A Marcello perché completi il lavoro del nonno

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A Marcello perché completi il lavoro del nonno
A Marcello perché completi il lavoro del nonno
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Antonino Palumbo
IL VUOTO
Il quarto reame: quello delle anime
www.profantoninopalumbo.com
[email protected]
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PRESENTAZIONE
Non solo la filosofia, l‘arte e la religione sono pervenute alla
conclusione che tutto ciò che esiste vive, pur cambiando modo di
essere, ma anche il pensiero scientifico moderno, come vuole
dimostrarci Antonino Palumbo, filosofo e scienziato cristiano, afferma
la stessa cosa.
La vita è in perenne evoluzione verso la perfezione. La morte ? In
realtà non esiste. L’evento che noi chiamiamo “morte” è solo un
passaggio ad un modo di vivere più perfetto. Perciò all’uomo, come a
tutto il creato, la vita non è e non sarà mai tolta, ma trasformata
nell’Essere perfetto, creatore del cielo e della terra.
L’uomo che rifiuta questa verità è destinato a vivere senza speranza e
senza amore verso se stesso, verso gli altri e verso il creato. Infatti, il
concetto di una “vita che finisce” genera nell’uomo l’angoscia della
morte, che lo conduce al disprezzo di ciò che è ed ha.
Questo modo di vivere si chiama “morte dell’essere” ed è già
esperienza concreta dell’inferno. L’angoscia della morte, intesa come
origine e causa del nulla assoluto, toglie dal cuore dell’uomo quel
carattere sempre nuovo e quell’orizzonte sempre più vasto che sono
propri della vita. Angosciato dalla morte, l’uomo è incapace di
guardare in avanti e in alto, si trova dinanzi ad un agghiacciante
sbarramento verso il raggiungimento della pienezza della vita e
dell’amore. Di contro, proteso verso il futuro, l’uomo anela ad
incontrarsi con la Vita e si unisce ad essa sempre più intimamente
diventando, in questo eterno divenire, sempre più simile, più accetto e
caro alla Vita, la cui natura è l’Amore.
Questo suo sempiterno divenire e progredire farà conoscere e
sperimentare all’uomo l’eternità e l’infinità dell’Amore. In questo sta
tutto il bene, il bello e il grande che l’uomo cerca e vuole vedere e
gustare in se stesso, in ogni uomo e in tutto il creato.
Tutto il bene, tutto il bello e tutto il grande si possegono prima con
l’intelletto e poi con la volontà.
Chi comprende la Verità e la esercita diviene certamente un uomo
spirituale, un benefattore, un santo tutto ardore d’amore per la Vita,
per l’umanità e per il creato. Solo chi vive tutto in avanti, proteso in
alto, tutto lanciato verso la Vita può gridare: “La vita è bella !” I
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mistici, che sono cresciuti progressivamente nella luce della Verità e
nell’intima assimilazione e unione con la Vita, sono passati da questo
mondo all’altro con il volto soffuso da una grande gioia celestiale.
Che tu, lettore, al termine della lettura di queste pagine piene di
sapienza, possa gridare: “E’ bello vivere!” E che questo grido possa
proiettarti in un futuro sempre migliore, più bello e più grande, dove
saranno nuovi cieli e nuova terra.
Lorenzo Montecalvo
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Fecisti nos ad te et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te
S. Agostino
INTRODUZIONE
La domanda sofferta, intensa, profonda e senza risposta che ci si pone
davanti alla morte di una persona cara è Perché?
Il dramma sta nella contraddizione fra la nostra verità, il nostro modo
di intendere, di sentire e di vivere e quella della realtà. Dal momento
che quest’ultima esprime l’evoluzione dell’universo ed ha in sé la
verità, la nostra non avrebbe senso. Ma anch’essa è vera, concreta e
lacerante; da qui lo scontro fra due verità, entrambe reali, di cui
paghiamo un costo di lacrime che nel loro scorrere ripetono il Perché.
4168 anni fa, Abramo accettò con la fede dei semplici il sacrificio del
figlio unigenito Isacco, reazione non più compatibile con l’uomo di
oggi, il quale accetta o meno la morte, a seconda della sua sensibilità, o
con rassegnazione all’ineluttabilità del fato, oppure con la
disperazione, corrispondenti, rispettivamente alla sconfitta di tutta la
cultura e della vita stessa.
Questo secondo atteggiamento comporta, però, due implicazioni non
meno drammatiche: una prima di ordine fisico, derivante dal probabile
persistere del conflitto cerebrale per un intervallo di tempo superiore
ad un certo limite,
incompatibile con il disegno stesso della natura che provvederà
pertanto ad infierire sul superstite sofferente, con formazioni
neoplastiche, fino alla sua soppressione (Palumbo 2006a), una seconda
è di ordine culturale, che lo condurrà a ripetere il verso di Giacomo
Leopardi nell’ode “A Silvia”:
O natura, o natura,
Perché non rendi poi
Quel che prometti allor ? perché di tanto
Inganni i figli tuoi?
E, quindi a non aver più fiducia né ad apprezzare il dono della vita, il
cui valore, secondo il principio antropico (Capitolo 7), è unico,
meraviglioso ed irripetibile.
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11 mondo occidentale ha trovato una soluzione a questo dramma con
la fuga da esso, con ciò oscurando non soltanto orizzonti spirituali
propri dell’uomo, ma anche gli stimoli scientifici della conoscenza
della realtà, che non può identificarsi con quanto già si conosce o si
presume di conoscere.
Nella speranza di trovare una risposta sensata nella diverse discipline
ed in particolare nella scienza, la massima espressione della razionalità,
verrà qui investigata la storia del pensiero filosofico e scientifico, al
limite della realtà sensibile, ossia fra l’estremamente piccolo ed il
vuoto, alla ricerca di una spiegazione meno incomprensibile, con
l’auspicio che la scienza, la quale attraverso la tecnologia, con la terapia
antalgica, ha contribuito ad attenuare il dolore fisico, possa anche
lenire, mediante la conoscenza, quello spirituale, del quale, quello
vissuto per la scomparsa di una persona cara, rappresenta purtroppo
soltanto la punta di un iceberg universale che investe tutta l’umanità.
Basti pensare al dolore di milioni di mamme del terzo mondo che
reggono giornalmente i propri bimbi denutriti prossimi alla morte
sicura, ai malati di cui Madre Teresa ha fatto conoscere la consistenza
numerica e le atroci sofferenze, ai milioni di bambini soldati, al popolo
dei poveri, sfruttati, vittime del sopruso e della prepotenza.
Non bisogna peraltro andare lontano a cercare questa sofferenza,
presente nei numerosissimi ospedali dell’occidente, dove la mancanza
di amore è alla base dell’abbandono dei degenti da parte di molti, dai
parenti al personale paramedico. Basta visitare le affollatissime carceri,
dove i detenuti, spesso poi proclamati innocenti, aspettano anni prima
che il “fortunato” giudice si occupi di loro, subendo ogni sorta di
mortificazione ad opera di una delinquenza che regna indisturbata in
quegli ambienti.
Burocrazia, mafia, microcriminalità e assenza di valori fanno oggi da
cornice a questa società la quale induce molti, specie fra i più giovani,
a cercare rifugio alla mancata risposta del perché, nella droga e
nell’alcolismo. Anche le persone “felici” di quest’occidente “civile” si
stanno rendendo conto di aver sottratto alla realtà i colori della vita,
per osservarla con lenti monocromatiche, attraverso le quali appaiono
loro visioni virtuali e fatue della ricchezza, del potere e della gloria.
Queste ultime li spingono ad inseguirle, sottraendo alla loro esistenza,
con la categoria aprioristica del tempo, la valorizzazione della stessa
sofferenza,
il sentimento, la fantasia, la commozione, la
contemplazione e l’estasi ed al creato quell’armoniosa policromia,
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retaggio dell’eden originario, nel quale si potrebbe ancora godere
l’umbrata quies quae artes alit. Il frutto dell’ amore per la vita, che si
consegue attraverso la conoscenza, conduce alla felicità; quello
derivante dalla radice del peccato, ossia dal disprezzo del dono della
vita, condurrà al dominio dell’incoerenza e dell’entropia positiva.La
sconfitta del peccato passa attraverso la sofferenza, la vera maestra
della futilità delle cose del mondo. ( Dio renderà a ciascuno secondo le sue
opere: vita eterna a quelli che cercano la gloria, e onore ed incorruttibilità mediante la
perseveranza nell’opera buona (Rom. 2, 6-7)……….perché il salario che il peccato
paga è la morte ( Rom. 6, 23))
Mito, religione, filosofia ed arte hanno cercato e continuano a cercare
di lenire la sofferenza psichica in termini astratti e riservati a pochi
iniziati, rispettivamente mediante la fede, l’intelletto e la fantasia,
sortendo però risultati inefficienti perché, in casi drammatici come la
morte, la fede, non sostenuta anzi insidiata dalla ragione, si
affievolisce, mentre il sentimento prevale sull’intelletto e sulla fantasia
vanificando la loro risposta, peraltro incomprensibile dalla
maggioranza degli uomini e lontana dalla realtà.
Una risposta più vicina alla ragione è quella che può provenire dalla
scienza, la quale potrebbe mostrare che la persona cara non è
scomparsa, ma ha soltanto cambiato modo di essere, si è soltanto
trasferita in un altro sito, così come il libro suggerisce.
Dal momento che filosofia, arte e religione sono pervenuti agli stessi
risultati del pensiero scientifico moderno (Palumbo 2004a), è possibile
trovare, in sinergia con tutte le forme del pensiero, una risposta meno
inefficiente perché espressa unitariamente dalla ragione (la scienza), dal
sentimento (la fede), dall’intelletto (la filosofia) e dalla fantasia (l’arte).
Questa investigazione ha perciò percorso sinteticamente la storia della
filosofia e della fisica enucleandone alcuni risultati utili all’intento
perseguito (Capitolo1-3). Ha rilevato, in particolare, che il nulla della
filosofia corrisponde allo zero, ossia al vuoto della fisica, dal cui
dominio di vibrazioni coerenti, una perturbazione di stringa ha
generato il Tutto (Capitoli 4-7). In maniera del tutto analoga, ha
mostrato poi come dall’uomo, un’entità fisicamente evanescente, ma
finalizzata dall’evoluzione (Capitolo 7), sia nato il reame reale delle
anime, essenziale alla chiusura del ciclo dell’universo. Questo
megaciclo è costituito da triadi cicliche parziali, scoperte da tutti i miti,
religioni, filosofie, arti e dalla scienza (Capitoli 8-11), in comunicazione
fra loro, con una progressione che alimenta il megacircuito dialettico.
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L’uomo, l’ultimo anello di questo circuito evolutivo, è dotato di una
facoltà peculiare: la libertà della sua autonoma compartecipazione alla
progressione del ciclo, mediante la sua stessa promozione, o
elevazione. Una promozione che è la risultante, sia dell’evoluzione
genetica della società, della cultura e dei suoi stessi avi, sia
dell’impegno sofferto profuso dalla sua volontà di crescere fino
all’affermazione della sua identità sostanziale, ossia della sua anima.
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CAPITOLO 1
Il modello proposto
Ogni edificio poggia su fondamenta, la conoscenza scientifica si basa
sull’exploratory analysis e sulla confirmatory analysis. In pratica,
quest’ultima non è però sempre attuabile, per cui spesso ci si deve
accontentare di teorie più o meno verosimili. Sembra comunque
innegabile che l’universo sia costituito da domini di vuoto e di pieno,
ossia dalle categorie aprioristiche dell’evoluzione, la quale presiede a
tutta la realtà. Il vuoto, preesistente al Big Bang, può assimilarsi
all’energia potenziale che diviene, cioè evolve in energia cinetica nel
Big Bang e nell’esplosione dei buchi neri, dai quali nascono le stelle,
nelle cui fornaci si formano gli elementi, senza però che l’evoluzione si
estingua. Infatti, la stessa interazione gravitazionale, che ha permesso
la formazione degli elementi, farà implodere le stelle in buchi neri e
quindi nel vuoto ed il ciclo eterno ricomincia. La relazione scoperta da
Palumbo e Nardelli (2005) esplicita, nella reciprocità della loro
continua trasformazione, i due momenti aprioristici dell’evoluzione:
l’energia del vuoto, l’analogo dell’energia potenziale, ossia le stringhe
bosoniche e le stringhe fermioniche, ossia le particelle generate dalle
prime.
A tale evoluzione appartiene anche l’uomo: l’universo che pensa, la cui
funzione è essenziale al processo dialettico del divenire, che passa dal
dominio della massima incoerenza e quindi della massima entropia
positiva nel Big Bang, che poi diviene prima reame dell’inerte, il quale
implode in se stesso annichilendosi, per poi riesplodere. Dall’inerte
nasce il reame del vivente che degrada nell’inerte. Dal vivente nasce,
però il reame del pensante, e quindi il cervello dell’uomo, il sistema più
perfetto nella sua imperfezione, dotato della massima entropia
negativa.
Attraverso l’interazione risonante di vibrazioni pregiatissime sincrone
esterne con quelle contenute nel suo patrimonio genetico ed acquisito,
il cervello emette onde forzate di pari frequenza e quindi di pari pregio
(l’anima), le quali, immesse e modulate nel dominio della coerenza del
vuoto, vi permangono ubiquitariamente e per sempre.
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L’uomo è, pertanto, l’ultimo stadio evolutivo del processo che parte
dall’energia vibrante e coerente del vuoto preesistente al Big Bang per
poi ritornarvi, attraverso le onde forzate del pensiero, arricchendo il
dominio di coerenza iniziale, e tutto ritorna, però in evoluzione
progressiva.
L’uomo contribuisce poi anche a fornire una consistenza all’apparente
realtà sensibile. Giova infatti ricordare che una radiazione del visibile
genera nell’occhio umano un impulso elettrico che cambia con la
composizione della radiazione, in modo che, quando quest’impulso
raggiunge le zone del cervello adibite alla visione, si forma una
“sensazione” di colore.
In Natura esistono pertanto solo le radiazioni, che appaiono all’uomo
come colori, e che differiscono da quelli percepiti dagli animali.
Lo stesso vale per le altre sensazioni gustative, acustiche, olfattive e
tattili, tutte provenienti da quelle vibrazioni che pervadono il cosmo e
che l’uomo identifica come realtà sensibile. Aveva forse ragione
Ficthe, quando affermava che è lo spirito a creare la materia,
ricollegandosi ai sofisti, secondo i quali l’uomo è la misura di tutte le
cose, di quelle che sono in quanto sono (le particelle, o stringhe
fermioniche), e di quelle che non sono in quanto non sono (il vuoto, o
le stringhe bosoniche)? Oppure hanno ragione G. Bruno, K. Marx e F.
Engels quando asseriscono che è la materia a creare lo spirito, come è
stato confermato dalla neurologia ? Nessuno di loro, perché essi
hanno colto soltanto un aspetto dell’evoluzione, che va invece
interpretata nella sua consistenza globale.
Le anime sono costituite da vibrazioni e sono pertanto fisicamente
presenti, sia nella fase concreta sia in quella potenziale dell’evoluzione,
alla quale ciascuno tende, mediante la conquista di spazi nel dominio
dell’appreso a danno di quelli dell’innato (genetico).
Sin da ora, si può però interloquire e convivere con le anime presenti
o lontane in una corrispondenza silenziosa, non soltanto astratta,
poetica e sentimentale, ma concreta, perché costituita da interazioni fra
vibrazioni reali, comuni e condivise presenti e passate e perciò al di
fuori del tempo. Perché il tempo, lo spazio, la massa sono invenzioni
dell’uomo, il quale, per rappresentarsi la realtà: energia eterna nella sua
mutevolezza, e quindi caratterizzata da una successione di stadi
evolutivi, ha dovuto etichettarli: il tempo per designare la posizione
nella successione, lo spazio per indicarne la morfologia e la massa per
differenziarne la struttura (Palumbo 2006).
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Questo modello è un’estensione di quello precedente (Palumbo 2006).
In esso, accanto ai tre reami dell’inerte del vivente e del pensante è
stato inserito anche il quarto reame delle anime, un altro momento
necessario al processo dialettico ciclico dell’evoluzione.
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CAPITOLO 2
Chi siamo (meno che zero) e cosa riteniamo di essere (tutto) rispetto al
cosmo
Chi siamo
Nel secondo secolo dopo Cristo, l’alessandrino Claudio Tolomeo,
riportando nella scienza la superbia del mondo greco, formulò il
modello geocentrico, perfezionando quello geostatico di Eudosso e di
Aristotele, che poneva la Terra e quindi l’uomo al centro del Cosmo,
un universo messo magistralmente in versi da Dante nel 1300. Nel
primo decennio del 16° secolo, lo slesiano Claudio Copernico scoprì
che la Terra girava intorno al Sole e propose il sistema eliocentrico.
Più tardi, ci si accorse che il sistema solare era uno dei cento miliardi di
sistemi che compongono la nostra Galassia e che era sito ai margini di
questa.
Proviamo ad eseguire qualche calcolo per proporzionare addirittura
l’universo, partendo da due dati noti: il volume totale di tutti gli oceani
uguale a 1370 km3 (1030 cm3), (10 elevato ad un numero n, ossia 10n significa 1
seguito da n zeri. Così 102 = 100, 103 = 1000, etc. Analogamente, se l’esponente è
negativo, ossia 10- n significa 1 diviso 10-n . Così 10-2 significa un centesimo, 10-3 un
millesimo, etc.).
e la densità dell’Universo (10-29 g/cm3); da cui deduce che una goccia
d’acqua di un grammo si trova mersa, nell’universo, in uno spazio
vuoto pari a circa quello di tutti gli oceani.
In base al principio cosmologico di Einstein, che prevede la costanza
media della densità nell’universo, la precedente comparazione
indicherebbe che il nostro universo si troverebbe immerso in uno
spazio vuoto, la cui dimensione sta a quello dell’universo stesso, come
il volume di tutti gli oceani sta alla nostra goccia d’acqua. Al di fuori di
tale spazio vi sarebbero, quindi infiniti altri universi.
Teniamo ora conto anche degli spazi vuoti intra-atomici, ossia fra il
nucleo centrale dell’atomo e gli elettroni periferici. Dal momento che
un atomo è assimilabile ad un sistema planetario come quello solare,
costituito dal Sole (il nucleo), dai pianeti (gli elettroni) separati da uno
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spazio vuoto, si può paragonare il rapporto: volume nucleo/volume
atomo, a quello volume Sole/volume sistema solare. Il raggio del Sole
è uguale a 6.96 x 108 m, la distanza Sole - Plutone è uguale a 5.91 x
1012 m, per cui il rapporto fra i due volumi è pari a 10 -12. La densità
pieno/vuoto si ridurrebbe allora a 10-29 x 10-12 = 10-47, . indicando che
la nostra goccia sarebbe immersa in un volume pari a mille miliardi di
volte quello di tutti gli oceani.
Quando una stella di una certa grandezza muore, la forza
gravitazionale che tiene insieme le sue parti diventa talmente intensa
da assorbirle e la stella implode in se stessa riducendosi ad un buco
nero, la cui dimensione finale è pari a quella del nucleo di un atomo.
Questo buco nero, assorbendo la massa circostante cresce
successivamente fino ad assumere delle dimensioni comunque piccole.
La massa della Terra è uguale a 6 x 1024 kg. La sua dimensione si
riduce ad un cm nel suo corrispondente buco nero; allora la nostra
massa corporea, assunta pari a 60 kg, si riduce in una sfera di raggio
pari a 10-23 cm nel suo corrispondente buco nero. Rappresentiamo
quindi una molecola rispetto a quelle che compongono una
molecolagrammo di sostanza, ossia una molecola rispetto a centomila
miliardi di miliardi di molecole che compongono 18 grammi di acqua,
praticamente ZERO, mentre la durata della vita media è di poco
superiore al miliardesimo di quella dell’universo.
La comparazione degli eventi della storia dell’umanità con quella
dell’universo, riportata in appendice, ne conferma ancor più
l’evanescenza.
Cosa riteniamo di essere (il centro degli universi) e di
conoscere (ogni cosa)
Fino a pochi decenni fa, il determinismo affermava che l’uomo
conosceva tutto e che la tecnologia poteva fornire ogni cosa, mentre
oggi si ritiene che l’uomo sia addirittura l’artefice dell’incombente
catastrofe climatica.
Da alcuni decenni, la ricerca si trova di fronte ai fenomeni ed ai
sistemi naturali, quasi tutti complessi e caotici, ad evoluzione
essenzialmente catastrofica, per cui non è possibile conoscerne la
genesi e prevederne l’evoluzione, mentre si è inequivocabilmente
dimostrato che le attuali vicende climatiche fanno parte della
evoluzione naturale (Palumbo 2006b). Recentemente, si è poi scoperto
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che quello che conosciamo rappresenta meno del 5% della materia e
dell’energia dell’universo, per cui più del 95% è detta materia ed
energia oscura.
La scienza ha quindi detronizzato l’uomo, la Terra, il sistema solare,
quello galattico ed addirittura l’universo, fornendo un messaggio certo
e forte di umiltà e di smarrimento.
Da quest’ultimo si può tentare di uscire osservando direttamente la
natura che ci circonda, la sua religiosa ricerca nel nascondere le sue
maggiori energie nelle strutture più piccole (subnucleari), la sua azione
svolta essenzialmente mediante piccoli eventi, apparentemente
insignificanti, la semplicità delle sue manifestazioni, la delicatezza dei
suoi equilibri “intelligenti” e la poeticità delle sue espressioni. Tale
indirizzo di ricerca ha condotto alla proposizione di una nuova
identificazione e definizione dei sistemi naturali ed alla previsione a
lungo termine della loro evoluzione (Palumbo, 2004), alla ricerca di un
diverso approccio verso la conoscenza (Palumbo 2006) ed alla
formulazione di un modello generale di interpretazione della realtà,
comprensivo del reame dell’inerte, del vivente e del pensante
(Palumbo e Nardelli, 2005).
Palumbo (2005) ha spiegato poi in maniera diversa e più semplice:
- il concetto di deformazione dello spazio-tempo,
- perché i corpi celesti, in continua interazione con lo spazio e il
tempo, presentano la massima curvatura possibile, che è quella della
sfera,
- perché masse a densità enorme come il protone, abbiano una
curvatura elevatissima compatibile soltanto con dimensioni
infinitesimali,
- perché un buco nero a gravità infinita si riduce ad un punto
infinitesimo e, più in generale,
- perché l’enorme concentrazione di massa, che equivale ad energia,
debba essere contenuta in strutture a curvatura enorme e quindi
dimensione infinitesimale, avvicinandoci al concetto del vuoto, che,
secondo la fisica, crea le particelle ed il campo elettromagnetico, che in
esso si propaga e fornisce l’energia all’universo. (Nel vuoto avvenne la
Resurrezione, attraverso il vuoto il Signore entrò nel cenacolo a porte chiuse, alitò lo
Spirito e gli Apostoli acquisirono il linguaggio compreso da tutte le numerose genti
che popolavano Gerusalemme. Nella realtà del vuoto abitano le anime, dove
compartecipano. per sempre, all’evoluzione, secondo un disegno di luce in fieri. che
esse interpretano grazie al possesso del linguaggio-dimensione universale, linguaggio
che si può acquisire anche qui, attraverso la conquista dell’estensione del dominio
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dell’appreso, che si raggiunge nel livello escatologico della conoscenza (Palumbo
2006), dal quale è possibile interloquire perfino con le anime e con il Creatore.
Questo significa vita eterna, che acquistino conoscenza di Te. (Giov. 17, 3))
Conclusione: Siamo ZERO rispetto al nostro universo, nato durante
sette fasi (Appendice), uno fra gli infiniti altri universi, la cui
dimensione è pari ad un millesimo di miliardesimo di quella del vuoto
che lo circonda. Il nostro Pianeta, nato dal fuoco, durante sette fasi, vi
ritornerà. Quanto precede indica che la ricerca sul vuoto ( il dominio
eterno ed infinito dell’evoluzione ed il destino dell’universo e
dell’uomo), potrà aiutarci a scoprire il linguaggio-dimensione
universale che supera la babele cosmica e quindi a spiegare la
posizione e la funzione essenziale e nobilissima del reame delle anime
nel processo dialettico dell’universo.
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CAPITOLO 3
Il vuoto nella storia
Il significato del vuoto nella filosofia e nella scienza
Le spiegazioni fornite dalla scienza e dalla filosofia, specie quelle
riguardanti i fenomeni dello spirito, anche quando hanno un qualche
sapore di certezza, sono spesso troppo complesse e perciò lontane dal
buon senso comune e dal modo di intendere ordinario. La storia del
pensiero scientifico e filosofico ha insegnato che le complicazioni
intraviste dall’uomo nel fenomenico si dissolvevano, se esso veniva
investigato in maniera semplice ed elementare, tipica dei veri maestri
specie del passato, che cerchiamo di ricordare.
Alla fine del 400 a.C., Democrito aveva intuito la costituzione atomica
della materia, precorrendo di 24 secoli la fisica nucleare. Quasi
contemporaneamente, Pitagora aveva compreso, invece, l’universalità
del numero e principalmente la costituzione musicale dell’universo,
precorrendo la teoria delle stringhe, che fa nascere le stringhe
fermioniche (le particelle) da quelle bosoniche (le interazioni), legate
da una relazione (Palumbo e Nardelli, 2005). Più tardi, Galileo Galilei
si serviva di un sasso sospeso ad una cordicella per eseguire quei
semplici esperimenti, che condussero alla scoperta dell’interazione
gravitazionale ed alla rivoluzione del pensiero scientifico. Questa seguì
di circa un secolo e mezzo la rivoluzione copernicana in astronomia,
perfezionata poi dal tedesco J. Kepler, contemporaneo di Galileo.
Dopo meno di un secolo, Isacco Newton, sempre ricorrendo ad
esperimenti ed ragionamenti semplici, perfezionerà ancor più la
rivoluzione galileiana e quella copernicana.
Agli inizi del 19° secolo, il tedesco J.L.Proust scopre la legge delle
proporzioni definite, ossia la semplicità della natura, mentre il suo
contemporaneo Amedeo Avogadro, scopre che volumi uguali di gas
diversi, nelle stesse condizioni di pressione e di temperatura,
contengono lo stesso numero di molecole, dando inizio alla
rivoluzione in chimica. Nel 1859, Charles Robert Darwin pubblica a
Londra il suo libro sull’origine delle specie rivoluzionando la biologia.
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Agli inizi del 20° secolo, Max Planck, rifacendosi a Democrito, scopre
la discontinuità dell’energia, e, successivamente Albert Einstein,
partendo dalla cinematica, cioè dal primo capitolo della fisica,
mediante semplici esperimenti di pensiero, segue la velocità di un
passeggero che si sposta in un vagone di un treno in moto e propone
la teoria della relatività, dando così vita ad una nuova rivoluzione in
fisica.
Attualmente, il percorso della ricerca ha intrapreso anche una via
diversa da quella indicata da Democrito, per ricollegarsi a quella di
Pitagora. Mediante lo strumento della teoria delle stringhe, che simula
l’impostazione pitagorica, si è pervenuti alla formulazione di un nuovo
modello interpretativo del reame dell’inerte (Greene 2003), esteso poi
a quelli del vivente e del pensante da Palumbo e Nardelli (2005).
Il nulla fa la sua apparizione più scontata in fisica con lo spazio vuoto,
introdotto in oriente dal taoismo. Nel Tao Tze Ching (xi) si legge che
l'utilità delle cose, dai vasi alle abitazioni, sta non in essi, ma nei vuoti
che li delimitano; e nel Chaung Tzu (iii) si elogia il bravo macellaio che
sa usare un coltello per decenni senza mai affilarlo, inserendolo fra gli
interstizi vuoti ed evitando accuratamente la materia (carne ed ossa).
In occidente, il vuoto fu considerato da Democrito lo scenario
dell'azione degli atomi, ossia il contenitore della materia, concezione
questa accettata da Epicuro, da Lucrezio e dagli stoici, ma rimasta
minoritaria fino al suo riesame da parte di Newton.
La teoria prevalente nell'antichità e nel medio evo fu quella di Platone
e di Aristotele, che definivano lo spazio come una qualità posizionale
degli oggetti materiali, in relazione con gli altri corpi: in tale
concezione non ha senso parlare né di spazio assoluto, né tanto meno
di spazio vuoto, rifiuto di entrambi tramandato da Aristotele fino ai
razionalisti (Cartesio, Spinoza, Leibniz) e agli empiristi (Locke,
Berkeley, Hume), per sfociare poi nell'idealismo (Hegel), nello
spiritualismo (Bergson) e nell'esistenzialismo (Heidegger).
Nel 1687, Newton confutò il concetto di spazio assoluto come
recipiente degli oggetti materiali, precisandone la struttura matematica
di continuo tridimensionale, vuoto, statico ed euclideo. Tale
concezione venne accettata non solo dalla fisica classica, ma anche
dalla filosofia moderna. Ai primi dell’800, Emanuele Kant, mediando
le posizioni razionalistiche di uno spazio puramente concettuale, ed
empiristiche di uno spazio puramente percettivo, attribuì allo spazio
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newtoniano la natura di intuizione a priori, ossia di paradigma della
conoscenza umana del mondo esterno.
