La customer satisfaction nel bricolage
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La customer satisfaction nel bricolage
✉ Lettere in redazione La customer satisfaction nel bricolage Gentile direttore, Le scrivo in merito all’articolo dal titolo «Nel bricolage annullata l’experience lo shopping instore resta fai da te» pubblicato su Mark Up di aprile 2011 (pag. 34). Prendo atto con rammarico delle criticità rilevate dall’acquirente misterioso circa la capacità del personale del Brico Io nel centro commerciale Bonola d’interfacciarsi propositivamente con il cliente. Ogni critica ha sempre un lato positivo e questa sarà per noi di stimolo per migliorarci. Riteniamo però opportuno richiamare la Sua attenzione sul fatto che altre criticità evidenziate nell’articolo (ingresso piccolo, assenza di elementi d’appeal, spazi poco fruibili, sensazione di disordine, mancanza di vetrine, ecc..) andavano quanto meno contestualizzate, segnalando la disomogeneità dei punti di vendita visitati e messi a confronto. Il Brico Io del cc Bonola ha una superficie lorda di soli 1.200 mq (ed è privo di magazzino), mentre l’Obi di Grugliasco ha un’area di vendita di 3.200 mq e il Leroy Merlin di San Giovanni Lupatoto ne ha una di 7.000 mq. Inoltre il negozio Leroy Merlin è un punto di vendita di nuova concezione, appena ristrutturato in seguito al cambio del marchio, mentre il nostro Brico Io è stato il primo negozio da noi aperto (nel lontano 1988!) e, malgrado la buona volontà, non riesce più a rispettare gli standard dei nostri più recenti format. Sarebbe come proporre una gara fra una vecchia e gloriosa “500” e una nuova Ferrari: non fa onore nemmeno a chi vince. Un cordiale saluto. Claudio Gola, presidente di Marketing Trend Cos’è una shopping experience? È ciò che un cliente vive nel punto di vendita, dalla prima interazione con la vetrina fino all'eventuale congedo in cassa e al pagamento. Quelle che abbiamo proposto sul bricolage, sono tre shopping experience da considerare singolarmente; non un confronto tra i punti di vendita visitati, tantomeno una comparazione tra insegne. Infatti, le visite sono state svolte giugno_2011 MARK UP da tre diversi acquirenti misteriosi che, non conoscendo le altre due realtà, hanno ragionato solo sull’oggetto della propria mistery. È per questo che le esperienze possiamo dire corrispondano a quelle di un avventore comune in ciascun pdv: il potenziale acquirente di un bene non percorre infatti 100 km (oppure oltre) per mettere a confronto diversi negozi, perché semmai ragiona per prossimità; il “cliente tipo” riconosce dove si sente a suo agio e dove invece non lo è, anche senza visitare punti di vendita di nuovissima concezione; il consumatore si relaziona sempre con il personale di uno store e riconosce dove la relazione sia piacevole, al di là della soddisfazione delle richieste di prodotto. In ultima analisi, il pubblico non sa che quello che ha visitato è uno store in cui le politiche del retailer non raggiungono gli alti standard di altri punti di vendita. Il punto di osservazione sullo store, infatti, non è quello del retailer e delle ragioni che dettano le sue politiche di vendita. Perciò, l’assenza di contestualizzazione appare un appunto non proprio nel caso di una shopping experience, che non vuole quindi essere una classifica, né un’indagine statistica realizzata su punti di vendita omogenei, magari conoscendone i “dietro le quinte”. In questo caso, le considerazioni prodotte tengono conto solo del punto di vista del cliente, con l’obiettivo di proporre ai retailer una riflessione sulla necessità di una customer satisfaction a partire dai diversi aspetti del punto di vendita: dalla proposta del prodotto al comportamento degli addetti. Abbiamo dati e strumenti per sostenere che il personale influenzi non solo il buon esito della visita del pubblico, ma anche la produttività dell’esercizio commerciale stesso: la limitata capacità nell’aggancio e nel coinvolgimento del cliente, risulta quindi limitante non solo per l’esperienza d’acquisto, ma anche per il fatturato del brico store. Cavalieri Retailing
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