La rosa nera | L`informazione libera

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La rosa nera | L`informazione libera
18/01/2011
La rosa nera | L'informazione libera
Numero 9 del 11/01/2011
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martedì 18 gennaio
Problema rifiuti: Giugliano -Napoli- di notte
L’emergenza riprende… anzi non è mai finita. Guardare e poi indignarsi. Ma di
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La rosa nera | L'informazione libera
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Nucleare in Italia:
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Fiat, Globalizzazione e crisi del lavoro …
Numero 9 del 11/01/2011
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Fiat, Globalizzazione e crisi del lavoro
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MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 18:59
NESSUN COMMENTO
Sulla questione Fiat legata in maniera
inscindibile
alla
fenomenologia
della
globalizzazione, abbiamo letto cosa ne pensa
Sartori e cosa diceva già nel 1993 lo stesso
politogo: “A parità di tecnologia l’Occidente ad
alto costo di lavoro è destinato a restare senza
lavoro: le cosiddette società industriali avanzate
diventereb b ero società senza industria… In
un’economia glob alizzata il lavoro va ai poveri e
i Paesi ricchi vanno in disoccupazione. Il
localismo è miope e inaccettab ile, ma il
glob alismo
dovrà
essere
riformulato
realisticamente come un processo multistep da
perseguire con passi commisurati alle gamb e. Al
glob alismo vero e proprio non arriveremo
prob ab ilmente mai (salvo che nei mercati finanziari) ma è possib ile e auspicab ile puntare a più ampi
mercati relativamente omogenei. Tra il policentrismo di milioni di villaggi e l’acentrismo della retorica
glob alistica dob b iamo cioè puntare su un mondo oligocentrico strutturato per aree di mercato a tenore
di vita pareggiab ile. Non dob b iamo essere localisti ma nemmeno glob alisti ingenui che perseguono un
programma di miseria generalizzata secondo il detto «meglio egualmente poveri che inegualmente
ricchi»”.
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La realtà è che siamo davvero arrivati al capolinea. La nostra disoccupazione è strutturale, non
congiunturale; visto che è dovuta alla “delocazione” del lavoro; e una ripresa senza occupazione deve
stupire solo economisti rimasti indietro di decenni. In un mondo globalizzato il lavoro va dove costa
meno. Pena il fallimento. Il caso della Fiat è emblematico. Piaccia o non piaccia alla Cgil e in particolare
alla Fiom, Marchionne ha ragione, ed è lui che tiene il coltello dalla parte del manico.
Fiat sta per “Fabbrica Italiana Automobili Torino”. Spero che anche Marchionne senta questo antico
vincolo, e cioè che senza Torino, senza Mirafiori, la Fiat non è più Fiat. Però Marchionne è un manager
che va dove deve, e fa quel che fa, per salvare la sua azienda. Mentre la Fiom è un sindacato reazionario
che difende l’indifendibile, e cioè, come scrive Massimo Gaggi (Corriere, 2 gennaio), “conquiste
inesorab ilmente erose dalla realtà”. Come ha detto ragionevolmente Fassino, se io fossi un operaio
della Fiat voterei la proposta Marchionne. Nel mondo il mercato delle automobili è saturo. Nei prossimi
anni molti “piccoli” dovranno morire, e solo alcuni giganti sopravvivranno. Ci vuole molta malafede,
oppure troppa fede ideologica, per non rendersene conto.
In fondo è la stessa Camusso a dire che “se venisse sconfitta la nostra idea di votare no, ma comunque
anche se si ritenesse valido il referendum, si applicherà quell’accordo; come ottempereremo allora alla
nostra funzione di rappresentanza dei lavoratori, come ricostruiremo le condizioni del camb iamento?
Questa la domanda che dob b iamo proporci proprio perché siamo insieme e vicini. Insieme oggi nel
giudicare, ma pronti ad interrogarci per traguardare un futuro dentro le aziende Fiat. Sicuramente
possiamo, vogliamo, dob b iamo incontrarci per fare insieme le riflessioni che la vertenza propone a tutti
noi”.
Di contro l’ad della FIAT Sergio Marchionne ha replicato che “In qualsiasi società civile quando la
maggioranza esprime un’opinione anche con il 51%, la minoranza ha perso. È un concetto di civiltà
comune. Quando si perde si perde. Io ho perso tantissime volte in vita mia e sono stato zitto. Sono
andato avanti e non ho reclamato. Se venerdì vince il sì ha vinto il sì e il discorso è chiuso. Non
possiamo fare le votazioni 50 mila volte. Capisco che nessuno voglia perdere, ma una volta che ha
perso ha perso”.
Vincenzo Branca
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Napoli secondo: ma è tutt’oro quello …
Numero 9 del 11/01/2011
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Napoli secondo: ma è tutt’oro quello che luccica?
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MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 18:56
Attualità
NESSUN COMMENTO
Sarebbe troppo facile ora dire che è tutto
bellissimo, che la Società Calcio Napoli ha
lavorato perfettamente, che si può puntare alla
Champion’s o addirittura puntare al tricolore.
Troppo sottile è la linea di confine che divide
l’esaltazione dalla depressione. In un clima così
infuocato, colmo di facili entusiasmi e
complimenti usati quasi come se fossero dei
fazzolettini Tempo, è bene tenere la calma e
cercare di ragionare sui punti cardine che
riguardano questo preciso momento della
stagione partenopea.
Il Napoli, vice-campione d’inverno, si preparara
ad affrontare la seconda parte della stagione, quella più difficile (soprattutto con i probabili ritorni in lizza
di Inter, Roma e Juventus), carico di entusiasmo e convinzione dei propri mezzi. Ma fino a quando
durerà?
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E’ lecito chiederselo visto che sia il secondo anno di Reja, che il primo di Mazzarri, hanno regalato un
girone d’andata esaltante e un girone di ritorno (soprattutto nella stagione di Reja/Donadoni)
deprimente (sempre i due opposti).
Il tutto dovuto ad un mancato quanto doveroso intervento sul mercato da parte della società: è pensiero
di molti che se si fosse intervenuto nel mercato di riparazione, due anni fa, Reja probabilmente sarebbe
ancora sulla panchina azzurra; come è opinione di tutti che se lo scorso anno si fosse preso qualcosa a
Gennaio, il Napoli si sarebbe trovato in Champion’s al posto della Sampdoria.
