FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. - Sito Ufficiale dell`Associazione
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FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. - Sito Ufficiale dell`Associazione
N. 1 GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2008 ASSOCIAZIONE COMBATTENTI FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. per l’Onore d’Italia GORIZIA 2008 GIORNATA DEL RICORDO I MEZZI D’ASSALTO LO SCUDETTO DA BRACCIO ASSOCIAZIONE COMBATTENTI IN QUESTO NUMERO Xª FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. N. 1 - GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2008 per l’Onore d’Italia COMUNICATI Presidente Gallitto Avv. Bartolo Direttore Dott. Walter Jonna Consiglieri gruppo J.V. Borghese Piero Liva Paolo Minucci Teoni Massimiliano Ferraris Marina Marzi Ermes Dionisio Consiglieri Veterani Marcello Lama (Vice Pres. Vicario) Avv. Paolo Posio Geom. Amelio Boreani Fiamma Morini Carlo A. Panzarasa Dott. Giovanni Conforti Geom. Nardin Isidoro Mario Roberto Pulli Dott Italo Albero (sostituto) Dr. Benvenuto Girometti Direttore Responsabile Dott. Maurizio Gussoni Collaboratori Andrea Facciolli Ermes Dionisio Andrea Lombardi Edoardo Rosmino Direzione e Redazione Via Soderini 36 20146 Milano Tel. e Fax 02 4151571 [email protected] REV. CONTI TESORERIA PROBIVIRI CONSIGLIO DIRETTIVO NOTIZIARIO Dott. Antonio Tombesi Mario Fusco Gianfranco De Stefanis Grafica e Impaginazione Stefano Canavassi ([email protected]) Stampa Grafiche Peruzzo s.p.a. Mestrino (pd) Tesseramento 2008 Ai Veterani 2 2 VITA ASSOCIATIVA Gorizia 2008 Brindisi ricorda 3 6 IN RICORDO DI... Gen. Giorgio Farotti, presente 7 Giornata del Ricordo Vincitori o Vinti? 22/01/08 Campo della Memoria 9 10 12 EVENTI STORIA Più buio che a mezzanotte non viene I mezzi d’assalto della Xª Mas 13 14 TESTIMONIANZE Dedicato a Raffaella! Campo della Memoria 17 18 MILITARIA SEDE LEGALE ED AMMINISTRATIVA Via XXIV Maggio, 142 29100 Piacenza tel. 0523 498532 / 452320 fax 0523 480817 email [email protected] INTERNET www.xflottigliamas.it xflottigliamas.forumfree.net SEDE OPERATIVA Largo Don Chiot, 27/A 37127 Verona tel. 333 9535879 fax 045 8302533 email [email protected] [email protected] Lo scudetto da braccio 20 BIBLIOTECA IN COPERTINA Un momento delle celebrazioni al Cimitero di Gorizia in occasione del consueto raduno ufficiale dell’Associazione Combattenti Sul nostro scaffale... 22 NOTIZIE Peschiera 2008 La Xª su Internet Ricerche Marò Donazioni Lutti Pubblicazione registrata presso il Tribunale Civile e Penale di Milano al n° 752 in data 3 dicembre 1999 23 24 25 25 25 2 COMUNICATI VITA ASSOCIATIVA TESSERAMENTO 2008 L’Associazione Combattenti Xª Flottiglia Mas comunica a tutti gli iscritti che è in corso il tesseramento per l’anno 2008. La quota sociale di rinnovo è confermata in € 31,00 (trentuno/00) Per ragioni organizzative è opportuno che la quota sociale sia versata direttamente sul c/c numero 84859362 intestato al Segretario dell’Associazione Sig. Franco Minelli. I titolari di un conto Bancoposta potranno versare l’importo dovuto direttamente sul conto IT.18-S-07601-11700 , sempre intestato al Segretario dell’Associazione Sig. Franco Minelli. Si fa presente ai Soci (sia Veterani che Ordinari) che il rinnovo dell’iscrizione con il versamento delle quote sociali assume significato di totale adesione ai valori ed ai principi richiamati dal Presidente Bartolo Gallitto. I Soci che hanno versato la quota 2007 e non hanno ricevuto il relativo Bollino lo potranno ritirare il giorno 3 maggio al tavolo della Segreteria in Peschiera. Se esibiranno copia della ricevuta del versamento ci eviteranno e si eviteranno perdite di tempo. La Segreteria Operativa AI VETERANI DAL GRUPPO J.V.BORGHESE Molti di noi, da anni, Vi seguono, desiderando tramandare alla Storia il mitico periodo da Voi vissuto nella Xª Flottiglia Mas. Il nostro è un progetto importante, serio, oseremmo chiamarlo “imponente”. Dateci la possibilità di realizzarlo in un’unica raccolta di notizie “dal vivo” che solo Voi potete donarci il modo di concretare. Tutto quello che i giovani d’oggi sanno lo raccolgono da notizie frammentarie da libri, scritti scelti o da articoli, qualche volta anche faziosi, ma mai da come vor- remmo realizzarlo noi: il nostro è un progetto ardito,vogliamo che siano i Veterani a farlo vivere. Il progetto sarà realizzato in digitale per poter essere visualizzato da chiunque ne abbia interesse e mira a: 1) Creare un Archivio visivo delle Vostre testimonianze, tramite audio-interviste. 2) Raccogliere Fotografie, Oggetti, Documenti, Lettere, Notizie inedite e quant’altro foto-riproducibile. Vi chiediamo di collaborare solo con qualche ora del vostro tempo per un’intervista. Se siete disponibili contattate la Segreteria Operativa, che provvederà alla definizione del luogo, della data e del come incontrarci. Noi siamo pronti e fiduciosi, contiamo su un’ampia collaborazione. DECIMA SEMPRE, MARO’! l’ esecutivo del Progetto: Michele Simoni, Andrea Facciolli, Ermes Dionisio,Edoardo Rosmino, Stefano Canavassi, Riccardo Nardi e tanti altri disseminati su tutta l’Italia, pronti ad esserVi vicini. A GORIZIA 2008 nche questo anno, nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 gennaio, si è tenuto il consueto Raduno dei combattenti della Xª Flottiglia Mas a Gorizia in ricordo dei Marò caduti per la Patria sul confine orientale. Due giornate ricche di appuntamenti che hanno registrato una maggiore partecipazione da parte di giovani e simpatizzanti dell’Associazione Combattenti. In visita a Tarnova… La “due giornate” di Gorizia inizia la mattina di sabato 19 gennaio. Di buon’ora un ristretto gruppo di simpatizzanti e Veterani lascia l’albergo per dirigersi a Tarnova, oggi terra slovena, per visitare i luoghi della famosa battaglia della “Selva di Tarnova” che vide contrapposti i partigiani titini da un lato e i marò del battaglione Fulmine della Decima MAS dall’altro. Giunti in Tarnova, il marò Franco Minelli (btg. Sagittario) ci conduce nei pressi della Chiesa adiacente ad un prato e, scrutando l’orizzonte, ci indica le zone del fronte su cui si confrontarono gli opposti schieramenti. Il racconto di Franco, molto emozionante, colpisce i cuori dei presenti allorché, indicando la Chiesa a noi vicina, ci r a c c o n t a come in questo luogo sacro trovarono riparo i feriti (non trasportabili) del battaglione Fulmine i quali, una volta che il nemico avanzò verso il centro del paese, furono trucidati dai partigiani titini ed anche spogliati.Furono recuperati ridotti così. Scossi nell’animo dal racconto di Franco, ma fieri di coloro che a caro prezzo difesero fino all’ultimo un prezioso lembo di terra italiana, ci spostiamo verso altre zone di Tarnova, che parimenti furono protagoniste di cruenti scontri. Giungiamo nei pressi di un sottoportico che conduce ad un piccolo atrio aperto, dove si trovava una postazione di mitragliatrice a guardia di un lato del paese. Proprio in questo atrio persero la vita molti del F u l m i n e durante un estenuante tentativo di contenimento dell’attacco e fra di essi il marò Antonio Rosone, volontario di Francia della 3a Compagnia del btg. Fulmine, il cui nipote era presente con noi a Tarnova. Continuiamo la nostra visita dirigendoci verso un edificio significativo: la postazione del Guardiamarina Minervini, ultimo baluardo del btg. Fulmine a Tarnova. Di fronte alla “riservetta”, Franco ci narra le vicende degli uomini del Fulmine che in questa postazione, praticamente circondati dai partigiani slavi, riuscirono a resistere fino all’ultima pallottola e a sganciarsi dal nemico, da soli, il 21 gennaio 1945. La visita a Tarnova si conclude nei pressi di un edificio, pur- 3 4 VITA ASSOCIATIVA GORIZIA 2008 troppo demolito di recente, che con i suoi muri crivellati di proiettili costituiva una preziosa testimonianza di quei giorni di aspre battaglie. Ma, cosa ancor più importante, l’edificio ospitò al suo interno molti marò del btg. Fulmine che, feriti e non trasportabili, furono uccisi senza pietà dai partigiani di Tito quando Tarnova, non più difendibile, cadde in mano nemica. Lasciamo Tarnova con un bagaglio di emozioni assai ricco e attraversando la cosiddetta “Selva di Tarnova”, ci dirigiamo verso un altro luogo teatro di cruenti scontri: Casali Nemci. In Municipio a Gorizia …e a Casali Nemci La Santa Messa Dopo la visita a Tarnova ci spostiamo a Casal Nemci,più avanti,verso la piccola località,sede,prima delle ostilità, della Guardia Forestale, teatro di violenti scontri fra i titini e i marò del btg. Sagittario,126 effettivi, avvenuti durante il giorno di Natale del 1944. Su indicazione del marò Franco Minelli, giungiamo nei pressi di una casa privata dove risiede la famiglia di un simpatico signore che, bambino al tempo degli scontri, ha mantenuto vivo il ricordo dei marò che in quei giorni erano assestati proprio lì dove ora sorge la sua abitazione. Questa persona è ancora oggi grata agli uomini della Decima, poiché furono loro a sfamare lui e gli altri pochi abitanti della zona durante quei difficili giorni. L’accoglienza è dunque calda, gioviale e i molti abbracci e strette di mano che vengono scambiati ne sono una testimonianza. Nel frattempo, ci raggiunge da Gorizia un altro marò, Luigi Farina del btg. Sagittario, al quale Franco non da tempo di intervenire, estrae un piccolo oggetto dalla sua tasca e lo consegna al suo commilitone: il volto di Farina si trasforma, è colto da stupore e da una dirompente gratitudine che sfocia in lacrime. Quell’oggetto, che tanto ha commosso il marò Farina, è la replica fedele del distintivo del btg. Sagittario che Franco ha riprodotto utilizzando, come conio, il suo distintivo miracolosamente preservato a guerra finita dalle grinfie dei “ribelli rossi”di Costabissara il 29 Aprile 45. La commozione però non è solo di Farina, ma anche dei presenti ,e quel gesto, in quel luogo e in quella circostanza, rimarrà nella nostra memoria per sempre. Ma è tempo di raccontare la Storia e Franco inizia ad illustrarci quale fosse il dislocamento delle forze in campo durante quei giorni del Natale 1944: i marò del btg. Sagittario asserragliati proprio lì dove ci troviamo e nei luoghi circostanti,in due gruppi lontani fra di loro 300 metri circa ,con un dosso in mezzo,55 della Mortai,da una parte,71 oltre il dosso, con il nemico piazzato due lati,a