9. Ritorno a Verzuolo
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9. Ritorno a Verzuolo
09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 173 9. Ritorno a Verzuolo L’OPA “Dieci” Verso i tre milioni di tonnellate Le ultime vicende 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 174 Stabilimento di Verzuolo. Veduta aerea nel 2002. UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 174 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 175 L’ acquisizione da parte della Burgo della cartiera di Virton e di Cellardennes, effettuata al culmine di un periodo estremamente negativo per l’industria cartaria, permise a Burgo di cogliere le opportunità del ciclo favorevole che si sarebbe affermato sei mesi più tardi. Ai buoni risultati riguardanti il primo semestre 1995 si sarebbero aggiunti risultati ancora più soddisfacenti nel trimestre successivo. Anche gli altri grandi gruppi europei si trovavano in analoga condizione, tanto che, come veniva fatto osservare, “nelle grandi aziende del Nord Europa lo scenario è in grande movimento: i brillanti risultati semestrali delle aziende nordiche hanno favorito grandi movimenti di concentrazione (Repola e Kymmene daranno vita a un gruppo di oltre 7 milioni di tonnellate con un fatturato superiore ai 20.000 miliardi di lire; la svedese SCA si è fusa con la PWA e la Enso-Gutzeit ha costituito, fondendosi con la Veitsiluoto, il terzo polo 1. CdA, San Mauro, 18 settembre 1995. europeo con più di 5 milioni di tonnellate di carta)”.1 Ma il buon andamento del mercato non favoriva soltanto le concentrazioni; esso suggeriva anche di procedere a nuovi investimenti per espandere la capacità produttiva. Da questi nuovi scenari emergeva una concorrenza più agguerrita, che “suggerisce cautela nelle previsioni, anche se le innovazioni tecnologiche non hanno comportato quella contrazione della doman- 2. Ibidem. da che si poteva temere”.2 Per mantenere il passo con gli orientamenti che si stavano delineando in Europa nel settore cartario, anche la Burgo non poteva fare altro che puntare all’ampliamento della capacità produttiva, o stringendo accordi di collaborazione con altri gruppi, o procedendo a nuovi investimenti. Acquisita ormai, con Burgo Ardennes, una dimensione europea nel settore delle carte patinate di qualità, occorreva ora sviluppare la produzione di patinatino. Per questo aspetto, Burgo – rimodernata e potenziata al massimo nel 1997 la “continua otto” di Verzuolo – tentò lungamente la strada di una crescita per linee esterne, mediante acquisizione di impianti già esistenti. Tale possibilità era tuttavia, in quel momento, da escludere, perché né in Italia né nel resto d’Europa vi erano sul mercato realtà significative che potessero interessare un gran9 - Ritorno a Verzuolo 175 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 176 de gruppo. In Italia, con le Cartiere del Timavo e del Sole, nonché con la Cartiera di Tolmezzo, quella di Chieti della CIR, e la Cartiera di Marzabotto, Burgo aveva acquisito tutto l’acquisibile. Sull’orizzonte europeo, poi, dopo il complesso della Cellulose des Ardennes non era più comparso nulla di appetibile. E se Arbatax si era rivelata una partecipazione poco proficua, tutte le altre acquisizioni, con le opportune modificazioni e integrazioni – come il grande investimento di Duino – avevano dato risultati soddisfacenti. Si poteva cercare di percorrere la strada della collaborazione con altri grandi gruppi. Effettivamente tentativi in questo senso furono effettuati, risultando peraltro ben presto impraticabili, ragion per la quale, di fronte all’attivismo dei grandi gruppi concorrenti, alla Burgo non restava che seguire la strada del nuovo investimento. L’intenzione di procedere in questa direzione venne annunciata nel consiglio d’amministrazione del 13 luglio 1998 dall’amministratore delegato, il quale riferì che “la divisione carte in rotolo, conUN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 176 Stabilimento di Verzuolo. “Continua otto”. 