la gestione del rash papulopustolare in pazienti trattati con anticorpi
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la gestione del rash papulopustolare in pazienti trattati con anticorpi
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE Facoltà di Medicina e Chirurgia Corso di Laurea in Infermieristica Sede di Udine Tesi di Laurea LA GESTIONE DEL RASH PAPULOPUSTOLARE IN PAZIENTI TRATTATI CON ANTICORPI MONOCLONALI ANTI-EGFR: STUDIO OSSERVAZIONALE MULTICENTRICO. Relatore: Laureanda: Prof.ssa Alvisa Palese Sara Cignola Correlatore: Dott.ssa Alessandra Bin __________________________________________ Anno Accademico 2011-12 Indice Introduzione pag. 1 Capitolo 1: Revisione della letteratura pag. 3 1.1 Anticorpi monoclonali anti-EGFR pag. 3 1.1.1 Cetuximab pag. 5 1.1.2 Panitumumab pag. 7 1.1.3 KRAS pag. 8 1.2 Il rash papulopustolare pag. 8 1.2.1 Possibili fattori predisponenti pag. 13 1.2.2 L’efficacia della terapia pag. 15 1.2.3 La rilevazione della tossicità pag. 15 1.3 La gestione del rash papulopustolare pag. 16 1.3.1 Educazione del paziente pag. 17 1.3.2 Profilassi pag. 19 1.3.3 Trattamento pag. 22 1.3.4 Gestione sintomatica non farmacologica pag. 24 Capitolo 2: Il protocollo pag. 25 2.1 Il problema di ricerca pag. 25 2.2 Obiettivi pag. 25 2.3 Materiali e metodi pag. 26 2.3.1 Disegno di studio pag. 26 2.3.2 Setting pag. 26 2.3.3 Campionamento pag. 26 2.3.4 Variabili pag. 27 2.3.5 Strumenti di raccolta dati pag. 28 2.4 Bias pag. 29 I 2.5 Questioni etiche pag. 30 2.6 Analisi dei dati pag. 30 Capitolo 3: Risultati 3.1 Popolazione infermieristica pag. 31 pag. 31 3.1.1 Educazione e informazione del paziente pag. 31 3.1.2 Standard di gestione pag. 38 3.1.3 Educazione continua pag. 38 3.2 Pazienti oncologici pag. 40 3.2.1 Storia di malattia dei pazienti pag. 42 3.2.2 Outcome pag. 44 3.2.3 Grading pag. 46 3.2.4 Periodo di maggiore severità pag. 46 3.2.5 Strategie individuali pag. 47 3.2.6 Tempistica d’informazione del reparto e trattamenti pag. 48 3.2.7 Sequele pag. 49 3.2.8 Tempi di risoluzione pag. 50 3.3 Fattori di rischio per l’insorgenza di rash pag. 50 3.4 Grading e fattori associati pag. 52 3.5 Fattori di rischio per la comparsa di sequele pag. 53 3.6 Altri fattori associati pag. 54 Capitolo 4: Discussione 4.1 Popolazione infermieristica pag. 55 pag. 55 II 4.2 Pazienti oncologici pag. 56 4.2.1 Educazione pag. 56 4.2.2 Outcome pag. 56 4.2.3 Spiegazioni soggettive dei pazienti pag. 57 4.2.4 Grading pag. 58 4.2.5 Profilassi e trattamento pag. 59 4.2.6 Strategie individuali pag. 60 4.2.7 Fattori di rischio pag. 60 4.2.8 Tempi di risoluzione pag. 62 4.2.9 Sequele pag. 62 4.3 Limiti dello studio pag. 64 Capitolo 5: Conclusioni pag. 65 Bibliografia pag. 67 Allegati pag. 74 Ringraziamenti pag. 84 III Introduzione Le Targeted Therapies (terapie mirate) non colpiscono in maniera indiscriminata tutte le cellule dell’organismo, ma solo quelle interessate alla crescita della massa neoplastica e sono quindi più tollerabili rispetto alle convenzionali terapie citotossiche. Tuttavia, l’utilizzo di questi farmaci è correlato alla crescente comparsa di un nuovo gruppo di effetti collaterali a livello dermatologico (Balagula et al, 2011; Choi et al, 2011; Myskowski et al, 2009; Ouwerkerk et al, 2010; Peuvrel et al, 2012). Tra le reazioni cutanee dovute a queste terapie, quelle associate agli inibitori dell’Epidermal Growth Factor Receptor (EGFR) che bloccano il recettore per il fattore di crescita dell’epidermide, sono le più frequenti e caratteristiche (Myskowski et al, 2009). Tali farmaci sono, infatti, responsabili di effetti collaterali dermatologici specifici, mai descritti in precedenza con le terapie antitumorali convenzionali o con altre terapie (Segaert et al, 2005; Segaert et al, 2009). Queste reazioni avverse si presentano in più dell’80% dei pazienti e rappresentano quindi l’effetto collaterale più frequente associato al loro utilizzo (Peuvrel et al, 2012). La reazione cutanea più comune, imponente, di rapida insorgenza e caratteristica dei pazienti trattati con EGFR-inibitori è il rash, o eruzione, papulopustolare definita frequentemente anche “follicolite”, “rash”, “rash o eruzione acneiforme”, “rash maculopapulare”, “rash follicolare acneiforme” (Peuvrel et al, 2012). Tale eruzione presenta un’incidenza superiore al 75% (Robert et al, 2012), fino ad arrivare all’85%-90% (Boone et al, 2007; Galimont-Collen et al, 2007; Pèrez-Soler et al, 2005; Robert et al, 2005), ma anche al 100% dei casi (Li et al, 2009; Segaert et al, 2009; Segaert et al, 2005). Il rash è generalmente più frequente e severo nei pazienti trattati con anticorpi monoclonali anti-EGFR di quelli trattati con piccole molecole che inibiscono i recettori ad attività tirosin-chinasica specifici per EGFR (Lacouture et al, 2011; Li et al, 2009; Robert et al, 2005; Segaert et al, 2005). Nei pazienti trattati con Cetuximab e Panitumumab il rash papulopustolare compare, infatti, fino al 90% dei casi (Myskowski et al, 2009). Essendo visibile e debilitante, il rash cutaneo può impattare significativamente sulla qualità della vita del paziente (Joshi et al, 2010), nonché richiedere una riduzione del dosaggio, la sua sospensione o compromettere l’aderenza alla terapia (Boone et al, 2007). 1 E’ importante che il livello della qualità di vita sia bilanciato con l'efficacia, potenziale o reale, del trattamento. L’utilizzo di EGFR- inibitori è correlato a un aumento della sopravvivenza dei pazienti, ma essi si trovano inevitabilmente a comparare tale aspetto con la presenza di effetti collaterali dolorosi e deturpanti come il rash cutaneo, che possono limitare la loro libertà di uscire (Dunsford, 2008). Gli infermieri di oncologia svolgono un ruolo fondamentale nell’identificazione precoce di segni e sintomi di tossicità cutanea e nella gestione proattiva della stessa, come nell’educazione e nel sostegno dei pazienti (Ouwerkerk et al, 2010), per i quali il supporto emotivo è essenziale (Morse et al, 2006); sono in grado di fornire un sostegno globale ai pazienti impegnandosi nel dialogo terapeutico e di supporto, facendo anche riferimento ai servizi di sostegno psicosociale se necessario. L’introduzione di questa nuova classe di farmaci evidenzia il ruolo degli infermieri nell’educazione del paziente sui potenziali effetti collaterali e sulla gestione delle sequele a lungo termine, sulle quali i dati in letteratura sono insufficienti (Dunsford, 2008). Anche se la maggior parte dei pazienti trattati con anti-EGFR sperimenta questi fenomeni di tossicità, sono stati condotti pochi studi controllati per determinare le migliori pratiche per la loro gestione (Lacouture et al, 2011) e allo stato attuale non sono disponibili linee guida condivise sulla prevenzione e trattamento (Baas et al, 2012). La tesi in oggetto ha l’obiettivo di rilevare l’incidenza e il grading del rash papulopustolare, l’eventuale esposizione pregressa a profilassi e/o trattamenti in pazienti trattati con anticorpi monoclonali anti-EGFR (Cetuximab e Panitumumab). La finalità è stimare la possibile associazione tra l’esposizione e il rash papulopustolare, e le strategie preventive/curative attivate dai pazienti. La tesi si articola in cinque capitoli: il primo dedicato alla revisione della letteratura, per far emergere quali sono le migliori evidenze su questo argomento; il secondo allo studio osservazionale condotto nei Day Hospital Oncologici dell’Area Vasta Udinese (ASS n°3 “Alto Friuli”, ASS n°4 “Medio Friuli”, ASS n°5 “Bassa Friulana”) e presso l’AOU “Santa Maria della Misericordia” di Udine, il terzo capitolo dedicato ai risultati dello studio; il quarto alla discussione dei risultati ottenuti ed il quinto alle conclusioni e implicazioni per la pratica infermieristica. 2 Capitolo 1: Revisione della letteratura 1.1 Anticorpi monoclonali anti-EGFR I tumori rappresentano la seconda causa di morte, dopo le malattie cardio-circolatorie. La frequenza dei decessi causati dai tumori nelle aree italiane coperte da Registri Tumori è, in media, ogni anno, di circa 3 decessi ogni 1000 persone (299 morti ogni 100.000 abitanti, all’anno). Il tumore più frequente nel totale di uomini e donne, escludendo i carcinomi della cute, è quello del colon-retto, seguito dal tumore della mammella, di cui il 99% dei casi nelle donne; seguono il tumore del polmone e della prostata. Dividendo i dati per genere, tra gli uomini prevale il tumore della prostata che rappresenta il 20% di tutti i tumori diagnosticati; seguono il tumore del polmone, del colon-retto, della vescica e dello stomaco. Tra le donne, il tumore della mammella è il più frequente, rappresentando il 29% di tutti i tumori, seguito dai tumori del colon-retto, del polmone, del corpo dell’utero e della tiroide. Dall’esame dei dati più aggiornati in possesso dal Registro dei Tumori, emerge una riduzione statisticamente significativa della mortalità per la totalità dei tumori globalmente intesi, in entrambi i sessi. Una parte rilevante nell’incremento della sopravvivenza è imputabile agli sviluppi della terapia oncologica, particolarmente evidente in alcuni tipi di tumori, per i quali i progressi terapeutici, ad esempio la recente introduzione di farmaci a bersaglio molecolare, hanno migliorato la prognosi (AIOM-ARTUM, 2012). Le recenti scoperte nell’ambito della biologia molecolare, infatti, hanno portato all’introduzione di nuove terapie antitumorali (Morse et al, 2006). L’ultimo decennio in oncologia è stato caratterizzato dall’introduzione e crescente utilizzo di farmaci altamente specifici mirati a meccanismi molecolari strettamente coinvolti nella patogenesi di malattie maligne. Le Targeted Therapies (terapie mirate) non colpiscono in maniera indiscriminata tutte le cellule dell’organismo, ma solo quelle interessate alla crescita della massa neoplastica e sono quindi più tollerabili rispetto alle convenzionali terapie citotossiche. L’ introduzione 3 di tali farmaci ha portato all’aumento della sopravvivenza dei pazienti e ridotto significativamente lo spettro di effetti collaterali sistemici collegato alle terapie convenzionali, sebbene il loro utilizzo sia associato alla comparsa di una nuova classe di effetti collaterali di tipo dermatologico (Balagula et al, 2011). Gli infermieri di oncologia svolgono un ruolo fondamentale nell’identificazione precoce di segni e sintomi di tossicità cutanea e nella gestione proattiva della stessa, come nell’educazione e nel sostegno dei pazienti (Ouwerkerk et al, 2010), per i quali il supporto emotivo è essenziale (Morse et al, 2006). La capacità dei pazienti di far fronte a tali tossicità dipende da diversi fattori, che includono la personalità e la professione svolta. Gli infermieri hanno l’importante ruolo di preparare i pazienti, aiutarli ad adattarsi ai cambiamenti del loro aspetto durante la terapia e mantenere una buon livello nella qualità di vita (Sipples, 2006), spesso influenzata negativamente dalla visibilità del rash e dal senso di isolamento che ne deriva (Morse et al, 2006). Tra i diversi agenti target in rapida espansione vi è la classe degli inibitori del recettore per il fattore di crescita dell’epidermide (Epidermal Growth Factor Receptor, EGFR). Molti inibitori-EGFR sono stati sviluppati e approvati a partire dal 2004 e rappresentano parte integrante delle strategie di trattamento per molte neoplasie solide, utilizzati in monoterapia o in terapia combinata con chemio o radioterapia (Pérez-Soler et al, 2005). Il principio fondamentale alla base del loro utilizzo è l’aberrante presenza di EGFR attivato in molte neoplasie epiteliali, dovuta ad una sua sovraespressione, mutazioni attivanti, amplificazioni geniche o sovraespressione di ligandi del recettore (Morse et al, 2006). Una valutazione approfondita a intervalli regolari, con un grading appropriato degli effetti collaterali dermatologici e della qualità di vita ad essi correlata, è fondamentale per l'assistenza infermieristica dei pazienti trattati con inibitori di EGFR. Le informazioni sulla buona cura della pelle dovrebbero essere parte integrante dell’educazione che precede l’inizio del trattamento farmacologico. La rivalutazione è necessaria almeno una volta ogni due o tre settimane in reparto o tramite report dei pazienti (Dunsford, 2008), che devono essere incoraggiati a notificare tempestivamente i primi segni di reazioni cutanee (Ouwerkerk et al, 2010). La trasduzione del segnale è il sistema chimico responsabile della comunicazione cellulare. Le cellule ricevono segnali extracellulari e intracellulari che le guidano nello svolgimento di determinate funzioni, tra cui la differenziazione, divisione, e l'apoptosi o morte cellulare; 4 i segnali sono trasmessi attraverso la membrana cellulare (Morse et al, 2006). EGFR, chiamato anche ErbB1/HER1, è una glicoproteina transmembrana che appartiene alla famiglia di recettori tirosin-chinasici di membrana noti come HER/ErbB, di cui fanno parte ErbB2 (Her2/neu), ErbB3 (HER3) e ErbB4 (HER4). EGFR dispone di tre domini: un dominio extracellulare che possiede un sito di legame per il ligando specifico, un segmento trans membrana che collega la proteina recettoriale alla cellula e porta i segnali dall'esterno all'interno della stessa, e un dominio tirosin-chinasico intracellulare, con diversi siti auto fosforilazione (Balagula et al, 2011; Morse et al, 2006). La sovraespressione dell’EGFR è molto associata allo sviluppo e la progressione di una serie di neoplasie. Gli agenti che hanno come bersaglio EGFR possiedono, quindi, il potenziale per influire profondamente sul trattamento dei tumori (Lynch et al, 2007). Negli ultimi dieci anni diversi agenti biologici rivolti al recettore EGF sono emersi come alternativa contro alcuni tipi di neoplasie. Gli inibitori-EGFR sono agenti mirati utilizzati nel trattamento di neoplasie polmonari, pancreatiche, mammarie, colon-rettali, di testa e collo (Lacouture et al, 2011). Vi sono due strategie per colpire la via metabolica di EGFR; gli anticorpi monoclonali (mABs) si legano al dominio extracellulare, inibiscono il legame del ligando e la dimerizzazione del recettore, mentre le piccole molecole inibenti le tirosin-chinasi (TKIs) bloccano l’autofosforilazione del recettore (Choi et al, 2011; Lacouture, 2007). Gli anticorpi monoclonali anti-EGFR, come Cetuximab e Panitumumab, in monoterapia o in combinazione con chemio e/o radioterapia, sono risultati essere attivi agenti anti-tumorali contro vari tipi di neoplasie (Baas et al, 2012). 1.1.1 Cetuximab Cetuximab (nome commerciale Erbitux®) è un anticorpo monoclonale chimerico IgG1 prodotto in una linea cellulare di mammifero (Sp2/0) mediante tecniche di DNA ricombinante. Tale farmaco è diretto specificatamente contro il recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR) e non si lega ad altri recettori facenti parte della famiglia HER. Le vie trasduzionali del segnale dipendenti dall’EGFR sono coinvolte nel controllo 5 della sopravvivenza cellulare, della progressione del ciclo cellulare, dell’angiogenesi, della migrazione cellulare e dell’invasione/metastasi cellulare. Cetuximab si lega al recettore per il fattore di crescita epidermico con un’affinità che è circa 5-10 volte più alta di quella dei ligandi endogeni e blocca quindi il loro legame con l’EGFR inibendo la funzione di quest’ultimo. Esso induce l’internalizzazione dell’EGFR, il che può provocare la down-regulation del recettore stesso. Cetuximab inoltre indirizza le cellule immunitarie effettrici citotossiche verso le cellule tumorali che esprimono l’EGFR (citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente, ADCC) (European Medicines Agency, 2013). Cetuximab è indicato per il trattamento di pazienti affetti da carcinoma metastatico del colon-retto con espressione del recettore per il fattore di crescita epidermico (EGFR) e con gene KRAS non mutato (wild-type): - in combinazione con chemioterapia a base di Irinotecan; - in prima linea in combinazione con FOLFOX; - in monoterapia nei pazienti nei quali sia fallita la terapia a base di Oxaliplatino e Irinotecan e che siano intolleranti a Irinotecan. E’ inoltre indicato per il trattamento di pazienti affetti da carcinoma a cellule squamose di testa e collo in: - combinazione con radioterapia per la malattia localmente avanzata; - combinazione con chemioterapia a base di platino nella malattia ricorrente e/o metastatica, seguita da Cetuximab come terapia di mantenimento fino a progressione della malattia. Il Cetuximab è somministrato per via endovenosa ed è controindicato nei pazienti affetti da carcinoma metastatico del colon-retto con KRAS mutato o nei pazienti di cui non è noto lo stato del gene KRAS. Dati ottenuti in studi clinici dimostrano, infatti, che i pazienti affetti da carcinoma metastatico del colon-retto con mutazioni attivanti del gene KRAS hanno una probabilità molto bassa di trarre beneficio dal trattamento con Cetuximab o da una combinazione di Cetuximab e chemioterapia, per questo motivo l’evidenza dello status mutazionale di KRAS wild-type è richiesta prima dell’inizio della terapia (European Medicines Agency, 2013). Con la determinazione n° 36 del 13 giugno 2005 (Determinazione/C n. 36/2005) l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha stabilito il regime di rimborsabilità e il prezzo di vendita 6 dell’Erbitux®, autorizzata con procedura centralizzata europea dalla Commissione Europea con la decisione del 29 giugno 2004 ed inserita nel registro comunitario dei medicinali (Agenzia Italiana del Farmaco, 2005). 