semicerchio. Nell’atrio del Municipio viene deposta una corona di fiori sotto la lapide che ricorda i dipendenti comunali catturati e deportati dalle truppe titine e mai piu tornati a casa. Al piano superiore ci attende il Sindaco, che ringrazia i Veterani presenti per il sacrificio fatto a difesa dell’Italianità della città, il momento è emozionante, soprattutto dopo gli ultimi anni in cui la delegazione è stata completamente ignorata dalla precedente giunta comunale. Il Sindaco di Gorizia riceve il crest della Decima Flottiglia MAS dalle mani del Gamma Nardin Parte dei molti labari presenti al Parco della Rimembranza “Centro Studi Panzarasa” La Santa Messa celebrata da Padre Rocco Tomei Il corteo ricorda i 665 Goriziani deportati davanti alla lapide a loro dedicata Inizia così il racconto di Franco di quei giorni di guerra trascorsi a Casal Nemci. Ascoltiamo tutti con vivido interesse le parole di Franco e il Ci si sposta di pochi chilometri, a Trieste c’e’ l’inaugurazione del Centro Studi Panzarasa. Voluto dall’Associazione Culturale Novecento, il Centro Studi nasce sulla recente donazione da parte di Carlo Alfredo Panzarasa (Veterano del Battaglione Fulmine) di tutto il suo archivio, formato da migliaia di fotografie, cartaceo, e altro moltissimo materiale sulla Decima Mas. L’archivio donato non è di certo indifferente, ed il Centro nasce appunto con lo scopo di utilizzarlo al meglio. Gli intenti sono ottimi, è stata annunciata infatti l’uscita di un testo sul Comandante Eugenio Wolk ed al gruppo Gamma, curato da Bruna Pompei. La giornata termina qui, ma ci tengo a rendere noto un episodio accaduto durante la cena in un ristorante di Gorizia. Una ragazza, cameriera del ristorante, una volta capito chi erano i “giovanotti” seduti al tavolo, si è avvicinata e rivolta ai Veterani ha detto “Io sono di Gorizia, e volevo ringraziarvi…”. Potenza della Decima! Parco della Rimembranza “La mattina del 25 dicembre improvvisamente degli spari, il Segretario della Cpg.Mortai, colpito alla testa cade al suolo e da lì in poi il putiferio...” “Resistemmo dalla mattina fino alle quattro del pomeriggio, poi l’ordine del nostro Comandante di Cpg.: “appena fa buio i 45 fuori a copertura per il recupero degli 81”….uno squillo di tromba ed il nostro grido “Decima!Decima”, tutti fuori…arrivano i Marò NP.di Ciappi in aiuto del ns.Comandante Franchi….siamo salvi….” La lista degli eventi è fitta anche per il sabato pomeriggio, ci attende la Messa celebrata da Padre Rocco Tomei, alla chiesa dei Cappuccini. Lo stile di Padre Rocco, non lascia mai indifferenti, e da un Altare decorato con la bandiera della Decima, non risparmia di menzionare il male portato dai titini in queste terre, sottolineando con il suo solito carattere l’importanza dei valori ben radicati nelle migliaia di volontari della R.S.I., che senza esitare e senza paure si sono immolati nella difesa del confine orientale. Il loro valore venga preso ad esempio dalle nuove generazioni. Incisivo come al solito! Il Veterano Carlo Alfredo Panzarasa, marò del btg. Fulmine, inaugura il “Centro Studi Panzarasa” La consegna della corona di fiori al cenotafio dedicato ai Caduti della Decima MAS suo racconto, a tratti, ha dell’incredibile. Il tempo purtroppo trascorre velocemente e a malincuore dobbiamo salutare il simpatico signore che ci ha accolto nella sua proprietà per rientrare a Gorizia. La giornata è infatti ancora lunga: c’è l’appuntamento con il Sindaco di Gorizia, il pranzo, la Santa Messa in onore dei Caduti e poi via a Trieste ad inaugurare il “Centro Studi Panzarasa”. Da Tarnova si scende sempre con il cuore gonfio di tutte le emozioni provate a rivedere quei luoghi, e ad immaginarsi quei giorni di gennaio del 1945. Il prossimo appuntamento in agenda, però è molto importante, dopo 5 anni di “esilio” forzato voluto dalla precedente giunta, finalmente il Sindaco di Gorizia torna a ricevere una delegazione di Veterani e simpatizzanti dell’Associazione Combattenti. La domenica non è di certo parca di emozioni, l’appuntamento è per la mattina al Parco della Rimembranza, i labari sfilano lungo il parco e si inquadrano ordinati davanti al monumento ai caduti della grande guerra, distrutto da vigliacco attentato nel 1944, le macerie sono ancora li dopo oltre 60 anni, a ricordarci che la memoria non va distrutta, mai. Ogni anno il monumento ed i labari sotto schierati danno i brividi, è un immagine davvero unica. Una corona viene deposta dai Veterani Minelli e Borta, prende la parola l’assessore Sergio Cosma quale rappresentante delle istituzioni, che ricorda i Caduti di tutte le guerre. Il corteo si sposta davanti alla lapide che riporta i nomi di 665 Goriziani deportati in Jugoslavia a guerra finita e mai più ritornati. Onore ai Caduti Ci si muove verso il cimitero di Gorizia per la deposizione delle corone, il folto gruppo si ferma davanti al cenotafio dedicato alla Decima MAS, e Mondolfo, goriziano doc, in poche parole, racconta la sofferenza di una terra contesa, ma la cui italianità non è mai stata in messa in dubbio. Altre corone vengono deposte, al monumento dedicato ai Volontari Giuliano- Dalmati, 5 6 VITA ASSOCIATIVA IN RICORDO DI... 7 alla cripta con i resti di giovani volontari della RSI e di alcuni marò del Battaglione Fulmine e Sagittario, all’Ossario dei Bersaglieri del Battaglione “Mussolini”, anch’esso fondamentale nella difesa dei nostri confini orientali. Il congedo I Il folto gruppo qui si scioglie, la cerimonia è terminata, resta solo l’oramai consueto pranzo conviviale, in cui non mancano i canti ed i preziosi racconti dei Veterani, di cui noi “giovani” andiamo particolarmente ghiotti! L’appuntamento è per l’anno prossimo, ancora una volta a ricordare quei giorni, fondamentali per la salvaguardia di queste terre, nella speranza che il ben nutrito gruppo di giovani presenti quest’anno possa ulteriormente ingrossarsi, pronto più che mai ad assorbire i valori di chi più di 60 anni fa in quei luoghi ha combattuto per la salvezza d’Italia. Andrea Facciolli - Stefano Canavassi La cripta ove riposano molti Marò della Decima MAS Parte dell’affollato corteo che ha reso omaggio ai molti Caduti che riposano a Gorizia Omaggio ai Bersaglieri del btg. Mussolini B R I N D I S I ricorda Brindisi, 21/2/2008 Nel Sessantatreesimo Anniversario della Battaglia di “Tarnova della Selva” con il Veterano Angelillis Aldo del btg. Fulmine, i soci aderenti Di Scanio Marcello, Guadalupi Adamo, Tarantini Luciano e i simpatizzanti Di Sario Francesco e La Neve Dino, è stata celebrata a Brindisi, presso la Parrocchia dello “Spirito Santo”, una Santa Messa in memoria di tutti i Caduti a “Tarnova della Selva” della Decima Mas. Ha officiato Don Nino Lanzillotto, titolare della Chiesa, che nell’omelia ha esaltato il sacrificio dei Caduti per l’Onore. Angelillis Aldo l 26 ottobre 2007 è morto il Generale Giorgio Farotti, dopo aver combattuto con grande dignità la sua ultima battaglia contro il tumore. Malato da tempo, il Generale Farotti, anche negli ultimi momenti ha mantenuto quella forza d’animo che era uno dei suoi molti pregi, non facendo pesare ad alcuno la sua situazione, ma anzi preoccupandosi delle sorti dei suoi parenti e ovviamente dei suoi Marò del Barbarigo, che tante volte sono comparsi nei nostri discorsi pomeridiani quando lo andavo a trovare, sorbendomi talvolta i suoi famigerati rimbrotti, che adesso tanto mi mancano, se non avevo puntualmente eseguito le sue istruzioni relative ai libri da lui stesi, e che mi diede l’onore di pubblicare: “Sotto tre Bandiere”, le sue memorie dal 1940 al 1945, e “Il Campo della Memoria”, sul Cimitero di Guerra del Battaglione Barbarigo, a Nettuno. Il Generale Giorgio Farotti era un Ufficiale di rara competenza, e conscio della sua preparazione, non esitò mai nell’opporsi ad ordini superiori da lui ritenuti errati, e che avrebbero messo in pericolo in maniera non necessaria i suoi uomini. Durante la sua lunga carriera militare in pace e guerra, più volte gli furono date responsabilità ampiamente superiori al suo grado, che egli riuscì a svolgere brillantemente. La sua mentalità nel guidare gli uomini al combattimento può essere riassunta in due punti, fondamentali: il primo è che “fiumi di sudore risparmiano fiumi di sangue”, il secondo mi fu spiegato da Carla Piccoli, sorella del Tenente Piccoli, della 4° Cp. Mortai del Barbarigo, caduto sul Monte S. Gabriele nel 1945: “Mio fratello aveva la mentalità di tanti, eroici giovani Ufficiali: avrebbe voluto cadere eroicamente alla testa dei suoi uomini, e ciò accadde; Farotti voleva portare a casa i suoi uomini, nel contempo causando il maggior numero di perdite possibile al nemico”. Il Generale Farotti era anche una persona veramente colta, e questo, sommato al suo pungente senso dell’umorismo, lo rendeva capace di cogliere sempre l’ironia presente in ogni aspetto di quella commedia, talvolta amara, che è la vita. Il Generale Giorgio Farotti era una delle rare persone capace di nobili sentimenti, Generale GIORGIO FAROTTI come ha detto, tra le lacrime, suo fratello durante l’orazione funebre, e i tempi futuri ben difficilmente ci riserveranno l’opportunità di rivedere uomini simili. Riportiamo una serie di giudizi e testimonianze d’affetto verso il Generale Giorgio Farotti, redatte da uomini del Barbarigo: l Il Marò Siro Bagnoli, in una intervista: “La mia considerazione per i nostri Ufficiali è sempre stata ottima, sia allora come oggi, perché dimostrarono di operare con il massimo impegno, oltre a condividere con noi Marò tutti i sacrifici e pericoli che comportano la guerra; ciò valga anche per il mio Comandante di Compagnia: Tenente Giorgio Farotti.” Il Tenente Farotti, al centro, con i Secondi Capi della sua Compagnia Mitraglieri: Betti, Gavrioglio, Puggioni e Colombo Il Tenente Farotti in divisa estiva, estate 1944 PRESENTE! l Il Sottocapo Egidio Cateni, in una intervista: “Il nostro Comandante, il Guardiamarina Farotti, era duro, ma in un paio di occasioni grazie al suo comando ha salvato l’intero Barbarigo. Ti faceva alzare alle tre di notte e fare quindici chilometri di marcia, ma lui era sempre davanti a tutti!” l Il Marò Giulio Ronchi, in una intervista: “Il nostro comandante era il Guardiamarina Farotti, lui era molto esigente in fatto di disciplina, essendo un Ufficiale in s.p.e., mentre noi eravamo dei Volontari, e di disciplina non ne avevamo molta! Era fissato con 8 IN RICORDO DI... EVENTI l’addestramento, ci faceva anche fare degli addestramenti a fuoco vero, ma noi l’abbiamo amato sinceramente perché aveva una vera tempra…. anche se quando esagerava, siccome veniva dagli Alpini, gli dicevamo: “Uè, non siamo mica marinai di montagna!”