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 177 Stabilimento di Verzuolo. Inaugurazione della “continua nove” alla presenza del Ministro per le Attività Produttive on. Antonio Marzano, del Presidente della Regione Piemonte on. Enzo Ghigo e di Giuseppe Lignana. cluso con l’ausilio del consulente Jakko Poyry lo studio preliminare di fattibilità, ha avviato le indagini tecnico/economiche per la realizzazione, presso lo stabilimento di Verzuolo, di una nuova linea per la produzione di carta LWC (patinatino) per stampa rotooffset di alta qualità, della capacità produttiva di 400.000 tonnellate all’anno”. In vista di questo obiettivo, aggiungeva Lignana, “si sta contestualmente studiando la complessa tematica dell’iter autorizzativo che dovrà presiedere al progetto, anche in vista di una più precisa definizione dei tempi di esecuzione”. Il costo previsto dell’investimento era dell’ordine dei 1000 miliardi: onere ritenuto sostenibile dal momento che la proiezione dei principali dati economici e patrimoniali per il periodo 1998-2002 metteva in evidenza risultati operativi in costante crescita e il radicale abbattimento dell’indebitamento finanziario netto a partire dall’anno 2000. Ma a consigliare l’investimento non vi era soltanto la liquidità del Gruppo attestata a livelli molto solidi. Anche il momento era ritenuto favorevole “per proce9 - Ritorno a Verzuolo 177 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:06 Pagina 178 dere alla conclusione dei contratti con i fornitori dei principali macchinari, oggi scoperti da ordini a seguito della crisi dei Paesi asiatici”.3 3. CdA, San Mauro, 18 settembre 1995. La scelta di Verzuolo non tragga in inganno. In questo caso infatti non si trattava soltanto di un investimento aggiuntivo, o sostitutivo, come ne erano stati fatti molti in precedenza. Fra tutti gli stabilimenti del gruppo, Verzuolo era forse quello che, nel tempo, aveva goduto delle maggiori attenzioni e al quale non era mai venuto meno l’aggiornamento tecnologico. In questo caso, però, si trattava di costruire un nuovo stabilimento. Le dimensioni dell’impianto – il più grande mai realizzato dalla Burgo e l’unico in grado di competere con quello che stava costruendo la tedesca Haindl – escludevano la possibilità di una sua installazione nelle strutture preesistenti. Tant’è che, contemporaneamente all’annuncio del nuovo impianto, e in attesa di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, si riteneva “opportuno procedere sin d’ora all’acquisizione dei terreni siti in regione denominata Non si trattava di ampliamento o di aggiornamento tecnologico: occorreva un nuovo stabilimento Papò (ubicati a confine della ferrovia Cuneo-Saluzzo e della strada vicinale di Tornalunga)”. Alla fine, la realizzazione della nuova linea e dei suoi impianti ausiliari richiese l’acquisto di 91.000 metri quadrati.4 Essa presupponeva infatti interventi di modernizzazione generalizzata del sito di Verzuolo sul fronte ecologico, della produzione energetica, dell’assetto logistico delle merci in entrata e in uscita. Assunta la decisione, i lavori per il nuovo impianto procedettero a ritmo accelerato, compatibilmente con la complessità dell’intervento. Così, ad appena quattro mesi dalla decisione, l’11 novembre 1998, la Burgo – instaurando una innovativa e proficua forma di collaborazione fra industria ed enti locali – sottoscriveva con “la Regione Piemonte, la Provincia di Cuneo e il Comune di Verzuolo un protocollo di intesa, in base al quale le amministrazioni interessate – valutato positivamente il progetto – si sono impegnate ad attivarsi al fine di accelerare quanto più possibile le necessarie pratiche autorizzative anche di carattere ambientale, indicendo, ove necessario, apposite Conferenze di Servizi”. Contemporaneamente, dopo un’attenta analisi di mercato, UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 178 4. Ibidem. 