Ogni anno la solfa è sempre la stessa: “Non rompiamo gli equilibri”…e poi il calo. Quanti cali ancora ci
vorranno per insegnare a questo nuovo corso societario che se si vuol restare su, a meno che non si
abbia una squadra tipo l’Inter formata da 30 calciatori (uno più forte dell’altro), si deve intervenire a
Gennaio?
Probabilmente la strategia è sempre quella del Team-Panettone, ovvero della squadra che rende bene
fino a Natale (per acquisire sponsor, abbonamenti, fiducia dei tifosi ecc.) e che cade vertiginosamente
nel girone di ritorno.
Una logica perdente per i tifosi, ma vincente per il presidente De Laurentiis.
I tifosi azzurri sperano in due acquisti di qualità che possano aiutare la squadra a mantenere questa
posizione, ma il patron azzurro saprà accontentarli?
E’ pur vero che non bisogna rompere gli equilibri della squadra, ma se a Gennaio non arriverà nessuno
e se ci sarà nuovamente un calo in graduatoria, i tifosi potrebbero rompersi qualcosa di molto più
sofisticato del tanto decantato equilibrio…
Errare humanum est, perseverare autem diab olicum, et tertia non datur.
Marco Branca
A Marco Branca, Marco Della Gatta e altri 7 piace questo elemento. Non mi piace più
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Casini e il ritorno del figliol prodigo | …
Numero 9 del 11/01/2011
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Casini e il ritorno del figliol prodigo
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MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 19:01
Attualità
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Casini ha raggiunto il suo scopo. La risibile
compagnia di giro cui fa da segretario non ha
smentito se stessa nel proporsi come salvatrice
della patria. La debolezza del Pdl la si
commisura proprio dalle entità delle
sue
gomene di salvataggio che, come in questo
caso, vogliono sostituirsi alla nave madre pur
essendo solo canotti. Non mi piacciono queste
alleanze, ma immagino che non se ne possa
fare a meno. Comunque Casini ha di fatto
scaricato Fini a meno che non faccia il doppio o il
triplo gioco e questo da Casini sarebbe il minimo
che ci si può aspettare. Forse sono servite anche
le bacchettate di Bagnasco e C. per convincerlo e
questo dà la misura di quanto sia un servo.
Sono certo che Berlusconi conosca molto bene i sui “polli”. Certo, potesse scegliere, farebbe
sicuramente a meno di Casini, Lombardo e soci…che, fatti quattro conti, tornano con la coda fra le
gambe facendo finta di patteggiare. E a Berlusconi non resta che incassare, cosi potrà continuare a
governare, provare a completare le riforme ed accontentare Bossi con il federalismo, per poi
ridimensionare il pur bravo ma indisciplinato Tremonti e riorganizzare a propria immagine il partito. Sta
dimostrando accortezza e saggezza.
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In conclusione, l’opposizione ha paura di elezioni anticipate, che favorirebbero solo Lega e PdL, e quindi
sono disposti a tutto, anche a sorbirsi il Cavaliere per almeno un altro biennio e chissà se non anche
sul Colle. Ieri sera su LA7, Casini insisteva nel dire che lo fa per il bene del paese, intanto saltella di qua
e di là dicendo sempre le stesse cose, basta che nell’inesistente terzo polo sia lui a dare le carte. Alla
domanda della Gruber se parlava in nome della terza gamba ha risposto serafico, “Fini è con me”.
Adesso della figura del traditore non voglio parlare ma se lo scopo di Bocchino e Granata era quello di
portare la borsa a Casini devo dire che ci sono riusciti, congratulazioni. Questa volta destra e sinistra
devono acquistare chiavi in mano da Casini e dai suoi soci senza scartare il pacco, con il rischio di fare
la fine di quei tabagisti che compravano a Forcella stecche di sigarette che si rivelavano contenere nel
migliore dei casi solo un mattone.
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Influenza stagionale: il picco previsto …
Numero 9 del 11/01/2011
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Influenza stagionale: il picco previsto tra pochi giorni
Sezioni
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 17:59
NESSUN COMMENTO
Come gli esperti avevano previsto, milioni di
italiani, finite le feste natalizie, iniziano il nuovo
anno a letto con l’influenza. I malanni della
stagione invernale, quali febbre, mal di gola,
tosse e dolori muscolari sono un appuntamento
immancabile per chiunque, nel momento in cui
la colonnina di mercurio segna le temperature
stagionali più basse. Quest’anno il picco
massimo di incidenza dell’influenza stagionale è
previsto per le prossime settimane di Gennaio.
Gli organi competenti stimano che verranno
colpiti dal virus influenzale circa cinque milioni di
italiani. Una significativa percentuale contrarrà il
virus H1N1, che, ricordiamo, fu ritenuto responsabile della passata epidemia di influenza suina, mentre
una minore incidenza avranno altri due virus: l’H2N2 Perth e il B/Brisbane. Per poter capire se si è stati
contagiati dal virus dell’influenza stagionale o da altre forme virali occorre sapere che si parla di virus
influenzale quando:
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- la febbre è a insorgenza improvvisa ed elevata, superando i 38°;
- è presente almeno uno tra i sintomi generali sistemici, ovvero: dolori muscolari, senso di stanchezza e
di spossatezza, cefalea, sudorazione e brividi;
- si manifesta almeno uno tra i sintomi respiratori: tosse, mal di gola e raffreddore;
- è presente nausea, vomito e/o diarrea.
L’influenza del 2011 si presenta quindi con mal di gola, mal di pancia e diarrea, dolori muscolari ed
affanno, febbre con temperatura di 38° con un decorso di 48 ore. Nonostante le cifre elevate degli italiani
colpiti dal virus, quest’anno l’influenza è stata definita di “media entità” e non “pandemica” come quella
dello scorso anno. E’ bene comunque conoscere i consigli e le accortezze degli specialisti per potersi
difendere al meglio. Il contagio dell’influenza si può verificare per via aerea, attraverso le gocce di saliva,
oppure tramite il contatto con mani contaminate dalle gocce stesse; per ridurre la trasmissione del virus
occorre quindi:
- lavarsi le mani frequentemente;
- coprire naso e bocca quando si starnutisce o si tossisce;
- usare mascherine negli ambienti sociali affollati;
- utilizzare farmaci antivirali;
- fare una vaccinazione preventiva.
