Garzonè: nr 22 - ottobre 20012
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Garzonè: nr 22 - ottobre 20012
S ommario M C A E G A D F B S L Dal unicipio La vita dal umün Vita delle Iniziative pag. 5 ssociazioni cclesiali 37 ttualità Le voci al 39 ialetto 55 emminile 57 La pagina dei Nelle pagine della I 8 27 iovani Le pagine del 3 ambini 59 toria 64 ettori scrivono 81 Speciale Centro Raccolta Materiali 1 91 Vette demozione 2 Dal M unicipio Un sentito ringraziamento ma sempre a quelli Cari lettori il mio solito appuntamento con il Garzonè voglio dedicarlo ai cosiddetti Sempre quelli. Sì! A quelle persone che, per fortuna, sono sempre pronte a perdere il loro tempo, spesso prezioso perché rubato alla propria famiglia o ai propri hobby, per la Comunità. Queste persone molto spesso sono criticate, giudicate, spesso e volentieri condannate soprattutto quando in una manifestazione qualcosa non funziona. Pochi sanno riconoscere il loro impegno, la loro professionalità e, soprattutto la loro buona volontà. A loro dobbiamo molto poiché ciò che fanno è sempre fatto per valorizzare la nostra comunità, il nostro territorio ed anche le nostre famiglie. Pensiamo solo cosa sarebbe una stagione turistica senza gli eventi folcloristici, culturali o sportivi; cosa sarebbe un paese che, in caso di eventi calamitosi, non abbia un gruppo di persone pronte a correre in soccorso di chi ha bisogno, senza chiedere nulla in cambio. E, ancora, se non ci fossero quelle persone che gratuitamente e con passione si prendono cura dei nostri figli per insegnar loro la religione cattolica, unarte o uno sport, cosa faremo? Tutte queste persone devono veramente esser ringraziate. Volutamente non ho citato nessun gruppo, associazione o persona in particolare perché, a Caderzone nonostante tutto questi volontari sono ancora molti e nel nominarli potrei dimenticare sicuramente qualcuno. 3 M Ma, i lettori del Garzoné sappiano che lAmministrazione Comunale ed il sottoscritto apprezzano di cuore il loro impegno e la loro dedizione alla Comunità di Caderzone ed a quella della Val Rendena. Chi, invece, è sempre pronto a criticare, si faccia avanti, simpegni a collaborare per il bene comune, solo partecipando potrà capire limportanza e lalto valore sociale di poter essere fra quelli che con ironia sono definiti: Sempre quelli La presenza ad ogni manifestazione del gruppo folk delle Castellane, che aiutano e rendono più piacevoli i momenti dincontro della comunità, è senzaltro una ricchezza in più per il nostro Comune e a tutte le partecipanti al gruppo meritano un sentito ringraziamento da parte della comunità. Permettetemi però, di spendere alcune parole di ringraziamento in più per la Signora Elisa Polla che proprio grazie a Lei si è formato il gruppo delle Castellane. I costumi realizzati a mano con tessuti antichi originali sono stati completamente donati al comune da Elisa. Sua è stata anche liniziativa di costituire il nuovo gruppo e tuttora, anche se lontana da Caderzone , incoraggia e ne segue lattività con passione e dedizione. A nome della Comunità di Caderzone un sentito ringraziamento alle Castellane ed in particolare a Elisa Polla. Maurizio Polla 4 La vita dal C umün Incentivazione allutilizzo di fonte autoctona rinnovabile di energia. In data 29 maggio 2002 nel corso della seduta del Consiglio comunale di Caderzone è stata discussa ed approvata una mozione presentata dal consigliere comunale Claudio Mosca. Tale mozione aveva come scopo quello di incentivare lutilizzo di legna proveniente dai nostri boschi a scapito di quella che sempre in maggior quantità arriva ed arriverà dallestero favorendo, nel contempo, una importante forma di tutela e presidio del territorio rappresentato dalla pulizia e dall utilizzo del bosco stesso da parte dei censiti. Tale incentivazione allutilizzo di legna proveniente dai nostri boschi avverrà mediante concessione di un contributo comunale a fondo perduto comprensivo di tutti gli oneri sostenuti per lallestimento ed il trasporto della legna dal bosco al paese. Al fine di pianificare lentità degli stanziamenti da prevedere in bilancio, il Consiglio comunale ha stabilito la necessità che gli interessati provvedano a prenotare la propria volontà di accedere al contributo mediante presentazione della modulistica disponibile presso gli uffici comunali. A seguito dellesame delle prenotazioni pervenute il consiglio comunale si è riservato di valutare se avviare o non la nuova forma contributiva che, nelleventualità seguirà i seguenti parametri del contributo che sarà elargito come segue: si concede un contributo in conto capitale che comprende lonere per lesbosco, 5 C lallestimento su strada trattorabile ed il trasporto di legna da ardere presso le abitazioni dei censiti secondo i seguenti criteri: l lunità di misura su cui concedere il contributo viene visualizzato in un viaggio di trattore, secondo le consuetudini locali vigenti e le caratteristiche morfologiche dellarea di allestimento; l i lotti di legna vengono assegnati secondo le consuetudini locali vigenti, senza modificazione alcuna delle stesse; l viene concesso un contributo pari a 0,18 Euro per ogni metro di dislivello intercorrente tra la quota di riferimento, stabilita in m. 723 s.l.m. e la quota di allestimento del viaggio di legna su strada trattorabile, oltre a complessivi 20,66 Euro per spese fisse; l la quota della catasta di legna verrà desunta dalla lettura della carta Tecnica della P.A.T. in scala 1: 10.000, valutando trascurabili le inevitabili tolleranze; l si stabilisce un importo massimo di contributo pari a 82,63 Euro + complessivi 20,66 Euro per spese fisse. Si precisa che il modulo di prenotazione è disponibile presso gli uffici comunali e dovrà esser presentato entro il 31 dicembre 2002. Sinvitano i censiti a riporre i rifiuti originati dalla manutenzione delle tombe (fiori appassiti e lumini esauriti) negli appositi cassonetti situati a poca distanza dal cimitero, evitando di depositarli nei cestini stradali. 6 C Ultime notizie Avvicendamento nella Giunta comunale Dal 22 luglio 2002 in Giunta comunale cè stato un avvicendamento, lassessore Osvaldo Sartori che da 17 anni sedeva al tavolo della Giunta ha deciso di lasciare lincarico e di dedicarsi alla sola attività di Consigliere comunale. La Sua fiorente ed impegnativa attività artigianale e la recente nomina nel Consiglio dAmministrazione della Cassa Rurale non gli permettevano di svolgere con la dovuta concentrazione lincarico assessorile. Ad Osvaldo va il nostro Grazie di cuore, per la fedeltà, limpegno, lintelligenza e il buon senso che ha sempre dimostrato nel condurre, con il sottoscritto, le sorti della Comunità. Auspico che anche nei prossimi anni, compatibilmente con il suo tempo a disposizione, possa portare la Sua importante esperienza per il bene comune. In Giunta al posto di Osvaldo è stato nominato Giovanni Mosca Carlet giovane impegnato in vari organismi della Comunità e volenteroso di lavorare per la crescita del nostro Comune. A Giovanni vada un caloroso augurio per il nuovo incarico. m a proposito di personale dipendente Si sono recentemente conclusi i concorsi pubblici per completare la dotazione del personale dipendente prevista dalla pianta organica del Comune. Il risultato dei concorsi ha portato allinquadramento dei seguenti dipendenti: - rag. Barbara Collini di Giustino che si occupa del settore economico finanziario; - rag. Elisa Povinelli di Pinzolo che si occupa del settore tributi, personale e commercio; - sign. Guido Mosca di Caderzone che si occupa delle manutenzioni. A tutti e tre i nuovi assunti va il nostro Benvenuti! con laugurio che questa nuova attività che sia svolta con passione e soddisfazione. 7 Vita delle A ssociazioni Euroband Festival Archiviata con grande soddisfazione Euro Band Festival, la manifestazione fortemente voluta da tutta la Comunità di Caderzone per festeggiare il decimo compleanno della propria Banda comunale. Dieci candeline per tre giorni di festa allinsegna della gioia, dellincontro, dellamicizia nel segno della musica. Venerdì 26 e sabato 27 aprile i bandisti di Caderzone hanno incontrato i loro colleghi di Kirchanschöring (Baviera), di Porretta Terme e della banda Arcobaleno di Trieste, e lo scambio è culminato nella sfilata e nellappassionante concerto serale. La nostra Banda comunale. 8 A La formazione di Porretta Terme. Grandiosa è stata invece la sfilata di domenica che ha riempito il paese di Caderzone con una presenza di oltre due mila persone. Ben 18 erano i gruppi che hanno accompagnato il corteo, salutato dalle ovazioni del numeroso pubblico presente. Alle formazioni bandistiche di Kirchanschöring, Porretta Terme, Trieste e Caderzone, questultima col gruppo degli allievi, si sono affiancate le bande di Pinzolo e Vigo-Darè. Ad aprire il corteo il gonfalone di Caderzone, seguito dalle autorità presenti, dagli Alpini, dai moleti del gruppo La Trisa di Mortaso, dai gruppi folk di Caderzone e Bocenago, dagli Schützen Val Rendena e da altre compagnie del Trentino, dal Gruppo S.A.T. Val Genova, seguiti dai vigili del fuoco di Caderzone, Strembo e Bocenago, questultimi con le divise e la motopompa dellOttocento. Questo lunghissimo corteo ha attraversato labitato di Caderzone e, pasLa Banda Arcobaleno di Trieste. 9 A ... allegria nel segno della musica. sando per laffascinante e storico Maso Curio, è giunto al capannone nella zona sportiva. Qui don Gianni Poli ha celebrato la Santa Messa, allietata dalle musiche delle formazioni di Kirchanschöring e Caderzone, accompagnata dal locale coro parrocchiale. Caloroso il saluto delle autorità presenti, accanto al sindaco di Caderzone i rappresentanti di Strembo, Bocenago, Pinzolo e Vigo Rendena, sono intervenuti il sindaco di Kirchanschöring Hans Strasser, Margherita Cogo, Luigi Olivieri, Gianni Cominotti, Antonello Zulberti e Giovanni Maturi. A tempo record i volontari di Caderzone hanno distribuito ai presenti oltre mille porzioni di polenta carbonéra, realizzata ad arte dai polenter di Storo utilizzando la loro farina di grano marano accostata ad abbondante burro, formaggio e salame prodotti a Caderzone. Il pomeriggio è stato allietato dalle note delle formazioni bandistiche presenti che hanno saputo rallegrare e coinvolgere tutti. «Euro Band Festival, commentano soddisfatissimi gli organizzatori, è stata una festa allinsegna della musica che ha visto Caderzone unirsi nel segno della cultura, della storia, della tradizione e della gastronomia, con realtà nazionali ed estere». Molto frequentate le mostre del Centro Studi Judicaria: Lepopea dei Moleti e Sulle tracce dei Lodron. A Caderzone la festa alla Banda comunale è stata loccasione per avvicinare questa dinamica comunità a realtà molto affini che 10 A saranno interessate da successivi scambi e gemellaggi per costruire unEuropa più unita nel segno della musica e dellamicizia. I premiati Euro Band Festival è stata loccasione per festeggiare il decimo anniversario della nascita della Banda comunale di Caderzone e premiare ben 13 bandisti, che suonano nella banda comunale di Caderzone fin dalla sua nascita. Tra gli applausi del pubblico e le ovazioni degli amici di banda, hanno ricevuto il distintivo dargento della Federazione dei corpi bandistici del Trentino a ricordo di 10 anni di attività bandistica Flavia Sartori, Mariagrazia Sartori, Tiziano Polla, Giuliano Amadei, Maurizio Polla, Gianfranco Polla, Luciano Polla, Stefano Polla, Flavio Sartori, Carlo Amadei, Lucillo Maccarrone e Daniele Mosca. Accanto a loro Weber Ferrari, Elvio Caola e Andrea Valentini che, provenienti da altre formazioni bandistiche, suonano da dieci anni. Un caloroso ringraziamento ed un ricordo della manifestazione è andato a Diego Amadei, Mario Mosca (primo presidente), Franco Polla, Alvaro Sartori, Pio Sartori, Tarcisio Sartori ed Edoardo Floriani che si sono succeduti alla presidenza, alla guida o nel direttivo della banda. Lattuale formazione è diretta da Gianfranco Stanchina e presieduta da Luciano Polla. Walter Facchinelli La Banda di Kirchanschöring (Baviera). 11 A Dalla Pro Loco Non si può certo negare che la passata stagione estiva sia stata ricca. Ricca di appuntamenti e ricca di soddisfazioni sia per gli organizzatori che per il pubblico. Molte le serate, sia in luglio che in agosto, dedicate a diapositive su varie tematiche inerenti alla montagna proposte in collaborazione con il Parco Naturale Adamello Brenta e condotte da esperti del settore. Sono sempre in collaborazione con il Parco e lAPT anche le escursioni alle malghe Sugli Alpeggi della Rendena e gli incontri gastronomici intitolati Natural mente bosco. Ha visto una buona partecipazione anche la rassegna di filmati Il cinema e la montagna presentata da Christian Mosca e Lara Pompermaier. Alcuni appuntamenti sono ormai tradizionali sono: l la Sagra di San Giuliano con i giochi, la lotteria, il concerto della nostra Banda, lesibizione di un gruppo folk spagnolo; l la festa dellagricoltura con la polenta carbonera, la sfilata delle vacche e il gran finale con il falò; l la collaborazione per le seguenti feste campestri: Km verticale da Caderzone a Campostril e il torneo degli scapoli e ammogliati; l il concerto del Coro Presanella; l altri appuntamenti hanno invece rappresentato una gradita novità: uno per tutti la commedia Sior Todero brontolon di Carlo Goldoni portata in scena dalla Compagnia GAD CITTÀ DI TRENTO che ha visto una presenza di pubblico e un apprezzamento davvero notevoli. 12 A Un accenno particolare meritano senzaltro i mercoledì musicali: agosto: Un tocco di nostalgia concerto con la soprano Miyase Kaptan, il baritono Garegin Housepian accompagnati al piano da Costanza Maestranzi l 14 agosto: la Südtiroler Bläserensemble quintetto di ottoni, composto da due trombe, un corno, un trombone a tiro e un basso, che ha presentato composizioni di Purcell, Vivaldi, Bernstein, Suppè, Rossini e Gershwin l 28 agosto: Acoustic Duo: Alessandro Boni al mandolino e Silvano Brun alla chitarra classica. Tutte le serate hanno visto la presenza di un pubblico numeroso e attento che ha saputo apprezzare e riconoscere la qualità della musica proposta. Nel corso dellestate è stata anche riproposta liniziativa del Balcone fiorito Unapposita giuria ha conferito un riconoscimento a dieci dei balconi fioriti di Caderzone. Il grazie della Pro Loco non va solo a coloro che sono stati nominati ma va a tutti coloro che, con i fiori, hanno ornato la loro casa, perché labbellimento non è solo della propria abitazione ma va a pro di tutto l7 13 A il paese. Il conferimento del riconoscimento (accompagnato da diapositive riportanti i balconi fioriti nominati durante la serata) si è avuto durante il seguitissimo concerto della Banda Comunale di Caderzone e della Banda Sasso Rosso di Dimaro. Molti appuntamenti estivi sono stati proposti presso il Palazzo Lodron Bertelli che, sia allinterno che allesterno, offre una suggestiva cornice alle manifestazioni e, già di per sé, costituisce unattrattiva. Il periodo estivo, inoltre, ha visto anche lapertura dellufficio turistico. Il calendario proposto è stato dunque davvero interessante e fitto, unofferta che non è stata solo ricreativa, aspetto peraltro importante, ma anche culturalmente elevata, per un turismo di qualità. Grazie alla collaborazione di tutti, che ci auguriamo sempre più attiva, la nostra Pro Loco persegue lintento di creare armonia fra la popolazione locale, il turista e il meraviglioso ambiente che ci circonda. Il presidente Giordano Polla Sagra di San Giuliano 2002. 