Il termine di vuoto, nelle varie lingue europee è talora usato
erroneamente per indicare lo stato primordiale anteriore all’origine del
mondo, quando viene descritto, in molte cosmogonie arcaiche, con
altre espressioni non equivalenti. Così i narratori si avvalgono talora di
enunciati negativi, come, per es., nell’India vedica, l’inno cosmogonico
Rgveda X, 129: “non vi era l’atmosfera né il cielo sovrastante”, nell’Edda
germanica “all’alba dei tempi ,.. non v’era sabbia, né mare ,.. non esistevano né
la terra né l’alto cielo ... ( Voluspa 9 e segg.).
Altre volte, lo spazio assume un significato positivo nelle espressioni
che con molta approssimazione si possono collegare con abisso, o
voragine (Esiodo, Theog. 116): “ al principio vi fu Chaos, e, al verso 12
della Voluspa, a conclusione delle negazioni “vi era il Ginnungagap”.
Da questo tipo di espressioni trae origine l’uso del concetto di vuoto
universale che però è estraneo alle civiltà alle quali quei racconti si
riferiscono. Infatti, per restare agli esempi precedenti, Chaos rimanda a
uno spalancarsi che è la condizione primordiale dell’ “essere
spalancato” del mondo prima di prendere consistenza, non
identificabile come un vuoto, come assenza di cose che è concezione
successiva e tipicamente moderna.
Alla stessa concezione rimanda il Ginnungagap germanico (antico
islandese, dove gap significa abisso), che compare anche in Adamo da
Brema ed è glossato “immane baratrum abissi”, ma che si presenta
come nozione più articolata, dato che nella prima parte della parola
s’individua la stessa radice che dà luogo all’antico islandese ginna “far
incantesimi”, espressione che equivale ad abisso di forze magiche,
precorrendo il concetto moderno di vuoto di energia.
Un’immagine questa del tutto pertinente a un modo arcaico di
sperimentare la realtà, per il quale il mondo è percorso da una
permanente tensione dovuta alla forza magica, che gli è inerente.
Prima dell’origine, essa non è altro che la forza in attesa della
manipolazione cosmogonica: ancora un indizio di vuoto di energia.
Il vuoto come nulla di cose e di essenze è invece valorizzato
nell’ambito di religioni superiori quali il buddismo, che nella
speculazione mahayanica e tantrica lo assume quale termine finale
dell’itinerario iniziatico.
Quanto precede contiene in embrione il modello Palumbo (2006) che
riguarda la realtà come processo dialettico, il quale, attraverso
21
l’evoluzione, parte dal dominio della coerenza del vuoto, un concetto
confuso, una tensione magica primordiale ed immanente nei nostri
antenati, percepito nell’horror vacui, avvertito anche oggi in misura
diversa dalle persone in cima ad un baratro.
Una perturbazione, equivalente ad un difetto del predetto dominio (la
manipolazione cosmogonica, o perturbazione di stringa), genera il
dominio dell’incoerenza nell’inerte prima e nel vivente dopo, dal quale
nasce il dominio del pensante, le cui onde forzate ritornano al vuoto
(termine finale dell’itinerario iniziatico).
La disputa sul significato del vuoto si ritrova nel pensiero greco, che si
oppone alla dottrina eleatica dell’essere, la quale, identificando la realtà
con ciò che è, rigetta ogni entità che si presenti con un aspetto di
intrinseca negazione, come lo spazio vuoto, configurato appunto
come ciò in cui nulla è.
In polemica con l’eleatismo, e condotto dalla esigenza di salvare i
fenomeni (soprattutto il moto locale degli atomi), l’atomismo respinge
anche la dottrina parmenidea dell’assoluta “pienezza” e afferma la
positiva realtà del vuoto: il mondo si presenta quindi costituito di
atomi e di vuoto.
La dottrina democritea verrà ripresa da Epicuro e da Lucrezio.
Prevale tuttavia nel pensiero antico la negazione del vuoto la cui non
esistenza è dimostrata da Aristotele nella sua “Fisica” dove egli
sostiene che il vuoto, lungi dal dar ragione del moto, lo renderebbe
impossibile, come resterebbe senza spiegazione l’azione a distanza
(ogni azione essendo spiegabile solo per contatto). Temi che
ritroviamo nell’etere e nell’onda-particella di Einstein.
Motivi legati ai problemi del vuoto sono ripresi nell’età ellenistica:
soprattutto Erone di Alessandria utilizza l’ipotesi dell’esistenza di
piccoli spazi vuoti per spiegare i fenomeni di rarefazione e di
condensazione.
La fisica medioevaIe, prevalentemente legata a quella aristotelica,
respinge l’idea del vuoto, anche se non mancarono discussioni circa la
possibilità dell’esistenza di più mondi, compatibile con l’onnipotenza
di Dio, (Riccardo di Middleton, Walter Burley) e la probabilità
dell’esistenza del vacuum (Nicola d’Autrecourt).
Solo con il ritorno della dottrina atomistica democritea ed epicurea e
con la sua utilizzazione nel primo Seicento, contro la teoria aristotelica
dei quattro elementi, si ripropone con più insistenza la tesi
dell’esistenza del vuoto. Tuttavia, la difficoltà a concepirne l’esistenza
22
induceva anche i sostenitori delle teorie corpuscolari del tempo a
considerare il vuoto come uno spazio riempito di materia sottilissima
(spiritus) la cui esistenza avrebbe spiegato i fenomeni della vita.
Fra i più rigorosi sostenitori del vuoto è invece Gassendi, mentre
Descartes, pur elaborando una teoria corpuscolare, lo nega
radicalmente in base all’identificazione di estensione e sostanza
corporea. Sarà Torricelli nel 1644 a dimostrare sperimentalmente la
possibilità dell’esistenza del vuoto in natura.
Con la relatività speciale di Einstein, nel 1905, si ritorna ad una
concezione relazionale e operativa dello spazio, anche se da un punto
di vista puramente matematico. Il distacco dallo spazio newtoniano
non è però troppo radicale: si ha ora un continuo quadridimensionale
(con l'aggiunta del tempo), ancora vuoto, statico e piatto (senza
curvatura), ma non più euclideo. Se si misura lo spazio in anni-luce, la
formula per la distanza di un punto di coordinate (x,y,z,t) dall'origine è
infatti:
x2 + y2 + z2 + t 2
che ridiventa comunque euclidea se si suppone, come ha proposto
Hawking sulla scia di Kant, che gli orologi misurino in realtà un tempo
immaginario t = it’ nel qual caso si ottiene
x2 + y2 + z2 + ( t’2)
Il vero distacco dallo spazio newtoniano si ha invece nello spaziotempo della relatività generale di Einstein, del 1915, che ha una
struttura dinamica e una curvatura, dipendenti dalla materia in esso
contenuta. L'assenza di materia, e dunque dello spazio-tempo vuoto, è
possibile, ma la sua struttura non coincide necessariamente con quella
statica e piatta dello spazio-tempo della relatività speciale, in quanto
esistono modelli cosmologici in cui la quantità di materia dell'universo
è nulla, ma lo spazio-tempo è comunque dinamico e curvo.
Ciò può sembrare poco comprensibile, in quanto raffigura un
cambiamento che avviene benché non ci sia niente che può cambiare.
Il dilemma si risolve assegnando allo spazio-tempo vuoto una
tendenza alla dispersione di corpi che vengono introdotti in esso, e che
hanno massa troppo piccola per modificarne la struttura geometrica.
Palumbo (2006) ha spiegato questa possibilità sostenendo che le masse
23
estremamente esigue, non riconosciute dallo spazio non lo perturbano,
ed esso, non accorgendosi della loro presenza, le lascia passare.
24
CAPITOLO 4
Il vuoto della materia e il reame delle anime
La storia
Il concetto astratto di vuoto, ossia dell’assenza di materia ha assunto,
nel corso della storia, diversi significati.
Aristotele usava il termine materia come sinonimo di “potenza”. Ogni
essere determinato risulterebbe costituito dall’unione di materia (o
potenza) e di forma. La materia “prima” sarebbe l’essere
assolutamente indeterminato, amorfo, grezzo ed inconoscibile, dalla
cui determinazione si avrebbero le singole materie (legno, bronzo,
ecc.) che costituiscono i diversi oggetti che noi conosciamo.
Un’eco del pensiero aristotelico si riscontra sia nell’idealismo tedesco
dell’800, sia nella neurofisiologia dei nostri giorni che fa risalire le
sensazioni (la forma) ad operazioni di trasformazioni, da parte del
cervello, di impulsi elettrici esterni (la materia).
Nel Rinascimento, Giordano Bruno preciserà meglio il significato della
materia, definendola principio attivo e creativo e quindi in certo modo
coincidente con la forma, avvicinandosi ancor più al significato
rilevabile dalla neurofisiologia moderna.
Questo carattere attivo della materia sarà postulato da non pochi
filosofi materialisti del 18° secolo, i quali sostenevano la materialità di
tutto l’universo.
Secondo Cartesio, in antitesi con il pensiero degli aristotelici da una
parte e con quello di Giordano Bruno dall’altra, il mondo sarebbe
costituito di due sostanze, irriducibili fra loro, la sostanza estesa e
quella pensante. Egli afferma cioè, che la materia non è altro che la
sostanza “estesa”, concezione questa che gli permetterà di escludere
per principio l’esistenza di una qualsiasi estensione priva di materia,
cioè di uno spazio vuoto.
Il pensiero di Cartesio, si ritrova oggi esplicitato meglio nella
suddivisione della realtà nei tre domini dell’inerte, del vivente e del
pensante, tre momenti attraverso i quali l’evoluzione compie il suo
ciclo eterno dal vuoto al pieno al vuoto (Palumbo 2006), suddivisione
alla quale la presente esposizione aggiunge un quarto reame operativo
e terminale del ciclo: quello delle anime.
25
La fisica classica
La materia compare come uno dei due oggetti fondamentali della
meccanica classica (l’altro oggetto è il moto). Per esempio, le
definizioni con cui hanno inizio i famosi Phylsophic naturalis principia
mathematica di Isacco Newton, riguardano appunto la “quantità di
materia” (o massa) e la “quantità di moto”. Anche il trattato di
Meccanica pubblicato da J. C. Maxwell nel 1877 avrà per titolo:
“Matter and motion”.
Nel 18°secolo, A. L. Lavoisier
riusce a dimostrare per via
sperimentale il principio di conservazione della materia. Nel secolo
successivo i chimici, confermando la teoria di R, Boyle (1661),
mostrano che le molecole sono costituite di atomi e che esistono vari
tipi di atomi: una reazione chimica non muta con il tipo né il numero
degli atomi costituenti le sostanze che intervengono nella reazione;
essa muta soltanto le loro combinazioni reciproche, trasformando le
molecole delle sostanze reagenti in molecole di altre sostanze.
Nel 19°secolo, anche il quadro concettuale della fisica si fa molto più
complesso di quello del secolo precedente: accanto alla massa si
scopre un’altra grandezza, l’energia, che risulta essa pure indistruttibile,
sebbene capace di assumere forme diverse. Si dimostrerà poi che a
questa nuova grandezza spetta, nell’evolversi dei fenomeni, una
funzione essenziale, non meno importante di quella spettante alla
massa. Nasce cosi il problema di determinare i rapporti fra massa ed
energia, problema che verrà risolto nello scorso secolo dalla teoria
ristretta della relatività, con il principio che stabilisce, attraverso la
celebre formula di A. Einstein, la loro equivalenza.
Il contributo più importante della teoria della relatività, risiede nella
sua interpretazione degli effetti della massa in termini puramente
geometrici, se si pensa che, sperimentalmente, la massa inerte coincide
con la massa gravitazionale, e che le leggi del campo gravitazionale si
riducono a relazioni derivanti dalla struttura geometrica del continuo
spazio-temporale.
Einstein, a proposito di Cartesio, afferma: “Descartes non era dunque
così lontano dal vero quando credeva di dover escludere l’esistenza di
uno spazio vuoto. Tale nozione appare invero assurda finché la realtà
fisica viene vista esclusivamente nei corpi ponderabili. Solo l’dea del
campo come rappresentante la realtà, in combinazione con il principio
26
generale di relatività, riesce a rivelare il vero nocciolo dell’idea di
Descartes: non esiste spazio vuoto di campo”.
Einstein ed altri tenteranno poi di formulare una teoria unificante il
campo gravitazionale e quello elettromagnetico, connessi con la
relatività generale, ossia alla struttura geometrica dello spazio-tempo.
Tale tentativo verrà vanificato dalla scoperta che gli atomi non sono
affatto entità semplici e indivisibili, ma sono essi stessi costituiti da vari
componenti, connessi fra loro da legami particolarmente complessi.
Da questo momento, la nozione di atomo viene a perdere tutte le
caratteristiche ad esso attribuite per secoli, sia dalla filosofia sia dalla
meccanica newtoniana ed euleriana. Nelle cosiddette particelle
“ultime” della materia si scoprono nuovi tipi di reazioni (le reazioni
nucleari) che mutano non solo la natura delle molecole, ma quella degli
stessi atomi, i quali interagendo trasformano perfino una parte di
materia in energia.
La fisica si trova di fronte ad una popolazione di “particelle
elementari”, che interagiscono tra loro in modi molto complessi ed in
particolare di coppie di particelle (dette rispettivamente “particelle” e
“antiparticelle”) che incontrandosi si annichilano dando eventualmente
luogo a particelle di massa nulla, cioè a fotoni e neutrini.
In questo stato di cose, viene a perdere di attualità la prospettiva di
Einstein di una teoria unitaria in connessione con il principio generale
di relatività. Occorrerebbe infatti spiegare, in base alla struttura
geometrica dello spazio-tempo, tutti i campi fondamentali della natura
corrispondenti ai diversi tipi di forze elementari che si conoscono.
Ciò comporta delle difficoltà nel definire quali campi debbano
assumersi come fondamentali, circostanza che richiede un radicale
mutamento dei concetti che stanno alla base delle teorie fisiche.
W. Heisenberg, riferendosi alla relatività ristretta e senza quindi tenere
conto dei fenomeni gravitazionali, proporrà di interpretare i singoli
campi come manifestazioni diverse di un unico campo descrivente la
materia primordiale (Urmaterie), che poi coincide con l’evoluzione del
modello Palumbo (2006).
La fisica di Einstein
Einstein introdusse nelle sue equazioni un termine, lambda λ, da lui
definito “costante cosmologica”, che determinava l’intensità della
parte attrattiva della forza di gravità proporzionale all’inverso del
27
quadrato della distanza. Se λ era positiva, il suo contributo “repulsivo”
alla forza gravitazionale complessiva si sarebbe opposto a quello
attrattivo della forza di Newton, e avrebbe fatto sì che le masse
lontane si sarebbero respinte reciprocamente, una proprietà
individuata da Palumbo (2005) nell’inversione della forza newtoniana.
Il valore di λ poteva anche controbilanciare l’attrazione gravitazionale,
dando luogo ad un universo “statico”, né in espansione né in
contrazione.
Con la successiva scoperta dell’espansione dell’universo da parte
dell’astronomo E. Hubble, la costante cosmologica fu messa da parte,
e lo stesso Einstein considerò l’aggiunta di questo termine alle sue
equazioni “il più grosso errore della sua carriera”.
Il primo a riproporre la costante cosmologica fu l’astronomo e
sacerdote cattolico belga Georges Lemaitre, secondo il quale, se
l’universo si espande, allora doveva essere stato più caldo e più denso
nel passato, allorquando la materia si sarebbe trasformata in radiazione
termica.
(Lemaitre comprese che, quantunque Einstein avesse aggiunto la forza λ al termine
geometrico delle sue equazioni, era possibile spostarla nel secondo membro che
conteneva la materia e l’energia reinterpretandola come un contributo al contenuto
di materia dell’universo [geometria] + ∃ forza = [distribuzione della massa e
dell’energia] (equazione originale di Einstein), da cui:[geometria] = [distribuzione
della massa e dell’energia] – [∃ energia] , da cui, infine:[geometria] = [distribuzione
della massa e dell’energia - ∃ massa e ∃ energia]Il significato del simbolo ∃ risulta
dalla teoria quantistica dei campi, secondo la quale lo spazio privo di materia il vuoto
è un luogo pieno di particelle e di campi virtuali che compaiono e scompaiono.
Ciascuna particella e ciascun campo trasportano energia positiva o negativa. Secondo
i calcoli la somma delle energie sarebbe uguale a circa 10 elevato alla 94 grammi per
centimetro cubo, ovvero una massa di Planck per una lunghezza di Planck al cubo.
Questo valore si indica con ∃ π. )
Accettare la costante lambda equivaleva ad ammettere la presenza
nell’universo di uno strano fluido, la cui pressione fosse pari
all’opposto della sua densità di energia; una tensione rappresentatrice
di un effetto gravitazionale repulsivo.
L’intuizione di Lemaitre era molto importante perché, interpretando la
costante cosmologica in questo modo, sarebbe stato possibile
comprenderne l’origine studiando il comportamento della materia ad
altissima energia.
Nel buco nero, se è E = mc2, ed allora, è anche – E = - mc2. Se tali
indagini fossero riuscite ad identificare una forma di materia esistente
28
dotata di questa insolita relazione tra pressione e densità di energia,
sarebbe stato possibile collegare l’interpretazione della gravità e della
geometria dell’universo con altre aree della fisica.
L’intuizione era importante anche per il concetto di vuoto. Infatti, se
la costante cosmologica è davvero una forma di materia che è sempre
presente, allora non ci sono veri universi vuoti: l’energia lambda, come
l’etere, è onnipresente ed agisce su ogni cosa pur non risentendo del
moto e della presenza di altra materia. In un tale universo si possono
immaginare presenti anche le anime.
Recenti osservazioni effettuate dal satellite Wmap, a conferma di
quelle rilevate anche dal Telescopio Spaziale Hubble su quaranta
supernove lontane hanno fornito prove convincenti che l’espansione
dell’universo stia “accelerando”. L’aspetto sorprendente delle
osservazioni è che esse richiedono l’esistenza della costante
cosmologica o forza lambda, che è la stessa di quella newtoniana
inversa e che cresce con la distanza (Palumbo 2005). Essa è perciò
trascurabile a piccola scala, mentre è dominante alla scala cosmica
dell’espansione dell’universo, in accordo con le osservazioni di Hubble
il quale ha trovato una relazione di proporzionalità diretta fra la
velocità di espansione e la distanza.
Il contributo dell’energia del vuoto all’espansione dell’universo è, con
ogni probabilità, superiore al 50% rispetto a tutta la materia ordinaria
dell’universo, con implicazioni sulla conoscenza del vuoto.
Questa onnipresente forza λ, può essere interpretata come un nuovo
campo di energia cosmica: un campo presente in ogni luogo, che
impedisce la realizzazione del nulla, connesso alle proprietà della
materia ordinaria (Palumbo 2005).
A questo punto la fisica classica ci ha condotti al vuoto ed alla sua
energia.
La fisica quantistica
Come la fisica classica aveva individuato nell’atomo, l’elemento non
più divisibile della materia, in modo che ogni cosa era pensata
costituita da atomi, la fisica quantistica ha individuato nel quanto di
energia l’elemento indivisibile dell’energia, che è pertanto costituita da
quanti. Nell’ambito della fisica dei quanti, Werner Heisenberg
formulò il “principio di indeterminazione”, secondo il quale, le coppie
complementari di attributi dei corpi non potevano essere misurate
29
simultaneamente con precisione arbitraria, anche immaginando di
disporre di strumenti perfetti, e, in particolare, dimostrò che il
prodotto delle incertezze di queste due variabili era sempre maggiore
della costante di Planck divisa per 2π, ossia:
(incertezza dell’energia) x (incertezza della vita media) > h / 2 (1)
per cui non esiste una incertezza uguale a zero.
Una coppia di grandezze complementari soggetta al principio di
indeterminazione è quella formata dalla posizione e dalla quantità di
moto di un corpo, del quale non è possibile conoscere con precisione
la posizione e contemporaneamente la quantità di moto. Secondo
questo principio, non è possibile misurare contemporaneamente la
posizione di un pendolo oscillante ed il suo spostamento, per cui,
qualsiasi posizione del pendolo, compresa quella di equilibrio, non
poteva essere perfettamente determinata, e quindi il pendolo non
poteva considerarsi mai perfettamente fermo, ma doveva oscillare con
un’energia, detta di punto zero.
Alla stessa conclusione della esistenza delle oscillazioni di punto zero
si pervenne per dimostrare il terzo principio della termodinamica (cfr.
il prossimo capitolo).
Una coppia complementare di attributi è quella di vuoto e di particella.
Come il pendolo non può essere mai perfettamente fermo, così anche
il vuoto non può essere perfettamente vuoto, ma deve contenere
qualcosa, ossia deve contenere particelle ed antiparticelle che
compaiono e scompaiono continuamente. Il concetto di vuoto non va
pertanto associato all’idea del nulla o dello spazio vuoto, ma va inteso
come lo stato più vuoto possibile. Esso deve possedere l’energia
minima possibile, lo stato al quale non si può sottrarre altra energia,
definito “stato fondamentale” o “stato di vuoto”.
Cerchiamo ora alcune proprietà di interesse per la presente
investigazione:
a) Un’altra coppia complementare di attributi è costituita dall’energia e
dalla vita media di una particella o di un insieme di particelle, così, se
si vuole conoscere tutto sull’energia della particella si deve rinunciare a
qualsiasi informazione sulla sua vita media.
30
b) Il vuoto quantistico può essere concepito come un mare formato da
particelle elementari di tutti i tipi e dalle loro anti-particelle, che
appaiono e scompaiono continuamente. Nel caso delle interazioni
elettromagnetiche, possiamo immaginare un numero enorme di
elettroni e positroni, ossia di coppie elettrone-positrone che si
“materializzeranno” dal vuoto quantistico per poi immediatamente
“annichilirsi” a vicenda,
Se l’elettrone ed il positrone hanno massa m, dalla relazione che lega
la massa all’energia (E = mc2) si desume che la loro “creazione”
richiede un’energia, che deve essere presa a prestito dal vuoto. Se
l’intervallo di tempo durante il quale essi esistono prima di annichilarsi
nuovamente nel vuoto è così breve da “violare” il principio di
indeterminazione (1), ossia se
(incertezza dell’energia) x (incertezza della vita media) < h / 2 (2)
allora queste coppie elettrone-positrone saranno “inosservabili” e per
questo sono chiamate coppie “virtuali”. Se prima di annichilarsi a
vicenda e scomparire vivono abbastanza a lungo perché la (1) sia
soddisfatta, diventeranno “osservabili”, e in questo caso si parla di
coppie “reali”.
La creazione di coppie virtuali sembra costituire una violazione della
conservazione dell’energia. La natura permette di violare questo
principio a condizione che l’energia sia restituita abbastanza
rapidamente. È possibile concepire la condizione di virtualità (2) come
una sorta di “accordo” per il prestito di energia. Quanta più energia si
prende in prestito dalla banca dell’energia, tanto più rapidamente la si
deve restituire perché non venga scoperto l’ammanco.
In conclusione, si può pensare il vuoto quantistico popolato da un
insieme di coppie virtuali elettrone-positrone che appaiono e
scompaiono continuamente.
c) Le intensità delle forze in gioco differiscono in misura significativa
nel mondo delle basse energie nel quale è possibile la vita come la
conosciamo, ma se seguiamo le variazioni previste per tali forze
quando si passa ad energie sempre più elevate, scopriamo che le loro
intensità possono avvicinarsi progressivamente finché venga raggiunta
una particolare energia in corrispondenza della quale esse coincidono.
L’unificazione è quindi possibile soltanto nell’ambiente di altissima
energia, corrispondente a vibrazioni di frequenza elevatissima, che
31
sarebbe esistito nelle prime fasi di vita dell’universo, e peculiarmente
prima del Big Bang, allorquando tali vibrazioni a frequenza
elevatissima costituivano il dominio della coerenza del vuoto.
La profonda simmetria delle interazioni che dovrebbe manifestarsi alle
alte energie è possibile soltanto grazie ai contributi del vuoto
quantistico. Questo mare di particelle virtuali esiste realmente ed i suoi
effetti possono essere osservati, come previsto, sotto forma di
variazione dell’intensità delle forze della natura al crescere dell’energia.
Il vuoto è ben lontano dall’essere vuoto in senso stretto, e non è
neppure “inerte”: la sua presenza può essere avvertita e misurata nel
mondo delle particelle elementari e, senza il suo potente contributo,
l’unità della natura non potrebbe essere mantenuta.
Da quanto precede, si può trarre l’analogia col mondo delle anime:
a) Se si vuole conoscere (comunicare con) un’anima, si deve rinunciare
a qualsiasi informazione sulla vita. Non è cioè possibile comunicare
con le anime attraverso gli strumenti reali e sensoriali a nostra
disposizione. Si può soltanto interloquire attraverso le onde cerebrali,
ossia le espressioni dell’anima, che sono sentimenti, emozioni,
preghiera intima e silenziosa.
b) La durata della nostra vita rispetto a quella dell’universo è pari a
quella del battito delle ciglia, rispetto alla vita del protone essa è poi
infinitesimale. Allora, sembra legittima la comparazione con la nostra
esistenza fatta di comparse e di scomparse. Perciò la morte non esiste,
ma rappresenta soltanto una transizione da una fase all’altra nel
dominio del vuoto o dell’esistenza ossia dalla realtà virtuale a quella
sensibile.
c) La fase delle basse energie, tipiche della vita, dell’ordine degli Hz
(Palumbo 2006a) e quella delle alte energie tipiche dell’aldilà,
coinciderebbero con lo stadio ante-vitam et post-mortem, i cui
passaggi avvengono attraverso le fasi di transizione del concepimento
e della morte.
In conclusione il regno delle anime, corrispondente a quello del vuoto,
è ben lontano dall’essere irreale ed inerte, la sua presenza agisce nel
mondo delle strutture più intime della nostra esistenza, contribuendo
fattivamente alla nostra vita spirituale.
32
La fisica relativistica
Per la fisica classica, la massa di un corpo è un parametro caratteristico
di un corpo materiale, per cui una particella di massa zero, che implica
l’assenza di materia, è inconcepibile.
Nella relatività, la massa apparente di una particella è determinata da
due fattori: una massa costante detta “a riposo”, e la velocità che ne
provoca la dilatazione. Poiché una massa a riposo non nulla diventa
infinita alla velocità della luce, solo particelle con massa a riposo nulla
possono raggiungere tale velocità: i quanti di luce, o fotoni, sono
dunque particelle con massa a riposo nulla, condannati al moto
perpetuo a velocità della luce.
Anche la massa apparente del corpo è caratterizzata da una massa a
riposo, che è quella del peso corporeo, e dalla velocità dei suoi
spostamenti. Nella vita attuale, queste velocità sono del tutto
trascurabili rispetto a quella della luce, per cui la velocità non
determina alcuna dilatazione. Una particella e tanto meno un corpo
non potrebbero, però immettersi, ipoteticamente, nel dominio di
coerenza del vuoto, le cui vibrazioni viaggiano alla velocità della luce.
Nella definizione della massa apparente del corpo è implicita la
possibilità che esso possa acquistare la velocità della luce, ma questa si
può realizzare soltanto con l’annullamento della massa a riposo, ossia
quanto essa si riduca ad una particella priva di massa, ossia ad un
fotone.
L’insieme di questi ultimi rappresenta pertanto lo stato di massima
dinamicità, ossia di vitalità, della realtà del corpo di una persona postmortem, in contrapposizione con quella minima, corrispondente alla
sua fase statica terrena.
I pittori, prima di realizzare un quadro, preparano lo sfondo, dal quale
fanno poi emergere il soggetto che poi viene osservato. Si può però
osservare lo sfondo, come contrasto della figura. In maniera analoga,
possiamo pensare la mancanza di materia come un buco nella materia.
Un esempio è fornito dalle correnti elettriche. Esse si possono pensare
sia come elettroni liberi che si muovono in una certa direzione
attraverso un conduttore, sia come correnti elettriche positive (buchi
di elettroni liberi) che si muovono in direzione opposta. In maniera del
tutto analoga, si può pensare anche la materia, come un niente che si
muove nel pieno. Una prima formulazione di questa teoria, in cui il
“pieno” era una forma di etere, fu proposta da Osborne Reynolds alla
33
fine dell'800, nel suo libro “Un'inversione di idee come struttura
dell'universo”.
In una seconda formulazione del 1929, il futuro premio Nobel per la
fisica Paul Dirac propose di considerare la struttura dell'universo (ossia
il vuoto quantistico) come costituita di un inosservabile mare di
elettroni che realizzano tutti i possibili stati di energia negativa: se uno
di essi lascia il suo posto a causa di un aumento di energia, si crea, da
un lato un elettrone libero con carica negativa ed energia positiva, e
dall'altro un buco che viene percepito come un antielettrone, cioè un
positrone con la stessa massa dell'elettrone, ma con carica opposta,
anch'esso con energia positiva. Il ritorno di un elettrone libero in un
buco viene allora percepito come la scomparsa di entrambi, cioè come
l'annichilazione di una coppia particella-antiparticella e l'antimateria
viene interpretata come il buco lasciato dalla materia in temporanea e
libera uscita dal pieno dell'energia negativa.
