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via Modena, 5 - 00184 ROMA Tel. 06.4746351 - Fax 06.4746136 e-mail: [email protected] Sito: www.fiba.it Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale RASSEGNA STAMPA Lunedì 11 Febbraio 2013 UN AFORISMA AL GIORNO: «Quando riuscirai a capire come la penso, sarà tardi: avrò cambiato idea!». (Marilyn Monroe) BANCHE/LAVORO Un’istanza a Equitalia congela i debiti Inps .................................................... 2 Il Cav cambia Equitalia: «Sulla prima casa niente pignoramenti» ................... 4 Bipiemme, via alle nuove Popolari.................................................................. 5 Bankitalia assume ......................................................................................... 6 ECONOMIA: PRIMO PIANO pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 1 L’Italia «sommersa» non sente la crisi ........................................................... 7 I Comuni e le spese, la scure degli «standard antisprechi» ............................. 9 Il Paese immobile che trascura i giovani ........................................................ 10 Banche, i «senior» hanno tenuto E alcuni offrono il 2% più del Tesoro ............ 12 Btp Investire sui gemelli diversi dell'inflazione .............................................. 13 Wall Street: Chi ha paura dei tre picchi da vertigine? ..................................... 15 Un fiume di denaro a San Marino Mps “ripuliva” migliaia di assegni .............. 16 Raffica d’interrogatori a Siena la verità di Morelli su Antonveneta ................. 17 Investimenti pubblici prima regolare il mercato ............................................. 18 ALESSANDRO ROTA PORTA Riscossione. La regola applicabile a cartelle di pagamento e avvisi di addebito Un’istanza a Equitalia congela i debiti Inps L'iter è attivatile in sei casi dettati dalla legge di stabilità 2013 pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 2 I contribuenti possono contare su una chance di tutela in più nell'ambito dei processi di riscossione e, tra gli altri, di quelli inerenti i debiti contributivi: l'Inps è infatti intervenuto - con il messaggio n.1636 dello scorso 28 gennaio - a dettare gli indirizzi operativi per attivare la sospensione della riscossione, secondo le regole introdotte dalla legge di stabilità2013. Mavediamo nel dettaglio. Le cause di sospensione I commi da 537 a 543 della legge 228/2012 hanno previsto, con decorrenza dal i° gennaio 2013, la possibilità per i contribuenti di attivarsi nei confronti dei concessionari della riscossione per chiedere la sospensione della stessa e il successivo discarico delle relative cartelle di pagamento. Si tratta peraltro di una procedura che, in determinate fattispecie, può anche condurre all'annullamento automatico degli atti. L'Inps ha quindi recepito le novità previste dalla legge di stabilità, illustrando i passaggi che il contribuente deve percorrere per attivare la sospensione dei titoli: in panicolare, nel caso dei crediti di natura previdenziale vantati dall'istituto, il messaggio 1636 ha precisato che l'ambito applicativo si riferisce sia alle somme iscritte a ruolo per le quali l'agente della riscossione ha provveduto alla notifica delle cartelle di pagamento sia alle somme richieste con avviso di addebito, ex articolo3o del Dl 78/2010. In particolare, sono sei le fattispecie individuate dalla norma e recepite dall'Inps, in virtù delle quali è consentito all'interessato l'esperimento della procedura di sospensione. Sí tratta nel dettaglio: O della prescrizione o decadenza del diritto dì credito sotteso al provvedimento oggetto della riscossione, intervenuta in data antecedente a quella in cui il ruolo è reso esecutivo; O della sussistenza di un provvedimento di sgravio emesso dall'ente creditore; O della sospensione amministrativa concessa dall'ente creditore; O della sospensione giudiziale, oppure che discende da una sentenza che abbia annullato in tutto o in parte la pretesa dell'ente creditore; O del pagamento effettuato, riconducibile al ruolo in oggetto, in data antecedente alla formazione del ruolo stesso, in favore dell'ente creditore; O di qualsiasi altra causa di non esigibilità del credito sotteso. L'istanza del contribuente Se dunque il contribuente, a cui sia stata notificata una cartella di pagamento o un avviso di addebito, dovesse trovarsi in una delle sei situazioni descritte in precedenza, entro 90 giorni dalla notifica del primo atto di riscossione o di un atto della procedura cautelare o esecutiva può presentare un'istanza, redatta con la modulistica rilasciata da Equitalia con la circolare n. 2/2013. È questo lo step che innesca le fasi successive, che coinvolgono sia l'agente della riscossione sia - nel caso descritto l'Inps: infatti, la dichiarazione del contribuente ha l'effetto di sospendere immediatamente l'esecuzione del titolo. L'istanza potrà essere presentata anche attraverso modalità telematiche (ad esempio tramite la posta elettronica certificata). Oltre alle generalità del contribuente/azienda e dell'atto in oggetto, l'istanza dovrà contenere la Avviso di addebito "È la procedura di recupero dei crediti da parte dell'Inps, che ha sostituito la cartella esattoriale, dal 1 ° gennaio 2011. Contiene i dati identificativi del soggetto tenuto al versamento, il periodo di riferimento del credito e la causale, gli importi addebitati ripartiti tra quota capitale, sanzione e interessi ove dovuti nonché l'indicazione dell'agente delta riscossione competente, in base al domicilio fiscale presente nell'anagrafe tributaria alla data di formazione dell'avviso. Se gli importi dovuti non sono versati entro il termine di 60 giorni dalla notifica, l'agente della riscossione indicato procederà all'espropriazione forzata, con gli stessi poteri, le facoltà e le modalità che regolano la riscossione a mezzo ruolo. documentazione a sostegno dell'annullamento dell'atto nonché i documenti di riconoscimento utili all'autocertificazione (la dichiarazione può anche essere presentata da un soggetto delegato): è importante osservare queste indicazioni con attenzione poiché sono oggetto di una prima verifica da parte del concessionario che le riceve. Nel caso l'istanza fosse incompleta sarà quest'ultimo a contattare il debitore per invitarlo alla relativa integrazione. Il ruolo dell'Inps L'agente della riscossione, ricevuta la dichiarazione dà vita alla seconda fase: qui entra in gioco l'Inps, al quale il concessionario inoltra con apposita modulistica la dichiarazione ricevuta (entro io giorni). Effettuati gli opportuni controlli, l'Inps, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno o Pec, entro i successivi 6o giorni, comunica al contribuente l'esito positivo dell'istanza o l'inidoneità della documentazione prodotta. Nel primo caso è l'Inps stesso che trasmette al concessionario della riscossione il provvedimento di sospensione/ sgravio della partita debitoria, mentre nel secondo ripartirà l'attività di recupero. In caso invece di inerzia dell'Inps e di mancata risposta nel termine di 220 giorni dalla presentazione della dichiarazione del contribuente, si ha l'annullamento di