14 A Una trasferta davvero speciale Lintenso programma di manifestazioni a cui partecipano gli Schützen è stato arricchito questanno dal 17° Alpenregiontreffen, ossia dallincontro delle Regioni alpine a cui ogni due anni partecipano gli Schützen dellintero Tirolo storico, e che viene organizzato a rotazione dalle quattro Regioni tirolesi. Il 20 e 30 giugno il grande appuntamento era a Prutz in Austria, e la nostra Compagnia ha organizzato una trasferta in pullman allargando la partecipazione ad amici e simpatizzanti. Attraverso Merano, la Val Venosta ed il Passo Resia abbiamo raggiunto la cittadina di Prutz nei pressi di Landek dove abbiamo trascorso una stupenda serata con tanta musica, gli immancabili würstel e birra. Il mattino seguente oltre diecimila Schützen si sono radunati presso il centro ippico, dove il vescovo di Innsbruck Kothgasser ha officiato la Santa Messa. La bella giornata si sole ha favorito la presenza di migliaia di persone e di moltissime autorità politiche, fra cui Lorenzo Dellai, Carlo Andreotti, Franco Panizza, Luis Durnwalder, Eva Klotz e tanti altri. Durante la Santa Messa, una Compagnia mista del Trentino ha sparato un colpo a salve in aria utilizzando vecchi fucili depoca. Poi è iniziata la lunga sfilata di oltre sei chilometri fra due ali di folla festante, col passo ritmato dalla musica di ben 54 bande musicali. Tutti i partecipanti a questi due giorni di festa sono rimasti veramente entusiasti, per cui ci siamo dati appuntamento per la diciottesima edizione dellAlpenregiontreffen che avrà luogo a Trento fra due anni. La Compagnia Schützen Val Rendena 15 A Gruppo folkloristico Le Castellane Eccoci, siamo Le Castellane! Siamo rinate grazie alliniziativa di Carlotta Mosca ed Elisa Polla che hanno donato al nostro Comune dei meravigliosi vestiti tradizionali del paese di Caderzone indossati un tempo dalle nostre nonne. Sono abiti molto belli e sono stati messi in ordine con grande pazienza e sacrificio. È ormai un anno e dunque dal luglio 2001, che il nostro gruppo si è formato coinvolgendo via via circa una quindicina di donne che hanno dato la loro disponibilità partecipando alle inaugurazioni di mostre e convegni nel nostro paese, alle Sagre di San Giuliano e San Biagio ed alle varie manifestazioni organizzate dalle associazioni presenti nel nostro Comune. Il nome Castellane è stato scelto in particolare per richiamare e valorizzare il bellissimo Palazzo Lodron-Bertelli recentemente restaurato nel centro storico del paese. Il nostro scopo è quello di rivalutare la tradizione dei vestiti tipici usati dalle donne di un tempo, ma che fa parte della nostra storia e della vita delle nostre nonne e quindi pensiamo sia giusto mantenere viva. Noi Castellane, indossando questi abiti nelle occasioni di festa o di rappresentanza, cerchiamo di simboleggiare e di ricordare alle persone del paese e ai turisti che ci vedono, la grande importanza che le donne avevano per le famiglie e il ruolo determinante occupato nello svolgere i lavori anche più umili ma di notevole valore sia morale che economico. 16 A Durante il primo anno di attività, abbiamo privilegiato laspetto folkloristico delle nostre presenze attirando lattenzione e la curiosità di molti turisti fornendo loro la possibilità di apprezzare i vestiti e la pregevole fattura che li caratterizzano. Sono stati davvero molti gli ospiti del paese entusiasti ed interessati che ci chiedevano informazioni e dettagli sugli abiti tradizionali che ammiravano. Ci siamo comunque proposte anche in occasioni diverse contribuendo ad aiutare in modo pratico le varie associazioni del paese, ad esempio la distribuzione del pranzo in occasione delle feste (Un giorno insieme, Euroband Festival, Ringraziamento a Don Celestino), oppure in manifestazioni quali il Presepio Vivente. Le Castellane, inoltre lanciano un invito a tutte le donne che volessero entrare nel gruppo o dare la loro disponibilità o idea per qualsiasi tipo di iniziativa, a farsi avanti e proporsi che saranno bene accette. È doveroso infine fare un ringraziamento a tutte le donne che si sono adoperate per la riuscita delle varie attività a cui abbiamo preso parte pur alternandoci tra luna e laltra, ma mantenendo sempre la nostra significativa presenza. 17 A Ore 9: lezione di alpeggio lezione di vita Caderzone è per antonomasia il cuore verde della Val Rendena. Questa Comunità che conta 600 abitanti e 700 capi di Razza Rendena è dedita allattività silvo-pastorale e, attraverso lallevamento delle vacche di Razza Rendena e la cura del bosco, ha salvaguardato il suo patrimonio naturale, paesaggistico ed ecologico, proponendoci oggi ampi spazi verdi non deturpati dalla speculazione indiscriminata. Inizia da questo paese il nostro viaggio nel mondo nellalpe, un mondo fatto di suoni, di profumi, di oggetti di un bel mondo antico. Uno spazio ricco di emozioni che va vissuto in sintonia con la natura e con i tempi della malga, dove il pascolo, la mungitura e la lavorazione del latte sono gli ingredienti di una giornata davvero speciale. 18 A Lappuntamento per trascorrere una giornata sullalpe è fissato per le nove nello storico rione Lodron-Bertelli, muto testimone delle vestigia della nobile famiglia dei Lodron, che, da Lodrone in Val del Chiese, allargarono la loro potenza ed il loro dominio a tutto larco alpino interessando 50 Comuni dislocati in sette Regioni (Trentino Alto Adige, Lombardia, Veneto, Carinzia, Salisburgo, Tirolo, Baviera), gravitanti in tre Stati europei (Italia, Austria e Germania). In questa cattedrale del legno, una sorta di macchina del tempo, compiamo un salto a ritroso e ci tuffiamo nel mondo della malga. Il nostro gruppo è casuale, 20 persone di cui 7 bambini, perlopiù turisti provenienti da Abbiategrasso, Rolo e Venezia pronti a fare lesperienza di malga, almeno per un giorno. Anfitrione di questo spazio temporale è Gianluigi Rocca, il guardiano dei segni come è definito nel filmato di Renato Morelli recentemente segnalato al 50° Filmfestival Internazionale della montagna e dellesplorazione «Città di Trento». Si spengono le luci, i suoni berberi di unorchestra zingara, quella dei Destrani Taraf, riempiono la sala mentre passano i fotogrammi del cortometraggio RAI Il guardiano dei segni. Negli occhi abbiamo i colori dellalpe, nelle orecchie i suoni delle bronzine appese al collo delle vacche, in sottofondo siamo accompagnati dalla voce tranquilla e familiare di Gianluigi Rocca il famoso pittore che insegna allAccademia di Brera e che da oltre ventanni passa le sue estati in malga. Egli rappresenta lamico che ognuno vorrebbe incontrare, pacato nei modi, cordiale e sincero. Dal grande schermo con romantico trasporto ci parla della malga, dellalpeggio, ci racconta della fatica, del sacrificio, del dolore e della nostalgia che accompagna il mondo dellalpe. Un mondo che ritroviamo nel Museo della Malga, un piccolo museo realizzato con oggetti semplici e originali, vissuti, severi, quasi rudimentali, raccolti dallo stesso Rocca nelle malghe della Val Rendena e delle Giudicarie e allestito da Lucia Parma, sua moglie, e dallarchitetto Fulvio Nardelli, re- 19 A stauratore del palazzo LodronBertelli e progettista delle adiacenti Terme della Val Rendena. Gli oggetti esposti nel museo non sono belli da vedere perché finemente intarsiati, ma sono stupefacenti per la loro essenzialità, nata da mani rudi che badavano poco allapparenza ma molto alla sostanza. Questo luogo è simile al cuore di Gianluigi Rocca, entrambi custodiscono il ricordo di un mondo che non cè più. La nostra giornata sullalpe prosegue a Malga Boch nel cuore del Brenta, monticata da vacche Rendena provenienti da stalle di Caderzone e gestita dalle aziende dei fratelli Gianbattista e Carlo Polla. Il vento freddo ci frusta il volto, portandoci un momentaneo sollievo alla fatica della salita. Dimprovviso il fischio duna marmotta ci blocca, la vediamo sbucare dalla sua tana, lei ci osserva con la stessa curiosità con cui la guardiamo noi. Un secondo fischio e lei scompare nel buio della tana. I bambini si appostano e, poco oltre, riescono a scorgere altre due sentinelle che non ci perdono di vista. In alto, contro il gruppo di Brenta, si staglia la cascina della malga, poco più a valle, quasi nascosto lo stallone. Il suono dei campanacci e la sottile aria dei pascoli ci catturano. Pochi tornanti e siamo lassù, in quel luogo che Gianluigi definisce «la casa più vicina al cielo». Un luogo di silenzio e di quiete che conserva la storia ed il tempo delluomo. Gianluigi ci raggiunge trafelato, ha una vacca che sta male, devessersi ferita ad una zampa con un chiodo ed ora quellarto è gonfio e dolorante. «Il mondo della malga, ci ha ricordato lui stesso, non è una bella cartolina, in cui cè sempre il sole e le vacche pascolano docili; è un luogo di sacrificio, di dolore ed a volte di disgrazie, le vacche qualche volta vengono colpite dal fulmine, si rompono le zampe tra i sassi o abortiscono». Mentre parla, la nostalgia esce dalle sue labbra e si deposita nel cuore di ognuno di noi, quella voce paca- 20 A ta ci descrive questi luoghi tra i monti «imbalsamati in quella loro terrificante bellezza». Entriamo nella cascina, accendiamo il fuoco sotto lampio camino per dare inizio alla caserada, «finalmente Gianluigi ci mostra come si fa il formaggio», è il commento di molti. Dimprovviso un fumo denso, acre ci fa lacrimare gli occhi. Unimprecazione di Gianluigi è rivolta a «quel geometra che ha sbagliato lattacco del camino» che ora fuma e rende laria irrespirabile. Siamo costretti ad uscire, poi le fiamme hanno la meglio ed il fuoco saccende. Riempiamo la caldera, il grande pentolone di rame, con 100 litri di latte che serviranno a fare la nostra spressa. Chino sul pavimento Gianluigi vi getta unocchiata ed esclama: «ma varda tì, se se pöl, queste lè piastrelle da zità». Alla mente ci ritorna il suo commento nel filmato visto a Caderzone, il guardiano dei segni, nel quale, con voce soffocata, affermava «qui non si recupera niente, queste case fatte a mano, con i sassi a secco nessun architetto è capace di recuperarle? Al loro posto si sono realizzate queste villette della solitudine, dove i pastori non vogliono venirci più». Ora Gianluigi è impegnato a mescolare col troll, la rotella che serve per far girare il latte, che deve raggiungere i 29°C. Poi aggiunge il caglio, un tempo ricavato dallo stomaco dei capretti. Torniamo allesterno e aspettiamo che il latte cagli. Passato un po di tempo, Gianluigi mette una mano nella caldera e, col palmo allinsù che sembra galleggiare sotto il pelo del liquido, afferma: «vedete, ora la consistenza è giusta, ora si crea un leggero infossamento.» Sembra un grandioso crem caramel lattiginoso, morbido e consistente. È ora di frantumare la cagliata; Gianluigi prende la chitara o frangicagliata, che è del tutto simile ad una grande strumento musicale con i fili allineati perpendicolari ad unasse. Un tempo i malgari la realizzavano con un cimale di pino curvando i rami nel tronco fino a formare una rudimentale, grande, frusta. Sotto i colpi decisi del nostro casaro la pasta inizia a sminuzzarsi «deve avere la grandezza compresa tra il chicco di mais e quello di riso» ci spiega. Gianluigi rimette la caldera sul fuoco, aggiunge altra legna e continuando a mescolare con il troll la porta a 36°C. Estrae dei piccoli blocchi biancastri, «è il formaggio!» afferma e lo porge a noi che lo assaggiamo incuriositi. «È pur vero che il proverbio dice ogni mat fa ncaiar el lat (ogni matto fa cagliare il latte) ma è altrettanto vero, 21 A aggiunge Gianluigi, che è un grande rito far uscire del formaggio dal latte». Col troll Gianluigi ora imprime un vorticoso moto rotatorio nella caldera e la pasta del formaggio si appallottola sul fondo. Con calma affonda le braccia nella caldera e tra lo stupore di molti fa emergere una grande palla bianchissima, che raccoglie con un canovaccio e ripone nella fascéra, lo stampo del formaggio. Dopo averlo pressato ben bene lo rigira e vi pone sopra unasse con un grosso sasso. «Serve a pressare il formaggio e far uscire tutto il siero, da questo prende il nome di spressa». È un formaggio magro che si otteneva togliendo dal latte la maggior parte della panna che andava a finire nelle zangole ed era trasformata in morbido burro, merce preziosa in uneconomia povera. «Dai vecchi ho imparato a conoscere i segreti del bosco, ci racconta Gianluigi con la sua innata tranquillità, per me la malga è luogo di silenzio e di quiete». Nel mondo della malga noi turisti riscopriamo la magia del latte, il fumo denso che ti chiude gli occhi e li fa lacrimare, lodore della scòta e del formaggio appena preparato. Con lorecchio quasi involontariamente seguiamo lo scampanio delle vacche, rigorosamente di Razza Rendena, che tra qualche ora rientreranno nella stalla e con la loro immota tranquillità si avvicinano curiose alla malga. Le loro figure si stagliano nella cornice del Gruppo di Brenta, pascolano tranquille e si lasciano avvicinare. È ora di ritornare in Valle e di lasciare questangolo di Paradiso. Cincamminiamo e ci ritornano alle orecchie le parole di Gianluigi quando nel film affermava che « quando è ora di partire, una parte della sua anima lo abbandona, ma lui torna sempre indietro a riprenderla». Ritornati a Caderzone molti rivisitano il Museo della Malga; quegli stessi oggetti visti frettolosamente al mattino, ora, hanno un significato diverso, sono come un libro aperto attraverso cui si può leggere e capire il mondo dei nostri vecchi. Rivediamo i secchi per mungere, raccogliere e trasportare il latte, le bacinelle daffioramento della panna, la caldera del formaggio, oggetti che ci aiutano a capire lessenza della malga e limmensa civiltà dei monti per non dimenticare. di Walter Facchinelli 22 A Un Birdie per la vita Il 23 settembre 2002 il campo golf della Val Rendena ha ospitato la seconda Pro Am Un Birdie per la vita. A questa prestigiosa manifestazione erano presenti Costantino Rocca, Emanuele Canonica, Romolo e Alessandro Napoleoni, i più forti professionisti italiani di golf. A questi si sono aggiunti 80 giocatori divisi in 16 squadre, provenienti da tuttItalia, che hanno permesso di portare ad 8000 Euro limporto di beneficenza che è stato consegnato a Costantino Rocca. Questanno Un Birdie per la vita, lassociazione presieduta da Antonella Mazzoleni moglie di Rocca, risponde allappello della Somalia con lobiettivo di realizzare la Cittadella della vita. «Attraverso laiuto di molti, aggiunge Rocca, stiamo realizzando un micro-ospedale materno pediatrico, un orfanotrofio ed una scuola professionale». Visibilmente soddisfatto è Angelo Tisi, delegato del Trentino Alto Adige dellassociazione Angelo Tisi, Costantino Rocca e Marcello Mosca. 