Anche nella relatività generale la materia è un buco in un pieno: più
precisamente, una “discontinuità del campo gravitazionale”. Nei
luoghi in cui si trova la materia il campo diventa infatti infinito, e cessa
dunque di esistere: come a dire, l'esistenza fisica incomincia dove
finisce quella matematica, e quella materiale dove cessa quella ideale;
senza dimenticare, però, che solo l'esistenza matematica ed ideale (il
campo) è misurabile, mentre quella fisica e materiale (la discontinuità)
è invece una metamorfosi moderna dell'irraggiungibile noumeno
kantiano.
In una vita investita e protesa verso l’immediatamente fruibile (la
materia), l’anima (il campo) cessa di esistere, già nella fase vivente,
mentre le anime che si elevano dalla materia possono diventare realtà
completamente ideali (campo), ma soltanto post-mortem.
Oltre alle discontinuità locali del campo gravitazionale, ne esistono di
globali, che sono note come buchi neri. Essi furono studiati per la
prima volta nel 1783 da John Michell e nel 1799 da Pierre Simon de
Laplace, e si basano su di un’osservazione molto semplice: una
particella di massa m in moto circolare uniforme a velocità v su
un'orbita di raggio r intorno ad un corpo di massa M è in equilibrio
quando le forze centrifuga (dovuta alla velocità) e centripeta (dovuta
all'attrazione gravitazionale) sono uguali, cioè:
mv2/r = gmM/r2
34
Cosa che avviene per il pianeta Terra che, per bilanciare la forza
attrattiva del Sole, gli gira intorno animandosi così di una forza
centrifuga uguale e contraria a quella attrattiva dell’Astro.
Per potersi distaccare dal corpo la particella deve avere una velocità
superiore a quella di equilibrio. Poiché la velocità massima consentita
dalla relatività è quella della luce, cioè v = c, nessuna particella si potrà
staccare dal corpo se è:
r < gM/c2
Se dunque tutta la massa M del corpo è concentrata in una sfera di
raggio inferiore ad r, detto raggio di Schwarzschild, nessuna particella
potrà sfuggire dal corpo, e questo diventa appunto un buco nero. Il
raggio di Schwarzschild è meno di 1 centimetro per la massa della
Terra e 10-23 cm per quella di un uomo, e quindi cento milioni di volte
più piccolo di quello dell’elettrone (uguale a 10-15m) ed è assimilabile
perciò al neutrino.
Non si conosce cosa accade all'interno dei buchi neri. Secondo
Hawkins, essi convertirebbero la loro massa in energia, scomparendo
gradualmente per evaporazione; secondo Dyson, essi si
comporterebbero come universi indipendenti e separati dal nostro;
altri fisici presumono ancora che essi diventino possibili canali di
comunicazione fra punti del nostro e di altri universi.
Analogamente, la morte dell’uomo potrebbe rappresentare un buco
nero nel reame del pensante, delle dimensioni del neutrino, capace di
viaggiare alla velocità della luce e quindi nell’altro universo costituito
dal dominio di coerenza delle vibrazioni del vuoto.
35
36
CAPITOLO 5
Il vuoto dell’energia e il reame delle anime
Definizioni
Il vuoto dell’energia è definito lo stato minimo di energia. Come allo
zero assoluto (termico) le molecole sono mediamente ferme (non
esiste la immobilità totale), così nel vuoto quantistico le particelle non
esistono, se non soltanto mediamente (statisticamente).
La temperatura è un indice dell’energia delle particelle, per cui lo “zero
assoluto” (uguale a -273.15°C) corrisponde alla temperatura alla quale
l'energia cinetica media è nulla ed il moto delle particelle è, quindi,
mediamente “congelato”.
La temperatura è ovviamente collegata allo stato della materia: più le
particelle si muovono, meno stanno a posto, e più l'insieme va verso la
volatilizzazione; viceversa, meno le particelle si muovono, più stanno a
posto e più l'insieme va verso la solidificazione. Dal momento che la
temperatura misura soltanto una media, anche allo zero assoluto le
particelle non sono completamente ferme, per cui lo stato non è
necessariamente solido: ad esempio, anche allo zero assoluto, l'elio
non solidifica (a meno di non aumentare enormemente la pressione).
Allo zero assoluto, (il nulla della temperatura), fa riscontro un campo
detto “vuoto energetico”, corrispondente al suo stato di energia
minima.
Nel caso del campo gravitazionale, ossia della forza gravitazionale
agente sull’unità di massa, la sua energia è proporzionale alla massa
attraente, per cui il vuoto energetico corrisponderebbe all'assenza di
materia, ossia al vuoto materiale, immutabile e senza struttura.
Lo zero di energia può anche e più facilmente osservarsi nel momento
dell’inversione della forza newtoniana (Palumbo 2005). Infatti, se
prima di questa inversione la forza attrattiva era positiva, e poi, col
decrescere della distanza delle masse è diventata negativa, vuol dire
che c’è stato un momento nel quale essa era nulla.
Secondo la fisica quantistica, l’universo sarebbe costituito di piccoli
pacchetti di luce (i quanti) che vibrano con periodi differenti. Un dato
tipo di luce che vibra con un periodo molto lungo si manifesta sotto
forma di rocce e minerali. Altre forme di luce vibrano con frequenze
37
che variano a pochi a 100 Hertz tipiche del vivente, infine vibrazioni
ancora più alte danno luogo ai segnali radio e televisivi. In ultima
analisi, ciascuna forma si riduce ad una qualità di luce vibrante.
Le osservazioni dei fisici e dei biologi non prendono però in
considerazione gli eventi che accadono ad una frequenza vibratoria
talmente alta da manifestarsi al di là delle capacità dell’osservazione
strumentale e della percezione fisica.
Oggi, i cosmologi ritengono che poco dopo il momento della creazione,
l’universo abbia cominciato ad espandersi tanto rapidamente, che la sua
vibrazione non è più riuscita ad esprimersi secondo le leggi del mondo a tre
dimensioni (un brivido dell’universo). Secondo questa teoria, il 90%
dell’universo ha letteralmente impresso a se stesso una “vibrazione”
corrispondente a degli stati di espressione più elevati. Questo 90%
rappresenta forse il luogo dove esistono gli universi paralleli della teoria dei
quanti (interpretazioni a “molti mondi” della meccanica quantistica proposta
dal fisico H. Everett).
Ogni sistema derivato da un altro ne conserva i caratteri e ne ripete
l’evoluzione. Perciò, al pari del sistema universo, anche quello cerebrale
dovrebbe contenere imprigionato il 90% delle frequenze più elevate e
pregiate. La neurofisiologia ha accertato che ogni individuo usa solo una
frazione del proprio cervello, pari a circa il 10%. (Secondo Carl Sagan, la
quantità di informazioni che il cervello potrebbe accumulare riempirebbe
venti milioni di libri, quanti ve ne sono nelle maggiori biblioteche del mondo.
Il biologo Isaac Asimov afferma “il cervello umano è perfettamente in grado di
ricevere e ricordare tutte le informazioni che riceve ed anche un miliardo di volte di più”.
Si può quindi ipotizzare che l’interazione fra il 90% delle onde ad altissima
frequenza, imprigionate nell’universo ed il 90% di quelle sincrone, che il
cervello non utilizza, corrisponda alle espressioni più elevati dello spirito).
Le funzioni del rimanente 90% non sono note e si ritiene che siano
dormienti. Dov’è il restante 90% della creazione, e qual’è lo scopo di
quella parte “non utilizzata”, quel 90% del nostro cervello ?
Mediante l’utilizzo di appena il 10% della capacità del cervello, esso
esprime facoltà spirituali dalle sensazioni, alle percezioni, alle
emozioni, alla felicità; si può allora bene immaginare quale orizzonte di
spiritualità si potrebbe conseguire con l’utilizzo dell’altro 90%
attualmente dormiente.
Come l’universo, nel momento del Big Crunch, ossia dell’implosione,
tutte le vibrazioni, comprensive di quelle a frequenza estrema,
torneranno insieme, così, le dimensioni nascoste del cervello, dopo la
morte del corpo fisico, si “srotoleranno” e permetteranno all’anima di
entrare nel dominio di coerenza del vuoto, ossia nel “Regno di pura
38
luce”, quella luce bianca, contenente tutte le possibili frequenze con la
quale il Signore apparve agli Apostoli durante la trasfigurazione.
Le oscillazioni del punto zero secondo il terzo principio
della termodinamica
Nella seconda metà del 19° secolo, Maxwell e Boltzmann, spiegarono
il comportamento di un insieme (macroscopico) di gas a partire da
quello delle sue molecole (componenti microscopiche), pervenendo
all’affermazione dei primi due principi della termodinamica sulla
conservazione dell’energia e sulla tendenza alla crescita dell’entropia
(disordine) in un sistema chiuso, in accordo con la fisica classica.
All’inizio del 20° secolo, il chimico tedesco Walter Nernst, postulò il
terzo principio della termodinamica, secondo il quale, la differenza di
entropia, fra due stati macroscopici di un qualsiasi sistema fisico, tende
a zero al tendere a zero della temperatura assoluta.
Questo principio era però in contrasto con la fisica microscopica la
quale prevedeva, invece, che tali differenze dovessero tendere
all’infinito. Il secondo principio recita, infatti, che in una
trasformazione reversibile, il calore ΔQ somministrato ad un fluido è
legato alla variazione di entropia ΔS dalla relazione ΔQ/T = ΔS, la
quale tende all’infinito al tendere a zero della Temperatura assoluta T.
La contraddizione venne superata dalla meccanica quantistica, secondo
la quale ogni atomo fluttua intorno a valori classici di posizione e di
velocità, definiti da Walter Nernst, “oscillazioni di punto zero”.
La fisica quantistica realizzava così la sua rivoluzione, fondendo
l’essere statico parmenideo con il divenire astratto eracliteo.
Mentre la fisica classica separa l’oggetto ed il movimento, la fisica
quantistica riguarda l’oggetto intrinsecamente legato alle sue
fluttuazioni quantistiche.
Quando le fluttuazioni termiche, in prossimità dello zero assoluto si
annullano, restano in vita l’insieme delle fluttuazioni quantistiche, che
non contribuiscono all’entropia, perché sono oscillazioni coerenti cioè
ordinate.
Nella visione quantistica, la configurazione macroscopica è meglio
rappresentata da un campo esteso discontinuo, costituito da:
un insieme di pacchetti di energia (i quanti), la cui intensità è espressa
dal numero di quanti,
39
una propria modalità oscillatoria, definita dalla “fase”, una grandezza
matematica che rappresenta il ritmo dell’oscillazione.
In questa caratterizzazione del predetto campo, rivelabile attraverso
l’interazione con gli altri campi, le due grandezze hanno valori
indefinibili, che possono però notarsi nei due casi estremi:
quando il numero di quanti è ben fissato: in questo caso la fase è del
tutto indeterminata ed il sistema fisico appare come un insieme di
particelle fluttuanti in maniera incoerente, oppure,
quando la fase è ben definita, ed allora il sistema fisico appare come un
campo classico (coerente) governato da una propria oscillazione, che
ha sopraffatto annichilendo le oscillazioni incoerenti.
In base a questo schema, Nernst predisse che la materia condensata,
ossia i liquidi ed i gas, potessero essere il risultato della “messa in fase”
delle oscillazioni di punto zero degli atomi componenti.
La materia assumeva così l’aspetto di un campo d’onda, mentre la
luce, riguardata come onda dalla fisica classica, poteva a volte essere
considerata come un insieme di quanti, o fotoni, capaci di produrre
l’effetto fotoelettrico, attribuibile alle particelle.
In questo modo, la fisica irrompe nel dominio della filosofia, la quale
è costretta a negare la visione dicotomica della realtà ed a riconoscere,
invece, la coesistenza di due stati: quella materiale (le onde incoerenti)
e quella spirituale, espressa (cfr. Cap.13, le onde coerenti), in teoria, dal
con-esserci di Heidegger.
Se materia e spirito sono gli aspetti di un’unica essenza, allora c’è da
ricercare la loro intima interazione a partire dalla genesi dell’uno
dall’altro. Ha ragione Fichte nell’affermare che lo spirito crea la
materia, oppure hanno ragione i materialisti che asseriscono il
contrario ? Probabilmente hanno ragione tutti. Il difetto sta
nell’insistere sulla distinzione inesistente fra due aspetti inseparabili per
definizione. Del resto, non è pensabile un cervello oppure un’entità
pensante immateriale, come non è immaginabile un computer
superperfetto dotato di creatività.
Nei fatti, i campi elettromagnetici generati dal moto accelerato degli
ioni nelle strutture cerebrali (la materia) sono la causa delle facoltà
intellettive dell’uomo, come le emozioni, la volontà, etc. (espressioni
dello spirito), il contrario della proposizione di Fichte.
Ma tutto ciò era implicito ed è la conseguenza delle leggi fondamentali
dell’universo, ossia nella sua essenza dinamica, in evoluzione verso
forme sempre più perfette, che si ritrovano nel cervello, sede genetica
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delle facoltà spirituali dell’uomo, dalle quali sono nate le idee, e
principalmente le opere d’arte, un insieme di materia e di
organizzazione fantastica, apparentemente irreale.
Non esistono, pertanto, materia e spirito; esiste, invece, la realtà, che a
volte appare sotto l’una e talora sotto l’altra forma della sua essenza.
Analogamente, una persona, a volte è presente, in vita, nella sua
forma apparente ed altre volte assume quella sostanziale di anima
post-mortem (Cap. 13).
D’altra parte, ci si può chiedere cosa fosse esistito prima del Big Bang.
La risposta sarebbe il vuoto, ossia un campo di interazione potenziale,
indispensabile al Big Bang, intimamente ad esso connesso, ossia una
sua proprietà.
I domini di coerenza dell’acqua
L’intuizione e le idee di Nernst sulla materia condensata sono state
riprese da David Bohm, Robert Dicke, Klaus Hepp, Elliot Lieb e
Herbert Fröhlich e successivamente:
nel 1948, dal fisico statunitense Willis Eugene Lamb (premio Nobel),
nel 1973, da Hepp e Lieb, ed infine dal 1988 ai nostri giorni dagli
studi di Preparata e Del Giudice, sintetizzati da Palumbo (2006a).
Tali ricerche hanno dimostrato che, ad una certa temperatura, il
liquido è un insieme di due fluidi, nel quale, la componente non
coerente governata dalle fluttuazioni termiche, cresce con il crescere
della temperatura. Soltanto all’interno del volume occupato dal fluido
non coerente le molecole esterne dei soluti possono trovare spazio, in
quanto, all’interno dei domini di coerenza, le molecole sono tanto
addensate da non lasciar spazio al altre, a meno che non si tratti di ioni
di idrogeno.
Questa visione riesce a far luce su molte proprietà dell’acqua, fra le
quali:
- l’attribuzione all’acqua di un ruolo di primaria importanza nella
materia vivente,
- l’interpretazione dell’acqua, non più intesa come un insieme di
molecole, ma come un campo coerente, sia di materia, sia
elettromagnetico, caratterizzato dall’esistenza di interstizi riempiti dalla
componente non coerente, nei quali trovano posto le molecole dei
soluti, incapaci di penetrare nei domini di coerenza. La dimensione di
questi interstizi cresce con la temperatura. Essa, nel ristretto intervallo
41
termico nel quale è possibile la vita, deve allora essere (i)
sufficientemente piccola, in modo da consentire il mantenimento della
concordanza di fase fra i vari domini di coerenza, ossia la possibilità di
propagazione, senza discontinuità nella fase, fra un dominio di
coerenza e quello attiguo, e, (ii) abbastanza grande da contenere le
macromolecole del soluto,
- la spiegazione, in conseguenza di quanto precede, del perché la
materia vivente possa esistere soltanto nel ristretto intervallo termico
osservato,
- infine, la spiegazione del perché un sistema vivente, caratterizzato da
entropia negativa, con la sua distruzione ed il decrescere della
temperatura, non generi sistemi più ordinati, seguendo l’evoluzione
dell’universo proteso verso forme sempre meno imperfette. Al
decrescere della temperatura, si riducono, infatti, gli interstizi fra i
domini di coerenza, i quali espellendo le macromolecole verso
l’esterno del liquido, non consentono la nascita di un nuovo sistema.
La fisica, riferendosi all’acqua, il composto chimico più semplice e
diffuso, ha scoperto quindi in esso la coesistenza della sua duplice
struttura: quantistica e termodinamica, aprendo un orizzonte ed uno
strumento nuovo ed affascinante di investigazione, estensibile a molti
altri settori della ricerca e foriero di impensabili sviluppi.
Il corpo umano, il cervello e le cellule sono costituiti essenzialmente di
acqua, ossia da un dominio di oscillazioni coerenti ed un altro di
oscillazioni incoerenti. Le prime, per il fatto di oscillare in fase, sono
molto più intense delle seconde, che si elidono per interferenza. Le
prime possono eccitare, per risonanza, alcune componenti dello
spettro di frequenza dei campi e.m. connessi al moto degli ioni
cerebrali e potenziare le capacità del cervello. Quando prevalgono le
seconde, a causa della trasmissione dall’esterno di una vita
“disordinata”, esse invaderanno il cervello trasformando i suoi domini
di coerenza in domini di incoerenza, riducendone le facoltà. Al
contrario, varrebbe la seguente catena: esercizio delle virtù=>
potenziamento della componente coerente=> spiritualità=>
immortalità dell’anima.
Insieme ai due predetti domini di oscillazione, nell’acqua cerebrale è
ovviamente presente anche quello del dominio di coerenza delle
vibrazioni del vuoto (presente ubiquitariamente ed in misura
dominante nell’universo), per cui i due domini dio coerenza sono
intimamente interconnessi. Le onde coerenti generate dal cervello
42
possono quindi trasmettersi, per induzione, al dominio di coerenza
delle oscillazioni dell’acqua, e da questo, a quello del vuoto. In
presenza di sincronismo, le onde coerenti cerebrali possono quindi
essere amplificate dalle vibrazioni sincrone del vuoto e propagarsi
senza attriti ed interferenze e per sempre.
Il presente testo ha fatto riferimento all’attività cerebrale, ossia quella
del sistema nervoso. Palumbo (2006a), si è però soffermato sul
secondo cervello esistente nell’organismo, costituito dal sistema
immunitario, che non è stato qui chiamato in causa per non
appesantire il libro, tenuto anche conto dell’analogia dei due sistemi.
Il sistema nervoso opera attraverso semplici meccanismi di difesa
dell’integrità fisica, detti “riflessi di fuga” che intervengono a livello più
basso del sistema nervoso, grazie ai quali, un animale evita gli stimoli
dolorosi e un guidatore sterza all’improvviso per evitare un incidente.
Esiste, però, anche un altro insieme di reazioni: dalle emozioni, alle
immaginazioni, ai desideri ai ricordi, etc. che fanno parte della vita
quotidiana e che non hanno alcun riferimento con la necessità di una
difesa immediata.
C’è una continua vita interiore, un senso d’identità interna che è molto
più complesso di una semplice reazione di fuga, che coinvolge la
maggior parte della corteccia cerebrale.
Nel sistema immunitario, accade proprio la stessa cosa. I suoi aspetti
difensivi reagiscono alle situazioni d’emergenza, come nel caso delle
infezioni. L’immunologia ha studiato le difese dirette all’esterno e,
diversamente dalle scienze neurologiche, solo in tempi recentissimi ha
scoperto le funzioni interne del sistema immunitario. E’ stato infatti
osservato che la fuga dal pericolo e dai predatori rappresenta solo una
piccola parte della vita cognitiva: basti pensare alla scarsa frequenza
delle gravi infezioni. Gran parte dell’attività dei linfociti è rivolta
all’affermazione dell’identità del sistema soma, che si realizza mediante
la costruzione positiva, una specie di affermazione di sé.
I due cervelli del corpo presiedono dunque all’attuazione naturale dei
due principi fondamentali della biologia, ma svolgono anche una
funzione diretta alla loro crescita, consistente nell’estensione del loro
spettro di interazione con le sollecitazioni (onde) esterne, mediante
l’esercizio della volontà.
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44
CAPITOLO 6
Il passaggio dal vuoto al pieno
Nei reami dell’inerte e del vivente
E’ stato osservato prima, che la creazione di una molecola richiede
energia, la quale può prendersi in prestito purché il prestito avvenga
soltanto per un tempo tanto piccolo da soddisfare la (2) e dunque da
rendere l'energia non misurabile (così come si può rubare del denaro
senza violare la conservazione del capitale, purché lo si faccia soltanto
per un tempo inferiore a quello intercorrente fra due controlli).
Questo meccanismo, che potrebbe essere all'origine della formazione
delle forze indotte dai campi, non è comunque in grado di spiegare la
creazione dal nulla di oggetti non effimeri, come i corpi macroscopici
e l'universo stesso.
Una possibile spiegazione di come si possa passare dal vuoto materiale
al non vuoto, nel rispetto della legge di conservazione dell'energia, è
stata proposta nel 1973 da Edward Tyron, secondo il quale,
basterebbe assegnare al campo gravitazionale un'energia negativa, pari
a quella positiva posseduta dalla materia (secondo la legge E = mc2 ).
Con questa forza gravitazionale (inversa) si creerebbe la materia
mantenendo l'energia totale dell'universo nulla, come essa era
nell’universo vuoto che precedette la creazione. Questa forza è quella
newtoniana inversa individuata da Palumbo (2005) la quale, al di sotto
di una certa distanza, e quindi nel protone, ed in particolare nel buco
nero primordiale, cresce con la distanza.
Gli sviluppi recenti della fisica hanno dunque fatto superare l’horror
vacui, sia a livello microscopico, sia a quello macroscopico, in modo
che il vuoto può essere considerato come la naturale culla
dell'esistenza, il punto di partenza da cui nascono le forme sia
istantanee che temporali della materia.
Il nostro universo non è perfettamente uniforme. Nella densità
spaziale della materia vi sono piccole deviazioni dall’uniformità, che
assumono la forma di stelle, galassie, grandi ammassi di galassie e
anche ammassi di ammassi (super-ammassi). Per spiegarne la
presenza, occorre che l’universo in espansione sia uscito dalle prime
caldissime fasi della sua storia con variazioni di densità rispetto alla
45
media dell’ordine di una parte su centomila, su un’ampia gamma di
distanze.
Con l’approfondimento delle teorie sull’universo, l’interesse si è
concentrato sugli effetti di un ipotetico tipo di materia che sarebbe
esistito nell’universo primordiale, definito campo “scalare”. Ciò
significa che in ogni punto dello spazio, ed in qualsiasi istante, questo
campo ha soltanto un attributo: la propria intensità (una “scala” di
misura). Per esempio, la densità dell’inchiostro di stampa su questa
pagina è un campo scalare; anche la temperatura in una stanza è un
campo scalare. Al contrario, la velocità del vento no, perché in ogni
punto ed in ciascun istante del tempo essa è determinata da
un’intensità e da una direzione.
Nelle primissime fasi della storia dell’universo la temperatura era
dell’ordine dei miliardi di miliardi……di miliardi di gradi centigradi,
per cui è legittimo immaginare che si siano formati nuovi tipi di
materia caratterizzati da una gamma differenziata di paesaggi di vuoto.
Sappiamo che devono esistere fluttuazioni di incertezza quantistica
nel vuoto, per cui i campi scalari, le cui lente variazioni possono
“pilotare” l’accelerazione dell’universo devono avere moti di punto
zero. Sempre per Il principio di indeterminazione di Heisenberg, come
una scatola non è vuota, così la densità o la temperatura del vuoto non
sono perfettamente uniformi come recentemente osservato. Debbono
sempre esserci fluttuazioni quantistiche del vuoto.
Così, quando si verifica l’inflazione (che è un momento della storia
cosmica durante il quale l’espansione dell’universo accelera), questa
agisce anche sulle piccolissime deviazioni dalla perfetta uniformità che
le fluttuazioni di punto zero hanno determinato. Esse vengono
“stirate” dall’espansione inflattiva e lasciate, come “cicatrici”, sul volto
dell’universo, a segnare piccole variazioni della sua densità e
temperatura sulla scala delle distanze astronomiche.
Queste fluttuazioni del vuoto portano alla fine all’aggregazione della
materia in galassie e stelle, attorno alle quali possono formarsi pianeti e
può nascere la vita: senza il vuoto, il libro della vita avrebbe soltanto
pagine bianche.
Si può anche pensare che, nel passaggio da “nessun universo” ad “un
universo”, si ricavi qualcosa, cioè energia dal nulla, violando, in questo
modo, la legge di conservazione. L’energia si presenta, però, in due
forme: quella associata al moto (positiva), e quella potenziale
(negativa), in modo che l’energia totale che interessa qualunque corpo
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soggetto ad una forza di gravità è uguale a zero. Tale equilibrio vale
anche alla scala degli universi, per i quali, in base alla relatività, la
somma dei valori positivi delle energie di tutte le masse e di tutti i loro
moti è esattamente controbilanciata dalla somma delle energie
potenziali negative associate alle forze gravitazionali agenti tra esse.
Se l’energia totale è nulla, una regione in espansione può quindi
comparire senza che vi sia alcuna violazione del principio di
conservazione dell’energia. Si tratta di una conclusione sorprendente
che mostra come una grande quantità di espansione inflattiva possa
essere alimentata ricorrendo ad un vasto serbatoio di energia
potenziale negativa: l’energia del vuoto.
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CAPITOLO 7
L’uomo nell’universo
Il principio antropico
La descrizione della nascita dell’universo, riportata in appendice, lascia
intuire l’esistenza di un disegno evolutivo finalizzato alla vita, che
adesso verrà investigato in dettaglio, nel sistema universo, nel sistema
solare e nel sistema uomo. Verranno evidenziati, con un numero
progressivo riportato in parentesi, alcuni valori critici nella storia di
questi sistemi, i quali, se fossero stati superati, non avrebbero
consentito la nascita dell’uomo.
Il sistema universo.
Due centesimi di secondo dopo la nascita dell’universo, la temperatura
era di 100 miliardi di gradi. In queste condizioni, i protoni venivano
continuamente trasformati in neutroni dalla forza debole, quella che
alimenta la trasformazione delle particelle nucleari, in modo che vi era
un ugual numero di protoni e di neutroni. Dopo un secondo, il cosmo,
a seguito dell’espansione, si raffreddò fino a 10 miliardi di gradi, in
modo da annullare il dominio della forza debole lasciando un numero
maggiore di protoni.
Qualche diecina di secondi dopo, le particelle cominciarono a
combinarsi per formare idrogeno ed elio, con una netta prevalenza
dell’idrogeno (1). Se il numero dei protoni fosse stato uguale a quello
dei neutroni, si sarebbe formato solo elio, il quale sarebbe stato l’unico
elemento bruciabile delle stelle, la cui combustione, molto più veloce
di quella ad idrogeno, avrebbe esaurito il ciclo vitale del Sole prima
della comparsa della vita sulla Terra.
Tre minuti e due secondi dopo la nascita del cosmo, la temperatura era
pari a circa un miliardo di gradi centigradi. Dopo altri 44 secondi,
diminuì di un decimo di grado, sufficiente per la formazione dei nuclei
di deuterio, di idrogeno e di elio. Nonostante questo abbassamento
termico, perché si formassero le stelle, era necessario che la forza
nucleare forte avesse il valore attuale (2). Se esso fosse stato inferiore
del 10%, gli atomi di idrogeno, pur scontrandosi, non avrebbero
potuto originare la fusione nucleare, che fa risplendere le stelle, e la
vita non sarebbe nata.
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La forza elettromagnetica è 1040 volte maggiore di quella di gravità (3).
Se tale rapporto fosse stato lievemente diverso, le stelle non si
sarebbero formate.
È noto che il carbonio è l’elemento fondamentale della vita e dello
stesso universo. Esso si forma nella fornace nucleare delle stelle, dove
due atomi di elio si fondono per formare l’isotopo berillio-8, al quale si
aggiunge dopo un altro atomo di elio e si ottiene il carbonio. La sintesi
del carbonio all’interno di una stella è una fase indispensabile per la
formazione degli elementi più pesanti costituenti le rocce (4). Se
l’atomo di carbonio non possedesse una particolare ed estremamente
improbabile proprietà, detta di risonanza, prevista da Fred Hoyle nel
1952 i processi d formazione degli elementi nelle fornaci stellari non
sarebbero potuti avvenire.
La densità dell’energia oscura presente nell’universo è pari al 70%
dell’universo stesso (5). Se fosse stata leggermente maggiore, l’effetto
dell’antigravità avrebbe impedito la formazione delle galassie.