. l Il Tenente Pierluigi Tajana, in una lettera: “Caro Farotti, ti ringrazio molto per tutta la documentazione che mi hai mandato e ti sono infinitamente riconoscente per aver saputo portar in porto un opera che solo la tua tenacia e volontà ti ha permesso di realizzare. Tu sai che non ha mai creduto nella possibilità di superare tutti gli scogli che avresti trovato sul cammino, malgrado questo ce l’hai fatta. Bravo Farotti! Credo di potermi unire a tutto il Barbarigo s c h i e r a t o sull’attenti al grido di: Decima Comandante Farotti! Il Campo della Memoria ricorderà agli italiani che molti non hanno cancellato dal cuore il nome di patria. Ciao Farotti, ti voglio bene.” l Il Marò Mario Fusco, in una lettera: “Lasciami dire una cosa (…non arrabbiarti!): sei la persona -il commilitone- che ha fatto di più di tutti per il Barbarigo, sia allora come oggi. Lascia che ti abbracciamo e salutiamo a modo nostro: non come nostro Tenente; o come comandante operativo del Btg. (per nostra fortuna!); o come Generale altra fortuna specie in relazione al Campo della Memoria); più semplicemente con tutto il nostro affetto e la nostra più alta stima abbracciamo il Marò Giorgio Farotti.” E, sempre Fusco, in un’altra lettera: […] “Sebbene tu mi abbia detto e scritto più volte, anche ultimamente, che “sarebbe l’ora di finirla con la celebrazione di Giorgio Farotti”, devo confermarti che non solo io ma tutti… gli ormai F oiba di Basovizza, località dell’altopiano carsico alle spalle di Trieste ove furono rinvenuti 500 metri cubi di ossa umane, pari a circa 2.500 corpi. Basovizza non era una vera e propria “foiba”, intesa quale cavità naturale delle zone carsiche, ma il pozzo d’accesso di una vecchia miniera che sprofondava in verticale per più di 250 metri e, come tale, adatto alla bisogna dei malfattori con la stella rossa e dei loro volenterosi accoliti italiani agli ordini di quel viscido, perfido personaggio che viene ricordato come “il migliore” ma peggiore di così non poteva essere. Qui, alla presenza di autorità civili e militari, da alcuni anni, da quando cioè sono stati sdoganati gli scomparsi ora degni di ricordo, ha luogo una cerimonia in memoria dei connazionali assassinati in quanto colpevoli di nessun crimine. Malgrado i tentativi di sordina, la commemorazione diventa ogni anno più rappresentativa e ponderosa. Anche quest’anno, come sempre, erano presenti la Bandiera della R.S.I. e le insegne della Xª con il vessillo del Barbarigo, sostenuti da due bravissimi Alfieri: l’ottimo e sempre presente Nevio Mattioli e l’inossidabile, fiero ed orgoglioso marò Umberto Schiavon. Nel pomeriggio, per concludere la giornata, l’Unione degli Istriani aveva organizzato un viaggio, un pullman ed alcune macchine al seguito, con l’intento di deporre una corona presso la voragine denominata “Roditti”, sita in Slovenia a Un momento della cerimonia funebre pochi sopravvissuti del Barbarigo pensano semplicemente che tutto quello che è stato realizzato con onore ed intelligenza [per il Campo della Memoria] sia stato sì opera collettiva ma soprattutto – ed in mille particolari molto, molto importanti – non esisterebbe nel modo in cui si trova ora nelle parole e nella pietra senza il decisivo apporto, comando e lavoro di Giorgio Farotti. Rischio di metterti in imbarazzo? Non credo proprio. Non credo proprio che tu, grazie a Dio, sia Uomo che si sia mai lasciato o si lasci mettere in imbarazzo da qualsiasi cosa o da chicchessia! E chiedo a Dio – fra poco ci ritroveremo tutti là! – se per caso ci fosse un’altra reincarnazione come dicono le religioni asiatiche, di ritornare a militare ai tuoi ordini… ed averti poi per carissimo e fraterno amico nel nuovo… finale! Ciao, ti abbraccio molto affettuosamente!” Andrea Lombardi GIORNATA DEL RICORDO 10 febbraio poca distanza dal confine italiano, dove furono infoibati, tra gli altri, anche 97 finanzieri. Nonché un omaggio floreale presso la Casa Derin di Capodistria, all’epoca requisita dall’OSNA, la polizia politica Jugoslava ed adibita a centro di raccolta ed interrogatorio dei deportati italiani. Al confine, ad aspettarli, una o forse più pattuglie della polizia slovena con l’intento di bloccare le cerimonie in quanto non autorizzate. I nostri hanno sostenuto le proprie ragioni ed insistito per proseguire ugualmente e, scortati dalla stessa pattuglia, all’arrivo presso la foiba multati di 320 €. Stessa multa, ripetuta, presso la Casa Derin di Capodistria. Questi i fatti. Ogni commento potrebbe, a questo punto, essere superfluo. Mi dicono che una nota di protesta è subito partita per il Ministero degli Esteri e per l’Unione Europea (attualmente presieduta da uno sloveno!). Già immagino il nostro Ministro degli Esteri D’Alema, convocare l’Ambasciatore sloveno e presentargli una ferma protesta in merito. Figurarsi! Il Presidente dell’Unione degli Istriani può ringraziare di non prendersi lui una rampogna dalla Farnesina o, visto come funziona la nostra magistratura, magari finire sul registro degli indagati per “disturbo alla quiete dell’amica repubblica”. E questi sarebbero quelli per i quali i nostri politici imbelli e traditori si sono battuti affinché entrassero al più presto a far parte della comunità europea. Bella roba. Anzi robaccia da entrambe le parti! Roberto Pulli Alcuni dei labari presenti Un momento della cerimonia funebre Un momento della celebrazione Un momento della celebrazione 9 EVENTI 10 “VINCITORI” O “VINTI” ? ”VINCITORI ” O ”VINTI” ? I l giorno 17 febbraio 2008 il Pres. dell’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS è stato ospite dell’Istituto Storico R.S.I. di Terranuova Bracciolini (AR), ove ha tenuto un’interessante conferenza di carattere storico. “Vincitori o Vinti ?” Tema dell’incontro “Vincitori o Vinti ?” ovvero chi può esser considerato a pieno titolo “Vincitore” e chi “Vinto” se confrontiamo le esperienze della R.S.I. e quelle della cosiddetta resistenza? Quale dei due opposti schieramenti e in che misura ha effettivamente contribuito al bene della Patria, sia durante la guerra civile che dopo? Quali furono gli ideali e i progetti per un futuro assetto istituzionale che mossero gli opportuni schieramenti? Un tema assai delicato e intricato, che Gallitto è riuscito a sintetizzare in uno scritto (a cui sta ancora lavorando) ricco di riferimenti storici, bibliografici ma soprattutto giuridici. L’analisi è stata infatti particolarmente interessante poichè condotta attraverso lo studio della “legittimità delle forze in campo”, compiuta con precisi riferimenti al quadro normativo costituzionale e legislativo dell’epoca, che ha messo in risalto come l’esperienza della R.S.I. abbia costituito, al contrario di quella resistenziale, il naturale e legittimo proseguimento dell’esperienza di governo fascista a seguito del 25 luglio e del 9 settembre (data, quest’ultima, che dal punto di vista giuridico decreta la morte del governo Badoglio e della Monarchia poichè, sulla base del diritto internazionale, un governo in fuga per scelta e non per costrizione rinuncia implicitamente alla sovranità e alla legittimazione). Gallitto, in particolare, ha messo in evidenza come i provvedimenti legislativi adottati dal governo Badoglio nei giorni successivi al 25 luglio, che costituirono le premesse del futuro governo del sud assoggettato agli Alleati, debbono ritenersi illegittimi in quanto compiuti con la decretazione d’urgenza che, per sua natura, proprio in caso di “necessità ed urgenza”, è prevista come strumento legittimo per preservare e non per sovvertire l’assetto istituzionale vigente. Sulla base di queste articolate considerazioni, Gallitto ha dimostrato come la Repubblica Sociale Italiana e il Governo di Mussolini, definito “fantoccio” dalla storiografia resistenziale, sia in realtà da considerare, a pieno titolo, come Governo di fatto giuridicamente legittimo e come tale riconosciuto dai tedeschi, dagli angloamericani, ma anche dal Governo del Sud, dal momento che la stragrande maggioranza della produzione legislativa e giudiziaria della R.S.I. fu “assorbita” dalla nascente Repubblica Italiana poiché implicitamente, considerata legittima. Un Governo, quindi, libero ed indipendente. Al contrario di quello del Sud assoggettato al regime armistiziale degli occupanti angloamericani. Infatti, queste differenze appaiono evidenti se si confronta come si svolgeva la vita di tutti i giorni al nord, con il Governo della R.S.I., e al sud, con Badoglio e gli Alleati. Al nord era la R.S.I., con il suo Governo e il relativo apparato amministrativo, che regolava la vita dei cittadini italiani, battendo moneta, assicurando la giustizia, legiferando e garantendo al popolo la fornitura dei servizi primari (come i trasporti). Al sud le cose erano ben diverse, poichè la vita di tutti i giorni dipendeva dagli Alleati e dall’autorità che avevano imposto con l’armistizio: basti pensare che il Governo di Badoglio non batteva moneta, in quanto il denaro corrente era le “AM-Lira” introdotte dagli Alleati, e che l’autonomia decisionale del governo del sud era assai limitata e soggetta all’avvallo delle autorità Alleate (AMGOT). Una differenza fondamentale Considerando, poi, il fenomeno resistenziale, emerge con chiarezza l’antitesi, dal punto di vista giuridico alla R.S.I.. Da una parte un esercito regolare, rispettoso delle Convenzioni internazionali, che ha utilizzato lo strumento della rappresaglia come legittima punizione in reazione ad atti illegittimi e di guerriglia condotti da forze irregolari, quelle resistenziali, dall’altra Forze irregolari in quanto non identificabili attraverso una regolare divisa e non riconosciute come forze militari, che utilizzavano lo strumento della rappresaglia a scopo politico e non in reazione ad atti illegittimi compiuti dai tedeschi o dagli italiani. Sottolinea infatti Gallitto, riportando le parole di uno storico resistenzialista, che gli attacchi partigiani alle truppe tedesche (ininfluenti sul piano militare) avevano lo scopo di suscitare odio nei civili allorquando i tedeschi o gli italiani, in risposta agli attacchi (illegittimi) dei