23 A I vincitori del Un Birdie per la vita 2002. Un Birdie per la vita. «È una manifestazione importante perché coniuga golf e beneficenza». Costantino Rocca al rientro dalla gara afferma «ho trovato un campo in condizioni splendide, era un po di tempo che non giocavo su un green così bello» e aggiunge «sono molto soddisfatto per la grandissima accoglienza al Golf Rendena e per il gran numero di golfisti che sono venuti per aiutare i bambini della Somalia». Dello stesso parere Emanuele Canonica e Romolo Napoleoni, il secondo un affezionato del Golf Rendena e Stefano Betti, presidente dellassociazione golfisti professionisti. La premiazione, sotto la regia del direttore del Rendena Golf Emanuele Mariotti, ha visto al primo posto, con 45 colpi per 18 buche la squadra di Emanuele Canonica con Antonella Salvadori, Antonio Armani, Gianpaolo Manfredi e Andrea Aliboni, affiancati dalla squadra di Lorenzo Golser con Gianni Carlini, Stefano Rossi, Annalisa Oss e Alberto Chiesa. Al terzo posto, con 50 colpi, Costantino Rocca con Marcello Mosca, Angelo Tisi, Piergiorgio Collini e Pietro Perolini e la squadra di Alessandro Napoleoni con Carlo Armani, Marco Mariotti, Nicola Maffei e Marina Perolini. Walter Facchinelli 24 proposte A Brevi Scritti di Montagna - Concorso letterario Il Circolo Culturale il Faggio Val Rendena, nellambito dellAnno Internazionale delle Montagne 2002 INDICE Il Concorso letterario Brevi Scritti di Montagna destinato alle montagne della Val Rendena. Gli autori dovranno far pervenire le loro composizioni in lingua italiana entro il 31 dicembre 2002 indirizzando la corrispondenza a: Circolo Culturale il Faggio Val Rendena 38080 Vigo Rendena. Lassociazione simpegna a pubblicare tutti gli scritti nella propria rivista Foglie del Faggio Val Rendena, ed a segnalare quelli ritenuti meritevoli. 25 A Per ragioni di tempo ed organizzazione, si richiede agli Autori che ne hanno la possibilità, di corredare una copia stampata dei loro testi con un floppy disk contenente il testo stesso digitalizzato con word-processor. I testi che giungono già trascritti su dischetto vengono presi in considerazione e quindi pubblicati prima di quelli ancora da trascrivere. Chi ne ha la possibilità, può inviare i testi a mezzo di posta elettronica allindirizzo e-mail [email protected] Si ricorda che i dattiloscritti che giungono in redazione non si restituiscono, si consiglia di non inviare originali ma copie a perdere. I testi devono essere corredati da nome, cognome e indirizzo dellautore. Autori che non desiderano che compaia il loro nome od indirizzo sulle schede di lettura pubblicate, devono specificare chiaramente questa loro esigenza a fianco al titolo del testo proposto. Per informazioni contattare Walter (0465.801949). m Un regalo ricco di solidarietà Per finanziare lattività di don Gianni Poli a favore dei bambini di Manaus, il Circolo Culturale il Faggio Val Rendena da qualche mese ha aderito alla campagna un Regalo Ricco di Solidarietà promossa da TrentinoSolidale Onluss. In occasione di compleanni, anniversari o altre ricorrenze, è possibile affiancare ai soliti regali un Regalo Solidale che andrà ad aiutare don Gianni. Chi intende aderire dovrà recarsi in Cassa Rurale, fare un versamento sul C/C 100000 della Cassa Rurale di Rovereto intestato a TrentinoSolidale Onluss specificando la causale Progetto bambini di Manaus di don Gianni Poli e riceverà un simpatico biglietto da consegnare al destinatario del regalo. Informazioni nel sito www.trentinosolidale.it, al Faggio Val Rendena tel. 0465.801740 il [email protected], o in Cassa Rurale. 26 Iniziative E cclesiali Saluto a don Gianni Le comunità di Caderzone, Strembo e Bocenago si sono strette in un commuovente ed appassionato abbraccio a don Gianni Poli che, dopo sette anni, lascia la Val Rendena per andare missionario in Brasile. Don Gianni tra circa un mese sarà a Manaus, nella terra di missione del rendenese don Claudio Dalbon di Vigo-Darè, stroncato da un infarto il 25 settembre di due anni fa. Venerdì scorso i giovani della Val Rendena hanno salutato il loro parroco-animatore «una persona che ci mancherà per la passione e dedizione con cui ha lavorato». Alla grande festa, organizzata domenica alloratorio di Caderzone, erano presenti molti parroci della Valle, da don Celestino Lorenzi che nel 1996 aveva consegnato a don Gianni questa comunità religiosa, a don Antonio Tisi parroco di Spiazzo, da don Adolfo Orlandi parroco a Vigo-Darè e Pelugo a don Ernesto Villa parroco a Madonna di Campiglio. A questi si sono uniti i sindaci dei tre paesi Maurizio Polla, Alfonso Fantoma e Mauro Alberti, i rappresentanti dei Gruppo pastora- 27 E le, della Caritas e gli operatori pastorali delle tre comunità. Le squillanti note della banda di Caderzone hanno dato avvio alla festa culminata nella santa Messa animata dal coro dei tre paesi. Alloffertorio è stato portato allaltare anche un poncho, a significare il simbolico abbraccio di queste tre comunità che, con la preghiera, accompagneranno per sempre don Gianni. Don Gianni ha ricevuto molti segni di stima e affetto, dalla targa-ricordo dei comuni di Bocenago, Strembo e Caderzone seguita dal caloroso saluto dei tre sindaci, al paterno saluto di don Celestino, allicona della Madonna del gruppo Caritas. Maurizio Polla, sindaco di Caderzone, ha ricordato i primi momenti del suo arrivo a Caderzone, quando un signore che lo accompagnava salì sul pulpito per chiarire a tutti il grande dono che stavamo per ottenere. Questo signore disse: «...voi oggi avete ottenuto un bellissimo e delicato dono che, devessere scartato piano piano .». Maurizio Polla ha aggiunto: «solo ora, dopo circa sette anni e proprio mentre Lei se ne sta andando, abbiamo compreso pienamente quelle parole e con dispiacere siamo a salutarLa. Ma, nello 28 E stesso tempo siamo orgogliosi di Lei. Siamo orgogliosi che il nostro parroco ci lasci per compiere una missione così importante e nobile». Il sindaco Polla ha poi aggiunto «il Suo nuovo impegno corrisponderà quasi ad un nuovo lavoro; da curato di anime angosciate dalla paura di morire sarà curato di anime con la paura di vivere». Dopo il discorso di addio il Sindaco ha consegnato a don Gianni la pergamena e la medaglia doro della pubblica onorificenza Filò di San Biagio, che il Consiglio Comunale di Caderzone in una seduta straordinaria ha voluto assegnare a don Gianni «per limportante attività educativa e di coinvolgimento sociale dei giovani di Caderzone e della Valle Rendena». A nome della Comunità di Caderzone è stato consegnato a don Gianni un sostegno finanziario per aiutarlo nella sua nuova attività in terra di missione. Walter Facchinelli Saluto dei giovani a Don Gianni Don Gianni in questi sette anni trascorsi insieme a noi è stato un punto di riferimento per la Pastorale giovanile delle Giudicarie, la segreteria decanale, gli animatori dei giovani e degli adolescenti. La sua completa disponibilità e il suo impegno sono stati fondamentali per la promozione e la buona riuscita di molte attività rivolte ai ragazzi. Per ringraziare don Gianni di tutto quello che ha fatto per noi e con noi, 29 E abbiamo deciso di salutarlo con una grande festa. Venerdì 30 agosto ci siamo trovati veramente in tanti nella chiesa di Caderzone a pregare insieme a don Gianni, augurandogli di riuscire a rimanere sempre forte ed entusiasta della sua missione anche nei momenti di difficoltà, e impegnandoci a portare avanti le attività della pastorale giovanile. La Messa è stata molto significativa e ricca di momenti di riflessione, anche se non sono mancate le battute scherzose di don Gianni, cè stata una partecipazione attiva dei numerosi giovani presenti alla celebrazione che si sono occupati dellanimazione della Messa e del coro. La festa è proseguita poi alloratorio dove ci siamo divertiti a giocare e scherzare insieme a don Gianni. Per accompagnarlo in modo simbolico nella sua missione gli abbiamo regalato una chitarra che potrà utilizzare con i giovani di Manaus. La serata è trascorsa allinsegna dellallegria e della spensieratezza anche se in tutti noi era nascosto il grande dispiacere di dover salutare un amico speciale che ci ha aiutato a crescere nel cammino della nostra fede. Nonostante loceano che ci dividerà, saremo sempre vicini con il pensiero e la preghiera. Per la Pastorale giovanile delle Giudicarie Martina Polla 30 E Ciao, don Gianni Domenica 1 settembre abbiamo salutato don Gianni. È stata una giornata di festa. Nonostante ci fosse già nellaria la nostalgia, aldilà dellinevitabile tristezza del doversi salutare è stata una giornata di festa. Qualcuno ha detto che non si dovrebbero festeggiare i distacchi, io credo che sia bello avere unoccasione in cui potersi dire il bene che ci si è voluto e dirsi grazie per quanto reciprocamente ci si è donato. Alle 15 la Santa Messa, celebrata alloratorio e caratterizzata da tanti momenti commoventi, una Messa che ha visto tantissime persone raccolte attorno allaltare. Tantissime persone a rendere grazie a Dio. La festa è poi proseguita con gli interventi di coloro che hanno voluto esprimere a don Gianni il proprio saluto e la propria riconoscenza. Ad allietare il pomeriggio la banda comunale di Caderzone ed il balletto dei bambini del Gruppo Folk. Molto apprezzato è stato anche il rinfresco offerto dalle amministrazioni comunali a tutti i presenti e preparato da alcuni volontari durante la mattinata. La cronaca della giornata è presto fatta, più difficile è mettere sulla carta le emozioni. Con la guida di don Gianni la nostra comunità è riuscita a fare passi avanti nella solidarietà, nellapertura verso gli altri, nel servizio alla Chiesa. «Don Gianni, abbiamo camminato insieme per sette anni. Adesso il nostro cammino prosegue qui, il tuo ti porta in Brasile, in terra di missione. Ti è stato chiesto qual è la cosa che più hai apprezzato in noi, nella gente di qui e tu hai risposto, senza esitazioni: la schiettezza, la capacità di dirmi le cose in faccia; penso che possiamo dire la stessa cosa di te. Ti immaginiamo leggere queste righe nella tua nuova casa, tra la tua nuova gente». Dalle pagine del nostro Garzonè ti arrivi il caloroso saluto dei tò cadarciun Rosanna Polla 31 E Grazie Don Gianni! Carissimo Don Gianni, è arrivato il momento di ringraziarti, di prendere il nostro cuore, per dirti quanto ti vogliamo bene. Sì, sono già passati sette anni da quando sei arrivato, sette anni che sono volati almeno per noi. Sembra ieri, infatti, che apprendevamo che un giovane pretino, avrebbe accompagnato la nostra comunità nel cammino spirituale. Quel giovane prete è diventato un missionario, un uomo disposto ad annunciare il vangelo e lamore di Gesù, in quei posti in cui tanta gente vive ancora nella miseria e nella povertà. Ce ne dispiace molto, perché conoscerti, don Gianni, è stato bello, è stato importante. Dallaltra parte, dobbiamo però, anche essere contenti, perché questa è una tua scelta, della quale anche Gesù, lamico di tutti, sicuramente condivide e ne va fiero. Ci sei stato molto vicino, soprattutto a noi giovani. Ci hai insegnato la bellezza di vivere serenamente le nostre giornate, portando allegramente e con orgoglio la fede e gli insegnamenti che abbiamo ricevuto. Sei venuto con noi nei posti dei nostri divertimenti e anche lì hai saputo dirci con amore quanto si possa fare un sano divertimento. Hai riso con noi e ci hai riportato sui passi, quando la risata in quel momento era del tutto sconveniente: sei stato oltre che il nostro parroco, anche il nostro amico. La tua allegria diviene poi subito serietà, atteggiamento semplice di chi si mette in ascolto con il cuore aperto, lì per accogliere, quando la gente ti racconta le sue piccole cose, le sue piccole preoccupazioni ed anche le ansie e le paure che la vita gli riserva. Ci piace, questo tuo modo semplice, diretto di rapportarti con noi, senza la presunzione di impartire lezioni o prediche, questo tuo atteggiamento quasi da scolaro, contento di apprendere piuttosto che insegnare. 32 E Ci piace questo tuo modo di accettarci e prenderci così come siamo, cui tu tieni tanto, perché è il modo che Gesù usa con noi. Ci hai insegnato, a fare in modo che molte cose della parrocchia le porti avanti la comunità dei fedeli, le portiamo avanti noi. E questo, mentre prima ci poteva forse dare fastidio, ora lo apprezziamo e lo riteniamo importante e fondamentale perché porta ad una comunità più attiva solidale e partecipe. Guardiamo il mappamondo, carissimo Don Gianni: con una delle nostre dita segniamo lItalia e più o meno il Trentino; poi ci fermiamo un attimo, perché non riusciamo con laltro dito a trovare il Brasile; ci sembra tanto distante e... te lo confessiamo confidenzialmente, ci vengono le lacrime agli occhi. Poi però, capiamo limportanza di fare della propria vita un dono, di capire che chi ci sta accanto, povero o ricco che sia, è quello che dà sempre sapore alla nostra esistenza. Noi, il dono di te, don Gianni, un dono prezioso, lo abbiamo avuto per sette anni; forse non siamo nemmeno riusciti a percepirlo e apprezzarlo nella sua totalità e pienezza e ti chiediamo scusa. Ora siamo contenti (e ci costa tanta fatica dirlo), di lasciare questa persona preziosa ad altri, proprio in quel senso di condivisione e comunione cui tu tieni tanto, perché anche loro possano gustare e incontrare lamore grande, che tu nel nome di Gesù, porti nel cuore e sai donare con gioia. Ti ringraziamo di cuore di esserci stato, di averci voluto bene! Ti accompagniamo in questo nuovo cammino, ti siamo vicini e ti ricordiamo. Sia per te, don Gianni, anche questa, una forza, nei momenti di difficoltà e di smarrimento che potrai incontrare: sapere che ci sono persone che ti sono vicine, nonostante le distanze che ci separano. Ti auguriamo ogni bene, ti ringraziamo ancora e ti salutiamo con un abbraccio forte forte!!! Bruno Salvadei per i giovani di Caderzone 33 E I due veterani del canto Significativo traguardo raggiunto da due nostri coristi: Gino Polla e Pio Sartori che festeggiano, rispettivamente, 60 e 40 anni (circa) di presenza nel coro parrocchiale di Caderzone. Pio è infatti entrato a far parte del coro nei primi anni sessanta e Gino cantava nel coro delle voci bianche durante la processione del Corpus Domini e nelle principali solennità già negli anni quaranta. I due veterani del canto sono stati premiati nel corso di una serata di festa a cui hanno preso parte tutti i cantori e il parroco don Gianni Poli in rappresentanza della comunità parrocchiale di Caderzone. Gino e Pio hanno sottolineato la bellezza di essere al servizio della propria comunità usando i talenti che ci sono stati donati da Dio e invitando i coristi presenti ad avere passione per il canto e costanza nellimpegno. A loro laugurio di far risuonare ancora a lungo le loro belle voci tenorili nella nostra chiesa, a noi limpegno di seguirne lesempio. Per il coro Rosanna Polla 34 E auguri don Celestino «Un sacerdote tutto dun pezzo» così è stato definito Don Celestino Lorenzi, 84 anni compiuti con allattivo ben 60 anni di sacerdozio. Una doppia ricorrenza quella del 9 giugno che le comunità di Bocenago, Strembo e Caderzone non si sono lasciate sfuggire per festeggiare «una persona discreta, preziosa ed apprezzata». E così i locali gruppi pastorali e di volontariato in collaborazione con le amministrazioni comunali hanno fatto le cose in grande. Ad aprire la festa le squillanti note della banda comunale di Caderzone cui è seguita la Messa. Dietro laltare, accanto a don Celestino sono intervenuti il parroco dei tre comuni don Gianni Poli, il direttore dellArcivescovile don Umberto Giacometti, don Rinaldo Binelli e don Ivo Leonardi. Nel- 35 E lomelia Don Celestino ha voluto sottolineare il valore del sacerdozio e della missione, ricordando don Pellizzari, missionario in Brasile e rimarcando la scelta di Don Gianni di lasciare la Val Rendena per andare missionario a Manaus (Brasile). Don Celestino, classe 1918 è nato a Mortaso e fu ordinato sacerdote il 21 marzo 1942. In questi 60 anni di sacerdozio è stato cappellano a Condino, Arco e Varese, parroco ai Campi di Riva e Castello Tesino. Dal 1974 è tornato nella sua Val Rendena, parroco a Caderzone fino al 1995 a Strembo fin dal 1979 e poi anche di Bocenago dal 1992 al 1995. Tutti lo descrivono come un sacerdote saggio e generoso «che, è