Diecimila anni dopo il Big Bang, la forza di gravità cominciò ad
ammassare piccoli grumi di materia, detta oscura e fredda, di
determinata densità, animata da una forza repulsiva (6). Se la densità di
questi grumi fosse stata superiore a quel determinato valore, la gravità
avrebbe vinto la forza espansiva e la materia, invece di espandersi,
sarebbe collassata su se stessa, e l’universo sarebbe stato costituito da
un insieme di buchi neri.
Cinque miliardi e mezzo di anni fa, una nube cosmica formata dal 78%
di idrogeno, 20% di elio e 2% di elementi pesanti, fra cui il carbonio, si
andava condensando per formare il nostro sistema solare. La
temperatura era così bassa (263° sotto zero) che la forza di gravità,
poteva vincere l’agitazione termica delle particelle, riuscendo ad
avvicinarle e ad innescare il lento processo di riscaldamento. Dopo 50
milioni di anni, la temperatura raggiunse i valori necessari per
accendere la fornace nucleare nel Sole, che aveva intanto captato il
99.9% della massa a disposizione.
L’altro 0.1% si riunì, nel corso di 10-100 milioni di anni, per formare i
pianeti rocciosi come la Terra, mentre occorsero più di 100 milioni di
anni per la formazione di quelli gassosi, in modo da raggiungere
l’equilibrio gravitazionale attuale nel sistema solare.
È possibile calcolare cosa sarebbe accaduto (7), se nella nebulosa
originaria vi fosse stata maggiore disponibilità di materia e parte delle
polveri si fosse addensata per formare pianeti gassosi più massicci.
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Alcuni astrofisici giapponesi hanno eseguito questi calcoli,
immaginando di sostituire ai tre pianeti giganti del sistema solare:
Giove, Saturno ed Urano, tre pianeti con una massa doppia di quella
di Giove. La simulazione ha mostrato che, nel giro di una diecina di
milioni di anni, l’orbita della Terra si sarebbe modificata e il pianeta si
sarebbe avvicinato al Sole tanto da esserne risucchiato.
Nell’attimo in cui l’universo è venuto all’esistenza, le forze liberate
sono state e sono attualmente eccezionalmente in equilibrio. (8) Se il
Big Bang fosse stato leggermente meno violento l’espansione
dell’universo sarebbe stata più lenta ed in breve tempo l’universo
sarebbe nuovamente collassato su se stesso. (9) Se l’esplosione fosse
stata leggermente più violenta l’universo avrebbe potuto disperdersi in
una nube troppo rarefatta per aggregarsi e dare luogo a stelle.
Le probabilità sfavorevoli avrebbero bisogno di un numero
astronomico per essere espresse. Il rapporto tra materia, energia e
volume spaziale al momento del Big Bang non poteva discostarsi da
quello ideale per più di un miliardesimo di milionesimo di percento.
(10) Sarebbe bastata una minima deviazione ed il risultato sarebbe
stato non solo mancanza di armonia ma entropia (disordine) e ghiacci
eterni.
L’astrofisico A. Lightman ha ammesso che gli scienziati “trovano
sorprendente che l’universo sia stato creato in uno stato così ordinato”
aggiungendo che “qualsiasi teoria cosmologica valida dovrebbe offrire
una spiegazione definitiva a questo problema dell’entropia”, dovrebbe
cioè spiegare come mai l’universo non sia diventato caotico”,
riprendendo, inconsapevolmente, il pensiero di Isaac Newton:
“Questa elegantissima compagine del Sole, dei pianeti e delle comete
non poté nascere senza il disegno e la potenza di un ente intelligente e
potente”.
Più tardi Paul Dirac, pensò ad un matematico, il quale, mediante la
matematica, avrebbe programmato la creazione, mentre qualche
millennio prima, la Bibbia attribuiva al Creatore il nome di Yahweh, un
termine pronunciato da sole vocali IAUE’, quasi a sottolinearne
l’astrattezza e che deriva dalla forma del verbo ebraico “divenire”,
ossia l’evoluzione del modello Palumbo (2006).
Proseguiamo nell’indagine, partendo dalle tre forze fondamentali
dell’universo (gravitazionale, nucleare debole e nucleare forte), che
entrano in gioco tanto nella vastità del cosmo quanto nel mondo
dell’infinitamente piccolo delle strutture atomiche ed influiscono su
51
tutto l’esistente, per notare una “calibrazione”, una precisione ed
un’ottimizzazione tale da permettere la vita. Consideriamo, infatti, le
due forze nucleari agenti all’interno del nucleo dell’atomo. Grazie alla
forza nucleare forte, che tiene uniti protoni e neutroni nel nucleo
dell’atomo, si possono formare vari elementi, sia leggeri (come elio e
ossigeno) sia pesanti (come oro e piombo). (11) Basterebbe che questa
forza fosse del due per cento più debole e potrebbe esistere solo
l’idrogeno. Viceversa, (12) se fosse appena un po’ più intensa
esisterebbero solo gli elementi più pesanti, ma non l’idrogeno. Ora,
(13) se nell’universo non vi fosse idrogeno il Sole non avrebbe il
combustibile di cui ha bisogno.
La forza nucleare debole regola il decadimento radioattivo, inoltre,
influisce sulle reazioni termonucleari all’interno del Sole. Il matematico
e fisico F.Dyson spiega: “l’interazione debole è milioni di volte meno intensa di
quella forte. La sua intensità è esattamente sufficiente a permettere che l’idrogeno
solare bruci in modo lento ed uniforme. Se questa interazione fosse leggermente più
forte o più debole, le forme di vita che dipendono da stelle come il Sole sarebbero in
difficoltà”. Vale a dire, la velocità con cui il Sole “brucia” l’idrogeno è
proprio quella giusta per riscaldare la Terra senza incenerirla e per
mantenerci in vita.
In più, gli scienziati ritengono che la forza debole entri in gioco nelle
esplosioni delle supernovae, esplosioni che sono considerate il
meccanismo responsabile della produzione e della distribuzione della
maggior parte degli elementi. Secondo il fisico J.Polkinghorne, (14) “Se
queste forze nucleari fossero in qualsiasi modo lievemente diverse da come sono, le
stelle non sarebbero in grado di formare gli elementi di cui noi siamo fatti”.
Il prof. Paul Davies: scrive a proposito “Tutt’intorno ci sembra di vedere la
prova che la natura ha fatto le cose per bene”. La precisione con cui sono
calibrate le forze fondamentali ha reso possibile l’esistenza ed il
funzionamento del Sole, del nostro splendido Pianeta e, su
quest’ultimo, dell’acqua e dell’atmosfera, indispensabili per la vita,
nonché di un gran numero di preziosi elementi chimici.”
Il sistema solare
È noto che l’emissione radiativa del Sole è uguale a quella di un corpo
nero alla temperatura di 6000°K, per cui le radiazioni hanno lunghezza
d’onda compresa fra 0.17 e 4 micron, con il massimo dell’intensità
intorno a 0.5 micron. È noto che le radiazioni di lunghezza d’onda
inferiore a 0.3 micron sono letali, e che quelle più lunghe (il rosso)
52
sono meno assorbite dall’atmosfera, rispetto a quelle più brevi, e
possono quindi raggiungere più facilmente la superficie della Terra.
L’ossigeno e l’ozono stratosferico assorbono selettivamente le
radiazioni con lunghezza d’onda inferiore a 0.3 micron, lasciando
passare le lunghezze d’onda del visibile, che vengono diffuse dalle
molecole dell’aria, per cui il cielo ci appare azzurro.
Segue che le radiazioni u.v. più corte, presenti nello spettro della
distribuzione della radiazione in misura molto esigua, sono tutte
assorbite dall’ossigeno e dall’ozono. (15) Se la loro presenza fosse stata
più consistente, allora l’equilibrio si sarebbe spostato verso la
troposfera, fino a raggiungere la superficie della Terra, con effetti letali.
Anche le radiazioni lunghe (il rosso) rappresentano una piccola
percentuale rispetto a quelle azzurre. (16) Se la loro presenza fosse
stata maggiore, sarebbero pervenute in superficie, prevalendo sulle
altre e la natura ci sarebbe apparsa rossa, con grave pregiudizio per la
vita.
Analoghe considerazioni si possono svolgere per l’irraggiamento
terrestre, dal quale dipende la temperatura dell’aria al suolo. In
corrispondenza di 300°K, ossia presso a poco alla temperatura
superficiale della Terra, le lunghezze d’onda sono comprese fra 4 e 80
micron, con un massimo in corrispondenza di 10 micron.
Di notte, in assenza del Sole, la superficie della Terra restituisce allo
spazio l’energia ricevuta dall’Astro durante il giorno. (17) Per evitare
che, in conseguenza di tale perdita, la temperatura scendesse al disotto
dei valori medi attuali, compatibili con la vita, il vapor d’acqua
presente nell’atmosfera, dotato di notevolissime capacità di
assorbimento selettivo, reirradia verso la Terra gran parte della
radiazione terrestre, in modo che soltanto un’esigua parte si perda
nello spazio, al fine ultimo di garantire il non superamento
dell’intervallo eurotermico nel quale la vita può esistere.
Le esigue variazioni nella concentrazione di CO2 stanno determinando
una crisi climatica, enfatizzata dai mass-media, proprio perché esse
possono spostare l’equilibrio prestabilito.
È noto ancora, che la Terra ruota intorno al suo asse, che è inclinato di
23°27’ sul piano dell’eclittica. Quest’angolo subisce delle lievi
variazioni periodiche, fra 21 e 28 gradi, causate dalla attrazione lunare,
studiate dal geofisico Iugoslavo Milankovitch, e che sono la causa delle
glaciazioni, le quali, ogni 20.000 anni, determinano l’espansione della
calotta artica fino alla Val padana.
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La temperatura dell’aria al suolo, ossia l’intervallo eurotermico nel
quale è potuta nascere e svilupparsi la vita, dipende dunque, dai valori
attuali dei parametri dell’orbita terrestre, dai quali non può scostarsi
senza pregiudicare la vita stessa (18).
L’ossigeno è presente nell’aria con una concentrazione del 21%. (19)
Se fosse del 20%, risulterebbe insufficiente per la respirazione, (20) se,
al contrario, fosse del 22%, si brucerebbero le foreste, per
l’intensificazione degli incendi, alterando il ciclo dell’ossigeno, con
gravi ripercussioni sulla vita.
Si potrebbe continuare indefinitamente a riportare esempi del genere,
i quali mostrano, che i cambiamenti della vita hanno potuto
raggiungere livelli strutturali attuali di sempre maggiore complessità,
ossia di equilibrio rispetto alla pressione selettiva, grazie all’esiguità
delle modificazioni dei parametri fisici dell’ambiente.
Sull’origine a la finalità dell’universo
Sull’origine dell’universo
Da E = mc2, si deduce che una piccola quantità di materia racchiude
un’incredibile quantità di energia, come quella derivata dalla fissione
nucleare. Questa relazione e la teoria delle stringhe prevedono, inoltre,
che l’energia possa trasformarsi in materia (Palumbo e Nardelli 2005).
La formazione dell’universo materiale perciò potrebbe aver implicato
quella che un cosmologo ha definito “la più imponente trasformazione di
massa ed energia che abbiamo avuto il privilegio di vedere”. Ma da dove sono
venute la materia e l’energia necessarie per tale “trasformazione”? La
scienza non ha risposte soddisfacenti ed incontra difficoltà ad indagare
perfino nell’intervallo di tempo inferiore a quello di Planck.
Sulla rivista “Le Scienze” del numero di marzo 1999, è riportato un
articolo nel quale si afferma che “la teoria del Big Bang non descrive la
nascita dell’universo” ed ancora che “Per spiegare la nascita
dell’universo, occorre dunque un’ulteriore teoria, che descriva epoche
ancora precedenti”. Il fisico C.H.Townes sostiene: “E’ vero che i fisici
sperano di guardare al di là del Big Bang, e magari di spiegare l’origine
dell’universo in termini, ad esempio, di una fluttuazione di qualche tipo. Ma
allora, cos’è che fluttua, e come ha avuto origine questa fluttuazione?”
Secondo John Barrow, uno dei più autorevoli sostenitori del principio
antropico, la nascita del nostro universo per mera fortuna, sarebbe in
contraddizione con la meccanica quantistica, secondo la quale, ogni
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fenomeno fisico avviene soltanto se c’è qualcuno che l’osserva. Allora
sarebbe più verosimile la risposta religiosa.
D’altra parte, le leggi della natura, così come noi le conosciamo,
lasciano dedurre l’esistenza di molti universi differenti, che si
distinguono fra loro per il fatto di aver avuto un inizio in condizioni
solo leggermente diverse. Secondo questa teoria, detta “l’eterna
inflazione”, in ogni punto dello spazio potrebbe nascere un nuovo
sub-universo. Ognuno di essi si espanderebbe con velocità
elevatissima e costituirebbe una bolla all’interno della quale le costanti
della natura, come la costante di gravità e la velocità della luce,
potrebbero essere differenti da quelle del nostro universo, che sarebbe
soltanto una delle tante bolle.
La generazione delle bolle, e quindi anche del nostro universo, è, però
casuale, perché segue le leggi della meccanica quantistica che sono
probabilistiche. Tra tutti gli universi possibili, il nostro è eccezionale,
perché (21) è adatto alla vita. (22) Il nostro universo è costituito da
materia e non da antimateria. Questo è il risultato di un processo
casuale, che avrebbe potuto anche dare un esito diverso. (23) Dal
punto di vista statistico, il nostro universo, fatto di materia, dove la
costante Lambda ha il valore effettivamente osservato, ha una
bassissima probabilità di esistere. Altri universi, più probabili,
sarebbero però del tutto impossibili da osservare, per il semplice fatto
che le condizioni al loro interno non permetterebbero affatto
l’evoluzione della vita.
La dinamica dei sistemi naturali direttamente osservati dall’uomo, è
caratterizzata dal ricorrere (i) di eventi eccezionali ed imprevedibili, più
o meno rari, cadenzati, in virtù di un’organizzazione interna tramite
cicli di reazione (feedback) non controllati da parametri indipendenti
esterni e (ii) di fenomeni di piccola intensità, ma più frequenti,
indispensabili alla sopravvivenza dei sistemi.
Qualche esempio può giovare a spiegare meglio questa distinzione. A
scala stagionale, la dolce onda del mare d’estate ricostruisce il profilo
di equilibrio di un litorale danneggiato dai più intensi marosi invernali,
che si verificano su lunghi periodi di tempo. In assenza di tali onde
ricostruttive più piccole, le violente mareggiate successive avrebbero
causato una crescente instabilità del litorale e, quindi, il progressivo
avanzamento del bacino marino, con la conseguente continua perdita
di terra emersa, che però non si verifica in natura.
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Una simulazione dell’equilibrio di un litorale campano, eseguita dallo
scrivente, partendo dalla serie storica della successione delle ondazioni
costruttive e distruttive, ha mostrato che, (24) nel caso si fosse
cambiato arbitrariamente, anche di poco, l’intervallo di tempo Δt
osservato tra due successive burrasche, oppure, (25) si fosse alterato il
numero delle piccole ondazioni e (26) la loro successione, il litorale
avrebbe subito una cospicua e continua erosione, fino alla sua
scomparsa.
Il numero e frequenza dei piccoli eventi e l’intervallo di tempo Δt
osservato tra due successive burrasche sono pertanto condizioni
critiche, implicando che il litorale non sarebbe sopravvissuto in
assenza dei piccoli eventi ondosi, tendenti a ripristinare la morfologia
originaria, e/o in presenza di mareggiate distribuite, per esempio,
uniformemente nel tempo.
Quanto detto è vero anche per il profilo d’equilibrio di un crinale di
montagna soggetto a franare (o nel caso delle valanghe): l’equilibrio si
conserva, grazie ai grossi movimenti franosi casuali ed ai piccoli eventi,
pressoché continui, dovuti all’azione del ghiaccio, a modificazioni
climatiche, biologiche, etc. che contribuiscono in modo sostanziale al
ripristino della stabilità, sempre, però garantita dal non superamento di
condizioni critiche.
Anche nei sistemi vulcanici e tettonici, parte dell’energia
immagazzinata nella camera magmatica e nelle faglie è rilasciata
gradualmente quando si verificano gli eventi più piccoli. Segue che un
successivo evento violento (caratterizzato da una liberazione brusca e
repentina di una grossa quantità di energia) è atteso dopo un intervallo,
più lungo e con intensità più lieve quanto più numerosi sono stati i
piccoli eventi. In ogni caso, (27) quando l’intervallo di tempo
caratterizzato da assenza di eventi (dall’ultimo grosso episodio) cresce
ben oltre i valori delle durate statisticamente registrate, oppure (28) il
processo di riequilibrio non è sufficiente, allora il sistema raggiunge
uno stato critico.
In conclusione, nell’evoluzione dei sistemi naturali, la distribuzione
temporale e l’intensità dei grossi eventi catastrofici è regolata dal
numero dei piccoli eventi. La sopravivenza e l’equilibrio dei sistemi
sembra essere, però governata da un “Intelligent Design”
imperscrutabile, del quale è possibile osservare soltanto il ruolo
essenziale delle piccole perturbazioni.
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Sul finalismo dell’universo.
Ai quesiti sul perché l’universo sia venuto fuori e sul perché sia
evoluto nella maniera osservata, la scienza non ha risposte coerenti
con il metodo sperimentale e perciò non le propone neppure.
Essa non può però negare l’evidenza di un disegno finalizzato,
rilevabile dai dati da essa stessa osservati, alcuni dei quali elencati
prima. In particolare, non può contestare il principio, secondo il quale
un’evoluzione regolata dal caos non avrebbe potuto determinare la
catena rilevata degli eventi ordinati, caratterizzati da una precisione
statisticamente tanto improbabile quanto impossibile se attribuita alla
casualità. E’ poi anche costretta ad accettare che l’evoluzione abbia
scelto le vie più convenienti per selezionare, nella maniera più efficace,
le miriadi di biforcazioni incontrate durante i passaggi degli stadi
evolutivi, che hanno segnato la continua trasformazione, dal caos
primordiale, governato dalla massima entropia positiva, alla creatività
del cervello dell’uomo, dotato della massima entropia negativa.
Il perché sia nato l’universo
Secondo il modello Palumbo (2006) non esiste un prima e un dopo,
ma un eterno divenire. Ciò è provato dalla forza newtoniana, la quale,
al di sotto di una determinata distanza, diviene repulsiva (Palumbo
2005) impedendo che la concentrazione nel buco nero possa
procedere all’infinito.
Come una stella collassa in un buco nero dal quale riemerge poi una
nuova stella, per il principio dell’autosimilarità spaziale e temporale,
anche l’universo attuale sarebbe nato da un buco nero primordiale,
frutto del collasso di un precedente universo. La nuova stella (il nuovo
universo) ripete il motivo evolutivo della sua progenitrice, ed il
processo conservativo si ripete senza un inizio ed una fine. Se
l’universo non è mai nato e mai scomparirà, ma ripropone la sua
evoluzione scandita da successivi Big Bang e Big Crunch, allora non ha
senso chiedersi perché sia nato ?
Anche un secondo quesito sul perché dell’evoluzione osservata,
potrebbe trarsi dalla definizione della realtà secondo il modello
Palumbo (2006): un’energia in continua progressiva trasformazione,
eterna nella sua stessa mutevolezza, dove l’eterno esprime il principio
universale della conservazione, ossia del nulla si crea e nulla si distrugge,
ma tutto si trasforma.
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Accettato questo principio, in alternativa al quale la dissipazione
avrebbe già annichilito il tutto, ci si deve soffermare sul significato di
evoluzione, vale a dire sulla modalità scelta dalla forza inflazionaria
impressa in ciascuno stadio evolutivo.
Ogni sistema ed ogni suo stadio evolutivo contiene in se stesso il
germe della trasformazione, la quale si attua mediante le migliori
interazioni che lo legano all’ambiente esterno. Fra tutte le possibili
interazioni, per una spinta edonistica che lo dirige verso una sua
migliore collocazione o adattamento nell’ambiente, esso sceglie quella
più conveniente, che poi coincide con quella più veloce.
Negli esperimenti eseguiti mediante i supercomputer veloci, è stato
stimato il tempo di calcolo occorrente perché un sistema in evoluzione
scegliesse, in successione, il ramo delle innumerevoli biforcazioni più
utile allo svolgimento del programma. I risultati hanno condotto ad un
numero di miliardi di anni di calcolo. I sistemi dell’universo
impiegano, invece, un tempo estremamente più breve, compatibile con
la durata della loro esistenza.
Vi sarebbe quindi una memoria acquisita durante la stessa evoluzione,
oppure genetica, appartenente a precedenti esperienze storiche vissute
durante la vita degli universi precedenti, e, nel caso delle stelle, durante
l’eterna trasformazione da stella a buco nero e viceversa, a suggerire
questa incomprensibile efficienza, che ritroviamo ripetuta anche nei
sistemi biologici, che andiamo ad investigare nello stesso intento di
rilevare o negare la presenza di un finalismo.
Riteniamo che la memoria sia una facoltà del cervello, essa appartiene
invece, non soltanto al reame del vivente, dalla cellula al corpo umano
(Palumbo 2006a), ma fa parte anche del codice genetico dell’inerte che
si estrinseca, nella relazione con lo spazio e con il tempo,
nell’evoluzione delle forme, da quelle dei cristalli alle forme sferiche
dei corpi celesti.
I principi che governano il sistema vita
L’intelligent Design nel vivente
Alcune caratteristiche dei sistemi del vivente, come l’omeostasi, la
selettività e la rapidità delle sole interazioni possibili, la chiralità, la
scelta di soli venti aminoacidi, fra la numerosa popolazione degli stessi
e l’ordinata sequenza delle reazioni chimiche in seno agli organismi
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sono state spiegate solo negli ultimi anni dall’elettrodinamica coerente
(Palumbo 2006a). Una teoria che ha scoperto l’esistenza nell’acqua di
domini di coerenza, Un’altra proprietà peculiare dell’acqua, fra le tante
possedute dal liquido più importante e diffuso nel reame del vivente, è
quella che le conferisce la capacità di trasmettere a distanza un segnale
sincrono esterno. (29) In assenza di una tale proprietà, le reazioni
chimiche in seno all’organismo non sarebbero state possibili.
Livello matematico
Il problema della nascita della vita è stato affrontato anche in chiave
probabilistica, pervenendo alla conclusione, che la probabilità della sua
comparsa spontanea sia estremamente bassa (una su un miliardo di
miliardi di miliardi di miliardi). La sua permanenza ed evoluzione
richiedono, come si è osservato, un range di variazione dei numerosi
parametri estremamente ristretto, e la stazionarietà dei valori critici, la
cui probabilità nell’universo è parimenti estremamente bassa.
Fra i miliardi di pianeti, si dovrebbe trovare quello con dimensione e
parametri orbitali prefissati rispetto al proprio astro, dotato di una
certa quantità e distribuzione radiativa, circondato da un’atmosfera di
una determinata composizione, etc. In conclusione, un nostro
ipotetico pianeta fotocopia nei riguardi della vita, dovrebbe essere
caratterizzato da un equilibrio fra moltissime condizioni esterne,
intimamente interconnesse, per essere compatibile con la vita del
carbonio.
Ad ogni componente di questo equilibrio, si può assegnare una stima
della probabilità di esistenza. La probabilità composta dalle singole
probabilità è espressa, in matematica, dal prodotto delle probabilità,
per cui si arriva ad una probabilità assai prossima allo zero.
In conclusione, dal punto di vista probabilistico, si potrebbe escludere
del tutto la presenza di altre intelligenze nell’universo nate, come la
nostra, dalla vita del carbonio. Converrebbe, pertanto studiare altre
forme di vita basate, ad esempio sul silicio.
Livello antropico
Le ipotesi proposte e sostenute per spiegare l’origine dei reami
dell’inerte, del vivente e del pensante hanno alimentato il
convincimento, che esse avessero un contenuto intellettuale (Barrow e
Tipler, 1986). Oltre alle considerazioni precedenti, l’idea nacque dalla
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constatazione di molte coincidenze, fra le quali, l’uguaglianza dei
rapporti fra:
(30) la forza elettromagnetica e quella gravitazionale,
(31) il diametro dell’universo osservabile e quello di un nucleo
atomico,
(32) l’età dell’universo ed il tempo di transito della luce attraverso un
elettrone.
Tutti uguali a mille miliardi di miliardi di miliardi di miliardi.
Tali coincidenze, secondo R. Dicke, giocano un ruolo essenziale per lo
stabilirsi ed il mantenersi della vita e dell’intelligenza. Quello che egli
aveva chiamato “ selezione biologica della costante”, fu poi
denominato “principio antropico” da Bradon Carter nel 1974,
secondo il quale, l’universo, nel quale ci troviamo, sarebbe l’unico
possibile, in quanto possiede quelle proprietà, che hanno consentito lo
sviluppo della vita intelligente.
Come già accennato prima, il principio nasce dalla constatazione, che
non solo le costanti fondamentali hanno valori particolari, non
deducibili da alcuna teoria fisica attuale, ma che quei valori sono critici,
nel senso che, se fossero stati diversi seppur di poco, non avrebbero
assicurato le condizioni necessarie alla nascita ed all’evoluzione della
vita.
Tutto ciò, in accordo con i dati e le considerazioni precedenti e con
quelli riportati nel capitolo 5, riguardanti gli interstizi dei domini di
coerenza, conferma l’affermazione di Cristian De Duve, premio Nobel
per le medicina nel 1974, secondo il quale la vita sarebbe un
imperativo cosmico, ossia un inevitabile risultato dell’universo. Tale
convincimento è sostenuto da una recente scuola di pensiero, diffusasi
negli USA nel 2004, secondo la quale, la vita sarebbe il frutto di un
“Intelligent Design”, che ha dato il nome al movimento, i cui
proponenti affermano che gli organismi viventi sono troppo complessi
per essere spiegati da un processo naturale, o più precisamente da un
processo senza intelletto.
Quanto precede è, in sintesi, il risultato di un’investigazione che ha
esaminato, mediante il 10% della capacità del cervello, il 10% delle
vibrazioni meno alte dell’universo, ossia di un cervello che ha
utilizzato frequenze relativamente basse per interagire con quelle
sincrone esterne. E’ però possibile un’interazione fra il 90% delle
vibrazioni elevatissime dell’universo, tipiche delle vibrazioni coerenti
del vuoto, e quelle sincrone costituenti il 90% di quelle inutilizzate del
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cervello, che dovrebbero, però avere un’ampiezza estremamente
esigua.
Nessuno può allora escludere che una tale possibile interazione
avvenga fra le onde delle anime e quelle del dominio di coerenza del
vuoto.
L’Intelligent Design non è metafisico, ma fisico
L’universo è governato dal principio della conservazione della materia
e dell’energia. Nell’inerte, esso si ritrova nelle reazioni della fisica e
della chimica che trasformano la materia e l’energia senza che alcunché
si crei o si annulli. Nel vivente, esso è tradotto e garantito dai due
principi di conservazione dell’individuo e della specie. Nel mondo
animale, nei singoli individui ed in ciascun uomo, esso è assicurato dai
sistemi cerebrale ed immunitario. Il primo presiede alle funzioni volte
essenzialmente allo sviluppo dell’organismo, l’altro a quelle finalizzate
alla sua difesa ed alla riparazione dei danni.
Per il principio dell’autosimilarità frattale, questi meccanismi di
sviluppo, di prevenzione e di difesa, presenti nel “sistema uomo”
dovrebbero ritrovarsi, come si ritrovano, anche negli altri sistemi
naturali e perciò anche nel macrosistema vuoto da cui tutti gli altri
hanno avuto origine.
Il principio di indeterminazione di Hesenberg prevede che, per ogni
coppia complementare di attributi dei corpi, come ad esempio la
massa e la quantità di moto di una particella, il prodotto delle
incertezze di ciascuna di esse sia maggiore di 2π/h, sicché i due fattori
devono essere diversi da zero. Questo principio, applicato alla coppia
di attributi vuoto pieno, afferma che vuoto non sarebbe perfettamente
vuoto, ma dovrebbe contenere una parte, sia pure infinitesima di
pieno. Cosa peraltro verificato e calcolato nel Capitolo 2.
Questo è un modo diverso di affermare l’esistenza del pieno nella
sgranatura dello spazio-tempo.
Secondo la teoria delle stringhe, quanto precede è espresso dalla
relazione fra stringhe bosoniche e stringhe fermioniche (Palumbo e
Nardelli 2005), che è poi un perfezionamento ed una generalizzazione
della relazione di Einstein che lega l’energia alla massa.
Quella conservazione, che nel sistema uomo è garantita dai sistemi
cerebrale ed immunitario, nel macrosistema universo è assicurata dai
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meccanismi dell’espansione (Big Bang) che modifica il sistema e
dell’implosione (Big Crunch) che lo riporta modificato al suo , stato
iniziale.
Nel caso del megasistema “Tutto”, la dissipazione dell’energia nei
sistemi nati dalla sgranatura dello spazio-tempo, o meglio del difetto
nel dominio del vuoto, tutti caratterizzati da entropia positiva,
doveva contenere in sé il germe del ritorno all’entropia negativa
iniziale delle vibrazioni coerenti del vuoto.