Il vaccino antinfluenzale si rivela efficace nel 80% dei casi, ma la sua efficacia riguarda esclusivamente i
virus dell’influenza e non protegge quindi da altre malattie quali raffreddore, mal di gola ecc. Il vaccino
offre una protezione che va dalle due settimane successive all’iniezione fino agli otto mesi successivi;
esso è gratuito e fornito dai medici di famiglia per chi fa parte delle categorie a rischio (anziani di età
superiore ai 65 anni, bambini fino ai 6 mesi e adulti affetti da particolari patologie); per la restante
popolazione, invece, è disponibile a pagamento in farmacia. Prima di richiedere un vaccino è
consigliabile valutare con il proprio medico i rischi e i benefici di una vaccinazione per l’influenza. Si sa
che una sana e corretta alimentazione proteggono il nostro corpo dagli agenti influenzali, e la Coldiretti
ha indicato alcune direttive da seguire a tavola; per cui bisogna assumere:
- frutta di stagione (mele, pere e le arance che contengono vitamina C);
- verdure (spinaci, cicorie e insalata poiché ricche di vitamine, calcio, fosforo e potassio);
- legumi (fagioli, piselli, lenticchie e ceci);
- carni che contengono proteine necessarie per combattere e prevenire l’influenza.
A tutti questi consigli se ne aggiunge un ultimo e non meno importante: quello di riposarsi il più a lungo
possibile al caldo.
Simona Esposito
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Quella “assenza” che uccide | La rosa …
Numero 9 del 11/01/2011
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Quella “assenza” che uccide
Sezioni
GIOVEDÌ, 13 GENNAIO 2011 18:03
Attualità
NESSUN COMMENTO
Davvero si può morire a diciassette anni con un
proiettile conficcato in testa? Si. E non bisogna
nemmeno andare troppo lontano per trovare
questa risposta: basta restare nei vicoli ombrosi
e malfamati dei quartieri popolari di Napoli, dove
lo Stato è un miraggio insperato e la civiltà non
arriva, se non nella sua forma più brutale e
arcaica, l’impietosa legge del taglione, l’”occhio
per occhio dente per dente” a cui è impossibile
sottrarsi. E’ qui che la morte abita, in questi
luoghi dimenticati dalla legge e dalle istituzioni;
qui la morte prolifera, giusta, meno giusta, e
colpisce
a
caso,
indiscriminatamente,
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assecondando le leggi di un Fato capriccioso.
Politica
E’ morto ieri sera Anthony, diciassettenne ferito circa una settimana fa da un poliziotto in borghese
mentre tentava una rapina a mano armata in una tabaccheria del centro, insieme a un complice
diciottenne, ora in stato di fermo. A tutti noi viene da pensare: se l’è meritato. La legge del taglione insita
nella mentalità dominante ci spinge a giudicare giusta la morte di chi non avrebbe esitato
probabilmente a uccidere a sua volta. E purtroppo questa considerazione diventa vera in un mondo in
cui non si può contare su nessuno a parte che su se stessi per difendersi dagli altri. In un mondo in cui
l’altro non è più un possibile amico, ma un nemico certo da cui guardarsi, o da aggredire e depredare
prima che lui aggredisca noi. La morte qui è figlia della violenza, la violenza è figlia della disperazione, la
disperazione figlia della solitudine e dell’abbandono. Nessuna via di scampo. La morte è forse l’unico
modo che resta per sfuggire a una realtà che offre solo degrado e aberrazione.
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E di aberrazione Anthony ne aveva vista tanta, con un padre ucciso allo stesso modo, mentre tentava
una rapina alle poste, e un fratello caduto sotto il fuoco della camorra per aver alzato troppo la testa. Che
alternative può avere un ragazzo dopo aver vissuto tutto questo? La risposta è: molto poche. Anthony non
ha fatto altro che ripetere quello che suo padre e suo fratello avevano fatto prima di lui. La morte qui è la
spia di un disagio sociale di cui siamo tutti vittime. Vittima è una madre che vede morire due figli perché
è incapace di dare loro un’educazione, e non trova di meglio da fare che accusare di “cattiveria” un
poliziotto che ha reagito come chiunque avrebbe fatto davanti alla pericolosa minaccia di una violenza
ingiusta; un ragazzo che muore a diciassette anni cercando disperatamente di far sentire la sua voce a
una società che non gli offre alcuna opportunità; un tutore della legge, che poi in fondo è sempre un
uomo come gli altri (e che per fortuna in questo caso non sarà indagato per omicidio), che per tutta la
vita si porterà dietro il rimorso di aver ammazzato un ragazzino, ma sapendo che se non l’avesse fatto
probabilmente sarebbe morto insieme ai tabaccai, padre e figlio, altri due innocenti; un onesto
lavoratore che ogni mattina e ogni sera, alzando e abbassando la saracinesca del suo negozio trema di
paura al pensiero di una rapina, lui come tutti gli altri commercianti della zona. Siamo tutti vittime dello
stesso cancro istituzionale, che invade – e uccide – con la sua assenza.
Dove sono le autorità? Dove sono i governi e i partiti, dove le volanti della polizia? Dove sono i centri di
riabilitazione per i minori, ma prima ancora gli spazi verdi, le aree di gioco per i bambini, le attrezzature
sportive che altrove sono gratuite? Dov’è la tanto discussa ma mai realizzata prevenzione, che prima di
tutto si costruisce nella tutela della qualità della vita dei cittadini? Qui i nostri bambini giocano per
strada, e quello che imparano è quello che vivono: violenza, terrore, prevaricazione. Poi quei bambini
crescono, e per tutta la vita si portano dietro quel rancore rabbioso, quella sensazione di non essere
mai stati visti, tutelati o riconosciuti, quella percezione di abbandono e indegnità. E quando la rabbia è
troppo soverchiante per diventare giusta indignazione a servizio di una buona causa, o tutt’al più passiva
rassegnazione a subire, allora esplode, si trasforma in violenza. E sono sempre i più deboli, i più
bistrattati a farne le spese. Questa macchina statale è come una cattiva madre, che non nutre i suoi figli
ma li fa crescere nella miseria (o meglio, nella munnezza), per poi lasciarli a scannarsi l’uno con l’altro
e soccombere con essi, sempre più corrotta, sempre meno efficiente, sempre più schiacciata dalle
ritorsioni dei suoi stessi figli diventati predoni, che cercano disperatamente di ottenere con l’imbroglio e
la prepotenza quello che di diritto gli sarebbe spettato, ma che non hanno mai avuto. A questa “madre”
incurante ciascuno reagisce a suo modo, chi meglio, chi peggio. Qualcuno trova la forza di diventare un
cittadino onesto, cerca di mettere le sue azioni a servizio degli altri, di migliorare il luogo in cui vive;
qualcun altro semplicemente china la testa e si rassegna alla paura, all’omertà, alla sopportazione.