stato detto, ci ha insegnato a fare la carità facendola», ed ha aggiunto don Gianni «è sempre pronto a dire di sì, e quando non può è perché ha già detto sì a qualcun altro». Ancor oggi è costantemente a servizio dei parroci della Valle che «sanno di poter contare sempre su di lui». Nella giornata a lui dedicata, la banda di Caderzone ha tenuto un apprezzato concerto cui si è aggiunta lapplaudita esibizione del gruppo folk di Caderzone. Sulle note di Tanti Auguri, molti hanno espresso il loro apprezzamento a don Celestino. I rappresentanti delle amministrazioni comunali di Caderzone, Strembo, Bocenago e Spiazzo, hanno portato il loro saluto e la loro gratitudine per questo parroco che «con lesempio e la sua grande umiltà ha insegnato davvero molto, a tutti». Walter Facchinelli 36 G E iovani Cè un messaggio per te diceva ammiccante la bottiglia disegnata nellultimo numero del periodico comunale il Garzoné. A questinvito patinato ne è seguito uno molto più concreto ed originale: unautentica bottiglia di vetro con tanto di etichetta e tappo in sughero è stata recapitata personalmente a tutti i giovani del paese. Allinterno un foglietto arrotolato con il messaggio-invito della riunione. Loriginalità della bottiglia e la curiosità della proposta hanno fatto sì che oltre cinquanta giovani, raccogliendo questappello hanno gremito la sala consiliare decretando, con la loro presenza lottima riuscita della serata. Ad aprire lincontro è stato il direttore della rivista Walter Facchinelli, che ha spiegato le aspettative e gli obiettivi dellincontro, dando avvio ad una serie di interventi che hanno messo in luce la volontà da parte del Comitato di Redazione del Garzoné di aprirsi ai giovani, mettendo a loro disposizione alcune pagine del periodico. «Caderzone, ha spiegato Facchinelli, è lunico Comune della Val Rendena che si è posto lobiettivo di coinvolgere i giovani, considerandoli il bene più prezioso della Comunità». Il maestro Tranquillo Giustina, che sul Garzoné si occupa della parte storica, si è detto disponibile a cedere alcune delle pagine da lui utilizzate per dar voce ai giovani. Con i toni pacati che lo contraddistinguono, Giustina ha raccontato ai giovani dellutilità di esprimere le proprie idee per far vedere 37 G che esistono e vogliono contare». «Siete il futuro della Comunità, ha chiarito il sindaco Maurizio Polla, e la vostra collaborazione è indispensabile per continuare a progettare il nostro futuro del paese». Nel corso della serata il Comitato di Redazione in collaborazione col Comune ha regalato ad ogni giovane il proprio indirizzo E-mail, una casella di posta elettronica nel nuovo sito Internet del Comune in allestimento. LEmail, ha chiarito Lorenza Ventura è un moderno strumento per creare una rete tra i giovani, attivando nuove forme di aggregazione che, in un primo momento saranno virtuali, ma ci auguriamo diventino reali». Attraverso Internet i giovani potranno dialogare tra loro e collaborare con la Redazione, suggerire al Comune le loro idee, aspettative e proposte. Caderzone ha deciso di puntare sui giovani, invitandoli ad essere meno invisibili, assicurando loro che potranno dire la loro, con la rassicurazione che «parlare non significa solo poter dire, ma poter contare», così facendo la Comunità si rinsalda e migliora il suo futuro. Giovani: «siate meno invisibili!». 38 A ttualità Orizzonti verticali La scuola della montagna. Si è tenuto sabato 9 marzo, a Caderzone nello splendido salone dellex fienile delle scuderie della nobile famiglia Bertelli, organizzato dalla Sezione 39 A della S.A.T. di Pinzolo Alta Rendena e dallIstituto Comprensivo Val Rendena nellambito dellAnno Internazionale della Montagne dichiarato dallONU per il 2002, un dibattito-convegno dal titolo: ORIZZONTI VERTICALI La scuola della montagna. Tale incontro si era prefisso di affrontare un tema che altri convegni, anche internazionali, pare non trattino, almeno direttamente: la spiritualità, il mistero, laltezza, lo slancio verso il cielo, lignoto hanno affascinato da sempre luomo (Olimpo, Ararat, Sinai, eremiti, asceti) ed hanno dettato al suo animo, al suo pensiero, emozioni, fantasie, ragionamenti La conquista delle vette ha sempre avuto per luomo grande significato nella ricerca di se stesso. Alla partecipazione di scalatori-scrittori, persone che oltre a fare amano raccontare emozioni e riflessioni, filosofeggiando spesso sulle proprie ed altrui situazioni esistenziali, si è voluto aggiungere lintervento di un esperto di pensiero, educazione e lettura della realtà (il prof. Rossini dellUniversità di Bologna), quasi per poter incorniciare, aiutarci a capire, farci pensare al significato che ha o può assumere la Montagna, come spunto per elevarci, come uomini, come educatori, come insegnanti, come alpinisti. Trovare insomma un filo conduttore che possa trasferire nella scuola i significati formativi del mondo alpinistico. Il pubblico, composto da appassionati, Guide Alpine, Soccorritori, Maestri di sci, insegnanti di scuole elementari, medie e superiori, da persone interessate e da molte autorità, ha dimostrato di gradire gli interventi, intervalla- 40 A ti da splendide canzoni della montagna, interpretate dal coro Presanella di Pinzolo. Il programma della giornata prevedeva: · ore 10: apertura della mostra sulla montagna con sezioni di arte, decorazione, libri, fotografie, ecc. e del Museo permanente della malga · ore 12: rinfresco con degustazione di prodotti tipici locali offerto dalla Fam. Cooperativa di Caderzone · ore 14: apertura del dibattito: Coordinatore: Franco de Battaglia Relatori: Gino Buscaini Spedizioni e avventure: imparare dallimmaginario Mauro Corona Se la montagna non parla più (assente) Silvia Metzelin I perché delle montagne Ermanno Salvaterra Lestremo, in cordata o da soli Eugenio Turri Un paesaggio per il futuro Serafino Rossini La montagna che siamo noi · ore 16,30: Interventi del pubblico · ore 17,30: Considerazioni conclusive Si attende ora la stampa degli atti. Al convegno era presente la prof. Carla Bosi di Firenze, che ha colto gli elementi più significativi delle relazioni programmate e degli interventi di varie persone del pubblico. Ecco il suo racconto: RISONANZE Intrecci sulle relazioni elaborati da Carla Bosi Il convegno è finito. La sala è vuota e la dimensione verticale di questa struttura così bella nella sua essenzialità appare più netta, sembra quasi dare visibilità al titolo del convegno e alle suggestioni che ha creato: orizzonti verticali. E adesso? Adesso le riflessioni, le immagini, le suggestioni espresse qui restano in noi; tracce comuni ma diverse per ciascuno. Ne ripenso alcune ed individuo in particolare due percorsi, due tracce operative. Le esprimo tramite i due schemi che seguono; questi non vogliono interpretare, ma neanche riassumere o sintetizzare, quanto è stato detto, cercano solo di fissare le risonanze che hanno prodotto in me e che forse possono essere memoria di questa esperienza anche per altri. 41 A LA MONTAGNA E LA RICERCA DELLA DIMENSIONE VERTICALE DEL SE Come la montagna può essere scuola Frasi, prese dalle relazioni, che hanno suscitato questi temi * bisogna tornare alla naturalità del vivere in montagna, insegnare anche ad usarla con i sensi, con lolfatto, con ludito, i rumori, i colori ... la montagna è una scuola se tu la frequenti in maniera naturale. * e nella fatica apprezzi non solo il bicchiere dacqua, o il pane, ma anche lamicizia, gli incontri * .solamente nei momenti molto difficili riesci ad arrivare al punto di conoscere veramente il tuo compagno e il tuo compagno a conoscere te, perché quando sei lì si vivono momenti di verità * lo spirito è educabile perché il pensare è educabile 42 A * la differenza fra vedere una montagna come un mucchio di sassi o vedere la montagna come unenorme entità è un fatto di formazione spirituale, la differenza fra il banale e il sublime è un fatto di formazione spirituale * La scalata in montagna è la scalata che vogliamo far fare ai bambini nella scuola; è la scalata che vogliamo fare noi dentro e fuori di noi, nella vita * La montagna ha bisogno di essere rimeditata, è soprattutto spiritualità, è un messaggio il vedere queste cose di bellezza, di potenza, è scuola di vita ... ti insegna che da una vetta non vai in nessun posto, puoi solo scendere. * Così la montagna ti mette a nudo la naturalità, ti insegna a essere in rapporto con le cose autentiche, con la verità delle cose fisiche. Ed è qui che la spiritualità si salda alla fisicità, che la spiritualità moltiplica la percezione di tutti i sensi * Certe visoni della montagna sono lampi, sono momenti, ma sono questi momenti che ti danno lidea della bellezza, * Non andiamo in montagna soltanto per le bellezze naturali ma anche per il rapporto umano che si può creare * Torno allora più volte nella stessa regione, la percorro, la studio, completo e correggo la cartografia, la fotografo, e poi torno a rivedere, e vedo molto più di prima * forse dobbiamo imparare a vedere, ci vuole una forma dallenamento, dobbiamo prenderci il tempo per la contemplazione 43 A LA MONTAGNA COME TERRITORIO PER LUOMO DEL TERZO MILLENIO Tutte queste domande restano aperte, ma forse ponendole si è già fatta un po di strada Frasi prese dalle relazioni che sostengono queste domande: * è la montagna che fa nascere la voglia degli uomini di scappare dalla città, per andare a raggiungere un ambiente diverso, un ambiente altro * le persone che vengono dalla città troppe volte portano in montagna un loro modo di vivere che è così diciamolo, quasi squallido * prendere coscienza di quello che abbiamo, di questa ricchezza della montagna, di 44 A questa intensità per proporla opportunamente agli altri * sono importanti queste riflessioni per arrivare a smetterla di assecondare e rincorrere con troppa facilità i voleri del cittadino perché può darsi che lui faccia certe richieste perché non ha capito alcune delle ricchezze che sono prerogativa della montagna * immergerci nella solitudine e nel silenzio e quindi ritrovare, questa specie di misticismo che cè anche solo in quel piccolo fiore * possiamo parlare di montagna in modo incantato, ma non possiamo mai dimenticarci di coloro che ci vivono i montanari, che sono, potranno essere custodi di un patrimonio non solo di risorse diciamo così naturali, ma anche di un patrimonio di risorse culturali * quale sarà il futuro della montagna? dipende da come politicamente sapremo governarla. Il mondo postmoderno, è un mondo destinato ad un colloquio e ad una comunicazione sempre più fitta e quindi ad integrare le economie, a rapportare la gente della Val Rendena con la gente della pianura e via dicendo. Ecco questi sono i rapporti, che si dovranno stabilire nel futuro * quindi coraggio, dovrete entrare nella scuola se volete che i vostri figli percorrano anche quelle strade, * io penso a quante comunità abbiamo nelle Alpi che hanno saputo autogestirsi bene con saggezza, mantenere il loro territorio in una forma equilibrata, anche tenendo conto della dinamica storica; in questo patrimonio le comunità alpine possono pescare con una visione quasi aristocratica ... * adesso parte la convenzione per la nuova Europa e sarà necessario che la dizione montagna, con tutto quello che comporta, vi entri in modo forte * la strada per raggiungere la vetta con sicurezza e certezza è quella della cordata, è la cordata che serve Credo che non manchino gli spunti per riflettere. Claudio Cominotti 45 A Il mountain climb approda a Caderzone Il Mountain Climb, lormai classico appuntamento di duathlon (MTB e corsa a piedi) che contraddistingue lestate sportiva Rendenese, ha scelto questanno di effettuare una delle sue quattro prove proprio sul nostro territorio. I motivi di questa scelta sono presto detti. Innanzi tutto per la particolarità del terreno che ha reso la parte in Mountain Bike per arrivare a Pozza delle Vacche incredibilmente impegnativa (alcuni tratti del selciato del Mont dai Baloc sfiorano il 28% di pendenza!). In secondo luogo per la bellezza ed il fascino del Lago di San Giuliano, non a caso scelto come arrivo della gara. Ultimo motivo, ma non per importanza, per limmediata positiva accoglienza da parte dellamministrazione comunale alla proposta del Comitato MTC ancora quando, nei mesi invernali, gli organizzatori cominciavano a prendere i primi contatti con gli enti della valle. Fatto sta che la manifestazione ha avuto un grande successo sia dal punto di vista organizzativo che da quello sportivo. Ha giocato un ruolo fondamentale, bisogna ammetterlo, anche la splendida giornata che ha accompagnato atleti ed amici fin sulle sponde del laghetto di San Giuliano dove qualcuno ha addirittura approfittato per fare un bagno ristoratore dopo la massacrante fatica. Di grande effetto è stata anche la premiazione effettuata nel pomeriggio presso il Palazzo Lodron Bertelli. Non per niente il giorno successivo sulla cronaca sportiva del Trentino era messa in bella mostra proprio la foto dei vincitori allinterno della sala. La gara si è resa avvincente per la situazione di parità che caratterizzava sia la classifica delle staffette che quella degli individuali. Alla vigilia della prova di Caderzone infatti in testa alle rispettive classifiche si trovavano primi a pari merito le coppie Dalsass Alessandro - Maganzini Alberto e Maestri Giovanni Dotti Domiziano e gli individuali Campigotto Matteo e Clementi Carlo. Dopo il Via dato alle nove nella piana di fronte allHotel Rio, già sulle prime rampe si delineava quella che sarebbe stata la classifica allarrivo. Infatti il Campione regionale di MTB Dalsass Alessandro, particolarmente a suo agio su pendenze così elevate, prendeva il largo arrivando in solitaria a Pozza della Vacche con quasi 3 minuti di vantaggio sul nazionale di ciclocross 46 A Valentini Renzo e con 5 min. esatti sul rendenese Giovanni Maestri; il suo compagno Alberto Maganzini amministrava il vantaggio fino allarrivo vittorioso a San Giuliano. Curiosamente il miglior tempo nella parte podistica da Pozza delle Vacche al Lago di San Giuliano, passando da Campastril e Bocca dellAcqua Fredda, è stato fatto da Marini Gianfranco (primo nel circuito SAT 2002) il quale, pur ricevendo il testimone dal suo compagno in ultima posizione, riusciva, con una delle sue solite imprese, a piazzare uno strabiliante 38 min. 13 sec. Anche la prova individuale vedeva prendere il largo, lungo il tratto in MTB, Carlo Clementi che si sarebbe poi involato verso larrivo senza preoccupazioni. Grande rimonta fatta registrare da Campigotto Matteo il quale, dopo una prova in MTB sotto tono, rimontava dalla sesta alla seconda posizione. Terzo posto per il sempre verde Rino Wegher. La prova di Caderzone ha portato bene ai vincitori. Infatti, sia la coppia DalsassMaganzini che lindividuale Carlo Clementi avrebbero poi vinto il Trofeo Mountain Climb. A titolo di informazione, per chi volesse testare le proprie capacità sul percorso, il record della parte in MTB dal paese fino a Pozza delle La premiazione. Vacche passando da Valisel e dal selciato del Mont dai Baloc (Strada Calzota) è di 33 min. 20 sec, mentre il record della parte a piedi da Pozza delle Vacche a San Giuliano passando da Bocca dellAcqua Fredda è di 38 min. 13 sec, fatti registrare rispettivamente da Dalsass Alessandro e da Marini Gianfranco proprio in occasione della gara del 16 giugno. Il plauso e lapprezzamento sia per il percorso che per lorganizzazione da parte dei partecipanti sono stati unanimi. In conclusione, dopo aver assistito ad una manifestazione che ha portato tutti ad assaporare una giornata di sano agonismo unita ad uno splendido pomeriggio immersi in uno degli scorci più suggestivi della nostra zona, non possiamo che augurarci una replica per la prossima stagione estiva. Barbara Collini 47 A La nuova viabilità della Val Rendena Il 5 settembre 2002 è una data storica per la Val Rendena, dopo circa 45 anni di studi e progetti, finalmente il primo tronco della nuova Strada provinciale è iniziato. Si tratta della circonvallazione di Caderzone, Strembo e Bocenago, il cui tracciato corre lungo la sponda sinistra orografica del fiume Sarca e si innesta sullattuale Strada statale nei pressi del ponte di Caderzone ed in corrispondenza dei Castagner a Strembo. Il bagno della prima pietra, avvenuto alla presenza di tutti i sindaci della Val Rendena è stato loccasione per il presidente della Giunta Provinciale Lorenzo Dellai di presentare il progetto dellintero tratto della nuova strada della Val Rendena: da Carisolo a Villa Rendena. Esso è progettato in sei tronchi autonomi che sinnestano tutti sullattuale strada così da poterli eseguire per lotti indipendenti tra loro. Il tronco che dal ponte di Caderzone arriva a Carisolo, è previsto in sinistra orografica del fiume Sarca, senza interferire in alcun modo con il territorio di Caderzone. La soluzione proposta ha già trovato il consenso dei sindaci di Pinzolo, Carisolo, Giustino e Massimeno e quindi possiamo, finalmente, contare sulla futura integrità della campagna di Caderzone. Maurizio Polla 48 A Lorenzo Dellai legge la pergamena posta nella prima pietra. Il tracciato proposto. 