Il sistema “immunitario” insito nello sviluppo stesso del Tutto, ha
realizzato la saldatura della sgranatura nel dominio iniziale del vuoto,
introducendo in esso un nuovo dominio di coerenza (quello delle
anime) nato dal pieno.
Quanto precede giustifica (a) la chiusura del ciclo e (b) il ruolo e la
dignità dell’uomo, non creato imperfetto per capriccio di Dio che
poteva invece già crearlo perfetto, ma perché solo così poteva
collaborare con Lui nella ricostruzione e nel ripristino dell’entropia
negativa iniziale.
Benedetto 16° ha affermato giustamente, che nel Vangelo si trova la
risposta ad ogni quesito. Si può dimostrare, come verrà riportato nel
Capitolo 14, che il presente modello, un’estensione di quelli precedenti
(Palumbo 2001, 2006 e Palumbo e Nardelli 2005), ha tentato di
tradurre nel linguaggio della scienza il messaggio semplice ed
universale del Vangelo, una vera teoria del Tutto, al quale il presente
modello ha cercato di avvicinarsi.
La funzione dell’uomo
Se esiste un finalismo, allora anche l’uomo deve trovare la sua
collocazione in un tale disegno, a partire dall’elevatissima improbabilità
della sua comparsa come individuo.
E’ possibile eseguire una stima di tale probabilità, cosa che
appesantirebbe la lettura di questo testo. Basta però esaminare alcuni
parametri. In una città di un milione di abitanti, la probabilità di
incontro fra due persone possibili candidate al matrimonio, è pari a
quella dell’estrazione di un ambo da un’urna contenente un milione di
bussolotti, probabilità che poi diviene più bassa se si considera la sua
ripetizione e la durata dell’incontro, per cui si può stimare questa
probabilità intorno ad un milionesimo.
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Dopo il matrimonio, nel caso più favorevole in cui l’accoppiamento
sessuale avvenga ogni giorno, la probabilità che uno di essi avvenga in
corrispondenza del numero di giorni di fertilità della donna, sarebbe
pari a 1%.
La probabilità che uno dei cento-duecento milioni di spermatozoi
incontri l’uovo e lo fecondi, è dunque uguale al prodotto delle
probabilità: 10-8 x 10-6 x 10-2 = 10-16.
Nel caso, ipotetico ed assurdo, che tutti gli zigoti sopravvivano, la
probabilità di una nascita sarebbe quindi pari a un decimilionesimo di
miliardesimo.
Tenuto anche conto della scelta di un determinato ovulo, la stima più
realistica della probabilità sarebbe di 10-18.
La probabilità della nascita di un determinato uomo è poi legata a
quella della nascita dei suoi due genitori, a sua volta legata a quella dei
loro avi, per cui, in definitiva, la probabilità di nascita, dovuta al caso, è
zero.
Questa improbabilità, unita alle improbabilità legate alle 32 condizioni
critiche della storia dell’universo elencate prima, sono una prova che la
nascita di una determinata persona appartiene ad un “Intelligent
Design”, insito nei principi fisici che guidano la storia dell’universo.
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CAPITOLO 8
I cicli dialettici nei miti e nelle maggiori religioni
I primi miti
Nei miti più antichi, la teogonia: storia della nascita degli dei, è spesso
preceduta dalla cosmogonia: storia della nascita del Tutto, e le stesse
divinità sono immaginate create da un elemento primordiale: il
Desiderio, l’Albero della Vita, l’Uovo cosmico, l’Acqua, il Vuoto, il
Caos, il Vento, etc.
Fra i primi miti conosciuti, si possono annoverare quelli raccolti nel
Ciclo di Baal, provenienti dalla regione che si estende dal Mediterraneo
ed il deserto arabico, indicata dai Greci con il termine Siria. Copiati da
scritti anteriori o trascritti dalla tradizione orale tra il 15° ed il 14°
secolo a.C., questi scritti furono trovati nell’antica Ugarit, in prossimità
dell’odierna Laodicea, considerata una delle prime città del mondo
insieme con Ur e Uruk.
Il Ciclo di Baal narra la lotta del dio Baal, signore della fertilità, con il
dio Jamm, signore del mare e con Mut, divinità del mondo
sotterraneo, e ricorda il principio delle cose:
Senza confini e senza tempo era l’Aria
ed un Vento ruotava incessantemente.
Ed il Vento divenne l’amante del suo Principio
e si avvolse su se stesso
E da questo nacque il Desiderio.
Il Desiderio è stato il Principio di tutto.
Che può tradursi: Il vento = il turbine in seno al Big Bang si contrasse
su se stesso fino a quando nacque il Desiderio = l’inversione della
forza newtoniana (Palumbo 2005) = il Principio di tutto = l’universo,
che denota la presenza di una triade Big Bang, forza ed universo.
Questo mito trova delle somiglianze con quello proveniente dalla
narrazione degli Indiani d’America di difficile datazione:
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Questo mondo era composto di innumerevoli
cerchi senza alcuna sostanza
Giunse un Turbine di vento, un potere sconosciuto,
da fuori del centro dell’universo.
Il suo nome era Mistero ed anch’esso soffiò
Il Sole dal suo occhio degli occhi, fece sgorgare lacrime.
Quando una lacrima colpiva la Terra,
si trasformava in un grumo di sangue.
Era WE-OTA-WICHASHA, il Bambino Grumo di Sangue.
Che può tradursi:
Cerchi senza alcuna sostanza = le vibrazioni coerenti del vuoto
Il Mistero: un Turbine di vento, un potere sconosciuto = una
perturbazione di stringa generò il Sole dal suo occhio degli occhi =
Big Bang, da cui le stelle ed il Sole
Una lacrima colpiva la Terra = una sua radiazione u.v. si trasformava
in un grumo di sangue = nacque la prima cellula dalla quale il
Bambino Grumo di Sangue = l’uomo
Il mito continua con la descrizione di un raggio di Geesis, il dio Sole,
che comanda al vento di sollevare le vesti di una giovane vergine, per
fecondarla e farla diventare la madre del figlio di dio.
Nel mito degli Indiani d’America ritroviamo quindi tre triadi:
Il Mistero (il vuoto), il Turbine (il Big Bang) e l’Universo
Le radiazioni u.v., la Terra (macromolecole) e la vita
Il dio Geesis, il suo amore ed il figlio: frutto del suo amore
In uno dei più antichi testi letterari conosciuti, l’indiano Rigveda,
composto tra 4000 e 3500 anni fa, si trovano invocati principi creatori.
L’Albero cosmico, simbolo della crescita e dell’espansione del Mondo
si ritrova contemporaneamente in India, in Mesopotamia e in
Scandinavia. L’Uovo si ritrova nei Veda e perfino nel mito di Virgilio,
esteso a tutta l’area del Mediterraneo nel Medio Evo. Un Uovo fu
sospeso, da Virgilio a Napoli, nel Castel dell’Ovo. Un Uovo, sempre
simbolo della vita, era sospeso all'ingresso delle chiese cristiane in
Grecia ed in Oriente.
Il Desiderio è presente sia nei Fenici, sia nei Maori. Troviamo il
gigante P’an-kou in Cina e la Volta celeste nel mito pre-ellenistico di
Orfeo.
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Anche qui si ritrovano tre entità:
- l’uovo simbolo dell’energia primordiale
- che poi sarà fecondato dall’amore
- e genererà una creatura
La mitologia classica
La mitologia greca, nel gergo comune, è definita mitologia classica.
Essa può farsi risalire ad Esiodo, vissuto probabilmente nel 7° secolo
a.C. e forse contemporaneo di Omero. Secondo questo mito, in
principio fu il Χαοζ, un vuoto oscuro, un abisso cieco, notturno,
sconfinato, dove nulla può essere distinto (il nulla precedente il primo
giorno biblico della creazione, o il Big Bang).
Poiché Ουρανοζ ha uguali dimensioni di Γαια, non esiste una sola
parte della Terra dalla quale non si veda un angolo equivalente di cielo.
Sono nati così il Giorno e la Notte (quarto giorno biblico) ed è nato
Κοσμοζ col reame del vivente e del pensante (quinto e sesto giorno
biblico) come gli uomini lo vedono. Κρονοζ consente, in questo
modo, l’inizio dello “scorrere del tempo” e della nostra storia. Il
tempo è l’elemento più studiato e presente nella letteratura, e meno
chiarito e definito dalla storia del pensiero fino ai nostri giorni.
Poi apparvero Γαια, la Terra ed Εροζ, l’Energia dell’Amore
primordiale (primo giorno biblico del Fiat lux, o l’energia raggiante dal
Big Bang). Gaia generò Ουρανοζ, il Cielo e Ποντοζ, il Flutto marino
(secondo giorno biblico). Il primo dei figli maschi di Γαια e
Ουρανοζ è il Titano Ωχεανοζ , che circonda l’universo girando su
se stesso in un circuito chiuso; l’ultimo dei Titani è Κρονοζ.
Questi ucciderà il padre Ουρανοζ, che giaceva perennemente sopra
Γαια. In questo modo la Terra si separa dal Cielo e si crea uno spazio
libero tra di loro, sopra il quale il cielo stellato, rappresentato da un
enorme soffitto (il terzo giorno biblico).
Anche questo mito presenta essenzialmente tre entità: l’energia
primordiale, un Big Bang e l’universo.
Un tentativo di spiegazione più “scientifica” dell’origine della vita,
proposta da Anassimandro, nel 6° secolo a.C., può trarsi dalle seguenti
affermazioni:
67
I primi animali furono prodotti nell’umidità
e furono coperti da un tegumento villoso;
col passare del tempo si diffusero sulla Terra.
Quando l’involucro si aprì,
cambiarono subito il modo di vivere;
le creature viventi nacquero dall’elemento umido
fatto evaporare dal Sole.
Dapprima l’uomo somigliava ad un altro animale
cioè ad un pesce.
In questo testo si possono ravvisare sia i germi del “brodo prebiotico”
nel quale, secondo alcune teorie moderne, sarebbe nata la vita, sia il
pensiero evoluzionistico di Darwin.
Si tratta quindi di:
una realtà nascosta coperta da un tegumento villoso
enegia e.m. del sole,
animali
Il significato del tempo secondo il mito
Nella mitologia classica, Κρονοζ appare creato dopo altri personaggi.
Col suo atto parricida, ha dato origine allo spazio ed agli eventi
successivi.
Molti sono i quesiti che si possono porre al riguardo del tempo.
Riportiamone alcuni:
Esisteva esso prima della creazione delle altre realtà come lo spazio e
le altre divinità ?
Scorre il tempo in modo lineare, simile ad una freccia, così come è
assunto dalla cultura occidentale ? Oppure esso si avvolge su se
stesso, simile ad un serpente, secondo alcune culture dell’India, degli
Indiani d’America e fino a Pitagora ed ai Buddisti ?
Se esisteva prima della creazione, allora fa parte o meno di essa,
indipendentemente dal senso del suo scorrere ?
Forse esiste un tempo negativo, come sembrerebbe dalla recentissima
scoperta venuta fuori accidentalmente, semplicemente per errore,
all’Università di Cambridge, dove una mera dimenticanza in una
preparazione routinaria di laboratorio, è stata la causa involontaria di
un risultato inaspettato e sorprendente: quello della trasformazione
delle cellule da adulte in cellule staminali giovani.
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Il temporaneo non premeditato abbandono degli schemi e dei
programmi scientifici, l’umiltà di Ilham, ricercatrice in quella
Università, nel non attribuirsi il merito della scoperta, ma di averlo
attribuito al caso, hanno forse dischiuso una finestra dalla quale si può
osservare la direzione inversa della freccia del tempo?
Una dimenticanza fortuita delle regole ci ha forse mostrato una
dimensione nuova dell’universo, in contraddizione con tutte le
credenze poggiate sulla cieca fede nella dea ragione ?
Esistono dimensioni nascoste, oltre quelle note, così come suggerì il
fisico polacco Theodor Kaluza nel 1919 ?
Qual è il significato, in termini accessibili, del nuovo concetto di
spazio-tempo introdotto dalla Relatività generale (Palumbo 2005) ?
Ecco alcuni esempi di nuovi interrogativi che la scienza si propone, nel
tentativo di spiegare quelli precedenti.
In qual misura il mito può aiutarci a spiegarci questi ed altri perché ?
Forse il mito ci suggerisce di non riporre la fede assoluta nella sola
ragione, di tornare alle origini e di colorire il pensiero con un po’ di
fantasia e di passione in più.
Sant’Ambrogio, nel 4° secolo, scrisse nell’Hexameron che Dio creò il
Cielo e la Terra all’inizio del tempo e, quindi, il tempo non sarebbe
esistito prima del Mondo. Più tardi, nel 13° secolo, Guglielmo
d’Auvergne, nel De Universo, sostenne che, come il Mondo
comprende tutto lo spazio e non esiste un “di fuori”, il tempo, iniziato
a scorrere all’atto della creazione, non ha un “prima”, poiché contiene
tutti i tempi.
Nel tempo che ha preceduto l’inizio del tempo, esisteva, dunque
qualcosa ?
Porsi queste questioni equivale a chiedersi, in termini moderni:
Cosa c’era prima del Big Bang ? In quale spazio si sta espandendo
l’Universo ?
La risposta della scienza è più o meno questa: L’universo coincide con
lo spazio-tempo e la sua origine non può essere considerata come un
fenomeno temporale, riproponendo, in termini diversi, la risposta della
mitologia.
In qualche modo si è così tornati ai miti sulle origini. La scienza ha
creato un suo mito cosmogonico, nonostante S.Tommaso, nella
Summa theologica avesse ammonito: “Che il Mondo abbia avuto un
principio è oggetto di fede, indimostrabile, e non oggetto di scienza”.
69
Ammonimento ribadito da Alberto Magno nella Phisica: “Il principio del
Mondo per creazione non è affatto fisico e non può essere spiegato dalla fisica”.
Mito, scienza e religione non ci conducono pertanto lontani dal testo
mitologico del Ciclo di Baal e da quello degli Indiani d’America,
appartenenti a civiltà che certamente non avevano avuto alcun
contatto fra loro, dicono la stessa cosa e precorrono di millenni
l’ipotesi attuale del brodo prebiotico.
In essi si possono ravvisare sia le tracce delle più remote cosmogonie,
sia, nella “miscela umida”, la reminiscenza dell’elemento umido fatto
evaporare dal Sole dal quale Anassimandro fa nascere le creature
viventi.
Il testo riportato del Ciclo di Baal è altresì degno di sottolineatura in
quanto presenta, in ordine cronologico, esseri nati dall’Uovo, prima
incoscienti e poi coscienti. Il loro primo atto di coscienza si
concretizza nella “contemplazione” dei cieli, contemplazione che
ritroviamo tuttora nella scienza, che ricerca nell’universo le sue leggi, le
sue forze fondamentali ed i mattoni stessi della vita, una coscienza che
il presente modello identifica nella sua capacità di generare il reame
delle anime.
Il mito e la scienza
Cosa c’è di fondamentalmente diverso fra la ricerca dell’universo
immobile ed eterno aristotelico e la “costante cosmologica” uguale ed
apposta alla forza newtoniana introdotta nel 1917 da Einstein nelle
equazioni della Relatività generale ?
Che differenza c’è fra la frammentazione dell’atomo primitivo
proposta da G. Lemaitre nel 1931, antesignano della teoria del Big
Bang, e l’idea dell’esplosione dell’Uovo cosmico iniziale ?
In che cosa differisce la creazione continua di materia (al ritmo di un
atomo di idrogeno per metro cubo di spazio) proposta nel 1948 da
H.Biondi e T. Gold, e la narrazione degli antichi miti che riferiscono di
divinità perpetuamente immanenti nella creazione ?
Il Mondo non generato e non distruttibile di Aristotele, opposto al
Cosmo del Timeo platonico, che ha avuto un inizio ed una fine, non
sono forse i corrispondenti dello stato stazionario, e quello opposto
del Big Bang ?
Nei tempi recenti, il mito non è stato affatto posto in soffitta. Nella
filosofia contemporanea, infatti, secondo B.Croce (1866-1952), il mito
70
è considerato come forma di intuizione estetica sentita come vera e
reale, perciò agente in senso politico e religioso sulle convinzioni
pratiche degli uomini, mentre E. Cassirer (1874-1945) riconnette il
mito, quale attività simbolica, alle altre forme simboliche
dell’espressione, come quelle della stessa scienza.
Il mito e la religione
Dal punto di vista storico, le due teorie sull’origine delle religioni,
destinate a dominare fino all’epoca moderna, sono: l’allegorismo,
proposto da Teagene di Reggio nel 6° secolo a.C. e sviluppatasi più
tardi ad opera degli stoici, e l’evemerismo, introdotto da Evemero fra
il 4° ed il 3° secolo a.C. Tutte le teorie successive, specie quelle
moderne (animistiche, evoluzionistiche, antropologiche, etc.)
considerano la religione, non come scienza primitiva, ma come
fenomeno spirituale autonomo, al di fuori della realtà storica e
concreta.
Solo con le religioni monoteistiche il “racconto” , presente nella
letteratura antica, dalla Teogonia di Esiodo, alle Metamorfosi di
Ovidio, perde la configurazione di “mito”, per divenire verità rivelata;
verità dalla quale discende ogni conoscenza.
Cenni su alcune fra le religioni più diffuse
Tutti gli antropologi, archeologi e storici concordano nell’affermare
che la religione è nata con l’uomo, in quanto non si è mai incontrato
nella storia, in alcun luogo e in alcun tempo, un popolo che non fosse
in qualche modo religioso, anche se con divinità e culti diversi.
Il presente testo non si propone affatto di soffermarsi, sia pure in
sintesi, sulle religioni più diffuse, ma soltanto di evidenziare in esse la
presenza di tre entità, corrispondenti a quelle della scienza: Il vuoto,
l’evoluzione ed il pieno. Si fornirà qualche cenno meno sintetico
sull’induismo, perché poco conosciuto in Occidente e perché la sua
dottrina e molto più vicina delle altre alla fisica moderna ed in
particolare al modello proposto.
L’ebraismo si può sintetizzare con:
- il timore di un Dio,
- il rispetto per gli israeliti,
- meno per le altre genti (dette perciò gentili).
71
Il Buddhismo fu fondato da Siddharta Gautama (650-483 a.C.), il
quale, durante una notte trascorsa ai piedi dell’ “Albero della
Chiaroveggenza” (bodhivrka) fu illuminato e divenne così il Buddha,
ossia “colui che ha raggiunto la comprensione”. L’insegnamento
(dharma) del Buddha poggia sulla dottrina della reincarnazione e sulla
legge di retribuzione dei meriti (karma).
Per liberarsi dalla catena di vite e di sofferenze, Buddha propone le
“quattro nobili verità”:
Tutto ciò che esiste è dolore, miseria, transitorietà (dominio
dell’incoerenza).
Questo stato miserevole è causato dal desiderio e dall’ignoranza.
E’ possibile un superamento di tale stato, così come è possibile la
salvezza (dominio della coerenza).
La via che conduce alla liberazione è la rettitudine di opinione, parola,
azione, mestiere, sforzo, attenzione e concentrazione (amore =
tendenza)
Perciò, anche nel buddismo intravediamo tre entità:
- il dominio della coerenza,
- che genera quello dell’incoerenza,
- per poi ritornare su se stesso mediante l’amore (evoluzione),
Il Gianinismo può interpretarsi allo stesso modo del buddismo.
Il Confucianesimo: è un sistema filosofico-religioso fondato in Cina da
Confucio (551- 479 a.C.); rappresenta un insieme di dottrine morali,
politiche e sociali, consistente nello studio sistematico dei testi antichi
(Ching) e nella pratica dell’altruismo e dell’umanità (Jen).
Nei dialoghi di Confucio, la virtù assume un significato primario, il cui
elemento essenziale è la rettitudine. Questa esclude il profitto e deve
essere accompagnata dall’amore. Jen significa amare gli altri; non fare
agli altri ciò che non desideri sia fatto a te.
Anche in questa religione ritroviamo dunque tre entità:
- Noi,
- l’amore,
- gli altri
L’Islam è la seconda religione del mondo per numero di fedeli (una
persona su sei) e per diffusione territoriale. Islàm significa
sottomissione, abbandono, dedizione ad Allàh; di conseguenza,
“Musulmano”, in arabo Muslin, significa colui che pratica l’Islàm. I
72
Musulmani credono che la loro fede sia il coronamento delle
rivelazioni date agli ebrei ed ai cristiani. Maometto avrebbe ricevuto le
Rivelazioni tra il 610 ed il 632 dell’era volgare.
Il Corano, detto dagli arabi, “il libro”, è di per sé un codice religioso
sociale; è diviso in 114 capitoli o sure. Nelle sure di Medina, sono
contenute disposizioni relative all’omicidio, al furto, all’usura, al
matrimonio, all’adulterio, al divorzio, alla liberazione degli schiavi.
Il messaggio coranico, una prosa ritmata, si basa sulla fede (rapporto
con Allàh), sull’elemosina ed il digiuno e perciò su tre entità:
- Allàh,
- l’amore,
- Il prossimo.
In conclusione, mito e religione presentano, in linguaggi diversi, una
triade di entità che interagiscono ciclicamente fra loro, analogamente
alle tre entità del modello proposto:
- dominio della coerenza del vuoto,
- dominio dell’incoerenza,
- che poi ritorna, attraverso il reame delle anime, al dominio della
coerenza iniziale, mediante una successione di cicli parziali, che
chiudono il macrociclo dell’universo
L’induismo (a cura di M. Nardelli)
Dio è trino e le tre persone che lo costituiscono, nella religione
induista, sono Brahma, Vishnu e Shiva. La vibrazione che ha scatenato
il Big Bang è identificabile in un suono che in Oriente viene
pronunciato come “Om”. Nella mistica d’Oriente, si scopre che
l’elettrone che sostiene la costruzione dell’universo corrisponde a
Shiva, termine sanscrito che in Occidente prende il nome di Spirito
Vivificante. Le sacre Scritture orientali connotano Shiva (elettrone)
come la Consapevolezza divina indifferenziata. Shiva è al di là di ogni
cosa materiale, è in ogni cosa ed è il sostegno di tutto e la causa della
creazione.
L’universo è stato creato da una forza cosmica primordiale che assolve
al compito in tre momenti successivi: creazione, conservazione e
distruzione, per poi riprendere nuovamente il processo in un ciclo
senza fine. Questi tre processi vengono chiamati con i termini di
Brahma, Vishnu, Shiva. Queste fasi sono distinte, in quanto l’intero
processo della creazione si può distinguere in tre fasi (un progetto o
73
Pensiero, un periodo di conservazione o Legge ed infine un’Azione di
creazione e dissoluzione); esse sono uguali in quanto emergono dalla
stessa sorgente ed hanno la stessa essenza, come tre gocce di un
medesimo oceano. Anche la scienza ritiene che la creazione si basi
fondamentalmente su tre elementi (l’elettrone, il neutrone ed il
protone) scaturiti da un Campo unificato di energia. L’elettrone
corrisponde a Shiva, il neutrone a Brahma, il protone a Vishnu. Il
Campo unificato di energia o Vuoto quantistico viene definito dalla
filosofia induista Brahman.
La creazione inizia sempre con la “rottura” della particella energetica
primordiale che nel processo di “apertura” produce:
Dio nella sua forma di Consapevolezza
Il Principio Vitale la cui natura è vibratoria
La forma degli oggetti e quindi l’universo manifesto
All’inizio dei tempi, prima che il processo creativo si raffinasse, la
creazione di ogni universo veniva accompagnata subito dopo dalla
distruzione. Quindi, vi devono essere necessariamente stati diversi
momenti creativi ed altrettante dissoluzioni. Nell’ultima creazione,
quella attuale, si è resa necessaria l’istituzione di una Legge di
conservazione per poter far procedere il sogno di Dio. Vishnu
(protone) è, dunque, quello che per primo compare sulla scena
cosmica dell’ultima creazione e viene detto il Conservatore. Secondo i
fisici, un millesimo di secondo dopo il Big Bang è avvenuto un
miracolo che porta il nome di protone. Il protone è il principale attore
della commedia. Esso corrisponde alla figura del Figlio Unigenito
Vishnu dal quale dipende la conservazione dell’universo, cioè il
mantenimento delle forme assunte. Infatti, il protone, presente nel
nucleo dell’atomo, è responsabile della forza che trattiene gli elettroni,
i quali a loro volta, danno una fisionomia alle cose. Dal Big Bang
nascono gli elementi fondamentali: neutrino, elettrone, quark, ecc… I
quark si combinano immediatamente a gruppi di tre con
l’intermediazione di un collante (il gluone) responsabile
dell’interazione nucleare forte. Nascono così i protoni e subito dopo i
neutroni. Ma i neutroni dipendono dai protoni e se non si legano ad
essi scompaiono: Brahma dipende da Vishnu. Così protoni e neutroni
si uniscono per formare il nucleo di quello che sarà il futuro atomo. Le
Scritture danno molta importanza a Vishnu e così la fisica: si pensa
infatti che l’87% delle particelle nucleari presenti nell’universo sono
protoni.
74
L’universo è pulsante, si espande e si contrae e raggiunge un equilibrio
perfetto quando le sue pulsazioni sono ritmiche ed uniformi; quando
cioè l’espansione trova una giusta rispondenza nella contrazione.
L’azione scaturita da Brahma (neutrone) viene portata avanti dalle
pulsazioni di Shiva (elettrone) che però raggiungono l’equilibrio
soltanto con Vishnu (protone). Brahma, Shiva e Vishnu sono
momenti diversi di un medesimo processo. Questo processo di
espansione e di contrazione si verifica ad ogni istante in ogni più
piccola parte dell’universo.
Quark e Leptoni sono le particelle elementari che interagiscono con i
Bosoni vettori per dare come risultato finale una forma visibile. I
bosoni (vengono così chiamate quelle particelle elementari quali il
fotone ed il gravitone, cioè il quanto dell’elettromagnetismo e della
gravità rispettivamente) possono trasformarsi in enormi quantità di
energia e rappresentano la centrale elettrica di quelle lampadine
nucleari che sono l’elettrone, il neutrone ed il protone. Queste ultime
particelle (i leptoni) si accendono e si mettono in moto soltanto
quando ricevono luce o energia dai bosoni.
Quindi: leptone + bosone = creatività.
Tutte le particelle elementari sono formate dalla stessa sostanza, cioè
da energia. Esse sono le varie forme che deve assumere l’energia per
diventare materia. L’energia non è solo la forza che mantiene il tutto in
un movimento incessante, essa è anche la sostanza fondamentale di
cui è formato l’universo. Le particelle subatomiche che vanno a
formare tutta la materia dell’universo (leptoni e quark) interagiscono
tra di loro in maniera diversa mediante quattro forze: la forza
elettromagnetica che, legando i nuclei agli elettroni, tiene insieme gli
atomi, li aggrega in molecole e rende possibile la chimica e la stessa
vita; la forza nucleare forte che tiene legati i nuclei atomici, cioè lega
insieme i quark in protoni e neutroni e trattiene protoni e neutroni
all’interno dei nuclei; la forza nucleare debole responsabile di alcuni
fenomeni di decadimento nucleare; la forza gravitazionale che tiene
insieme l’universo e quindi regola il moto delle stelle e dei pianeti con
annessi e connessi e partecipa alla strutturazione delle forme vitali.
Mentre la forza nucleare forte e quella debole hanno un raggio
d’azione molto limitato e non si estendono al di là del raggio di un
nucleo atomico, la forza gravitazionale e quella elettromagnetica si
estendono in maniera illimitata. Si ipotizza però che queste quattro
forze costituiscano un’unica grande forza primigenia che era presente
75
al momento della creazione: questa forza primigenia costituisce il
Campo unificato di energia.
Il Campo si manifesta mediante lo scambio di una particella
mediatrice detta bosone. Il bosone prende nomi diversi in rapporto
alla forza che viene considerata. Ad esempio: la particella che media il
campo elettromagnetico è il fotone, quelle che mediano il campo
gravitazionale e la forza nucleare forte e debole sono il gravitone, il
gluone e tre bosoni deboli chiamati W+, W- e Z° (bosoni vettoriali
deboli). Il campo è regolato dall’ordine. Quando compare il disordine,
compare la forma e si manifesta l’universo. La stessa espansione
dell’universo (big-bang) è stato un momento che ha disturbato un
equilibrio esistente e ha dato e sta ancora dando origine a delle forme
animate ed inanimate grazie a due delle forze esistenti: quella
gravitazionale e quella elettromagnetica. Ogni forma esistente
nell’universo è un’onda che si solleva da questo Campo; tra l’onda ed il
suo Campo non c’è alcuna differenza sostanziale, in quanto la forma è
il Campo ed il Campo può divenire la forma. La forma è soltanto
l’onda spumeggiante di un oceano energetico infinito. Nel 1958,
Schrodinger affermava: “Tutto è a un tempo particella e campo, tutto ha nello
stesso tempo la struttura continua del campo”. Lo spazio è collegato al
Campo unificato, il Campo è la causa materiale della vibrazione e lo
spazio è la causa generale di tutti gli effetti: il Campo unificato fornisce
il “luogo” e lo spazio: la “posizione”. Tuttavia lo spazio è strettamente
collegato anche al tempo. Insieme rappresentano il sottofondo
dell’intero ordine cosmico e sono condizioni indispensabili per la
produzione degli effetti: ogni processo creativo sottintende la presenza
di spazio e tempo.
