e può scriverti un messaggio “di presa visione”.

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e può scriverti un messaggio “di presa visione”.
Torino
e può scriverti un messaggio “di presa visione”.
Abbiamo così la sensazione che tutti questi “Amici” siano davvero nostri amici, anche se in realtà
sono soltanto informati di quello che ci accade.
Naturalmente Facebook è uno spazio virtuale, un
contenitore: dentro c’è di tutto, mentre i criceti
del Grande Fratello sono perlopiù stupidi e in più
c’è un risvolto sociale (riscatto da una vita umile
che non dà soddisfazioni) che Facebook può ave-
rimane “particolarmente”. Non te ne frega niente
dei virtuosismi della Torre nera oppure dell’importanza di Face/off nel sistema dei generi, però
ti fa piacere che qualcun altro apprezzi leggere
con la pioggia oppure John Woo oppure siccome sono trascorsi dieci minuti e non hai fatto un
passo ascoltare loro è un modo come un altro per
ammazzare il tempo.
E P P UR E È S UC C E S S O
Via Montebello
re nella stessa misura in cui una piazza urbana
può contenere 100 persone a medio reddito, 12
serial killer e 2 supereroi. In fondo Facebook è
un po’ come quei tipi che incontri in una fila
di venti minuti. Parlano tra sé a un volume così
alto che è impossibile ignorarli. In coda al Massimo 1 un ragazzo e una ragazza parlano a voce
altissima di Stephen King, di musica classica nei
polizieschi, di quanto sia bello leggere durante le
mattine di pioggia, bucando le lezioni all’università e per tutta la conversazione la parola chiave
Il cinema è fatto di sguardi e ha una potenza
tale da rendere reali le cose che accadono sullo
schermo, ma questo a patto che ci sia qualcuno a
guardare. Solo così il tempo di una colonia russa
può tornare indietro o si può credere che la Romania degli anni ’70 sia un bel paese o che un
gruppo di borghesi messicani non riesca a uscire da un salone per una forza misteriosa. Strade
perdute di David Lynch (1996) porta all’estremo
la richiesta di senso e non la esaudisce: è davvero possibile che il personaggio di Bill Pullman
si trasformi nel personaggio di Balthazar Getty
senza una spiegazione non solo logica, ma anche illogica? Non importa, sta accadendo. “How
it happens” (Eppure è successo) recita la scritta
sovrapposta alla biblica pioggia di rane di Magnolia: non c’è bisogno di una spiegazione, è un
imperativo fattuale, come la battuta che ripete
sempre il protagonista del romanzo di Kundera:
“Es muss sein!” (Deve essere!).
Si potrebbe dire che l’essenza del cinema si racchiude nella battuta affidata a una prostituta
nell’onirico INLAND EMPIRE, sempre di Lynch,
(2006): “È tutto ok, stai solo morendo”.
Perché è questo che siamo: pellicola deteriorabile.
Le immagini mutano il loro statuto man mano
che il proiettore “mangia” fotogrammi; noi siamo
della stessa pasta: il tempo è mutazione continua
(chiedetelo a David Cronenberg: ha fatto qualcosa come dieci film e – spero – il triplo di sedute
psicanalitiche per appropriarsi di questo concetto)
e tutto cambia nel momento stesso in cui lo osservo. Non hanno senso quelli che dicono: “Ci sono
cose che ti possono cambiare la vita per sempre”.
La vita cambia per sempre in ogni momento.
Ma va tutto bene, tutto scorre come al solito, tutto procede verso il gran finale.
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 2 marzo-aprile 2011
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