partigiani, utilizzavano lo strumento (legittimo) della rappresaglia, odio che avrebbe aperto le porte, sul piano politico, all’ideale comunista. In sostanza, mentre le FF. AA. della R.S.I. e tedesche utilizzavano la rappre- saglia allo scopo di punire atti di guerra illegittimi, i partigiani, pur sapendo che i loro attacchi avrebbero provocato morti fra la popolazione, attaccavano senza scrupoli con l’intento di spianare la strada al proprio credo politico nel dopo guerra! Le ragioni di una scelta Ma Gallitto non si ferma qui e a sostegno delle proprie affermazioni propone una dettagliata e documentata analisi delle ragioni per le quali Mussolini decise di dar vita alla R.S.I. per l’onore e per l’indipendenza della Nazione italiana: le minacce di Hitler contro il Popolo Italiano ritenuto traditore se Mussolini non avesse accettato di governarlo. La scelta di Mussolini fu coerente con quanto Egli aveva operato negli anni precedenti a tutela dell’Italia e del suo popolo, a costo di assumere scelte che sarebbero costate care sia a lui sia a coloro i quali decisero di seguirlo. Mussolini, come Borghese, si impegnò tenacemente per mantenere quell’autonomia ed indipendenza che al sud poteva solo essere sognata, dimostrando che i rapporti con un alleato difficilissimo, non assunsero mai quei connotati che la storiografia resistenziale propina ormai da decenni. Stabilimenti industriali, fabbriche come la FIAT, aree logistiche come il porto di Genova e finanche gli studi di Cinecittà a Roma furono sottratti al controllo tedesco e preservate dai partigiani da parte delle autorità della R.S.I. Dalle parole di Gallitto, sostenute da precisi riferimenti storici, emerge con chiarezza come la R.S.I. sia stata anche nei fatti uno Stato in grado di regolare la vita dei propri cittadini, nonostante l’influenza dell’alleato tedesco in ordine alle grandi scelte militari da compiere. Il progetto dei ”Vinti” e quello dei ”Vincitori” Alla luce di queste considerazioni, citando una dichiarazione dell’ex-Presidente della Repubblica Francesco Cossiga secondo il quale “i combattenti della R.S.I. meritano l’ammirazione, anche se hanno combattuto dalla parte sbagliata”, Gallitto si chiede: “ma siamo proprio sicuri che fosse la parte sbagliata? Proviamo a confrontare i progetti che le due parti in lotta avevano in serbo per l’Italia “ Lo Stato della R.S.I. che difende la propria terra da un nemico ed invasore anche allo scopo di riscattare il suo Onore infangato da traditori, avrebbe consentito all’Italia di avere più voce in capitolo al tavolo della pace,avendo, anche, difeso i confini orientali dalle mire espansionistiche di Tito… Da una parte lo Stato della R.S.I. che si batte per il suo Onore infangato con il tradimento dell’8 settembre ’43, difendendo strenuamente i Confini della Patria ed, in particolare, quello Orientale, dall’altra la resistenza comunista che propugnava l’asservimento alla Russia Sovietica e l’occupazione di Tito alla Venezia Giulia. Quale per la parte sbagliata? Chi fu il “Vinto” e chi il “Vincitore”, considerando anche che Tito, l’Unione Sovietica ed i comunisti sono finiti nell’ignominia. La domanda che Gallitto si è posto e che ha costituito il titolo della sua conferenza potrà mai avere più di una risposta? I presenti, ma non solo, ritengono proprio di no! Stefano Canavassi I s t i t u to S to r i co R . S . I . IN BREVE w L’ Istituto Storico R.S.I. è stato fondato il 22 novembre 1986 ed ha sede a Terranuova Bracciolini (AZ) - località Cicogna - in Via Pian Di Maggio n° 27. w Le finalità di questa Associazione, come riporta l’ articolo 2 dello Statuto, sono: 3 Conservare e tramandare la storia della R.S.I. 3 Attivare onoranze per i Caduti ed i Dispersi delle Forze Armate della R.S.I. e per le vittime civili della guerra. 3 Promuovere al riguardo ricerche, incontri, riunioni, conferenze, manifestazioni e pubblicazioni culturali scientifiche e ricreative, nazionali e internazionali. CONTATTI w Istituto Storico R.S.I. Via Pian Di Maggio 27 52028 - Terranuova Bracciolini (AZ) w www.istitutostoricorsi.org w www.fondazionersi.org w [email protected] 11 12 EVENTI STORIA P z Il 22 gennaio 2008 al Campo della Memoria-Cimitero di Guerra dei Caduti del Btg. Barbarigo, si è tenuta una Cerimonia in occasione dell’anniversario dello sbarco Alleato ad Anzio-Nettuno e dei conseguenti combattimenti sulla testa di ponte, che videro la partecipazione di diversi reparti della RSI di terra, di cielo e di mare. z Durante la cerimonia, sono stati letti i nomi dei Caduti dei mezzi d’assalto della Xª MAS impiegati contro la Flotta d’invasione. z Tra i partecipanti e le autorità convenute elenchiamo Donna Assunta Almirante, l’Avv. Bartolo Gallitto, Presidente dell’Ass.Comb. Xª Flott. MAS, il Dott. Alberto Indri, responsabile della sezione Roma dell’Ass.ne e il Marò Franco Grazioli del Btg. Lupo. 22 gennaio Campo della Memoria Parte delle rappresentanze e delle istituzioni presenti Un momento della cerimonia Il marò Franco Grazioli in un momento della cerimonia Il Pres. dell’Ass. Avv. Bartolo Gallitto, Donna Assunta Almirante e il Sindaco De Angelis Il coordinatore Xª-Lazio, Dott. Alberto Indri, commemora i marò dei Reparti Navali della Xª MAS caduti in azione a largo di Nettuno “PIU BUIO CHE A MEZZANOTTE NON VIENE ” rima dell’ignobile otto settembre 1943, la Fanteria di Marina del Rgt. “San Marco” aveva filiato un Battaglione di Nuotatori e uno di Paracadutisti per compiti speciali quali il sabotaggio, l’incursione e la distruzione delle difese nemiche, nonchè operazioni tese a preparare nel migliore dei modi il terreno alle forze vere e proprie di attacco. All’annuncio dell’armistizio, una parte dei su citati Paracadutisti presenti a Tarquinia, in assenza di ordini, si diede alla macchia in attesa degli avvenimenti. In quei giorni febbrili il Comandante in seconda degli NP, Capitano G.N. Nino Buttazzoni, si propose di formare un Battaglione con gli NP decisi a continuare la guerra contro gli angloamericani, nelle file della Xa Flottiglia MAS la quale, agli ordini del Comandante MOVM Junio Valerio Borghese, non aveva ammainato la Bandiera. Al Muggiano di La Spezia, ferveva intensa l’attività per riordinare i Reparti, sistemare e arrutolare le migliaia di giovani che accorrevano nella mitica Unità con la speranza di combattere gli invasori.A fine ottobre ’43 nasce ufficialmente – primo tra tutti gli altri – il Battaglione “NP” che incorpora nelle sue Compagnie i già brevettati “N” e “P”, nonchè i giovani desiderosi di appartenere a quella Specialità della Flottiglia che conterà il maggior numero di decorati al V.M. tra tutti i Reparti della RSI. Unità multiforme, questa di Buttazzoni, che annovera varie attività e si distingue in primis con il Reparto N.E.S.G.A.P. (Nuotatori, Esploratori, Sabotatori, Guastatori, Assaltatori, Paracadutisti), comandato da un Ufficciale dalle doti e non comuni che risponde al nome del S.Ten.Vasc. Rodolfo Ceccacci. Questa Ia Comapagnia si trasferì a Jesolo per “migliorare” – lontano da occhi indiscreti – la preparazione in vista delle loro incursioni oltre le linee. Molti vennero catturati e fucilati, altri riuscirono, anche dopo più missioni, a rientrare al Nord. Falange di eroi, di irripetibili combattenti, che seppero affrontare il Plotone d’esecuzione fumando,catando e inneggiando all’Italia. Anche le altre Compagnie del Btg. si trasferirono a Jesolo per il corso prelancistico e di specializzazione su armi ed esplosivi. Il Guardamarina NP Alessandro Tognoloni chiese di essere trasferito al Btg. F.M. “Barbarigo”, perché in partenza per la linea d’impiego al sud di Roma. In linea, per il suo eroico comportamento, verrà decorato sul campo di Medaglia d’Oro al V.M. In luglio, presso la Scuola Nazionale di Paracadutismo della Xa a Tradate si effettuarono i lanci di brevetto per i paracadutisti della Xa.. Spostamento quindi a Palmanova: forse arrivava l’ora di andare in linea! Avvenne, invece, la radunata in Piemonte per operazioni di grande polizia – in verità spettanti alla GNR – con perdite di uomini e di tempo. Scontri, imboscate, scaramucce con le bande partigiane. Unica Messa da campo officiata da don Renzo Pio a Valdobbiadene onsolazione, degna di rilievo, l’azione vittoriosa sul Monte Soglio. Nell’estate, ancora missioni al Sud, per il Gruppo Ceccacci, costate altre sacrifici in vite umane. Positivo il bilancio sia per i danni arrecati agli eserciti anglo-americani, sia per quanto attiene ai servizi di informazione. Il Battaglione, rientrato dal Piemonte, si acquartierò in parte in Val d’Intelvi, presidiando la zona e ioganizzando le Compagnie in attesa del gran giorno. In quel periodo l’NP diede vita al Gruppo “Vega” per incarichi speciali cui era destinato anche il S.Ten.Vasc. Osvaldo Valenti, arruolatosi negli “NP”. In seguito sarà tra i duemila Caduti della Xa Flottiglia MAS, assassinato – con l’indimenticabile Luisa Ferida – con una falsa accusa. In ottobre , il Btg. “NP” dovette spostarsi nel Veneto, a Valdobbiadene, in previsione di difendere il confine orientale d’Italia, minacciato di invasione da parte dei miliziani di Tito. Due Compagnie “NP” parteciparono con grande impegno, valore e professionalità alla – purtroppo breve – campagna nell’Isontino. Il prezzo più alto fu pagato dai marò del Btg. Fulmine” – a Tarnova della Selva – in difesa di Gorizia. Finalmente, il Battaglione “NP”, riunito al completo a Valdobbiadene, - e ricevuta l’Insegna di combattimento con il motto “Più buio che a mezzanotte non viene” – ottenne l’agognato ordine di schierarsi al Fronte Sud contro i multicolori Reparti “alleati”. Inquadrato nel I0 Gruppo Artiglieria “Colleoni” e aliquote del Btg. Genio “Freccia” – fronteggiò con baldanzosa sicurezza truppe indiane e inglesi... Senio, Lugo, Porto Garibaldi, Ariano, Po di Goro, Cavarzere: nomi dei quali gli “NP” portano uno struggente ricordo. Indimenticabili restano i loro ufficciali tutti degni di menzione unitamente al prezioso Aiutante Maggiore S.Ten.Vasc.P Armando Zarotti e le stupende Sorelle Volontarie del Servizio Ausiliario Feminile. La fine di quella avventura per gli “NP” si concluse a Venezia, il 7 maggio ’45, quando, ottenuto l’onore delle armi da parte di una Compagnia della 56a Divisione britannica, il Comandante Buttazzoni dichiarava sciolto il Battaglione Nuotatori – Paracadutisti della Xa repubblicana. Mentre a Valdobbiadene i fuorilegge