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IL FUNZIONALISMO di Luciano Rispoli* I primi Funzionalismi Un primo Funzionalismo lo si ritrova nella corrente di studi e di pensiero che ebbe radici nell'evoluzionismo, e si sviluppò soprattutto nella Scuola di Chicago (Dewey 1896, Angell 1907, ma anche James, Hall, Cattel). Per essi obiettivo della psicologia è lo studio dell’organismo nel suo complesso, nel suo funzionamento in rapporto con l’ambiente. L’uomo viene visto come prodotto dell’azione e dell’emozione non meno che del pensiero e della ragione. Anche l’attività interiore non può essere considerata indipendente da fattori fisiologici, da esigenze e bisogni nel senso più ampio del termine. L’attività mentale è parte di un più vasto complesso di forze biologiche e contribuisce al procedere dell’insieme complessivo di tutte le attività organiche. La teoria di James-Lange (1892) considera gli elementi corporei dell’emozione quasi come la fonte primaria del sentire umano. Un’altra radice del Funzionalismo risale agli anni '20, quando le prime formulazioni di Wilhelm Reich sul concetto-cardine di identità Funzionale tra psiche e soma sostenevano che la persona non è mente e corpo separatamente, ma una unità in cui non possiamo più separare il fisico dallo psichico.” Un’ottica olistica comincia a sostituirsi a un’ottica dualistica o frammentaria. La nascita del Funzionalismo moderno e la Psicoterapia Corporea Il Funzionalismo moderno affonda le sue radici soprattutto nella pratica clinica e negli studi relativi alle complesse relazioni corpo-mente che derivano dall’importante scoperta di Wilhelm Reich. Da qui ha preso origine l’area clinica e terapeutica della “Psicoterapia Corporea, che si è poi diffusa negli anni successivi in numerose e differenti correnti principalmente in America e in Europa. Ma cosa accadeva, in concreto, quando si andava ad operare con una pratica terapeutica che univa mente e corpo e interveniva su entrambi? Si assisteva, innanzitutto, a un emergere di fenomeni intensi e molto significativi: sensazioni interne molto antiche, emozioni fino ad allora sepolte, ricordi dell’infanzia dimenticati. Riaffioravano, a volte, espressioni del viso, toni di voce, gesti, parole propri di un bambino piccolo. E tutto questo confermava l’esistenza di una memoria corporea che conserva al suo interno tracce del passato; tracce che però sono ancora attive, e che interagiscono con la vita attuale delle persone impedendo una salute piena e completa. Da qui si è reso evidente che, per arrivare veramente nel profondo in psicoterapia, non ci si poteva limitare a un intervento solo verbale, ma era necessario operare direttamente anche sul corpo dei pazienti. Altrimenti molto materiale sarebbe rimasto sepolto e molti funzionamenti non sarebbero cambiati in modo completo. Ma per operare in tal modo, era necessaria una teoria scientifica che guidasse precisamente l’intervento, una teoria con un’ottica multidimensionale, capace sia di comprendere sia di intervenire sui Funzionamenti di Base e a tutti i livelli del Sé (cioè sulla persona nella sua globalità di mente e corpo). Il Funzionalismo moderno ha realizzato un vero e proprio cambiamento di livello, perché ha preso in considerazione non tanto le parti di un essere umano, né le categorie mente-corpo (concetti troppo vaghi e generici), ma qualcosa che potesse rappresentare al contempo il tutto e i dettagli, e che cogliesse veramente ciò che è alla radice della vita umana: cioè le Funzioni che costituiscono la persona (il Sé) e i suoi Funzionamenti di fondo, o in altri termini le Esperienze di Base. * Fondatore della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale Corporea (S.I.F.), dell’Associazione Italiana per la Psicoterapia Corporea (AIPSC). Past-President della Società Italiana di Psicologia Clinica e Psicoterapia. Direttore e Fondatore della Scuola di Psicoterapia Funzionale riconosciuta dal MIUR Le Funzioni e la loro “integrazione Il “Sé”, la globalità della persona, può essere visto come organizzazione di tutte le Funzioni della vita: i ricordi, il simbolico, le fantasie, le immagini, la progettualità, il tempo, la razionalità; ma anche le emozioni; ed anche i movimenti, le posture, la forma