49 A Il guardiano dei segni di premio in premio Caderzone è ammirato da molti «Avevo un sogno ricorrente», esordisce IL GUARDIANO Gianluigi Rocca, artista, malgaro, poeta etnografo DEI SEGNI e da oggi possiamo dire anche attore protagonista nel film Il guardiano dei segni, «ed era quelITALIA lo di fuggire per conoscere le cose che stanno apregia: Renato Morelli pena al di là». fotografia: Sandro Boni Attirato, come dice lui «da una saettata», è montaggio: Stefano Uccia riuscito a realizzare il suo sogno ed a farlo conoproduzione: RAI, Trento scere, permettendo a noi di avvicinarci al mondo video, colore 40 della malga, un luogo di silenzio e di quiete, uno spazio di sapori, di odori e colori. «Ma, commenta amaramente Rocca, tutto finisce, le malghe, le vacche e i cani», per fortuna resta la memoria, quella depositata negli oggetti, «nei segni», quelli custoditi al museo della malga di Caderzone e quelli documentati nella pellicola di Renato Morelli. Ed è proprio questa forza espressiva che ha entusiasmato le giurie dei più importati Concorsi cinematografici nazionali ed esteri legati allambiente alpino, ed ha portato Caderzone e la Val Rendena allattenzione del grande pubblico. l La giuria del 50° Festival della Montagna, Esplorazione e Avventura Città di Trento, ha visionato i 78 film e video in concorso e dopo unattenta considerazione ha attribuito una menzione speciale al film Il guardiano dei segni, di Renato Morelli per «la finezza e lintensità con cui lautore racconta la ricerca di un difficile, ma possibile, equilibrio tra i ritmi metropolitani del lavoro e la libertà assoluta a contatto con la natura». l Al guardiano dei segni è stato inoltre assegnato il Premio della Stampa Bruno Cagol istituito dallOrdine dei giornalisti del Trentino Alto Adige, espresso dai giornalisti accreditati presso la Sala Stampa del Filmfestival. l Questo capolavoro nellagosto 2002 ha vinto Il Cerro doro 2002 allottava edizione del Filmfestival premio Lessinia svoltosi a Cerro Veronese. 50 A «Unopera che concilia tradizione e modernità», è scritto nel verbale di giuria, «dove vi è aderenza completa, giustificata e sentita fra uomo e natura. Il protagonista è perfetto nel suo ruolo di non attore. Il flusso di coscienza del suo racconto», conclude la giuria, «è la distillazione di un intenso percorso umano. Ma non sarebbe bastata la sua figura, se non ci fosse stata la capacità di cogliere, di armonizzare e di dare ritmo, in un vero e proprio incontro di talenti». l Il 28 settembre scorso, al 33° Festival Internazionale del Film Alpino e dellAmbiente 2002 di Les Diablerets in Svizzera, la pellicola di Renato Morelli ha raccolto un doppio riconoscimento: n Il Diable dor nella Categoria 4 (Ambiente) con la seguente motivazione: «Nella categoria Ambiente vi erano certamente altri film non trascurabili, ma questo li superava assai nettamente per lo sguardo globale che posa su tutto quanto riguarda lambiente: influenza delluomo, salvaguardia della natura, preservazione del patrimonio, senso filosofico della vita. È un film che tratta problemi veri, con tutte le loro componenti, senza mai dare lezioni di morale. Questo vi aggancia dalla prima immagine e non vi liberate più. È la prova di una grande regia». n Il Grand Prix (Gran Premio) del Festival des Diablerets 2002 con questo commento: «Se la giuria ha deciso di attribuire due premi a questo notevole film, è perché subito ed allunanimità, ci ha profondamente colpiti. Per la forza del personaggio centrale certamente, pane benedetto per il suo regista, tuttavia occorreva saperlo valorizzare. Orbene, qui si tratta di una realizzazione esemplare, che ha saputo collegare il mondo urbano al mondo rurale senza soluzione di continuità, di fare della ricerca con pudore, osare parlare quasi di continuo senza staccare un secondo.» Dalla Redazione del Garzonè i più sentiti complimenti 51 A Sguardi su Adamello, Presanella, Brenta Le exscuderie Lodron Bertelli di Caderzone dal 6 luglio al 4 agosto hanno ospitato la mostra fotografica Sguardi su Adamello, Presanella, Brenta. La mostra, organizzata dallA.P.T. Madonna di Campiglio, Pinzolo, Val Rendena, proponeva sessanta splendide fotografie realizzate dai fotografi Marco Milani, Valerio Banal, Flavio Faganello e Danilo Povinelli. Allinterno della mostra era presente una sezione di libri per ragazzi dedicati alla montagna e allambiente curata dalla Biblioteca Comunale di Pinzolo ed un percorso attraverso la toponomastica dellAdamello, del Brenta della Presanella curato dal professor Carlo Mastrelli dellUniversità di Firenze. Visitando la mostra di Caderzone si avvertiva luso della fotografia come di uno strumento privilegiato per realizzare il Dialogo della Natura con lAnima attraverso cui la dimensione personale riceve quel naturale e spontaneo nutrimento. (w.f.) 52 A Catturata la trota da record Luca Leonardi, presidente della S.A.T. Val Genova, al lago di Germenega di mezzo, a quota 2000 metri, ha catturato una trota fario del peso di 2.600 grammi e della lunghezza di 62 centimetri. Era tempo che alcuni pescatori segnalavano la presenza del grosso pesce senza mai riuscire a catturarlo, tanto da farlo diventare una leggenda, tra chi lo avvistava e chi provava a catturalo. Alla fine il bellesemplare di trota fario, un maschio dalletà stimata di oltre dieci anni, ha abboccato alla lenza di Leonardi a cui era appeso un pesciolino morto, il bravo pescatore, con un impegnativo lavoro di bacchetta e mulinello, dopo 20 minuti di lotta è riuscito a spuntarla sul pesce. «È stata una grande soddisfazione, commenta Luca», un piacere condiviso con i figli Michele e Gabriele, ritratti col trofeo. Significativa lannotazione sul libro al rifugio San Giuliano: «Bella soddisfazione per il pescatore, bella liberazione per le trote» visto che nei laghetti alpini è piuttosto frequente che i pesci grossi facciano strage di quelli piccoli. (w.f.) 53 A Lambasciatore del Kirghizistan al Museo della Malga Asylbek Aidaraliev, ambasciatore della Repubblica del Kirghizistan (Paese promotore dellAnno Internazionale delle Montagne 2002), nel corso della sua permanenza in Val Rendena in occasione del 31 Premio Internazionale di Solidarietà Alpina, svoltosi a Pinzolo il 28 settembre 2002, ha visitato il museo della Malga a Caderzone. Accompagnato dal sindaco Maurizio Polla, dallonorevole Luigi Olivieri, da Giuseppe Serao e da Armando Poli (presidente del Corpo Nazionale Soccorso Alpino), lambasciatore straordinario e plenipotenziario di questa repubblica ex-sovietica ha apprezzato i molti oggetti della civiltà alpina custoditi al museo, riconoscendone alcuni ancora in uso nel suo Paese. Con attenzione ed interesse lillustre ospite ha passato in rassegna tutti gli oggetti puntualizzando che nel suo Paese non viene ricavato il formaggio dal latte di cavalla anziché quello di vacca. (w.f.) 54 Le pagine del D ialetto Bepino Te sei nà, Bepino, te sei nà na sera de settembre n tan che i sol el calava zo drito ai monti soto n ciel azzurro nmez a naria frizantina e al vert de la to val. O zercà de dirte Ma le parole no mè vegnù Te mai vardà seren Come tò sempre cognosù. No me rassegnavo Che le strade le finis, e ò zercà n quei bei passadi lì a Diaga i momenti pù felizi per no tegnirme quelanima angosiada ma, tò rivist seren che te amiravi i monti con quel soriso dolz portà n tanti incontri. En quel silenzio Te mai dit pian pian: «la vita nfondo la è tuta così così ma ancoi, per mi, te assicuro lè nbel dì». Entant elsol calava E la not veniva lenta Con quei bei ragi ormai nrossadi Se mpizà tut el Brenta. Lamico Sergio Demagri da Cles 55 La poesia di Aldo Salvadei Aldo Salvadei 56 Le voci al F emminile La ricetta della nonna Amaro contro lemicrania estiva. Un tempo le donne andavano nei campi dalla mattina alla sera, dalla primavera allautunno. Forse a causa del cambiamento di stagione o delle molte ore passate sotto il sole cocente, diverse donne soffrivano di violenti mal di testa. A quei tempi, naturalmente, non avevano cachet specifici, né altre medicine, si curavano con le erbe che avevano a portata di mano. Unerba speciale, in questi casi, era il médac o erba medica: facevano bollire una tazza di acqua con un pìzac di médac e poi la bevevano così amara senza zucchero. Per lemicrania cera anche un rimedio che consisteva in una piccola cura preventiva: un amaro a base di erba medica, radice di genziana e vino bianco; si beveva per sette giorni un bicchierino la mattina quando cominciava lestate. Questo amaro è ottimo anche come digestivo dopo i pasti. A fianco la ricetta autentica. a cura di Elisa Polla 57 Dott.sa Maria, figlia di Carlotta Sartori in un quadro fatto da Alberto nellanno 1977. 58 N La pagina dei B ambini Egregio Signor Sindaco di Caderzone, noi bambini della scuola elementare di Caderzone desideriamo ringraziarvi per averci offerto i viaggi in pullman che ci hanno portato in tanti posti interessanti. La prima gita si è svolta lanno scorso, il 19 novembre: siamo stati al villaggio palafitticolo di Molina di Ledro e abbiamo scoperto molte cose interessanti. Abbiamo visto come gli uomini della preistoria costruivano le palafitte e come utilizzavano determinati alberi. Poi, tornati al museo, abbiamo parlato con un archeologo di come vivevano gli uomini primitivi; ci siamo seduti in cerchio ed abbiamo costruito dei 59 B vasetti dargilla, li abbiamo colorati con tinture naturali e li abbiamo fatti asciugare. Ma la cosa più divertente è stato il gioco! Ci siamo divisi in gruppi preistorici: i contadini, gli artigiani, gli allevatori, i fabbri e ci siamo sparpagliati nel museo per cercare le cose che ci riguardavano. Che bella giornata che abbiamo trascorso. La seconda gita si è svolta in primavera, il 17 maggio, e anche stavolta è stata una giornata bellissima riguardo al tempo. In pullman abbiamo fatto un agita bellissima venerdì 17 maggio. Il pullman che ci avete offerto ci ha portato dapprima sullaltopiano del Renon, dove abbiamo visitato il museo delle api. Abbiamo imparato molte cose antiche e soprattutto come è fatta lape, quali sono i suoi ambienti naturali, come si nutre e come si riproduce e tutto questo senza essere punti dalle api! E che buono che era il miele! Infine abbiamo visitato il museo che un tempo era la casa di due signore, Filomena e Amalia. 60 B Nel pomeriggio, dopo un gustoso pranzo al sacco, il pullman ci ha portato nel passato, a trascorrere una splendida giornata da castellani a Castel Roncolo. Appena siamo arrivati ci ha accolto Minne, la signora saggia, che ci ha fatto conoscere Lecco il musico, Fran il calzolaio, Marcus il soldato e il nobile signore del castello. Infine Minne ci ha fatto visitare tutte le stanze del castello e ci ha narrato tante storie, un po vere e un po leggendarie; è stato un bellissimo viaggio nel Medioevo! 61 B Lultima uscita dellanno ci ha portato a Cimego sul sentiero etnografico di Rio Caino, alla scoperta delle piante, degli animali e soprattutto degli antichi mestieri. Purtroppo ha piovuto tutto il giorno, perciò siamo riusciti a percorrere solo una parte del sentiero: abbiamo visitato le fucine, dove alcuni di noi hanno provato a fare i fabbri e dove ci sono stati regalati degli oggetti in ferro; poi siamo saliti fino al mulino e lì ci hanno offerto delle squisite brioches appena impastate e sfornate: mhm che bontà! Dopo un umido pranzo, il pullman ci ha portato a Daone, al centro visitatori, dove abbiamo imparato tante cose in più sulle piante, gli animali, i colori e i suoni del Parco. Grazie anche per il corso di Golf! Ancora grazie mille!! Un grazie anche dalle insegnanti 62 Storie e leggende daltri tempi B Mai pü castögni ai asagn! Ai Cadarciùn, tanc agn fa, ghe capitada cì. Cul an lì al fin al scarsagiava e alura i Cadarciùn, strolaga e ristrolaga, i à dicidü: li vachi li fava l lat, li cavri anca,i cunic i ghiva sempre da far, lünic chi pudiva sta senza magnar lera lasan: già poc al magnava distà, par di pü dinvern nul fava nienti Ma cul an lì siva fat castögni anca par i purcéi, si üsava dir, cioè tanti fò di misüra. A ün ghe vignü nidea balzana, ma nul vuliva far da par el cul ca liva pinsà, lera mei séntar si anca vargügn aftri i la pinsava cume el. Cula sira lì ghera lasemblea dal casél, lucasiun giüsta: Cu disif vüaftri da guarnar i asagn cu li castögni, già ca li è tanti stan e stan chi vegn a n vignarà amù afrutanti.. A tuc ga saöst na bona idea: e giü castögni ai asagn Cul istà lì, dre ali vii ghera n concerto di strani rumur, cumpagnà da strani udur Vegn laftun, e sali pianti gna na castögna e ci anca lan dop. I cadarciùn, ca tüc I ghiva nasagn, I era travaié morc,nui siva pü cu pinsar: li doni li à curöst in cesa dal prèvat a dumandarghi cu ca l pudiva èsar, e po rivadi a casa: al prèvat là dit ca le n castic dal Signor que? sala fe santa e là dit ca büsögna far la nuèna i prum nöf dì di mac e i prüm nöf dì di setembar. Alura tüc in cesa a far la nuèna; invezi chi cantar li tani, al prèvat linvia sü: Mai püüü castööögni ai aaasaagn e l coro dala gent maaai püüü maaai püüü maaai püüüüüü e a türnu ün par ün i ghiva da ripetarlu par mezura tüti li siri. Da alura a Cadarcùn e rastà l deto: Mai pü castogni ai asagn! Ca völ dir nu farè mai pü cula roba lì; in cul casu chi lera na roba grave:l castic dal Signür lera parché è sta strüsià la roba da magnar dai cristian, e pü chi sacra, cume trar via l pan o la pulenta: pacà murtal! Elisa Polla Glossario: purcéi = maiali idea balzana = idea geniale vargügn aftri = qualcun altro casèl = caseificio guarnar = governare, dar da mangiare agli animali ga saöst = è sembrata loro travaié morc = molto preoccupati, disperati sala fe santa = sulla fede santa, un giuramento nuèna = novena 63 N Nelle pagine della S toria Il fustigatore dei tempi San Girolamo dottore della Chiesa (347-420) Il dottore insigne Possiamo ben dire che le devozioni volute dalla Comunità caderzonese, attraverso i secoli, rispecchiarono