massacravano quarantasei marò “NP” del deposito del Battaglione. Il grosso degli “EnnePi” veniva inviato nei POW d’Algeria. NP L.F. 13 STORIA 14 I MEZZI D’ASSALTO I MEZZI D’ASSALTO DELLA Xª MAS I mezzi d’Assalto della X Flottiglia MAS erano suddivisi in due Reparti: quello subacqueo e quello di superficie. Appartenevano al Reparo subacqueo i “Siluri A Lenta Corsa” ( SLC ) – noti come “maiali” -,i “Gamma ” - nuotatori, definiti anche “uomini rana” - e i sommergibili tascabili. Appartenevano al Reparto di superficie i vari tipi di motoscafi d’assalto. Fino al 26 luglio 1941 (data del tentativo di forzamento del porto di La Valleta nell’isola di Malta), i due Reparti erano separati, ognuno con un proprio comando. In seguito , la Flottiglia passò sotto un comando unico. L’esplosione doveva avvenire mediante un sistema manuale a orologeria. La “mignatta” doveva essere trascinata a nuoto. Partendo da questa idea, dal 1936 due ufficiali del Genio Navale, i tenenti Teseo Tesei e Elios Toschi, si proposero di creare un siluro analogo, che avesse sulla “mignatta” il vantaggio di poter permettere a due uomini di vivere, navigare, I nuotatori d’assalto: “ I Gamma” dirigersi contro un bersaglio e attacarlo stando sott’acqua. I concetti , quindi, erano rivoluzionati. Era nato il SLC, un minuscolo sotomarino a propulsione elettrica per evitare rumori e bollicine in superficie, con un volante di manovra simile a quello degli aerei. Fu in seguito migliorato nelle officine di San Bartolomeo a La Spezia e dette origine al Siluro San Bartolomeo (SBB), che poté essere utilizzato dalla Xª Flottiglia MAS solo al tempo della Reppublica Sociale Italiana e precisamente nel dicembre 1944 contro il porto di Livorno, già in mano agli Alleati, nel corso di un fallito tentativo. Veniamo ora alle attrezzature degli operatori. L’autorespiratore era un derivato della “ maschera Davis ”, perfezionata dal capitano di corvetta Angelo Belloni. Dai suoi studi derivarono invenzioni geniali, quale,fondamentale, la muta ermetica. L’autorespiratore del comandante Belloni era un più ampio polmone dotato di calce sodata con un nuovo tipo di maschera, non piu a occhiali separati e dotato di due bombole di ossigeno, la cui autonomia era di circa tre ore. Gli operatori, inoltre, erano dotati di una bussola per palombari da portare a un polso, mentre nell’altro tenevano il Radiomir, il famoso orologio subacqueo della ditta Panerai. SILURO A LENTA CORSA (SLC) Reparto Subacqueo Siluro a Lenta Corsa ( SLC ). Antenata del Siluro a Lenta Corsa ( “maiale” ) fu, nel corso della Grande Guerra 1915-18, la “mignatta”. Questa non era che un siluro dalle caratteristiche speciali, mosso da un motore ad aria compressa, con una testa carica di 170 kg di tritolo e dotata di due potenti magneti che avvrebero consenito di poterla applicare sotto lo scafo nemico. A - posto di pilotaggio B - posto del palombaro 1 - Testa carica (300 kg. esplosivo) testa 5 - Parabrezza propulsore 2 - Spoletta a orologeria 6 - Cassa assetto prora 10 - Leva comando cassa di rapida immersione - Tientibene per secondo uomo 3 - Maniglione di sospensione 7 - Comando pompa cassa assetto 11 - Cassa di rapida immersione 14 - Bombola d’aria (200 kg.) per esaurimento rapida ratore di riserva e gli attrezzi di lavoro (alzareti, tagliareti, cime, morsetti, ecc...) asse elica 18 - Paraelica © Albertelli Editore 19 - Elica 20 - Timone verticale (o di direzione) 4 - Braga per il distacco della 8 - Locale batterie 9 - Motore elettrico 12 - Sfogo d’aria della rapida 13 15 - Cofanetto contenente un autorespi- 16 - Cassa assetto di poppa 17 - Passaggio 21 - Timone orizzontale (o di profondita’) Prima dell’unificazione del Reparto subacqueo con quello di superficie, nel primo, comandato dal capitano di fregata Junio Valerio Borghese, era sorta una nuova specialità, quella dei “ nuotatori d’assalto “, sotto il nome di copertura di “ Gruppo Gamma ”. A seguito dell’esperienza conseguita negli attacchi a Gilbiterra, durante i quali si era constatata la presenza di numerosi mercantili alla fonda in rada aperta, il Com.te Borghese ebbe l’idea di fare uscire dal suo sommergibile, lo “ Scirè ”, un certo numero di sommozzatori che avrebbero dovuto portare cariche esplosive sotto quei mercantili, le denominate “mignatte” o “cimici” e del peso di 3 kg. Erano contenute in piccoli involucri metallici circolari di forma biconvessa, muniti di un anello di gomma che, gonfiato da una bomboletta d’aria compressa a collo rompente, ne assicurava l’aderenza sotto lo scafo. Una spoletta a tempo, regolabile dall’esterno, provocava l’esplosione al momento voluto. Ogni “gamma” ne portava quattro con spinta nulla, appese alla cintura e quelle quattro erano sufficienti ad affondare una nave da carico. Il comando del Gruppo fu affidato da Borghese al tenente di vascello Eugenio Wolk. La sede della scuola fu posta a Livorno, entro l’Accademia Navale, potendosi cosi utilizzare per l’addestramento sia le attrezzature della preesistente scuola sommorzzatori, sia la piscina coperta. Ad essa affluirono volontari, non solo della Marina, ma anche da tutti i Corpi dell’Esercito. In seguito i “ Gamma ” adottarono un altro ordigno, il “ bauletto “ per poter operare in porti e sorgitori neutrali. Questo “ bauletto ” era di forma cilindrica; a un’estremità portava un’elica che, dopo un numero prestabilito di rotazioni, permetteva alla spoletta a tempo, di mettersi in moto. L’’ordigno poteva essere facilmente sistemato tra un’aletta di rollìo e la carena della nave da colpire ed esservi fissato mediante uno o più morsetti (i “sergenti”) con l’elica rivolta verso la prua. Quando il piroscafo rimaneva fermo all’ormeggio non succedeva nulla, come succedeva nulla quando si metteva in moto entro il porto o la rada. Solo quando la nave aveva raggiunto e superava la velocità di 5 nodi l’elichetta si metteva a girare e girava fintanto che il bastimento non avesse abbandonato le acque territoriali per entrare in quelle internazionali. I “ bauletti ” erano muniti di uno o più cilindri gonfiabili per dare loro una spinta positiva e il “gamma” li trascinava a rimorchio. L’involucro cilindrico conteneva 4,500 kg di un esplosivo molto più potente del tritolo, studiato anch’ esso dai tecnici della Xa Flottiglia MAS. Il nuotatore era vestito con l’aderentissimo abito di gomma ideato dal Com. te Belloni, abito che lo protteggeva dal contatto diretto con l’acqua senza ostacolargli la libertà di movimento; calzava lunghe pinne di gomma, che gli permettevano una maggiore velocità nella fase di avvicinamento e una possibilità di spostamenti sia in orizzontale sia in quota, senza bisogno di adoperare le braccia. L’autorespiratore era identico a quello descritto precedentemente. Eugenio Wolk Reparto di superficie Barchino esplosivo La sua sigla era MTM (“Motoscafo Turismo Modificato”). Fu progettato inizialmente ( sempre dal 1936 ) dal Com.te Giorgis per lo scafo, dal maggiore del Genio Navale Guido Cattaneo per la parte meccanica. Essi avevano concepito di arrivare agli stessi risultati di Tesei e Toschi, ma stando in superficie, uttilizzando piccoli e velocissimi motoscafi con carica esplosiva, transportati nelle immediate vicinanze degli obiettivi. Il leggerissimo scafo in legno compensato marino era costituito da uno scheletro in Il sommergibile tascabile “CA” legno, inizialmente rivestito di tela imperLa sigla indica la ditta Caproni ( nota meabile, sostituita in seguito da fogli di constuzione di aerei ) e il tipo “A”, per di- compensato; il motore, un Alfa Romeo stinguere quel minisommergibile dal suc- 6 cilindri da 2500 cmc, per questioni cessivo tipo “B”, leggermente più gran- d’ingombro vi era collocato abbattuto; de, ma fatto entrare nella categoria dei nella prora era contenuto un certo quanSommergibili Costieri e non in quella dei titativo di piccole cariche esplosive, che, Mezzi d’Assalto. IL CA poteva transporta- scoppiando all’urto contro il bersaglio, re due incursori-sabotatori, con 8 cariche avrebbero dovuto provocare il rapido afda 100 kg e 20 “ mignatte ”. fondamento del barchino. L’apparato motore era costituito da Il troncone dello scafo contenemente un motore diesel e da uno elettrico di la carica principale ( 300 kg di tritolo potenze diverse, che realizzavano però la ) affondava e, giunto a una profondità stessa velocià di circa 6,5 nodi e la me- prestabilita ( in genere 8 metri ), esplodesima autonomia di 70 miglia. deva per mezzo di un piatto idrostatico, Ne era in preparazione l’impiego per un coinvolgendo così con l’onda d’urto anche attaco al porto di New York alla fine del tutta la chiglia della nave nemica. Il pilota 1943, quando l’armistizio impedì l’ese- avrebbe dovuto gettarsi in mare e poi sacuzione del progetto. Altro attacco con lire su di uno zatterino solo pocchi istanti caratteristiche simili avrebbe dovuto es- prima dell’urto, dopo essersi assicurato sere portato contro la piazzaforte inglese la perfetta punteria del barchino. di Freetown ( Sierra Leone ). Un suo derivato, il MTR (“Motoscafo Turismo Ridotto”), aveva solo dimensioni più piccole per poter essere contenuto nei cilindri dei sommergibili speciali della Xª Flottiglia MAS. 15 16 STORIA TESTIMONIANZE Barchino silurante Il primo barchino silurante fu il MTS (“ Motoscafo Turismo Silurante Modificato ”) e aveva caratteristiche diverse; essendo uno vero e proprio MAS in miniatura, armato con un silurotto di 450 Master Assistance Service, collocato al centro delle scafo tra due motori Alfa Romeo 6 cilindri da 2.500 cmc, e lanciato in poppa, sospinto da un espulsore a cannocchiale funzionante ad aria compressa; appena in acqua, il siluro iniziava la sua corsa passando sotto lo scafo che lo aveva lanciato. Due bombe subacquee antinave da 50 kg, funzionati a pressione idrostatica, consentivano di difendersi offendendo l’eventuale nave inseguitrice e un impianto nebbiogeno a cloridrina permetteva al mezzo di occultarsi nella notte. Dopo l’8 settembre 1943, la Xª Flottiglia MAS, nella Reppublica Sociale Italiana, transformò il MTSM nel MTSMA (“Motoscafo Turismo Silurante Allungato Allargato”) per renderlo più marino. Quest’ultimo barchino, che operò su vasta scala in Tirreno, nel Golfo Ligure e in Adriatico, per brevità fu sempre chiamato SMA. Prima dell’armistizio, invece, gli MTSM avevano avuto largo impiego in Mar Nero con la “Colonna Moccagatta“, in