1.1.2 Panitumumab Panitumumab (nome commerciale Vectibix®) è un anticorpo monoclonale completamente umano del tipo IgG2, prodotto in una linea cellulare di mammifero (CHO) mediante tecnologia del DNA ricombinante. Tale farmaco si lega con elevata affinità e specificità al dominio dell’EGFR responsabile del legame al ligando e inibisce l’autofosforilazione del recettore indotta da tutti i ligandi noti dell’EGFR. Il legame di Panitumumab all’EGFR comporta l’interiorizzazione del recettore, l’inibizione della crescita cellulare, l’induzione dell’apoptosi e diminuisce la produzione di interleuchina 8 e del fattore di crescita vascolare endoteliale. Panitumumab è somministrato per via endovenosa ed è indicato per il trattamento dei pazienti adulti con cancro colon-rettale metastatico KRAS wild-type: - in prima linea in combinazione con FOLFOX; - in seconda linea in combinazione con FOLFIRI in pazienti che hanno ricevuto in prima linea chemioterapia a base di fluoropirimidine (escludendo Irinotecan); - come monoterapia dopo fallimento di regimi chemioterapici contenenti fluoropirimidine, Oxaliplatino e Irinotecan. La combinazione di Panitumumab con chemioterapia contenente oxaliplatino è controindicata nei pazienti con cancro colon-rettale metastatico e KRAS mutato o non noto. L’evidenza dello status mutazionale di KRAS wild-type è richiesta prima dell’inizio della terapia (European Medicines Agency, 2013). Con la determinazione n° 241 del 17 dicembre 2008 (Determinazione n. 241/2008) l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha stabilito il regime di rimborsabilità e il prezzo di vendita del Vectibix®, autorizzata con procedura centralizzata europea dalla Commissione Europea (Agenzia Italiana del Farmaco, 2008). 7 1.1.3 KRAS La proteina KRAS, legante il GTP e codificata dal proto-oncogene KRAS (Kirsten sarcoma 2 viral oncogene homologue), è un trasduttore centrale del segnale a valle per l’EGFR. Il gene KRAS è uno degli oncogeni attivati più di frequente nei tumori umani. Una serie di stimoli, incluso quello mediato dall’EGFR, attivano KRAS, che a sua volta induce altre proteine cellulari in grado di promuovere la proliferazione cellulare, la sopravvivenza cellulare e l’angiogenesi. Alle mutazioni attivanti nel gene KRAS, che si verificano di frequente in diversi tumori umani, è stato attribuito un ruolo importante sia nell’oncogenesi sia nella progressione del tumore. I risultati degli studi clinici evidenziano un bilancio rischio-beneficio negativo nei tumori con mutazioni del gene KRAS; l’evidenza dello status mutazionale di tale gene è per questo richiesta prima dell’inizio della terapia (European Medicines Agency, 2013). Nel carcinoma del colon-retto, l’incidenza di mutazioni attivanti del gene KRAS è compresa tra il 35 e il 50%. Le mutazioni del gene KRAS alterano la conformazione dell’omonima proteina KRAS, compromettendo l’attività delle GTPasi che comporta l’attivazione intracellulare indipendente della trasduzione del segnale di EGFR (Miravalle et al, 2012). 1.2 Il rash papulopustolare L'EGFR non è espresso soltanto in diversi tipi di neoplasie, ma è presente anche nel tessuto cutaneo sano e svolge un ruolo fondamentale nella normale differenziazione dei cheratinociti presenti nell’epidermide. L’attivazione dell’EGFR regola processi di proliferazione, migrazione, cheratinizzazione e sopravvivenza dei cheratinociti che sono di fondamentale importanza nella guarigione delle ferite e nel mantenimento della barriera epidermica. L’inibizione di questo recettore porta alla rottura dell'equilibrio tra proliferazione e differenziazione, causando un assottigliamento dello spessore epidermico. Poichè l’EGFR è espresso nei cheratinociti dei follicoli piliferi e delle ghiandole sebacee, la sua inibizione causa una disorganizzazione dei follicoli nelle aree sebacee della pelle, dove sono localizzate la maggior parte delle ghiandole sebacee (Galimont-Collen et al, 2007). 8 Maggiore attenzione nei confronti delle tossicità cutanee da anti-EGFR si evince dal numero crescente di pubblicazioni e dal significativo impegno volto ad indagare le loro caratteristiche cliniche, l’istopatologia e la fisiopatologia sottostanti. Nonostante questi progressi, i meccanismi alla base di tali effetti collaterali non sono ancora completamente chiariti (Balagula et al, 2011). Gli inibitori-EGFR sono associati a effetti collaterali a livello dermatologico che colpiscono la maggior parte dei pazienti. Tali tossicità cutanee hanno una semiologia classe-specifica unica per il loro genere, distinta dalle tossicità osservate con le chemioterapie convenzionali (Segaert et al, 2005; Segaert et al, 2009). Il rash papulopustolare, la reazione cutanea più comune, di rapida insorgenza e caratteristica dei pazienti trattati con inibitori dell’EGFR, è descritta con termini vari, inadeguati e imprecisi. L’espressione “acneiforme”, infatti, è spesso erroneamente utilizzata. Anche se localizzato nelle aree seborroiche e clinicamente simile all’acne, il rash è caratterizzato prevalentemente da eruzioni follicolari con papule e pustole, non è associato a lesioni cistiche o comedoni e si distingue patologicamente ed eziologicamente dall’acne vulgaris; è, inoltre, spesso pruriginoso e questa caratteristica non è associata all’acne. Il termine più preciso e raccomandato per definire tale reazione cutanea è quello di “rash papulopustolare” (Lacouture, 2007; Lacouture et al, 2010; Peuvrel et al, 2012; Robert et al, 2012; Segaert et al, 2009;). Le zone tipicamente colpite, quelle più ricche di ghiandole sebacee, sono viso (specialmente naso, guance, fronte e mento), cuoio capelluto, tronco, petto e la parte superiore della schiena, ma può estendersi ad altri siti come le estremità (fatta eccezione per i palmi delle mani e le piante dei piedi), l’addome e i glutei, ed essere associata a prurito, dolore, bruciore, aumentata sensibilità cutanea e discomfort, comportando una restrizione nelle attività quotidiane e nell’autonomia dei pazienti (Li et al, 2009; Segaert et al, 2009; Wagner et al, 2007). L’eruzione può apparire un paio di giorni dopo l’inizio della terapia (Segaert et al, 2009), nel corso delle prime due settimane (Amitay-Laish et al, 2010; Balagula et al, 2011; Heidary et al, 2008; Jatoi et al, 2009; Li et al, 2009; Myskowski et al, 2009; Peuvrel et al, 2012; Robert et al, 2012) o comunque entro le prime quattro settimane di trattamento (Lacouture et al, 2011). Comunemente inizia nel corso della prima settimana con un disturbo sensitivo accompagnato da eritema e edema, progredendo con la comparsa delle 9 tipiche papule infiammate caratterizzate da formazioni pustolari al centro, evolvendo poi con la formazioni di croste (Balagula et al, 2011; Choi et al, 2011). In alcuni casi le pustole possono aggregarsi tra loro e asciugarsi formando croste giallastre aderenti e compatte (Segaert et al, 2005). Il periodo di massima intensità del rash è, per la maggior parte degli studi reperiti, incluso nelle prime quattro settimane di trattamento (Amitay-Laish et al, 2010; Bachet et al, 2012; Heidary et al, 2008; Myskowski et al, 2009; Ouwerkerk et al, 2010; Peuvrel et al, 2012; Segaert et al, 2009) o comunque entro le prime sei (Lacouture et al, 2011). Molti autori segnalano come il rash papulopustolare possa regredire parzialmente o completamente con il tempo nel corso del trattamento (Balagula et al, 2011; Li et al, 2009) e senza alcun tipo di trattamento dermatologico, nonostante possa riacutizzarsi dopo ogni nuova infusione di anticorpi monoclonali anti-EGFR (Peuvrel et al, 2012; Segaert et al, 2009). Dopo l’ottava settimana il rash tende a migliorare (Myskowski et al, 2009) ed è comunque meno comune dopo i sei mesi di terapia, quando sono invece più comuni e frequenti altri effetti collaterali dermatologici (Osio et al, 2009); generalmente si risolve dalle 2-4 settimane ai due mesi dalla sospensione della terapia (Balagula et al, 2011; Li et al, 2009; Peuvrel et al, 2012; Segaert et al, 2009; Sipples, 2006;), ma sequele come telangectasia, xerosi, eritema e iperpigmentazione possono durare anche per mesi o anni (Lacouture et al, 2011; Peuvrel et al, 2012), nonostante alcune fonti riportino che tipicamente non vi siano sequele permanenti o a lungo termine sotto forma di cicatrici (Balagula et al, 2011; Sipples, 2006). Il rash è un effetto collaterale fastidioso, che ha un forte impatto sul benessere psicosociale, può causare imbarazzo e compromettere la qualità di vita dei pazienti (Joshi et al, 2010). Per definire il grading del rash viene comunemente utilizzato il NCI-CTCAE (National Cancer Institute-Common Terminology Criteria for Adverse Events Version), che include voci derivate da dati oggettivi e dall’esperienza soggettiva dei pazienti (Cirillo et al, 2009). L’introduzione del NCI-CTCAE, nella sua terza versione, fu antecedente alla diffusione degli anti-EGFR e di altri agenti target, per questo motivo tale classificazione risulta poco efficace per la registrazione accurata della tipologia e del grado degli eventi avversi a livello dermatologico osservati con le terapie introdotte negli ultimi anni. Tale problematica causa spesso una sottostima degli effetti collaterali o una metodica di 10 classificazione poco affidabile degli eventi dermatologici specifici. La versione 4.0 del CTCAE, pubblicata nel maggio 2009, permette una distinzione più precisa della percentuale di superficie corporea coinvolta e risulta più precisa della precedente (Chen et al, 2012). Nel settembre 2009 fu pubblicata la versione 4.02 del NCI-CTCAE, alla quale furono apportate modifiche minime. Tale versione considera la percentuale di superficie corporea coinvolta, la limitazione nelle IADL (Instrumental Activity of Daily Living) o Self-Care ADL (attività della cura di sé), la presenza di infezione, la necessità di una terapia antibiotica o dell’interruzione del trattamento, e suddivide quindi il rash papulopustolare secondo i gradi di severità riportati in tabella 1 (Chen et al, 2012; Grossi, 2011). Tabella 1: Grading del rash papulopustolare secondo il NCI-CTCAE versione 4.02. Grado 1 Papule e/o pustole che ricoprono meno del 10% della superficie corporea, che possono o meno essere associate a sintomi di prurito o di dolore. Grado 2 Papule e/o pustole che ricoprono il 10-30% della superficie corporea, che possono o meno essere associate a sintomi di prurito o di dolore. Hanno un impatto psico-sociale. Limitazione delle attività quotidiane non di cura della persona (instrumental ADL). Grado 3 Papule e/o pustole che ricoprono più del 30% della superficie corporea, che possono o meno essere associate a sintomi di prurito o di dolore. Limitazione delle attività quotidiane di cura della persona (self-care ADL) associate a superinfezione locale con indicazione ad un trattamento antibiotico per os. Grado 4 Papule e/o pustole che ricoprono qualsiasi % di superficie corporea, che possono o meno essere associate a sintomi di prurito o di dolore e associate a estesa sovra-infezione con indicazione ad un trattamento antibiotico endovena; conseguenze potenzialmente letali. Grado 5 Decesso. (Grossi, 2011). 11 La classificazione NCI-CTCAE è la più abitualmente utilizzata per il grading degli effetti collaterali nei trial clinici. Tuttavia è stata progettata principalmente come uno strumento di sorveglianza delle reazioni avverse, e il suo valore come guida nella scelta degli interventi e nella previsione della loro efficacia è discutibile. Vi sono inoltre delle limitazioni al suo utilizzo nel monitoraggio delle reazioni cutanee da agenti anti-EGFR. Alcuni criteri di classificazione, per esempio, basandosi sulla superficie corporea coinvolta dal rash risultano fuorvianti dato che nella maggior parte dei casi le aree coinvolte sono la parte superiore del tronco e il viso e che l’eruzione può essere severa in tali siti anatomici (Lynch et al, 2007). Gli esperti ne consigliano comunque l’utilizzo, sottolineando l’importanza di una valutazione che tenga maggiormente conto della severità che dell’estensione della reazione cutanea (Potthoff et al, 2010). La maggior parte delle eruzioni sono considerate di entità lieve o moderata (grado 1 o 2), con gradi 3 o 4 segnalati dal 5% al 20% dei casi. Le reazioni dermatologiche possono essere gestite modificando il trattamento con anti-EGFR, ma anche riducendo il dosaggio di anticorpi monoclonali, ritardando il trattamento o interrompendo la terapia (Ouwerkerk et al, 2010). Boone e collaboratori (2007) riportano interruzione della terapia nel 32% dei casi, e nel 76% che prosegue la terapia riferiscono comunque la necessità di rinviarne alle volte la somministrazione; nel 60% dei casi, inoltre, la presenza del rash rende necessaria una riduzione del dosaggio terapeutico (Boone et al, 2007). Dato che le riduzioni dei dosaggi o rinvii nella somministrazione possono potenzialmente influenzare in modo negativo gli outcomes del trattamento, gli infermieri di oncologia svolgono un ruolo fondamentale nell’identificazione precoce di segni e sintomi di tossicità cutanea e nella gestione proattiva della stessa, come nell’educazione e nel sostegno del paziente. La prevenzione e la gestione delle tossicità cutanee sono fondamentali per ridurne l’incidenza e la gravità, in un’ottica basata non solo sul trattamento di una complicanza clinicamente rilevante che può compromettere la continuità della terapia influendo negativamente sugli outcomes clinici, ma anche e soprattutto a favore di un miglioramento nella qualità di vita dei pazienti (Ouwerkerk et al, 2010). 12 1.2.1 Possibili fattori predisponenti Jatoi e collaboratori nel 2009, effettuarono uno studio su un campione di 933 pazienti trattati con Cetuximab e chemioterapia adiuvante per neoplasia del colon all’interno del trial clinico N0147 di fase III del North Central Cancer Treatment Group, che testava l’efficacia di tale protocollo terapeutico in pazienti precedentemente sottoposti a resezione chirurgica. Per il grading del rash fu utilizzata la versione 3 del NCI-CTCAE. In questo studio fu osservata un’incidenza maggiore di rash di grado 3 nei pazienti di sesso maschile e nei pazienti con età inferiore ai 70 anni, nonostante il rischio di sviluppare rash di grado severo rimanesse comunque basso (< 10%). In una revisione non sistematica del 2011, Kyriakou e collaboratori studiarono il ruolo delle terapie mirate nei pazienti anziani con neoplasia colon-rettale metastatica, riferendosi specificatamente alla tossicità e tollerabilità. La quantità di fonti in letteratura ad aver preso in esame la popolazione anziana nello specifico risultò limitata, poiché i pazienti anziani sono spesso sottotrattati e sottorappresentati negli studi clinici. In questa revisione furono citati 6 studi per quanto riguarda i pazienti trattati con Cetuximab e 3 studi per quelli trattati con Panitumumab. Non furono evidenziate differenze nella sicurezza e nell’insorgenza di effetti collaterali tra i pazienti anziani e quelli più giovani trattati con tali farmaci. Per quanto riguarda il fototipo, la letteratura riporta dati a sostegno del fatto che in pazienti con fototipo di Fitzpatrick più basso aumenti la frequenza di rash di grado severo, evidenziando quindi il possibile ruolo del fototipo come fattore di rischio per lo sviluppo dello stesso (Balagula et al, 2011; Segaert et al, 2009). Ad ogni modo, come emerge dalla revisione sistematica di Baas e collaboratori del 2012, in letteratura sono presenti dati discordanti e inconsistenti sulla possibile associazione tra l’incidenza e la severità del rash con l’età, il fototipo o la razza e gli indici di performance dei pazienti. Una storia clinica di acne, rosacea o pelle grassa non è inoltre associata alla severità del rash (Balagula et al, 2011; Melosky et al, 2009; Segaert et al, 2005), mentre numerosi autori concordano sul fatto che l’esposizione ai raggi ultravioletti (UVR) o al sole possa contribuire o aggravare lo sviluppo dello stesso (Bachet et al, 2012; Myskowski et al, 2009; Peuvrel et al, 2012). 