Qualcun altro ancora sceglie intenzionalmente, o – molto più spesso – si ritrova quasi per caso sulla via
della delinquenza, e una volta entratoci non ha la forza – o la voglia – di uscirne. Stavolta è toccato a
Anthony, e allora tutti a puntare il dito accusatore contro mariuoli e delinquenti. La realtà resta una sola:
qui siamo tutti figli della stessa madre strafottente e egoista.
Giuliana Gugliotti
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18/01/2011
Disoccupazione femminile in aument…
Numero 9 del 11/01/2011
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Disoccupazione femminile in aumento, mamme sempre
più discriminate
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 17:52
Sezioni
Attualità
NESSUN COMMENTO
Cinema
Inizio istituzionale per una sciocca barzelletta che
ci raccontiamo da anni. Art. 1 della Costituzione:
“L’Italia è una Repub b lica democratica fondata
sul lavoro”. Strane le coincidenze per le quali il
Paese sembra stia perdendo la sua identità, la
democrazia sia un optional e il lavoro oramai sia
fondato su contratti a progetto e a tempo
determinato (quando, ovviamente, non siano “a
nero”). Di dubbia efficacia per la verificabilità dei
dati è considerare come “soggetto occupato”
anche quello che tra tre mesi, per contratto, non
lo sarà più. Purtroppo esiste il buono e cattivo di
una particolare visione delle cose. Certo appariamo al mondo con un tasso di disoccupazione
decisamente inferiore rispetto al reale “danno” che siamo costretti a portarci dietro, ma chi ci rimette,
nonostante una classificazione dei dati controversa, è il giovane. Quest’ultimo rappresenta la categoria
dell’inoccupato e del disoccupato. Circa il 28,9%, secondo dati ISTAT, è senza lavoro. Il 10% è tutto
femminile.
E' vero che?
Economia
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Who's who
Osserviamo la situazione nel complesso per poterne trarre alcune conclusioni. A settembre 2010 si è
registrato un tasso di inattività pari al 38,6% della fascia compresa tra i 15 e 64 anni. L’anno 2009 aveva
chiuso con circa il 32%. Il Nord e il Centro non raggiungono il 35%, mentre il Sud sfiora in positivo il
50%. Ma a far riflettere sono i dati sulla disoccupazione femminile, che attraversa il Centro-Nord con il
24,7% e raggiunge il Sud Italia con il 36%.
Le donne da sempre hanno ricoperto il ruolo assegnatogli come “dedite alla famiglia” e, nonostante
questo, si sono fatte strada in un mondo del lavoro prettamente maschile. Le discriminazioni subite
sono ancora piuttosto frequenti, ma il “soggetto debole” ha imparato ad essere più freddo e calcolatore
dell’uomo sul lavoro. L’indagine condotta a partire dal 2001 e per gli otto anni successivi dal Cofimp
(Consorzio per la formazione e lo sviluppo delle piccole e medie imprese) ha evidenziato nella donna
un calo di empatia e di sensibilità, nonché di cordialità sul lavoro. Tutti elementi questi che ci
permettono di tirare le somme sull’attuale condizione della donna.
Lavoro o famiglia. Nessun errore in queste tre semplici parole. Pochi i margini di flessibilità sul posto di
lavoro, che non permettono la crescita di una realtà familiare stabile. Poche le occupazioni che rendono
possibile il sogno di molti giovani, in quanto la percentuale più alta deve vivere e crescere nella
precarietà. Qualora la fortuna vi abbia baciato con un lavoro a tempo indeterminato che vi permetta di
allargare la famiglia, ecco che arriva il problema per le donne di crescere i loro bambini. Le dimissioni
della mamma, secondo dati ISTAT, arrivano nel primo anno di età del figlio con la stessa motivazione
per il 48,5% dei casi: “incompatibilità tra occupazione lavorativa e assistenza del neonato”.
Molteplici le motivazioni per una scelta così drastica. In primis prevale la componente economica. Un
asilo nido o una baby sitter a tempo pieno costa quasi quanto un mese del “lavoro di oggi”, risultando
così una scelta sconveniente e poco intelligente. Inoltre la precarietà spinge la donna, già emotivamente
provata dal distacco dal figlio neonato, a rinunciare ancora più volentieri ad un contratto senza futuro. In
più molte aziende non tengono conto delle reali necessità innanzitutto del piccolo e, in seconda battuta,
della mamma, per i primi mesi dopo la maternità. Purtroppo, per quanto qualcosa sembri muoversi
nell’aria, l’Italia rimane uno dei Paesi maggiormente industrializzati la cui stessa politica discrimina la
donna, e soprattutto la mamma che lavora.
Roberta Santoro
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18/01/2011
Intervista a Raffaele Giglio dei Gentle…
Numero 9 del 11/01/2011
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Intervista a Raffaele Giglio dei Gentlemen’S Agreement
Sezioni
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 17:47
Attualità
NESSUN COMMENTO
Con i Gentlemen’S Agreement c’è sempre da
sbilanciarsi in osanna e complimenti, un po’
perché ci piacciono, un po’ perché sono quei
casi rarissimi di bands che cercano di portare
avanti un discorso sempre originale e prendendo
spunto da generi musicali un po’ bistrattati
(come la musica Manouche che aveva come
esponente massimo Django Reinhardt, vera
leggenda Jazz a cavallo fra gli anni ‘30 e ‘40).
Abbiamo fatto una chiacchierata con Raffaele
Giglio, estrosa mente del gruppo, che
passeggiando su immaginari calçada di Rio ci
ha parlato un po’ del nuovo disco e del nuovo
sound.
Allora Mr. Giglio, Vi avevamo lasciati con “Let me be a child” in mezzo alle balle di fieno e agli
spaventapasseri, cosa è successo nel frattempo?
Cinema
E' vero che?