del corpo; nonché le sensazioni, la tensione muscolare, il sistema respiratorio; e ancora il sistema neurologico, il sistema neurovegetativo, il sistema immunitario. In questo quadro, quindi, non si può più affermare che Funzioni cognitive (come il simbolico, le fantasie, la razionalità) sono più importanti di tutte le altre e che sono in grado di influire su tutte le altre come in una configurazione a piramide, ma sono Funzioni che fanno parte alla pari di tutte le altre di un sistema complesso, in una configurazione che è piuttosto di tipo circolare. Inoltre, le Funzioni non sono parti, “pezzi” dell'organismo; con esse non si corre il rischio di parcellizzare l'unitarietà della persona. E’ l’intero Sé che si esprime ogni volta in tutte le sue Funzioni. Quali sono le Funzioni dell'organismo? Le varie discipline scientifiche che studiano il funzionamento dell'uomo le hanno man mano messe in luce, ma per individuarle più precisamente dobbiamo ricordare alcuni punti. □ Le Funzioni sono relative a un funzionamento di fondo e non al livello dei comportamenti. Il “Movimento”, ad esempio, nella sua generalità è una Funzione, al di là di tutti i movimenti particolari che io compio quando abbraccio una persona cara, o quando litigo con l’amico. L’interessante è vedere se i Movimenti sono veramente caldi e affettuosi nel primo caso; oppure se sono decisi e con forza nel secondo caso. □ Le Funzioni devono poter essere studiate nel loro andamento, e cioè connesse a una "polarità”, ad una gamma contenuta tra due poli opposti. La Funzione “Sistema Neurovegetativo”, ad esempio, deve passare dalla Simpaticotonia alla Parasimpaticotonia nella vita di una persona, in modo pieno e morbido, perché nella vita sono importanti sia l’attivarsi intenso (simpatico o sistema della vigilanza e azione), sia il lasciare pieno e completo (parasimpatico o sistema dell’allentamento e della tranquillità). I “Ricordi” devono spaziare da quelli positivi a quelli negativi, i “Movimenti” devono poter essere forti quando è necessario ma anche molto morbidi e delicati. I muscoli devono cambiare continuamente da ipotonia a ipertonia. La vita non sta nel mezzo ma si deve muovere in modo pieno tra i due poli di ciascuna Funzione, di ciascuna polarità. □ Le Funzioni devono poter essere viste anche nelle loro possibili alterazioni. Perché questo permette di avere un quadro diagnostico molto approfondito e dettagliato, e molto prima, molto al di là dei sintomi e dei problemi veri e propri, che sono solo l’anello finale di una catena di disfunzionamenti di fondo. Le Posture di una persona possono essere cronicamente “chiuse”; il Respiro può divenire toracico, le Tensioni muscolari tendere alla continua ipertonia, le Fantasie volgere al negativo, l’emozione Tenerezza essere quasi assente, la Durezza prendere il sopravvento. Guardando alle Funzioni, possiamo suddividerle in quattro grandi aree: il piano emotivo, quello posturale-muscolare, il fisiologico, il cognitivo-simbolico. Espressioni del tipo: “E’ un soggetto con le emozioni atrofizzate”, “Quella persona ha un livello fisiologico alterato”, “Si tratta di un individuo ipercognitivo”, hanno un loro senso compiuto. Il piano EMOTIVO rappresenta la coloritura con cui la persona percepisce il mondo. Le emozioni ci fanno scegliere, ci fanno preferire, ci fanno avvicinare o allontanare da persone e da oggetti. Ci sono le emozioni positive, che fanno andare verso gli altri: amore, tenerezza, gioia, allegria, serenità, fiducia, speranza, umorismo. Ci sono gli stati d'animo negativi, che permettono di difendersi dagli attacchi (rabbia, odio), di allontanarsi da ciò che non piace (oppositività), di sfuggire situazioni pericolose (paura). Ci sono i sentimenti nei propri confronti. Infine l'umore di base è lo stato profondo più indifferenziato delle emozioni: il benessere o il malessere, il buonumore e il malumore, la tranquillità, l'agitazione, la positività o la negatività. Il piano FISIOLOGICO è costituito da tutti i sistemi ed apparati interni all'organismo. Il sistema respiratorio (uno dei più importanti regolatori dell'organismo), il sistema cardiocircolatorio, il quadro neuroendocrino, il neurovegetativo, con le sue possibilità di attivazione del parasimpatico (sistema della calma e del benessere) e del simpatico (sistema dell'allarme, della vigilanza, dell'azione immediata); l'apparato immunitario, il sistema delle percezioni e delle sensazioni; il tono muscolare di base. Il piano POSTURALE-MUSCOLARE è un'area più tradizionalmente studiata, specialmente nell'ambito della Comunicazione Non Verbale, e dalla psicoterapia a mediazione Corporea: è in genere conosciuta come sede del linguaggio del corpo: le posture e i movimenti (volontari oppure inconsapevoli e incontrollati, grossi o sottili, lenti o veloci, forti o deboli, ampi o limitati, esplosivi o trattenuti); la forza nelle sue varie modalità; e infine la forma che il corpo è andato man mano acquisendo nel tempo. Il piano COGNITIVO-SIMBOLICO comprende processi Funzionali più conosciuti nell'ambito dei modelli teorici tradizionali, che comunque non devono essere considerati "mentali", ma come sempre unitariamente psicocorporei: i ricordi, la consapevolezza, la razionalità, il controllo, le fantasie, i processi immaginativi, la struttura del tempo, il simbolico. Oggi è con chiarezza accertata l'interconnessione di tutti questi sistemi tra di loro, compresi i sistemi più studiati recentemente: neuroendocrini e neurobiologici. Ed è accertato che carenze negli antichi rapporti di affetto con i genitori hanno effetti neuroendocrini significativi che si manifestano anche a distanza, anche quando si è adulti: ad esempio nelle reazioni ad eventi stressanti (Weiss 1993). Gli stessi circuiti cerebrali si sviluppano con modalità che dipendono dal funzionamento psicocorporeo (Funzionale più in generale) del soggetto. Le esperienze psico-corporee possono consolidare connessioni neuronali esistenti, indurre nuove sinapsi, influenzare persino la guaina dei neuroni aumentando la velocità di conduzione dei segnali elettrici (Siegel 1999). L’alterazione delle Funzioni e le relative conseguenze Normalmente, quando l’individuo è sano e funzionante, ogni azione volta al cambiamento di una delle Funzioni si ripercuote su tutte le altre, perché l’organismo è un insieme complesso, unitario, con tutte le Funzioni integrate tra di loro, sin dalla nascita. Ma cosa può accadere durante la vita del bambino e dell’adolescente? Le Funzioni possono alterarsi se vi è un impatto non positivo con il mondo circostante, se gli adulti non sono in grado di accogliere pienamente tutti i bisogni del bambino. E allora può accadere che alcune Funzioni finiscono per svilupparsi esageratamente e altre rimanere soffocate e atrofizzate. La Funzione Tenerezza, ad esempio, può restare poco sviluppata perché soffocata dalla troppa durezza delle relazioni nella famiglia; la Razionalità dilagare esageratamente perché si richiede al bambino sempre di capire e ragionare e di non tenere troppo in conto le sue emozioni; le Sensazioni fisiche interne essere avvertite molto poco perché il bambino è continuamente sollecitato da percezioni esterne (televisione, musica, videogiochi); le Fantasie negative prendere troppo spazio perché non adeguatamente calmate dai genitori. Può accadere anche che le Funzioni si alterino nel loro andamento, assumendo modalità cronicamente uguali nel tempo, stereotipate, non più adeguate alle situazioni esterne. E in questo alterarsi, le Funzioni, da integrate che erano, cominciano a sconnettersi dalle altre e a perdere le e profonde interconnessioni originarie. Alcuni esempi 1. Movimenti alterati I Movimenti (la Funzione Movimento più in generale) possono diventare cronicamente accelerati e veloci, senza pausa e a scatti, quando il bambino non viene aiutato a conservare la calma, la capacità di fermarsi, di sentire ciò che sta vivendo, di gustarlo in pieno. Molti bambini oggi soffrono di irrequietezza motoria (nella scuola gli insegnanti lo sanno bene); e questo perché vengono sollecitati esageratamene: da giocattoli sempre più rumorosi, luminosi, in movimento, o da videogiochi che richiedono velocità e movimenti piccoli e continui, o da film sempre più frenetici ed esplosivi. Ma ciò accade anche perché li si stimola continuamente, con un giocattolo dopo l’altro, con frenetiche attività extrascolastiche, con un bombardamento continuo di immagini e suoni. I Movimenti del bambino