13 Bachet e collaboratori nella loro revisione sistematica del 2012, ma anche Peuvrel e collaboratori nella loro revisione non sistematica, sempre del 2012, indicano inoltre, come possibile fattore di rischio, l’inadeguata idratazione della pelle e la concomitanza di trattamento radioterapico. In base alla relazione temporale tra radioterapia e trattamento con anti-EGFR, si può osservare una risposta cutanea paradossale. Un aumento significativo del rischio di dermatite severa da radioterapia (grado 3/4) è stato osservato nei pazienti trattati in terapia combinata con anti-EGFR (Balagula et al, 2011; Lacouture et al, 2011) ma, al contrario, il rash papulopustolare può essere assente nelle zone precedentemente irradiate, che rimangono nettamente delineate dalle aree cutanee affette dal rash non sottoposte alla radioterapia in precedenza (Balagula et al, 2011). Nei pazienti trattati con Cetuximab in combinazione alla chemioterapia citotossica, rispetto a quelli trattati con Cetuximab in monoterapia, si riscontra un rischio maggiore di sviluppare rash di qualsiasi grado, ma anche di sviluppare rash di grado severo (Balagula et al, 2011). In pazienti trattati con Erlotinib (piccola molecola inibente le tirosin-chinasi specifiche per EGFR) si è osservata, inoltre, una minor incidenza di rash per i fumatori rispetto ai non fumatori. Nei fumatori trattati con Erlotinib si riscontra infatti un livello plasmatico di farmaco minore e un minore beneficio clinico dalla terapia con anti-EGFR (Li et al, 2009). Joshi e collaboratori nel 2010 effettuarono uno studio retrospettivo tramite revisione delle cartelle cliniche di pazienti visti, tra luglio 2007 e aprile 2008, presso la clinica per le reazioni cutanee e oculari da inibitori di EGFR e chinasi della Northwestern University, includendo un totale di 67 pazienti. Presero in esame pazienti trattati con anticorpi monoclonali e con piccole molecole aventi come bersaglio il recettore EGF per definire l’impatto delle tossicità cutanee sulla qualità della vita. Furono inclusi pazienti che avevano compilato lo Skindex-16 per la valutazione della qualità di vita alla prima visita. Il grading del rash fu rilevato tramite il NCI-CTCAE versione 3, mentre per il fototipo fu utilizzata la classificazione di Fitzpatrick. I risultati dello studio rivelarono come in pazienti più giovani (<50 anni) la percezione globale della qualità di vita correlata alle tossicità dermatologiche sia più bassa e come, nello specifico, il dominio delle emozioni sia quello maggiormente impattato dalla presenza di rash; da questo studio risultò inoltre come alti gradi di severità del rash siano correlati ad una complessiva riduzione della qualità di vita. Nessuna delle altre caratteristiche esaminate, come genere, fototipo, tipo di 14 farmaco e neoplasia furono significativamente connesse col grado della qualità di vita auto percepita correlata alle tossicità cutanee. 1.2.2 L’efficacia della terapia Alcune evidenze sostengono che l’occorrenza di rash cutaneo possa rappresentare un valido marker per l’efficacia degli EGFR-inibitori (Lynch et a, 2007). Vi sono, infatti, studi che sostengono una correlazione positiva tra l’occorrenza e l’intensità dell’eruzione, risposta tumorale e overall survival (sopravvivenza globale) (Baas et al, 2012; Lynch et a, 2007; Ouwerkerk et al, 2010; Robert et al, 2012;). Ad ogni modo questa supposizione è ancora in fase di valutazione; non tutti i pazienti che sviluppano rash rispondono al trattamento e, al contrario, alcuni pazienti con documentata risposta alla terapia non sviluppano questo effetto collaterale (Ouwerkerk et al, 2010). Ci sono, infatti, un numero limitato di studi che non hanno dimostrato una correlazione tra rash e outcome clinico (Lacouture et al, 2011). Non è quindi possibile sostenere che tali terapie siano inefficaci in pazienti che non sviluppano l’eruzione (Lynch et al, 2007) e tale correlazione non è ritenuta utile come marker clinico nel predire l’efficacia del trattamento (Baas et al, 2012). 1.2.3 La rilevazione della tossicità Il trattamento delle neoplasie è spesso molto efficace nell’arrestare la progressione delle stesse, ridurre il dolore e prolungare la vita dei pazienti, ma le terapie sono frequentemente associate a considerevoli effetti collaterali. La valutazione dei sintomi durante la terapia può essere cruciale per le decisioni terapeutiche, considerando, inoltre, che molte terapie hanno un intento palliativo. Il monitoraggio degli effetti collaterali durante la chemioterapia diventa perciò essenziale non solo nei trial clinici che valutano l’efficacia di nuovi trattamenti, ma anche nella pratica quotidiana, in quanto tali eventi avversi possono influenzare la qualità di vita dei pazienti. 15 Recenti studi a supporto dell’utilità dei patient-reported outcomes (PROs) nei trial clinici sostengono la validità dei dati riportati dai pazienti in merito alla severità dei loro sintomi durante la chemioterapia. Anche la rilevazione dei dati da parte dello staff infermieristico può essere una valida e interessante alternativa per la valutazione della tossicità (Cirillo et al, 2009). Cirillo e collaboratori nel 2009 somministrarono un questionario in doppio-cieco, con 13 voci comuni modulate in funzione del NCI-CTCAE (versione 3), a medici e infermieri che riportarono le tossicità di pazienti sottoposti a chemioterapia in regime di Day Hospital presso l’Ospedale “Sacro Cuore-Don Calabria” di Negrar (Verona). I pazienti compilarono un questionario modificato con termini semplificati, riportando le tossicità sperimentate nel corso della terapia. Furono in tutto valutati 85 questionari di medici/infermieri abbinati al corrispondente questionario compilato dai pazienti. I risultati dimostrarono che paziente, infermiere e medico sono generalmente concordi sulla maggior parte dei sintomi e gradi di tossicità, sostenendo il valore dei dati ottenuti direttamente dai pazienti riguardo la severità di sintomi soggettivi ed oggettivi e sottolineando che la raccolta routinaria di informazioni direttamente dal paziente dovrebbe essere considerata un valido strumento nei trial clinici per valutare il beneficio relativo di un trattamento. I risultati nel loro complesso confermarono l’accuratezza delle segnalazioni di tossicità da parte dell’infermiere, comparata con quella riportata dal medico, anche per dati sugli eventi avversi espressi nei gradi definiti dal CTCAE. Lo studio di Cirillo e collaboratori rivelò quindi la validità delle informazioni sulla tossicità riportate dagli infermieri, sostenendo, data la loro grande abilità nell’ottenere le informazioni dai pazienti, il possibile ruolo dello staff infermieristico in quest’area di monitoraggio. 1.3 La gestione del rash papulopustolare La strategia per una gestione efficace è il trattamento precoce. I pazienti dovrebbero informare gli operatori sanitari al primo segno di rash così da poter immediatamente iniziare il trattamento (Sipples, 2006). L’identificazione e il trattamento precoci delle tossicità cutanee EGFR-correlate possono migliorare la qualità di vita dei pazienti e prevenire reazioni severe, che potrebbero causare il rinvio o l’interruzione del trattamento (Lacouture, 2007). 16 Come riportato nella revisione sistematica di Baas e collaboratori del 2012, alcuni autori sostengono che l’implementazione di metodiche profilattiche e di gestione delle reazioni cutanee non permetterebbe più di sfruttare la tossicità cutanea come potenziale marker di funzionalità del trattamento. Anche se sono stati fatti dei tentativi per implementare la valutazione della tossicità cutanea nel processo di decisione clinica, essa non rappresenta uno strumento convalidato con sufficiente potere predittivo positivo o negativo sul piano individuale del paziente per giustificare decisioni ad alto impatto clinico sul proseguimento, l'interruzione o gli aggiustamenti nel dosaggio del farmaco. Ci sono però evidenze che dimostrano chiaramente il valore della gestione di tali tossicità a favore della qualità di vita dei pazienti e dell’efficacia del trattamento. L’efficacia può essere ottimizzata quando le tossicità severe (grado 3-4) sono prevenute o limitate, riducendo la necessità di ricorrere a correzioni nel dosaggio o interruzioni della terapia (Baas et al, 2012). 1.3.1 Educazione del paziente E’ fondamentale che i pazienti siano informati sul trattamento e le sue conseguenze, inclusi gli effetti collaterali, ancora prima di iniziare la terapia (Lacouture, 2007). Possono, inoltre, essere fornite ai pazienti informazioni scritte sul farmaco che sarà loro somministrato e possono essere istruiti a chiamare in reparto all’occorrenza di sintomi o effetti collaterali (Eaby et al, 2008; Oishi, 2008). Gli infermieri di oncologia, che svolgono un ruolo fondamentale nell’educazione e nella formazione dei pazienti, hanno il compito di aiutarli a riconoscere e gestire il rash e di incoraggiarli a segnalare sin dai primi segni l’insorgenza di reazioni cutanee ai loro infermieri e allo staff sanitario, poichè la gestione precoce può migliorare la loro qualità di vita riducendo dolore, discomfort e impatto psico-sociale (Lacouture, 2007). Nel corso della terapia con anti-EGFR i pazienti dovrebbero essere istruiri ad idratare le zone più secche del corpo due volte al giorno utilizzando emollienti senza alcool, per prevenire o alleviare l’eccessiva secchezza della pelle (Eaby et al, 2008; Lynch et al, 2007; Oishi, 2008), evitando l’utilizzo di pomate grasse che, date le loro proprietà occlusive, 17 possono facilitare lo sviluppo di rash occludendo il follicolo (Melosky et al, 2009; Potthoff et al, 2011). E’ importante educare i pazienti ad evitare attività o prodotti che possono seccare la pelle. Prodotti a base alcolica o contenenti profumi, come lozioni, profumi, prodotti per il bucato o la pulizia della casa, andranno quindi evitati (Eaby et al, 2008; Melosky et al, 2009; Oishi, 2008); per l’igiene personale sono da preferire prodotti delicati come quelli utilizzati per l’igiene dei bambini (Oishi, 2008). Mantenere un’adeguata pulizia della cute con detergenti ipoallergenici è essenziale (Dunsford et al, 2008). Docce di durata prolungata (superiore ai cinque minuti), con l’acqua calda sono sconsigliate, a favore di quelle con l’acqua tiepida (Eaby et al, 2008; Melosky et al, 2009; Segaert et al, 2005); è preferibile non utilizzare un’eccessiva quantità di sapone durante la doccia e applicare sempre una lozione o crema idratante senza profumi dopo l’igiene personale (Potthoff et al, 2011). Dato il potenziale rischio infettivo è raccomandato l’utilizzo di asciugamani puliti e lisci per asciugare la pelle, provvedendo ad asciugarla tamponandola e senza strofinarla. Sono inoltre da preferire i vestiti di cotone sottile, anziché quelli di materiale sintetico (Potthoff et al, 2011). E’ preferibile evitare l’eccessiva crescita della barba ed utilizzare un rasoio multilama ben affilato (Pinto et al, 2011), effettuando la rasatura molto cautamente (Potthoff et al, 2011). E’ necessario utilizzare creme emollienti prima della rasatura e soluzioni idratanti dopo, che non contengano alcool, ed evitare i classici dopo-barba o l’utilizzo del rasoio elettrico (Pinto et al, 2011). Per la gestione del rash papulopustolare, distinguendosi dall’acne, va evitato l’utilizzo di prodotti anti acne come il perossido di benzoile o i retinoidi, perché potrebbero irritare e peggiorare la condizione della cute (Lacouture, 2007; Melosky et al, 2008; Oishi, 2008; Segaert et al, 2005). I pazienti dovrebbero essere informati sull’utilizzo di adeguate misure preventive contro il sole, perché l’esposizione allo stesso può aggravare il grado del rash nelle aree del corpo esposte (Lynch et al, 2007; Melosky et al, 2009; Oishi, 2008). I pazienti dovrebbero essere istruiti ad applicare una protezione solare con fattore di protezione solare (SPF) ≥ 15 prima dell'esposizione al sole e ripetere l’applicazione se l’esposizione è prolungata, evitare le lampade abbronzanti ed utilizzare cappelli o vestiti adeguati per proteggersi dal sole (Lynch et al, 2007; Oishi, 2008; Ouwerkerk et al, 2010; Sipples, 2006). Un protettore 18 solare fisico ad ampio spettro, contenente ossido di zinco o biossido di titanio, dovrebbe essere sempre essere usato quando ci si trova all’esterno (Eaby et al, 2008; Lacouture, 2007;) e preferito rispetto ai filtri solari chimici che possono irritare la pelle (Lynch et al, 2007; Ouwerkerk et al, 2010). I cosmetici possono essere utilizzati, seppur con cautela, per coprire il rash. Sono raccomandati cosmetici ipoallergenici (Lacouture, 2007; Oishi, 2008), utilizzabili tranquillamente per coprire rash di grado lieve-moderato (grado 1-2) (Dunsford, 2008), ed è comunque preferibile non utilizzarli nella fase acuta dell’eruzione (Ouwerkerk et al, 2010). E’ poi necessario che il trucco sia rimosso giornalmente con detergenti delicati e ipoallergenici (Oishi, 2008). 1.3.2 Profilassi Data l’elevata frequenza del rash papulopustolare nei pazienti trattati con anti-EGFR e la sua consistente comparsa nelle prime 2-4 settimane di terapia, e considerate inoltre le sequele cutanee a lungo termine che possono perdurare per mesi o anni dopo la fine del trattamento, misure profilattiche/preventive sono raccomandate, a meno che non vi siano controindicazioni basate su fattori legati al paziente o agli operatori sanitari (Lacouture et al, 2011). Scope e collaboratori nel 2007 furono i primi a pubblicare i risultati di un trial clinico sulla gestione del rash papulopustolare con l’obbiettivo di valutare l’efficacia del trattamento con minociclina orale, tazarotene topico o entrambi, nel ridurre o prevenire il rash cutaneo correlato alla terapia con Cetuximab (in monoterapia o associato alla chemioterapia), somministrandoli in via profilattica dal primo giorno di infusione del farmaco. In questo trial randomizzato in doppio cieco, svolto presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center (New York), i pazienti, tutti affetti da cancro colon-rettale metastatico, furono randomizzati a ricevere il trattamento profilattico orale con minociclina 100 mg/die (24 pazienti) o placebo (24 pazienti) nelle prime otto settimane di trattamento, e a ricevere l’applicazione di tazarotene topico (un derivato della vitamina A) sul lato destro (24 pazienti) o sinistro (24 pazienti) del viso una volta al giorno. L’utilizzo topico di tazarotene, comparato al lato del viso non esposto a tale agente, non risultò efficace nella 19 riduzione delle lesioni; inoltre, la compliance al suo utilizzo fu compromessa dalla conseguente irritazione della pelle. L’utilizzo della minociclina, invece, apportò un beneficio clinico dimostrando la sua efficacia nel ridurre l’estensione del rash solo fino all’ottava settimana, dato che da questo momento in poi il rash dei pazienti nel gruppo di controllo migliorò spontaneamente. Jatoi e collaboratori nel 2008 testarono l’efficacia della profilassi con tetracicline versus placebo nella prevenzione del rash papulopustolare. In questo trial controllato in doppio cieco, condotto dal North Central Cancer Treatment Group (NCCTG), 61 pazienti furono randomizzati a ricevere la profilassi con tetracicline 500 mg due volte al giorno (31 pazienti) o placebo (30 pazienti). Il grading del rash fu assegnato tramite il NCI-CTCAE versione 3. L’incidenza di rash nei due gruppi risultò sovrapponibile. In questo studio, le tetracicline non furono efficaci nel prevenire il rash correlato agli inibitori-EGFR, ma alcune considerazioni preliminari sulla diminuzione della severità del rash e sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti, suggerirono la necessità di ulteriori studi sull’efficacia di questi antibiotici. Nella revisione sistematica di Baas e collaboratori del 2012 vengono citati altri RCTs sulla gestione del rash che però fallirono nel dimostrare un beneficio tramite il trattamento proposto. L’European Medical Agency propone comunque di valutare l’utilizzo profilattico di tetracicline orali per 6-8 settimane e l’applicazione di una crema idratante a base di idrocortisone all’1%; anche Bachet e collaboratori, nella loro revisione sistematica del 2012, sostengono che le tetracicline dovrebbero essere prescritte routinariamente come profilassi per un periodo minimo di sei settimane, se non controindicato. Jatoi e collaboratori nel 2010, in un trial controllato in doppio cieco, studiarono la possibile efficacia di una profilassi con crema solare (SPF 60) applicata due volte al giorno. Arruolarono 54 pazienti nel gruppo sperimentale (crema solare) e 56 pazienti nel gruppo di controllo (placebo). Il grading del rash fu valutato con l’NCI-CTCAE versione 3. Non furono riscontrate differenze nell’incidenza e severità di rash tra i due gruppi di pazienti trattati con profilassi o placebo. Lo studio STEPP di Lacouture e collaboratori del 2010, un RCT multicentrico in aperto di fase II condotto negli Stati Uniti, arruolò 95 pazienti con cancro colon-rettale metastatico sottoposti a terapia con Panitumumab randomizzandoli in due gruppi. Un gruppo, di 48 20 pazienti, fu sottoposto a profilassi con creme idratanti, creme solari, idrocortisone topico 1% e doxiciclina (100 mg due volte al giorno), mentre l’altro, di 47 pazienti, fu sottoposto a trattamento reattivo che constava di qualsiasi trattamento ritenuto necessario dal ricercatore per trattare il rash; ai pazienti nel gruppo di controllo non fu comunque vietato l’utilizzo di creme idratanti o solari se decidevano di farlo autonomamente. Le tossicità cutanee da Panitumumab furono valutate utilizzando una versione modificata del NCICTCAE (versione 3). Nello STEPP l’incidenza di rash grado≥2 durante le prime sei settimane di trattamento fu ridotta di più del 50% nel gruppo sottoposto a profilassi rispetto al gruppo di controllo, senza interferire con l’attività anti-tumorale del farmaco; i pazienti appartenenti al gruppo sottoposto a profilassi riportarono, inoltre, un minor impatto sulla qualità di vita (valutata tramite il Dermatology Life Quality Index) e l’occorrenza di tossicità di grado severo fu significativamente ritardata. Lo STEPP fu il primo studio a rafforzare e sostenere fermamente il potenziale valore di un trattamento profilattico. L’utilizzo profilattico di una crema contenente urea e vitamina k1 0,1%, applicata due volte al giorno sul viso dalla prima infusione di terapia, fu testato su quattro pazienti con cancro colon-rettale in terapia di prima linea con Cetuximab associato alla chemioterapia in uno studio non controllato svolto presso l’Istituto Oncologico di Lubiana, il cui scopo era permettere ai pazienti di portare a termine il trattamento senza riduzioni del dosaggio o interruzioni nella terapia. Durante lo studio nessuno dei pazienti necessitò la prescrizione di antibiotici per via orale o topica o di altre creme. Nessuno dei pazienti necessitò, inoltre, riduzioni del dosaggio o interruzioni nel trattamento, attestando quindi la possibile efficacia profilattica della crema con urea e vitamina k1 0,1% (Ocvirk, 2010). Ocvirk e collaboratori (2010) effettuarono un altro studio non controllato sull’efficacia della profilassi con crema a base di urea e vitamina k1 0,1% su un gruppo di 43 pazienti con cancro colon-rettale metastatico che applicarono la crema due volte al giorno dal primo giorno d’infusione della terapia. I risultati dello studio segnalarono una riduzione nell’insorgenza di rash di ogni grado, non furono osservati rash di grado 3 e 4, e non furono necessarie riduzioni del dosaggio o interruzioni nella terapia. Il grading del rash fu rilevato tramite il NCI-CTCAE versione 3. 