OMNIA MUNDA MUNDIS
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OMNIA MUNDA MUNDIS
OMNIA MUNDA MUNDIS Tutto è puro per chi è puro. Ma per i corrot ti e i senza fede nulla è puro: sono corr otte la loro mente e la lor o coscienza. ( Tit o 1, 15) Omnia munda mundis è la traduzio ne latina dell’avvio del testo che proponia mo: chi non ricorda che questo motto risuona sulle labbra di fra Cristoforo per placare il fraticello che non si capacita della libert à con cui il confratello introduce nella clausura d el convento di Pescarenico due donne, Ag ne se e Lucia ( Promessi Sposi, cap.VIII)? Ebbe n e, il fram mento bi bli co che contiene quest a fr ase proverbiale va in quella linea, perché vu ole combattere ogni ipocrisia; ma dice anche qualcos’altro che cercheremo di scoprire. Ma partiamo dal destinatario di questo monito. San Paol o st a scrivendo a Tito, un d iscepolo molto caro, di origine pagana, come attesta il suo nome tipicamente latino. Lo st esso Apostolo forse l’aveva convertito, se si intende in questo senso l’appellativo «m io f iglio nella comune fede» (1,4). Quanto gli fo sse caro appare a pi ù ri prese soprattutto ne lla Seco nda Lettera ai Corinzi, ove è descritto co me il mediatore ufficiale di Paolo con quella t ur bolenta comunità greca. Basti leggere solo qualche battu ta: «G iunt o a Troade per annunziarvi il vangelo di Cristo, anche se la po rta mi era aperta nel Si gnore, non ebbi pa ce finché non vi incontrai Tito, mio fratello… Il Dio che consola gl i aff li tt i ci ha consolati con la venuta di Tito» (2 Corinzi 2,13; 7,6). Questo ami co e collaboratore e ra st at o incaricato di reggere la Chiesa dell’iso la di Creta, un’i mpresa ardua anche perch é Pa olo non aveva una grande stima di qu e i cittadini, tant’è vero che li bolla con un m ot teggio escogitato proprio da uno di loro , il poeta E pimenide di Cnosso (VI sec. a.C.) : «I Cr etesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni!» (1,12). Per ritornare al no str o passo, dobbiamo riconoscere che esso si apre appunto con un detto caro anche all’in segnamento evangelico: «Non ciò che en tra nella bocca rende impuro l’uomo; è ciò ch e esce dalla bocca a rendere impuro l’uomo » , osservava Gesù ( Matteo 15,16). Sappiamo, i nfat ti , quanto fosse rileva nt e per la tradizione giudaica l’osservanza della cosiddetta “purità” rituale con varie a bluzioni soprattutto prima di accedere al cu lto . L’accento, invece, viene spostato da Cr ist o e da Paolo sulla purezza di coscienza, di pensieri e di opere. P er questo, «tutt o è pu ro» per chi ha l’animo puro. Ma il nostro te sto prosegue e tratteggia anche un rovescio de lla medaglia, e qui l’Apostolo attacca alcun i membri della comunità cretese di origine g iudaica che corrompono ciò che è puro perch é «sono corr otte l a loro mente e la loro coscien za». Chi è sporco dentro contamina ciò che è puro; ir radia attorno a sé una corre nt e m aligna che tutto perverte. È interessante notare che l’appello paolino contro questi cristiani – che in realtà sono ápistoi , cioè «senza fede» – mett a al centro due realtà umane particolarme n te apprezzate da ll a cultura greca, la «ment e» , nous , e la «coscienza», syneídesis. Si vuole risalire alla ra dice ultima della corruzione e della sua forza dirompente: essa è nell’in timo dell’essere, nella sorgente della morale e quin di delle decisioni, dei pensieri e delle o pre . Gesù, nel passo matt eano sopra citat o, dice va la stessa cosa ma usando un simbo lo semitico, il cuore: «Ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore e rende impuro l’u omo : dal cuor e, infatti, provengono propositi m alvagi…» e segue una lista di sette peccati o vizi, segno di una p ienezza di male che si ef fonde corrompendo e devastando tutto. Ritornia mo, perciò, alla coscienza con quella prat ica or a dimenticata che era detta appunto “l’esame di coscienza” . -1- -2-
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