Si conosce che l’energia nucleare è quella forza che risiede nel nucleo
dell’atomo e può liberarsi per sintesi dei nuclei leggeri (fusione) o per
scissione di quelli pesanti (fissione); che il nucleo dell’atomo è formato
da neutroni privi di carica elettrica e da protoni con carica elettrica
positiva, e che attorno al nucleo ruotano gli elettroni che hanno carica
elettrica negativa. Le particelle di cui abbiamo parlato ricevono delle
“spinte” che consentono loro di mettersi in moto per provocare
determinate reazioni, compresa una trasformazione dell’energia in
materia. La trasmissione di una forza tra due particelle avviene con lo
scambio di una terza particella intermedia. Queste particelle che
interagiscono per portare nuova energia agli elettroni, ai protoni e ai
neutroni vengono chiamate bosoni. Essi sono particelle prive di massa
76
e di carica e fungono da portatori di una nuova forza. In termini
tecnici si dice che essi funzionano da “quanti” del campo esaminato ed
ogni bosone viene detto “pacchetto d’onda”. I bosoni sono distinti
fondamentalmente in gluoni, mesoni e fotoni. Tutto questo scambio
di forze avviene sul Campo unificato che si estende in uno spazio
infinito.
Le particelle del mondo materiale rientrano in due tipi fondamentali: i
fermioni (elettroni, protoni e neutroni) sono le particelle che si
combinano per fornire la materia visibile, i bosoni (fotoni, mesoni,
gluoni e gravitoni) sono invece le particelle che portano in sé la forza
che lega insieme l’universo. I fermioni sono i “mattoni” ed i bosoni la
“colla”. È possibile anche azzardare l’ipotesi che mentre i fermioni
sono i mattoni della materia, i bosoni sono i mattoni della Coscienza. I
bosoni sono elementi socializzanti ed agiscono in un reciproco dialogo
creativo. Al contrario, i fermioni non sono socializzanti e tendono a
restare separati e lontani gli uni dagli altri: essi sono identici ma
“distinti”. Se i bosoni vanno a costruire la Coscienza, anche la Mente
deve essere fatta contemporaneamente di bosoni e di fermioni, vale a
dire di fotoni ed elettroni: le particelle subatomiche fondamentali
devono possedere una Coscienza. Ogni particella si sostiene per la
propria consapevolezza e funziona attraverso una forza autonoma.
Se si considera l’aspetto della creazione, ci si rende facilmente conto
che per lo scienziato l’universo è costituito da materia, che a sua volta
viene costruita dalle molecole e dagli atomi, e che gli atomi sono
formati da particelle subatomiche che derivano da una vibrazione che
ha scosso un campo di energia fino ad allora in quiete. Secondo il
modello Palumbo (2005), l’esplosione del Big Bang, erroneamente
identificata come il momento della creazione, è stata generata dalla
forza newtoniana inversa, forza che ha dato inizio al movimento o
vibrazione, che i mistici himalayani chiamano Om.
I protoni e i neutroni possono trasformarsi l’uno nell’altro assumendo
o cedendo una propria carica elettrica. Così, per esempio, se un
protone cede la propria carica +1 ad un neutrino, il risultato sarà che il
protone si trasforma in neutrone ed il neutrino si trasforma
nell’antiparticella dell’elettrone. Il protone che emette una particella
virtuale (pione) diventa un neutrone ed il neutrone che assorbe la
particella virtuale diventa un protone. Questi esempi dimostrano come
le particelle “trinitarie” (elettrone, neutrone e protone) possano
reciprocamente crearsi, così come viene annunciato nelle Scritture
77
himalayane: Brahma (neutrone) crea Vishnu (protone) e Shiva
(elettrone), Vishnu crea Brahma e Shiva, Shiva crea Brahma e Vishnu.
La scienza conforta questo annuncio: secondo la teoria elettrodebole, i
bosoni vettori intermedi possono essere creati in collisioni protoneantiprotone attraverso vari meccanismi (Rubbia, Cline, van der Meer).
Shakti per il mistico e la metafisica orientale è l’amore puro, ma anche
la conoscenza. Shakti è l’energia che consente allo Spirito Vivificante
Shiva (elettrone) di mettersi in moto. Shakti è il collante cosmico
(fotoni e gluoni).
Quindi, per entrare in attività, modificare o creare, le particelle
fondamentali hanno bisogno di un apporto energetico che viene
fornito dai bosoni e tale operazione può avvenire soltanto sulla
matrice del Campo unificato di energia. Il Campo unificato viene
rappresentato simbolicamente come un mare di latte “Sesha”. Tale
vocabolo vuol dire “ciò che rimane quando tutto è perduto”. Sesha è,
dunque, il mare di latte dal quale tutto nasce e tutto emerge e al quale
tutto ritorna. Esso è onnipervadente, dicono i mistici himalayani; è
manifesto, immanifesto e onnipresente, è al di là dei nomi e delle
forme, al di là del tempo, dello spazio e della causalità. Sesha è il
Campo unificato del fisico e il Dio del mistico. Quando l’assoluto
Brahman (il Campo unificato) è nella posizione neutrale, contiene il
Tutto, ma non crea ed è imperituro. Quando diventa Brahma
(neutrone), comincia l’espansione e diventa perituro; quando si
sviluppa nel mondo della materia diventa Vishnu (protone) e quando
si dissolve diventa Shiva (elettrone).
Dall’oceano primordiale emergono, dunque, le due particelle
generatrici dell’universo e cioè l’elettrone ed il bosone e comincia la
produzione di forze e di particelle destinate a portare a compimento il
progetto di Dio. Il dinamismo di Shiva (elettrone) consente la
conservazione dell’universo; il suo arresto e la sua staticità portano
invece alla distruzione istantanea. La matrice amorevole che tutto
unisce è il Campo unificato di energia. È possibile definire l’amore
come quel processo che, diminuendo il numero di fermioni, tende a
ridurre la densità dell’area quantistica creativa. Dunque, Shiva, lo
Spirito Vivificante (elettrone) è creatore e distruttore, crea l’universo e
lo annichilisce, quindi, Shiva crea la materia ed esso creerà
l’antimateria.
Quando due particelle si scontrano si frantumano, ma nella
frantumazione originano parti le cui dimensioni non sono mai inferiori
78
a quelle originarie: l’energia utilizzata per la frammentazione della
particella viene utilizzata per creare particelle simili. Allora, le particelle
subatomiche sono distruttibili ed indistruttibili allo stesso tempo. Da
questo si deduce che ogni particella contiene un’analoga particella ed
ogni oggetto contiene un analogo oggetto: ogni particella ne genera
un’altra e da questa viene generata. Se prendiamo, per esempio, un
neutrone libero, cioè fuori dal nucleo, osserveremo che quando questo
decade dà origine ad un protone, un elettrone ed un neutrino.
L’energia nucleare è responsabile della creazione e lo Spirito , Shiva,
l’elettrone, sembra giocare un ruolo di primo piano sia nella
manifestazione della materia, sia nella sua distruzione. Probabilmente
l’energia Shakti (fotonica) fa parte dello Spirito in sé, ma da questo è
separato. Infatti, è soltanto quando lo Spirito (Shiva), l’elettrone, viene
in contatto con l’energia fotonica (Shakti) che ha luogo la creazione.
Senza il contatto con l’energia, Shiva è immobile e vive
nell’assolutezza. Il movimento comincia quando Shakti gli si avvicina:
la vibrazione provocata dall’energia fotonica produce l’universo.
Dunque, di Shakti si conosce che appartiene a Shiva e dal suo corpo si
sprigiona (un fotone viene emesso da un elettrone); a questa energia si
deve la creazione dell’universo.
Shiva (elettrone) è la Realtà perfetta nella quale la Consapevolezza
Cosmica Energetica esiste in uno stato quiescente. Shakti (energia
fotonica) viene identificata come l’Essere Supremo, la Riserva
inesauribile di energia, che crea costantemente tutti gli elementi
grossolani e sottili dell’intero universo: è come se Shiva (elettrone)
fosse il motore e Shakti (energia fotonica) la benzina.
I tre principi creativi dell’universo (protone, neutrone ed elettrone)
possono autogenerarsi: come spariranno nella dissoluzione,
automaticamente ricompariranno alla successiva creazione. Essi non
solo si autogenerano, ma sono intercambiabili e l’uno può generare
l’altro. Quando l’uno prevale sull’altro, il tipo di creazione che risulta è
completamente diverso, nel senso che possiede caratteristiche tipiche
del dominio di questa o quella particella. L’attuale creazione è sotto il
dominio dell’elettrone (Shiva) ed ha le caratteristiche che conosciamo,
inoltre, sembra che la creazione migliore avvenga quando è Shiva ad
avere il dominio della situazione.
Shiva viene connotato dalla metafisica come la “Consapevolezza
divina indifferenziata” e la fisica sostiene il concetto: l’elettrone è
infatti un leptone, cioè una particella derivata direttamente dal Campo
79
unificato come i quark. Mentre i neutroni e i protoni sono costituiti da
un insieme di quark, tenuti strettamente legati dal collante gluone,
l’elettrone è invece un’entità singola a sé stante. È possibile così
affermare che il protone (Vishnu) ed il neutrone (Brahma) sono un
aggregato di leptoni (i quark). Shiva (l’elettrone) è l’unico “ente” della
Trinità ad essere esso stesso un leptone, quindi un’entità pura. La sua
importanza metafisica è tale quale quella contemplata dalla fisica.
L’elettrone è la “matrice” della costruzione della materia, della sua
espansione e dello sviluppo di ogni cosa. Sembra quindi che l’elettrone
sia la particella nucleare più importante (in fisica fa parte dei leptoni
che sono elementi fondamentali della materia) e che il protone abbia
invece il grande potere di conservare l’universo mediante l’elettrone.
Se il protone non invia all’elettrone l’energia necessaria per le sue
evoluzioni, l’universo sarebbe destinato a collassate: entrambe le
particelle sono interdipendenti ed indispensabili alla conservazione ed
alla costruzione delle forme così come le vediamo. Vishnu (il protone)
appare creato da Brahma (il neutrone), quindi derivato da esso, ma egli
stesso ha la facoltà di creare. Vishnu (protone) è figlio di Shiva
(elettrone) e ne è anche padre; Shiva possiede un’attività frenetica,
indipendentemente dal processo della creazione ed è presente dentro e
fuori dall’universo. L’elettrone ( Shiva) era presente all’inizio della
creazione e sarà presente alla fine, quando tutte le altre particelle
saranno ormai dissolte: Shiva non è stato creato, Egli è la causa di ogni
cosa, Vishnu e gli altri sono sue creazioni.
Elettroni, protoni e neutroni (fermioni) sono inattivi senza la presenza
dei rispettivi bosoni (fotoni, gluoni, ecc…). L’energia che consente agli
elettroni di attivarsi proviene dal fotone; alla fine del processo di
attivazione, i fotoni spariscono senza lasciare traccia della loro
esistenza. I bosoni, dunque, portano soltanto dinamicità alla
corrispondente particella fermionica. Le diverse forme, risultate
dall’azione di fermioni e bosoni, sono tenute insieme dai muoni, il
collante cosmico detto comunemente amore.
La Coscienza altro non è che il Campo unificato di energia. Quando la
superficie del campo è “liscia”, siamo di fronte alla Coscienza Pura,
all’Assoluto divino creatore del tutto. Quando la superficie è
“increspata”, siamo di fronte ad una forma. È possibile prendere come
esempio la superficie dell’oceano: quando la superficie è calma, si è
nell’assolutezza di Dio, quando si increspa per la formazione delle
onde, si è nella realtà materiale dell’universo. Le onde nascono
80
dall’oceano e non differiscono da questo nell’essenza, così come le
forme dell’universo nascono dal Campo unificato e non sono da
questo diverse. La forma è soltanto un’area più condensata del Campo
di energia primordiale, essa prende origine dal Campo unificato, ha la
medesima essenza, affonda le sue radici nella sua stessa intimità, non
può essere da questo separato o distinto se non per una maggiore
densità dell’area. Le forme che percepiamo nell’universo sono quindi
come delle onde che si sollevano nell’oceano del Campo unificato di
energia.
La coscienza, dunque, può essere definita come “lo stato puro
dell’informazione primigenia” dalla quale tutto è nato e tutto deriva.
La coscienza di per sé, essendo un’informazione pura, è
“consapevolezza
non-cosciente”.
È
non-cosciente
perché
nell’assolutezza non vi è nessuna possibilità di porsi delle domande. La
consapevolezza cosciente compare soltanto con la creazione di un
universo manifesto, cioè dividendosi in miliardi di particelle pulsanti di
energia e di vita propria. Quando la Coscienza pura esprime tutta la
sua potenzialità diventando creativa, si dice allora che la coscienza è
“onnipotente”.
Il futuro nasce da una serie di circostanze e le circostanze dai pensieri
e dagli atti dell’uomo. Quindi, il futuro non sembra essere stabilito, ma
casuale. Allora Dio avrebbe solo dato il “via” all’universo e lasciato
ogni uomo libero di scegliere la propria “linea d’universo” (il proprio
destino). Ma come può un mistico anticipare il futuro? Soltanto
ammettendo l’onniscienza di Dio, soltanto cioè ammettendo che Dio
conosce le “infinite circostanze, pensieri e atti di ogni essere che è
cosciente nell’universo”. Quindi, da qui possiamo facilmente intuire
che per Dio il futuro è stabilito. Forse il futuro non è unico. Cioè, le
possibili “storie” di ogni particella sono infinite. Ma nel Campo
unificato “tutti” i percorsi delle infinite “storie” possibili sono stabiliti
potenzialmente. Quindi le infinite linee d’universo di ogni particella
sono tutte già predestinate. Da quanto detto possiamo concludere che
le “storie” sono infinite, ma ognuna di esse è già determinata e che il
Campo unificato del fisico è identificabile con il Dio del mistico.
L’elettrone (Shiva) nasce dal Campo Unificato di energia ed è
un’espressione dell’Assoluto. L’elettrone trasporta un’attività parziale
della Coscienza Cosmica, come il pensiero esprime la parzialità della
medesima Coscienza.
81
Per poter accedere ai poteri del mistico è necessario uscire da quella
abitazione che viene definita “tempo”. Noi percepiamo il tempo come
una dimensione che scorre soltanto perché vi siamo immersi. Basta
mettersi al di sopra di esso per rendersi conto delle nostre infinite
possibilità. Per mettersi al di sopra del tempo c’è soltanto un modo:
entrare in uno stato di coscienza superiore caratterizzato
dall’assolutezza (stato di beatitudine). Il futuro è, dunque,
potenzialmente presente nella coscienza dell’universo e nella coscienza
di ognuno. “Tutto ciò che è nell’universo è già dentro di voi”
affermano i grandi Avatar (nelle religioni orientali, un Avatar è
un’incarnazione divina). Nell’informazione primigenia è già contenuto
tutto quello che è passato, presente e futuro.
82
CAPITOLO 9
I cicli dialettici nella filosofia
Cenni di storia della filosofia
Percorreremo brevemente la storia della filosofia, onde mostrare la
perfetta analogia fra i suoi cicli dialettici e quelli riscontrati anche nei
miti e nelle religioni; cicli proposti dal presente modello per spiegare il
fenomenico dal punto di vista scientifico (Capitolo 12).
Anassimandro di Mileto (610 – 546 a. C.) è il rappresentante più
autorevole della Scuola Ionica. Egli identifica tre elementi
fondamentali, gli stessi del presente modello (il pieno, il vuoto e
l’evoluzione): all’origine delle cose vi è una massa indefinita in eterno
movimento (il mondo delle particelle, o delle stringhe fermioniche),
l’aperion, una materia primordiale ingenerata e incorruttibile (i vettori
dell’energia, o le stringhe bosoniche), ed un processo di separazione
dovuto al movimento (l’evoluzione).
Lo stesso concetto si ritrova in Anassimene di Mileto (586 – 528 a.C)
che individua i tre elementi fondamentali nell’aria (il vuoto), nella
rarefazione (il fuoco, ossia l’energia) e nella condensazione (la materia
o le particelle).
Alla scuola Ionica, segue cronologicamente quella di Pitagora (570 –
497 a.C), il cui parallelismo con la teoria delle stringhe è stato
ampiamente riportato in Palumbo (2006).
La storia della filosofia presenta poi Eraclito (nato verso il 535 a.C) il
quale propone nella relazione: non essere (vuoto) ⇒ divenire
(evoluzione) ⇒ essere (pieno) la stessa triade del presente modello.
Nel 485 a.C., Protagora presenta l’uomo, come la misura di tutte le
cose, di quelle che sono in quanto sono (la realtà sostanziale) e di
quelle che non sono in quanto non sono (la realtà sensibile), in pieno
accordo col presente modello che attribuisce alla coscienza dell’uomo,
la capacità di trasformare la realtà sostanziale in quella sensibile.
Il punto di maggior contatto fra il presente modello, che enfatizza il
ruolo della conoscenza nella elevazione dello spirito e quindi nella
“sublimazione” della materia, si ritrova in Socrate (469 a.C.) che
propone la triade: conoscenza ⇒ opere buone ⇒ felicità.
83
Democrito (460-370 a.C.) fu il primo vero scienziato dell’ antichità.
Egli definisce l’atomo: la particella ultima indivisibile della realtà.
Queste particelle si muovono in uno spazio geometrico (il vuoto). Il
moto degli atomi spiega il loro peso, che non è una qualità reale, ma
risulta dalla loro diversa velocità entro un vortice. La stessa definizione
di massa a riposo ed in movimento di Einstein. Accanto agli atomi
fisici (le particelle), esistono gli atomi psichici (i vettori delle forze,
ossia le onde), ignei (astratti), sferici (perfetti) e molto mobili (energia)
e perciò molto più pregiati dei primi. Gli atomi sferici si trovano in
tutto il corpo, per cui l’anima ha sede in tutto il corpo. La morte si
identifica con la fuga degli atomi sferici dal corpo, che però vagano
sulla Terra intervenendo talora a favore o a danno degli uomini. In
Democrito si ritrova pertanto tutto il presente modello.
Nel 427 a.C., nasce ad Atene Platone, il primo gigante del pensiero.
Egli introduce le idee: una forma di realtà diversa da quella delle cose
sensibili, una realtà immateriale, universale, immutabile ed eterna (il
dominio delle vibrazioni di coerenza del vuoto).
Scrive Platone: “Come il sole dà alle cose la visibilità per mezzo della
sua luce, e la vita stessa per mezzo del calore, così il bene dà
l’intelligibilità, l’esistenza e l’essenza stessa alle idee”.
Il presente modello afferma la stessa cosa: il bene, ossia la radiazione
e.m. solare, dà all’intelletto puro dell’artista i colori (immagini della
radiazione inventate dal cervello), a mezzo dei quali questi esprime, nei
colori dei suoi quadri, le radiazioni e.m. che ritornano all’ambiente.
Vi è cioè un ciclo: onde e.m. (realtà essenziale) ⇒ colori (realtà
sensibile o ideale) ⇒ colori ritrasformati nel quadro in onde essenziali
ritrasmesse all’ambiente.
Per Platone, le idee sono immateriali, universali, immutabili ed eterne e
perciò impercettibili. L’intelletto puro dell’artista ha la capacità di
cogliere e trasformare la realtà sostanziale (le onde), in realtà sensibile
o ideale (non in senso platonico, ma in quello della neurofisiologia
secondo la quale il cervello trasforma le onde in colori) e di ritradurla
nel linguaggio dell’arte comprensibile per tutti.
Per Platone, le anime (le onde coerenti del vuoto) già esistevano nel
vuoto e vi tendono. Il mondo delle idee (le stringhe bosoniche),
attraverso il demiurgo (l’evoluzione) diventano particelle materiali
(stringhe fermioniche). L’evoluzione (il demiurgo), attraverso la ricerca
e l’apprendimento, ci fa ricordare, ossia ci fa tendere alla conoscenza
84
insita nel dominio iniziale del vuoto. Questa teoria della reminiscenza
è stata proposta da Platone nel Mèmone.
Un analogo processo dialettico si sviluppa attraverso la nostra
interazione con le anime: queste onde essenziali (le anime) eccitano,
ossia ridestano ⇒ onde cerebrali ideali che ritornano ⇒ onde
essenziali, come descrive magistralmente il Foscolo:
“Non vive ei forse anche sotterra,
quando gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi ?”
Platone designa bene il finalismo della natura, la quale parte da un
sostrato del mondo, intesa come materia nuda di ogni forma che si
muove in disordine, in uno spazio indeterminato, che è ricettacolo di
ogni cosa (il Big Bang). Da esso, l’evoluzione (la forza newtoniana
inversa di Palumbo 2005), organizza ed ordina la materia, secondo il
modello perfetto ed eterno delle idee infondendovi un’anima (il reame
delle anime) che tenderà ad un suo fine, che è il mondo delle idee (le
vibrazioni del dominio di coerenza del vuoto). Si può quindi
riscontrare l’analogia col modello proposto.
Il pensiero di Platone sarà ripreso dal neoplatonismo, che fa capo a
Plotino (204-270 d.C.), il quale sostiene che:
L’Uno, l’intelletto e l’anima del mondo costituiscono una triade, che
comprende tutto il mondo intelligente.
Nel 384 a. C., nasce a Sagira Aristotele, la cui opera influenzerà la
cultura fino all’era contemporanea. In sostanza, Aristotele porrà in
termini più “scientifici” il pensiero di Platone, ripresentando la triade:
- essere in potenza (il dominio di coerenza del vuoto),
- il quale, attraverso l’evoluzione,
- determinerà l’essere in atto (l’universo).
Ogni cosa è:
- sostanza (onde),
- che diviene (evoluzione) potenza (Big Bang),
- che assumerà poi una forma (l’universo).
L’anima è l’atto primo ed essenziale (entelechia) di un corpo naturale
capace di vivere, cioè la forma per la quale il corpo è realmente un
essere vivente.
85
Dirà Aristotele,”l’anima è principio interno a un corpo, ma non è né
un corpo né qualcosa di separato dal corpo, è la causa formale, finale e
motrice del corpo, in quanto fine interna del corpo stesso”.
L’anima umana possiede tre gradi che si compenetrano fra loro
formando un’unità inscindibile:
- funzione vegetativa (comune al mondo vegetale),
- funzione sensitiva (comune al mondo animale),
- funzione razionale o intellettiva, che è il principio della conoscenza.
Aristotele suddivide poi diverse fasi della conoscenza e due forme di
intelletto, quello passivo (nous patheticos) e quello attivo (nous
poieticos). Perché il primo passi da potenza ad atto occorre lo stimolo
di un principio attivo di “un intelletto cui sia proprio fare ogni cosa che esiste
nell’anima in modo abituale e come luce”. Questo principio è l’intelletto
attivo, che possiede in atto i concetti universali esistenti negli oggetti
sensibili ed agisce sull’intelletto passivo come la luce, che “fa sì che i
colori visibili in potenza, siano visibili in atto”. L’intelletto attivo è di natura
divina, “separato ed esso solo è immortale”.
La profondità del pensiero aristotelico, testimoniato dalla sua durata
bimillenaria, sta nella sua corrispondenza con i risultati attuali della
scienza. Cerchiamo pertanto di tradurre le principali affermazioni
aristoteliche in linguaggio scientifico, integrando le traduzioni già
riportate in parentesi.
L’anima è l’atto primo ed essenziale (entelechia) di un corpo naturale
capace di vivere, cioè la forma per la quale il corpo è realmente un
essere vivente. Traduzione: ogni realtà, che appare nelle diverse forme,
è invero caratterizzata da una determinata vibrazione sostanziale che
ne costituisce l’essenza. Tutto ciò che esiste, infatti, vibra con un
periodo proprio, un’immagine delle stringhe bosoniche (onde) che
diventano stringhe fermioniche (particelle) (Palumbo e Nardelli 2005).
Le diverse fasi della conoscenza corrispondono ai
livelli di
conoscenza di Palumbo (2006).
L’intelletto attivo possiede in atto i concetti universali esistenti negli
oggetti sensibili ed agisce sull’intelletto passivo.
Traduzione: le informazioni esterne, per esempio le radiazioni e.m. o
le immagini, immortali e separate dal soggetto costituenti l’intelletto
attivo, richiamano dalla memoria cerebrale (l’intelletto passivo) i colori
che questa conteneva in potenza (un ritorno alle idee di Platone), ma
con ampiezza e quindi energia esigua, compatibile con la struttura
cerebrale (Palumbo 2006a).
86
Come la luce, che “fa sì che i colori visibili in potenza, siano visibili in atto”.
Una interpretazione mirabile che precede di 24 secoli quella della
neurolofisiogia odierna, secondo la quale, il cervello trasforma le
radiazioni e.m. materiali e quindi sostanziali in realtà definite ideali (i
colori), perché inventate dal cervello.
L’intelletto attivo è di natura divina, “separato ed esso solo è
immortale”. Secondo il presente modello: le onde esistono al di fuori
del soggetto, interagiscono con quelle del cervello, le amplificano e
determinano il dominio delle anime che poi si unisce a quello iniziale
del vuoto, in un ciclo senza fine.
Il pensiero aristotelico, sinteticamente espresso dal passaggio fra
potenza ed atto, sarà ripreso ed espresso in maniera soltanto
formalmente diversa dal cristianesimo e perfino da Averroè, (1126 –
1198) l’ultimo e il massimo pensatore della tradizione musulmana, che
ripropone il passaggio della materia da potenza ad atto.
Per un primo distacco dalla tradizione aristotelica bisogna
attendere Giordano Bruno, il quale, nella sua opera Degli eroici furori
(1585) afferma che Dio è la natura stessa, il tutto “empie, abita in tutte le
parti dell’universo”.
Le sensazioni danno inizio in piccola parte alla conoscenza e
permettono di cogliere solo il particolare, mentre soltanto l’intelletto è
in grado di portare alla vera conoscenza, cioè di cogliere l’unità del
tutto. (Senza la scienza, ossia l’intelletto che ha scoperto le radiazioni
e.m., l’uomo avrebbe identificato la realtà sostanziale delle onde con i
colori, inventati dal cervello).
Perciò l’uomo raggiunge il maggior grado della conoscenza quando
entra in intima connessione con l’infinità della natura della sua unità,
ossia attraverso la scienza.
Questa piena conoscenza (il reame delle anime) della natura è anche il
fine ultimo dell’uomo, che si identifica con quello dell’universo teso
verso la chiusura del suo ciclo.
Perciò il fondamento dell’etica di Bruno è costituito dagli “eroici furori”
che sono la vera e massima religiosità umana, la forza che sospinge
l’uomo nel suo anelito verso l’unità e l’infinità.
L’eroico furore porta alla bellezza divina. “Questo fuoco è l’ardente
desìo de le cose divine, questa saetta è l‘impression del raggio della
beltade della superna luce, questi lacci son le specie del vero che
uniscono la nostra mente alla prima verità, e le specie del bene che ne
87
fanno uniti e gionti al primo e sommo bene”, il che corrisponde al
passaggio: pensiero => anima => Dio del presente modello.
Su Galileo, Newton e Descartes si già è fornito qualche accenno
prima. Dopo di loro vale la pena di ricordare Giovanni Locke, nato a
Wrington, nei pressi di Bristol nel 1632, ed in particolare la sua opera
maggiore “Saggio sull’intelletto umano” pubblicato a Londra nel 1690,
nella quale il pensatore empirista inglese divide la conoscenza in tre
gradi, con cui la mente percepisce l’accordo o il disaccordo delle
nostre idee:
L’Intuizione: è la percezione immediata dell’accordo o del disaccordo
tra due idee, per via diretta, senza l’intervento dì nessun’altra idea. È la
conoscenza più chiara ed evidente, quella che dà maggiore certezza:
con essa conosciamo il nostro io e gli assiomi matematici.
La dimostrazione: è la percezione non immediata, ottenuta per via
indiretta, ricorrendo all’intervento di altre idee, che sono chiamate
prove. Anche la conoscenza dimostrativa è certa, ma meno chiara di
quella intuitiva. Quando le idee intermediarie necessarie a una
dimostrazione sono molte, vi è la possibilità di un errore. Con la
dimostrazione giungiamo alla conoscenza dell’esistenza di Dio e di
molte proposizioni della matematica. Per gli Indiani d’America ed i
Cristiani il rapporto col Grande Spirito e con Colui che è la verità, è
un’intuizione e perciò è puro e vero, mentre tutte le altre religioni
hanno bisogno di dimostrazione e perciò sono più deboli e meno
certe.