diventano, dunque, tendenzialmente frenetici e continui, anche nei momenti in cui non è assolutamente più necessario che lo siano. A scuola, i bambini irrequieti non riescono a stare fermi seduti nel banco neanche cinque minuti: si alzano e si muovono continuamente. Questa alterazione della Funzione Movimento ha conseguenze molto serie sulla vita del bambino e sulle altre Funzioni del Sé: sulle sue capacità cognitive e immaginative che diventano più scarse, sulle emozioni che tendono ad essere più confuse, con una maggiore difficoltà nell’autostima, e con un senso generale di ansia e di agitazione. Quando una Funzione si altera e si sclerotizza così, si chiude anche su se stessa in cortocircuito, si sconnette dalle altre Funzioni. E dunque resta alterata se non si agisce direttamente su di essa. Non serve a nulla dire a un bambino ipercinetico di fermarsi, di rallentare: la sua Volontà, se usata da sola, non riesce più a controllare i suoi movimenti; né lo può la sola Immaginazione; né la sola Consapevolezza di essere alterato; né solo il riemergere dei Ricordi delle situazioni antiche che hanno provocato l’alterazione. E’ indispensabile intervenire direttamente anche sulla Funzione Movimento. E dunque, solo una terapia che si pone come metodo quello di agire anche sul corpo, può curare (a poco a poco) l’alterazione dei movimenti, andando a ricostruire quella calma e quella pacatezza che erano andate perse, e che una terapia solo verbale difficilmente riesce a recuperare. Certo, l’importante è agire anche su tutte le altre Funzioni, perché non sono solo i Movimenti a produrre il disturbo. E’ l’intero Sé che si è alterato e dunque sull’intero Sé bisogna intervenire, facendo in modo che tutte le Funzioni vadano nella giusta direzione per far recuperare una esperienza molto importante nella vita: l’Esperienza di Base dello “Stare”. Ma un lavoro diretto sul Movimento non può proprio essere trascurato. E come viene realizzato un lavoro di tal genere? Con tecniche specifiche di massaggio profondo volto a modificare direttamente l’assetto del muscolo e la sua tensione di base; con movimenti ben determinati da far compiere molte volte al paziente; con un ritrovare anche attraverso ricordi e immaginazioni guidate i movimenti morbidi e di calma. 2. L’ansia e il sistema neurovegetativo Se una persona sta continuamente in ansia, per fare un altro esempio, certamente avrà la tendenza ad una simpaticotonia cronica. Ciò vuol dire che il sistema Nervoso Autonomo (Neurovegetativo) resta bloccato prevalentemente sul livello dell’allarme e che tutti gli organi interni innervati da tale sistema si comporteranno come se ci fosse un pericolo, anche se il pericolo non c’è. La pressione del sangue sale, i vasi sanguigni si contraggono per portare sangue al cervello, la frequenza cardiaca aumenta, la digestione e il movimento intestinale si fermano per permettere alla persona di agire tempestivamente nel pericolo, e così via. Non basta dire alla persona di calmarsi perché la simpaticotonia diventa un meccanismo che non è più controllabile con la volontà, che non si può modificare nemmeno inducendo emozioni positive o riaprendo i ricordi ed elaborando i vissuti di paura. L’unica possibilità è agire anche direttamente sul sistema Neurovegetativo, intervenendo su alcune delle Funzioni “corporee” (ma nessuna Funzione è solo corporea) quali la Respirazione (il più importante regolatore dei sistemi autonomi del nostro organismo), il Tono muscolare profondo, le Posture. Ripristinando un respiro diaframmatico profondo e spontaneo si può combattere molto efficacemente l’ansia cronica. Ma anche “aprire” posture chiuse ed accartocciate, o ammorbidire la cronica durezza della muscolatura aiuta molto a ritrovare la calma e la serenità. 