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 179 Stabilimento di Verzuolo. Centrale di cogenerazione e edificio di “continua otto”. Stabilimento di Verzuolo. “Continua nove”. 9 - Ritorno a Verzuolo 179 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 180 la scelta del fornitore della macchina continua cadeva sulla finlandese Valmet Corporation (ora Metso), con la quale il 5 agosto 1999 veniva firmata una lettera d’intenti, seguita il 23 novembre dello stesso anno dal contratto per la fornitura dei principali macchinari della nuova linea. Il contratto, dell’importo di 239,4 milioni di Euro, prevedeva la fornitura “degli impianti pasta-legno, spappolatore cellulosa e fogliacci, preparazione impasti, cucina patina, testa macchina, macchina continua, riarrotolatore e supercalandre multinip”. Le bobinatrici, invece, sarebbero state fornite dalla Jagenberg. L’importanza anche economica del contratto imponeva poi, “per la miglior riuscita dell’avviamento”, di stipulare con la Valmet un accordo separato di cooperazione comportante l’erogazione di bonus a fronte di risultati particolarmente significativi in termini di produttività ed economicità nell’utilizzo delle materie prime. Come pure rientrava nello stesso quadro l’impegno della Valmet ad affidare alla Comecart (l’azienda di costruzioni meccaniche per cartiera facente capo alla Burgo) nel quadriennio 2000-2003 la costruzione di componenti meccanici e cilindri destinati sia all’impianto di Verzuolo sia ad altri progetti della stessa Valmet.5 5. CdA, San Mauro, 30 novembre 1999. Ma i problemi non si esaurivano con l’acquisto dei macchinari. Superato il non lieve scoglio dell’acquisizione dei terreni, frutto – come sempre avviene in questi casi – di laboriose trattative con i proprietari delle diverse particelle, si trattava di definire le condizioni per l’appalto delle complesse opere edili, avviando contemporaneamente le opere preliminari di movimento terra. Superato poi lo scoglio della convenzione urbanistica con il Comune di Verzuolo, occorreva anche concludere “le trattative con le Ferrovie dello Stato per l’adeguamento della linea ferroviaria alle mutate esigenze dello stabilimento in termini logistici e di volumi di traffico”. Inoltre la SNAM doveva assicurare “la realizzazione in tempo utile di un apposito metanodotto per la fornitura di gas naturale che alimenterà la centrale di cogenerazione”.6 6. Ibidem. Un problema di complessità non inferiore a quello concernente le installazioni produttive riguardava infatti la costruzione della centrale elettrica destinata ad alimentarle. In questo caso, si trattava di una centrale di cogenerazione, destinata ad assicurare la fornitura di elettricità e vapore al nuovo impianUN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 180 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 181 to. Al proposito, le soluzioni possibili per la realizzazione della centrale erano tre: in proprio, in outsourcing integrale, in joint venture con un partner specializzato nel settore elettrico. Va ricordato che la nuova centrale non nasceva nel vuoto. Da molto tempo, praticamente dagli inizi, Verzuolo poteva contare sulla centrale idroelettrica di Venasca, cui nel tempo si era aggiunta quella di Calcinere. Ora, la strettissima interconnessione fisica e funzionale fra le centrali esistenti e quella che si doveva costruire con le strutture produttive facevano escludere a priori la praticabilità di una realizzazione in outsourcing. Pertanto “nel corso degli ultimi mesi le strutture Burgo hanno esplorato le altre due strade, conducendo serrate trattative con primari operatori del settore elettrico, italiani e esteri, e confrontando le proposte pervenute anche con i costi previsti per la eventuale costruzione in proprio”.7 Alla fine l’opzione più conveniente risultò quella di realizzare e gestire la cenStabilimento di