Anche qua il disegno è prodotto dalla geometria frattale. Dato che i renders in preview, le anteprime di Apophysis, sono quasi istantanee, non c’è voluto che un nanosecondo per realizzare nella mia testa quella che sarebbe stata l’immagine finale. Quella nuvoletta azzurra su sfondo nero non poteva che essere una fila di piccoli fantasmi che uscivano da una portable micro ghosts machine. Avevo trovato il dispositivo per la creazione di fantasmi! Tutto il resto era solo una questione di tempo e di pazienza. L’idea finale potrebbe essere questa: che solo attraverso la tecnica moderna la sapienza antica rivive e porta alle scoperte più eccitanti. O anche: solo attraverso la tecnica antica la sapienza moderna può ottenere... O forse ... se il moderno abbandona l’idea di uccidere l’antico superandolo... Oppure... Ma probabilmente è stato solo un puro incontro casuale tra un mucchio di numeri e una configurazione caotica che in quel momento preciso avevano i neuroni nella mia testa. PS: lo sportello nella macchina è il cassetto dove si mettono gli ingredienti. In tutta evidenza. 41 Io e mia moglie avevamo appena finito di ristrutturare con amore una casetta in sasso sui conrafforti delle Alpi Apuane. Una casetta che ci attendeva con i suoi prati, gli animali, le luci ed i colori. Ma noi eravamo inchiodati ancora alla scrivania, essendo giugno appena iniziato. E dunque, nel tempo libero, giù con i poligoni! Il paesaggio non è rappresentativo di quanto vedo da casa mia (quello è ancora più bello!). Diciamo che contiene in sè una quantità di colori e di odori della mia infanzia in campagna. A quel tempo avevamo una casa colonica del ‘600 in Garfagnana. La sera andavo a consumare il frugale pasto sul terrazzo (spesso mi cucinavo un uovo fritto con le mie mani inesperte mentre la bisnonna scrollava la testa): in basso la valle del Serchio, di fronte le Alpi Apuane, al di sopra c’erano sempre le rondini. Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse al di là delle montagne, e il problema era che conoscevo la risposta. C’erano le spiagge della Versilia, con le magnifiche ragazzine mie coetanee, e il sole e l’acqua e le avventure. Un desiderio di mare, fisico come si sente solo da ragazzini. Ed io ero lì che mangiavo uova fritte e facevo finta di filosofare. Dal punto di vista tecnico l’immagine è abbastanza complessa. Un piano molto suddiviso viene dotato di una mappa di scostamento (displacing map) che rappresenta effettivamente una immagine da satellite di una porzione di crosta terrestre. E queste sono le montagne. La capanna il cavallo e l’albero vicino sono oggetti modellati a mano. Il cielo è frattale (mi hanno chiesto perchè non ho usato una foto di cielo vero... Non potevo spiegargli il cielo sulla Versilia nella memoria), i colori e la rugosità del rilievo sono frattali pure loro. L’erba è un istanza volumetrica (vabbè... ho disegnato un ciuffo d’erba e l’ho fatto clonare, al programma, innumerevoli volte sul piano del prato). La foresta è un semplice gruppo di poligoni (a forma di bolla) cui ho applicato una mappatura frattale 3d per lo scostamento (come a dire che io ho plasmato la creta grossolanamente e il diavoletto frattale ha lavorato con i dettagli). Le rondini sono vere rondini. Cioè. Nel senso che le ho disegnate poligonalmente, becco, corpo, alucce e coda. 42 43 44 Poche parole per questa immagine. Semplicemente un commento ai tempi duri che stiamo vivendo. Controllo, poliziesco o no, monopolio dell’informazione, sesso a piene mani, usato come droga, l’occhiuto grande fratello, la menzogna fatta diventare la verità sacra e indiscutibile, l’obbligo del divertimento. La finta bontà. L’arte come feticcio. La folla come formiche. E’ un caso in cui l’immagine credo sia meglio delle parole. 45 Ambiente 3D su ispirazione di un dipinto di Scuffi 46 47 48 Il mito dell’olandese volante realizzato in Lightwave 3d con un poco di post processing in Photoshop. Due parole sulle immagini da un punto di vista tecnico. In entrambe le immagini la base è costituita da un oggetto emitter, un generatore di una nuvola di particelle cui possono essere attribuiti valori di volumetrici. In questo caso questi valori (colore, densità, distribuzione ecc) sono tali da farlo assomigliare ad una nuvola. La nuvola di particelle può interagire con gli oggetti della scena simulando in modo elementare le dinamiche dei fluidi. Io ho seguito una via più artigianale per far sollevare gli schizzi dalla chiglia, come fossero effettivamente schizzi nell’acqua. Ho selezionato punti sulla linea di gallegiamento della barca e li ho definiti a loro volta come emitters. In pratica dalle fiancate dell’imbarcazione vengono generati spruzzi di particelle che variano il loro comportamento a seconda della distanza che, nel tempo, hanno rispetto alla barca stessa. Lo sfondo dell’immagine di pag. 48 è prodotto con Chaoscope, sugli alberi ci sono dei fuochi di S.Elmo, l’aspetto complessivo è grafico (con algoritmi di riconoscimento del bordo). La seconda è un po’ più visionaria, forse. Le rocce sono poligonali mentre la luce è, al solito, un attrattore strano. Qui sotto un paio di immagini che ho fatto dopo una regata estiva nell’arcipelago toscano con una barca a vela sulla quale ho pilotato, per la prima volta, da solo in notturna. 49
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