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Dopo il nostro primo disco sono successe molte, ma moltissime cose! Ab b iamo venduto tutte le copie
del disco ! 160 concerti in 18 mesi, passando da una scomoda station-wagon ad uno scomodissimo
furgone. Due tour in Francia, e nel mezzo un camb io decisivo di line-up, molto decisivo! Un videoclip,
Blonde Country Girl, in rotazione su All Music ed MTV e tanta pre-produzione per il disco nuovo. Poi
ancora live, registrazione di Carcarà, live, missaggio e ora siamo in attesa del nascituro! Dimenticavo,
adesso ab b iamo un furgone molto più comodo!
“Carcarà” è il nome del nuovo lavoro di casa Agreement. Da cosa nasce il nome, vi ha ispirato
qualcosa o qualcuno in particolare?
Carcarà nasce da un lib ro che mi ha aperto la testa e ci ha ficcato dentro tutto il suo sapere. Il lib ro in
questione si chiama “Verità Tropicale” scritto da Caetano Veloso. Una vera b ib liografia su un mondo,
non proprio sconosciuto (i miei ascoltano Bossa e Veloso da quando ero piccolo!), un ricettario su
compositori, musicisti, cantautori del Brasile (sotto dittatura) degli anni ’60. Anche lì c’e stato un
movimento musicale simile a quello occidentale degli anni 60/70, ma con le loro sfumature. E ,
insomma, nel lib ro si parlava di questa canzone “Carcarà”, cantata da Maria Bethania (sorella di
Caetano Veloso), una melodia che sub ito mi ha rapito. Allora documentandomi, ascoltando, imparando
b ene la Bossa Nova come il Forro o la Batucada, ho scritto una storia che non c’entra nulla con la
canzone in questione. Ho preso solo il titolo e ci ho ricamato un disco con un unicum narrativo che si
srotola dalla prima canzone fino all’ultima. Una storia di un “amor che a terminado” e l’incontro di
Carcarà con…
Ho letto sul blog di Materia Principale che avete utilizzato vari strumenti per voi “nuovi” e provenienti
da influenze musicali diverse ognuno dall’altro, quali sono stati quelli con i quali vi siete divertiti di più
e come vi è venuto in mente?
Non volevamo utilizzare le stesse sonorità di “Let me b e a child”, ma è accaduto così per caso! Avendo
in casa un cub ano(il marito di mia sorella), ho imparato a suonare il “Tres Cub ano”, una chitarra
tipicamente latina con tre corde doppie . Poi Gib b one, il nuovo elemento dei Gentlemen’S Agreement, è
uno studioso di ritmi latini, specialmente b rasiliani, e suona il Surdo, la Caixa, Agogo, Tamb ourim,
Pandeiro. Ab b iamo anche noi imparato a suonicchiare queste percussioni e così facendo ci siamo
catapultati in pieno nel mondo adatto a Carcarà. Mentre Fab io Renzullo (Tromb a/Armonica) e Antonio
Gomez (Contrab asso) avevano suonato assieme in un gruppo di musica cub ana. Il nostro b atterista
prodigio, Andrea De Fazio, si è immerso in questi ritmi con estrema naturalezza e li ha fatti suoi.
Come va col Manouche African Samba? E’ stata la nuova line-up del gruppo ad influire su questo
nuova direzione oppure è stato il contrario?
Manouche African Samb a è quello che mi viene in mente se devo descrivere i due ceppi dove, in questo
momento di preparazione del nuovo spettacolo, i Gentlemen’S Agreement stanno attingendo. Ti spiego:
Manouche per me è Django Reinhardt e le sue ritmiche, African Samb a è, invece, un samb a più vicino
alle sue origini. Più accostab ile a un gioco di ritmi b allab ili scomposti, quasi come un rito, come se si
volesse andare in “trance”, ma con la dolcezza del samb a-cansao. La nuova formazione ha influito in
questa scelta, ma prima c’è stata la volontà nostra, nello scrivere le canzoni di Carcarà, indirizzando
tutto verso quei lidi.
Dove e quando potremo ascoltare il nuovo disco? Ci segnali qualche data interessante a breve
termine per ascoltarvi?
Il disco uscirà sempre per l’etichetta “MATERIA PRINCIPALE”, la distrib uzione sarà curata da
Goodfellas, così come l’ufficio stampa. Mentre per i concerti l’agenzia b ooking che ci segue, Grinding
Halt, sta lavorando per farci girare tanto per tutta la primavera e l’estate che verrà. L’art work è affidato ad
un grande artista napoletano, Alessandro Rak, che sta ultimando in questi giorni sia il b ooklet e sia il
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18/01/2011
Intervista a Raffaele Giglio dei Gentle…
primo video che verrà estratto dal nuovo disco “Carcarà”. Il disco uscirà in tutti i negozi agli inizi di
Marzo, così come il nuovo tour. Mentre prima dell’uscita ab b iamo due live, il 27/01 a Roma mentre il
28/01 a Caserta al Teatro Civico 14, per la rassegna “Cinema dal Basso”.
Ce lo fai un “IHH-AHH” a noi lettori de “La Rosa Nera”?
Preferisco, visto che ora dalla campagna ci siamo trasferiti al mare, dirvi e salutarvi con un b el:
Holaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
http://www.myspace.com/thegentlemensagreement
Marco Della Gatta
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18/01/2011
Che bella giornata per Checco Zalone…
Numero 9 del 11/01/2011
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Che bella giornata per Checco Zalone
Sezioni
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 17:42
NESSUN COMMENTO
Che l’anno nuovo per il cinema italiano si
sarebbe aperto nel segno della commedia già lo
sapevamo
(http://www.larosanera.it/?p=1315).
Ma l’inaspettato exploit di Checco Zalone proprio
no! Si dice sempre che bissare il successo del
primo film è impossibile, ma a quanto pare non
lo è se ti chiami Luca Medici e di professione fai
il comico. Alla sua seconda incursione
cinematografica, con Che b ella giornata, Checco
Zalone ha fatto registrare un record d’incassi
d’apertura per il nostro paese. La pellicola diretta
da Gennaro Nunziante, forte delle sue 900 copie,
è riuscita infatti nell’impresa di superare un
campione assoluto del box office come il
kolossal di James Cameron Avatar, che proprio
un anno fa aveva incassato (contando il
vantaggio del costo del biglietto più alto causa
3D) 12,9 milioni di euro in cinque giorni di
programmazione contro i 13,5 milioni registrati
da Che b ella giornata nei suoi primi quattro giorni di permanenza nelle sale. 18,6 milioni, l’introito
complessivo del film di Checco Zalone già in odore di battere il “record dei record” a cui finora ci si è
avvicinato solo Benvenuti al Sud di Luca Miniero (quasi 30 milioni). Stiamo parlando de La vita è b ella di
Roberto Benigni, che nel 1997 incassò 31.231.984 euro. Insomma, risultati davvero insperati, come del
resto lo erano stati quelli registrati dall’esordio di Zalone nel 2009 quando Cado dalle nub i si fermò a
quota 14.073.000. “La giornata è sempre più b ella – ha commentato Pietro Valsecchi, produttore con la
Taodue, il talent scout che ha portato Checco al cinema dopo aver visto, grazie al figlio, un suo video su
YouTub e. Spero vivamente che il film di Checco infonda fiducia a tutti i produttori italiani a continuare a
fare cinema, perché tutti, in questo momento possiamo fare ottimi risultati”. Ma perché Zalone funziona?