Verzuolo. Sala controllo di “continua nove”. trale in joint venture con un operatore del settore, tramite la costituzione di una società di progetto partecipata anche dalla Burgo. Individuato il percorso, la scelta del partner cadde sulla Edison, “mentre un gruppo di lavoro composto da tecnici Burgo, Comecart ed Edison sta definendo le trattative per la fornitura della centrale”.8 Particolare attenzione (e rilevanti risorse) vennero dedicate agli aspetti ambientali ed ecologici del sito, adottando le soluzioni più avanzate per il controllo delle emissioni, l’ottimizzazione delle risorse idriche ed energetiche, il recupero dell’energia e la riduzione del fabbisogno idrico, il trattamento del- 7. CdA, Torino, 22 settembre 1999. 8. CdA, Torino, 30 novembre 1999. le acque reflue, il controllo dell’inquinamento acustico, il potenziamento del trasporto su rotaia. Si riteneva infatti importantissimo che l’investimento tenesse già conto delle esigenze e dei vincoli normativi futuri e consentisse l’in9 - Ritorno a Verzuolo 181 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 182 troduzione sul mercato di prodotti in linea con la sempre crescente domanda di eco-compatibilità degli stessi. Poiché il nuovo impianto presentava caratteristiche tecnologiche di rilevante novità, fu giocoforza dedicare particolare attenzione alla formazione del personale. Per tale ragione venne creato, all’interno di un Istituto di formazione professionale situato nelle vicinanze dello stabilimento, un Centro di Formazione Burgo, presso il quale, nel corso del solo anno 2000, vennero erogate più di 7000 giornate/uomo di formazione. E sempre nella stessa direzione, per la prima volta, venne progettato e organizzato un Il ricorso a tecnologie sofisticate comportava un programma di aggiornamento del personale corso post-diploma per operatori di cartiera, della durata di sei mesi, destinato a concludersi con uno stage di un mese in stabilimento e, successivamente, con l’assunzione in azienda della quasi totalità (48 su 50) dei partecipanti. Ma tutto ciò non era ancora sufficiente; il ricorso a tecnologie sofisticate come quelle che si stavano adottando sulla “continua nove” comportava un programma di aggiornamento per tutto il personale impiegato, rivolto a rafforzarne le conoscenze tecnico-gestionali, al fine di assicurare il raggiungimento dei massimi livelli di competenza. Si ritenne inoltre opportuno prevedere, in questo settore, delle forme di collaborazione internazionale, in particolare con il Centre Technique du Papier di Grenoble, presso il quale si svolsero corsi-base di Tecnologia Cartaria e Grafica, che videro la partecipazione di 19 giovani, e un corso di alta specializzazione riservato a 34 tecnici, sempre dello stabilimento di Verzuolo. I risultati di questo lungo e oneroso investimento nella tecnologia e nella formazione di eccellenze professionali furono immediati: l’impianto venne avviato in tempi inusitatamente rapidi e conseguì nel 2004 il record mondiale producendo carte alla velocità di 1904 metri al minuto. Il nuovo impianto sarebbe entrato in funzione nei tempi previsti, ma nel frattempo la Burgo avrebbe cambiato fisionomia. Mentre, infatti, procedevano i lavori per la realizzazione di “continua nove”, e altri investimenti rilevanti riguardavano il potenziamento dell’impianto di cellulosa di Burgo Ardennes, su Burgo veniva lanciata un’offerta pubblica di acquisto volontaria (OPA), UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 182 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 183 avente per oggetto “la totalità delle azioni ordinarie, di risparmio non convertibili e privilegiate di Cartiere Burgo SpA”. A prendere l’iniziativa era la Società Dieci, a responsabilità limitata, nella quale confluivano molti importanti nomi dell’ambiente economico e finanziario italiano, in maggioranza già 9. I soci di Dieci Srl erano: Compart (35%), Mediobanca (15%), Banca di