diritto delle somme iscritte a ruolo. pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 3 RIPRODUZIONE RISERVATA ADALBERTO SIGNORE Il Cav cambia Equitalia: «Sulla prima casa niente pignoramenti» Ospite di «In Onda» su La7 risponde anche alle accuse di «corruzione» di Monti per il rimborso Imu: «Io corne Lauro? Paragorte indecente» pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 4 Roma La campagna elettorale Silvio Berlusconi la chiuderà il 22 febbraio a Napoli, segno che la corsaperil Senato saràprobabilmente davvero al fotofinish come tanti pensano. E già, perché inizialmente il programma prevedeva che l'ultimo appuntamento pubblico prima delvoto fosse in quel di Roma ma alla fine sono arrivate al «ballottaggio »Milano e il capoluogo campano, con quest'ultimo ad avere la meglio. Niente di strano, visto che - grazie ai premi di maggioranza regionali - è soprattutto sul Senato che si gioca la partita delle prossime elezioni. E basta dire che la Lombardia e la Campania sono le due regioni che portano più seggi senatoriali - 49 la prima, 291a seconda - per capire i motivi della scelta del Cavaliere. Che, forse considerando più facile la partita lombarda, decide di chiudere alla Mostra d'Oltremare di Napoli. Con la ¦¦¦ speranza di portare a casa non solo Lombardia, Sicilia e Veneto, ma anche il premio di maggioranza della Campania che davvero potrebbe cambiare lo scenario post voto. Nel frattempo, la campagna elettorale va avanti sull' etere, non solo per Berlusconi ma anche per gli altri candidati (fatta eccezione, almeno per il momento, per Beppe Grillo). L'ex premier ieri sera era ospite diln Onda, la trasmissione di approfondimento di La7 condotta da Nicola Porro e Luca Telese. L'occasione giusta per rispondere a Mario Monti che nel pomeriggio - dai microfoni di Rtllo accusa di «voler comprare i voti degli italiani con i soldi degli italiani» paragonandolo ad Achille Lauro. Una cosa «indecente », ribatte il leader del P dl. Spiegando che la restituzione dei quattro miliardi di Imu sulla prima casa «è un dovere verso le famiglie» perché «ha prodotto un fattore psicologico di insicurezza verso il futuro» che è ilprimo fattore della «diminuzione dei consumi». Il Cavaliere, poi, ribatte anche al Professore che assicura che l'Europa «teme il ritorno di Berlusconi». Monti, attacca expremier, «è la piùgrande delusione della mia vita, peggio di Fini e Casini». Eppoi «non sa di cosa parla», come dimostra l'Imu che è la conferma della sua «ignoranza» perché non ha compreso «i danni che avrebbe creato» e «il gravissimo errore economico fatto». Ma sul monito di Monti secondo cui l'Ue sarebbe spaventata da un suo ritorno, Berlusconi è trachant: «È una grande cazzata». E ancora: «Ho detto una parolaccia ma se la merita». Si passa al capitolo satira. E per l'occasione il Cavaliere dà una grandissima lezione a quasi tutti i big del suo partito che ogni volta che a Ballarò parla Crozza non spiccicano un sorriso e il più delle volte s'irrigidiscono. Vanno infatti in onda spezzoni delle imitazioni diBerlusconi e 1' ex premier non solo non s'infastidisce ma se la ride. Com'è Crozza? «È molto bravo e simpatico e poi - dice il Cavaliere - attac ca tutti quanti. Complimenti ». Sipassa alle indagini sul Monte dei P aschi di Siena. «La magistratura- dice - quando inquisisce la sinistra si comporta come sempre dovrebbe fare, quando inquisisce me fanno migliaia di intercettazioni e le passano ai giornali». E ancora: «Mps è il più grande scandalo bancario dal 1880». E in tutto questo «il Pd è totalmente coinvolto » perché «indica chi comanda lì dentro» ed è da sempre coinvolto nella gestione. Un ultimo passaggio sul fisco: «Proporremo nuove regole per Equitalia riducendo sanzioni e interessi su cartelle esattoriali che strozzano gliimprenditori onesti. Ma pensiamo anche all'impignorabilità della prima casa». Poi la chiusa. Le elezioni? «Penso divincerle, oggi c'è più entusiasmo del '94». MASSIMO RESTELLI BANCHE Gli istituti mutualistici chiamati alla svolta Bipiemme, via alle nuove Popolari Bankitalia guarda al progetto di Bonomi per accelerare un cambio di passo del settore. Il nodo ricapitalizzazioni GOVERNANCE Nelle assemblee restano determinanti i dipendenti Il peso di Fabi e Fiba La «spa ibrida» pensata dal presidente Andrea Bonomi per rottamare inmo do definitivo lelogiche dellavecchia Popolare di Milano, promette di essere solo la prima scintilla di una generalizzata trasformazione del settore. Una terza via, tra gli attuali istituti commerciali e le cooperative, che potrebbe favorire un nuovo processo di consolidamento fino alla nascita di un soggetto simile a quello che è il Crédit Agricole, in Francia. Il progetto Piazza Meda ben si incastra, infatti, nel rinnovato atteggiamento diBankitaliaverso l'intero sistema creditizio. Palazzo Koch, che in passato agivaperlopiù sottotraccia erisolveva le emergenze favorendo le aggregazioni, ora sta adottando una politica «interventista». La svolta, che mira ad avere certezza della solidità dei bilanci delle banche vigilate, anche allaluce della mina inesplosa delle sofferenze, trova conferma nelle frequenti ispezioni. Il governatore Ignazio Visco è alle prese con almeno tre ordini di problemi. Il primo, malgrado i vincoli patrimoniali imposti dall'Eba siano stati centrati, riguarda le prevedibili difficoltàche incontrerebbero molte Popolari a ricapitalizzarsi in una Borsa che non ha mai amato il voto capitario. Il secondo è collegato alla ancora maggiore centralità degli investitori istituzionali, dopo che la crisi ha svuotato le tasche dellefamiglie, da sempre «bacino» delle Popolari. Il terzo (politico) è la necessità di preparare il previsto passaggio di consegne con la Bce perlanascita di un'unica supervisione sulle grandi banche Ue. SebbeneBonomiel'adPiero Montani abbiano studiato una soluzione apposita per Bpm, oggi Piazza Meda è quindi un «laboratorio», incaricato di sperimentare l'antidoto a un problema comune e, nel contempo, superarelapoco coraggiosariforma delsettore da poco licenziata dal Parlamento. Nelle Popolari si prospetta poila necessità di affrontare ilricambio generazionale delle primissime linee. Ecco perché l'attenzione è indirizzata sul tasso di litigiosità delle prossime assemblee chiamate a rinnovare i vertici. A partire da quella imminente di Ubi Banca, dove il fronte guidato da Giorgio Jannone è pronto a dare battaglia. I1progetto diBonomi è attualmente quello di tenereBpm autonoma, ma secondo più di un osservatore la sposa ideale diPiazzaMeda sarebbe proprio il gruppo guidato da Victor Massiah. Prima di fare qualsiasi ipotesi, si ragionaneicorridoi diUbi, occorretuttavia attendere l' esito delle «urne»: qualcuno dei socibresciani nutrirebbe, infatti, qualche nostalgia per la «sp a» sperimentata con Banca Lombarda, mentre 1' anima bergamasca prediligerebbe la cooperativa ereditata da Bpu. Nelle Popolari l'affluenza dei dipendenti in assemblea è di norma intensa e, quindi, peserà l'orientamento della Fabi di Lando Maria Sileoni, prima sigla del settore, che muove all'unisono con la Fiba di Giuseppe Gallo. Il primo passaggio resta, comunque, la trasformazione di Bpm in spa: l' assise dovrebbe riunirsi