verrebbe da chiedersi. La risposta non potrebbe essere più banale: perché fa ridere. Il merito è
sicuramente di una comicità politicamente scorretta che piace e diverte grandi e piccoli senza mai
trascendere troppo nel volgare.
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Fedele al suo personaggio di meridionale grezzo, ignorante, cafone, il comico pugliese divenuto celebre
grazie a Zelig stavolta prende di mira terroristi islamici, carabinieri e persino i militari impegnati in zona
di guerra, ma sempre con quell’ironia che non può non strappare una risata. In Che Bella giornata,
Checco è di nuovo all’ombra della Madonnina, dove è riuscito a diventare – su raccomandazione –
uomo della sicurezza del Duomo. Adescato da una bella ragazza islamica se ne innamora
perdutamente, ignorando che Farah in realtà sta pianificando un attentato terroristico e che lui è la
pedina di un gioco pericoloso, ma che tra gag ed equivoci si trasforma in uno spasso, almeno per noi.
Che la leggerezza di Zalone piaccia o meno, questo fenomeno del box office ci ha dimostrato ancora
una volta quanto gli italiani preferiscano di gran lunga una bella commedia dal sapore nostrano
piuttosto che quei filmoni tutti effetti e grandi nomi made in Hollywood. Se queste sono le premesse il
2011 sarà un anno d’oro per il cinema italiano.
Enrica Raia
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18/01/2011
Nucleare in Italia: quella partita a scac…
Numero 9 del 11/01/2011
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Nucleare in Italia: quella partita a scacchi truccata
Sezioni
MERCOLEDÌ, 12 GENNAIO 2011 02:13
NESSUN COMMENTO
Nucleare si, nucleare no. E’ questo il dilemma
schizzato alle luci della ribalta sulla scena
politico-economica italiana e non solo, da
quando Berlusconi firmò, agli inizi di un ormai
lontano 2009, in piena crisi economica, un lauto
accordo con Sarkozy per la costruzione in Italia di
quattro centrali nucleari, da appaltarsi alla
francese e più esperta in materia Edf, in
collaborazione con la società italiana detentrice
quasi
assoluta
del
monopolio
dell’approvvigionamento energetico, l’Enel. E
mentre l’Italia dei Valori suda le proverbiali sette
camicie impegnandosi in una raccolta di firme
per un nuovo referendum anti-nuke che potrebbe rivelarsi addirittura controproducente qualora non si
dovesse raggiungere il quorum, il Forum Nucleare Italiano diffonde in tv e su Youtub e uno spot
pubblicitario volto a sensibilizzare il grande pubblico rispetto a una scelta che viene presentata come
epocale: nucleare si o nucleare no?
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Lo spot, oramai arcinoto, che inscena una partita di scacchi tra due contendenti gemelli all’aspetto ma
portatori delle due opposte teorie, pro e contro nucleare, nasce in teoria con lo scopo di promuovere il
dibattito tra i cittadini e aiutare chi ancora non ce l’ha a farsi un’opinione: un’iniziativa dai lodevoli intenti,
non c’è che dire. Peccato però che una parte del suo fascino vada smarrita quando ci si accorge,
contrariamente alle attese di quanti si aspettano di vedere stimolato il dibattito, che sul canale ufficiale di
Yotube del Forum Nucleare Italiano è stata disattivata quella funzione che permette agli utenti di postare
commenti al video dello spot. Fascino che si perde poi completamente nella amara scoperta che dietro
il Forum Nucleare, che si dichiara addirittura un’associazione no-profit, si celano in realtà gli illustri nomi
delle grandi aziende energetiche italiane quali Edinson, Enel, Alstom Power, Ansaldo nucleare e Areva,
che forse qualche piccolo interesse a nuclearizzare l’Italia ce lo avrebbero, per non parlare degli
eventuali profitti. E sul web si aprono le danze della polemica sullo spot, che viene dichiarato
ingannevole e fazioso e riproposto in una serie di forme alternative, da quelle più impegnate a quelle più
ludiche e satiriche. Per una completa e accurata analisi semeiotica che dimostra come lo spot in
questione sfrutti forme non verbali di comunicazione persuasiva (il colore e i movimenti degli scacchi, il
timbro di voce dei protagonisti) allo scopo di indirizzare i favori dello spettatore verso l’ipotesi nuclearista
visitate
questo
link:
http://italianimbecilli.blogspot.com/2010/12/lingannevole-spot-favore-delnucleare.html.
Quali sono i reali pro e contro di questa scelta? Quali – e soprattutto di chi – gli interessi in gioco?
La tradizione nucleare italiana ha origini molto lontane e dagli insospettabili fasti. La prima centrale
nucleare fu costruita nei primi anni ’60 a Latina, con tecnologie per l’epoca molto avanzate, prese a
prestito dagli “alleati”, che la rendevano l’esemplare più potente in Europa. A seguire vennero le centrali
di Sessa Aurunca e Trino, all’epoca la più potente del mondo, tanto da far figurare l’Italia come terzo
produttore mondiale – dopo Stati Uniti e Gran Bretagna – di energia nucleare, che tuttavia, ben lungi
dall’esaurire il fabbisogno energetico nazionale, ne garantiva solo un misero 4%. Negli anni ’70 fu poi la
volta di Caorso, fino alla scelta di rimodernamento tecnologico che negli anni ’80 decise la costruzione
dell’ennesima centrale a Montalto di Castro e l’ampliamento di quella di Trino. A stroncare la
dirompente carriera nuclearista dell’Italia arrivò poi quel devastante incidente di Chernobyl, oggi
attribuito all’arretratezza delle centrali e all’inaffidabilità del personale di sorveglianza, che scosse a tal
punto l’opinione pubblica mondiale da generare una psicosi in piena regola, spingendo l’80% degli
italiani a votare contro l’energia nucleare in quel famoso referendum del 1987. La questione nucleare
venne così sepolta, e vi è rimasta per 22 anni, fino ai giorni nostri, quando la preoccupazione mondiale
per l’imminente esaurimento dei combustibili fossili e la necessità di trovare delle fonti energetiche
alternative – senza scontentare nessuno, è ovvio – l’ha riesumata.