Roma (15%), Compagnie Monégasque de Banque (10%), Assicurazioni Generali (10%), Société de Participation Financière Italmobiliare, Lussemburgo (10%), FIAT (5%). presenti nel capitale Burgo.9 Orchestrata anche questa volta da Mediobanca, l’operazione aveva una valenza non soltanto economica, in quanto mirava a mantenere saldamente in mani italiane il controllo dell’Azienda. L’estremo frazionamento del capitale sociale rendeva infatti non improbabile un tentativo di scalata da parte di investitori stranieri. Si trattava di una eventualità da non sottovalutare, in quanto l’OPA cadeva in un momento di espansione della domanda e teneva evidentemente conto dei buoni risultati conseguiti dall’azienda nell’anno precedente. L’offerta, pervenuta alla Burgo il 19 aprile 2000, sarebbe stata accolta favorevolmente dal mercato, allettato dal livello di remunerazione, stabilito in 10,2 Euro per azione. Così, in breve volgere di tempo, la Dieci si trovò a essere titolare del 99,97% del capitale sociale. Di conseguenza veniva prospettata l’opportunità di una fusione per incorporazione della Cartiere Burgo SpA nella controllante Dieci. L’operazione veniva perfezionata nel corso del 2001, assumendo contestualmente la Dieci la forma di società per azioni e la denominazione sociale dell’incorporata (Cartiere Burgo SpA). La società derivante dalla fusione aveva perciò la stessa consistenza operativa della società incorporata, gli stessi assetti gestionali e gli stessi programmi strategici. Conseguenza immediata e diretta del nuovo assetto societario fu il rinnovo delle cariche sociali. Nella riunione dell’8 settembre 2000 alla carica di presidente del consiglio d’amministrazione, in sostituzione di Lionello Adler, veniva designato Giuseppe Lignana, che conservava allo stesso tempo l’incarico di amministratore delegato. La fusione delle Cartiere Burgo con Dieci diventava operante alla data del 1° dicembre 2001 e nella stessa riunione del 19 dicembre in cui dava notizia dell’avvenuta incorporazione, il presidente informava anche dell’avvio di “continua nove”, precisando che le operazioni di avviamento stavano proce9 - Ritorno a Verzuolo 183 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 184 dendo “in termini ritenuti al momento altamente soddisfacenti, sia in termini di performance dell’impianto che sotto il profilo della qualità prodotta, che ha potuto essere commercializzata addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti”. A quella data, infatti, il nuovo impianto aveva già prodotto 5400 tonnellate di carta vendibile. Contemporaneamente stava andando a regime anche l’impianto per la produzione di cellulosa di Cellardennes, completamente rinnovato, che vedeva aumentare la capacità produttiva da 270.000 a 360.000 tonnellate anno, prolungandone la vita utile per almeno i successivi 25 anni e risolvendo con lungimiranza i non lievi problemi di compatibilità ambientale insiti in quel tipo di produzione. Il nuovo assetto di Burgo era però destinato ad avere vita breve. L’offerta pubblica di acquisto aveva concentrato in un numero ristretto di Soci la proprietà dell’azienda, rendendo quindi possibile la ricerca e la definizione di nuovi assetti societari. In particolare diventava possibile realizzare quanto negli anni precedenti Mediobanca aveva insistentemente suggerito, senza peraltro ottenere risultati apprezzabili a causa della frantumazione azionaria: l’inserimento, cioè, a un alto grado di partecipazione, di un partner industriale che fosse in grado di supportare l’attività dell’azienda. In un UN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 184 Stabilimento di Sarego (Cartiere Marchi SpA). In alto: Veduta aerea. In baso: Magazzino prodotti finiti. 