Africa Settentrionale con la “Colonna Giobbe”, Tunisia, Sicilia, e Sardegna. Dopo l’armistizio, con la RSI, operarono contro la testa di sbarco alleata in Anzio e Nettuno. I mezzi trasportatori I Mezzi d’Assalto, avendo un piccolissimo raggio d’azione, avevano ovviamente la necessità di un altro mezzo più efficace e idoneo che li trasportasse nelle immediate vicinanze degli obiettivi da colpire. Questi mezzi (lasciati cadere l’ipotesi degli idrovolanti) furono esclusivamente navali e precisamente: i sommergibili “Iride”, “Gondar”, “Scirè”, “Ambra”, “Murena”, “Sparide”, “Grengo“; i cacciatorpediniere “Crispi”, “Sella”, “Grecale”; le motosiluranti 74 e 75; i pescherecci “ Cefalo”, “Sogliola”, “Costanza”. Particolarmente avventurosi i pescherecci, che imbarcavano i barchini esplosivi e siluranti e si appostavano lungo le coste algerine e marocchine, battendo bandiera tunisina, con equipaggi formati da operatori della Xa Flottiglia MAS vestiti da pescatori. I sommergibili speciali Il problema di transportare i “maiali” fu risolto con il fissaggio di cilindri contenitori sulla coperta di sommergibili oppor- R Il sommergibile Ambra in navigazione Il sommergibile Gondar (a sinistra) con i contenitori per il trasporto dei maiali tunamente adattati e alleggeriti di circa 3 tonnellate; l’alloggiamento fu ottenuto rimuovendo il cannone e sbarcando le sue munizioni, due siluri, catene, ancorotti ecc. Fino al sommergibile “Scirè” i cilindri contenitori furono tre, di cui due sistemati e affiancati a poppavia della torretta e uno a propravia. Con il sommergibile “Ambra” divennero quattro, affiancando un altro cilindro a quello di proravia. I cilindri contenitori erano collegati con il sommergibile per l’allagamento e l’aerazione necessaria alle batterie accumulatori dei “maiali”. Per mettere in mare questi ultimi, il sommergibile poteva eseguire due manovre: 1) posarsi sul fondo in 8/15 metri di fondale, allagando successivamente i cilindri e consentendo agli operatori fuoriusciti dalla garitta di aprire i cilindri, estrarre i Siluri a Lenta Corsa e richiudere i contenitori; 2) emergere in affioramento (ma non in superficie) con i cilindri già allagati, agevolando il compito degli operatori nelle manovre di estrazione degli apparecchi e di chiusura dei portelli dei cilindri, avvalendosi anche degli operatori di riserva (questo secondo tipo di manovra fu quello compiuto abitualmente dal Com.te Borghese con lo “Scirè”, sia nelle azioni contro Gibilterra, sia in quello contro Alessandria d’Egitto). Gli altri mezzi trasportatori citati non presentavano problemi particolari, sia per il trasporto dei “maiali” sia dei barchini, dato che i Mezzi d’Assalto venivano semplicemente caricati e fissati in coperta, per poi essere calati in mare con le gru di bordo, ad eccezione delle due motosiluranti che calavano in mare i mezzi tramite uno scivolo. Documentazione da Ufficio Stampa Associzione Xa Flottiglia MAS Il Tenente di Vascello Mario Arillo Dedicato a Raffaella! affaella, tutti i nostri incontri al Campo della Memoria sono un segno voluto dal destino: il nostro. Definire questi eventi è come stabilire la verità, oltre quelli della storia della nostra Italia. Noi l’abbiamo indicata con il cuore, la sofferenza…la morte. Vivere quelle ore, quando siamo al Sacrario, è come essere pervasi da una sensazione unica: come spiccare un volo verso l’infinito. Come per una congiunzione dell’anima con i nostri ragazzi. Quanta giovinezza! Vent’anni caduti nella piana Pontina! Quei vent’anni vissuti in un ardore di certezza, di abnegazione con il cuore pieno di passione per la Patria, quello di combattere per l’Onore, così vilmente calpestato. Non altro. La strada di terra battuta che porta al Sacrario, nella campagna secolare della piana Pontina, a volte ci accoglie con un sole bruciante e altre con un cielo grigio e sotto una pioggia sottile. Ma lo stesso sentiamo di trovarci in un luogo prodigioso. Questa contrada, a suo tempo una discarica maleodorante, è stata trasformata mediante gli interventi di Tognoloni, architetto realizzatore e poi in buona parte esecutore tecnico del Campo della Memoria, insieme ad Alberto Giorgi e qualche altro… Lentamente, giorno dopo giorno, quel quadrato di terra si è andato trasformando in un luogo intangibile. Anche l’inizio, per la realizzazione del Campo è stata un’avventura, fintanto che il tempo, la tenacia degli operatori l’hanno avuta vinta. Autotassazioni e donazioni volontarie: tutto per affrontare il costo di tutto! Dopo queste vicende vissute con tanta speranza, finalmente abbiamo abbiamo assistito alla moltitudine dei tanti visitatori, dei tanti che hanno partecipato alle funzioni religiose, fino al completo riconoscimento del Sacrario-Cimitero di guerra – da parte di “Onor Caduti” del Ministero della Difesa. È stato un iter laborioso. Raffaella ha partecipato in prima persona ai contatti, al raggiungimento della buona causa. Italiani caduti in guerra per cui degni di un riconoscimento ufficiale da parte dei vincitori. Il senso dell’onore militare! Grazie anima grande! Grazie Raffaella! Quando Te ne stai all’ingresso oppure presso l’altare, la Tua figura minuta trasmette a tutti noi il simbolo della tenacia, dell’amore. Dopo la funzione religiosa è ancora un saluto verso il cielo…, alla voce “Decima” dopo la preghiera del Marinaio, tutti hanno uno sguardo d’amore verso di Te Raffaella, Ausiliaria del “Barbarigo”, madrina del Sacrario. Ora lo sguardo di tutti è con Te, noi che abbiamo combattuto e dei presenti che osservano il “lapidario” dei Caduti nella piana in difesa di Roma. È innegabile non provare un sentimento di riconoscenza verso una piccola donna tanto grande. Infatti un giorno ci ha raccontato: “…Insieme, caricando vecchie biciclette nel treno per Littoria, abbiamo ispezionato la pianura Pontina. A Sermoneta e nell’agro pontino, alla ricerca di quelle tombe che di lì a poco sarebbero potute scomparire…” Sicuramente è stato un grattare la terra con le mani. Ricomporre i resti mortali, sistemarli in contenitori di fortuna: una tibia, un braccio, il canovaccio della camicia… qualche mostrina con il gladio. Insomma quanto è stato possibile trovare, per Raffaella e la sua squadra: Luca Scaffardi del “Lupo” e l’Ausiliaria Silvana Millefiorini. Sempre Raffaella racconta: “…le sei salme recuperate dietro l’Asilo infantile di Latina, nello schema per l’individuazione dei tumuli che avevano trovato in una delle cassette…e ancora le correzioni e i punti interrogativi tracciati dalla mano di Luca. Arrivammo tardi al Ponte dell’Incudine, sulla via Appia, tra Cisterna e Littoria. Non c’era più traccia della sepoltura che ci avevano segnalato…” I particolari di ogni giorno, di ore, di momenti, in tensione altissima. Speranze, ricordi, le esplosioni, il ripiegamento del Barbarigo e di altri reparti Italiani verso Roma. Roma sorda alla Patria! I ragazzi l’attraversarono in fila indiana tra l’indifferenza dei molti e le lacrime dei pochi che avevano capito. Dopo il conflitto, i Romani tornano a casa, che dalla prigionia dal 211 P.O.V. Camp di Algeri, chi dalle patrie galere. Tutti ci rivediamo, pallidi e con tanti fardelli sulle spalle in una Roma mercenaria e sporca. Qualche volta ci si incontrava a casa di Raffaella all’Alberone. C’è Luca diventato suo marito, c’è Ugo Franzolin, Franco Grazioli, Renzo Palmili, Mario Sannucci e tanti altri che venivano di volta in volta. Cercavamo di rinverdire le nostre memorie…. Un bicchiere di vino gorgogliava nel nostro stomaco all’unisono con le canzoni cantate a bassa voce… eppure non ci mancava il coraggio di attestare chi eravamo… ma la nostra forza era quella di assistere, annotare ma con disciplina. Ma quel tempo era segnato da altri impegni. La squadra che operava nella piana incontrava grosse difficoltà, sia sul terreno che nella faide politiche, delle Autorità di polizia ed altri. Raffaella ci raccontava: “…mi sono rivolta ad un giornale e mi sono sentita dare della visionaria. Ho cercato, ho bussato ad innumerevoli porte. Solo ieri ho trovato 51 cassette in fondo ad un deposito, ammonticchiate l’una sull’altra, con i chiodi che non reggono”. E ancora ”…non c’era un fiore quando le abbiamo trovate. Per Natale vorremmo che fossero sepolti sotto una coltre di fiori…”. Era il 12 dicembre 1947. E la stampa annoverava: “questa mattina al Verano un movimento insolito. Numerose jeep della Celere e Carabinieri che stazionano all’ingresso della cappella interna”. Avrebbero dovuto essere traslati i resti mortali di 28 Caduti. La cerimonia, un primo tempo autorizzata, subito era stata revocata dalla Questura. I nostri ragazzi ancora in attesa di un luogo di pace! Sono trascorsi altri sessanta anni. Infinite le vicende vissute da Raffaella per il coronamento del suo sogno: il Campo della Memoria è Cimitero di guerra. Ancora un abbraccio cara “ragazza” della Decima, del Barbarigo, al Tuo immenso impegno. Finalmente i nostri ragazzi rimarranno lì. Finalmente la terra che li ha visti combattere per l’Onore della Patria, oggi ne custodirà i resti come in un abbraccio universale. Raf, io Ti chiamo così ormai da tempo…il tempo passato che ha visto le Tue grandi battaglie, il grande impegno vissuto giorno dopo giorno per la soluzione finale del riconoscimento da parte di Onor Caduti. Tutto il Tuo operato è come un segno rilevatore di un Cuore, di una Fede inestinguibile. Dio li segna! Grazie ragazza! Decima! Franco Grazioli 17 18 TESTIMONIANZE IL CAMPO DELLA MEMORIA Questo articolo, concordato nelle sue parti informative con il Pres. del “Campo”, GIORGIO FAROTTI, era stato preparato per ricordare, sia pur in sintesi, la storia del “Campo” –ora Cimitero di Guerra RSI- nato da idee espresse dai partecipanti all’Assamblea del Btg. BARBARIGO in un suo raduno a Lerici, nell’ottobre 1989. Purtroppo il “nostro” GM GIORGIO FAROTTI è morto nella notte fra il 26 e 27 ottobre u.s.; e questo articolo diventa, del tutto involontariamente, un necrologio. Noi che siamo fra i pochi “involontari sopravvissuti” ancora in vita, inchiniamo la nostra Bandiera e salutiamo per l’ultima volta con il cuore pieno di tristezza, ma a testa alta come sempre, il nostro “MARO’ HONORIS CAUSA” GIORGIO FAROTTI L ’avevamo chiamato così e ci piaceva così. A Lerici, nell Ottobre del 1989, diciotto anni fa, alla fine dell’assemblea del “BARBARIGO”, avevamo deciso tutti insieme l’acquisto di