Il nucleare appare allora come la scelta più adatta, la manna caduta dal cielo per tutelare gli interessi in
gioco delle grandi lobby produttrici di energia e legare alla questione energia altri non sottovalutabili
interessi di ordine politico ed economico: se da un lato è infatti vero che gli investimenti richiesti per
finanziare le energie rinnovabili sarebbero molto più onerosi in termini di tempo e di spesa, d’altra parte
è altrettanto vero che sfruttare le rinnovabili (gratuite e inesauribili!) significherebbe abbattere una volta e
per tutte il problema dell’approvvigionamento, mettendo K.O. tutti i colossi aziendali che proprio sulla
questione energetica fondano la loro ragion d’essere. Difatti non è un caso che le scorte di uranio siano
anch’esse soggette allo stesso problema dei combustibili fossili: l’esauribilità. Cosa ci propineranno le
Signore dell’energia quando anche l’uranio sarà esaurito?
Inoltre, se da una parte per l’Italia non dipendere più dall’incostante Russia per il rifornimento di metano
sarebbe indubbiamente una vittoria, dall’altra c’è da chiedersi se l’accordo siglato con Sarkozy, che
metterà a disposizione il cosiddetto know-how delle sue aziende per la costruzione delle centrali, non
darà luogo a una nuova forma di sudditanza politico-economica dalla nostra cugina d’Oltralpe, che con
l’acquisto dei nostri titoli di debito pubblico per un valore di 551 miliardi – senza contare le quote di
Alitalia possedute da Airfrance, che la rendono attivista di maggioranza con diritto e possibilità di
acquisire, tra almeno cinque anni, l’intero pacchetto azionario – si è assicurata di fatto la compiacenza
del nostro Governo.
http://www.larosanera.it/?p=1468
1/2
18/01/2011
Nucleare in Italia: quella partita a scac…
Infine ci sono da considerare i costi e i rischi legati al nucleare, sia per quanto riguarda la costruzione e
la gestione delle centrali sia in materia di smaltimento delle scorie. Se è vero infatti che il nucleare
presenta alcuni vantaggi, come la non immissione di CO2 nell’atmosfera, è pur vero che i tempi per la
realizzazione delle centrali si prospettano molto più lunghi di quanto al Governo non piaccia ammettere,
considerando che nella super-efficiente Finlandia ci sono voluti più di dieci anni per realizzare una sola
centrale – che probabilmente entrerà in attività solo nel 2012. Senza contare che la costruzione di quattro
centrali coprirebbe solo una percentuale minima del fabbisogno energetico nazionale, stimata intorno
al 15-20%, senza peraltro abbattere i costi dell’energia, a meno di non ricevere cospicui finanziamenti
statali come nella Francia di Sarkozy.
E mentre Scanzano Jonico (indicato nel 2003 come possibile sito di stoccaggio di materiali radioattivi)
ancora trema davanti allo spettro del nucleare, la questione smaltimento si pone come uno dei
principali ostacoli alla realizzazione del progetto nuke: non è un mistero infatti che la problematica delle
scorie è diventata preoccupante anche negli USA, dove Obama ha affermato la necessità di individuare
un sito di stoccaggio alternativo a Yukka Mountain, e metodi di smaltimento più avanzati, piuttosto che
isolare e sotterrare scorie che restano radioattive per millenni. E se si pensa che lo scienziato Carlo
Rubbia ha dovuto esportare in Spagna un suo programma di smaltimento “per b ruciare le scorie con gli
acceleratori di materia, programma che è stato b occiato e non finanziato dall’Italia”, sembra allora
legittimo concludere che, quantomeno, l’Italia non sta ponderando la questione nucleare con i dovuti
accorgimenti e le giuste riflessioni. Ma, d’altronde, non avrebbe senso cercare di vincere una partita che
è stata persa in partenza. E voi, siete a favore o contro l’energia nucleare? O non avete ancora una
posizione?
Giuliana Gugliotti
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18/01/2011
Pietr Gourdki un caso storico | La rosa…
Numero 9 del 11/01/2011
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Pietr Gourdki un caso storico
Sezioni
MARTEDÌ, 18 GENNAIO 2011 12:10
Attualità
NESSUN COMMENTO
Di aneddoti strani il mondo ne è pieno ma ciò che accadde anni fa a
Pietr Gourdki ha quantomeno dell’incredibile. Difatti sebbene
sconosciutissimo alla massa, l’ucraino Pietr Gourdki è stato il primo
uomo nella storia ad essere arrestato per violenza su sé stesso.
Cinema
E' vero che?
Economia
Editoriale
Proprio così. La sentenza fu molto chiara a proposito: “Condanna a
sei mesi senza condizionale per “violenza e ferite contro sé stesso”.
La Nera
La Rosa
Cosa abbia spinto il povero Pietr a quel gesto ancora non è ancora
saputo, ma ciò che era certo era lo stato di totale ubriachezza in cui
versava nel momento in cui si procurò quelle serie ferite alla mano
sinistra con violente e ripetute coltellate.
Napoli
Notizie Flash
Piano e Forte
Oltre al danno, la beffa.
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Di' che ti piace questo elemento prima di tutti i tuoi amici.
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Editore: A.C.S.P. C.F. 95094790631 - Registrazione Tribunale di Napoli n. 86 del 26.10.2010 per la diffusione elettronica e cartacea
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Scampia felice! | La rosa nera
Numero 9 del 11/01/2011
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Scampia felice!
Sezioni
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 17:35
NESSUN COMMENTO
Laboratorio Politico dal nome piuttosto significativo,
“Scampia felice”, nasce dall’esigenza di un gruppo di
cittadini del territorio che, in seguito al successo
riscontrato da altre esperienze di aggregazione civica e
soprattutto in vista delle future elezioni comunali, hanno
ritenuto opportuno attivare uno spazio di confronto e
discussione per stimolare la produzione “dal basso” di
idee, riflessioni, progetti che abbiano come obiettivo il
cambiamento e la riqualificazione di tutto il territorio
dell’VIII Municipalità. Non si tratta, dunque, di ingabbiare,
ancora una volta, la politica in partiti e liste civiche, bensì
di promuovere la partecipazione attiva della cittadinanza
alla vita politica, partendo dal locale, dal proprio territorio.