21 1.3.3 Trattamento Le raccomandazioni per il trattamento del rash si basano sul suo grado e sulle sue caratteristiche. I pazienti potrebbero ricevere la prescrizione per eventuali trattamenti topici prima di iniziare la terapia, in modo da iniziare il trattamento al primo segno (Sipples, 2006). Il rash di grado 1 può non richiedere un trattamento (Lynch et al, 2007; Pinto et al, 2011;), tuttavia può essere appropriato trattare alcuni rash di grado 1 con l’utilizzo di steroidi topici (come l’idrocortisone 1% o 2,5% e l’ alclometasone dipropionato 0,05%) o di antibiotici topici, come clindamicina 1% (Lacouture, 2007; Lynch et al, 2007), eritromicina, metronidazolo o nadifloxacina (Potthoff et al, 2011). Il trattamento appropriato per il rash di grado 2 e 3 include gli stessi agenti topici utilizzati per quello di grado 1 con l’aggiunta di antibiotici per via orale, come minociclina e doxiciclina. Nel caso di un mancato miglioramento del rash dopo questo regime terapeutico potrebbe essere preso in considerazione l’utilizzo di cortisonici per via orale, come un breve ciclo di metilprednisolone (Lacouture, 2007). Nei pazienti con rash di grado 3 è consigliata l’interruzione del trattamento fino ad un miglioramento dell’eruzione ed una sua recessione al grado 2. Rash di grado 3 in pazienti molto sintomatici o che non rispondono ai trattamenti possono essere gestiti con retinoidi per via orale, corticosteroidi endovena, antistaminici endovena/intramuscolo, antibiotici endovena o idratazione (Pinto et al, 2011). Nel caso di pazienti con rash di grado 3-4 sono consigliati la prescrizione di analgesici (Dunsford, 2008) e l’utilizzo di un unguento topico a base di sulfadiazina d'argento che facilita la guarigione formando una barriera protettiva (Oishi, 2008). Le reazioni di grado 4 sono molto rare e richiedono un’immediata e definitiva interruzione della terapia, trattamento topico (come indicato per i gradi minori), trattamento sistemico come indicato per il rash di grado 3 (Pinto et al, 2011). Il rash al cuoio capelluto può essere trattato con clobetasolo in schiuma o fluocinolone in shampoo (Lacouture, 2007), ma anche l’eritromicina topica al 2% può essere applicata (Pinto et al, 2011). Le ulcerazioni che è noto si formino nelle narici possono essere invece trattate con mupirocina nasale al 2% in pomata (Lacouture, 2007). 22 Il prurito, che è frequentemente associato alla secchezza della cute, può essere alleviato dall’utilizzo di antistaminici come idrossizina o difenidramina. Gel ad uso topico contenenti collagene, aloe, vitamina E e lidocaina possono inoltre essere utilizzati per ridurre il prurito e la sensazione di bruciore associata allo stesso (Lacouture, 2007). Ocvirk e collaboratori nel 2008 e 2009 attestarono l’efficacia di una crema a base di urea e vitamina K1 0,1% nella gestione del rash papulopustolare, con due studi non controllati svolti presso l’Istituto di Oncologia di Lubiana, includendo rispettivamente 30 e 79 pazienti con cancro colon-rettale metastatico. La crema fu applicata due volte al giorno dopo la comparsa del rash. I risultati evidenziarono l’efficacia della crema nella gestione del rash e di altre tossicità cutanee. Il grading del rash fu rilevato tramite il NCI-CTCAE versione 3. Radovics e collaboratori nel 2010 effettuarono in Austria uno studio non controllato sull’efficacia di una crema contenente vitamina k1. Inclusero 64 pazienti in trattamento con Cetuximab associato alla chemioterapia per diverse indicazioni, principalmente tumori del colon-retto metastatici o carcinomi a cellule squamose di testa e collo. La crema veniva applicata dall’inizio della terapia o alla prima occorrenza di rash, senza una precisa indicazione sul timing e sulla modalità di applicazione (se confinata alla zona interessata dal rash o estesa). Il grading del rash fu valutato da una Independent Review Committee (IRC) composta da un dermatologo, un infettivologo e un oncologo che esaminarono le fotografie dei pazienti attribuendo, nella maggior parte dei casi, grading superiori a quelli rilevati dai medici curanti. I pazienti documentarono un miglioramento del dolore e del prurito, nonché delle complicanze, dimostrando la validità della crema con vitamina k1 non solo dal punto di vista del medico curante, ma anche dal punto di vista del paziente. E’attualmente in fase di studio anche l’efficacia della vitamina K3 (menadione) nella prevenzione delle tossicità cutanee correlate agli inibitori di EGFR (Perez-Soler et al, 2011). La gestione del rash dovrebbe comunque essere personalizzata per ogni paziente, in base al tipo, severità e localizzazione della tossicità cutanea. I pazienti dovrebbero essere valutati da un dermatologo esperto nella gestione del rash causato da agenti anti-EGFR se non migliora dopo 14 giorni di trattamento (Melosky et al, 2009), se è di grado severo, se le lesioni hanno un aspetto o una distribuzione inusuale (Lynch et al, 2007; Oishi, 2008), se il rash è associato a necrosi, sanguinamento, petecchie o porpora (Lacouture, 2007). 23 1.3.4 Gestione sintomatica non farmacologica Molti dei pazienti che sviluppano rash papulopustolare hanno esperienza di prurito, dolore, bruciore e infiammazione della pelle (Lacouture et al, 2011; Peuvrel et al, 2012). L’utilizzo di lozioni alla farina d’avena può avere un potere lenitivo e antinfiammatorio, permettendo un beneficio sintomatico e un miglioramento dell’eruzione (Alexandrescu et al, 2007). Beneficio sintomatico può essere ottenuto, inoltre, dall’utilizzo di creme mantenute fredde, per esempio in frigorifero (Melosky et al, 2009). Per quanto riguarda il prurito, che risulta più comune (57%) nei pazienti trattati con Panitumumab (Lacouture, 2007), è innanzitutto necessario mantenere un’adeguata idratazione della pelle nonché utilizzare trattamenti topici come lozioni al mentolo, alla farina d’avena e impacchi freddi (Wu et al, 2011); anche lozioni a base di urea o polidocanolo sono consigliate per lenire il prurito (Potthoff et al, 2011). E’ stato dimostrato che il mentolo suscita la stessa sensazione rinfrescante provocata dalle basse temperature e che tale sensazione porta beneficio nei pazienti che presentano prurito (Lacouture et al, 2011). Per il rash severo, inoltre, l’applicazione di impacchi umidi può aiutare a ridurre l’infiammazione (Lacouture, 2007). 24 Capitolo 2: Il protocollo 2.1 Il problema di ricerca Come appare dalla revisione della letteratura, non ci sono al momento linee guida sulla profilassi e il trattamento del rash papulopustolare. Questo effetto collaterale, seppur raramente grave o fatale, impatta significativamente sulla qualità di vita del paziente e può compromettere la continuazione del trattamento richiedendo modificazioni del dosaggio, interruzioni o l’abbandono della terapia. E’ ribadito in letteratura il ruolo fondamentale che l’infermiere di oncologia svolge nell’educazione del paziente, nonché nella gestione proattiva e tempestiva dei questo effetto collaterale. Per tali motivi si è pensato di esplorare le pratiche attualmente in uso nei Day Hospital oncologici dell’Area Vasta Udinese, nonché le eventuali strategie messe in atto autonomamente dai pazienti e stimare la possibile associazione tra tali fattori e l’insorgenza del rash papulopustolare. 2.2 Obiettivi Gli obiettivi primari dello studio condotto erano: - Rilevare l’incidenza e il grading del rash papulopustolare, l’esposizione pregressa a profilassi e/o trattamenti e altre caratteristiche rilevanti del campione. - Rilevare le indicazioni/raccomandazioni per la prevenzione non farmacologica fornite dall’infermiere al paziente e gli standard di gestione del rash papulopustolare. Gli obiettivi secondari dello studio erano: - Confrontare le caratteristiche dei pazienti che hanno sviluppato o meno rash, al fine di stimare la possibile associazione tra l’esposizione e l’esito sanitario; evidenziare, quindi, eventuali fattori di rischio e/o fattori protettivi. 25 - Confrontare le caratteristiche dei pazienti che hanno sviluppato rash, al fine di evidenziare eventuali fattori di rischio e/o fattori protettivi per l’insorgenza di rash di grado >2. 2.3 Metodi e strumenti 2.3.1 Disegno di studio E’ stato condotto uno studio osservazionale multicentrico. 2.3.2 Setting dello studio Lo studio è stato svolto presso i Day Hospital Oncologici dell’Area Vasta Udinese (ASS n°3 “Alto Friuli”, ASS n°4 “Medio Friuli”, ASS n°5 “Bassa Friulana”) e dell’AOU “Santa Maria della Misericordia” di Udine. 2.3.3 Campionamento Lo studio ha coinvolto due popolazioni: i pazienti oncologici trattati o in trattamento con Cetuximab o Panitumumab (monoterapia o in associazione con chemioterapia), e gli infermieri di oncologia. E’ stato effettuato un campionamento di convenienza. Erano eleggibili pazienti con almeno 18 anni, con diagnosi di patologia tumorale trattata, o in trattamento, con Cetuximab o Panitumumb (monoterapia o in associazione con chemioterapia) per un periodo minimo di 1 mese (Lacouture et al, 2011). Sono stati inclusi solo pazienti che comprendessero la lingua italiana, senza deficit cognitivi e che avessero compilato il consenso informato scritto per la partecipazione allo studio. Erano considerati criteri di esclusione: - Presenza di rash cutaneo precedente all’inizio della terapia con Cetuximab o Panitumumab. 26 Erano poi eleggibili infermiere prestanti servizio presso un Day Hospital oncologico all’interno dell’Area Vasta Udinese che avessero compilato il modulo per il consenso informato scritto per la partecipazione allo studio. Era criterio di esclusione essere un’infermiere neoassunto in periodo di affiancamento. Sono stati pertanto arruolati 39 pazienti trattati, o in trattamento, con Cetuximab o Panitumumab. Sono stati inclusi pazienti trattati, o in trattamento, dal gennaio 2011 al marzo 2013, che avessero effettuato almeno un mese di terapia. Sono inoltre stati arruolati 35 infermieri. 2.3.4 Variabili Le variabili analizzate nel campione dei pazienti sono state: genere; età; diagnosi; valutazione KRAS (wild type/mutato); schema terapeutico e cicli effettuati; risposta terapeutica alla prima rivalutazione; modifiche terapeutiche a causa del rash; fototipo; storia di acne, rosacea, pelle grassa; fumo di tabacco nel corso della terapia; profilassi farmacologica per la prevenzione del rash; raccomandazioni/indicazioni non farmacologiche per la prevenzione del rash e aderenza da parte del paziente; comparsa di rash papulopustolare; timing della comparsa; segni e sintomi associati al rash; reazione soggettiva del paziente (se aspettava la comparsa del rash e che tipo di spiegazione ha dato a tale evento); definizione soggettiva del rash; 27 strategie individuali attivate ed efficacia delle stesse; tempistica di informazione del reparto e figura con la quale è avvenuto il primo contatto; trattamento a cui il paziente è stato sottoposto dopo la comparsa del rash e percezione di efficacia/non efficacia; periodo di maggiore severità del rash e grading; esposizione, anche indiretta, al sole ed eventuale utilizzo di creme solari; utilizzo di cosmetici; tempistica di risoluzione/eventuale grading attuale; sequele cutanee e tempistica di risoluzione. Le variabili analizzate nel campione degli infermieri sono state: genere; età; anzianità di lavoro come infermiere; anzianità di lavoro nell’area oncologica; informazione del paziente sulla tossicità cutanea e modalità d’informazione; raccomandazioni/indicazioni non farmacologiche per la prevenzione del rash e modalità d’informazione; raccomandazioni/indicazioni non farmacologiche per la gestione sintomatica del rash e modalità d’informazione; standard di gestione farmacologica (profilassi e di trattamento); necessità di aggiornamento e ambito specifico della stessa. 2.3.5 Strumenti di raccolta dati Sono stati utilizzati strumenti di raccolta dati costituiti ad hoc e riportati in allegato (All n.1 e All n.2). Per il campione dei pazienti è stato ideato un questionario-intervista strutturato compilato dall’intervistatore (All n.1). Alcune delle variabili rilevate (età, diagnosi, schema 28 terapeutico, cicli effettuati, risposta terapeutica, modifiche terapeutiche, tempo di interruzione della terapia) sono state invece dedotte dalla cartella clinica del paziente. Per la popolazione infermieristica è stato ideato un questionario ad hoc compilato autonomamente dagli infermieri (All n.2). 2.4 Bias I possibili bias sono stati controllati con le seguenti strategie: 1. Bias di selezione: - Sono stati arruolati tutti i pazienti trattati o in trattamento con Cetuximab o Panitumumab dal 2011 al marzo 2013 prendendo in considerazione 6 ospedali, senza esclusioni riguardanti la patologia di base o lo schema terapeutico. - L’inclusione di pazienti che avessero effettuato un periodo di terapia troppo breve avrebbe potuto causare una sottostima dell’incidenza di rash. Per questo motivo, sulla base dei dati riportati in letteratura (Lacouture et al, 2011), sono stati inclusi solo pazienti che avessero effettuato almeno quattro settimane di terapia. 2. Bias dell’intervistatore (o interviewer bias): - Il fatto che l’intervistatore sapesse se i pazienti avevano sviluppato rash, il grado dello stesso e i trattamenti a cui erano stati sottoposti, avrebbe potuto influenzare il processo di raccolta dati facendo sì che la rilevazione fosse condizionata dalle informazioni presenti in cartella. Per controllare questo bias l’intervistatore ha visionato le cartelle dei pazienti in un primo momento solo per considerare gli schemi terapeutici e valutare i criteri d’inclusione ed ha quindi visionato le cartelle nel dettaglio soltanto dopo aver effettuato l’intervista. 3. Bias del ricordo (o recall bias): - Pazienti che hanno sviluppato rash potrebbero ricordare l’esposizione in maniera diversa rispetto a chi non l’ha sviluppato o viceversa. A tale proposito l’intervistatore ha condotto l’intervista nella maniera più oggettiva 29 possibile, senza esprimere valutazioni personali o riferire al paziente se il fattore che stava indagando era un possibile fattore di rischio o protettivo. 2.5 Questioni etiche Lo studio è stato condotto rispettando le norme di buona pratica etica. Sono state ottenute le autorizzazioni necessarie garantendo la privacy dei pazienti e degli infermieri ottenendo il loro consenso informato scritto alla partecipazione allo studio. I pazienti e gli infermieri sono stati numerati, rispettivamente da 1 a 39 e da 1 a 35, per garantire la privacy dei dati raccolti. 2.6 Analisi dei dati I dati sono stati analizzati con l’utilizzo del programma SPSS versione 18. Dopo aver utilizzato gli strumenti e metodi della statistica descrittiva per individuare frequenza, percentuali e valori di tendenza centrale con un intervallo di confidenza (IC) al 95%, si è utilizzata la statistica inferenziale. Per confrontare gruppi, nel caso di variabili dicotomiche, è stato utilizzato il Test Chi Quadrato (χ²) mentre, nel caso di variabili continue è stato utilizzato il test ANOVA (per più gruppi) o T Test – U Mann Whitney per due gruppi, in relazione alla normalità della distribuzione delle variabili. E’ stato pertanto adottato un modello di analisi multivariata per la definizione di rapporti di associazione tra le variabili considerate. In accordo al disegno di studio è stato calcolato l’Odds Ratio (OR) con un IC95%. Il valore di significatività Statistica è stato posto a valori di p < 0.05. 30 Capitolo 3: Risultati 3.1 Popolazione infermieristica Hanno risposto al questionario 35 infermieri su un totale di 43 (81.4%) di sei Day Hospital oncologici di centri diversi così distribuiti: 2 (5.7%) dall’Ospedale di Gemona, 3 (8.6%) dall’Ospedale di Latisana, 4 (11.4%) dall’Ospedale di San Daniele del Friuli, 5 (14.3%) dall’Ospedale di Palmanova e 6 (17.1%) dall’Ospedale di Tolmezzo. Presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine hanno infine risposto 15 infermieri (42.9%). Gli intervistati erano per la quasi totalità di genere femminile (34; 97.1%) e avevano un’età media di 45.4 anni (IC95% 43.4-47.38). Osservando la distribuzione per età tra i diversi centri coinvolti, non emergono differenze statisticamente significative (F 0.999; p=0.436). Analizzando l’esperienza complessiva come infermieri, la popolazione intervistata aveva una media di anzianità di servizio di 23.8 anni (IC95% 21.3-26.3), mentre un’anzianità specifica presso l’area oncologica di mediamente 10.5 anni (IC95% 8.0-13.0). Stratificando per centro non emergono differenze statisticamente significative tra i centri per anzianità di servizio (F 1.053; p=0.406), come pure non emerge differenza nell’anzianità specifica in oncologia (F 1.086; p=0.390). 