a fine luglio. Il cardine del progetto è la nascita della prospettata Fondazione, cui saranno deputati i compiti diwelfare e di attenzione al territorio tipici delle mutue: l'ente avrà inoltre diritto a tre consiglieri di sorveglianza.Il riassetto permette di scongiurare il rischio che, con la fine dell'Associazione Amici, le assemblee divengano ingovernabili: a oggi mancano, infatti, altri catalizzatori di voto e Bonomi, essendo un uomo di mercato, è distante dalla logiche di gestione del consenso presenti in altre consorelle. La continuità della gestione è però necessaria per liberare la banca dalla zavorra dei Tremonti Bond e dalle penalizzazioni patrimoniali imposte da Bankitalia. pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 5 CONSOLIDAMENTO Piazza Meda come possibile «scintilla» per far ripartire le fusioni. La scommessa Ubi ANNA LINDA GIGLIO Domande & partecipazione (online) entro il 5 marzo Bankitalia assume Via Nazionale cerca 76 coadiutori pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 6 Trovare lavoro in banca è ancora possibile. Ad aprirsi sono le porte della Banca d'Italia grazie al bando per 76 posti da coadiutore riservati a laureati under 40 disponibili a trasferirsi a Roma ma anche a frequenti spostamenti sul territorio nazionale per le funzioni di vigilanza svolte dall'Istituto guidato da Ignazio Visco. I posti messi a concorso sono per 30 coadiutori con orientamento nelle discipline economico-aziendali; 20 con orientamento nelle discipline giuridiche; 7 coadiutori con orientamento nelle discipline statistiche e/o matematico-finanziarie e 19 con orientamento nelle discipline economico/giuridiche per le esigenze di vigilanza ispettiva centrale su intermediari bancari e finanziari. La domanda di partecipazione al concorso (per uno solo dei profili, in caso di più domande sarà presa in considerazione quella presentata per ultima) deve essere presentata entro il 5 marzo utilizzando esclusivamente l'applicazione disponibile sul sito Internet dell'istituto di via Nazionale, all'indirizzo www.bancaditalia.it seguendo le indicazioni specificate. Le prove d'esame sono due, scritto e orale, nelle materie indicate dal bando e si svolgeranno a Roma. Nel caso in cui il numero delle richieste di partecipazione sia superiore a 2 mila sarà prevista anche una prova di preselezione. Gli ammessi alle prove saranno convocati mediante avviso sulla Gazzetta Ufficiale, quarta serie speciale (concorsi ed esami) di uno dei martedì o venerdì del mese di aprile 2013. CRISTIANO DELL’OSTE @c_delloste MARCO MOBILI @m_mobili GIOVANNI PARENTE @par_gio Economia nascosta LE TIPOLOGIE SOTTO LA LENTE Alta percezione della corruzione L'indice di Transparency International colloca l'Italia al 69° posto Ai danni del bilancio comunitario Tra il 2003 e i12012 sono stati segnalati più di 4mila casi di frodi contro la Ue L’ITALIA «SOMMERSA» NON SENTE LA CRISI Evasione fiscale, criminalità organizzata, truffe ai danni del settore pubblico: il «nero» è tra le prime industrie del Paese pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 7 C'era anche un uomo che incassava la pensione della madre morta da vent'anni tra le 14persone appena denunciate dalla Guardia di Finanza di Genova. Quattordici persone che hanno continuato a riscuotere gli assegni di soggetti deceduti tra il 1990 e il 2011, sottraendo all'Inps 74omila euro. Un caso-limite, forse, ma indicativo di un Paese che - tra evasione fiscale, criminalità organizzata e truffe ai danni del settore pubblico - ha fatto del sommerso la sua prima industria. E la crisi economica non ha cambiato le cose: anzi, ha dimostrato che la capacità di resistenza del "nero" è superiore a quella dell'economia in chiaro. Secondo le ultime rilevazioni della Banca d'Italia, nel 2012 il prodotto interno lordo "ufficiale" ha perso il 2,1 per cento. Sul sommerso non esistono stime così precise, ma tutti gli indicatori lasciano pensare che ci sia stata una crescita o, al limite, un arretramento più contenuto di quello sofferto dalle imprese in regola. Bilancio in rosso Due settori su tutti valgono come esempio. Nel campo della contraffazione sono gli stessi dati della Guardia di Finanza a dimostrare che la fabbrica dei falsi non si è fermata: i 1°5 milioni di prodotti contraffatti° pericolosi sequestrati nel a12 non sono solo il risultato di un aumento delle operazioni delle Fiamme gialle, ma il segno che l'economia illegale si muove comunque. Né potrebbe essere diversamente, visto che operare nel sommerso significa anche evitare il peso crescente di imposte e contributi. L'altro caso emblematico è quello dell'edilizia: secondo le rilevazioni del Cresme, l'anno scorso il totale delle case di nuova costruzione si è dimezzato rispetto al 2oo7, mentre il numero di quelle abusive è diminuito solo dell'u per cento. Anche in questo caso l'impressione è che chi opera ai margini della legalità abbia avuto meno difficoltà ad affrontare la crisi economica, rendendo comunque competitiva la sua offerta. Il tutto a danno di chi si sforza di giocare secondo le regole. «Il Sole 24 Ore» ha considerato anche fenomeni come la criminalità organizzata e la corruzione, che non sono conteggiati dalle cifre ufficiali dell'Istat sul sommerso, che escludono le attività illegali. È fuor di dubbio, comunque, che la parte più grossa dell'economia irregolare sia riconducibile all'evasione fiscale in senso stretto. Le ultime stime sono ferme a no miliardi di tasse evase ogni anno.in attesa di aggiornare i calcoli alla luce delle nuove rilevazionistatistiche sull'economia irregolare, qualche segnale inquietante arriva ancora dal bilancio delle operazioni della Guardia di Finanza su scontrini e ricevute: in un caso su tre gli agenti hanno scoperto qualcosa che non va, e anche in questa circostanza il dato non sembra dipendere solo dalla maggiore precisione dei controlli. Al Sud, addirittura, la situazione peggiora, con un caso su due fuori legge. L'evasione è anche quella "di alto livello", che coinvolge il traffico di capitali da e verso l'Italia, comprese le operazioni messe in atto da multinazionali e grandi operatori per tassare utili e profitti in paradisi fiscali Gli effetti distorti si fanno sentire anche sul welfare. Solo nel '2012 la Finanza ha scoperto (e pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 8 denunciato) 3.556 persone che avevano taroccato le attestazioni Isee per ottenere sconti, agevolazioni o contributi cui non avevano diritto: l'importo medio sottratto alle casse pubbliche è di quasi i.800 euro a contribuente. Strada in salita Su tutto aleggiano due domande di fondo: come si è arrivati a questo punto? E come si può, ragionevohnente, uscirne? La prima risposta si intreccia alla storia dell'Italia e delle sue classi dirigenti. La seconda, invece, non può non partire da una considerazione di fondo: quale che sia la strategia prescelta, contrastare il sommerso in un momento di crisi non sarà un'operazione indolote, per i tanti soggetti che hanno fatto affari nell'ombra. Di fatto, si tratterebbe di un colossale spostamento di reddito e ricchezza. Non sorprende, allora, che proprio sulle mosse da adottare i programmi di quasi tutte le