La sensazione: è una conoscenza meno chiara, evidente e perfetta delle
precedenti. Riguarda “l’esistenza di oggetti particolari esterni sulla base
della percezione e della coscienza che abbiamo, dell’ingresso effettivo
delle idee che derivano da essi”.
La certezza dell’esistenza degli oggetti esterni è limitata all’anima della
sensazione; quando la sensazione cessa, alla certezza si sostituisce la
probabilità. Le sensazioni forniscono immagini ideali dell’oggetto che
esistono in quanto e fino a quando il soggetto le osserva.
Locke introduce una seconda triade: l’io, Dio e il mondo.
L’esistenza dell’io, la cui conoscenza riguarda l’intuizione, è affermata
da Locke con il procedimento cartesiano: penso, ragiono, dubito,
perciò esisto.
L’esistenza di Dio, la cui conoscenza riguarda la dimostrazione, viene
affermata in base al principio di causalità: poiché “il nulla non produce
da se stesso materia” esiste una causa che ci ha prodotti.
88
L’esistenza del mondo, la cui conoscenza riguarda la sensazione, viene
affermata anch’essa in base al principio di causalità: la sensazione che
riceviamo dall’esterno ci fa conoscere che esiste in quel momento
fuori di noi qualcosa che causa quell’idea in noi.
Traduzione: abbiamo perciò una conoscenza chiara ed evidente dell’io,
una meno definita di Dio ed un’altra ancor meno definita del mondo.
Nel momento in cui l’io s’inserisce nel ciclo dialettico dell’universo,
trasferisce l’evidenza della conoscenza di sé alla realtà sensibile (per
esempio i colori), nella quale viene colta quella sostanziale (le onde
e.m.), mentre la realtà divina acquista una visione meno lontana nel
primo motore che dà energia al dominio di coerenza del vuoto e
quindi a tutta l’evoluzione.
Ci si è soffermati su J. Locke, per ribadire l’analogia o meglio l’identità
del suo pensiero con la tesi del modello proposto e per cogliere in esso
le triadi del suo pensiero filosofico, che caratterizzeranno tutta
l’evoluzione successiva della filosofia da Leibniz, a G.B. Vico, a
Berkeley, a Hume, a tutto l’illuminismo.
Nel 1724 nasce a Königsberg Immanuel Kant, il massimo filosofo
dopo Platone. Il pensiero kantiano costituisce il punto di arrivo di
tutta la filosofia del Seicento e del Settecento. E’ infatti possibile
rilevare i suoi rapporti con:
- il pensiero galileiano, per la giustificazione filosofica dell’accordo che
deve esistere tra matematica ed esperimento, sostenuto dallo scienziato
pisano
- il pensiero impostato prevalentemente sul razionalismo, cìoè sul
metodo dei matematici (Cartesio, etc)
- il pensiero impostato prevalentemente sull’empirismo. cioè sul
metodo dei fisici (Hobbes, Newton, Hume, ctc)
- il pensiero illuministico, per la stessa impostazione critica della sua
filosofia, per gli influssi che si riscontrano in certe sue posizioni, ad
esempio politiche, etc.
Lo studio dei filosofi che lo hanno preceduto porta Kant ad affermare
che la filosofia è la scienza dei limiti della ragione umana. Per il
pensatore tedesco, infatti, il problema fondamentale è quello di sapere
se la ragione possa giungere alla conoscenza del soprasensibile e del
trascendente, alla cui risposta si può pervenire attraverso una critica,
ossia un giudizio sulla pretesa della ragione di non aver limiti.
Una critica che il pensatore di Königsberg segue nei suoi tre momenti:
critica del giudizio, il giudizio riflettente ed il giudizio estetico. Nella
89
critica del giudizio, egli cerca di superare, mediante il sentimento, una
facoltà intermedia dell’anima fra la ragione e l’intelletto, il dualismo fra
la conoscenza e la volontà, il determinismo della natura e la libertà
della legge morale.
Già in questo momento Kant si pone il problema della posizione
dell’uomo nell’universo e della sua conoscenza che identifica nella
triade ragione, sentimento ed intelletto.
Nel giudizio riflettente, Kant afferma che, come l’intelletto è in
rapporto con la conoscenza e la ragione con la volontà, così in
rapporto con il sentimento vi è il giudizio riflettente, cioè la facoltà di
giudicare, di riflettere sul mondo della natura precedentemente
costituito dall’intelletto.
In questo giudizio ravvisa, con due secoli di anticipo e forse
involontariamente, il mondo come proposto oggi dalla fisica, che
individua nelle onde e.m. la sostanza reale estranea all’intelletto.
Il giudizio riflettente si divide in estetico e teleologico.
Il giudizio teleologico consiste “nel giudizio sulle finalità delle cose
della natura, che viene considerata come un fondamento della
possibilità di esse come fini della natura”.
Esso indaga l’ordinamento interno dei prodotti della natura, in quanto
realizzano un disegno razionale; scoprendone la finalità oggettiva,
trova l’accordo tra natura e libertà e rende possibile la moralità
dell’uomo.
“L’uomo, per la natura delle facoltà conoscitive, deve ammettere che
nel mondo fenomenico esista una causa suprema che agisce secondo
dei fini: solo in questo modo, può farsi un concetto delle possibilità dì
questo mondo”.
Il concetto di fine non è dimostrabile per esperienza, ma “noi non
possiamo pensare in altro modo e capire la finalità se non perché ce la
presentiamo insieme con il mondo come il prodotto di una causa
intelligente, ossia dì Dio”.
Con questa intuizione, Kant precorre il principio antropico, accennato
ed integrato nel capitolo 7, e riproposto negli ultimi anni in USA da
una recente teoria, denominata “Intelligent Design”.
La visione finalistica non soppianta quella meccanicistica della natura,
ma la integra nel momento in cui I’intelletto umano trova un limite alla
spiegazione meccanicistica.
90
Così, l’”incommensurahile abisso” tra il determinismo della natura e la
libertà della legge morale viene superato e i due mondi ci appaiono
come una medesima realtà.
Nel modello di Kant, l’accordo con il modello proposto è ancora più
evidente, in quanto entrambi pongono in forte risalto il ruolo
dell’uomo nell’universo, i limiti della conoscenza sensibile, che
fornisce soltanto immagini inventate dal cervello, la sostanzialità del
fenomenico, ossia le onde eterne, esterne all’uomo.
In entrambi è ravvisabile la coincidenza della finalità della moralità
dell’uomo, il quale, attraverso la purificazione della conoscenza,
diventa essenza pura (reame delle anime) e consente all’universo di
raggiungere la sua finalità nel chiudere il ciclo dialettico, che lo
riconduce al dominio iniziale di coerenza delle vibrazioni del vuoto.
Nal 1770 nasce a Stoccarda Wilhelm Friedrich Hegel, il maggiore
esponente dell’idealismo tedesco, il quale critica e supera i modelli dei
suoi predecessori Fichte e Schelling, introducendo il principio
dell’assoluto che diviene in se stesso.
Secondo Hegel, l’assoluto (energia) non è un’identità indifferenziata e
indistinta, come sosteneva Schelling, bensì un’unità che si costituisce
(evolve) attraverso un processo di sviluppo, nel quale essa realizza se
stessa e acquista l’autocoscienza (nell’uomo).
In altri termini. l’assoluto non è qualcosa che viene dato
originariamente e immediatamente, ma “è il divenire di se stesso”, vale
a dire un reale autocostituirsi dello spirito.
Si tratta di un eterno processo circolare, nel quale il principio è nella
fine e la fine è nel principio, con un’autoesplicazione che esclude il
divenire senza fine e la meta ultima irraggiungibile dell’io fichtiano”.
Hegel afferma che “la dialettica della natura fiancheggia ed integra una
dialettica del pensiero, del “logo”, cioè del puro contenuto logico di
ogni consapevolezza possibile”. Quest’espressione è poco
comprensibile per un uomo di scienza, il quale direbbe la stessa cosa,
ma in linguaggio più semplice e concreto, asserendo, con A. Einstein,
che l’universo è razionale, e più specificamente, riferendosi al modello
Palumbo-Nardelli (2005) che traduce nel linguaggio della matematica
delle stringhe (il pensiero), il modello naturalistico di Palumbo (2001) e
la stessa biologia dell’uomo (la natura),
ed ancor meglio, nel presente modello, che introduce ed integra, nel
ciclo dialettico della natura, il processo dialettico del pensiero, ossia del
logo, che diventa anima: un momento stesso del mega ciclo.
91
Secondo Hegel, ancora, “la relazione tra la logica del pensiero e della
natura non è di mero ed indifferente parallelismo, bensì di antitesi
dialettica, che trova infine la sua sintesi nella suprema sfera dello
“spirito”. Questo, in termini più vicini alla scienza, significherebbe che
è possibile per l’uomo, scoprire i segreti della natura, visto che
entrambi evolvono integrandosi nell’evoluzione dell’universo e
seguono la stessa logica razionale.
L’idea, per Hegel, “costituisce l’assoluto principio del reale; è ad esso
immanente e costituisce lo stesso divenire o processo “dialettico”.
Questo potrebbe tradursi nell’asserzione che l’evoluzione dei sistemi
naturali sarebbe informata, come lo è, a principi universali assoluti,
impressi nel loro “DNA”.
Ancora, per Hegel, “i momenti della tesi e dell’antitesi, nella loro
unilateralità astratta, si risolvono nella loro sintesi, che conciliandoli li
invera, in quanto i singoli enti della triade assumono significato nel
loro divenire inserito in un processo ciclico più ampio.
Lo stesso vale nella sfera del logo uomo => uomo pensante =>
anima. Logo, Natura e Spirito costituiscono i momenti della più vasta
triade dialettica, che comprende in sé i sistemi dialettici di tutti gli
aspetti che si evolvono nel reale (cfr. Cap.12). Attraverso questi
momenti l’idea si evolve dalle sue forme più indeterminate ed astratte
(essere, non essere e divenire) alle sue determinazioni più alte e
complesse, fino a quella sfera dello “spirito assoluto” costituita dalla
suprema triade dell’Arte, della Religione e della Filosofia, in cui l’idea
perviene alla totale consapevolezza di sé”.
La cultura ai tempi di Hegel non comprendeva anche la scienza,
motivo per il quale Hegel l’ha ignorata. Ciò non toglie alcun merito al
pensatore di Stoccarda, anzi gli riconosce la capacità di intuire verità
che la scienza sta ancora perseguendo.
Nei termini scientifici del modello proposto, infatti, la differenza
(antitesi) di potenziale (un concetto astratto identificabile nel dominio
del vuoto) è in grado di generare l’energia (una realtà concreta). Allo
stesso modo, un’idea (logo), ossia un progetto mentale, redatto
osservando la natura e ispirato dall’intelligenza applicativa dell’uomo
(lo spirito) riesce a produrre opere d’arte, momenti di contemplazione
trascendente e teorie filosofiche.
Il lettore potrà riscontrare, da questa brevissima sintesi, la perfetta
identità fra il presente modello scientifico ed il pensiero di Hegel.
92
I tre momenti della conoscenza, ripetuti da quasi tutta la filosofia e
specialmente dall’idealismo tedesco, si ritrovano poi anche nei suoi
oppositori
(Johann Herbart, Arthur Schopenhauer, Sören
Kiergegaard), nel positivismo di Auguste Comte, di Jeremy Bentham e
di Stuart Mill, nell’illuminismo e spiritualismo italiano di Romagnoli,
Galluppi e Rosmini, fino alla filosofia dei valori di Nietzsche.
Si potrebbero citare le triadi presenti nei singoli autori, ma sembra
sufficiente soltanto riportare, a titolo di esempio, e commentare la
triade di Rosmini, e l’eterno ritorno di Nietzsche.
Secondo Rosmini, l’essere reale, cioè tutto ciò che esiste, si presenta
in tre forme:
- essere ideale, cioè l’essere come oggetto di pensiero (idea dell’essere),
che coincide con l’essere ideale, per esempio il colore, inventato dal
cervello secondo il presente modello
- essere reale, cioè essere come cosa in sé, universale e assoluto (Dio) o
particolare e contingente (il mondo), corrispondente all’essere
sostanziale del modello, (per esempio le onde e.m.)
- essere morale, cioè l’essere come adesione perfetta tra il suo pensiero
- anima e la sua realtà, corrispondente all’adesione, nell’intelletto
dell’artista, del filosofo, dello scienziato o dell’asceta, delle due forme
dell’essere ideale e sostanziale.
L’eterno ritorno di Nietzsche e i filosofi contemporanei
Nel mondo tutto è retto dal caso: “La condizione generale del mondo
è, per tutta l’eternità, il caos, non come assenza di necessità, ma come
mancanza di ordine, di struttura, di forma, dì bellezza. di saggezza”. (la
mancanza di ordine, in seno al Big Bang, non negava la “necessità” del
divenire, che si realizzerà attraverso la forza newtoniana inversa).
Benché lontano da ogni ordine, dominato dal caso, il mondo contiene
in sé una necessità che è volontà: un eterno riaffermarsì, un eterno
ritorno su se stesso.
I cicli del mondo si ripetono: chiuso un ciclo, ne inizia un altro, che
ripete il precedente. Il divenire ritorna al punto di partenza e perciò è
apparente: “Tutto passa ed insieme tutto ritorna. Tutto ciò che è, è già
stato infinite volte e tornerà infinite volte”.
L’uomo non deve sentirsi schiacciato dall’eterno ritorno, che è
espressione cosmica dello spirito dionisiaco, ma deve accettare il
proprio destino.
93
Questo “amor fati” concilia l’uomo con il passato, perché gli fa
trasformare ciò che è stato in ciò che voleva che fosse, cioè la
necessità del passato in libertà. “Tutto ciò che fu è frammento,
enigma, caso spaventevole, finché la volontà creatrice aggiunge: così io
volevo che fosse, così io voglio che sia, così io vorrò che sia”.
L’eterno ritorno di Nietzsche è pertanto lo stesso di questo modello,
che parte dal caos in seno al Big Bang, per poi evolversi fino all’uomo
che chiude, in progressione, il ciclo dei cicli.
Forme di triadi più moderne si ritrovano nell’opera “l’io e l’Es” di
Sigmund Freud del 1923. Il filosofo psicologo individua, nella struttura
del psiche, tre istanze diverse da quelle da lui in un primo tempo
indicate: non più di conscio preconscio e inconscio, ma di Io, Es e
Super-io. Un pensiero rivisitato nel 1946 da Carl Gustav Jung
nell’opera “l’Io e il subcosncio”, che introduce, accanto all’incoscio
individuale, quello collettivo.
Anche qui si può ravvisare una triade dialettica ciclica in una
progressione affidata al Super-io, cioè alla sua anima, che poi Jung
inserisce nel dominio delle anime. Anime, di uomini cioè, che sono
stati capaci di salire i livelli della conoscenza, mediante il
perseguimento degli ideali della fede e lo sforzo della volontà,
coadiuvati dalla cultura insita nel DNA generale della società e di
quello genetico particolare. Un’eredità derivante dalla vita fisica,
morale e possibilmente ascetica degli antenati, che il singolo uomo ha
la responsabilità di far progredire.
Negli anni successivi, la filosofia si avvicina alla scienza con John
Dewey, Bertrand Arthur Russell, Alfred Whitehead, Ludwig
Wittgenstein e principalmente con Martin Heidegger e Karl Raimund
Popper, per poi sfociare nell’esistenzialismo fino ad annichilirsi nella
politica.
Secondo Heidegger, la possibilità di superare la metafisica è collegata
all’indagine sull’epoca attuale. Il mondo moderno è incentrato sulla
tecnica. Heidegger ne esamina l’essenza e giunge alla conclusione che,
con “l’impianto della tecnica”, la metafisica occidentale ha terminato la
sua parabola, poiché la metafisica è oblio dell’essere e l’uomo si
dimentica dell’essere per impegnarsi nelle cose.
La tecnica, per Heidegger, non è tuttavia una “macchinazione umana”,
ma è parte della storia dell’essere; proprio la tecnica, infatti, può
rappresentare un nuovo inizio, la possibilità cioè che il pensiero afferri
il richiamo dell’essere. Un’intuizione, un prodromo dell’era
94
dell’informatica, della cibernetica, delle armi intelligenti e della
manipolazione genetica, discipline appena agli albori ai tempi di
Heidegger, morto nel 1976.
95
96
CAPITOLO 10
I cicli dialettici nella scienza
Sull’evanescenza del concetto di tempo
Secondo la fisica, le particelle possono viaggiare liberamente nel
passato e nel futuro come se il tempo fosse una dimensione
percorribile nei due sensi. Questa possibilità è dovuta al fatto che il
tempo e lo spazio esistono in funzione delle particelle e non viceversa.
È l’energia e la sua conseguente trasformazione nella materia che
producono il tempo e lo spazio. Se questo movimento non esistesse,
non esisterebbe nemmeno la dimensione spazio-tempo; non ci
sarebbe il momento e non ci sarebbe la posizione: le particelle
subatomiche esistono in quanto noi le osserviamo e, osservandole,
creiamo il tempo. L’osservazione determina la trasformazione di
energia in materia: l’onda diviene corpuscolo.
Per la fisica moderna, ogni cosa esistente nell’universo manifesto,
passato, presente e futuro è intimamente collegata da una rete di
radiazioni elettromagnetiche che “vede” ogni cosa istantaneamente. Il
fotone, responsabile dell’emissione di queste radiazioni, viaggia alla
velocità della luce e ci dà l’impressione che alcuni oggetti siano in certe
posizioni ed altri in posizioni diverse. Il fotone, pur viaggiando alla
velocità della luce, ci dà l’impressione di impiegare un certo tempo a
percorrere una determinata distanza. Ma il tempo per il fotone non
esiste in quanto è dimostrato che, viaggiando alla velocità della luce, il
tempo è fermo.
In realtà, il tempo è l’intervallo compreso tra la creazione di una
particella e l’altra. Ogni particella emerge dal Campo unificato, ossia
dal vuoto quantistico, e subito dopo cessa di esistere, mentre un’altra
particella viene alla luce. Questi intervalli che avvengono in rapida
successione vanno a costituire il tempo. La forza che genera una
particella va decrescendo fino a raggiungere un momento in cui in uno
stesso territorio le “onde” si saranno placate determinando la
riduzione progressiva e poi la scomparsa della forma visibile. Con
questa ipotesi torniamo a quella precedentemente esposta relativa al
fatto che l’informazione globale è già contenuta nel presente e che
97
quindi esiste soltanto un “eterno presente” e non esiste passato e
futuro.
La Coscienza è energia primordiale pura, la prima realtà e l’ultima ed è
così “sottile” da avere una massa infinitesimale. Essa può identificarsi
nella sostanza primordiale dell’universo e potenzialmente ingloba tutto
l’universo manifesto e quello che sarà nel futuro anche più lontano. La
Coscienza cosmica, essendo energia può essere convertita, stando alla
teoria della relatività, in un’altra forma di energia o nella materia
grossolana. La Coscienza essendo primordiale, è immanente e da essa
può scaturire tutto ciò che compare durante il percorso di una
creazione, dall’inizio del Big Bang all’annichilimento totale della
materia. La Coscienza va intesa come “Informazione primordiale”;
un’informazione che racchiude in sé l’intero universo.
Tutto questo è quanto espresso dal modello proposto, che identifica il
pensiero-anima ed il dominio di coerenza del vuoto quale destino
ultimo dell’universo.
Il Campo unificato
Dirac dimostrò che un fotone sufficientemente energetico può
produrre dal Vuoto un elettrone ed un positrone, convertendo la sua
energia in massa. Il positrone che si viene a formare altro non è che il
buco lasciato nel Campo unificato. Questo buco verrà ben presto
colmato dall’incontro del positrone con un altro elettrone per
scomparire dando origine ad una radiazione elettromagnetica e
ripristinare così l’equilibrio universale. Dunque, il fotone lanciato verso
il Campo unificato crea di rimando un elettrone: possiamo allora
dedurre che una particella che viaggia avanti nel tempo per immergersi
nel Campo unificato sia un fotone e quella che viaggia a ritroso,
emergendo dal Campo, sia un elettrone. Questo meccanismo potrà
essere utilizzato per spiegare il fenomeno della precognizione. Se
immaginiamo una nube di fotoni che viene emessa in tutte le direzioni
e colpisce il Campo dal quale poi emerge un’altra nube di elettroni che
si concretizza nella materia, è possibile immaginare come tutto questo
si concluda nella creazione dell’universo. Se l’uomo lancia la sua nube
di fotoni nel Campo unificato, crea la materia che assumerà una certa
forma in rapporto al desiderio espresso ed alla sua intensità
(meccanismo che chiarisce il fenomeno della materializzazione del
mistico realizzato).
98
Per l’induismo l’universo va inteso come un insieme di energia e di
materia in uno stato di equilibrio dinamico emergente dal pensiero di
una Coscienza Primordiale: Dio. Egli è uno stato di consapevolezza, la
Coscienza pura creativa. L’universo appare, così, come una complessa
opera in cui differenti processi si intrecciano in ogni istante e nei quali
le parti sono interdipendenti, interpenetrate e variamente
compenetrate. La differenza tra la Coscienza pura, cioè Dio, e
l’universo manifesto sta nella dinamicità del secondo rispetto
all’assoluta immobilità della prima.
L’universo, essendo dinamico, è soggetto a continue variazioni e
modificazioni, mentre la Coscienza pura, per la sua assolutezza è
immobile, immutabile e quindi eterna. Essendo immutabile ed eterna è
la verità vera, l’unica realtà esistente. L’universo per le modifiche cui
va soggetto, è cosciente di ciò che è, mentre la Coscienza, vivendo
nell’assolutezza, non è cosciente della sua essenza. Per diventare
cosciente deve entrare nella manifestazione, deve creare, deve
apparire: l’universo è lo stato cosciente di Dio, mentre la Beatitudine o
Assolutezza è lo stato incosciente di Dio. Siccome è la Coscienza
l’artefice della creazione, è chiaro che ogni granello di sabbia la
contiene; quindi, potenzialmente, ogni particella contiene Dio, cioè la
totalità dell’universo. Nella particella è potenzialmente presente il
nostro pianeta, il suo sole, la sua galassia, il cosmo ed anche
l’assolutezza divina. Mentre nella beatitudine (assolutezza) la presenza
dell’osservatore non ha alcun significato, nell’universo manifesto la
presenza dell’osservatore è determinante: esso non potrebbe esistere in
sua assenza.
Se l’osservatore non esistesse, non esisterebbe l’universo. Lo scopo
della creazione è infatti quello di essere osservata, se non ci fosse
questa necessità, la creazione non sarebbe mai avvenuta. Ogni
frammento di Dio continua a riflettere la sua totalità e l’insieme dei
frammenti costituisce la totalità di Dio. Nel micro è contenuto il
macro, nella particella è contenuta la totalità dell’universo e l’universo
non è altro che il riflesso del suo Creatore. Dunque l’energia che
soggiace ai fenomeni dell’universo è un riflesso del Dio Assoluto ed
Informale.
Ciò che Dio è nell’Assolutezza, l’energia è nel manifesto. L’energia
atomica è l’espressione dinamica di quella potenzialità che racchiude
l’Assoluto quando si trova nell’immobilità. Due particelle possono
interagire o comunicare tra di loro soltanto se esiste un’altra particella
99
che media il processo: tali mediatori si chiamano “muoni”. Sono essi
che trasportano l’informazione da un capo all’altro dell’universo in
maniera istantanea dando così l’impressione che anche nel mondo
quantistico avvengano fenomeni di chiaroveggenza.
L’Akasha (il campo totale) è percorso in lungo e in largo dai muoni
sorti anch’essi dal Campo unificato. La presenza dei muoni e la
capacità di percepirne i movimenti e le informazioni che custodiscono,
rendono una particella individuale onnisciente ed onnipresente. Le
particelle subatomiche comunicano tra di loro attraverso un codice
specifico. I fotoni comunicheranno con i fotoni e gli elettroni, i gluoni
comunicheranno con il protone o il neutrone. L’individuo che,
attraverso un contatto diretto con la Coscienza Universale (Campo
unificato), scopre quei codici, può manipolare la materia e compiere
quelle cose che vengono definite soprannaturali.
Per Campo unificato si intende l’entità fisica fondamentale presente
ovunque nell’universo visibile ed invisibile che si manifesta attraverso
piccole onde elettromagnetiche chiamate fotoni. Il Campo unificato
può condensarsi creando delle particelle e quindi degli oggetti. La
materia è uno spazio nel quale il campo elettromagnetico è
particolarmente denso. Le zone più intense rendono discontinuo ciò
che prima era continuo e danno origine a ciò che noi chiamiamo
materia: la materia non è altro che un insieme di particelle, espressione
di campi interagenti.
Se riteniamo che il Campo unificato sia la Coscienza, allora diciamo
che la purezza del Campo determina l’assolutezza mentre una sua
qualsiasi perturbazione determina una forma materiale: la Coscienza
pura è Dio. Egli nella sua assolutezza è la Coscienza perfetta o Campo
unificato. Il campo perfetto ha una superficie ben levigata, mentre
quello imperfetto ha una superficie granulosa. Le granulosità
rappresentano le forme dell’universo. L’universo pertanto non è altro
che la Coscienza “granulosa” di Dio, basta “levigarla” per ottenere
nuovamente la divinità.
Il Campo unificato, inteso come il Nulla (il vuoto quantistico), è la
matrice sulla quale si vengono a verificare tutti i fenomeni della
creazione, dove la materia si manifesta e scompare, in modo tale che
ogni materializzazione naturale o soprannaturale diventa espressione
del moto del campo. Il campo quiescente non genera, mentre un
campo movimentato (da fotoni e mesoni) crea sempre una forma. Il
Nulla del mistico è, dunque, pieno della potenzialità dell’universo. Da
100
quel Nulla tutte le cose prendono forma, ma gli oggetti che nascono
sono soltanto un’espressione del nulla ed al nulla ritornano.
In sintesi:
il Non-essere (Assoluto) è il Campo unificato o stato di
consapevolezza detto anche il Nulla, mentre l’Essere è una forma di
moto,
l’Assoluto agisce mediante un’interazione tra i principi creativi: il
fotone sull’elettrone ed il mesone sul neutrone e sul protone; quando
il fotone si è “avvicinato” all’elettrone, la loro interazione ha dato
origine alle matrici del mondo, ossia alla materia.
Da ciò si può trarre la seguente corrispondenza fra i risultati della
fisica e le antiche proposizioni della cultura orientale riscontrabili
nell’induismo:
il Campo unificato => il Principio Intelligente,
l’elettrone => lo Spirito Vivificante delle religioni,
il fotone, e gli altri bosoni => l’energia Shakti della filosofia orientale.
La materia è la risultante di un incessante flusso dinamico di vita e di
morte.
Le interazioni ed i movimenti delle particelle nucleari producono un
suono (la Om della filosofia orientale) che è l’incessante espressione
della creazione. Il suono varia con il variare della velocità delle
particelle ed è pertanto legato a creazioni specifiche;
Il Campo unificato è unico ed indifferente. In questa unicità del
campo e nella mutabilità delle forme non esiste nulla di più o meno
fondamentale..
Non esiste nulla che possa essere paragonato ed equiparato al Campo
unificato che si presenta quindi come “l’Uno senza secondi”.
Da un punto energetico particolarmente concentrato (un buco nero),
ad un certo punto, si genera la forza newtoniana inversa (Palumbo
2005), ossia una “vibrazione”che fa esplodere e quindi espandere il
nucleo primigenio. Questa vibrazione è parte integrante del nucleo
primigenio e compare periodicamente per “schiudere” l’universo
manifesto. La nostra mente, il nostro corpo, la nostra coscienza, la
nostra stessa anima, non sono altro che una vibrazione di quella corda
di violino che è Dio.
Immaginiamo che Dio sia la corda di un violino che riposa nel suo
silenzio e nella sua immobilità. Questo silenzio primordiale che
costituisce l’assolutezza di Dio viene chiamata nella filosofia induista
“Brahman”. Nel momento in cui la corda del divino violino comincia
101
a vibrare emerge una dolce armonia: la vibrazione crea altre vibrazioni
in una reazione a catena che vede il movimento creare altro
movimento. Più la corda vibra e più la nota è forte e si estende nello
spazio creando livelli diversi di coscienza e di esistenza per quanto
strettamente collegati e compenetrati come le note che emergono dal
violino. La vibrazione della corda del violino ha creato un’armonia che
si estende nel vuoto, la diversa intensità della vibrazione crea le forme:
l’universo emerge da questa vibrazione ed è esso stesso vibrazione.
Tutto scaturisce dalla vibrazione, e la forma e la consistenza
dipendono dal tono e dal ritmo. Noi siamo figli della vibrazione e
come riconosciamo un amico dal suono della sua voce, così possiamo
riconoscere il Dio creatore dalla vibrazione primordiale, la Om.
Dunque, la creazione del mondo fenomenico è il risultato di una
“vibrazione” che ha messo in moto un punto energetico
assolutamente “immobile” e “silenzioso” (Palumbo 2005 - 2006).