un piccolo appezzamento di terreno nei pressi dei campi di battaglia di Nettuno, dove appunto il Barbarigo aveva vissuto il suo primo fronte. Qualcuno, non ricordo chi, disse : “Anche se dovesse rimanere per sempre solo un prato verde con in mezzo una pietra ed un’asta di bandiera, sarà pur sempre il nostro posto della Memoria”. Sapevamo bene che non c’eravamo stati solo noi: a Nettuno ed Anzio avevano combattuto anche i paracadutisti della Nembo ed il Btg. “Degli Oddi”; e, in mare, i “Barchini” dei Mezzi d’Assalto; e, in cielo, gli ultimi aerosiluranti del Comandante Faggioni. E ci eravamo resi anche conto, come scriverà poi il nostro Paolo Posio in un articolo sul giornale “DECIMA” di Sannucci (del Bgt. Lupo) che: “Tocca ancora a noi...ma inizieremo un’opera che ricorderà la Decima Flottiglia Mas in TUTTI i suoi reparti e in TUTTE le sue vicende e che ne costituerà prezioso comune patrimonio”. La nostra Medaglia d’oro Alessandro Tognoloni, ideatore e poi architetto dell’opera, aveva idealmente completato questo pensiero sullo stesso giornale, nel IL CAMPO DELLA MEMORIA Marzo 1991, giorno della posa della Prima Pietra: “...realizzando così una doverosa volontà, a lungo perseguita, di dare a tutti Coloro che caddero con la divisa della RSI, una Bandiera svettante che raccogliesse in un unico simbolico altare tutti i luoghi di un sacrificio ignorato”. E, in un altro articolo, quando il Campo non era ancora divenuto “Cimitero di Guerra”, perchè non vi erano ancora stati trasferiti i resti dei Caduti ospitati nella tomba del Verano dalla nostra Ausiliaria Raffaella Duelli: “In questo luogo, deserto di corpi ma denso di anime, siamo venuti aportare il fiore del ricordo ed il virile rimpianto di noi, involontari sopravvissuti”. Tralasciamo di descrivere le difficolta di ogni genere, principalmente da parte di politici, giornali avversi etc, nonché quelle finanziarie; e la continua necessità di essere spesso presenti sul posto da parte di chi si occupava più attivamente dell’ organizzazione e dell’andamento dei lavori e magari abitava lontano da Nettuno. Acceniamo, invece, al momento in cui, dopo la posa della prima pietra, ci rendemmo conto - e più di tutti il Gen. Giorgio Farotti, che l’Assamblea già nel 1989 aveva eletto Presidente dell’Associazione “Campo della Memoria” (regolarmente costituita con rogito notarile il 4-12-1989 a Firenze, Notaio Wilma Cerulli) che tutti gli eserciti coinvolti nell’ultimo conflitto avevano il loro cimitero su terreno donato dallo Stato italiano, tranne quello della RSI. Per questa ragione il Campo, inizialmente dedicato ai marò Caduti nella difesa di Roma, venne esteso a tutti i soldati repubblicani immolatisi per la difesa del suolo e per l’onore della Patria. “Nacque così – scrive Farotti in un articolo sul Notiziario dell’Associazione Combattenti “DECIMA” del 2000 – l’istanza di trasformare il monumento in Cimitero di Guerra.” Senza contare poi, che la grande preoccupazione - una volta che il Campo fosse diventato una realtà - era quella di farlo rimanere presente e vitale anche per il futuro, con decisione e sicurezza, nel tessuto della vita nazionale italiana, cosa questa possibile solo se ad occuparsene poteva essere non una Associazione privata di reduci, per sua stessa natura alle lunghe cadùca e già in COME ARRIVARE w in Auto da Nettuno: arrivati al piazzale John Fitzgerald Kennedy, di fronte al Cimitero Militare Americano, prendere via Santa Maria direzione Cimitero Civile di Nettuno. Dopo il cimitero la strada cambia nome in SP 87/bis conosciuta con il nome di via Nettuno-Velletri. Partiti dal Cimitero Americano dopo 1,7 Km girare sulla destra in via dei Frati. Dopo circa 500 metri sulla vostra sinistra trovate via Rocca Priora (la terza a sinistra di via dei Frati), una strada che costeggia una grande villa munita di mulino a vento. Dopo 100 metri sulla destra si apre il Campo della memoria. campo della memoria w Via Rocca Priora (traversa di Via dei Frati) 00048 - Nettuno (RM) via di estinzione, ma una Istiuzione dello Stato. E questa Istituzione poteva essere solo l’Ufficio OnorCaduti del Ministero della Difesa. Anche qui, proseguiva nel suo articolo Farotti, nacquero e dovettero essere superate difficoltà di ogni genere, spesso di malintesa natura politica e burocratiche; ad un certo punto il Sindaco di Nettuno chiese addirittura che l’opera fosse demolita per “violazione del regolamento”! Per fortuna Farotti, militare di carriera proveniente dall’Accademia di Modena ed Alpino (con noi era stato Guardiamarina ed aveva comandato un plotone della IVCp, poi la Compagnia Mitraglieri ed era stato al Comando operativo del Battaglione) dopo la guerra aveva ripreso servizio ed era diventato Generale di Divisione. Poteva quindi presentarsi alla pari con i generali del Ministero di Difesa ed in paricolare con chi comandava l’Ufficio OnorCadutti, che al tempo era il Generale Bruno Scandone. Questo particolare, ma sopratutto il suo carattere fermo e solido di uomo e di Ufficiale, nonché la collaborazione di tutti coloro che si occupavano del buon andamento del Campo (nomino solo qualcuno in particolare: marò Augusto Bruzzesi e l’Architetto Alessandro Tognoloni, ex GM, oggi purtroppo defunti; Raffaella Duelli, Ausuliaria del Barbarigo e Alberto Giorgi, Genelare e nostro ex GM anche lui) alla fine resero possibile, il 20 Giugno 2000, il trasferimento nel Campo delle prime sette cassette di resti mineralizzati di nostri Caduti Ignoti sul fronte di Nettuno: “Sulla lastra del sacello – scrive ancora il Gen. Farotti – si legge la seguente epigrafe: Soldati ignoti, eroi senza medaglia, vite offerte alla Patria per la difesa di Roma”. Poi, il 16 Giugno 2005, vennero trasferite altre 65 cassette, precedentemente ospitate nella Tomba Duelli, al Verano di Roma. Con l’occasione vennero tumulati nel Campo anche i resti del Cap. Corvetta Umberto Bardelli, Comandante del Btg. “BARBARIGO” a Nettuno, ma Caduto ad Ozegna, presso Torino. Anche questo è stato un successo personale di Giorgio Farotti e del suo particolare carisma, visto che nel regolamento del protocollo di tarsferimento di proprietà e gestione del “Campo” – diventato “Cimitero di Guerra RSI” – prevedeva che in quel luogo potessero essere tumulati soltanto i resti di Caduti sul Fronte di Nettuno. DE PROFUNDIS CLAMAMUS AD TE DOMINE… QUI si aduma lo Spirito dei Centomila della RSI le cui spoglie giacciono ancora disperse in mille cimiteri, in migliaia di oscure fosse, in centinaia di foibe. QUI noi stiamo, avvolti nello stesso filo spinato che serrava i corpi di padre-madre-bambina tratti da una foiba da Lino Cecchin di Treviso. QUI depongono ai tuoi piedi l’immane sofferenza i famigliari che, ormai, ha zittito e pacificato la Morte, non gli uomini. QUI noi innalziamo la nostra preghiera: “O Signore, fa della Tua croce l’insegna che precede la schiera di Coloro che, senza colpa, sono venuti anzitempo a Te e si sono abbandonati” Militari in perfetta divisa, nel rispettoso silenzio del Campo, consegnarono le cassette, coperte ciascuna da un darppo tricolore, fra le braccia di “involontari sopravvissuti” della RSI, che le depositarono nei loculi del Sacrario mentre un reparto dell’Esercito presentava le armi. Fra il sussurrio del vicino canneto e delle chiome dei frassini intorno, lievemente agitati dal vento, si diffondevano, gravi e solenni, le note del “Silenzio fuori ordinanza” da una solitaria cornetta al centro del campo, sotto l’asta della Bandiera Italiana che sventolava dolcemente in alto, nell’azzurro. Da quel momento il “Campo” non fù più solo il nostro posto della Memoria, ma soprattutto, Cimiterro di Guerra RSI. E questo ultimo risultato è il coronamento della paziente, continua, intelligente e tenace attività del “nostro” GM, Generale di Divisione Giorgio Farotti; attività che specialmente gli ultimi anni non si è mai interrotta malgrado le continue operazioni e debilitanti cure mediche alle quali egli deve sottoporsi. Proprio in questi giorni ha finito di preparare il libro che narra la storia del “Campo della Memoria – ora Cimitero di guerra della RSI” - ed un DVD con le immagini fotografiche e didascalie sullo stesso tema. Ci sia consentito di salutarlo con queste righe, ricordando con piacere e commozione il giorno 8-IX-2003 quando, durante un Raduno del “BARBARIGO” a Lerici, insieme agli altri commilitoni della “DECIMA” convenuti, lo acclamammo all’unanimità ...”Marò Honoris Causa” consegnandogli anche una targa che ne testimoniava e comprovava l’avvenuta... promozione! Gruppo “DECIMA” Toscano (Marò Mario Fusco) 19 20 MILITARIA LO SCUDETTO DA BRACCIO lo SCUDETTO da BRACCIO L o scudetto da braccio della Decima Mas è certamente tra gli oggetti più affascinanti e ricercati nel campo della militaria, in quanto carico di simbologie e di significati iconografici che rappresentano l’ essere dei Maro’ che lo hanno portato con fierezza sul braccio sinistro. Il teschio con la rosa in bocca sintetizza la frase del Comandante Salvatore Todaro che paragonava la morte in battaglia ad una rosa rossa, bella e profumata, la X che richiama la Decima legione, la piu’ fedele a Cesare che salvo’ Roma... il tutto racchiuso da una fune di stampo marinaro. E’ sicuramente un simbolo quella X rossa su campo blu e la dicitura FLOTTIGLIA MAS identifica un elite di ardimentosi che in forma volontaria si arruolava nei ranghi della DECIMA. Nei primissimi mesi di vita della Xª, nel tardo 43 e nei primi mesi del 44, si usarono degli scudetti ricamati a mano in conottiglia in varie finiture, ma il nostro studio si concentrerà sugli scudetti metallici prodotti da diversi costruttori (Lorioli, Johnson, Picchiani e Barlacchi, Bregonzio ). Le molte varianti che esamineremo (materiale, finitura e verniciatura) sono state prodotte in momenti diversi sulla base dei materiali e delle risorse disponibili in quel dato periodo bellico. Lo scudetto con dicitura FLOTTIGLIA MAS comunemente chiamato rosa corta con teschio inclinato e’ presente in due versioni, nonostante entrambe provengano dallo stesso conio, uno in zama nuda verniciato con un azzurro chiaro, l’altro in zama nichelata verniciato con un azzurro intenso, quasi blu. Quindi vi e’ la versione in ottone con rosa lunga e teschio diritto, con la gomena marinara ben definita e verniciato a smalto. Inoltre e’ in atto uno studio su una variante di uno scudetto simile, con una La