3.1.1 Educazione e informazione del paziente Alla domanda in cui era chiesto se nel centro di appartenenza i pazienti sono informati sulla tossicità cutanea, la quasi totalità dei partecipanti (34; 97.1%) ha risposto in maniera affermativa. Solo un infermiere (2.9%) ha specificato che l’informazione sulla tossicità cutanea non avviene con regolarità. Nei vari centri si utilizzano mediamente 1.5 modalità per informare i pazienti in merito alle tossicità cutanee (range: 1-3): 19 infermieri (54.3%) riportano di utilizzare una sola modalità, 13 (37.1%) ne riportano almeno 2, e 3 infermieri (8.6%) riportano 3 modalità. 31 Va segnalato che esiste una variabilità nelle modalità utilizzate tra i centri: sono più numerose in alcuni (modalità media di 2.6, DS: 0.5) e meno in altri (modalità media di 1.0, DS: 0.25). Tale differenza è statisticamente significativa (F 11.466; p=0.000). Complessivamente le modalità utilizzate per informare i pazienti sono riportate di seguito. Tabella 2: Modalità di trasmissione delle informazioni sulle tossicità cutanee. Modalità Frequenza % Colloquio orale 35 100 Opuscolo fornito dalla casa farmaceutica 12 34.3 Opuscolo creato ad hoc dal servizio 5 14.2 Nella successiva domanda si chiedeva se erano fornite raccomandazioni o indicazioni non farmacologiche per la prevenzione, o l’attenuazione, del rash papulopustolare. I partecipanti hanno risposto in maniera affermativa nella prevalenza dei casi (24; 68.6%); va tuttavia segnalato che 7 partecipanti (20%) riportano che le raccomandazioni non vengono sempre fornite, mentre 2 (5.7%) riferiscono di non fornire informazioni e altri 2 (5.7%) non ne sono a conoscenza. Quando fornite le indicazioni riguardano igiene, idratazione e cura del corpo per 30 partecipanti (96.7%), aspetti attinenti l’esposizione al sole e fattori atmosferici (18; 58%), la tipologia di indumenti da preferire (12; 38.7%), la cosmesi (13; 41.9%), la rasatura (6; 19.3%), e infine l’alimentazione (3; 9.7%). Tali indicazioni sono di norma fornite con, in media, 1.5 modalità (IC95% 1.3-1.7). Tabella 3.1: Indicazioni/raccomandazioni su igiene, idratazione e cura del corpo. Indicazione/raccomandazione Frequenza % Idratare la cute 22 31.8 Mantenere una buona igiene 19 27.5 13 18.8 personale Utilizzare detergenti delicati/non 32 aggressivi Utilizzare emollienti e oli da bagno o doccia 4 5.8 Non utilizzare prodotti contenenti profumi o additivi 2 2.9 Evitare l’acqua troppo calda per 2 2.9 2 2.9 Idratare la cute con creme specifiche 2 2.9 Non rimuovere le crosticine con le 1 1.5 1 1.5 1 1.5 l’igiene, preferirla tiepida Mantenere pulite le unghie e tagliarle regolarmente unghie Controllare giornalmente lo stato della cute Utilizzare shampoo anti-forfora Tabella 3.2: Indicazioni/raccomandazioni sull’esposizione al sole e fattori atmosferici. Indicazione/raccomandazione Frequenza % Evitare l’esposizione al sole 17 74.0 Evitare l’esposizione a vento e basse 2 8.7 2 8.7 1 4.3 1 4.3 temperature Usare filtri solari ad alta/altissima protezione Utilizzare occhiali da sole con filtri UV e cappello di grandi dimensioni Evitare l’esposizione a fonti di calore 33 Tabella 3.3: Indicazioni/raccomandazioni sulla tipologia di indumenti da preferire. Indicazione/raccomandazione Preferire l’utilizzo di indumenti in Frequenza % 8 50.0 7 43.8 1 6.2 fibre naturali (cotone e lino) Utilizzare calzature morbide e non strette Evitare indumenti di lana, con elastici e/o lacci, cerniere, colletti alti e stretti Tabella 3.4: Indicazioni/raccomandazioni sulla cosmesi. Indicazione/raccomandazione Frequenza % Cosmesi ( non specificato) 8 57.1 Utilizzare solo cosmetici 3 21.5 Evitare la cosmesi 2 14.3 Evitare l’utilizzo di creme colorate per 1 7.1 ipoallergenici compatti il viso Tabella 3.5: Indicazioni/raccomandazioni sulla rasatura. Indicazione/raccomandazione Frequenza % Radersi regolarmente con rasoi 3 33.3 3 33.3 2 22.3 multilama, evitando i rasoi elettrici Utilizzare creme emollienti prerasatura ed idratanti dopo la rasatura, assicurandosi che non contengano alcol o profumi Utilizzare rasoi elettrici e non rasoi a 34 lama Radersi con cautela 1 11.1 Tabella 3.6: Indicazioni/raccomandazioni sull’alimentazione. Indicazione/raccomandazione Mantenere un buon Frequenza % 3 75.0 1 25.0 apporto alimentare Bere abbondante acqua Nel particolare un infermiere specifica il tipo di oli o emollienti da utilizzare per l’idratazione e il numero di volte in cui vanno giornalmente applicati, citando l’olio di mandorla o i prodotti a base di vitamina E applicati due volte al giorno. Per quanto riguarda l’esposizione al sole, inoltre, un solo infermiere specifica che se non è possibile evitarla è comunque necessario evitare le ore più calde ed esporsi gradualmente. La modalità più frequente con cui le informazioni sono fornite rimane il colloquio (32; 91.4%), seguita dall’opuscolo fornito dalla casa farmaceutica (12; 34.3%) e dall’opuscolo creato ad hoc dal servizio (8; 22.8%). Per quanto riguarda invece la gestione sintomatica non farmacologica, 19 partecipanti (54.3%) offrono indicazioni/raccomandazioni, 7 (20%) non sempre offrono indicazioni/raccomandazioni, 6 (17.1%) non offrono raccomandazioni, mentre 3 (8.6%) non ne sono a conoscenza. Coloro che ritengono di offrire indicazioni si concentrano sull’utilizzo di trattamenti topici (16; 61.5%), sull’igiene e cura del corpo (15; 57.7), sull’utilizzo di impacchi e composti naturali (5; 19.2%), sull’esigenza di limitare l’esposizione al sole e agenti atmosferici (3; 11.5%) e sugli indumenti da utilizzare (3; 11.5%). Tali informazioni sono mediamente offerte con 1.4 modalità (IC95% 1.2-1.6) che riguardano prevalentemente il colloquio orale (26; 74.3%), seguita dall’opuscolo informativo della casa farmaceutica (5; 14.3%) e da quello creato ad hoc dal servizio (5; 14.3%). 35 Confrontando le attitudini non emergono differenze statisticamente significative nella quantità di partecipanti che offrono informazioni sulla tossicità cutanea e coloro che offrono raccomandazioni di profilassi (χ²=4.118; p=0.249); emerge invece una più alta attitudine degli infermieri a offrire informazioni sulla profilassi rispetto a quelle per la gestione sintomatica non farmacologica (χ²=25.911; p=0.002). Tabella 4.1: Trattamenti topici per la gestione sintomatica non farmacologica. Indicazione/raccomandazione Frequenza % 8 47.0 Creme contenenti urea e/o vit. K 6 35.3 Utilizzo di creme specifiche 2 11.8 Crema al mentolo naturale 1 5.9 Utilizzo di creme emollienti, idratanti, lenitive Tabella 4.2: Igiene e cura del corpo per la gestione sintomatica non farmacologica. Indicazione/raccomandazione Frequenza % 7 29.1 4 16.6 4 16.6 Cura della persona 2 8.3 Utilizzare spugne naturali 1 4.2 Utilizzare oli da bagno come l’olio 1 4.2 1 4.2 Mantenere una buona igiene personale Utilizzare l’acqua tiepida per l’igiene Non utilizzare detergenti aggressivi/irritanti di mandorle dolci Non utilizzare latte detergenti o simili, ma creme da lavaggio per il viso 36 Asciugare la pelle tamponandola 1 4.2 Tagliare frequentemente le unghie 1 4.2 Utilizzare cosmetici ipoallergenici 1 4.2 Evitare la crescita della barba, quindi 1 4.2 evitando di sfregare radersi frequentemente Tabella 4.3: Impacchi e composti naturali per la gestione sintomatica non farmacologica. Indicazione/raccomandazione Frequenza % Bagni con amido di riso 3 23.1 Impacchi freddi 3 23.1 Igiene con composti naturali ad 3 23.1 Impacchi con amido di riso 2 15.3 Impacchi di soluzione fisiologica 1 7.7 Impacchi di camomilla e/o malva 1 7.7 effetto lenitivo Tabella 4.4: Limitazione dell’esposizione al sole ed eventi atmosferici per la gestione sintomatica non farmacologica. Indicazione/raccomandazione Limitare l’esposizione al sole e Frequenza % 2 66.7 1 33.3 utilizzare schermi solari Evitare l’esposizione al vento e alle basse temperature 37 Tabella 4.5: Indicazioni/raccomandazioni sull’abbigliamento per la gestione sintomatica non farmacologica. Indicazione/raccomandazione Utilizzare indumenti in fibra naturale Frequenza % 2 66.7 1 33.3 (cotone e lino) Utilizzare indumenti che non irritano la pelle Nel particolare un infermiere specifica che è necessario educare il paziente a riconoscere i vari gradi di tossicità cutanea e gestirne i sintomi, ma ad avvisare la struttura nel caso in cui i trattamenti non farmacologici non siano abbastanza efficaci. Due infermieri specificano, inoltre, che nei casi più severi l’oncologo potrebbe scegliere di indirizzare il paziente dal dermatologo. 3.1.2 Standard di gestione Gli infermieri coinvolti ritengono che nella propria unità operativa siano adottate metodiche farmacologiche per la prevenzione e trattamento del rash papulopustolare (29; 89.9%). Tuttavia 3 infermieri (8.6%) segnalano che nella loro unità operativa non vengono utilizzate metodiche farmacologiche per la prevenzione del rash o non ne sono a conoscenza (3; 8.6%); rispetto al trattamento del rash, invece, 2 infermieri (5.7%) segnalano che nella loro unità operativa non vengono utilizzate metodiche di trattamento farmacologico e 4 (11.4%) non ne sono a conoscenza. 3.1.3 Formazione continua Complessivamente su questa tematica gli infermieri coinvolti riterrebbero importante un aggiornamento specifico (26; 74.3%), mentre 6 infermieri (17.1%) non lo ritengono prioritario e 3 (8.6%) sono indecisi. Le tematiche su cui gli infermieri ritengono importante un aggiornamento sono riportate di seguito. 38 Tabella 5: Necessità di aggiornamento. Ambito Frequenza % Prevenzione e/o trattamento 9 36.0 Indicazioni/raccomandazioni non 5 20.0 3 12.0 Prevenzione non farmacologica 2 8.0 Tutti gli ambiti in cui l’infermiere può 2 8.0 1 4.0 1 4.0 Gradi di tossicità cutanea 1 4.0 Tossicità cutanea di tutti i farmaci in 1 4.0 farmacologiche per la gestione sintomatica Tossicità cutanea in ambito oncologico agire Approccio multidisciplinare mirato per la gestione della tossicità cutanea Indicazioni di trattamento farmacologico e non farmacologico uso 3.2 Pazienti oncologici Sono stati selezionati 45 pazienti rispondenti ai criteri di inclusione prestabiliti; di questi pazienti 2 hanno rifiutato l’intervista e 4 non sono stati contattati per problematiche relative alla loro situazione clinica. Sono stati quindi intervistati 39 pazienti. Di tali pazienti ne sono stati intervistati 7 trattati nel centro di Palmanova (17.9%), 22 nel centro di Udine (56.4%), 4 di Latisana (10.3%), 4 di San Daniele (10.3%) e 2 (5.2%) rispettivamente di Gemona e Tolmezzo. Il profilo clinico dei pazienti è riportato nella tabella di seguito. 39 Tabella 6: Caratteristiche della popolazione dei pazienti. Caratteristiche Frequenza (%) Media (IC 95%) Genere Maschi 24 (61.5) Femmine 15 (38.5) Età 64.4 (61.7-67.2) Fototipo 2 11 (28.2) 3 17 (43.6) 4 9 (23.1) 5 2 (5.1) Diagnosi K colon-rettale 30 (76.9) K testa-collo 7 (17.9) altro 2 (5.2) Valutazione KRAS 31 (79.5) KRAS wild type 31 (79.5) KRAS mutato 0 (0) Terapia 1° fase FOLFIRI+Cetuximab 16 (41) Panitumumab 4 (10.3) Cetuximab 2° fase 1 (2.6) 5 (18.8) Al-Sarraf+Cetuximab 7 (17.9) Cpt 11+Cetuximab 5 (12.8) De Gramont+Cetuximab 1 (2.6) FOLFOXIRI+Cetuximab 3 (7.7) FOLFOX+Cetuximab 1 (2.6) Carboplatino+Paclitaxel+Cetuximab 1 (2.6) 40 GEMOX+Panitumumab 1 (2.6) FOLFOX6+Panitumumab 1 (2.6) Cicli di terapia effettuati (IC95%) 6.85 (5.1-8.5) 6.2 (2.7-9.8) Risposta alla prima rivalutazione Sì 21 (53.8) No 5 (12.8) Stabilità 8 (20.5) Non ancora rivalutato 5 (12.8) Tipo di risposta RM 2 (5.9) RP 19 (55.9) SD 8 (23.5) PD 5 (12.8) 3.2.1 Storia di malattia dei pazienti Solo 8 pazienti (20.5%) hanno riportato problemi di acne o pelle grassa, nello specifico 3 (7.7%) di acne e 5 (12.8%) di pelle grassa. Durante il trattamento hanno inoltre continuato a fumare solo 2 pazienti (5.1%). In preparazione alla terapia, solo 8 pazienti (20.5%) avevano effettuato un trattamento per prevenire le reazioni cutanee, mentre gli altri 31 (79.5%) non avevano effettuato alcun trattamento preventivo. Nel dettaglio, i pazienti avevano eseguito una preparazione topica con urea+ vitamina K (8/8; 100%). Nessuno dei pazienti ha riportato profilassi antibiotica per via orale o endovenosa, utilizzo di creme contenenti solo vit. K, trattamenti topici a base cortisonica o antibiotica o altro. Dal punto di vista delle informazioni ricevute quasi tutti i pazienti (35; 89.7%) hanno riferito di aver ricevuto una qualche informazione cui tuttavia non sempre hanno aderito. Nella tabella riportata di seguito sono descritte le informazioni ricevute e l’aderenza dei pazienti. 41 Tabella 7: Raccomandazioni ricevute e aderenza da parte dei pazienti. Raccomandazione Ricevuta (%) Aderenza (%) Limitare l’esposizione al sole 31 (79.5) 34 (87.2) Utilizzare creme solari con SPF ≥ 15 in caso di 10 (25.6) 7 (17.9) Proteggersi dal sole con cappello e vestiario 23 (59.0) 28 (71.8) adeguato Non esporsi a lampade abbronzanti 10 (25.6) 38 (97.4) Evitare l’utilizzo di prodotti a base alcolica o 18 (46.2) 23 (59.0) Non utilizzare prodotti antiacne 2 (5.1) 34 (87.2) Non utilizzare cosmetici nella fase acuta del rash 3 (7.7) 5 (12.8) 4 (10.3) 4 (10.3) 22 (56.4) 25 (64.1) 19 (48.7) 17 (43.6) 3 (7.7) 4 (10.3) Evitare docce prolungate (>5 minuti) con acqua 11 (28.2) 19 (48.7) calda Asciugare la pelle, senza strofinarla, con 16 (41.0) 26 (66.7) 10 (25.6) 20 (51.3) esposizione al sole contenenti profumi (lozioni, saponi, shampoo, profumi, e prodotti per la pulizia della casa) che possono seccare la pelle o se di grado superiore al G2 Rimuovere i cosmetici con detergenti delicati a base non alcolica Mantenere una buona pulizia della pelle con detergenti ipoallergenici Idratare il corpo (almeno le zone più secche) due volte al giorno utilizzando creme emollienti senza alcool Evitare l’utilizzo di pomate grasse asciugamani puliti e lisci Fare la barba con molta cautela 42 Utilizzare vestiti di cotone sottile al posto di 15 (38.5) 17 (43.6) 7 (17.9) 7 (17.9) quelli in materiale sintetico Altro (non schiacciare i foruncoli, evitare l’esposizione al vento o basse temperature, limitare la quantità di sapone utilizzato durante l’igiene) 3.2.2 Outcome 35 pazienti (89.7%) riferiscono la comparsa di rash cutaneo; 4 pazienti (10.3%) invece non hanno riportato la comparsa di rash. Analizzando le cartelle cliniche dei pazienti per 23 (59%) di loro non è mai stata modificata la terapia, mentre per gli altri (16; 41%) sono stati effettuati da 1 a 3 diversi aggiustamenti: 10 pazienti (25.6%) hanno avuto una riduzione del dosaggio, altri 10 (25.6%) hanno avuto la necessità di rinviare l’infusione della terapia e 2 (5.2%) hanno interrotto la terapia. Il rash è comparso per 22 pazienti su 35 (62.8%) nel corso della prima settimana di trattamento; per 8 (22.8%) nel corso della seconda settimana di trattamento; per 4 (11.4%) nel corso della terza settimana di trattamento e per solo un paziente (2.8%) nel corso della quarta settimana di trattamento. I segni e sintomi associati sono stati diversificati: i pazienti hanno riportato mediamente 2.2 segni/sintomi (IC95% 1.7-2.6) cosi come riportato nella tabella di seguito. Tabella 8: Segni e sintomi associati al rash papulopustolare. Segni/Sintomi Frequenza % Prurito 24 68.5 Secchezza 24 68.5 Rossore 23 65.7 Edema 8 22.8 Dolore 4 11.4 Altro (febbre, bruciore) 4 11.4 43 Complessivamente la maggioranza dei pazienti si aspettava questo effetto collaterale (31; 79.5%), tuttavia mentre tra chi ha avuto il rash (35 pazienti) 30 si aspettavano di averlo (85.7%) e 5 non si aspettavano di averlo (14.3%), tra coloro che non hanno avuto rash (4) la prevalenza non si aspettava di averlo (3; 75%). Tale differenza è statisticamente significativa (χ²=8.116; p=0.004). I pazienti hanno giustificato la comparsa o non comparsa del rash con 7 motivazioni diverse riportate nella tabella di seguito. Tabella 9: Spiegazioni dei pazienti alla comparsa/non comparsa del rash. Spiegazione Mi avevano spiegato che era normale per questa terapia, ero tranquillo/a. Paziente che ha sviluppato rash (n=35) (%) 15 (42.9) Paziente che non ha sviluppato rash (n=4) (%) Sapevo che può venire e se c’è questa reazione è un bene perchè vuol dire che la terapia fà effetto. L'ho accettato come un beneficio anche se è stato brutto. 10 (28.5) E’ una normale reazione del farmaco, ma non pensavo sarebbe stata così tremenda/improvvisa. 7 (20.0) Sapevo che era normale, ma è stato brutto. 2 (5.7) Può venire come non venire, io ho avuto altre reazioni. 0 3 (75.0) Il mio tipo di pelle sopporta bene la cura. 0 1 (25.0) Dicono che compare e che è un bene se compare, ma non è sempre vero. A certi miei amici è comparso e sono morti lo stesso. Non vuol dire niente se compare. 1 (2.9) 0 44 Nel particolare, 4 pazienti (11.4%) riferiscono che la presenza del rash li faceva vergognare e limitare o eliminare del tutto le uscite di casa, 4 (11.4%) si definivano irriconoscibili nel periodo in cui la reazione è stata peggiore e 3 (8.6%) riferiscono di essersi spaventati alla comparsa del rash. Le caratteristiche con cui i pazienti descrivono i sintomi sono diversificate: tutti e 35 indicano una caratteristica, mentre 10 ne indicano due. Prevale la percezione di imbarazzo (18; 51.4%), seguita dal fastidio (16; 45.7%), ma anche dalla percezione pruriginosa (4; 11.4%) e dolorosa (2; 5.7%). Due pazienti (5.7%) segnalano una percezione di tipo leggero. 