forze politiche siano, tutto sommato, approssimativi o reticenti. MARIO SENSINI Finanza locale I nuovi parametri per misurare le necessità dei servizi. Torino potrà raddoppiare gli investimenti, Napoli dovrà ridurli di un terzo I Comuni e le spese, la scure degli «standard antisprechi» Molti sindaci costretti a fare economie importanti pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 9 ROMA - Oscurati dalla spending review del governo Monti e quasi dimenticati, riemergono i fabbisogni standard del federalismo, e con i nuovi parametri sui quali calcolare il riparto delle risorse, molti sindaci e presidenti di provincia ricominciano a tremare. Come si era già visto per i costi della polizia locale gestita dai Comuni, e per i servizi alle imprese svolti dalle province, i fabbisogni standard per l'amministrazione generale appena calcolati dalla Commissione sul federalismo fiscale, presieduta da Luca Antonini, mostrano discrepanze clamorose. E molti sindaci dovranno presto fare economie importanti, oppure imporre nuovi sacrifici ai propri cittadini, per poter rientrare nei nuovi limiti di spesa. A Napoli, per esempio, con il riparto delle risorse basato sulla spesa storica, l'amministrazione generale del comune (quindi il personale, i servizi tecnici, l'anagrafe, il servizio elettorale, la gestione delle entrate fiscali) assorbe lo 0,39 per mille del volume complessivo delle risorse assegnate ai comuni per svolgere quel servizio. Ma sulla base dei fabbisogni standard, calcolando cioè il costo ottimale del servizio, e non gli sprechi e le inefficienze incrostati nella spesa storica, dovrebbe ricevere appena lo 0,25 per mille. Quasi un terzo di meno di quanto riceve oggi. Torino, invece, potrà spendere, quasi il doppio nei prossimi anni: in base alla spesa storica il comune guidato da Piero Fassino riceveva (dati di fine 2009) lo 0,1i per mille del totale, mentre con i nuovi criteri potrà contare sullo 0,25% delle risorse, esattamente come il capoluogo campano. Un bel taglio della spesa, per rientrare nei nuovi canoni, sarà necessario anche al Comune di Roma, che oggi assorbe per le funzioni di amministrazione lo 0401% del totale, e dovrà scendere allo 0,93 per mille, così come a Firenze e a Bologna. A Bari la spesa potrebbe addirittura raddoppiare (dallo 0,004 allo 0,0o8%), mentre a Milano, che ha una spesa storica più bassa rispetto al costo standard potrà crescere leggermente. A Siena, invece, dovrà di fatto essere dimezzata rispetto al livello attuale. E non è che si stia parlando di operazioni virtuali. Nel giro di un paio d'anni tutta la spesa per le funzioni fondamentali dei comuni sarà parametrata ai costi standard definiti per ogni singolo municipio. Dopo la polizia locale (il decreto è già in vigore) e l'amministrazione generale, quest'anno si passerà all'istruzione, poi alla viabilità, ai trasporti, alla gestione del territorio, all'ambiente. E dal 2015 sindaci e presidenti di provincia riceveranno per il finanziamento delle funzioni fondamentali delle loro amministrazioni solo quanto definito in base al costo standard. Gli amministratori locali, in buona sostanza, hanno ancora tre anni di tempo per portare il costo dei servizi al livello "ottimale". Dopodiché, gli eventuali maggiori costi dovranno essere compensati con tagli su altre voci di spesa, o da nuove tasse locali imposte ai contribuenti. Il tutto, per giunta, dovrà avvenire in modo assolutamente trasparente, perché i costi standard calcolati dalla Sose per ciascun municipio dovranno essere pubblicati, insieme al valore della spesa storica, sul sito internet del Comune. Perché i cittadini possano misurare a prima vista l'efficienza dei servizi offerti, che, come abbiamo visto anche per l'amministrazione generale, è molto diversa da Comune a Comune. Un discorso che naturalmente vale anche per la gestione delle entrate fiscali, ricompresa nei costi generali considerati da quest'ultimo studio della Commissione, e che in prospettiva diventa ancora più importante, visto che da quest'anno il servizio di riscossione dei tributi, svolto finora da Equitalia, tornerà ai sindaci. Molti dei quali, letteralmente, "dormono" sulle cartelle esattoriali comunali, mentre altri si affannano alla ricerca degli evasori. La capacità di riscossione dei Comuni, pari a 71,4% nella media nazionale, sale fino al- 1'86,4% tra i Comuni del Veneto, ma crolla al 4o% medio in quelli della Campania. Dove, a parità di tasse dovute, si riscuote la metà delle imposte rispetto al Veneto. GIUSEPPE BEDESCHI Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 pagina I dati relativi alla crisi economica che ha investito da alcuni anni il mondo industriale occidentale si intrecciano in Italia con i dati relativi al declino che nel nostro Paese era iniziato già da molto tempo. E si tratta di un intreccio impressionante, come ben mostra, con ricchezza di documentazione, Alessandro Rosina (professore di demografia e statistica sociale all'Università cattolica di Milano), nel suo saggio L'Italia che non cresce. Gli alibi di un Paese immobile (Laterza). Vediamo alcuni di questi dati. In Italia il Pil (Prodotto interno lordo) è passato da una crescita media del 3,6% negli anni Settanta, al 2,4% negli anni Ottanta, all'1,6% negli anni Novanta, fino al modestissimo 14% negli anni pre-crisi del primo decennio di questo secolo. Tutto ciò è avvenuto nel quadro di una forte crisi demografica, unica in Europa per la sua gravità: siamo stati i primi al mondo a vedere gli over-65 superare gli under-15; e di questo passo entro il 2050 gli anziani raggiungeranno il peso di una persona su tre. Naturalmente questa crisi demografica ha uno stretto rapporto con le bassissime risorse che l'Italia ha destinato alla famiglia, sicché molti servizi essenziali (a partire dagli asili-nido) sono stati drammaticamente insufficienti. Basti pensare che, per quanto riguarda la spesa sociale, alla voce Famiglia, l'Italia destina l'1,3% del Pii: è il valore più basso dell'Europa occidentale (la media europea è del 2,1%). Un osservatore straniero, che venisse da noi da lontane contrade, potrebb'e attendersi che in una situazione di questo genere i nostri giovani, le cui schiere si sono così assottigliate, abbiano molte strade aperte e buone prospettive. Ma le cose, purtroppo, non stanno affatto così: anzi il nostro Paese è quello, in Europa, che più emargina i giovani. Tra il 2001 e il 2010 l'Italia ha perso circa un milione e mezzo di occupati nella fascia d'età compresa fra i 15 e i 34 anni. È il peggior crollo di lavoro giovanile in Europa. In realtà, la questione giovanile è la questione più drammatica della situazione italiana, ed è il concentrato di tutte le sue storture, il riassunto più eloquente di tutte le sue ingiustizie. Per intendere la gravità della condizione dei giovani bastano alcune cifre: tra il 2008 e il 2mo la crisi economica ha ridotto del 13% l'occupazione dei nostri giovani (mentre ha ridotto del 3% quella dei giovani tedeschi). L'Italia è anche uno dei Paesi con la percentuale più alta di under- 3o che dipendono economicamente dai genitori. La cosa non può stupire se si tiene presente che su circa 7,8 milioni di giovani, quelli pienamente