L`OPERA NOVELLISTICA. Con questa capiamo meglio l`umorismo
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L`OPERA NOVELLISTICA. Con questa capiamo meglio l`umorismo
L’OPERA NOVELLISTICA. Con questa capiamo meglio l’umorismo di Pirandello. Ne “la patente” racconta la storia di uno iettatore; quando passa lui tutti toccano i corni rossi, fanno gli scongiuri ecc.. Lui addirittura perde il posto di lavoro e non sa come mantenere la famiglia. Allora il protagonista fa l’esatto contrario rispetto a quello che ci si aspetta: va da un ufficiale per farsi dare la patente di iettatore! Questa cosa ci genera riso, ogni volta che avvertiamo un contrasto ci suscita dentro un riso. Pirandello va a fondo delle cose pee scoprire il motivo di questo contrasto e scava nella vita del suo protagonista, che vive una vita triste e che fa questa scelta solo perché lui vuole avere un ruolo. Si passa dall’avvertimento del contrasto (riso) al sentimento del contrasto (umorismo). Questo sentimento Pirandello lo spiega molto bene in un suo saggio chiamato appunto “l’umorismo” in cui racconta la storia di una vecchia che si concia in modo esagerato. Pirandello anche qui va a scoprire le motivazioni e grazie a ciò che capiamo l’umorismo drammatico pirandelliano. Pirandello e la politica Egli, così come molti altri autori del suo tempo, si iscrisse al partito fascista subito dopo l’uccisione di G. Matteotti. In realtà non ebbe mai un ruolo politico, capì prima e meglio di altri che il regime l’avrebbe aiutato per la sua carriera. Infatti, nelle sue opere non v’è traccia alcuna delle idee fasciste, perché lui non lo era! Si iscrisse solo per convenienza. LA VISIONE DEL MONDO E LA POETICA Per parlare di Pirandello come uomo e interprete della crisi del ‘900 dobbiamo obbligatoriamente far cenno ai pensatori ai quali lui fa riferimento. Tra i tanti (Marx, Freud) ci soffermiamo su Alfred Binet e George Simmel. Il primo era uno psicologo di stampo freudiano, se lo leggessimo oggi ci sembrerebbe di leggere un saggio moderno: egli affermava già allora che nella società moderna l’uomo ha perso i contatti con la comunità di appartenenza per avere in cambio una società in cui non c’è più questo legame consolidato da esperienze vere. L’uomo in questa serie di rapporti vacui tende a non manifestare il proprio IO profondo ma è portato a indossare tante maschere. Ciò porta ai rapporti superficiali: l’IO si frantuma, ora ci sono tanti io alimentati da un ES che manda segnali ai diversi io. I social network sono la massima espressione delle diverse maschere. George Simmel era un sociologo, diceva che nella società moderna esistono modi diversi di affermarsi, modi non più legati alle leggi sociologiche di Comte. Per Simmel ogni partecipante alla società ha una visone soggettiva, che spesso annulla nella visione della massa, ma che altrettanto spesso si scontra con le altre. È qui che nasce il relativismo pirandelliano. IL VITALISMO La maschera, abbiamo detto, è un fissare per un momento o per sempre il flusso vitale che abbiamo dentro. Il flusso vitale è un continuo divenire e ogni qual volta mettiamo la maschera arrestiamo questo flusso vitale ed è come morire. Tendiamo per nostra natura a cristallizzarci in una soggettività nel tentativo di crearci per l’esterno una personalità che pretendiamo sia coerente con noi stessi, cosa impossibile! Non solo noi ci creiamo le maschere, ma anche gli altri ci vedono con le loro maschere e ci danno determinate “forme”. Noi crediamo di essere “uno”, ma in realtà siamo tanti diversi individui che dipendono dai vari punti di vista di chi ci guarda. Esempio del bruco: esso si crea un bozzolo e con esso stesso si soffoca, così l’uomo si soffoca con le sue forme (cultura, civiltà). Più queste forme si elevano e più l’uomo è lontano dal suo stato di natura. Siamo soliti costruire delle forme stereotipate sugli altri, ma in realtà creiamo loro una trappola. Siamo uno, ma di fatto siamo cento e centomila, cosicché quell’uno che credevate di essere non si manifesterà mai nella vita e vi porterà a credere di essere NESSUNO. Allora la società in cui viviamo è basata sulla MENZOGNA dell’individuo e degli altri, è una società vuota e condurrà per forza l’uomo sulla via dell’incomunicabilità! Ne deriva la conseguenza inevitabile dell’uomo SOLO. LA VITA è una PUPAZZATA Il personaggio o si adegua alle forme che gli vengono imposte e vive in modo ipocrita (è la maschera di “Tutto per bene”) o vive questa amara consapevolezza della scissione fra vita e forma (è la maschera nuda “Ciampa”). La società è un enorme pupazzata: ovvero prendere coscienza della falsità della società da un lato oppure ricercare l’autenticità che però non porta a niente. Ecco perché Pirandello la considera una pupazzata. L’unica via di salvezza è l’immaginazione, cioè la fuga nell’irrazionale (Il treno ha fischiato), che è il primo passo verso la follia de “Il berretto a sonagli” e “Enrico IV”. IL VEDERSI VIVERE E IL SENTIRSI VIVERE Il dramma è come quello di Martino Lori in “Tutto per bene” che di fronte allo specchio vede l’immagine di una persona che non corrisponde a lui, che si scopre diverso da quello che credeva di essere. Quindi si “vede vivere”, si passa dal piano della vita al piano del vedersi vivere. Questo dramma nasce anche dal fatto che l’uomo si vede incastrato in forme che non sente sue. Tutta l’opera pirandelliana è basata sul rifiuto delle forme della vita sociale, delle sue convenzioni, dei ruoli che essa impone. La critica alla società borghese comprende anche quelle falsità che sottendono al vivere giornaliero. La trappola della forma si manifesta per eccellenza nella famiglia (Tutto per bene.) Ecco che piano piano Pirandello distrugge finanche l’ultimo valore che ci era rimasto: la famiglia. L’altra trappola è quella economica, la condizione sociale del lavoro. Questo meccanismo ci distruggerà, il suo pessimismo è totale. Chi ha capito questo gioco guarda gli altri dall’alto che sono rimasti intrappolati nelle maschere. Il personaggio che si estranea è proprio Pirandello che rifiuta il ruolo politico che molti altri suoi intellettuali contemporanei perseguono. RELATIVISMO GNOSEOLOGICO = RELATIVISMO DELLA CONOSCENZA La realtà non si può fissare perché è come il magma che viene giù fluido, non esistono realtà e verità, ognuno ha la sua verità. Pirandello è un autore decadente perché fugge dalla realtà che per lui non offre nessun valore per il quale restarvi dentro. Le sue opere sono eterne, valgono ora e per sempre. Mentre il decadentismo poneva al centro l’io che rifuggiva la realtà nel quale non si riconosceva (Baudelaire), per Pirandello non c’è neanche questo io all’interno del quale rifugiarsi perché l’IO SI FRNATUMA. Egli è dunque oltre il decadentismo.
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