3.2.3 Grading Dal punto di vista del grading i rash sono stati descritti dal paziente come segue: per 17 (48.6%) di grado 2, per 9 (25.7%) di grado 1 e per altri 9 pazienti di grado 3 (25.7%). Nessun paziente ha riferito un grado 4. 3.2.4 Periodo di maggiore severità I pazienti hanno espresso il momento peggiore del rash utilizzando periodi temporali diversi che indicavano sempre comunque un intervallo di tempo. Nell’analisi pertanto sono state considerate le indicazioni dei pazienti descrivendo il momento peggiore entro il primo mese (coloro che hanno indicato uno spazio temporale incluso nel primo mese come più critico), il momento peggiore entro il 2 mese (coloro che indicato uno spazio temporale incluso nel secondo mese come più critico), quindi il terzo mese (coloro che hanno indicato uno spazio temporale incluso nel terzo mese come più critico) e altro. Hanno indicato più periodi 8 pazienti: 7 hanno avuto due periodi di intensità mentre 1 ne ha avuti 3. Analizzando la loro distribuzione emerge che 26 pazienti (74.2%) hanno indicato il peggior momento entro il 1 mese, 9 (25.7%) entro il secondo mese e 3(2.8%) entro il terzo e 6 in altri momenti (17.1%). Nella tabella di seguito indicata sono riportati i dati nel dettaglio. 45 Tabella 10: Periodo di maggiore severità del rash percepito dai pazienti. Periodo Frequenza % Entro il primo mese 26 74.2 Entro il secondo mese 9 25.7 Entro il terzo mese 3 2.8 Primo periodo 2 5.7 Primi sei mesi 1 2.8 Ogni volta nei 15 giorni dopo la 1 2.8 1 2.8 1 2.8 Altro (tot=6) terapia Ogni volta dal 3° al 5° giorno dopo la terapia Dal 17° al 21° mese 3.2.5 Strategie individuali Strategie individuali per la gestione del rash o per alleviarne la sintomatologia sono state attivate da 12 pazienti (34.3%), mentre 23 (65.7%) non hanno attivato alcuna strategia individuale. Coloro che l’hanno attivata hanno utilizzato acqua e bicarbonato, acque termali, creme alla farina d’avena, creme idratanti, ipoallergeniche, termali o all’olio d’oliva, impacchi di acqua e sale, sali del mar morto, saponi all’olio d’oliva ed erbe medicinali, shampoo alla lavanda, creme solari con SPF 50. Emergono strategie diversificate: ciascuno dei pazienti che attiva strategie individuali ne attiva di molto personalizzate. Solo 3 pazienti si accomunano utilizzando come strategia quella di schiacciare i foruncoli e uno di essi riferisce di ricorrere alla disinfezione dopo tale procedura. Si accomunano inoltre 3 pazienti che riferiscono di utilizzare creme idratanti, di cui uno specifica l’utilizzo di creme idratanti ipoallergeniche, e 2 pazienti che utilizzano spray a base di acque termali. Di questi 12 pazienti che hanno attivato una qualche strategia individuale 7(58.3%) hanno riferito effetti positivi correlati alla stessa. 46 3.2.6 Tempistica d’informazione del reparto e trattamenti I pazienti tuttavia non sempre hanno segnalato immediatamente al reparto la comparsa del rash: sono solo 18, infatti, i pazienti che informano subito il reparto(51.4%). Di norma hanno atteso anche qualche giorno: 11 (64.7%) hanno atteso la seduta di terapia, considerando l’evento come normale, mentre 6 (35.3%) hanno atteso la seduta di terapia perché era molto frequente. Di norma i pazienti informano in prima istanza il medico (29; 82.9%) e quindi l’infermiere (6; 17.1%), tuttavia 7 pazienti (17.9%) si preoccupano di informare entrambi. Un paziente ha inoltre chiamato la guardia medica considerata l’insorgenza di rash durante notte. Il trattamento cui i pazienti sono stati sottoposti sono riportati di seguito in tabella. Tabella 11: Trattamenti a cui i pazienti sono stati sottoposti dopo l’insorgenza di rash. Trattamenti Frequenza % Trattamento Topico 35 100 Crema cortisonica 3 8.5 Crema antibiotica 10 28.5 Crema antistaminica 0 0 Crema con vit. K 0 0 Crema con urea+vit. K 34 97.1 Altro(creme specifiche indicate dal dermatologo) Antibiotici 2 5.7 20 57.1 Antibiotici per via orale 20 57.1 Antibiotici endovena 0 0 Cortisonici 3 8.5 Cortisonici per via orale 3 8.5 Cortisonici endovena 0 0 Antistaminici 10 28.5 Altro (talco mentolato e impacchi di soluzione fisiologica; impacchi di acqua borica) Non ricorda 2 5.7 0 0 47 La percezione dei pazienti sull’efficacia del trattamento è stata completa per 25 (71.4%), non efficace per 8 (22.9%) ed efficace in parte per 2 (5.7%). 3.2.7 Sequele Hanno riferito sequele 27 pazienti (77.1%) su 35. Mediamente i pazienti riportano 1.8 sequele (IC95% 1.5-2.1). Tra chi ha riferito sequele le più frequenti sono il rossore (21; 77.8%), seguito dalla secchezza della pelle (14; 51.8%), dall’iperpigmentazione (6; 22.2%) e dalle teleangectasie (4; 14.8%), un paziente ha invece riportato prurito (3.7%). Per 24 pazienti (88.9%) le sequele non si sono ancora risolte al momento dell’intervista; un paziente (3.7%) non ricorda, mentre per coloro a cui le sequele si sono risolte (2; 5.1%) i tempi sono rispettivamente 3-4 mesi e 20 giorni. Per coloro ai quali le sequele non si sono ancora risolte, 8 pazienti sono ancora in terapia, mentre gli altri 16 non sono attualmente in terapia da un periodo variabile che va da 15 a 365 giorni. Tabella 12: Tempi di interruzione della terapia nei pazienti con sequele. Giorni 30 15 21 60 90 120 195 300 365 Pazienti attualmente in terapia Frequenza 3 2 2 2 2 2 1 1 1 8 % 12.5 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 4.2 4.2 4.2 33.4 48 3.2.8 Tempi di risoluzione Rispetto alle giornate in cui i pazienti hanno osservato una risoluzione del rash, 18 pazienti (46.2%) hanno riferito che la risoluzione è avvenuta dopo l’interruzione della terapia, 15 (38.5%) hanno riferito che il rash non si è ancora risolto, mentre 2 (5.1%) hanno riferito le giornate/mesi di risoluzione dalla comparsa del rash. Stratificando la risoluzione del rash tra chi ha registrato un miglioramento, con sospensione o meno della terapia, emerge quanto riportato di seguito. Tabella 13: Tempi di risoluzione del rash. Modalità di risoluzione Dalla comparsa del rash Dopo l’interruzione della terapia *= i pazienti sono due Giornate medie 55 (DS 49.4)* 35.5 (DS 27.06) p-value p= 0.384 Nei 15 pazienti in cui il rash non si è risolto al momento dell’intervista il grading era di G1 per 14 pazienti (93.3%), mentre per un solo paziente era di G2 (6.6%). 3.3 Fattori di rischio per l’insorgenza di rash Assumendo come esito la comparsa di rash sono stati inclusi nel modello i fattori documentati sino ad ora quali caratteristiche associate alla comparsa, o esacerbazione, dell’esito. Nella tabella riportata di seguito sono indicati gli OR di ciascun fattore e la loro significativa associazione con la comparsa di rash. Non emerge alcuna differenza statisticamente significativa nella comparsa di rash e diagnosi oncologica (χ²=3.200; p=0.202). 49 Tabella 14: Fattori di rischio per l’insorgenza di rash di ogni grado. Variabili Età inferiore a 70 Genere Terapia associata alla chemioterapia Fototipo (2, 3) Storia di acne, rosacea o pelle grassa OR .112 -.016 IC95% - .144 to .367 -.232 to .200 -.200 -.585 to .184 .877 .290 -.093 .033 -.212 to .026 -.255 to .320 .118 .817 Fumo Profilassi Effettivo utilizzo di crema solare durante l’esposizione al sole -.636 -.027 .464 -1.096 to -.175 -.266 to .212 -.048 to .976 .009 .814 .073 Limitata esposizione al sole Utilizzo di creme di protezione solare Vestiario adeguato per la protezione dal sole -.117 -.460 to .226 .487 -.447 -.943 to .049 .075 -.218 -.457 to .020 .071 Abolizione dei prodotti contenenti alcool o profumi .140 -.100 to .380 .238 Buona igiene con prodotti delicati Buona idratazione della cute due volte/die .023 -.214 to .260 .842 .246 .061 to .431 .011 Evitare pomate grasse Evitare docce con acqua calda Asciugare la pelle tamponando e non strofinarla -.408 -.759 to -.058 .025 -.040 -.246 to .166 .691 .066 -.168 to .301 .563 p-value .373 R2= 0.64 50 Come riportato in tabella, il fatto che il paziente continui a fumare nel corso della terapia risulta un fattore protettivo statisticamente significativo per l’insorgenza di rash (p=0.009), così come l’aderenza del paziente nell’evitare l’utilizzo di pomate grasse (p=0.025). E’ invece un fattore di rischio statisticamente significativo l’aderenza all’idratazione cutanea (p=0.011). Considerando che i pazienti che dichiarano di non utilizzare pomate grasse sono soltanto 4 (10.2%), mentre quelli che sono aderenti nell’idratazione della cute sono 17 (43.6%) è verosimile che i pazienti aderenti all’idratazione utilizzassero pomate grasse, portando così l’idratazione a diventare un fattore di rischio statisticamente significativo. 3.4 Grading e fattori associati Non emerge alcuna differenza statisticamente significativa tra grading e gruppo diagnostico di appartenenza (χ²=1.533; p=0.821). Tabella 15: Fattori di rischio per l’insorgenza di rash severo (grado>2). Variabili Età inferiore a 70 Genere Fototipo Storia di acne, rosacea o pelle grassa Fumo Profilassi Avvenuta esposizione al sole Limitata esposizione al sole Utilizzo di creme di protezione solare OR IC95% p-value .547 -.581 .156 -.134 -.431 to 1.525 -1.369 to .206 -.284 to .596 -1.251 to .983 .249 .135 .456 .799 -2.017 -.159 -.730 -4.724 to .690 -1.025 to .706 -1.632 to .172 .131 .697 .104 .040 -1.199 to 1.279 .946 .010 -2.128 to 2.147 .992 51 Vestiario adeguato per la protezione dal sole -.613 -1.622 to .396 .212 Abolizione dei prodotti contenenti alcool o profumi 1.181 .197 to 2.165 .022 Buona igiene con prodotti delicati Buona idratazione della cute due volte/die -.657 -1.562 to .249 .141 .029 -.712 to .771 .933 Evitare pomate grasse Evitare docce con acqua calda Asciugare la pelle tamponando e non strofinarla -.359 -1.673 to .956 .565 .075 -.762 to .912 .849 .326 -.558 to 1.210 .440 Tempistica di informazione del reparto .066 -.608 to .741 .835 Timing di insorgenza del rash Terapia associata alla chemioterapia Effettivo utilizzo di creme solari Diagnosi -.022 -.446 to .402 .912 -1.426 -2.750 to -.103 .037 .616 -1.626 to 2.857 .563 -.372 -1.244 to .500 .374 R2= 0.57 3.5 Fattori di rischio per la comparsa di sequele Ponendo come variabile dipendente la comparsa di sequele cutanee sono stati inclusi nel modello i fattori che potrebbero incidere su tale esito. Nella tabella riportata di seguito sono indicati gli OR di ciascun fattore e la loro significativa associazione con la presenza di sequele. 52 Tabella 16: Fattori di rischio per la comparsa di sequele. Variabili OR IC95% p-value Profilassi - .250 -.603 to .103 .158 Tempistica di .080 -.093 to .252 .354 -.281 -.558 to -.004 .047 Grading .153 -.162 to .468 .328 Cicli di terapia -.033 -.061 to -.004 .025 .089 -.336 to .514 .672 sviluppo del rash Tempistica di informazione del reparto effettuati Effettivo utilizzo di crema solare durante l’esposizione al sole 3.6 Altri fattori associati Non si è riscontrata correlazione statisticamente significativa tra presenza di rash e risposta terapeutica (χ²=3.665; p=0.300), come tra severità del rash e risposta terapeutica (χ²=7.076; p=0.314). Non è risultata statisticamente significativa nemmeno la correlazione tra severità del rash e tempistica di risoluzione (χ²= 8.398; p= 0.078). 53 Capitolo 4: Discussione 4.1 Popolazione infermieristica Lo studio è stato effettuato su 35 infermieri di Day Hospital oncologici di sei centri ospedalieri diversi. Boone e collaboratori (2007) intervistarono, sulla gestione del rash papulopustolare, 110 professionisti dell’area oncologica di cui solo 25 erano infermieri e 4 studenti infermieri. Lacouture e collaboratori (2007) intervistarono 12 professionisti (4 infermieri di oncologia, 1 infermiere di dermatologia, 3 oncologi, 3 dermatologi e un oftalmologo) e 20 pazienti oncologici sul carico di sintomi e l’impatto sulla qualità di vita nei pazienti trattati con inibitori-EGFR. Nel nostro studio sono stati inclusi solo infermieri: il ruolo della popolazione infermieristica è fondamentale nella gestione dei pazienti con rash cutaneo. Ad esempio, Ouwerkerk et al (2010) sostengono il ruolo dell’infermiere nell’educazione del paziente, a cui è importante fornire delle raccomandazioni non farmacologiche per la prevenzione del rash. Tuttavia, nessuno studio ha esplorato le pratiche quotidiane attivate dagli infermieri nella prevenzione e gestione del rash papulopustolare. La totalità degli infermieri afferma di fornire informazioni sulla tossicità cutanea sempre o in maniera non regolare, di fornire raccomandazioni/indicazioni non farmacologiche per la prevenzione del rash nella maggior parte dei casi, mentre poco più della metà degli infermieri offre indicazioni sulla gestione sintomatica non farmacologica. Oishi (2008) afferma l’importanza di fornire al paziente anche informazioni scritte oltre a quelle riferite tramite il colloquio orale. Nel nostro campione la modalità più frequente con cui le informazioni sono fornite è sempre il colloquio orale, seguito dall’opuscolo fornito dalla casa farmaceutica e da quello creato ad hoc dal servizio. Esaminando i valori medi delle modalità con cui vengono fornite le raccomandazioni e sulla base delle raccomandazioni riportate in letteratura si evince la necessità di implementare un maggior numero di modalità con cui educare il paziente nella pratica clinica, portandole almeno a due. E’ importante creare un ambiente favorevole all’educazione durante il colloquio in reparto, ma fornire al paziente anche delle informazioni scritte, che possa rileggere tranquillamente fuori dall’ambiente ospedaliero, gli permette di ricordare un maggior numero di indicazioni. 54 Dal nostro studio emerge, in modo statisticamente significativo, una più alta attitudine degli infermieri ad offrire informazioni sulla profilassi rispetto alla gestione sintomatica non farmacologica. Tale dato è in accordo con la quantità di fonti disponibili in letteratura (Boucher et al, 2011; Dunsford, 2008; Melosky et al, 2009; Ocvirk et al, 2008; Ouwerkerk et al, 2010; Pinto et al, 2011; Potthoff et al, 2011; Sipples, 2006). Una parte degli infermieri riferisce, come riportato da Pinto e collaboratori (2011), di consigliare per la rasatura l’utilizzo di rasoi multilama al posto di quelli elettrici, mentre altri indicano l’opposto. Per quanto riguarda la cosmesi alcuni infermieri consigliano cosmetici ipoallergenici (Lacouture, 2007; Eaby et al, 2008; Pérez-Soler et al, 2005), ma altri suggeriscono di non utilizzare cosmetici. Anche se è preferibile non utilizzare cosmetici nella fase acuta dell’eruzione (Ouwerkerk et al, 2010) o se di grado maggiore a 2 (Dunsford, 2008), Robert e collaboratori (2005) riportano l’importanza di incoraggiare i pazienti ad utilizzare cosmetici per camuffare il rash e ridurre l’imbarazzo. Non sono stati reperiti studi sull’utilizzo di shampoo anti-forfora, mentre è consigliato l’utilizzo di shampoo delicato (Potthoff et al, 2011). L’utilizzo di spugne naturali e creme da lavaggio per il viso, sebbene non citato in letteratura, potrebbe rifarsi alla necessità di utilizzare prodotti delicati e spugne che non provochino abrasioni alla pelle (Potthoff et al, 2011). Considerando il potere lenitivo della farina d’avena (Alexandrescu et al, 2007), l’amido di riso e gli impacchi a base di camomilla e malva potrebbero essere altrettanto efficaci. Gli infermieri ritengono che nella propria unità operativa siano adottate metodiche farmacologiche per la prevenzione e trattamento del rash. Nello studio di Boone e collaboratori (2007) gli operatori riferiscono l’utilizzo di trattamenti topici, orali o entrambi, nonostante una parte di essi si limiti a monitorare le reazioni senza trattarle indipendentemente dal grado. Nonostante alcune fonti rivelino timori sulla possibile interazione tra un trattamento sistemico per le tossicità cutanee e l’efficacia del farmaco, è necessario gestire tali tossicità (Baas et al, 2012). Evitare l’insorgenza di reazioni gravi, e quindi di riduzioni del dosaggio o rinvii nella terapia, permette di sfruttarne al massimo l’efficacia del farmaco e mantenere un buon livello nella qualità di vita del paziente. 55 4.2 Pazienti oncologici Lo studio è stato effettuato su 39 pazienti oncologici seguiti presso 6 centri diversi in regime di Day Hospital. Lacouture e collaboratori (2007) intervistarono 20 pazienti oncologici e 12 professionisti sul carico di sintomi e l’impatto sulla qualità di vita nei pazienti trattati con inibitori-EGFR (Erlotinib e Cetuximab). L’età media di tali pazienti era di 57 anni, la maggior parte era di razza bianca e di genere femminile. Le diagnosi oncologiche più frequenti erano neoplasia polmonare, colon-rettale e pancreatica. Il nostro campione è costituito da 24 pazienti di genere maschile e 15 di genere femminile affetti da neoplasie colon-rettali, di testa-collo, cervice uterina e fegato. La maggior parte dei pazienti è stata trattata con Cetuximab in associazione alla chemioterapia e una minima parte con Panitumumab in monoterapia o terapia combinata. 