inseriti nel mercato del lavoro sono non più di 2,2 milioni (meno del 30%); se si tolgono gli studenti, si arriva a poco più del 40%. Ciò significa che la grande maggioranza dei giovani che hanno concluso gli studi è esclusa o mal inserita. Inoltre c'è non solo una forte instabilità nel lavoro dei giovani all'ingresso (la grande maggioranza dei contratti per i giovani è a breve scadenza: nel 2o11 il numero dei cosiddetti precari si attestava intorno ai 3,3 milioni), ma c'è anche una riduzione delle possibilità successive di stabilizzazione. In questo quadro non può meravigliare il deterioramento delle condizioni retributive del nostro mondo giovanile: i salari dei giovani italiani risultano mediamente più bassi rispetto a quelli dei coetanei europei. All'origine di questa disastrata condizione giovanile italiana ci sono anzitutto due fattori: la mancata crescita economica o una crescita irrisoria (che dura ormai da più di un quindicennio), e il dualismo del mercato del lavoro. Il dualismo si basa sul fatto che gli anziani occupati godono di tutti i diritti e di tutte le protezioni, mentre i giovani non hanno nessuno di quei diritti e nessuna di quelle protezioni. I giovani sono così colpiti dalla brevità dei loro contratti, dalla inferiorità dei loro salari, dalla atroce instabilità del loro lavoro (è infinitamente più facile non rinnovare il contratto di un giovane che licenziare un lavoratore maturo, anche quando il primo è più produttivo del secondo); per non parlare poi delle misere prospettive delle pensioni future. Per porre rimedio alla estrema gravità della situazione giovanile italiana occorre certamente aumentare (come dice Rosina) la spesa sociale a favore delle nuove generazioni, che da noi è la più bassa in Europa; occorre investire 10 Il Paese immobile che trascura i giovani pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 11 in formazione; occorre istituire un raccordo efficace fra scuola e mondo del lavoro (oggi molte imprese non riescono a soddisfare le loro necessità di manodopera tecnica), ecc. ecc. Ma occorre superare, prima di tutto, il dualismo del mercato del lavoro, che punisce così gravemente i nostri giovani. Così come occorre, naturalmente, riavviare la crescita, promuovendo quelle liberalizzazioni, quella rimozione di privilegi corporativi, quelle riduzioni della spesa pubblica in settori parassitari per abbassare le tasse e finanziare investimenti produttivi, che fino ad oggi ci sono state promesse, ma che non sono mai state realizzate. Alternative Una ricognizione nella foresta delle obbligazioni finanziarie Banche, i «senior» hanno tenuto E alcuni offrono il 2% più del Tesoro pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 12 I bond garantiti in caso di fallimento non hanno perso terreno nella bufera Rischio e cedole record fino al 10% per i subordinati. Come orientarsi Lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena e la nazionalizzazione di SNS Reaal, quarta banca olandese, hanno dato una nuova scossa agli equilibri del sistema finanziario europeo. Ne hanno risentito, ma solo in parte, le quotazioni dei bond bancari, che hanno aumentato i rendimenti di qualche centesimo di punto. «Nella sostanza, tuttavia, le obbligazioni bancarie "senior", quelle con garanzia assoluta di rimborso del capitale si sono mosse di poco e grazie a rendimenti un po' più elevati rispetto a quelli dei titoli di Stato sono sovrapesate nei nostri portafoglio», afferma Antonio Mauceri di Augustum Opus Sim. Se si guarda al dettaglio dei rendimenti (vedi tabella) sí può tuttavia constatare che emissioni come il bond Intesa Sanpaolo con scadenza febbraio 2017, o l'emissione di Unicredit rimborsabile nel gennaio 2018, in pratica titoli a cinque anni, con il loro rendimento lordo, rispettivamente, del 3,45% 3,56% offrono una cedola di pochissimo superiore ai Btp di pari scadenza e pagano un premio dì rendimento di circa 20 centesimi. «Effettivamente le due grandi banche "di sistema" italiane, Intesa e Unicredit, offrono rendimenti in linea con i titoli di Stato. Per questa ragione noi sovrapesiamo nei nostri portafogli le emissioni di banche di media dimensione, come ad esempio le popolari, i cui bond hanno cedole di un punto o un punto e mezzo superiori al titolo di Stato di durata corrispondente », afferma Rocco Bove di Kairos Partners. Ne sono un esempio il titolo con scadenza gennaio 2016 emesso dalla Popolare di Milano, she ha uno spread di rendimento di 155 centesimi, quindi oltre un punto e mezzo percentuale, rispetto al Btp di pari durata. Ancora più generosa la cedola lorda del bond rimborsabile nel febbraio 2015 della Banca Popolare di Vicenza, un titolo con vita residua di appena tre anni, che raggiunge il 4,42%, in pratica lo stesso rendimento di un Btp decennale e che offre, rispetto al titolo pubblico di pari scadenza, uno spread di 211 punti base. Il risparmiatore che desidera avventurarsi al di fuori delle emissioni «senior» si trova esposto a due tipi di rischi. Da un lato ci sono le obbligazioni bancarie non quotate, quelle che vengono offerte in sottoscrizione allo sportello, che generalmente hanno rendimenti inferiori rispetto a quelli medi di mercato e che soprattutto non garantiscono la trasparenza del prezzo di riacquisto nel caso di vendita prima della scadenza. In altre parole, queste obbligazioni saranno sempre riacquistate dalla banca emittente, ma spesso con uno «sconto » di qualche punto percentuale rispetto al valore di rimborso. All'altro estremo del segmento ci sono invece le obbligazioni «subordinate », emissioni quotate sui mercati regolamentati, di solito di lunga o lunghissima scadenza (talvolta questi titoli sono addirittura "perpetui", non hanno una scadenza definita) che presentano margini di rischio elevati. Si tratta infatti di forme ibride tra capitale azionario e capitale obbligazionario e in determinate circostanze questi bond potrebbero addirittura non pagare la cedola o, nel caso estremo di un fallimento bancario, rimborsare solo una parte del capitale. «Le obbligazioni subordinate sono strumenti più adatti agli operatori professionali che ai risparmiatori privati. In ogni caso, in questo periodo noi preferiamo i bond subordinati assicurativi, come il titolo Generali "richiamabile" nel 2016, il cui rendimento sfiora il 10%», conclude Mauceri. M.SAB. ANGELO DRUSIANI Trend Fino al 15% del portafoglio in questi strumenti per anticipare i tassi in rialzo con rendimenti tra il 2,5% e il 5,5% Btp Investire sui gemelli diversi dell’inflazione Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 pagina Prodotti concorrenti o gemelli diversi? Questo è il problema. Se sia preferibile il Btp indicizzato all'inflazione più datato, con cedole e capitale parametrati all'incedere del costo della vita rilevato in area euro. O il più recente, che per gli stessi dati fa riferimento all'inflazione italiana. Il confronto tra le due differenti emissioni tiene banco nei mercati finanziari. Ad unirli è il sistema di calcolo dell'inflazione che non tiene conto della componente tabacco. Nella tabella i rendimenti compresi tra il 2,50% lordo delle scadenze più brevi e il 5,5% di quelle più lontane - tengono conto di