sempre e fedelmente le grandi predilezioni cristiane della Chiesa e della Curia di Trento. Già parlando di San Biagio (principale patrono di Caderzone) sera detto che la liturgia trentina aveva sempre riservato un posto donore a San Biagio sin dai tempi del Vescovo Udalrico II (1022-1055). Basti pensare che ad esserne investita per prima fu la cappella dellantico palazzo vescovile di Trento, luogo che come tutte le cappelle dei castelli medioevali costituiva la sede sia della religiosa che della civile autorità. Così, narrando del compatrono di Caderzone San Giuliano ci fu modo di notare come proprio in Trento, sulla parete dun transetto della Cattedrale, nella seconda metà del Milletrecento, la delicata mano di Monte da Bologna aveva affrescato il soavissimo ciclo pittorico della leggenda del Santo. Anche in un terzo saggio, sulla pietà dei Caderzoni per San Rocco, apparve evidente la venerazione universale della Chiesa per il grande taumaturgo se solo in Val Rendena cinque altari e una ventina di capitelli ancora sopravvivono dal Milleseicento. Per non dire di SantAntonio Abate, leletto nelle preghiere e nelle raffigurazioni sacre dellagreste culto locale. Ebbene, volendo dedicare un capitolo ad un altro glorioso protettore celeste, San Girolamo titolare, oltre tutto, in Caderzone di un antico beneficio possiamo particolarmente riferirci ad una vicenda devozionale del 64 San Girolamo Disegno di Alfredo Amadei 65 S Capitolo di Trento: vicenda che tra laltro favorì la conoscenza del Dottore insigne della Chiesa in tutte le nostre valli. Sappiamo che la Curia di Trento (nel tesoro della sua Cattedrale) vantava racchiuso in una cassettina dargento il piede destro di San Gerolamo, reliquia preziosissima ereditata ab immemorabili dagli avi, a ricordo dei percorsi dellillustre pellegrino in cerca di conversione e di pace.Una reliquia così singolare ed ambita che il Re di Spagna, Filippo II (1527-1598), dopo aver fatto costruire il grandioso monastero dellEscurial a quaranta chilometri da Madrid, ed averlo affidato ai monaci dellOrdine di San Gerolamo, non nascose il desiderio di avere, nellauspicato tesoro del tempio dedicato a San Lorenzo, pure quel prezioso cimelio. A tale scopo, nel tardo autunno del 1567, incaricò il suo ambasciatore a Roma di presentare al cardinale trentino Cristoforo Madruzzo (ormai residente a Tivoli) formale domanda per la cessione di quanto gli premeva. Il cardinale Cristoforo premurosamente, in data 13 dicembre 1567, diresse al Principe vescovo di Trento, Ludovico Madruzzo, suo successore (ed oltre tutto suo nipote) una pressante personale missiva con la preghiera di esaudire, il più presto possibile, la pia richiesta del sovrano spagnolo. Purtroppo si trattò dunistanza talmente inattesa ed inopportuna che il Capitolo della Cattedrale tridentina (ponderata sia la sacra eredità che la diffusa devozione per essa) non esitò a non considerarla neppure. Da Roma naturalmente, in data 27 febbraio 1568, partì una seconda lettera con la quale il cardinale Cristoforo, pur avendo lodi per lattaccamento del Capitolo allimpagabile urna, si rammaricò nel vedersi costretto a far inviare dal Papa Pio V (1566-1572) una seconda richiesta di donazione al re di Spagna, se non di tutte, almeno di alcune parti delle venerate ossa. Meglio era (ammoniva lillustre Madruzzo) spedire a Filippo II metà del piede che perderlo tutto. Lavvertimento suonava fin troppo esplicito. Non rimase ai Canonici che cercar di guadagnare tempo. Risposero cioè che avrebbero senzaltro ottemperato alleventuale ingiunzione pontificia, ma chiedevano di poter differire la cosa sia per esaminare meglio lo stato delle sante ossa, sia per non recare offesa al popolo tridentino privandolo, così allimprovviso, dun tale bene concesso da Dio alla loro città. E la reliquia non si mosse Il cardinale Cristoforo Madruzzo, pur daccordo con le ragioni esposte dal Capitolo, inviò diplomaticamente lelenco delle persone chegli autorizzava a decidere in merito allesecuzione dellindiscutibile comando. Trascorsero così (mentre nelle valli il fervore per il Santo aumentava) 66 S ben undici anni. Dopo di che a lasciar passare dellaltro tempo si diede incarico al re di Spagna in persona dappianare le contrarietà dellarciduca del Tirolo allinvio della reliquia, e soprattutto di lusingare il Capitolo dei canonici con lofferta alla cattedrale duna provvisione annua di quattrocento ducati doro. Ma se la ricca offerta non dispiacque al Capitolo che, il 22 aprile 1580, diede il suo benestare, essa incontrò lopposizione della città di Trento la quale, indusse i Consoli a radunare il Consiglio generale dei cittadini e a scrivere (l11 gennaio 1584) al re Filippo II, al Papa Gregorio XIII, e al Principe vescovo Ludovico Madruzzo che non costringessero il Trentino a rinunciare ad un tesoro così straordinario che non Castelli, non Città, non Province, non Regni et Stati avrebbero potuto compensare mai. Fatto sta che mentre il Papa Gregorio XIII (1572-1585) a Roma aveva ben altro cui pensare (a cominciare dagli enormi collegi che in tutta la città Colantonio: San Gerolamo e il leone. Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte. 67 S San Girolamo. Caderzone, Chiesa parrocchiale. faceva erigere per il perfezionamento del clero proveniente dalle varie nazioni dEuropa) lonoranda reliquia da Trento non si mosse. Chi invece ne guadagnò fu il nome Girolamo tenuto nelle nostre valli ancora più in onore, e soprattutto ancora più richiesto ai fonti battesimali. Erano gli anni, oltre tutto, nei quali il culto di San Girolamo ferveva nella cappella rendenese di Baldino, usata dai monaci come succursale di Campiglio per diffondere la loro spiritualità. Per non parlare della pietà che la Famiglia Bertelli di Caderzone riservava al Santo al punto da istituire presso la chiesa del paese (con la donazione dun altare e duna rendita in denaro) un Beneficio ecclesiastico il Beneficio di San Girolamo in merito al quale due parole le possiamo dire. Thomeo Bertelli di Preore (celebre uomo di legge e, per tre reggimenti, dal 1522 al 1530, Vicario vescovile in Tione) era un ricco possidente che aveva dimore signorili e terre nelle Giudicarie, a Trento, a Mezzolombardo, e in 68 S Val di Fiemme. Si comportò sempre dallalto delle sue cariche e delle sue ricchezze con molta integrità, e fu onorato (lo dissero le cronache) da tutti, specialmente da Messer Giovanni Madruzzo, padre del Cardinale Cristoforo, del quale era fraterno amico. Tra i suoi molti figliuoli uno vera cui (per la radicata devozione trentina) era stato dato il nome di Girolamo, e che divenne, nellanno 1548, Capo Console della città di Trento. Orbene fu tanto il lustro apportato alla famiglia Bertelli da quel Girolamo che, nel nobile ramo dei Bertelli di Caderzone, quel nome prese a ripetersi. Così il figlio unico di Matteo Bertelli (153?-1608) si chiamò Girolamo II. Un figlio di MarcAntonio Bertelli (1584-1660) si chiamò Girolamo III. Un figlio di Girolamo III (1617-1692) si chiamò Giuseppe Lodovico Girolamo. Un figlio di Francesco Felice (1666-1720) si chiamò Giuseppe Gerolamo Felice. E fu proprio Giuseppe Gerolamo Felice (1714-1764) a dare al primo dei suoi figli gli stessi tre nomi, Girolamo Giuseppe Felice (1741-1822). Girolamo Giuseppe Felice da ultimo con un apposito testamento (13 maggio 1818) volle, prima di morire, confermare il rafforzamento del Beneficio di San Girolamo (istituito dallavo Girolamo II dopo il contagio del 1630) unificandolo con il Beneficio della Cappella di SantAntonio e rinvigorendone con altri lasciti la dotazione non tanto per adeguarla ai tempi quanto per rimediare agli avvenuti illeciti prelievi di capitale. Linvito di Papa Damaso Nato a Stridone (città ormai scomparsa), tra la Dalmazia e la Pannonia, nel 347 dopo Cristo, il grande Girolamo figlio duna facoltosa famiglia cristiana aveva avuto nel tumultuoso periodo della sua adolescenza la rara possibilità di compiere i suoi costosi studi a Roma, alla scuola del famoso Elio Donato, non negandosi peraltro a quella vita libertina che (dopo la conversione) divenne il suo rimorso fino allultimo giorno. DallUrbe, con un nome avviato alla rinomanza, e con unanima nauseata di godimenti, Girolamo si portò in Gallia, a Treviri, alla corte o (se preferiamo) nel clima duna delle città predilette dallimperatore Valentiniano I (321-375), dove avvertì la precarietà della sua formazione intellettuale. Erano, oltre tutto, gli anni tristi e perversi delleretico Ario (280-336), colui che non ammetteva in Gesù alcuna forma di divinità, e che lottava con metodi anche cruenti per diffondere i suoi miraggi contro il Papa San Silvestro (314-335) e contro il celebre Dottore della Chiesa SantAtanasio (295-373). Morti nel dolore e nelle dilaganti vessazioni dellArianesimo i papi San Marco (336), San Giulio (337-352), San Liberio (352-366), toccò al Papa Damaso (366-384) cui gli Ariani avevano opposto il loro antipapa Ursino soffrire 69 S una nuova passione di Cristo. Papa Damaso ogni giorno si recava nelle Catacombe ad implorare lintercessione dei martiri cristiani per lunità della Chiesa. A lui inoltre erano dovuti i restauri e gli abbellimenti di quei sepolcrali rifugi, testimoni di tante persecuzioni. A Papa Damaso successero (con le lacerazioni alle quali gli Ariani sottoponevano la Chiesa di Cristo) Papa Siricio (385-398) e Papa Anastasio (399401), colui che spese il suo breve pontificato a raccomandare la santità ai sacerdoti e ai religiosi affinché con il loro impegno e con il loro esempio salvassero il Cristianesimo. Girolamo nel frattempo (370-373) abbandonata con disgusto anche Treviri volendo riavvicinarsi alla primitiva fede, decise di prendere dimora nella signorile marmorea Aquileia (non lontano quindi dalla sua Dalmazia) dove però si convinse, per quanto ideale fosse la quiete, a cercare luoghi ancora più tranquilli per il bene della sua anima. Scelse così di scendere ad Alessandria dEgitto, là dove avevano nelle famose solitudini dei deserti cercato la santità il grande vescovo Atanasio, lasceta per eccellenza San Paolo eremita, SantIlarione di Gaza, per i quali le estensioni disabitate intorno erano giardini e cenacoli di perfezione. Anche là comunque, come nella visitata Antiochia (375), non mancavano le eresie e i lassismi di dottrine inquinate, simili a nostalgie pagane. Girolamo allora si diresse al deserto siriano della Calcide per non dovere patteggiare più con le tentazioni e con i dubbi dottrinali. E proprio nel deserto egli, che nel contempo sera perfezionato nella lingua greca, diede inizio allo studio dellebraico che avrebbe improntato tutta la sua vita. Anche a tale scopo lo vediamo trasferirsi di nuovo ad Antiochia, e quindi a Costantinopoli (379-382) alla scuola di San Gregorio Nazianzeno. Ormai Girolamo non faceva che leggere ed interpretare i testi sacri allo scopo di tradurli necessità pastorale nella colta ed insieme popolare lingua latina di cui era artefice insuperabile. Nessuno, prima di lui, sera in tal modo applicato allo studio dellantico e del nuovo Testamento. La sua notorietà di conoscitore profondo della Bibbia giunse grazie ai vescovi Epifanio di Cipro e Paolino dAntiochia fino a Roma, tanto che il Papa, San Damaso, impegnato in un difficile Sinodo con le chiese dOriente (382) invitò alla sua corte Girolamo, affidandogli una schiera di studiosi e di storici perché ne avesse il necessario aiuto nella versione di tutti i libri biblici in lingua latina. La furente lotta contro Helvidio Naturalmente il cultore più tenace di quella che sarebbe divenuta la lin- 70 S gua ufficiale ed unica della Chiesa il latino rimase pur sempre il Papa San Damaso, il quale con gran quantità di epigrafi da lui composte in onore dei martiri cristiani, rendeva immortali le sepolture che, per sua volontà, venivano continuamente scoperte e restaurate in molte Catacombe. E se mite ed elegiaco era il tenore poetico delle composizioni, eletta era sempre lispirazione, nonché lelaborazione metrica, e soprattutto la bellezza intrinseca dellidioma virgiliano. Da codesto magismo verbale era particolarmente preso Girolamo che una volta compiuta nel capoluogo romano la missione richiestagli dal pontefice si sarebbe ritirato per sempre nella mistica terra di Betlemme con lincalcolabile tesoro della perfezionata lingua di Virgilio, di Terenzio, di Orazio, di Lucrezio, San Gerolamo nello studio, di Antonello da Messina di Cicerone, di Londra, National Gallery. Livio, di Svetonio. Inutilmente, infatti, Girolamo continuava a giurare al Signore di voler abbandonare i libri pagani. La verità era chegli, mentre insegnava ai suoi discepoli a detestare i codici della letteratura latina, li animava ad imitarne la bellezza formale ed artistica. Ecco perché di una tale trascendente luce risplendono ancora le nitide versioni dellAntico Testamento da lui compiute sotto linvito pressante e il 71 S quotidiano esempio di Papa San Damaso. Proprio con questo linguistico entusiasmo, anzi, egli attenderà (una volta rifugiatosi nel deserto della Calcide) alle narrazioni biografiche di San Paolo eremita, di San Malco, di SantIlarione, per le quali si autocondannò a privazioni e a penitenze tali grazie alle quali tornò a sperare nella salvezza eterna. Ma per tornare a Roma nei tre anni del suo soggiorno nellUrbe (382385) diciamo che lopera di San Girolamo ebbe dellincredibile. Costantemente a fianco dellindomabile Papa Damaso, egli sostenne pure (convinto dei sublimi ruoli delle donne nella vita della Chiesa) la fondazione a Roma, sul colle Aventino, dun monastero di dame e di vergini dellaristocrazia romana, giocandosi addirittura la reputazione poiché non era cosa degna dun uomo di Dio linteressarsi di questi ordini femminili sino a provvederli di direzione spirituale, e di autonoma economia. Viveva e dettava legge a quel tempo a Roma uno dei più loschi figuri capaci di minare la fede e la morale dei fedeli. Si chiamava Helvidio, ed era il nemico più accanito della vita monastica femminile. Ebbene egli incominciò col gettare discredito sul monastero dellAventino. In un lungo scritto poi gettò fango sulla virtù delle donne, e di chi si adoperava per loro. Naturalmente, dopo lunga e sofferta esitazione, Girolamo lanciò contro di lui la più violenta e feroce epistola che mai compose, rivelando una verbosità 72 S demolitrice e riprovevole in un santo. Evidentemente ciò che al Papa San Damaso non avevano mai detto di Girolamo, chegli aveva caro come consigliere e come segretario, fu il suo carattere paurosamente iracondo ed intrattabile che in breve tempo gli aveva procurato in Roma una marea di nemici. Cosa peraltro che Girolamo sapeva quando, rivelandosi al Cielo diceva: - Pietà di me, Signore, perché tu lo sai: dalmata sono! E aveva le lacrime agli occhi, riconoscendo il suo carattere impetuoso e barbarico. Nei luoghi della Natività Anche per tutto questo, dopo aver assolti i non indifferenti compiti di riordino e di traduzione dei libri canonici affidatigli, egli con i suoi fedeli collaboratori se nera andato a Betlemme prendendo dimora in una grotta e dando lavvìo, con laiuto dei suoi seguaci e delle sue discepole, alla costruzione di tre enormi conventi: uno per i religiosi del suo ordine dediti allo studio delle divine scritture; il secondo per le sante vergini che provvedevano alle necessità quotidiane di quella innovativa realtà monastica; e il terzo per i numerosi amici e dotti personaggi che a Betlemme giungevano in continuazione. Nelle quali tre istituzioni (in quei dolorosi tempi di lotte