4.2.1 Educazione Alcuno studio in letteratura ha esplorato le informazioni fornite ai pazienti e la loro aderenza. Quasi la totalità del campione ha ricevuto indicazioni/raccomandazioni per la prevenzione del rash. Le più frequenti riguardano la protezione dai raggi solari e l’igiene con prodotti ipoallergenici. La maggior parte dei pazienti limita l’esposizione al sole, evita le lampade abbronzanti e i prodotti anti-acne. Nonostante la maggior parte del campione riferisse di aspettare la comparsa del rash, alcuni non pensavano che la reazione sarebbe stata così tremenda e/o improvvisa e altri si sono spaventati. Si evince l’importanza di educare il paziente alla comparsa della reazione, ma anche alla tempistica e al grado di severità con cui potrebbe manifestarsi. 4.2.2 Outcome Nel nostro studio, in accordo con la letteratura (Myskowski et al, 2009), l’89.7% dei pazienti riferisce di aver sviluppato rash durante la terapia. Il 25.6% dei pazienti ha avuto 56 una riduzione del dosaggio terapeutico, il 25.6% ha avuto rinvii nell’infusione e il 5.2% ha interrotto la terapia. Boone e collaboratori (2007) riportano proporzioni di modifiche terapeutiche e interruzioni di terapia molto più elevate, ma non avevano esplorato l’aderenza dei pazienti alle indicazioni di profilassi, non permettendoci il confronto su tali aspetti. In accordo con la letteratura, nei pazienti che hanno sviluppato rash la reazione è comparsa entro le prime 4 settimane di trattamento (Lacouture et al, 2011) con la frequenza più alta nella prima settimana di terapia (Choi et al, 2011; Jatoi et al, 2009; Segaert et al, 2009). Il momento più severo è stato per la maggior parte dei pazienti incluso nel primo mese di trattamento, in accordo con la letteratura (Amitay-Laish et al, 2010; Bachet et al, 2012; Heidary et al, 2008; Myskowski et al, 2009; Ouwerkerk et al, 2010; Peuvrel et al, 2012; Segaert et al, 2009). Nello studio di Boone e collaboratori (2007) l’80% dei pazienti lamenta prurito e il 57% dolore, richiedendo nel 32% dei casi la prescrizione di analgesici. Nel nostro studio non si rileva l’utilizzo di analgesici, ma è possibile che i pazienti li assumessero precedentemente per la loro situazione clinica; il dolore risulta comunque uno dei sintomi riferiti meno frequentemente. I segni e sintomi più frequenti sono prurito, secchezza della pelle e rossore. Wagner e collaboratori (2007) riferiscono che la maggior parte dei pazienti lamenta dolore, bruciore, irritazione della pelle, prurito, nonché isolamento e imbarazzo. Anche nel nostro studio la percezione prevalente tra i pazienti è quella dell’imbarazzo; alcuni riferiscono che la presenza del rash li faceva vergognare e limitare o eliminare del tutto le uscite di casa, mentre altri si definivano irriconoscibili. 4.2.3 Spiegazioni soggettive dei pazienti Non vi sono studi che riportino le spiegazioni soggettive dei pazienti. Nel nostro studio la maggior parte dei pazienti si aspettava la comparsa del rash, tuttavia tra coloro che l’hanno avuto la maggior parte se lo aspettava, mentre tra coloro che non l’hanno avuto la prevalenza non si aspettava di averlo. Alcuni pazienti che hanno avuto rash sono stati informati sulla correlazione tra rash ed efficacia del trattamento. In letteratura tale correlazione rimane discussa e i pareri sono spesso discordanti. Dunsford (2008) ritiene 57 che il paziente dovrebbe esserne informato per favorire la sua tolleranza e aderenza alla terapia. Ouwerkerk e collaboratori (2010) sottolineano l’incertezza di tale correlazione, confermata da Lynch e collaboratori (2007). Nel nostro studio non si è riscontrata correlazione statisticamente significativa tra presenza di rash, o grading, e risposta terapeutica. Sulla base di questo ragionamento è ipotizzabile che, nei pazienti che non hanno avuto rash e riferivano di non aspettarlo, si sia instaurato un meccanismo di difesa nel caso in cui fossero stati informati su tale correlazione, portandoli a riferire di non aver aspettato la reazione. E’ inoltre possibile che, in pazienti che ritengono il rash normale e inevitabile durante il percorso terapeutico, vi sia una minore aderenza alle raccomandazioni di prevenzione. 4.2.4 Grading I pazienti hanno riportato rash di grado 2 nel 48.6% dei casi, grado 1 e grado 3 nel 25.7% e nessuno ha riferito un grado 4. La maggior parte delle eruzioni sono considerate di entità lieve o moderata (grado 1 o 2), con gradi 3 o 4 segnalati dal 5% al 20% dei casi (Ouwerkerk et al, 2010). Wagner e collaboratori (2007), tuttavia, riportano rash grado 2 nel 40% e di grado 3 nel 45%. Balagula e collaboratori (2011) riportarono rash severo (grado ≥3) dal 6.3% al 25.4% dei casi, nonostante l’incidenza complessiva di rash severo risultò 12.8%. L’incidenza di rash severo (G>2) nel nostro studio risulta elevata. Tuttavia, per rilevare il grading è stata utilizzata l’ultima versione del NCI-CTCAE (4.02) che potrebbe non essere confrontabile con le versioni precedenti. La NCI-CTCAE presenta dei limiti nel monitoraggio delle reazioni cutanee da agenti anti-EGFR e, nonostante gli esperti ne consiglino l’utilizzo, sottolineano l’importanza di una valutazione che consideri maggiormente la severità che dell’estensione del rash (Potthoff et al, 2010) facendo emergere il problema dell’influenza soggettiva di chi effettua le rilevazione. 58 4.2.5 Profilassi e trattamento Solo 8 pazienti hanno effettuato una profilassi per la prevenzione del rash cutaneo con crema a base di urea e vitamina K. A differenza di quanto riportato nello studio di Ocvirk e collaboratori (2010), tale metodica profilattica non riduce l’insorgenza di rash di ogni grado o di grado >2. Anche Jo et al (2013) hanno riportato una mancata efficacia della profilassi con crema contenente vit. K; tuttavia, non specificavano se la crema contenesse oltre alla vitamina K, anche l’urea. Va segnalato che nel nostro studio il numero di pazienti sottoposti a profilassi è limitato rispetto a quello riportato dagli studi presenti in letteratura (Ocvirk et al, 2010; Jo et al, 2013) e pertanto ogni generalizzazione va attuata con prudenza. All’insorgenza di rash la totalità dei pazienti è stata sottosta a trattamenti topici. Sono state quindi utilizzate creme cortisoniche e antibiotiche, ma anche antibiotici, cortisonici e antistaminici per via orale (Lacouture, 2007). La quasi totalità del campione con rash è stata sottoposta al trattamento con crema urea e vit. K (Ocvirk et al, 2008; Ocvirk et al, 2009). Un paziente ha utilizzato il talco mentolato su suggerimento dell’infermiere; tale strategia è concorde con quanto riportato da Wu e collaboratori (2011), ma anche da Lacouture e collaboratori (2011) per la gestione sintomatica del rash. Anche gli impacchi di soluzione fisiologica suggeriti a un paziente sono consigliati da Lacouture (2007) per ridurre l’infiammazione. In letteratura non sono presenti informazioni sull’acqua borica. I pazienti hanno riportato un’efficacia completa nella maggior parte dei casi. Nello studio di Radovics e collaboratori (2010) i pazienti documentarono un miglioramento di dolore e prurito, nonché delle complicanze, grazie all’utilizzo di una crema a base di vitamina K. Nel nostro studio 10 pazienti (28.6%) sono stati trattati soltanto con crema a base di urea e vitamina K. Considerando tali pazienti, 6 (60%) riferiscono che il trattamento è stato efficace, 1 (10%) lo definisce efficace in parte e 3 (30%) non l’hanno percepito efficace. Non è stato comunque possibile valutare l’efficacia di tale crema come metodica di trattamento reattivo del rash poichè quasi la totalità dei pazienti con rash è stata trattata con la crema e la variabile risultava una costante. 59 4.2.6 Strategie individuali Nel nostro studio 12 pazienti hanno attivato strategie individuali, con effetti positivi riportati in 7 casi; in letteratura non sono documentate le strategie individuali attivate dai pazienti per la gestione del rash. I pazienti tendono ad utilizzare maggiormente prodotti naturali per la gestione del rash: tuttavia, non vi sono prove di efficacia sui bagni con acqua e bicarbonato, acque o creme termali, creme all’olio d’oliva, saponi all’olio d’oliva o erbe medicinali, impacchi di acqua e sale, sali del mar morto, shampoo alla lavanda. L’utilizzo di creme alla farina d’avena è efficace per il suo potere lenitivo (Alexandrescu et al, 2007) e l’utilizzo di creme idratanti è efficace nella gestione del prurito (Wu et al, 2011). L’applicazione di creme solari con SPF ≥15, utilizzata dai nostri pazienti, è suggerita anche da Lynch et al (2007). Tre pazienti riferiscono di schiacciare i foruncoli, ma Potthoff e collaboratori (2011) sconsigliano la manipolazione della pelle per il potenziale rischio infettivo. 4.2.7 Fattori di rischio Jatoi e collaboratori nel 2009 osservarono un’incidenza maggiore di rash di grado 3 nei pazienti di genere maschile e con età <70 anni trattati con Cetuximab; Wheatley-Price e collaboratori (2008) osservarono, in pazienti di età ≥70 anni trattati con Erlotinib, un’incidenza maggiore di rash di ogni grado e di rash severo (>2) rispetto ai pazienti più giovani. In letteratura sono presenti dati discordanti sulla possibile associazione tra incidenza e severità del rash con età, fototipo o razza (Baas et al, 2012). Una storia clinica di acne, rosacea o pelle grassa non è associata alla severità del rash (Balagula et al, 2011; Melosky et al, 2009; Segaert et al, 2005). L’inadeguata idratazione della cute è un fattore aggravante (Bachet et al, 2012) e l’esposizione ai raggi ultravioletti (UVR) o al sole sembra contribuire o aggravare lo sviluppo del rash (Bachet et al, 2012; Myskowski et al, 2009; Peuvrel et al, 2012). Diversamente nel nostro studio non sono emerse significatività tra insorgenza di rash e fototipo, età, genere, storia di acne, rosacea o pelle grassa, ma nemmeno tra rash ed 60 esposizione al sole. E’ emersa invece una associazione protettiva del fumo in accordo a quanto documentato da Li et al (2009) nei pazienti trattati con Erlotinib. Potthoff e collaboratori (2011) hanno suggerito di abolire le creme grasse perché, occludendo i follicoli, possono favorire lo sviluppo di rash; dai nostri risultati il non utilizzo di pomate grasse sembra un fattore protettivo per l’incidenza di rash. Probabilmente i pazienti aderenti all’idratazione utilizzavano pomate grasse; infatti, per esempio, l’effettivo utilizzo della crema solare è un fattore di rischio, seppur non statisticamente significativo. Tra i pazienti che dichiarano di non utilizzare pomate grasse nessuno ha utilizzato creme solari; è ipotizzabile, quindi, che una parte di chi ha utilizzato creme solari ne abbia utilizzate di grasse. Cunningham et al (2004) rilevarono la stessa incidenza di rash (80%) in pazienti trattati con Cetuximab in monoterapia e in associazione all’Irinotecan, mentre Balagula et al (2011) registrarono un’incidenza maggiore per pazienti trattati in terapia associata. PerézSoler et al (2005) rilevarono, invece, un’incidenza dell’88% in pazienti trattati con Cetuximab e Irinotecan e del 90% in pazienti trattati in monoterapia con Cetuximab. Non si sono invece osservate nel nostro studio associazioni significative tra lo schema terapeutico e l’insorgenza di rash, come pure tra numero di cicli terapeutici e rash. Balagula et al (2011) osservarono una maggiore incidenza di rash nei pazienti con diagnosi di carcinoma colon-rettale; mentre per quanto riguarda l’incidenza di rash severo la correlazione non risultò statisticamente significativa. Nel nostro studio non si è registrata correlazione statisticamente significativa tra diagnosi e insorgenza o grading del rash. Per quanto riguarda il rischio di sviluppare rash di grado >2, Balagula et al (2011) ritengono sia più elevato per pazienti in terapia associata alla chemioterapia, confermando la tesi di Cunningham e collaboratori (2004). Tuttavia, Jia e collaboratori nella loro metanalisi del 2009, rilevarono un'incidenza di rash e di rash severo significativamente più bassa nei pazienti trattati con Erlotinib e chemioterapia rispetto a quelli trattati solo con Erlotinib. Nel nostro studio l’associazione tra Cetuximab/Panitumumab e chemioterapia è un fattore protettivo per l’insorgenza di rash di grado >2. I pazienti sottoposti a terapie con anticorpi monoclonali anti-EGFR vanno educati nell’astensione da prodotti a base alcolica o contenenti profumi (Eaby et al, 2008; Melosky 61 et al, 2009; Oishi, 2008). Nel nostro studio l’astensione da tali prodotti risulta un fattore di rischio statisticamente significativo (OR 1.181; p=0.022). 4.2.8 Tempi di risoluzione Molti autori segnalano come il rash papulopustolare possa regredire parzialmente o completamente con il tempo nel corso del trattamento senza alcun tipo di trattamento dermatologico (Balagula et al, 2011; Li et al, 2009). Generalmente si risolve dalle 2-4 settimane ai due mesi dalla sospensione della terapia (Balagula et al, 2011; Li et al, 2009; Peuvrel et al, 2012; Segaert et al, 2009; Sipples, 2006;). Nello studio di Boone e collaboratori (2007) il 26% degli intervistati riferisce che il rash si risolve autonomamente, il 24% riferisce l’opposto e il 50% ritiene questo dato sia variabile. La maggior parte dei pazienti nel nostro studio riferisce che, se il rash si è risolto, è successo dopo l’interruzione della terapia con Cetuximab/Panitumumab. La correlazione tra severità del rash e tempistica di risoluzione non è risultata statisticamente significativa. 4.2.9 Sequele Dopo la risoluzione del rash, sequele come telangectasia, xerosi, eritema, iperpigmentazione e secchezza della cute possono durare anche per mesi o anni (Lacouture et al, 2011; Peuvrel et al, 2012; Potthoff et al, 2010). Tuttavia, non vi sono dati in letteratura sulla frequenza, l’effettiva durata delle sequele o sui possibili fattori di rischio. Wagner e collaboratori (2007) sottolineano il senso di preoccupazione riferito dai pazienti nei confronti delle possibili cicatrici cutanee. Nel nostro studio il 77.1% dei pazienti ha riferito sequele. Quelle più frequenti sono il rossore, seguito dalla secchezza della pelle, dall’iperpigmentazione e dalle teleangectasie. Tra coloro ai quali le sequele non si sono ancora risolte, 8 sono ancora in terapia, mentre gli altri 16 non sono attualmente in terapia da un periodo variabile che va da 15 a 365 giorni. Peuvrel e collaboratori (2012) riportano che l’iperpigmentazione può essere favorita dall’esposizione al sole e dal fototipo scuro. 62 All’analisi multivariata l’aver effettuato un numero inferiore di cicli terapeutici è risultato un fattore protettivo per la comparsa di sequele: è pertanto fondamentale seguire nel tempo e con particolare cura coloro che effettuano molti cicli di terapia. La valutazione a intervalli regolari, con l’appropriato grading degli effetti collaterali e della qualità di vita, è fondamentale per l’assistenza infermieristica di questi pazienti (Dunsford, 2008). Una delle strategie da considerare è quella del follow-up telefonico, che permette agli infermieri di seguire ed educare il paziente per tutta la durata del trattamento, monitorando il suo stato di salute e permettendogli di esternare la sua esperienza nel periodo della terapia (Boucher et al, 2011). Inoltre, informare il reparto in maniera tempestiva dell’insorgenza di rash, ed essere quindi verosimilmente sottoposti a un trattamento, è un fattore protettivo per la comparsa di sequele sottolineando, in accordo con Eaby e collaboratori (2008), l’importanza di educare il paziente ad informare precocemente lo staff sanitario. I pazienti che informano subito il reparto dell’insorgenza di rash sono soltanto il 51.4%; la maggior parte dichiara di aver atteso la seduta di terapia perché molto frequente o perché considerava l’evento normale. Nello studio di Boone e collaboratori (2007), invece, lo staff sanitario è informato dai pazienti telefonicamente nel 47% dei casi. Oltre ad educare il paziente sulla terapia e i suoi effetti collaterali all’inizio del trattamento (Oishi, 2008; Eaby et al, 2008) è necessario istruirlo ad informare tempestivamente lo staff sanitario dell’insorgenza di rash. Il trattamento precoce garantisce, infatti, una gestione ottimale e una minor insorgenza di sequele (Eaby et al, 2008; Sipples, 2006). Dato che il primo trattamento cui i pazienti sono generalmente sottoposti all’insorgenza di rash è quello con crema con urea+vit. K è possibile ipotizzarne il ruolo nel ridurre l’insorgenza di sequele a lungo termine. In accordo con Sipples (2006), una possibile strategia è di fornire ai pazienti la prescrizione per eventuali trattamenti topici prima di iniziare la terapia, in modo che possano iniziare il trattamento in maniera tempestiva. Seppur non statisticamente significativa, è interessante notare inoltre la tendenza protettiva (OR -0.250) della profilassi con crema urea e vit. K sulla comparsa di sequele. Lacouture e collaboratori (2011) suggeriscono, infatti, che adeguate misure preventive e di trattamento dovrebbero essere considerate durante il periodo di terapia e nel follow-up per minimizzare le sequele cutanee. 