un costo della vita tra il 2,15% e il 2,40% annuo. Differenze Per altre caratteristiche sono uguali sì, ma, in effetti, diversi. Soprattutto nella caratteristica che impegna maggiormente il risparmiatore: la politica di gestione del proprio patrimonio. Non sempre la strategia attuata da chi gestisce il personale portafoglio titoli tiene conto di un aspetto fondamentale: il reinvestimento del flusso cedolare. La riscossione degli interessi semestrali dovrebbe infatti essere utilizzata non solo, e non tanto, per integrare le entrate dell'investitore, quanto per riacquistare quote dello stesso strumento che ha generato le cedole. Se si segue questo procedimento, il valore nominale deI titolo acquistato a suo tempo subirà un incremento e, alla scadenza, si riscuoterà un importo che è tanto maggiore, quanto più lontano è il rimborso del titolo stesso. In caso contrario, alla scadenza si incasserà la stessa somma a suo tempo destinata allo strumento scelto, in termini reali. Nel primo caso, si sarà in parte o in toto recuperata l'inflazione maturata. Nel secondo assolutamente no: Anzi. Il potere d'acquisto che si incasserà all'atto del rimborso sarà tanto minore, rispetto al momento in cui il titolo fu acquistato, quanto più elevato sarà stato l'incremento del costo della vita. E qui, in parte, differiscono le caratteristiche dei due Btp indicizzati all'inflazione. L'emissione che ha quale parametro di riferimento l'inflazione d'area euro, il Btp¬i, fornisce un piccolo aiuto al risparmiatore, perché l'inflazione che vía via matura verrà sommata al valore nominale del titolo acquistato e rimborsata alla scadenza. Il Btp indicizzato all'inflazione italiana, Btp Italia, rimborsa, invece, l'inflazione maturata ad ogni stacco cedolare. In ambedue i casi, il valore delle cedole, pur essendo fisso, varierà molto probabilmente ogni volta che il Tesoro le accrediterà. Il coefficiente d'indicizzazione, che conteggia la variazione del costo della vita, interviene a modificarne il valore stesso. A garanzia dell'investitore, il rimborso finale avverrà comunque al valore nominale, 100, anche se il tasso d'inflazione dovesse diminuire dalla data di emissione a quella di scadenza. Tecnica Alla luce delle differenti caratteristiche di rimborso del tasso d'inflazione, premesso che la somma che s'incassa ogni sei mesi sarebbe consigliabile utilizzarla per acquistare quote dello stesso Btp che l'ha generata, l'emissione indicizzata all'inflazione d'area euro meglio s'adatta al risparmiatore statico, perché, a scadenza, incasserà comunque il valore nominale rivalutato e potrà utilizzare il flusso cedolare per altri scopi. Lo strumento indicizzato all'inflazione italiana è l'emissione tipica per l'investitore dinamico, che, grazie alle somme incassate semestralmente, cedola più quota inflazione, potrà disporre anche di importi rilevanti. Non sempre si incasseranno somme crescenti. Nel caso il tasso d'inflazione tenda a diminuire, gli accrediti potranno essere di valore inferiore. Destinare al portafoglio una quota di emissioni indicizzate all'inflazione, da un minimo del 7,5% ad un massimo del 15%, a seconda della propensione al rischio, potrebbe rappresentare un'opzione vincente. Non solo l'asta recente dei Cct, infatti, ha evidenziato un buon 13 Rimborso finale più ricco per quelli targati euro, cedole periodiche più allettanti per le emissioni «Italia» pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 14 successo, ma anche quella recentissima dei Btp indicizzati all'inflazione d'area euro ha richiamato un elevato numero di domande. Tornano quindi ad interessare due strumenti che erano stati in parte trascurati dai mercati. Diversi per caratteristiche, ma accomunati da una migliore capacità di difesa del patrimonio, quando i rendimenti esprimono una tendenza rialzista. Certo, non ora, ma bisogna pensare che prima o poi si invertirà la tendenza dei tassi. A fine anno, gli analisti ipotizzano una ripresa economica anche nei paesi più in difficoltà. Se nei prossimi mesi, questi segnali verranno confermati, già a fine estate prossima, i timori di inflazione potrebbero far salire gradualmente i rendimenti. Prepararsi in anticipo è una scelta da non trascurare. FRANCESCA MONTI Trend Profitti, debito, valutazioni: le ragioni di chi guarda ai fondamentali Wall Street Chi ha paura dei tre picchi da vertigine? Superati i 1.500 punti l'indice Usa negli ultimi anni è crollato Chi non ci crede continua a puntare su farmaceutici e hi-tech pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 15 L’hanno già battezzato il terzo picco della paura: l'indice S&P500 a quota 1.500 punti fa infatti venire i brividi perché, nelle due precedenti occasioni del 2000 e del 2007, la violazione di questo livello è stata poi seguita da una profonda correzione. Trimestrali - «Dal nostro punto di vista non diamo alcun peso alla teoria che prevede una caduta dell'indice S&P500 una volta superati i 1.500 punti. Il mercato si muove sulla base dei fondamentali e nel corso dei prossimi mesi questi saranno condizionati dalle decisioni politiche che verranno prese a Washington, per esempio sulla questione del tetto del debito pubblico», dichiara Andrew Acheson, co-gestore del fondo Pioneer Funds -US Fundamental Growth. Segnali po - sitivi stanno arrivando dai dati sull'occupazione - dice ancora Growth - sia nel settore pubblico che in quello delle costruzioni. Inoltre i conti dell'ultimo trimestre 2012 dovrebbero confermare buoni risultati che daranno supporto alle attuali valutazioni azionarie. Anche Paola Toschi, market strategist dí JP Morgan Am ritiene che Wall Street sia ancora interessante per diversi motivi: «Le aziende Usa hanno visto crescere i profitti in questi anni solo per effetto di misure di ristrutturazione. Gli utili possono ancora salire, sospinti dai ricavi se il contesto economico, come sembra, si rafforzerà nel corso dell'anno ». Ma quali sono i settori più interessanti per il 2013? «Tra i favoriti la tecnologia, fortemente sospinta dal ciclo economico, il finanziario, sia retail banking che asset manager, e le assicurazioni, in quanto sottovalutati e il farmaceutico che beneficia della crescita esponenziale nei paesi emergenti », afferma Toschi. Settori e titoli Mentre Acheson ritiene che ci siano buone opportunità nei settori dell'healthcare e della tecnologia, in particolare per alcuni software, e in certe aree dei beni di consumo partendo dal numero di storie interessanti dei singoli titoli contenuti in questi settori. Qualche nome? «Mastercard è un clas sico esempio di azienda che ci piace tenere in portafoglio. L'abbiamo comprata nell'agosto 2008 ed è un marchio leader a livello globale nell'industria dei pagamenti che gestisce la seconda maggiore rete aperta del mondo. Poiché crediamo che il trend dei pagamenti elettronici sia destinato a crescere ancora a sfavore dei contanti, nei prossimi 5 o 10 anni la società sarà ancora interessante», dice Acheson. Toschi, dal canto suo, indica invece i titoli Wells Fargo, Aig, Ameriprice, Apple, Microsoft e Pfizer. E che sia la selezione dei singoli titoli più delle considerazioni macroeconomiche, a decidere il peso di ciascun settore nei portafogli