teologiche e di eresie) fioriva tenera e profonda la primavera della parola di Dio. E con essa lirrassegnata implacabile diatriba di Girolamo contro gli avversari continui. «Imparino diceva Celso, Porfirio, Giuliano, questi rabbiosi cani e i loro proseliti, e i loro favoreggiatori, i quali contestano non avere mai avuto la nostra Chiesa né filosofi, né scrittori, né maestri, imparino ripeto quanti e quali valentuomini lhanno fondata, innalzata, adornata, e cessino daccusare di rozza semplicità la nostra fede, ma riconoscano piuttosto la loro vergognosa ignoranza». E lo poteva ben dire il Santo, senza presunzione alcuna, egli che andava sublimando la Chiesa con opere somme, e mai superate, a cominciare dallinimitabile traduzione dellAntico Testamento allarmoniosa versione dei Salmi e dellEcclesiaste, alle esegesi dei Profeti maggiori e minori, alle Vite di Paolo, di Malco, di Ilarione, alle Lettere (alcune delle quali veri testi dottrinali) come, ad esempio, lEpistola contro il presule Giovanni di Gerusalemme che non vedeva di buon occhio i monasteri di Betlemme; o come il Trattato contro Elvidio, il predicatore ariano che negava la verginità di Maria; o come lEpistola contro Vigilanzio che, recatosi da convertito a Betlemme per conoscere le austere regole di vita dei monaci di San Girolamo, e non vedendosi per nulla né considerato né onorato, se ne andò diffamando con atroci calunnie la vita monacale di Betlemme; o come lApologia contro gli errori dottrinali 73 S di Pelagio, il monaco inglese che aveva cercato di negare la verità del peccato originale. Lo scritto di Girolamo non solo aveva demolito le congetture di Pelagio, ma aveva indotto la grande mente di SantAgostino a riunire a Cartagine nellanno 418 un importante Concilio che condannasse pesantemente lammasso di errori nei quali Pelagio era sprofondato. E poi verano le lettere personali, nelle quali narrava le desolazioni e le tenebre duna vita che gli fuggiva, consumata in una lotta incessante per Cristo, lotta che invece di placarsi giorno dopo giorno si moltiplicava. Contatti chegli continuava a mantenere con i massimi esponenti della vita religiosa ed ascetica dellOriente e dellOccidente; missive splendide che vivamente ancor oggi ci fanno partecipi delle sue deliranti notti in preghiera, delle sue incomprese sofferenze, delle sue lancinanti polemiche per la Chiesa, e anche delle sue fatiche per la bellezza della lingua, che egli voleva simile a quella usata dal grande Plinio, o dallimpareggiabile Cicerone. Da quelle lettere sappiamo inoltre gli episodi e i calvari che il Cristianesimo doveva subire a causa delle persecuzioni bestiali inflitte dovunque dalle orde barbariche del tempo: dagli Unni in particolare, ma anche dai Goti, dai Visigoti, e dai Vandali un po dappertutto. Il tormentato pellegrinaggio terreno «Non che fra tante angosce e discussioni scrisse la grande medievalista Régine Pernoud Girolamo non trovasse quotidiane consolazioni in mezzo ai suoi monaci e alle sue devote discepole. Questo austero asceta, questo dottore intransigente che (stando ai suoi scritti) si era portati ad immaginare perennemente inquieto e adirato, in realtà con le persone vicine aveva un animo profondamente sensibile ed incline alla dolcezza familiare. Dava il meglio di sé nelle lettere a Pammachio e a Paolino da Nola, per non parlare delle direzioni spirituali alle sue adepte di sempre: Marcella, Eustochio, e Paola. Identica cosa poteva dirsi degli scritti a quella Fabiola che dopo una vita piuttosto frivola due volte sposata e divorziata si era completamente convertita e, dopo un pellegrinaggio in Terra Santa aveva fondato ad Ostia un ospizio per i poveri e per i pellegrini». Tutta questa sensibilità poi si affinò ed esplose quando le amicizie presero ad essergli strappate dalla morte. Tanto fu lunga la vecchiaia di Girolamo quanto fu costellata di molti lutti. Prima Paola che morì nel 404, dopo una lunga malattia. Poi Marcella nel 411. Infine la stessa Eustochio sul finire del 418. Girolamo le sarebbe sopravvissuto solo un anno. «Laddormentarsi repentino della santa e venerabile vergine Eustochio confessava in una delle sue ultime lettere - ci ha accasciati completamente 74 S San Gerolamo in penitenza. Di Antonello da Messina - Reggio Calabria, Museo Nazionale. 75 S ed ha quasi cambiato il nostro modo di vivere. La vivacità di spirito e le forze fisiche mi hanno totalmente abbandonato». La supremazia dello scrittore emergeva ancor più quandegli raccontava la vita dei monaci penitenti, o addirittura la sua drammatica esistenza nel deserto della Calcide quando, dopo una giovinezza dissipata a Roma, sapendo davere meritato linferno, si era autorelagato a vivere in una caverna con manguste, con pipistrelli, con scorpioni, con ragni, in un mondo di privazioni crudeli e di lotte interiori contro ogni tentazione. Ciò che mai si verificò invece nel suo tormentato pellegrinaggio terreno fu il raggiungimento di quella silenziosa quiete dalla quale tanti vantaggi di studio e di santità si aspettava. Anzi rifugiandosi quarantenne e al colmo della notorietà a Betlemme proprio là dove sperava di venire dimenticato da tutti, giunsero più accaniti i latrati dei suoi nemici che lo costrinsero a conflitti verbali duna durezza priva dogni esemplare carità. Alle incomprensioni e agli insulti contro un lottatore temuto, quale Girolamo era, i nemici giurati aggiungevano laide menzogne e insinuazioni vergognose sulle sue molte amicizie e sui suoi insegnamenti. Fu messa in dubbio perfino la sua eccezionale scienza e il suo modo di vivere la religione attraverso continui scritti dalla meravigliosa lingua latina sì, ma dalliracondia assai poco cristiana e edificante. Più gli anni passavano, oltre tutto, e più il suo fervore critico aumentava nella lotta senza pietà contro Ario, contro Pelagio, e contro non poche affermazioni azzardate di quel grande genio speculativo che fu Origene, un tempo ammirato da Girolamo e tenuto per sua guida infallibile, ma poi con parole inesorabili considerato un sottile e pericoloso eretico. Il fustigatore dei tempi Di fronte a unepoca così abbandonata alle dottrine permissive e alle denigrazioni pagane il voler ricondurre a una giusta valutazione luomo indecifrabile, selvatico, primitivo della pala daltare caderzonese non devessere mai stato facile neppure per il più affascinante dei predicatori. La via percorsa da Girolamo di Stridone che usò di preferenza i flagelli della verità anziché gli adescamenti della carità fu una via difficile. Non sempre compresa. Non sempre accettabile. Una continua odissea del peccatore nellincessante suo ritorno a Dio. Cammino chegli percorse per giungere alla salvezza eterna anche materialmente anche geograficamente una vita intera. Era ancora adolescente (ed allevato nelletica cristiana) allorché, fornito di danaro e di doti intellettuali non comuni, sera lasciato andare a Roma dove studiava alle dissolute mollezze cittadine. 76 S Passato quindi in Gallia, a Treviri (capitale culturale, a quel tempo, di tutte le Gallie), a fatica contrastò quando le contrastò le attrazioni della corte di Valentiniano I con lo studio delle opere del grande educatore Ilario di Poitieres. Riaccostatosi qualche anno dopo alla famiglia (370-374), si stabilì nella quieta Aquileia ancora splendida dacque e di marmi dove, frequentando eletti cenacoli, era riuscito a ravvedersi dalle tristi ed umilianti esperienze giovanili. Volle allora (portandosi ad Antiochia e vivendo in solitudine) prepararsi ad essere accolto a Costantinopoli alla severa scuola di San Gregorio Nazianzeno (329-390), maestro innamorato della parola di Dio. Fu certamente allora che Girolamo divenne lo studioso per eccellenza delle sacre Scritture, fino a riempire del suo nome il Medio Oriente e a sentirsi chiamato a Roma per dare a Papa Damaso laiuto necessario ad infondere nella traduzione latina dellAntico Testamento quellincanto linguistico non più eguagliato che costituì uno dei prodigi della cultura medioevale. Eppure le raffinatezze letterarie e le capacità esegetiche di questo dittatore della conoscenza biblica scatenarono contro di lui tutta linvidia, la gelosia, e la contestazione verso un uomo troppo dotto e troppo sicuro di sé, nonché verso quellimplacabile fustigatore dei tempi chegli era. Indispettito e furente egli abbandonò Roma, cloaca ormai di decadenza morale e di barbarica condiscendenza, e dopo una lunga fuga attraverso lEgitto e la Siria si ridusse alle grotte e ai silenzi di Betlemme, dove due ricche discepole (Paola ed Eustochio), che tutto avevano abbandonato per santificarsi, misero a sua disposizione uningente somma di danaro per la costruzione di tre complessi conventuali (come già si è detto), dal primo dei quali Girolamo mai più si mosse, portando a termine in se stesso quel poderoso cammino verso il Castello Interiore di cui Santa Teresa dAvila (1515-1582), oltre mille anni dopo, avrebbe così sapientemente parlato. Purtroppo alla morte delleroico santo molti ebbero a dire sulla sua irosa religiosità, molti sulla sua ortodossia nelle esegesi, molti sugli scritti accusatori contro chi ardiva contestare la sua competenza biblica, molti sulla sua poco edificante acrimonia nelle polemiche, molti sul suo linguaggio avventato contro il grande Origene, contro il contestatore Rufino, contro limprudente Vigilianzo, e persino nei riguardi di Giovanni Crisostomo, il vescovo di Costantinopoli. Ma una cosa risplendette in lui commovente fino allultimo giorno: lintensa quotidiana penitenza per i propri peccati invocando angosciosamente la misericordia di Dio, tanto che ancor oggi è riconosciuto in tutto il mondo come il patrono dei veri penitenti. 77 S I momenti di letizia e di conforto Giunse alla fine, a mettere pace per sempre al travaglio duna esistenza così martoriata, il dono divino della buona morte. San Girolamo, ultrasettantenne ormai, consumato da una vita di rinunce, di digiuni, e di penitenze, ma più da una trepidazione damore per la fede e per la perfezione dei suoi discepoli e delle sue discepole, chiuse gli occhi in pace con tutti, lasciando per tutti per la santa madre Chiesa e per lultimo dei derelitti un patrimonio di verità e di cerSan Gerolamo. tezze celesti. Dando anzi Pinzolo, pala dellomonima chiesetta a Baldino. laddio a Betlemme per raggiungere leternità era il 30 settembre dellanno 420 richiamava alla mente di tutti le parole stupende con le quali aveva raccontato a San Paolino da Nola comera stata dolce, nonostante il quotidiano sacrificio, la terrestre permanenza in un luogo così privilegiato come il paese natale di Gesù. «Qui abbiamo un cibo sano e modesto: pane e latte, legumi che noi stessi coltiviamo, e tutti i frutti della campagna. Così il sonno non ci coglie durante la preghiera, e la sazietà non disturba i nostri lavori. In estate gli alberi ci coprono con la loro ombra, in autunno laria è fresca e le foglie morte ci procurano un morbido materiale per il riposo. In primavera il terreno si copre di fiori, e fra i canti degli uccelletti noi cantiamo ancora soavemente. Quando poi il freddo e la neve giungono dinverno, non manchiamo di carbone; sia che si dorma, sia che si stia svegli, abbiamo caldo a sufficienza. I Romani cerchino pure di accontentare le folle turbolente; le arene continuino ad essere cruente e i circhi tumultuosi, e il senato delle dame allestisca pure i suoi salotti. Quanto a noi, la nostra felicità è aderire al Signore e mettere in lui la nostra speranza». 78 S E realmente, fra tante lotte e sofferenze, San Girolamo trovava i suoi grandi momenti di letizia e di conforto in mezzo ai suoi discepoli. Questo cenobita così introverso e severo, questo studioso così chiuso ed accorto nei suoi pensieri estremi, aveva nella quotidianità dei suoi incontri un animo profondamente confidenziale e giovialmente aperto allamicizia. Non per nulla dava il meglio del suo cuore quando doveva dirigere e sublimare unanima. Le visite a lui di Marcella, di Paola, di Eustochio, di Fabiola lo rallegravano come fossero sue figliolette; ed esse lo intrattenevano quasi fosse il loro padre al quale non si potevano nascondere i giovanili pensieri. Fu così ancor prima dessere proclamato santo il patrono degli ordini religiosi, dei giovani in cerca di una loro strada, delle scuole di studi biblici, nonché il protettore più invocato contro le perfide calunnie della malvagità umana, di cui Girolamo finché visse conobbe lolocausto. In molte parti dEuropa, sapendo gli angosciosi patimenti del Santo per la traviata vita giovanile, si continua a adoperarlo come patrocinatore della buona morte. Pochi invece in questo preoccupante tempo di lassismo dottrinale nel quale innumerevoli cristiani modellano la religione sulla loro comoda fede troppo pochi sanno che San Girolamo (con SantAmbrogio, con SantAgostino, e con San Gregorio Magno) è uno dei quattro sommi Dottori e Difensori della Fede per quanti pregano Dio di averla e farla aumentare. Ed ora, a serena conclusione di questa nota biografica, possiamo ritornare alla sorte della reliquia di San Girolamo posseduta dalla cattedrale di Trento. Come sè detto, dopo la lettera dell11 gennaio 1584 al Papa Gregorio XIII, con la quale i Consoli della città dichiararono di non voler per nessuna ragione privar la Chiesa di Trento del prezioso privilegio concessole dal Signore Iddio, la vicenda sembrava, se non chiusa, quantomeno rimandata a giorni migliori. Tutte le indagini tra laltro, relative a quegli anni (sia negli Archivi consolari che in quelli capitolari della città) non riservavano novità di sorta. Fu soltanto molto più tardi oltre cento anni dopo (come si rileva da un verbale dinventario del 1676) che gli addetti al controllo patrimoniale del Principato vescovile saccorsero che la reliquia del piede destro di San Girolamo mancava del dito piccolo (come da annotazione duno degli incaricati al controllo), dito piccolo donato a una Serenissima Infanta già Regina di Spagna con tale riservata discrezione da evitare perfino nella scabra data: 1676! ogni possibilità di compromettente indizio. Tranquillo Giustina 79 Anni 50... Aldo Dallagiacoma, Felice Mosca, Anselmo Salvadei Bocca di Brenta - Val Gelada. Rifugio San Giuliano. Processione. 80 I L ettori scrivono La Tosca A ricordo di una cara vicina di casa La chiamavan la Postina, era simpatica e carina, era fine e intelligente, ha aiutato molta gente. Quanti anni son passati, quante cose son cambiate da quel giorno che mi sono sposata e che a Caderzone sono arrivata! Lei si affacciò alla finestra e mi disse: «che questa festa non sia mai finita, tanti auguri per tutta la vita». Tutte le volte che la incontravo queste parole in cor mio rammentavo. Se suonavi alla sua porta, non restavi senza risposta! Se le chiedevi un piacere lo faceva volentieri. Quante volte mi offriva il caffè in sua compagnia. Guardo il suo angolo fiorito, guardo la sua porta mi prende un tonfo al cuore non apre più la Tosca. 