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 185 primo momento, considerate le strette connessioni fra la produzione cartaria e quella energetica, tale partner venne individuato nella Compart-Montedison, che infatti – nella originaria compagine sociale della Dieci – affiancava in posizione di maggioranza relativa i tradizionali soci di estrazione finanziaria. Tuttavia, nel corso del 2001, la Montedison – oggetto a sua volta dell’OPA lanciata dall’Italenergia del Gruppo FIAT – usciva dalla compagine azionaria della Burgo, avendo ripartito la propria partecipazione fra gli altri soci. Il partner industriale venne Stabilimento di Villorba (Cartiere Marchi SpA). In alto: Veduta aerea. In basso: Calandra. successivamente individuato nel Gruppo Marchi, proprietario delle cartiere di Valchiampo e di Sarego, con il quale Burgo già da tempo intratteneva rapporti, attraverso partecipazioni di minoranza nelle cartiere di Toscolano e Villorba. La famiglia Marchi, originaria di Arzignano, rappresenta una dinastia imprenditoriale consolidata da tempo. Risale infatti al 1886, a opera dei fratelli Giobatta e Antonio, l’inizio dell’attività industriale in campo serico, attraverso la creazione di una filanda destinata a crescere col tempo; e, successivamente, attraverso l’acquisizione di altre filande. Sotto la direzione del secondogenito di Antonio, Girolamo, la filanda di Arzignano, con una cinquantina di dipendenti, nel 1919 si presentava 9 - Ritorno a Verzuolo 185 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 186 ormai come un’impresa di medie dimensioni. Il vero salto di qualità sarebbe avvenuto, però, una decina di anni più tardi, attraverso l’acquisizione, nel 1929, di una filanda a Valeggio sul Mincio, che occupava 150 dipendenti; e l’anno successivo di un’altra filanda in Arzignano con 200 dipendenti. L’attività delle tre filande risentì delle fluttuazioni cicliche che caratterizzarono gli anni Trenta, stretti fra la grande crisi americana e la successiva politica autarchica del governo italiano, tanto che Girolamo Marchi si trovò nella necessità di cedere due stabilimenti, concentrando l’attività nella sola filanda di Arzignano ultima acquisita. L’aumento della domanda di seta per la confezione dei paracadute durante la seconda guerra mondiale permise all’azienda di superare in buone condizioni il periodo bellico, ma si trattava di una vicenda ormai all’epilogo. Il crollo della domanda serica susseguente alla conclusione del conflitto, suggerì infatti a Girolamo la necessità di guardarsi attorno, alla ricerca di nuovi campi di attività. Nel 1946 venne acquisita la quota di maggioranza della Tipolitografia Palladio di Vicenza, la quale sarebbe stata successivamente, nel 1952, trasferita in uno stabilimento moderno alle porte della città, specializzandosi nella stampa a colori di astucci per medicinali. Questo primo “incontro” con il mondo della carta troverà la sua naturale evoluzione con l’entrata in funzione, sempre nel 1952, della Cartiera di Arzignano, collocata nei locali della vecchia filanda. Si tratterà tuttavia di una soluUN SECOLO DI CARTA. I primi cento anni della Burgo 186 Stabilimento di Verzuolo. Edificio di “continua nove” e scalo ferroviario. 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 187 zione temporanea, in quanto l’aumento progressivo della domanda di carta consiglia di dar vita a un’altra cartiera, di maggiori dimensioni. Nel 1960 nasce così la Cartiera Valchiampo, dotata di una “continua” in grado di produrre 40 tonnellate di carta al giorno. Lo sviluppo dell’attività proseguirà con la costruzione, nel 1971, della Cartiera di Sarego, al confine fra le province di Verona e Vicenza; successivamente potenziata e, nel 1994, totalmente rinnovata. Il quadro si completa nel 1989 con l’acquisizione, in joint venture con la Burgo, della quota di maggioranza della Cartiera di Toscolano; nel 1998 di quella della Cartiera di Villorba (il totale controllo di entrambe le società ven- L’obiettivo strategico era raggiunto: una dimensione media a livello europeo ne acquisito nel 2002); e con l’acquisizione, nel 1996, da parte della Palladio