lo dicono pure Brian Schaub e Chad Meade, gestori di Janus US Venture Fund. «All'interno del segmento farmaceutico l'attenzione continua a concentrarsi su produttori di medicinali innovativi e su quelli che permettono di ridurre i costi complessivi del sistema sanitario dove privilegiamo le small-cap», dicono i due gestori. Secondo cui un altro settore molto interessante per il 2013 potrebbe essere quello dell'energia: «Siamo convinti che le vere opportunità, almeno per quanto riguarda le società a piccola capitalizzazione, risiedano nell'area dei servizi legati all'energia». Dentro il settore della tecnologia - concludono i due money manager - continuiamo ad apprezzare i produttori di software e le imprese che si occupano di licenze tecnologiche soprattutto per i flussi di cassa ricorrenti relativi a i loro modelli di business. CARLO BONINI Un fiume di denaro a San Marino Mps “ripuliva” migliaia di assegni Da Forlì gli alli sul riciclaggio da 1 ,6 miliardi di euro ROMA – È un incrocio scivoloso che si ripete nel tempo quello tra Mps e Banca d'Italia. Era già accaduto a Forlì nel 2008, con l'inchiesta che ha portato a giudizio per il riciclaggio di 1 miliardo e 600 milioni di euro il Monte (Mussari figura imputato quale legale responsabile della banca) e la Cassa di Risparmio di San Marino e che, appena qualche giorno fa, è stata oggetto di una consegna di atti della Procura romagnola a quella di Siena. In quella vicenda, il Monte, attraverso la sua filiale di Forlì, si era prestato infatti a ripulire decine di migliaia di assegni messi all'incasso dalla Cassa di Risparmio di San Marino. Perché quei titoli, una volta trasformati in contanti da Mps, rientravano poi a SanMarino con dei furgoni che, settimanalmente, trasportavano verso la Repubblica del Titano una media di 2 milioni e mezzo di euro, sempre in banconote da 500. Un flusso di contanti nero e macroscopico. Che richiedeva, da parte di Mps, un continuo approvvigionamento di banconote da 500 euro presso la filiale della Banca d'Italia di Forlì dove, come ogni banca, il Monte aveva un conto di gestione. E dove, evidentemente, nessuno sospettò. Nonostante quanto è possibile leggere a pagina 132 della richiesta della Procura di Forlì che ha chiuso quell'indagine. «Da dati forniti dal Servizio Sistema di Pagamenti- scrivono infatti gli ispettori di Banca d'Italia nella loro relazione ispettiva citata dai pubblici ministeri di Forlì-emerge che, nei primi cinque mesi del 2008, il Monte dei Paschi ha prelevato dalla filiale diForlì, avalere sul conto di gestione, contante di importo pari al 14,2 per cento di quanto ». prelevato sull'intero territorio nazionale». Un dato già da solo stupefacente. Che assume ulteriore senso in un successivo passaggio della relazione. «Per far fronte alfabbisogno contante della filiale di Forlì, il Servizio Cassa Generale della Banca d'Italia ha dovuto rifornirla, dall'inizio del 2007, di un milione di pezzi di banconote da 500 euro, mediante sette movimenti fondi. Mentre, nel periodo 2006- 2008, lo sbilancio tra banconote da 500 versate e prelevate dai conti di gestione è risultato pari a I milione e 700 mi] a pezzi».Tra il 2007 e il 2008, dunque, la filiale di Banca d'Italia di Forlì eroga alle banche della zona una tale massa di banconote da 500 euro (per lo più a Mps e in misura minore, ma comunque significativa a Unicredit) che è costretta a continui rifornimenti. Ma nessuno, apparentemente, si chiede quale ne sia la ragione. Anche quando, nel giugno del 2008, i dati sull'utilizzo del contante nella provincia di Forlì per il biennio 2006-2007, svelano che quella "fame di carta" va avanti da tempo e che in quella provincia si muovono banconote «in misura tripla rispetto a piazze come Milano, Lodi, Pavia, Roma». Al punto - scrivono i pm - che, proprio in quel 2008, «la filiale di Forlì della Banca d'Italia risultava su base nazionale addirittura al secondo posto, con un valore assoluto di 897 banconote da 500 euro emesse per ogni mille abitanti». «Un primato "singolare"», chiosano i magistrati che cessa solo quando l'inchiesta scoperchia la rotta del riciclaggio Forlì-Rimini. «Le banconote da 500 ogni mille abitanti scendono da 897 a 125», scrivono. Mentre gliispettori della Banca d'Italia lasciano la Romagna con un verdetto: «Dall'analisi della documentazione, non sono emerse irregolarità in ordine all'operato della filiale di Forlì. pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 16 RIPRODUZIONE RISERVATA ANDREA GRECO – FRANCESCO UMANO Oggi ascoltati il vice di Vigni e Di Tanno, in settimana attesi Mussari e Baldassarri Raffica d’interrogatori a Siena la verità di Morelli su Antonveneta pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 17 SIENA - Come spuntarono fuori quei 10 miliardi (poi saliti a 19 con i finanziamenti) per acquistare a un prezzo stellare Antonveneta? E perché il bond Fresh da un miliardo fu "camuffato" come capitale mentre il suo rischio restava entro le mura di Rocca Salimbeni, tramite la lettera segreta di indemnity con cui Mps ne garantiva i sottoscrittori?A queste domande fondamentali e ad altre dovrà rispondere oggi ai pm di Siena Marco Morelli, ex vice direttore generale Mps e attuale capo in Italia di Merrill Lynch, indagato per ostacolo all'attività divigilanza, sia «esponendo fatti non veri» sia omettendone altri. «Fu Morelli a occuparsi della raccolta di capitali per l'acquisizione diAntonveneta» ha detto l'altro ieri il suo ex capo, Antonio Vigni, durante un interrogatorio durato oltre otto ore e non ancora concluso perché l'exdg sarà nuovamente convocato in Procura dopo Morelli, per mettere a confronto le due versioni. I pm Antonio Nastasi, Giuseppe Grosso e Aldo Natalini vogliono sapere dal banchiere transitato da Siena a Intesa Sanpaolo (fino al recente incarico per la banca anglosassone) perché avrebbe utilizzato tutti quegli artifizi finanziari e di comunicazione, per acquistare a caro prezzo l'Antonveneta dal Banco Santander. Il tour de force dei pm senesi continua quindi a ritmo sostenuto perché da oggi e fino a venerdì. Saranno ascoltati altri indagati e tra questi i principali protagonisti dello scandalo Mps, l'ex presidente Giuseppe Mussari e l'ex capo dell'area finanza, GianlucaBaldassarri (leader secondo l'accusa dell'ormai famosa "banda del 5 per cento") e artefice degli strutturati tossici come Santorini ed Alexandria. E per domani sono stati convocati altri due indagati, Tommaso Di Tanno, presidente del Collegio Sindacale di Mps e Marco Parlangeli direttore generale della Fondazione. E tra le nuove piste legate alla vicenda Mps quella che conduce ad Alessandro Proto che, come rivelato da Repubblica, è imputato in unpro cesso in Svizzera per riciclaggio di denaro, accusa legata anche a operazioni di compravendita di titoli e derivati Mps sul mercato non regolamentato. Sembra che Proto fosse molto bene inserito nel management della passata stagione senese. Ma le sue buone entrature si estendono alla Spagna, dove, appoggiandosi sullo studio di avvocati Bartolome & Briones, avrebbe incontrato l'ad del Santander, Alfredo Saenz, la prima settimana di marzo del 2011. A tre anni dal passaggio di Antonveneta sotto insegne