Inoltre, creare uno spazio di discussione politica a Scampia significa riportare in primo piano le periferie,
restituendo a questi territori un’importanza che oggi non hanno, orientando gli interventi delle istituzioni
verso la necessità delle periferie di diventare parte integrante della città e di acquisirne pari diritti.
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Iniziato ad ottobre 2010 il Laboratorio Politico Territoriale “Scampia felice” ha cercato, dunque, di
sviluppare il confronto tra cittadini, stimolando la riflessione politica su temi di grande attualità che
riguardano il quartiere e la nazione: il lavoro che manca e le opportunità per le nuove generazioni, la
crescita culturale del territorio e le problematiche legate alla scuola, la crescita del capitale sociale e lo
sviluppo sostenibile, la politica e l’azione di questa sul territorio.
Gli incontri terminano oggi al Centro Alberto Hurtado; tema del laboratorio sarà “Una politica per la vita”.
Clelia Modesti, già presidente dell’Associazione “Etica Pubblica”, e Fabiana Romano, giovane
studentessa di Scampia impegnata nelle attività della Consulta per le Pari Opportunità dell’VIII
Municipalità, discuteranno con l’assemblea di politiche e interventi a favore delle famiglie meno
privilegiate, della necessità di ripensare e rifocalizzare le azioni del variegato associazionismo, della
urgente realizzazione di politiche di pari opportunità. A moderare il dibattito, il sociologo Domenico
Pizzuti, che, essendo tra i promotori dell’iniziativa, ha inteso dare a questi incontri, come scopo ultimo,
“la promozione della crescita culturale e civile della popolazione, facendosi soggetti della propria
crescita”.
Soltanto quattro gli incontri in calendario per questo Laboratorio Politico, quattro incontri preliminari che
mirano a coinvolgere la cittadinanza per riflettere insieme sulle problematiche della comunità; un nuovo
ciclo di incontri potrà essere pensato a partire da questa prima esperienza, stimolando i cittadini a
scegliere i più urgenti argomenti da discutere, in base alle idee e alle proposte emerse in questi mesi,
per progettare insieme alle istituzioni il futuro del quartiere.
E’ indubbio che il cittadino, per esercitare pienamente i propri diritti, abbia bisogno di inserirsi nel
dibattito pubblico dando voce ad esigenze e bisogni reali, tuttavia troppo spesso la politica sembra
lasciare indifferente la popolazione forse perché, nelle attuali condizioni, appare molto più comodo
delegare il potere di cambiare le cose piuttosto che assumerlo in prima persona. Hanno, invece,
partecipato agli incontri programmati nell’ambito di “Scampia felice” molti cittadini, ormai stanchi di
ascoltare le promesse da marinaio dei politicanti di turno, cittadini che hanno scelto di diventare attori di
un futuro cambiamento socio-culturale.
La politica, del resto, non è l’arte di governare la città secondo il “bene comune”? E i cittadini non devono
forse orientare i propri governanti alla comprensione delle necessità della comunità affinchè queste
possano essere soddisfatte e il bene comune realizzato? Come ricorda la canzone del grande Giorgio
Gaber “Lib ertà è partecipazione”. Ecco il senso profondo del Laboratorio Politico Territoriale “Scampia
felice”: rendere i cittadini liberi, responsabili del proprio futuro, attraverso la partecipazione alla vita
politica e la costruzione di un pensiero comune e consapevole riguardo i problemi della città,
costituendo un movimento culturale e politico che sia propositivo e concretamente attivo nella
progettazione e nella realizzazione del bene comune.
Sara Di Somma
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Miglioramento dei conti pubblici | La …
Numero 9 del 11/01/2011
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Miglioramento dei conti pubblici
Sezioni
MARTEDÌ, 11 GENNAIO 2011 19:06
Attualità
NESSUN COMMENTO
Il Ministero del Tesoro ha annunciato, tramite il Ministro
Giulio Tremonti, di essere arrivato per il fabbisogno di
cassa del settore statale a 67 miliardi e 500 milioni di
euro per l’anno 2010. Una cifra che seppure notevole è
consistentemente inferiore a quella dell’anno precedente,
pari a 86 miliardi e 840 milioni di euro. Un miglioramento
dei conti pubblici che porterà anche ad avere un più
conveniente rapporto Deficit – Pil. Rapporto che mette in
relazione il disavanzo pubblico, cioè l’ammontare della
spesa pubblica non coperta dalle entrate, ed il Prodotto
Interno Lordo, cioè la una grandezza aggregata
macroeconomica che esprime il valore complessivo dei
beni e servizi prodotti all’interno della Nazione in un certo
intervallo di tempo (solitamente l’anno) e destinati ad usi finali (quali consumi finali, investimenti,
esportazioni nette). A riguardo è importante sottolineare come una riduzione dei conti pubblici comporta
una maggiore competitività della Nazione, sia a livello nazionale che a quello internazionale. A livello
nazionale, infatti, il miglioramento dei conti pubblici comporta la possibilità da parte delle Istituzioni di
diminuire la morsa fiscale, facendo in tal modo aumentare il potere di acquisto del singolo cittadino. A
livello internazionale, e con maggiore sguardo alle Nazioni dell’Eurozona, vi è una maggiore
competitività a livello economico. Se la proiezioni venissero confermate si avrebbe, secondo il Governo,
un Pil al 5%, al di sotto della media Europea, pari al 6,3%. Tale
risultato è stato possibile raggiungerlo grazie ad un andamento più favorevole delle entrate tributarie,
una dinamica più contenuta dei pagamenti, lo slittamento di alcune spese (ad esempio, la nuova
tranche del prestito europeo alla Grecia) ed un minor esborso per i “Tremonti bond” (obbligazioni
bancarie speciali emesse dagli istituti di credito quotati che siano in sane condizioni finanziarie). In
definitiva si può concordare che il pagamento completo delle tasse dovute (auspicando una notevole
diminuzione delle stesse) e l’efficienza delle funzioni della Pubblica Amministrazione comporta un
notevole vantaggio, sia per le Istituzioni che per il singolo cittadino.
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