63 4.3 Limiti dello studio Lo studio presenta dei limiti: il campione è limitato e pertanto, una popolazione più ampia darebbe risultati più certi. La natura retrospettiva potrebbe aver causato la perdita di alcune informazioni rilevanti. Nella raccolta di informazioni sulle terapie, inoltre, ci potrebbe essere stata una sottostima delle stesse da parte dei pazienti. Molti assumevano alcuni farmaci, per esempio il cortisone, indipendentemente dalla presenza di rash; è possibile, quindi, che se il dosaggio fosse stato aumentato a causa del rash, il paziente non l’abbia riferito ricordando l’assunzione del farmaco come indipendente dalla reazione cutanea. Non è stata rilevata l’eventuale pregressa radioterapia; nonostante la letteratura riporti che le zone precedentemente irradiate non siano colpite dal rash (Balagula et al, 2011) e che comunque la dermatite da radioterapia non si presenti specificatamente nelle aree seborroiche (mentre invece si presenta nella zona irradiata), è possibile che tale esperienza abbia alterato il ricordo del paziente. Non è stata inoltre considerata la presenza di terapie concomitanti che potrebbero inibire o rallentare il metabolismo degli inibitori di EGFR (Oishi et al, 2008). Per il grading del rash abbiamo utilizzato l’ultima versione del CTCAE (4.02); il confronto con le rilevazioni effettuate nel nostro studio e quelle documentate in letteratura tramite l’utilizzo di versioni precedenti potrebbe non coincidere perfettamente. Il fatto, inoltre, di aver rilevato il grading tramite il paziente potrebbe aver minacciato l’accuratezza del dato. 64 Capitolo 5: Conclusioni La totalità degli infermieri nel nostro studio forniva informazioni sulle tossicità cutanee e la maggior parte dei pazienti, infatti, si aspettava la comparsa del rash. Emerge, tuttavia, una differenza statisticamente significativa tra i pazienti che hanno sviluppato o meno la reazione: la maggior parte dei pazienti che ha avuto il rash si aspettavano di averlo, mentre tra coloro che non l’hanno avuto la prevalenza non si aspettava la sua comparsa. Alcuni pazienti, però, non pensavano che la reazione sarebbe stata così importante o improvvisa e altri si sono spaventati alla sua comparsa. E’ pertanto importante educare i pazienti alla possibile comparsa della reazione, alla tempistica, al grado di severità e all’esigenza di contattare immediatamente il centro di DH per il trattamento precoce. Le modalità da privilegiare sono il colloquio orale, oltre che le informazioni scritte. Il contatto tempestivo con la struttura, infatti, è un fattore protettivo per l’insorgenza di sequele lungo termine e, considerando che il primo trattamento a cui i pazienti sono generalmente sottoposti all’insorgenza di rash è quello con crema con urea+vitamina K, è ipotizzabile il ruolo di tale crema nel ridurre l’insorgenza di tali sequele. Nel nostro studio l’89.7% dei pazienti riferisce di aver sviluppato rash, nel 25.7% dei casi di grado 3. Nonostante sia un effetto collaterale precoce, la cui massima severità si registra generalmente entro il primo mese di terapia, è necessario seguire con particolare attenzione i pazienti che effettuano molti cicli di terapia dato l’alto rischio di sviluppare sequele a lungo termine. Il fumo e l’astensione dalle pomate grasse sono fattori protettivi per l’insorgenza di rash, mentre lo schema terapeutico di associazione tra Cetuximab/Panitumumab e chemioterapia è un fattore protettivo per l’insorgenza di rash di grado >2. La limitata accuratezza del NCI-CTCAE, non essendo specifico per la valutazione delle tossicità cutanee da anti-EGFR, rende ancora più importante una valutazione attenta, che consideri l’estensione e la severità della reazione, ma anche il self-report del paziente e la sua percezione soggettiva. Il rash può avere un forte impatto sul benessere psico-sociale del paziente, sulla qualità di vita, ma anche sull’outcome del trattamento. Evitare l’insorgenza di reazioni gravi, a cui conseguono di norma riduzioni del dosaggio, rinvii o interruzioni della terapia, permette di 65 sfruttare al massimo l’efficacia del farmaco e di ridurre l’impatto della tossicità sulla vita dei pazienti. Sarebbero auspicabili pertanto ulteriori studi sull’impatto nella qualità di vita dei pazienti con tossicità cutanee, sui fattori di rischio/protettivi, ma anche sull’efficacia dei singoli trattamenti attivati, sia quelli già raccomandati, sia quelli adottati dai pazienti in modo autonomo. La gestione del rash papulopustolare si basa su un approccio multidisciplinare che assicura la presa in carico globale del paziente. E’ necessario pertanto attivare una gestione proattiva e tempestiva, assicurando il supporto emotivo del paziente per permettergli di affrontare in maniera ottimale l’occorrenza di rash cutaneo e la sua gestione. 66 Bibliografia 1. Balagula Y, Garbe C, Myskowski PL, Hauschild A, Rapoport BL, Boers-Doets CB, Lacouture ME. Clinical presentation and management of dermatological toxicities of epidermal growth factor receptor inhibitors. International Journal of Dermatology. 2011 Feb;50(2):129-46. 2. Choi JN. 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Journal of Supportive Oncology. 2009 NovDec;7(6):211-7. 73 ALLEGATI 74 ALLEGATO N°1 (All n.1) QUESTIONARIO PER INTERVISTA STRUTTURATA (PAZIENTI)* *Le domande in corsivo sono comuni per chi ha avuto rash o meno 1. Ha avuto in passato problemi di acne, rosacea o pelle grassa? Sì (specificare)_____________________________________ No 2. Durante il trattamento con Cetuximab/Panitumumab ha fumato? Sì No 3. Prima di iniziare la terapia è stato/a sottoposto/a a qualche trattamento per prevenire le reazioni cutanee? Sì No Non ricorda 4. Se sì, che tipo di trattamento? (se il paziente lo ricorda indicare anche il nome commerciale o il principio attivo) Profilassi antibiotica o Per via orale ___________________________________________ o Per via endovenosa______________________________________ Profilassi con trattamento topico o Crema con vit. K ________________________________________ o Crema con urea e vit. K___________________________________ o Cortisonico_____________________________________________ o Antibiotico______________________________________________ o Altro___________________________________________________ Altro (specificare)______________________________________________ 5. Le sono state fornite delle raccomandazioni per prevenire (o attenuare) l’insorgenza di rash cutaneo? Sì No Non ricorda Se sì, quali? Ha rispettato tali raccomandazioni? RACCOMANDAZIONI Limitare l’esposizione al sole Utilizzare creme solari con SPF ≥ 15 in caso di esposizione al ADERENTE NON sole 75 Proteggersi dal sole con cappello e vestiario adeguato Non esporsi a lampade abbronzanti Evitare l’utilizzo di prodotti a base alcolica o contenenti profumi (lozioni, saponi, shampoo, profumi, e prodotti per la pulizia della casa) che possono seccare la pelle Non utilizzare prodotti antiacne Non utilizzare cosmetici nella fase acuta del rash o se di grado superiore al G2 Rimuovere i cosmetici con detergenti delicati a base non alcolica Mantenere una buona pulizia della pelle con detergenti ipoallergenici Idratare il corpo (almeno le zone più secche) due volte al giorno utilizzando creme emollienti senza alcool Evitare l’utilizzo di pomate grasse Evitare docce prolungate (>5 minuti) con acqua calda Asciugare la pelle, senza strofinarla, con asciugamani puliti e lisci Fare la barba con molta cautela Utilizzare vestiti di cotone sottile al posto di quelli in materiale sintetico Altro (specificare) 6. Nel corso della terapia Le è comparso il rash cutaneo? Sì No 76 7. Quando ha avvertito la comparsa del rash? Nel corso della prima settimana di trattamento Nel corso della seconda settimana di trattamento Nel corso della terza settimana di trattamento Nel corso della quarta settimana di trattamento Altro (specificare)_____________________________________________ 8. Oltre alla presenza di rilievi cutanei infiammati e/o con formazioni pustolari, quali altri segni e sintomi ha avuto? Edema Rossore Dolore Prurito Secchezza della pelle Altro (specificare)_____________________________________________ 9. Si aspettava la comparsa di questo effetto collaterale? Sì No 10. Che tipo di spiegazione si è dato/a della sua comparsa/della non comparsa? ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ 11. Come descriverebbe il rash cutaneo che ha, o ha avuto (descrizione e sintomi associati)? Doloroso Fastidioso Imbarazzante Pruriginoso Urente Altro (specificare)___________________________________________________ 12. Ha messo in atto qualche strategia individuale per la gestione o per alleviare la sintomatologia? Sì No Non ricorda Se sì, che tipo di strategia ha messo in atto? ___________________________________________________________________ ___________________________________________________________________ 77 12.1 Ha avuto effetto? Sì No Non ricorda 13. Ha avvisato subito il reparto della comparsa della reazione? Sì No Se NO, dopo quanto tempo l’ha fatto? ________________________________________ Quando ha avvisato il reparto, a chi ha segnalato l’insorgenza del 13.1 rash? Medico Infermiere Altro (specificare)______________________________________ 14. Dopo la comparsa del rash, a che tipo di trattamento è stato/a sottoposto/a? (se il paziente lo ricorda indicare anche il nome commerciale o il principio attivo) Trattamento topico o Cortisonici______________________________________________ o Antibiotici______________________________________________ o Antistaminici____________________________________________ o Crema con vit. K_________________________________________ o Crema con urea e vit. K____________________________________ o Altro (specificare)________________________________________ Antibiotici o Per via orale ____________________________________________ o Per via endovenosa _______________________________________ Cortisonici o Per via orale ____________________________________________ o Per via endovenosa _______________________________________ Antistaminici__________________________________________________ Altro(specificare)_______________________________________________ Non ricorda 15. I trattamenti a cui è stato/a sottoposto/a sono stati efficaci ? Sì No In parte 78 16. In che periodo il rash è stato più severo? _________ mese/settimana di trattamento Tra _________ e __________ mese/settimana di trattamento _______________________________________ 17. Nel periodo di maggior severità del rash, come lo descriverebbe *: Piccoli rilievi della pelle contenenti o meno pus che coprono meno del 10% della superficie del corpo; possono essere o non essere associati a prurito e dolore. (G1) Piccoli rilievi della pelle contenenti o meno pus che coprono il 10-30% della superficie del corpo; possono essere o non essere associati a prurito e dolore. Comportano impatto psicosociale e limitano le attività quotidiane non di cura della persona (IADL: utilizzate il telefono, fare acquisti, preparare il cibo, governo della casa, biancheria, mezzi di trasporto, utilizzo di farmaci, utilizzo del denaro) (G2) Piccoli rilievi della pelle contenenti o meno pus che coprono più del 30% della superficie del corpo; possono essere o non essere associati a prurito e dolore. Limitano le attività quotidiane di cura della persona (self-care ADL: lavarsi, alimentarsi, utilizzare i servizi igienici, vestirsi) e sono associate a superinfezione locale con indicazione ad un trattamento antibiotico per via orale. (G3) Piccoli rilievi della pelle contenenti o meno pus che coprono qualsiasi % della superficie corporea; possono essere o non essere associati a prurito e dolore. Sono associate ad un’estesa sovrainfezione con indicazione ad un trattamento antibiotico per via endovenosa; conseguenze potenzialmente letali. (G4) * opzioni di risposta ricavate, e semplificate leggermente, dalla versione italiana del NCI CTCAE 4.02 con autorizzazione del dott.Francesco Grossi , esclusivo autore della traduzione (Grossi, 2012). 18. Nel corso della terapia con Cetuximab/Panitumumab si è mai esposto/a, anche indirettamente, al sole? Sì No Non ricorda 79 Se sì, ha utilizzato creme di protezione solare o altre lozioni? Sì (specificare)_________________________________________________ No 19. Ha mai utilizzato cosmetici per coprire il rash cutaneo? Sì No 20. In quanto tempo si è risolto il rash? In _____ giorni/mesi dalla sua comparsa Dopo l’interruzione della terapia ( ___________________giorni/mesi) Non si è ancora risolto Non ricorda 21. Se non si è ancora risolto, di che grado lo definirebbe attualmente in base alla classificazione riportata nella domanda 18 (rileggere la classificazione CTCAE)? G1 G2 G3 G4 22. Se si è risolto o attenuato, nelle zone dove c’era il rash ha, o ha avuto, delle problematiche successivamente? Sì No Se sì, di che tipo? Secchezza della pelle Rossore Teleangectasie Iperpigmentazione Altro (specificare)___________________________________________ 22.1 Dopo quanto tempo si sono risolte? _____________giorni/mesi Non si sono ancora risolte (se paziente non attualmente in terapia con Cetuximab o Panitumumab, indicare da quanto l’ha interrotta: _________ ) Non ricorda 80 DATI DEMOGRAFICI GENERE: M F Numero cartella:___________ ETA’: _____ DATI DI PATOLOGIA E TRATTAMENTO DIAGNOSI:_______________________________________________________________ VALUTAZIONE K-RAS: Sì (specificare se MUTATO o WILD-TYPE)__________ No SCHEMA TERAPEUTICO ATTUALE O PREGRESSO (solo per schemi con Cetuximab o Panitumumab): _________________________________________________________________________ CICLI DI TERAPIA EFFETTUATI:___________________________________________ RISPOSTA TERAPEUTICA ALLA PRIMA RIVALUTAZIONE: Sì No RM RP Non ancora rivalutato/a SD PD RC MODIFICHE NELLA TERAPIA A CAUSA DEL RASH: RIDUZIONE DEL DOSAGGIO TERAPEUTICO RINVII NELLA SOMMINISTRAZIONE INTERRUZIONE DELLA TERAPIA NESSUNA MODIFICA FOTOTIPO :_________ Tabella 1 1. Capelli biondi-rossi, occhi chiari, carnagione molto chiara con efelidi, estremamente sensibile; si scotta sempre al sole e non si abbronza. 2. Capelli biondi o castano chiari, occhi chiari, carnagione chiara, spesso con efelidi, sensibile; reagisce quasi sempre a forti esposizioni e si abbronza leggermente. 3. Capelli castani, occhi chiari o scuri, carnagione bruno-chiara; reagisce a volte ai colpi di sole, abbronzatura pronunciata. 4. Capelli castano-scuri o neri, occhi scuri, carnagione da olivastra a scura, pelle poco sensibile, reagisce raramente ai colpi di sole e si abbronza sempre. 5. Capelli neri, carnagione bruno-olivastra che non reagisce al sole. 6. Capelli neri, carnagione nera, tipo di razza nera. Tabella 1 Suscettibilità alle scottature: foto-tipi secondo Fitzpatrick* *Roberts WE.Skin type classification systems old and new. Dermatol Clin. 2009 Oct;27(4):529-33 81 ALLEGATO N°2 (All n.2) DATI DEMOGRAFICI GENERE: F M ETA’: ________ DATI PROFESSIONALI 1. Da quanti anni lavora come infermiere/a? 2. Da quanti anni lavora presso un’area oncologica? DATI SULL’EDUCAZIONE E L’INFORMAZIONE DEL PAZIENTE 3. Nella sua Unità Operativa sono fornite ai pazienti informazioni sulla tossicità cutanea? Sì No Non sempre Non saprei 4. Se sì o non sempre, come sono fornite le informazioni sull’insorgenza della tossicità cutanea? (sono possibili più risposte) Opuscolo informativo della casa farmaceutica Opuscolo creato dal servizio Colloquio orale Altro (specificare)________________________ 5. Nella sua Unità Operativa è fatta prevenzione educazionale fornendo delle indicazioni/raccomandazioni non farmacologiche per la prevenzione del Rash Papulopustolare? Sì No Non sempre Non saprei 6. Se sì o non sempre, che tipo di indicazioni/raccomandazioni sono date? (idratazione della cute, esposizione al sole, igiene personale, cosmesi, ecc..) ______________________________________________________________________ ______________________________________________________________________ ______________________________________________________________________ 7. Come sono fornite tali indicazioni/raccomandazioni? (sono possibili più risposte) Opuscolo informativo della casa farmaceutica Opuscolo creato dal servizio Colloquio orale Altro (specificare)______________________________________ 82 8. Nella sua Unità Operativa sono fornite delle indicazioni/raccomandazioni non farmacologiche per la gestione sintomatica del Rash Papulopustolare? Sì No Non sempre Non saprei 9. Se sì o non sempre, che tipo di indicazioni/raccomandazioni sono date? (impacchi, impacchi freddi, igiene con composti naturali ad effetto lenitivo,..) _________________________________________________________________________ _________________________________________________________________________ 10. Come sono fornite tali indicazioni/raccomandazioni? (sono possibili più risposte) Opuscolo informativo della casa farmaceutica Opuscolo creato dal servizio Colloquio orale Altro (specificare)______________________________________ DATI SUGLI STANDARD DI GESTIONE (PROFILASSI e/oTRATTAMENTO) 11. Nella sua Unità Operativa sono adottate metodiche farmacologiche per la prevenzione del Rash Papulopustolare? (profilassi antibiotica, crema vit. K/urea, crema cortisonica, ..) Sì No Non sempre Non saprei 12. Nella sua Unità Operativa sono adottate metodiche farmacologiche per il trattamento del Rash Papulopustolare? (terapia con antibiotici, cortisonici, antistaminici, crema vit. K, ..) Sì No Non sempre Non saprei DATI SULLE NECESSITA’ DI AGGIORNAMENTO 13. Ritiene di aver bisogno di aggiornare e/o ampliare le sue conoscenze sulla gestione delle tossicità cutanee? Sì (specificare l’ambito)__________________________________________________ No Non saprei 83
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