senesi. Saenz, potente capoazienda del Santander, dal 2002 è ad e vicepresidente del gruppo - il maggiore in Europa- e riporto diretto del presidente Emilio Botin. Proprio per comprendere meglio quelle cheritengono le molte "anomalie" della transazione tra Santander e Mps su Antonveneta, e della plusvalenza da 3 miliardi ottenuta in due mesi, i pm hanno chiesto giorni fa a Botin di presentarsi a Siena. Ma per ora il banchiere non ha accolto l'invito. ANDREA CAMANZI [email protected] Investimenti pubblici prima regolare il mercato Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 pagina Con l'avvicinarsi delle elezioni si moltiplicano le prop oste per dare al Paese prospettive sostenibili di crescita e di benessere sociale e favorire l'occupazione. Esse, pur promuovendo soluzioni diverse, convergono tuttavia nell'attribuire un ruolo importante alla domanda e agli investimenti pubblici. Infrastrutture e servizi sono al centro di quasi tutti questi programmi. Simile era stata, del resto, la strategia per la crescita adottata nella prima fase del governo Monti. Essa, sostanzialmente, consisteva nello "sblocco" di 100 miliardi di euro per le grandi opere già deliberati dal Cip e negli anni precedenti, ma "bloccati" per ragioni di bilancio. È stato un bene che l'euforia per l'uso della domanda pubblica in chiave andciclica abbia progressivamente ceduto il passo al realismo dei numeri. D'altra parte, l'alternativa di liberare risorse attraverso un allentamento, sia pure parziale, del patto di stabilità interno ed incentivi fiscali, ove pure desiderabile, non sarebbe da sola né sostenibile né sufficiente. Preferibile sembra invece la soluzione di integrare nei caratteri strutturali dell'azione pubblica l'obiettivo di "spendere meno e spendere meglio". È auspicabile che il nuovo Parlamento la assuma come una goldenrule di legislatura. E' possibile fare gli investimenti richiesti rispettando il vincolo del pareggio di bilancio e colmando i gap infrastrutturali e di qualità dei servizi che separano l'Italia dai peers europei e del G8? La condizione per una risposta affermativa è la disponibilità di un'efficiente regolazione dei mercati pubblici e di un adeguato meccanismo di controllo della spesa, oggi purtroppo solo parzialmente operativo. Il primo "gap infrastruttura - le" da colmare, quindi, non è fisico ma "di sistema". Occorre cioè innanzitutto investire per assicurare una gestione della spesa pubblica più moderna ed efficace. Prioritario è il settore dei contratti pubblici nel quale, a fronte dei considerevoli volumi di spesa, regolazione e controlli danno prove d'inadeguatezza. Sotto gli occhi di tutti sono l'aumento sproporzionato dei costi e la dimensione macroscopica del contenzioso. Quanto alla corruzione, che affligge anche i contratti pubblici, la Corte dei Conti ne ha recentemente sottolineato l'evoluzione da "fenomeno burocratico pulviscolare" a "fenomeno politico amministrativo sistemico". Non ultimo, i sistemi di accesso al mercato sono, almeno in parte, non concorrenziali e indifferenti rispetto alla innovazione tecnologica ed al grado di competitività delle imprese. I governi degli ultimi anni non hanno purtroppo messo mano in modo sistemico alla regolazione dei mercati pubblici, né hanno condotto serie analisi d'impatto regolamentare dei numerosi interventi normativi che si sono succeduti. Eppure dal 2006, anno di adozione del Codice dei contratti, sono accaduti fatti di portata epocale: dalla crisi del sistema finanziario internazionale ai suoi riflessi sui problemi del consolidamento fiscale del debito pubblico di molti paesi dell' eurozona, fra i quali l'Italia. Se da un lato, l'aver raccolto in un unico testo nonne precedentemente disperse in fonti diverse aveva in sé qualcosa di eroico, le numerose deroghe e re - g,¦imi speciali inno dotti a margine del codice stesso ne hanno svilito l'ambizioso impianto unitario. Nei contenuti, il codice ha tenuto insieme discipline eterogenee, ma ha negato, almeno sul piano formale, l'unicità della vita del contratto, tuttora corpo unico di due diverse anime - una pubblicistica ed una privatistica - ma con zone grigie e varie ambiguità. E l'elenco dei problemi potrebbe essere più lungo. A fronte di limiti così ampi, non sarebbe ragionevole continuare con revisioni disorganiche e di dettaglio. È necessario mettere mano ad una riforma radicale della regolazione dei mercati pubblici. Diversamente si perderebbe di vista la necessità indero gabile che il settore operi secondo regole simultaneamente coerenti con 18 LE POLITICHE PER LA CRESCITA PROPOSTE DAI PARTITI PUNTANO SULLE INFRASTRUTTURE, MA PERCHÉ LA SPESA SIA EFFICIENTE OCCORRE RIVEDERE LE NORME SU "PROCUREMENT" E CONTROLLI. L'ECCESSO DI CONTENZIOSO almeno tre obiettivi di politica pubblica: la tutela della concorrenza in tutte le fasi di vita dei contratti pubblici; il controllo e la revisione della spesa da essi generata e, infine, il corretto adempimento degli obblighi di trasparenza delle attività dí procurement e di tracciabilità dei flussi finanziari, anche in funzione di contrasto della corruzione e di lotta alla criminalità organizzata. D' altra parte, è del tutto evidente che i meccanismi operativi di tali politiche sono diversi tra loro, ma per essere emcaci richiedono la disponibilità di una base informativa comune e di strumenti di controllo e di garanzia coordinati. Su questo fronte non si parte da zero. La Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, creata ne12010 e potenziata nel 2012, costituisce un pezzo importante di questo disegno. Il sis tema centrale di directory e anagrafiche che la compongono rende disponibili un set di strumenti operativi neutri rispetto all'utente (amministrazione centrale, locale o centrale di committenza) che possono essere impiegati per diverse finalità, ivi comprese laverificaín tempo reale del p ossesso deí requisiti dichiarati dalle imprese in sede di gara, dello stato di avanzamento del contratto, delle previsioni finanziarie o degli eventuali disallineamenti, dell'adempimento da parte delle stazioni appaltanti degli obblighi di trasparenza cui le stesse sono tenute anche in forza delle norme anticorruzione contenute nella legge 190 del 2012. La sfida che si prospetta non è dissimile da quella affrontata anni addietro per potenziare l'assetto organizzativo e gli strumenti informativi ed operativi di controllo sulle entrate. Oggi, sul versante della spesa, l'obiettivo è di far evolvere il procurement da funzione amministrativa a funzione strategica dello Stato. A questo fine occorrerà attribuire precise responsabilità di Governo per garantire l'utilizzo sistematico e lo sviluppo degli strumenti di controllo sulla spes a in contratti pubblici. Anche da un esercizio efficace di questo mandato dipenderà la compatibilità con i saldi di bilancio di programmi di sviluppo basati su investimenti e domanda pubblica . pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 19 O La Fiba-Cisl Vi augura di trascorrere una giornata felice Arrivederci a domani 12Febbraio per una nuova pagina Rassegna Stampa del giorno 11 Febbraio 2013 Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007 20 rassegna stampa!