3 Le soglie percettive del dolore Ci sono persone che sentono un dolore molto forte anche al minimo tocco. Che cosa è accaduto nella loro vita? Non si nasce con soglie percettive così basse; non è una caratteristica innata. E’ accaduto invece che la Funzione fisiologica “Soglie percettive” si è andata alterando a poco a poco, probabilmente perché queste persone hanno vissuto continue minacce nella sua infanzia, e al loro interno è rimasta intrappolata una tendenza a sentire in maniera forte il dolore. Chi ha questo tipo di alterazione Funzionale in realtà si sente come in un continuo pericolo di essere “attaccato”, si sente esposto ad un mondo minaccioso, dove la minima cosa può causare del male. Solo ricorrendo a ben precise tecniche di contatto fisico (integrate con un lavoro profondo sulle emozioni di tranquillità e sulla sensazione di essere protetti) si possono sciogliere queste alterazioni percettive e ripristinare le sensazioni normali. Le Esperienze di Base Ma cosa accade realmente quando in terapia facciamo lunghi massaggi, quando recuperiamo la respirazione diaframmatica, quando riapriamo posture chiuse, o applichiamo tecniche di contatto fisico? Indubbiamente abbiamo ridato mobilità ad alcune Funzioni corporee che erano immobilizzate, sclerotizzate, chiuse in corto circuito. Ma avviene, al di là di questo, qualcosa di più generale, qualcosa di ben determinato se abbiamo agito nella direzione giusta: abbiamo riaperto e recuperato un intero funzionamento di fondo, un funzionamento, cioè, che è alla base della vita, che è alla radice dei comportamenti, dei vissuti, delle espressioni, delle interazioni con gli altri. Questi funzionamenti di fondo sono “Esperienze di Base” che il bambino attraversa molte volte nella sua vita, e che devono svolgersi in modo pieno e positivo se vogliono diventare delle vere e proprie capacità. Sono particolari Esperienze, cioè, che hanno una importanza fondamentale per uno sviluppo sano e armonico dell’essere umano. Nel caso del bambino ipercinetico, agendo direttamente su alcune Funzioni di tipo più “corporeo”, noi avremmo riaperto un ben preciso funzionamento di fondo: la capacità di Stare, di Rallentare, di Fermarsi. Nel caso dell’ansia cronica, invece, avremmo recuperato un’altra importante Esperienza di Base: il Lasciare, il Disattivarsi, la Calma. Nell’ultimo esempio, infine, avremmo aiutato la persona a ritrovare il sentirsi Protetti, Sicuri e non alla mercé del mondo. Le Esperienze di Base e le Funzioni Ogni Esperienza di Base è caratterizzata da un modo di essere delle varie Funzioni del Sé. Quando un bambino si distende sul lettino, abbandona piacevolmente il suo corpo, parliamo di Esperienza di Base del Lasciare, dell’Allentare; Esperienza fondamentale per rigenerare anima e corpo. In questa Esperienza di Base il Tono muscolare è disattivato, i Movimenti sono quasi del tutto inesistenti, le Posture sono aperte, il Sistema Neurovegetativo è in parasimpaticotonia (la calma), il Respiro è tranquillo e diaframmatico, le Sensazioni sono soffici e piacevoli in tutto il corpo, l’Emozione è quella della serenità, le Immaginazioni sono morbide e gradevoli, i Ricordi vanno ad altri momenti simili altrettanto piacevoli, il Valore che viene dato al Lasciare è positivo (senza sensi di colpa), si è pienamente Consapevoli che si vuole Lasciare. Invece, nell’Esperienza di Base dello Slancio, della Gioia, abbiamo ben altre condizioni delle Funzioni: il Tono muscolare è elevato, le Posture esprimono energia e contentezza (anche il volto), i Movimenti sono intensi e con accelerazioni improvvise (la Gioia e lo Slancio sono collegati sempre ad un “guizzo”), il Sistema Neurovegetativo è in una discreta (ma non eccessiva) simpaticotonia che procura eccitazione, le Sensazioni sono forti con una sorta di “fremiti” interni, il Respiro è ancora diaframmatico ma più pieno e un po’ più veloce, l’Emozione è quella intensa e frizzante della Gioia, le Immaginazioni sono legate ad un qualcosa di bello ed eccitante che si sta vivendo, i Ricordi passano velocemente in rassegna le cose belle della propria vita, il Valore della Gioia è considerato importante e ben presente. L’alterarsi delle Esperienze di Base Le Esperienze di Base, se non sono fatte attraversare al bambino più volte in modo pieno e positivo, finiscono per alterarsi, sono inquinate da elementi che le rendono disfunzionanti. Nel Lasciare ci sarà, ad esempio, un’Emozione di paura o di rabbia o un senso di sconfitta, il Respiro può divenire toracico e pieno di allarme, le Sensazioni assenti o negative, i Ricordi sgradevoli, il Tono muscolare potrà restare teso, i Movimenti non si placano, il Lasciare può arrivare ad essere considerato come una “debolezza” e