1963-2013. I nemici di John F. Kennedy
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1963-2013. I nemici di John F. Kennedy di GIANLUCA GATTI «Where were you when JFK was shot?». «Tu dov’eri quando hanno sparato a JFK?». Questo l’interrogativo ricorrente che ha ossessionato intere generazioni di cittadini americani. Una chiara attestazione della portata decisiva di questo evento, non solo nella storia degli Stati Uniti, ma nello stesso immaginario collettivo del suo popolo. Dallas. Stato del Texas. Venerdì, 22 novembre 1963. Sono le 12.30 del mattino. La Lincoln con a bordo il 35° Presidente degli Stati Uniti, sua moglie Jaqueline e il governatore John Connally attraversa Dealey Plaza, nello storico distretto del West End . Una folla di gente festante, ai lati del corteo presidenziale, saluta John Fitzgerald Kennedy, in visita ufficiale nella città. All’improvviso uno, due, tre spari. JFK prima si accascia in avanti e poi al terzo colpo è riverso all’indietro. Le urla di Jaqueline che si aggrappa al corpo insanguinato del marito. La corsa disperata al Parkland Hospital . La morte. 1/2 1963-2013. I nemici di John F. Kennedy Poche ore più tardi, l’arresto di Lee Harvey Oswald, l’unico colpevole finora accertato. Oswald non avrà nemmeno il tempo di presentarsi in tribunale. Appena due giorni dopo, sarà ucciso in circostanze mai chiarite, da Jack Ruby, un malvivente locale, inserito nel giro dei night club e con legami mafiosi. Sono passati cinquant’anni dai tragici fatti di Dallas. La commissione d’inchiesta, istituita nel 1964 e presieduta dal giudice della Corte Suprema, Earl Warren, ha confermato nelle sue conclusioni la responsabilità di Oswald, quale unico esecutore materiale dell’assassinio. Nulla, invece, sui possibili mandanti, sulle motivazioni politiche dell’omicidio, su eventuali altri complici, presenti quella mattina sulla scena del delitto. Nel frattempo, si è registrato un proliferare di ipotesi “complottiste”. Articoli, saggi, inchieste giudiziarie, film. I presunti colpevoli sono stati individuati, ora nella mafia, nell’FBI e nei servizi segreti (CIA), ora negli apparati militari e nelle lobbies industriali delle armi, ora negli ambienti più reazionari della destra americana e nei movimenti politici segregazionisti degli Stati del Sud, in ultimo nell’Impero del Male, l’URSS, e nelle sue reti internazionali. Nessuna di queste teorie ha mai trovato conferme in prove certe e inoppugnabili, pur presentando ciascuna di esse elementi di veridicità. Uno fra tutti la provenienza dei colpi da punti diversi della Dealey Plaza e di conseguenza, dalla mira di più tiratori scelti. Dal punto di vista storiografico non si può non leggere l’assassinio di Kennedy all’interno di un contesto politico interno e internazionale, segnato dalla Guerra Fredda e da fortissime tensioni. La costruzione del Muro di Berlino del 1961, il fallimento della spedizione anticastrista nella Baia dei porci, la crisi missilistica di Cuba del 1962, la contrapposizione USA-URSS per la conquista dello spazio, la lotta per i diritti civili dei neri, condotta da Martin Luther King, i preparativi per l’intervento americano nel Vietnam. Pur con tutte le ambiguità e contraddizioni del caso, le nuove aperture della visione politica di Kennedy, dal mito della Nuova Frontiera all’Alleanza per Progresso in America Latina, sono state sicuramente percepite dai suoi potenziali nemici e avversari come pericolosi fattori di destabilizzazione sul piano degli equilibri interni e internazionali. Da qui alla decisione finale di eliminare dalla scena politica una figura ritenuta sempre più scomoda e ingombrante il passo è breve. 2/2
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