Industria Tipolitografica, delle Grafiche Contro, con stabilimento a Thiene. Con queste ultime acquisizioni il Gruppo Marchi aveva sostanzialmente raggiunto l’obiettivo strategico che si era proposto e cioè di raggiungere nel set- tore cartario una dimensione media a livello europeo, allargando e diversificando la produzione e creando sinergie fra i diversi stabilimenti. Va anche osservato che le cartiere realizzate e quelle acquisite dal Gruppo Marchi sono collocate in località di antica tradizione cartaria, dove operavano, e in molti casi operano tuttora, impianti – come le Cartiere Reali, la Cartiera di Lugo Vicentino, e le Cartiere Donzelli (poi Fabbri-Bonelli) – che in momenti successivi erano già entrate a far parte dell’orbita Burgo. Emblematico, a questo riguardo, è il caso della Cartiera di Toscolano, nata nel 1906 come Cartiera Maffizzoli, erede della tradizione cartaria sviluppatasi nella “Valle delle Cartiere” sulla costa occidentale del lago di Garda, per la cui tutela e recupero archeologico il Gruppo Marchi è da tempo attivamente impegnato. Vi erano, in altre parole, tutte le premesse perché l’incontro fra il Gruppo Marchi e la Burgo avvenisse sotto i migliori auspici. E infatti, per l’avvio dell’operazione, come primo provvedimento, nel corso del 2002, il Gruppo Marchi provvedeva a rilevare alcuni pacchetti azionari detenuti da soci della originaria Dieci: dalla Compagnie Monégasque de Banque acquisiva il 15,36%, e un’ulteriore quota del 7,68% veniva acquisi9 - Ritorno a Verzuolo 187 09 Capitolo 9 16-05-2005 9:07 Pagina 188 ta da FIAT alla fine dell’anno. L’operazione proseguiva nel 2003, con l’acquisizione, nel mese di aprile, di un’ulteriore quota dell’8%, cui doveva aggiungersi un altro 1% acquisito da Palladio. Su questa base, il 22 dicembre 2003 i consigli d’amministrazione di Holding Gruppo Marchi (HGM) e di Burgo approvavano l’operazione di integrazione dei due gruppi fissando i rispettivi concambi azionari. L’operazione si completava poi con l’aumento di capitale, deliberato dall’assemblea Burgo in data 23 aprile 2004, per l’importo di 49.164.014 Euro, da realizzarsi mediante emissione di 94.546.181 azioni ordinarie, del valore di 1,50 Euro ciascuna. L’aumento di capitale in questione veniva interamente deliberato da Holding Gruppo Marchi mediante il conferimento delle cartiere Valchiampo, Sarego, Toscolano e Villorba. Al termine di queste operazioni, l’azionariato della Burgo risultava così composto: Holding Gruppo Marchi 48,3%, Mediobanca 22,1%, Assicurazioni Generali 11,7%, Italmobiliare 11,7%, Capitalia 3,8%, Aletti Merchant Gruppo Banca Popolare di Verona e Novara 2,3%, altri 0,1%. Nel corso della stessa assemblea veniva anche nominato il nuovo consiglio d’amministrazione che aveva come presidente Giorgio Cefis e come amministratore delegato Girolamo Marchi, mentre Giuseppe Lignana veniva acclamato presidente onorario. Con il nuovo assetto azionario si veniva così a creare un forte polo cartario di proprietà interamente italiana in grado di competere ad armi pari sui mercati internazionali con la più agguerrita concorrenza estera. Analogamente alla strategia adottata da altre importanti aggregazioni industriali, venivano messe in comune importanti risorse interne, conservando però ciascuno dei due gruppi una distinta fisionomia nei rapporti con il mercato, mantenendo separate e specialistiche le reti commerciali e i prodotti. Dall’unione nasceva così un complesso dotato di 15 stabilimenti, per una capacità produttiva di circa 3 milioni di tonnellate di carta, l’80% delle quali rappresentato dalle carte patinate con legno in bobina e dalle carte patinate senza legno, che rappresentano una quota del mercato europeo corrispondente all’incirca al 13%. Un gruppo, dunque, in grado di reggere con autorevolezza e determinazione le sfide che si affacceranno all’orizzonte del prossimo futuro. 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