versione in ottone, con rosa lunga e teschio diritto gomena meno definita ma con un conio generale splendidamente definito da entrambi i lati, il cui materiale base è l’ottone e la vernice è a smalto. Questo scudetto potrebbe essere attribuito alla ditta Picchiani e Barlacchi per via delle molte similitudini identificate con la replica prodotta negli anni ‘80 per l’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS presso lo stabilimento storico Fiorentino, sebbene il conio confrontato sia differente in diversi particolari (dalla gomena alla piccola “ª” della Xª), e il suo proprietario di origine fosse un marò del Colleoni. Esiste anche una versione in zama nuda Il modello Divisione del 1944 della ditta produttrice Bregonzio, con la X asimmetrica ed il teschio diritto con vernice blu scuro. La versione con la dicitura Divisione fu realizzata nell’agosto del ‘44 e distribuita, in pochi esemplari, a partire dalla fine dello stesso anno. Anche per questa tipologia esistono varianti per finiture e verniciatura. Il Divisione ha una finitura dorata della zama ed è verniciato in blu del tipo a smalto, mentre altri esemplari, probabilmente coniati più tardi, non hanno la finitura dorata (o è presente solo su teschio e gomena) e la vernice Scudetto attribuito alla ditta Picchiani e Barlacchi in fase di studio tende più all’azzurro-grigio senza essere a smalto; inoltre presenta un teschio piu’ grande dei modelli sopra descritti. Si sta anche studiando un altro divisione probabilmente attribuito alla ditta Bregonzio, viste le similitudini del teschio e dell’ asimmetria della X. Tutti gli scudetti descritti sono coniati in maniera superba ed il conio e’ definito in ogni minimo particolare... La reperibilita’ di questi scudetti e’ oramai scarsa: sicuramente gli scudetti Divisione sono molto piu’ rari e costosi, ma anche trovare un rosa corta ed uno in ottone sta diventando difficile e oneroso. Gli scudetti della ditta Bregonzio, con la dicitura Flottiglia MAS, sono stati rinvenuti nel magazzino della ditta stessa, che probabilmente non aveva fatto in tempo a consegnarli ai reparti che ne avevano fatto richiesta e, di conseguenza, si possono trovare in stato di nuovo, sebbene vi siano anche degli esemplari con una leggera diversita’ nella verniciatura e con chiari segni di usura (si tratta probabilmente di pezzi distribuiti a qualche reparto in armi verso la fine del conflitto). Questi scudetti in passato erano di facile reperibilita’, ma oggi, visto l’enorme interesse attorno alla Xª, anche questi sono ambiti e ricercati da tutti i collezionisti ed il prezzo e’ in continua ascesa. Foto tratte dalla collezione privata di Francesco Bonsignore. Ermes Dionisio Lo scudetto in zama nuda, verniciato di azzurro Lo scudetto in zama nichelata La versione in zama nuda prodotta dalla ditta Bregonzio Il retro del modello Divisione, attribuibile con buona probabilita alla ditta Bregonzio 21 22 BIBLIOTECA NOTIZIE Sul nostro scaffale . . . ne e probabilmente il corso della storia sarebbe stato diverso. Arrigo, il fratello dell’autore, purtroppo figura tra i Caduti di quei giorni. La prima parte del testo ripercorre invece la storia della Decima Mas dalle origini dei Mezzi d’Assalto arrivando appunto fino ai giorni di Tarnova della Selva, il tutto, come già detto, corredato da moltissime foto, alcune davvero inedite. L’unica pecca è la difficile reperibilità di questo testo, che non dovrebbe mancare in nessuna libreria. Andrea Facciolli Giorgio Giombini “DECIMA” TARNOVA .................................................. edito da: Antonio Delfino Editore Rilegato, 219 pagine, moltissime foto in b/n, f.to 16x21, € n.d. D ecima Tarnova è un testo molto particolare, sia per il suo ricco corredo di immagini, molte inedite, sia per il fatto che è un ricordo di un fratello scomparso nei drammatici ma gloriosi giorni di Tarnova della Selva. Giorgio (l’autore) ed Arrigo Giombini, erano entrambi appartenenti al Battaglione Fulmine: Giorgio nella Prima Compagnia ed Arrigo nella Seconda, ed è appunto di quei giorni di gennaio 1945 che l’autore ci racconta, regalandoci uno dei più bei resoconti della Battaglia di Tarnova mai pubblicati fino ad ora. Il racconto è minuzioso e trasuda emozioni ad ogni parola. Quelle giornate vengono ripercorse e donate al lettore, che non può non trarne lo spirito di quei ragazzi che immolarono la loro vita su quell’amato e indifeso confine Orientale, che senza la loro estrema resistenza sarebbe stato violato dalle truppe titi- Giorgio Farotti SOTTO TRE BANDIERE Una vita per la Patria 1941-1946 .................................................. a cura di: Enrico Frattini - Andrea Lombardi edito da: Associazione Italia Via Onorato 9/18 16144 / Genova 180 pagine, 100 foto in b/n, 10 disegni, f.to 17x24, € 20,00 Raduno Nazionale Parte del ricavato della vendita del libro sarà donato al “Campo della Memoria” dei Caduti della Decima MAS L e memorie di Giorgio Farotti, Sottotenente in s.p.e. nel Regio Esercito, Guardiamarina nella Decima MAS, Generale nell’Esercito italiano Il testo è integrato da 100 foto del Raggruppamento Alpino Carnevalis, del Btg. Barbarigo e di altre unità della Decima MAS, la maggior parte inedite e molte di proprietà dell’autore, e da appendici con testimonianze di Reduci della Decima MAS e documenti. L’autore ha prestato servizio come Sottotenente in s.p.e. nel Regio Esercito e nel Raggruppamento Alpino Carnevalis, e come Guardiamarina nella Decima MAS, dove ricoprì gli incarichi di Comandante della Compagnia Mitraglieri del Battaglione Barbarigo e successivamente di Ufficiale alle Operazioni della stessa unità. Queste memorie, toccanti ma scritte con grande rigore storico-militare, comprendono capitoli sull’addestramento nelle Scuole Ufficiali del REI nel 1941-1942, sulle operazioni nel Goriziano prima e dopo l’otto settembre 1943, e sul periodo nella Decima MAS nel 1944-1945, con interessanti considerazioni sulle tattiche adottate dai Reparti della Decima MAS a Chiapovano, sul San Gabriele, a Tarnova e sul fronte del Senio. Il testo è integrato da 100 foto del Raggruppamento Alpino Carnevalis, del Btg. Barbarigo e di altre unità della Decima MAS, la maggior parte inedite e molte di proprietà dell’autore, e da appendici con testimonianze di Reduci della Decima MAS e documenti. Parte del ricavato della vendita del libro sarà donato al “Campo della Memoria” dei Caduti della Decima MAS. Andrea Lombardi Xª FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. Sabato 3 Maggio Sala Civica Piazza San Marco ORE 10,00 INIZIO DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA Ordine del giorno - Saluto del Presidente ai Convenuti - Elezione del Presidente moderatore dell’Assemblea e del Segretario - Relazioni del Tesoriere e del Segretario Operativo - Situazione della Associazione - Programmi futuri, Notiziario e Internet - Consegna delle tessere ai nuovi iscritti - Varie ed eventuali ORE 12,30 - INTERRUZIONE ORE 15,30 - RIPRESA DEI LAVORI ORE 18,00 - CHIUSURA LAVORI Domenica 4 Maggio Sacrario “Piccola Caprera” ORE 10,00 - ALZABANDIERA Santa Messa presso il Sacrario ORE 10,30 - CERIMONIA DI CONSEGNA Consegna ai giovani di Continuità Ideale dei labari e dei gagliardetti della sede provinciale U.N.C.R.S.I. di Cremona ORE 13,00 - PRANZO SOCIALE Ristorante “Al Fiore” Lungolago Garibaldi 9 Peschiera del Garda Prenotazioni: 333 9535879 / Segreteria 02 90723453 / Ausil. Fiamma Morini 23 24 NOTIZIE NOTIZIE La Decima in Rete Nel giungo 2007, insieme ad un gruppo di giovani aderenti al gruppo Junio Valerio Borghese, abbiamo raccolto l’invito dall’Associazione Combattenti a rivedere l’impostazione del sito internet fermo e non aggiornato oramai da anni. Il SITO internet dell’Associazione - www.xflottigliamas.it Ricerche Marò Xª MAS A tutti gli Iscritti La Segreteria è interpellata, spesso, specie da nipoti, per fornire notizie di qualche parente che a detta loro, o per sentito dire in famiglia, avrebbe potuto far parte della Flottiglia. In Segreteria siamo attrezzati a risposte del genere, ma l’aiuto di qualche Commilitone di buona memoria ci sarebbe gradito. L’indirizzo lo conoscete, sotto allora, dateci una mano. Grazie! Internet è di sicuro uno strumento importante, e, se ben utilizzato, utile per avvicinare moltissimi giovani alla nostra amata Decima. Marò dei Mezzi d’Assalto con sede ad Albissola Gamma Roberto Serra G.M. Mario Riondino (Barbarigo) G.M. Gerolamo Macchi (Mezzi Ass. Sup.) La Segreteria Operativa Donazioni Abbiamo lavorato con passione e dedizione, onorati dal compito assegnatoci, e nel giro di pochi mesi siamo riusciti ad ottenere buoni risultati, nel mese di giugno poche decine di persone consultavano il sito internet, negli ultimi mesi siamo stabili sulle 5.000 visite al mese, provenienti da tutto il mondo. Donazioni pervenute alla Segreteria dell’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS: GIORGIO GIOMBINI € 100 - LUCIANI LUCIANI € 19 - FULCINI MANUEL € 19 - PATELLI LUIGI € 69 A nome dell’Associazione, la Segreteria ringrazia vivamente i sostenitori Il sito è sempre aggiornato, con tutte le informazioni necessarie agli associati, oltre che con la Storia della Decima MAS. Lutti www.xflottigliamas.it Di pari passo abbiamo, ideato e creato il “Forum” ovvero una comunità dove ognuno può proporre argomenti e discuterne con gli altri, ovviamente le tematiche sono la storia, gli ideali, il collezionismo, e tutto quello che c’e’ intorno alla Decima Flottiglia MAS. L’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS, nel ricordare insigni Veterani da poco scomparsi, si unisce al dolore dei familiari ai quali porge le poù sentite condolianze xflottigliamas.forumfree.net Il FORUM dell’Associazione - xflottigliamas.forumfree.net Venite a trovarci! P. Liva GALLI ERCOLE GIUSEPPE MAIOCCHI SPOLAORE LUCIANO BARRACO ing. OTTAVIO Milano - 11.02.2008 Btg. Lupo Capoliveri, Isola d’Elba Btg. Barbarigo Bologna - 23.12.2007 N.P. Siracusa - 16.03.2008 Btg. Fulmine RAMPONI LUCIANO Bologna - 17.03.2008 Btg. Fulmine Il nostro cordoglio ai Decumani Marcello Borta per la perdita della moglie ROMA ed ai Fratelli Antonio e Pietro Crosio per la Sorella CRISTINA 25 ASSOCIAZIONE COMBATTENTI R.S.I. NOTIZIARIO 1 G e n n a i F e b b r a i M a r z 2 0 0 o o o 8 w w w . x f l o t t i g l i a m a s . i t xflottigliamas.forumfree.net
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