quindi con un Valore negativo. Sarà allora molto difficile che la persona possa godere i benefici effetti rigenerativi del Lasciare; e di conseguenza tutta la sua vita finisce per essere molto più dura e faticosa. La terapia: il recupero delle Esperienze di Base Quando nel tempo si sono accumulate queste alterazioni il vero cambiamento terapeutico consiste nel riuscire a recuperare l’Esperienza di Base del Lasciare, con tutte le importanti conseguenze vitali che ne derivano. Lasciare, disattivarsi di tanto in tanto, è assolutamente fondamentale per una vita sana, per rigenerarsi, per ritrovare forze, slanci ed energia. Se una persona non Lascia mai, se è cronicamente attivato, finisce inevitabilmente per logorarsi, per perdere capacità di agire, capacità di concentrazione. E’ esattamente questo che accade quando si è in stato di stress cronico: la persona non riesce mai a disattivarsi, e non è più in grado di affrontare con efficacia problemi di lavoro, ostacoli, situazioni complesse relazionali. Ma per recuperare il Lasciare bisogna soprattutto che il Respiro divenga calmo e diaframmatico, e che la Tensione muscolare di base si allenti. E questo non lo si riesce ad ottenere se non si modificano direttamente con il tocco del terapeuta (e con tecniche molto specifiche) il modo di respirare e il modo di funzionare dei muscoli. Il terapeuta deve lavorare direttamente sul corpo del paziente, dunque, per rendere di nuovo mobili queste Funzioni. E poi arriverà a riproporre l’Esperienza di Base del Lasciare fino a che il paziente non l’abbia recuperata in pieno acquisendola come una capacità, una parte permanente del suo bagaglio di vita. Il caso di Grace Grace, in un lavoro terapeutico sull’Essere Tenuti (fatto a coppie in gruppo), aveva sentito di non potersi veramente affidare; si sentiva male, le era esplosa una forte tachicardia e piangeva. La misi distesa sul materassino, in contatto con me sia visivo che con la mano, ma Grace non si calmava: era agitatissima. Le gambe si muovevano, irrequiete, come se volessero fare qualcosa, come se dicessero che volevano correre. Nel portare avanti il lavoro terapeutico con Grace si sarebbero potute seguire le “indicazioni” delle gambe (secondo il concetto che il corpo non mente mai), ma il pensiero Funzionale ci fa oggi capire che non è detto che bisogna seguire quello che il corpo ci indica, perché può essere un disfunzionamento cronico che emerge, una alterazione dell’Esperienza di Base in questione. Grace, infatti, non era potuta entrare nell’Esperienza dell’Essere Tenuti: qualcosa nella sua memoria corporea glielo aveva impedito. Le gambe di Grace volevano scappare, ma l’ipotesi era che si trattava molto probabilmente di un funzionamento stereotipato e cronico nella sua vita; e dunque non avrebbe portato nessun cambiamento vero Bisognava, invece, intervenire direttamente sul corpo di Grace per modificare queste “antiche tracce”. Chiamai due persone del gruppo perché le facessero un massaggio sulle gambe, molto lieve, a calmarle. Nel frattempo, con un tono tranquillizzante e con un pieno contatto con gli occhi e con la mano, chiesi a Grace di raccontare che cosa le era successo quando era piccola, in che senso non si era sentita Tenuta, fermata, e se era vero che si era sentita costretta a usare le gambe. Per calmarla e tranquillizzarla maggiormente l’aiutavo a far ridiscendere il respiro a livello diaframmatico, con tocchi e movimenti adatti. Grace cominciò a raccontare che da piccola era disperata perché non si era mai sentita tenuta veramente da qualcuno, e dunque non si era mai potuta veramente “fermare”. Quando lei e la sorella stavano dalla nonna, ad esempio, la nonna mostrava chiaramente di preferire la sorella dando solo a lei caramelle, dolcetti, regalini. Grace, allora, correva piangendo dalla mamma ma la mamma minimizzava, dicendo che “non erano cose da piangere” e non se la teneva neanche un po’. Allora Grace andava dalla zia ma anche la zia non la rassicurava e non se la prendeva perché aveva molto da fare. Grace si sentiva sola, disperata: e sentiva che se ne voleva scappare via gridando. Continuando il lavoro sul respiro, con le parole rassicuranti, il tono di voce adatto, chiamai tutto il gruppo intorno a