81 Con nostalgia e affetto Margherita Bonomi in Mosca L Queste due poesie sono state scritte da Roberta, nostra ospite a Caderzone assieme al marito ed a Sara, la loro bimba. Ad ispirarla è stata la nostra montagna in località Martin da Fist, ma soprattutto la semplicità e la disponibilità di un montanaro come Alfonso. Marilena Piccoli Mondi Montagna di nero e bianco granito dura pietra levigata, dallacqua, dal vento, dal tempo Eppure niente sembra ti possa scalfire! Invecchiare insegna a farsi la vita scivolar addosso Eppure i nostri visi parlano, attraverso quei solchi disegnati dal tempo! Sassi modellati diventano e nella nostra unicità il somigliarci crea famiglia di estranei: piccoli mondi da scoprire (R.S.) 82 Trieste 1 agosto 2002 L Val Rendena La mia voce ha trovato eco in una verde valle tra i monti di bianco e nero granito. Ogni voce che parla al cuore può viaggiare allinfinito, né barriere né confini fermeranno mai il suo cammino La mia voce ha avuto risposta da una verde valle, eco che ritorna da lontano, consolazione del cuore: Val Rendena. (R.S.) 83 Trieste, 24 agosto 2002 L Sul Monte Il silenzio riempie la notte, e sferza implacabile lanima, e tu solo lascolti indifeso. Poi, quando trionfa la luna, la coltre di neve si accende, galoppa brillando sui dossi. Le creste son alte corone, di stelle vive un istante, e subito spente, sono giochi, da opprimere lanima intera dolci nella sera illuminati, dolci alla mente stanca, cui sorride solitaria lattesa. Dante Bettoni 23 febbraio 2002 84 L Alla redazione del Garzonè Evitando di cadere nella retorica di adulazioni e complimenti scontati, vi scrivo per esprimere alcune mie sensazioni e per lanciare una proposta. Mi chiamo Italo, sono un insegnante, ormai in pensione, del Conservatorio e della Civica Scuola di Musica di Milano e da trentacinque anni ho il vizio di trascorrere le vacanze in Val Rendena; dapprima a Darè, poi a Vigo, in seguito a Pelugo ed infine la mia risalita della valle si è conclusa a Caderzone. Qui, più che altrove, ho trovato unaccoglienza che è andata oltre gli obblighi turistici e ho avuto la possibilità di incontrare delle persone valide, di cui stimo ed apprezzo lamicizia: tra queste il caro Alfredo Amadei, e il maestro Tranquillo Giustina, di cui ho avuta la fortuna di leggere le mirabili opere storiche sulla valle. Che cosa mi spinga ogni anno a tornare, è inutile che proprio a voi lo ribadisca: laria, i pini, il Sarca etc. etc.: ma cè un aspetto particolare che la mia professione di organista mi suggerisce di evidenziare, ed è la presenza nella valle di piccoli gioielli talora dimenticati: gli organi delle vostre splendide chiesette. Spesso ho trascorso parte dei miei pomeriggi suonando lorgano di Pelugo, Strembo, Caderzone, Giustino, Campiglio e vorrei sdebitarmi di ciò che ho trovato in questa splendida valle, mettendo a disposizione della comunità la mia esperienza di esecutore per eventuali serate concerto da organizzare durante la stagione estiva. Spero non consideriate questa mia proposta un peccato di superbia, la musica è quel linguaggio universale che tutti unisce e da tutti è apprezzata, e questo è lunico linguaggio che conosco per esprimere il mio ringraziamento. Cordialmente e sperando di sentirci presto. Italo Mattavelli 85 L Sedan (Francia), 20 maggio 2002 Responsabile Direzione Garzonè Di tutto cuore auguro che questa mia trovi Tutti Voi in ottima salute e sempre di bene in meglio, circa un mese fa passando per il vostro ufficio vi lasciai degli scritti, storie dei nostri cari anziani e gente del paese, in più avevo scritto un po di me, della Legione Straniera e di Caderzone, stavo terminando di scriverli quando ricevetti lultimo Garzonè e cera il racconto di Sauda Sartori Olga, che parlava della gentile maestra e sotto cè scritto se qualcuno conosce può scriverla al Garzonè, così io continuai sul mio quaderno e scrissi per il dottor Aldo Salvadei, la Sartori Tosca e altri. Gli dissi che il mese di giugno venivo a prendere il mio scritto che ho promesso al professor Francescotti che ha già scritto due volte su Adige 19/ 12/79 le mie avventure, sono sempre in corrispondenza e così ho voluto scrivere il meglio possibile dopo sarà Lui a decidere, così in questi giorni è partito mio cugino Mosca Mansueto che abita qua e a Bocenago e passava da Voi per avere il mio scritto e ve ne ringrazio infinitamente. Vi lascio con la mia penna ma non col cuore, a Voi tutti ogni bene, i miei più rispettosi saluti. Umberto Mosca 86 L Monzambano, 16 maggio 2002 Alla spettabile Redazione del Garzoné Anzitutto grazie del Garzonè che mi avete gentilmente spedito e che ho letto integralmente. Poiché ammiro ciò che fanno e dicono il signor Alfredo (che ho rivisto con piacere nella fotografia della pag. 84) e il Maestro Giustina, ritengo opportuno sottolineare con due righe la bellezza e la bontà del loro lavoro. A voi la decisione di pubblicarle o meno. Complimenti al Sindaco e ai suoi collaboratori per le iniziative di cui scrive il vostro periodico, prima tra tutte quella impegnativa delle Terme. La vostra Comunità desta ammirazione, sotto molti aspetti. «San Rocco, ricoperto di stracci, macilento, miserabile, così come lo ravvisiamo nella storia che ci narra Tranquillo Giustina (Garzonè n. 21) è diverso da quello disegnato da Alfredo Amadei. Rocco del grafico, ordinato nei capelli, nella barba, nella veste, è ancora bello e giovane. Ma gli occhi rivolti al cielo, la mano sul cuore, i sandali appesi al lungo bastone, laureola, parlano chiaro. Rocco è concentrato sul richiamo dellamore, pronto a fare il vagabondo di Dio. Visto così, sappiamo già che San Rocco - Disegno di Alfredo Amadei la sua vita sarà tutta dedizione. Vale la pena allora leggere le pagine successive per rendersi conto del bene che può fare un uomo, quando è santo. I drammi e le tragedie che Rocco incontra sul suo cammino, narrate a meraviglia dal Maestro Giustina, ti fanno venire la pelle doca. Al limite delleroismo e della follia, poiché infuriano le guerre e la peste, la giovane esistenza di Rocco finisce nella prosternazione, nellannullamento ascetico della propria persona. Una serie di patimenti cui la fede conferisce luce copiosa, conforto e beatitudine. La devozione al Santo, conclude Giustina, ci preservi dalle immorali trasgressive pesti del nostro tempo. 87 L Allottimo Alfredo e allo Scrittore vostro concittadino va la nostra riconoscenza per lattenzione che essi dedicano ai Giganti della carità. La gioia di beneficare portata fino allestasi, fa di un uomo un miracolo vivente. Grazie, pure, alla Chiesa cattolica, che, attraverso i santi, ci ricorda a quali grandi altezze può arrivare su questa terra.» Buon lavoro e buona fortuna a tutto il Paese. Con stima Bruno Walter Camatti m Questestate, grazie alla collaborazione del Comune e della Pro Loco di Caderzone, ho potuto allestire una mostra di oggettistica che ha riscontrato grande successo. Cè stata una grande affluenza di turisti interessati e incuriositi dagli oggetti messi in mostra: metalli, argenti, vetri, porcellane e oggetti sportivi. Essendo la mia prima esperienza, la mia prima mostra, posso ritenermi soddisfatto e contento; spero di poter ripetere lesperienza anche lanno prossimo. Colgo loccasione anche per ringraziare il Comune e la Pro Loco di Caderzone che mi hanno gentilmente prestato la sala in cui fare lesposizione. Pasqualino Falcone 88 Alla Redazione L Poche città possono vantare una sala adatta alla musica e avvenente nella sua struttura lignea, come quella del Palazzo Lodron Bertelli di Caderzone. Oggi ne andrebbero fieri lantica famiglia Lodron e lo stesso Mozart, che nel 1776 compose per la duchessa e le due figlie il concerto K 242, a tre pianoforti e orchestra, detto appunto Lodron-konzert. Se una rinomata casa discografica dovesse scoprire le splendide proprietà sonore di questa sala, essa potrebbe trarne profitto per la registrazione di musica classica, quella da camera in particolare. Ne ho avuto la certezza la sera di mercoledì 28 agosto, ascoltando il mandolino di Alessandro Boni e la chitarra di Silvano Brun. La gioia fisica del suono mandò in visibilio il numeroso pubblico, trascinato naturalmente anche dalla bravura degli esecutori, che erano due e sembravano unorchestra. Per loccasione essi avevano scelto il meglio del folclore internazionale. Musica popolare, fatta classica dallintelligenza degli interpreti, dallattenta partecipazione del pubblico, dallacustica dellambiente. Le sfumature timbriche dei trilli, la purezza del suono, erano percepibili al massimo del loro incanto. E al fragore delle ovazioni mai successe il minimo rimbombo. Alla fine il pubblico balzò tutto in piedi per applaudire a mani alzate. Detto questo, mi sembra utile una considerazione. Ciò che si progetta in paese per migliorare ogni anno il turismo va bene. Caderzone però ha una carta da giocare, che nessuno possiede nei dintorni. Una carta preziosa da investire in questioni di grande interesse culturale e turistico. Concerto del 14 agosto 2002 89 L La sala Lodron, oltre a destare ammirazione per loriginale bellezza strutturale, può dare gioia agli esecutori e agli ascoltatori, ospitando anche alcuni avvenimenti musicali di altissimo livello artistico. Programmata e divulgata a dovere, la Grande Musica sarebbe certo un forte richiamo per gli appassionati del luogo e dei paesi vicini, Pinzolo anzitutto. La tastiera di un solo pianoforte nelle giuste mani potrebbe aprire una serie di incontri musicali, ovviamente a pagamento, in grado di dare lustro al paese. Ricordiamo che la via maestra per andare in contro alle emozioni più profonde, alle soddisfazioni più vere, è quella della musica, della musica che viene dal genio. Lottimo scrittore Tranquillo Giustina, vostro concittadino, a questo punto avrebbe ragione di aggiungere che una benefica forza emotiva si può trovare anche nella lettura. Augurando ogni bene. Walter Camatti 7 settembre 2002 Monzambano (MN) m Guerra di Piano, 8 settembre 2002 Ricevo sempre con piacere il Garzonè e vi ringrazio molto. Non ho mai pagato però un abbonamento: vi chiedo quindi di comunicarmi il numero di un conto sul quale posso versare qualcosa. Leggerlo mi fa sentire sempre vicina alle mie vere radici, soprattutto per mia mamma. E di questo vi ringrazio davvero tanto. Saluti Paola Garbari - Coluccini Gentile Signora, abbiamo gradito il suo apprezzamento per il Garzoné e diamo a Lei, ed a tutti i nostri lettori, la possibilità di contribuire con una libera offerta utilizzando lallegato bollettino di conto corrente postale. Cordiali saluti Maurizio Polla 90 Speciale Centro Raccolta Materiali il Garzonè - n. 22, ottobre 2002 91 C Speciale Il Centro Raccolta Materiali Fra i grandi problemi che la società moderna deve affrontare, quello dello smaltimento dei rifiuti è uno dei più complicati. Il nostro sistema economico basato sul consumismo porta tutti noi, anche se non lo vogliamo, a produrre enormi quantità di materiali di cui vogliamo disfarci. Purtroppo, non è ancora stato individuato un sistema che ci permetta di eliminare i rifiuti a basso costo e senza danni per lambiente. I vari sistemi oggi utilizzati (inceneritore, discarica, ecc.) hanno tutti dei limiti, legati alla tecnologia utilizzata, allo spazio occupato ed ai costi che spesso sono elevati. Unica certezza in questo campo è quella di perseguire la riduzione della quantità di rifiuti. Si tratta cioè della capacità di ognuno di noi di produrre la minima quantità di quei materiali che non possono più essere nuovamente impegnati nel 92 Speciale sistema economico-sociale e che per forza devono essere eliminati. Questorientamento per ora sembra lunica certezza e diviene gioco-forza la strada obbligata da seguire anche se cimpone di modificare i nostri comportamenti. Da qui una nuova filosofia che non si fonda più sullusa e getta, ma che si orienta sullusa, separa ed eventualmente getta. Sì, anche per noi Caderzoni la cosiddetta raccolta differenziata è diventata indispensabile ed obbligatoria se non vogliamo vedere i costi del servizio comunale salire vertiginosamente. Lamministrazione comunale in collaborazione con il Comprensorio delle Giudicarie e la Provincia Autonoma di Trento ha da poco realizzato il Centro di Raccolta Materiali in località Iscle, nelle adiacenze del magazzino comunale. Ogni mercoledì pomeriggio, dalle 13 alle 17 ed il sabato dalle 8 alle 12, il Centro Raccolta è aperto ed una persona ci aiuterà a depositare correttamente i nostri materiali. Non si parla più di Rifiuti, ma di Materiali, perché al Centro Raccolta non conferiremo più dei rifiuti alla rinfusa ma dei materiali suddivisi in appositi contenitori, realizzati in modo tale da non inquinare lambiente. Al C.R.M., come si dice in modo abbreviato, porteremo i materiali che fino a pochi giorni fa depositavamo disordinatamente nel container presso il parco Li Cani, con laggiunta di molti altri materiali che inopportunamente venivano conferiti nei cassonetti stradali. Se tutti collaboriamo a questa iniziativa, che ormai in molti luoghi è già diventata una prassi consolidata, raggiungeremo due importanti obiettivi: i costi di ogni famiglia saranno contenuti e il nostro ambiente sarà sempre più pulito, naturale e ordinato. 93 Speciale Pertanto ogni utente nel conferimento dei rifiuti dovrà comportarsi come segue: 1) chi può usufruire di un orto o giardino può chiedere al Comune gratuitamente la disponibilità di un composter per trasformare la sostanza organica in concime, da usare per il prato o lorto. Chi invece non possiede uno spazio utile, dovrà conferire la sostanza organica (scarti della preparazione dei cibi) nei cassonetti stradali di colore verde. Probabilmente nel corso del 2003, lungo le nostre strade saranno collocati dei nuovi cassonetti di colore marrone per introdurvi la sostanza organica. Di questo nuovo servizio, tutti i cittadini saranno avvisati per tempo; 2) i rifiuti di cartone, plastica, lattine e vetro nonché quelli derivanti dallimballaggio dei prodotti devono essere conferiti negli appositi cassonetti, gialli, giallo-blu, blu, bianchi e nelle campane verdi collocati lungo le strade o piazzole pubbliche oppure possono essere portati al Centro Raccolta Materiali; 3) lerba derivante dallo sfalcio dei giardini preferibilmente dovrà essere depositata nel composter familiare, oppure potrà essere conferita al Centro Raccolta Materiali o inserita nel cassonetto stradale marrone quando questo sarà in esercizio; 4) le ramaglie prodotte dalla potatura delle piante potranno essere conferite al Centro Raccolta Materiali; 5) gli indumenti usati, assieme a scarpe e borsette, dovranno essere depositate negli appositi contenitori che si trovano nellisola ecologica presso il cimitero o presso il Centro Raccolta Materiali; 6) i rifiuti dimballaggio che riportano sulletichetta dei simboli neri come X T e/o F su fondo arancio, devono essere conferiti nei cassonetti stradali che riportano sul fronte gli stessi simboli oppure possono 94 Speciale 7) 8) 9) 10) 11) 12) 13) essere conferiti presso il Centro Raccolta Materiali; i beni durevoli come lavatrici, frigoriferi, televisori, computer ecc. devono essere portati al Centro Raccolta Materiali; tutti i tipi di rifiuto in metallo debbono conferire al C.R.M.; Tutti i tipi di materiale in plastica (giocattoli, cassette, tubi, ecc.) che non sono imballaggi devono essere portati al Centro Raccolta Materiali. Gli accumulatori della macchina, oppure lolio del motore, se sostituiti in casa possono essere portati al Centro Raccolta Materiali; Lolio vegetale derivante dalla cottura dei cibi non deve essere gettato in fognatura ma portato al Centro Raccolta Materiali; I medicinali scaduti, le batterie scariche ed i neon esauriti devono essere conferiti al Centro Raccolta Materiali; I rifiuti che non hanno dei contenitori a loro dedicati andranno necessariamente depositati nei cassonetti verdi stradali se questi sono di piccole dimensioni mentre, se sono ingombranti, andranno portati al Centro Raccolta Materiali. 95 Anni 50... Strembo, Bocenago, Caderzone. Località Porta. 96 2 pagine interno copertina file a parte 97