Grace perché con un tocco fermo e dolce delle mani la facesse sentire veramente Tenuta, finalmente Tenuta! A lungo Grace stette così, con il respiro che a poco a poco diveniva più calmo e diaframmatico. Arrivò finalmente a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi a una sensazione mai provata, profonda e intensa. Dopo un po’ di tempo, “riemerse” lentamente con un viso completamente trasformato. Era piena di stupore e di sensazioni piacevoli, ed era quasi incredula ma felice di aver toccato qualcosa di nuovo nella sua vita. Grace aveva potuto ritrovare qualcosa che già da piccola era andato perso e alterato, qualcosa che per una bambina è importante, vitale: la sensazione profonda di poter Essere Tenuta. Le neuroscienze e il pensiero Funzionale Oggi anche le neuroscienze danno ragione di molte affermazioni che il pensiero Funzionale ha esplorato e sta esplorando. E questo pone basi scientifiche ancora più solide per il lavoro terapeutico che coinvolge il corpo. Vediamone qui alcune. - L’intreccio tra pensiero razionale ed emotività; l’intelligenza è aiutata da emozioni positive e ostacolata da una permanenza di emozioni negative. Non possiamo più affermare che l’intelligenza si sviluppa in presenza di frustrazioni; al contrario, una buona intelligenza ha bisogno di un ambiente accogliente capace di soddisfare i bisogni profondi del bambino. Ed è perciò importante lavorare su Esperienze di Base quali il Lasciare, l’Essere Tenuti, il Benessere, le Sensazioni profonde, la Gioia (tutte Esperienze che coinvolgono prevalentemente il corpo). - L’importanza del mondo sensoriale nella costruzione di significati; non è il “mondo cognitivo e simbolico” che produce e regola le nostre sensazioni. Il mondo cognitivo cresce grazie alla presenza delle sensazioni in cui siamo immersi, che ci guidano e ci danno la base per orientarci nel nostro cammino. E le Sensazioni vengono dal nostro corpo. - La presenza di movimenti e posture (ma anche di precise attivazioni fisiologiche) nell’insorgere delle emozioni; gli avvenimenti passati possono aver modificato il funzionamento di movimenti e posture (ma anche di sistemi fisiologici interni) lasciando delle tracce permanenti che sono come una memoria corporea. Queste tracce si attivano quando noi agiamo, mettendo in movimento il corpo e la sua memoria, e ci trasmettono percezioni ed emozioni alterate e non collegate alla realtà del momento. Conclusioni Oggi noi sappiamo bene che cosa accade quando una persona compie determinati movimenti, o respira in un dato modo, o assume certe posture, o sente alcune precise sensazioni nel proprio corpo, o ha ben definite percezioni della realtà esterna. Possiamo analizzare precisamente se queste Funzioni sono ancora mobili e integrate o si sono già alterate, e in che modo si sono alterate. Di conseguenza sappiamo anche cosa accade quando interveniamo su queste Funzioni alterate, toccando, muovendo e facendo muovere il corpo, facendo respirare in certi modi, facendo assumere determinate posture. Possiamo, così, guidare il nostro operato attraverso un progetto preciso e determinato che solo una Teoria complessiva ed avanzata dei processi mente-corpo ci può dare. E questa conoscenza profonda dei meccanismi psico-corporei costituisce la nuova frontiera sulla quale si svolgeranno le battaglie decisive per la salute piena degli esseri umani. Grazie allo sviluppo del Funzionalismo potremo intervenire sempre più là dove prima non si riuscivamo, potremo modificare quei meccanismi corporei che si sono alterati e ritrovare l’integrazione mente-corpo, potremo recuperare le antiche Esperienze di Base raggiungendo risultati sempre più profondi ed efficaci. Bibliografia aggiunta: Angell J.R. (1907), Compiti e obiettivi della psicologia Funzionale, Psychological Review, 14, p. 61-91. Ashby, W.R. (1962), Principles of the self-organising system, in Von Foerster, Zopf 1962 Bertalanffy L. von (1968), General System Theory, Braziller, New York. Teoria generale dei sistemi, Mondadori, Milano, 1993. Carr H. (1925), Psychology, Longmans, Green, New York. Darwin C. (1872), L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, Longanesi, Milano, 1971. Dewey J. 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