È interessante notare l’analogia, con la teoria delle stringhe, l’attuale
candidata a Teoria del Tutto (Palumbo e Nardelli 2005). Secondo tale
teoria, se potessimo in qualche modo ingrandire una particella
puntiforme, alla fine vedremmo soltanto una stringa che vibra. In
effetti, secondo la teoria delle stringhe, la materia non è nient’altro che
l’armonia creata da una stringa che vibra. Proprio come le infinite
forme armoniche che possono essere suonate dal violino, abbiamo un
numero infinito di forme della materia che possono essere costruite
sulla semplice base della vibrazione delle stringhe. Ciò spiega la
ricchezza di particelle in natura. Ne consegue che le leggi della fisica
potrebbero essere paragonate alle leggi dell’armonia, con specifico
riferimento all’armonia di una stringa. L’universo stesso, composto di
innumerevoli stringhe vibranti, potrebbe essere comparato ad una
colossale sinfonia.
All’inizio tutto era Uno e l’Uno divenne i molti, cioè da un nucleo
energetico estremamente concentrato è partito il processo esplosivo
che ha dato origine al creato, dove l’entropia è legata al flusso del
tempo. La vita esiste in funzione del disordine, in funzione
dell’entropia, e sparirà quando questo disordine tornerà all’ordine,
quando i molti diventeranno ancora Uno. Nel momento del disordine,
secondo la scienza, il grado di informazione è molto basso, mentre a
mano a mano che il disordine si porta verso l’ordine aumenta
progressivamente anche il grado di informazione. La Conoscenza
totale si realizzerà soltanto quando tutto il disordine sarà tornato ad
102
essere ordine. Per la legge di conservazione, l’energia primordiale ha
subito una trasformazione ed è divenuta materia; con l’inizio della
trasformazione inizia anche il Tempo: esso è nato con la
trasformazione dell’energia ed ha segnato il destino del nucleo
energetico primigenio.
All’inizio esisteva una perfetta simmetria, quando i quark, in seno al
buco nero, fluttuavano ad una certa distanza fra loro, superata la quale,
la simmetria si è “rotta” e l’espansione si è verificata catastroficamente.
L’istantaneità della creazione, cioè il passaggio da uno stato di quiete
ad uno di moto, è tipica degli stati coscienziali. La metafisica definisce
vitale qualsiasi sistema o particella che pulsi di energia in quanto in
ogni particella esiste la Coscienza, cioè la Forza, l’informazione
primordiale. La scienza ipotizza che dall’inizio del Big Bang alla
comparsa di un numero infinito di particelle in perfetto equilibrio tra
di loro è passato soltanto un milionesimo di secondo.
In pochi attimi, un punto energetico scaturisce dal nulla e si
materializza in particelle fondamentali immerse in un sistema
perfettamente simmetrico dove ogni oggetto ha il suo omologo e
contrario. In questa fase della durata di una frazione di secondo, la
materia e l’antimateria sono in un equilibrio che ben presto si romperà.
Se la simmetria non si fosse rotta, la creazione dell’universo non
sarebbe stata possibile perché materia ed antimateria si annichiliscono
a vicenda ritornando ad essere energia indifferenziata: forse l’universo
è effettivamente l’inevitabile e periodica “anomalia” di un sistema.
In questo nuovo sistema che si andava formando attraverso
l’espansione del nucleo energetico primordiale, si è inserita prima la
forma e poi la vita. La forma è apparsa grazie all’asimmetria a cui è
andato incontro il sistema: se quell’equilibrio primordiale non si fosse
rotto, noi non esisteremmo.
Quando il tutto sarà di nuovo concentrato in un punto, dopo il Big
Crunch, anche il Tempo cesserà di esistere. Spazio e Tempo si
confonderanno in un unico punto dal quale sono partiti miliardi di
anni fa (singolarità iniziale del Big Bang). Il tutto sarà allora
nell’assolutezza per un periodo incalcolabile, fino a quando una nuova
“vibrazione” scuoterà il nucleo primordiale per dare inizio ad una
nuova creazione del tutto diversa da quella che conosciamo e a quel
punto ricomparirà la materia, la vita, Dio. E così all’infinito.
Nel penultimo stadio, soltanto l’Akasha esiste (una campo di energia,
tipo etere) e con esso persiste il suono che occupa tutto lo spazio
103
vuoto. Alla fine il Principio Intelligente assorbe anche il suono e tutti
gli elementi vengono assorbiti nella loro origine (il Big Crunch). La
natura e lo Spirito si fondono nello Spirito Supremo (la Coscienza), si
riuniscono, quindi, per ricostituire il Campo unificato o dissolversi nel
Vuoto (ricordiamo che il Campo unificato è identificabile con il Vuoto
quantistico).
Che cosa succede al nostro universo? L’espansione è cessata ed è
subentrata una contrazione che procede sempre più velocemente
verso il Big Crunch. Le molecole si disgregano liberando gli atomi,
questi si scindono in elettroni liberi ed in nuclei atomici ed intanto la
temperatura sale vertiginosamente. I nuclei atomici cominciano così a
dissociarsi nei loro costituenti, i protoni ed i neutroni (fermioni). I
fotoni (bosoni) si scontrano con altri fotoni e danno origine a
particelle ed antiparticelle, elettroni e positroni, neutrini ed antineutrini
(decadimento beta, forza elettrodebole), fino a quando l’equilibrio
primigenio non viene ricostituito. Alla luce subentra l’oscurità; al
rumore il silenzio (dopo il suono dell’implosione del Big Crunch);
all’attività l’immobilità; alla trasformazione la beatitudine della quiete;
al dualismo l’unicità; alla differenziazione l’assolutezza: dalla
manifestazione (Big Bang = universo) si passa al riassorbimento (Big
Crunch). Così è sempre stato e così sempre sarà; creazioni e
dissoluzioni si alternano da sempre, senza un principio e senza una
fine, all’infinito.
Il Divino cadrà nel suo lungo sonno ristoratore, la vibrazione sarà
cessata ed il silenzio dominerà il Nulla. Ma giungerà un momento in
cui la vibrazione (la forza newtoniana inversa) tornerà, puntuale come
sempre, e sveglierà il Divino: il Nulla (il Vuoto quantistico) si popolerà
di nuovo di particelle materiali e virtuali, l’universo si espanderà (Big
Bang) ed il mondo tornerà a vivere. Altre forme, altri colori
dipingeranno l’universo, sarà un’esperienza del tutto nuova anche se il
processo sarà lo stesso: il destino dell’universo, la sua forma e le sue
caratteristiche, dipendono dal caso (casualità insita nelle leggi
quantistiche). Noi alloggeremo in forme nuove, ma sarà la nostra
Coscienza di oggi a sperimentare ancora la vita. Questo è il nostro
futuro e questo è stato il nostro passato recente e lontano da miliardi e
miliardi di anni. Ad ogni respiro segue un altro respiro, all’infinito, ma
le esperienze saranno sempre nuove ed esaltanti: il gioco della
Creazione fa parte della natura del Divino, della nostra natura.
104
Qualunque sarà la nostra futura forma saremo dunque sempre
“creatori dell’Universo e nello stesso tempo materiale dell’Universo;
saremo i costruttori e gli sperimentatori, i testimoni e gli operatori, gli
osservatori e l’osservato”. Un nuovo stampo scaturirà dal caos delle
particelle subatomiche e su di esso verrà creato il nostro futuro
Universo.
Quando il mistico afferma che il micro contiene il macro, vuole farci
capire che ogni particella infinitesima porta con sé l’informazione
primordiale per costruire il tutto. Ogni particella subatomica possiede
infatti una memoria che appare indispensabile per costruire un
universo ordinato dal caos primordiale. Come è possibile ricreare un
intero organismo partendo dal codice genetico della cellula più
periferica del corpo, così ogni particella dell’universo ha la medesima
possibilità di creare il cosmo: ogni particella conserva il progetto
dell’universo nei minimi particolari.
Se potessimo osservare la totalità del Campo unificato ci renderemmo
conto che esso non cambia mai nella sua essenza, che ha soltanto delle
onde periodiche come la superficie di un oceano sfiorata dal vento.
L’oceano è l’onda e l’onda è l’oceano. Se la nostra osservazione fosse
globale ci accorgeremmo che l’onda nasce e muore nel medesimo
punto, che trae origine dalla medesima radice, che non subisce alcuno
spostamento, che tempo e spazio sono legati soltanto alla visione
“segmentaria” che abbiamo del Campo unificato. L’increspatura del
campo dà origine alla forma; più increspature danno origine
all’universo visibile.
L’universo manifesto è, dunque, il risultato di una “vibrazione” che ha
scosso la quiete e l’uniformità del Campo unificato (fluttuazione del
vuoto quantistico), il quale si è modificato dando origine a molteplici
aree di densità diversa. Quelle aree siamo noi e tutto ciò che
percepiamo attorno a noi. Dalla vibrazione che scuote l’uniformità del
Campo nasce la forma, sorge una limitazione percettiva e si fa strada il
dualismo: da una parte lo Spirito e dall’altra la Materia (il dualismo
corpuscolo-onda. In questo caso il corpuscolo rappresenta la parte
materiale e l’onda quella spirituale, Shiva, l’elettrone).
Lo Spirito è invisibile, assoluto, immutabile, vivificante e creativo. La
Materia è visibile, limitata, non creativa, mutabile e quindi soggetta a
nascita e morte. Ma la Materia è soltanto una propaggine dello Spirito
e quindi ha la medesima essenza, è animata dalla stessa energia ed allo
Spirito può tornare in qualsiasi momento invertendo il processo. Il
105
movimento ha generato la propaggine, la quiete la ricondurrà allo stato
primigenio.
In termini di fisica, ciò può tradursi: Il Super-mondo (o superspazio) è
uno stato coscienziale e la Coscienza è il Campo unificato di energie
che spiega tutto ciò che c’è da spiegare.
Il creato (l’universo) è sorto da un Campo unificato di energie al quale
abbiamo dato il nome di Dio. Questo Campo unificato viene
identificato dal mistico come il “Nulla creativo” (il vuoto quantistico).
Anche l’induismo afferma: “Dio è il Nulla dal quale ogni cosa
scaturisce”. La fisica quantistica afferma che il Campo unificato
contiene la “potenzialità” del tutto: Dio deve essere identificato con
l’Informazione Primordiale. Il Campo unificato ha bisogno di una
“spinta” per mettersi in movimento: la “vibrazione” costringe il
Campo a creare delle forme.
Anche Dio ha una sua legge di causa ed effetto e ciò che mette in
moto la sua assolutezza è una vibrazione che compare ad intervalli
regolari: la vibrazione fa parte della stessa natura di Dio. Una
caratteristica del Campo unificato è la vibrazione; Campo unificato e
vibrazione coesistono da sempre.
Il movimento è potenzialmente presente nel Campo unificato, come
sono presenti le onde ed i corpuscoli, le forme e gli oggetti, lo spazio
ed il tempo. Dio non può divenire senza la vibrazione; il movimento
di Dio fa parte della sua essenza.
Nel momento in cui il Campo unificato è in quiete, lo identifichiamo
con l’Assoluto, con il Dio Informale. Quando si mette in movimento,
lo identifichiamo con il Dio Formale. Il Dio immanente diventa così
trascendente: Dio è contemporaneamente trascendente e immanente.
Il Campo unificato, pur contenendo tutta la potenzialità dell’universo,
non è consapevole di ciò che può fare e non può conoscersi se non
quando esprime concretamente questa potenzialità. Le onde (le forme)
che si formano dalla superficie dell’oceano (il Campo unificato)
possono essere considerate come gli stessi pensieri di Dio, oppure,
secondo il modello proposto, il dominio della coerenza del vuoto,
rappresentativo del respiro di Dio.
Hawking ha affermato che una Teoria del Tutto potrà portare ad una
completa unificazione di tutte le leggi fisiche e, quindi, alla conoscenza
della stessa “mente di Dio”. Attraverso il movimento si ha la
costruzione di una forma e, quindi, dell’individualità. Il recupero di
106
una visione unitaria, spegne la forma e riconduce all’informalità del
Campo unificato, quella che i mistici definiscono “realizzazione”.
Ogni cosa è una forma di Dio, il Creatore contiene il Creato, Dio è
onnipresente e onnicomprensivo: Dio deve trovarsi in ogni più piccola
particella di questo universo e non solo di questo universo, ma in tutto
ciò che è concepibile dalla mente e oltre, chiaro riferimento questo ad
un multiverso, cioè ad un insieme infinito di universi ed a molteplici
dimensioni. Dio, l’Assoluto inteso come Campo unificato di energia,
come la sorgente prima di ogni energia, è presente ovunque esiste una
forma, un’onda , una particella. Non solo deve essere presente, ma
deve comprendere il tutto in quanto, essendo la fonte di ogni energia,
avviluppa ogni cosa visibile ed invisibile. Elettroni, protoni e neutroni
(fermioni) vanno a costituire la materia, il visibile e l’invisibile. Le loro
controparti (bosoni), come il fotone, i bosoni vettori W+- e Z0 e i
gravitoni, sono indispensabili alla creazione di un seppur minimo
corpuscolo di materia. Entrambi, fermioni e bosoni, sono parte del
Campo unificato. Secondo le nostre attuali conoscenze scientifiche,
possiamo affermare che il Dio Formale è rappresentato dai tre principi
creativi fermionici, mentre il Dio Assoluto deve essere identificato nei
bosoni prima e nel Campo unificato di energia poi. Il Dio Formale
nasce e muore nell’Informale, come i fermioni e i bosoni nascono e
muoiono nel Campo unificato. Ogni cosa che cade sotto la nostra
osservazione è il risultato di una trasformazione di energia, è energia.
Dunque, l’intero creato è figlio di una stessa madre che la fisica chiama
Energia Primigenia (Superforza o Forza Fondamentale) e la metafisica
chiama Principio Intelligente. Nulla di visibile e di invisibile può
nascere se non dall’energia primordiale, dunque, il Principio
Intelligente, l’analogo dell’Intelligent Design del modello proposto,
alloggia in ogni cosa ed è ogni cosa.
In conclusione, la fisica ci ha spiegato, in termini razionali, l’essenza
della realtà eterna, costituita dalla triade che si chiude in se stessa in un
processo dialettico: Vuoto=> evoluzione=> pieno=> vuoto, del
tutto analogo a quelli esposti in termini intellettuali dalla filosofia,
ascetici dalle religioni e fantastici dell’arte. Nel Capitolo 14,
ripercorrendo la storia dell’inerte che diventa vivente, pensante ed
infine anima, si dimostrerà, in termini fisici, che un’analoga triade
universale esegue un concerto vibrante infinito ed eterno, in tutti e
quattro i reami, mimato spesso abbastanza bene, anche se in maniera
assai limitata, dalle più belle sinfonie della storia della musica che
107
godiamo in quanto rivelano verità assolute presenti e viventi in tutte le
forme della realtà che ci circonda e ci coinvolge perché fa emergere,
dalla nostra stessa memoria cerebrale e dal nostro DNA un messaggio
intrinseco alla realtà tutta e quindi anche alle nostre più intime
strutture.
Va rivolto un ringraziamento alla scienza per aver esplicitato, nel suo
linguaggio semplice ed universale l’armonia e la bellezza eterna che
investono ciascuno di noi ed il Tutto, e che grazie ad essa, possiamo
meglio cogliere perché più consapevoli, negli spettacoli della natura,
nello sguardo innocente dei bimbi, nel sorriso della donna amata o di
un povero beneficato, nella lettura dei testi filosofici, nell’ascolto della
musica, nella contemplazione delle opere d’arte e soprattutto nella
preghiera ascetica. Ringrazio Michele Nardelli per aver suggerito la
felice correlazione fra la fisica e l’induismo.
108
CAPITOLO 11
I cicli dialettici nell’arte
Nelle opere “HöIderlin e l’essenza della poesia”, e “L’origine
dell’opera d’arte”, Heidegger sostiene che la “casa dell’essere” è il
linguaggio; le più alte forme dl linguaggio sono la poesia e il linguaggio
artistico in generale.
Secondo Heidegger, “la poesia è istituzione in parola dell’essere”; in
altri termini, il filosofo tedesco afferma che è l’analisi di un’opera
poetica a far capire il senso di un determinato periodo storico, in
quanto in essa si può cogliere la manifestazione dell’essere.
In questo senso, è l’opera d’arte a determinare l’epoca storica e non il
contrario, per cui “il destino del mondo si annuncia nella poesia”.
Quale prospettiva ha l’uomo dell’occidente che ha sepolto la poesia ?
Il pensiero di Heidegger trova perfetto riscontro nel rapporto fra
l’economia che precede la borsa. Infatti, l’economia, una teoria
generale ed in un certo senso astratta, simile ad un’opera d’arte
collettiva, determina ed annuncia le sorti della borsa: la
rappresentazione storica di un mercato concreto dove si incontrano
domanda ed offerta.
Il punto di arrivo della filosofia è perciò l’arte, lo stesso traguardo del
presente modello, secondo il quale solo l’arte può cogliere ed
armonizzare la realtà sostanziale (l’anima) con quella ideale inventata
dal cervello, per cui la triade si estrinseca:
- nella realtà sostanziale,
- che diventa realtà ideale nel cervello,
- per ridivenire realtà sostanziale, attraverso l’artista.
La scienza ha conseguito i suoi risultati grazie all’interazione fra il 10%
delle frequenze più basse del cervello ed il 10% delle vibrazioni
disponibili e meno alte dell’universo. Non si possono però escludere
interazioni fra il 90% delle vibrazioni nascoste ed elevatissime
dell’universo, tipiche delle vibrazioni coerenti del vuoto, e quelle
cerebrali sincrone, costituenti il 90% di quelle esistenti ma inutilizzate,
interazioni, che potrebbero verificarsi fra le vibrazioni delle onde delle
anime o degli artisti e quelle del dominio di coerenza del vuoto.
L’arte, intuizione spontanea, compendio di intelletto, sentimento
fantasia e manualità è il mezzo più idoneo per raggiungere la
109
conoscenza e per rappresentare realtà sostanziali, affermazione
sostenuta anche da tutta la filosofia contemporanea.
Come più volte ripetuto, il colore dell’azzurro che noi osserviamo nel
cielo, ossia la realtà sensibile, è soltanto idealizzata perché è
un’invenzione del cervello, la sua essenza reale è costituita, invece, da
vibrazioni sostanziali e.m. con lunghezza d’onda reale compresa fra
0.455 e 0.490 micron che la specifica e caratterizza.
Quando il pittore dipinge d’azzurro il manto della Vergine, ritrasmette
all’esterno quelle onde di lunghezza intorno a 0.475 micron. Ecco un
micro ciclo dialettico, attraverso il quale una radiazione (realtà
sostanziale) diventa colore sensibile o realtà ideale, nel cervello del
pittore, che poi egli ritrasforma in radiazione (realtà sostanziale). Realtà
ideale (colore) e materiale (radiazione) sono pertanto due aspetti della
stessa realtà che trovano la loro sintesi nell’uomo, una triade dialettica
sintetica degli enti della realtà
- sostanziale,
- ideale
- umana, immanente in tutte le opere d’arte
Si attribuisce un’importanza enormemente maggiore alla realtà
sensibile o ideale rispetto a quella materiale o sostanziale dell’anima,
per cui si sposa una persona prevalentemente perché attratti dalle sue
forme ideali apparenti, mentre sarebbe molto più profittevole e
ragionevole sposare quella che avesse un più elevato spessore
materiale (anima) e maggiori affinità elettive.
Ci si sofferma essenzialmente su ciò che appare, ci si stupisce nel
rivedere una persona trasformata dopo molti anni, mentre attribuiamo
scarsa importanza alla sua sostanzialità materiale, ossia alla sua anima
ed alle sue trasformazioni, benché molto più marcate. Il dramma
vissuto nell’osservare un cadavere è la conseguenza di questo
squilibrio, che ci lascia vedere, nelle mutate apparenti sembianze ideali
del corpo, il completo annullamento anche della sua realtà materiale,
ossia dell’anima.
Un fenomeno appare diverso a seconda che l’osserviamo dal suo
interno, secondo Galileo, oppure dall’esterno, come ha indicato
Einstein, che ne fornisce una rappresentazione molto più prossima alla
verità. Accettiamo la morte di una persona lontana, fuori dal nostro
sistema, come la naturale trasformazione dalla sua fase apparente ed
ideale in quella essenziale della sua anima. Piangiamo, invece, quella di
una persona cara appartenente al nostro sistema, perché, abituati
110
all’osservazione dall’interno, non riusciamo a condividere la gioia di
quell’anima, che ha conquistato tutto il dominio della coerenza e,
quindi, la sua essenzialità radiosa.
Noi avremmo dovuto amare, della persona apparentemente
scomparsa, non tanto la sua forma fisica apparente (il colore degli
occhi o dei capelli, i gesti, etc), che effettivamente degenera, e tanto
meno ciò che ella ci donava, aiutandoci a soddisfare i principi della
biologia, quanto le sue espressioni sostanziali (le virtù, la cultura, le
aspirazioni, i sentimenti, etc) che le sopravvivono purificate ed
amplificate e per sempre. Allora, dov’è il dramma ?
Per l’artista, l’asceta, lo scienziato ed il filosofo il rapporto è diverso, in
quanto egli riesce a sentire la presenza materiale della persona
apparentemente “scomparsa”, a farla rivivere nelle sue opere e nel suo
pensiero , cogliendone il senso dell’evoluzione che tutto trasforma
verso i domini di più alta poeticità, dove vivono le anime.
Una pallida visione di questo reame potrebbe cogliersi, sia nelle
magistrali opere musicali di J. Bach, nelle Messe di requiem di molti
musicisti, da Mozart a G. Verdi, sia in opere recenti, come quella del
compositore contemporaneo, Crukovich, il quale, nella sinfonia “fair
wear”, una variazione dei temi di Mozart, ha cercato di riprodurre il
linguaggio delle anime.
La sua opera varia, vibrante, estesa ed espressa da una quantità e
variazioni di timbri del tutto inusuale, ha cercato di riprodurre le
vibrazioni del dominio di coerenza del vuoto, di cui è però difficile
scoprire l’armonia attraverso l’ascolto, perché i suoi temi sono
mascherati da fruscii, lamenti, suoni prolungati ed incomprensibili,
perché simulanti quelli del dominio dell’incoerenza. In essa si può
comunque cogliere la coesistenza nell’uomo dei due domini, ed il
tentativo di liberarsi dall’incoerenza, per conquistare spazi di coerenza
e quindi di armonia, bene espressa dal pianissimo ppp molto largo con
il quale inizia l’ultimo tempo, affidato agli archi, che riproducono una
realtà permeata dal mistero, tema questo già caro a Igor Stravinskj.
Mentre la musica richiede un minimo di iniziazione per essere vissuta
nella sua profondità, la poesia è più immediata e ci fa subito cogliere,
nell’interazione, ossia nella corrispondenza amorosa con le anime
nell’altra fase, l’immortalità, una dote immanente nell’umano che
l’accomuna agli dei, così come viene ugualmente trasmessa in
trasparenza, sia dal positivista Foscolo, sia dal cristiano Manzoni:
111
Non vive ei forse anche sotterra,
quando gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi? Celeste è questa
corrispondenza d’amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l’amico estinto,
e l’estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dal carme “Dei sepolcri”
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo
e a più spirabil aere
pietosa il trasportò
e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desidéri avanza
dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
dall’ode “Il cinque maggio”.
La cultura dell’occidente è però meno abituata ad attingere alla fonte
dell’abbandono in Dio per condividerne la vita, come fanno le anime.
Se si tiene conto che nel modello proposto la mano di Dio è una realtà
sostanziale e i domini di coerenza sono infiniti, si può comprendere la
condivisione che suggerì a Rabindranath Tagore questi versi:
Questo piccolo flauto di canna
112
hai portato per valli e colline.
Attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare
e ancora c’è spazio da riempire.
Dello stesso poeta si ricorda la favola del chicco d’oro. Un viandante
molto povero ed affamato vede avvicinarsi un carro luminoso pieno
d’oro. Il padrone del carro gli si avvicina ed il povero viandante pensa
che voglia offrirgli un obolo. Resta stupito quando il signore gli chiede
invece un’offerta. Egli, un po’ deluso, estrae dalla bisaccia un chicco di
grano e lo porge al signore. Poi va via afflitto. Tornato nella sua
capanna, svuota il sacco per nutrirsi dei pochi chicchi di grano, e nota
che un chicco luccica. Allora si rammarica di non aver dato tutto il suo
avere al signore, quasi a ricordare a noi il Centuplum accipietis del
Vangelo che ci garantisce una ricompensa al nostro dolore,
commensurata alla nostra disponibilità a donarlo a Lui (noi siamo in
quanto e nella misura in cui interagiamo).
Accenti di poeticità ancora più autentica, che armonizzano l’esistenza
terrena e futura in un unico disegno di vita, si trovano nella cultura
degli indiani d’America, una civiltà non inquinata, ossia non mediata
da rapporti culturali diversi da quelli diretti con la natura, ma
governata dal Grande Spirito dal quale tutto proviene e nel quale tutto
armoniosamente ritorna. L’uomo bianco ha creduto di distruggere
quella civiltà, insieme a quelle precolombiane, ma esse sono oggi più
vive e presenti di ieri, in quanto vivono nel dominio di coerenza del
vuoto dove la loro armonia “vince di mille secoli il silenzio”.
Un eco di quest’armonia immortale si ritrova nella letteratura
statunitense attuale, la quale sta rivalutando quella cultura basata sulla
triade: Natura, Grande Spirito e gli Altri.
la Natura.
“Lasciateci qui, nella libera Prateria, dove non vediamo nessun recinto
e nessuna strada….Lasciateci essere, come pietre, come piante e alberi.
113
Lasciateci essere animali, lasciateci pensare e sentire come loro.
Ascolta l’aria! Tu puoi udirla, sentirla e gustarla…..Noi non parliamo
solo della Natura, ma conversiamo con lei, parliamo coi i fiumi, i laghi
e i venti come con i nostri familiari.” (Cervo Zoppo)
Il Grande Spirito.
Nella vita di un Indiano, c’era un dovere, sempre onorato, di onorare
ogni giorno l’Eterno ed Invisibile, con la preghiera. Sempre, quando
egli incontra durante la sua caccia un’immagine di bellezza che impone
profondo rispetto, un arcobaleno davanti ad una nube nera carica di
pioggia sopra le montagne, un’ampia prateria, irradiata dal rosso
intenso del tramonto, una cascata bianco-schiumeggiante nel cuore di
un verde precipizio, il cacciatore pellerossa rimane fermo un istante, in
atteggiamento di adorazione. Tutto quello che fa, ha per lui un
significato religioso. Egli sente lo Spirito del Creatore in tutta la natura,
e crede che la forza interiore che riceve provenga da Lui (Ohiyesa,
Dakota-Santee).
Gli Altri.
Dobbiamo fare ogni sforzo per provvedere agli essere umani che sono
intorno a noi, perché dipendiamo l’uno dall’altro (Carol Cornelius
Mohawk: Irochesi).
“Se non lascerai inaridire il tuo cuore; se farai delle piccole gentilezze
ai tuoi simili, essi ti risponderanno con affetto…Il fatto che ci siano
degli uomini ben disposti nei tuoi confronti, vale più di ogni
ricchezza” (Vecchio Coyote). “Grande Spirito, preserva me dal
giudicare un uomo, prima di aver percorso un miglio” (An. Guerriero
Apache).
Questi uomini, attraverso la loro poesia sono diventati anime. Si può
dire la stessa cosa dell’uomo occidentale di oggi ? Alla domanda gli
Indiani sanno rispondere:
“Voi non avete capito, né cercato di capire le nostre preghiere…..Noi
vedevamo l’opera del Grande Spirito nella sua intera Creazione, nel
sole nella luna, negli alberi, nei monti e nel vento. Talvolta ci
avvicinavamo a Lui per mezzo di quello che aveva creato. Questo era
forse così male ? ..La natura è il libro di quella Grande Forza che voi
chiamate Dio e che noi chiamiamo Grande Spirito” (Tatanga Mani).
L’Indiano e le creature che erano nate qui e che vivevano qui, avevano
una Madre comune: la Terra, che amava ed ammirava. Perciò egli era
114
imparentato con tutto ciò che vive, e riconosceva a tutte le creature gli
stessi diritti come a se stesso.
Il bianco disprezzava la terra e quanto essa donava, perché considera
se stesso una creatura elevata, le rimanenti creature occupavano un
posto inferiore nella sua gerarchia ed egli agì secondo questo credo.
Egli pretendeva di stabilire i valori e i non valori della vita, e così
proseguì senza riguardo nella sua opera di distruzione della Natura. Un
intero popolo venne umiliato e abbandonato alla morte. “L’uomo
bianco è diventato simbolo di sterminio per tutti gli esseri di questo
continente. Gli animali hanno imparato a fuggire quando si avvicina
“(Orso In Piedi).
“I Wasichu (i ricchi bianchi) non uccidevano per sostentamento, ma
per l’oro, che li rende pazzi. Essi prendevano solo le pelli, per
venderle. Talvolta non prendevano neppure le pelli, bensì solo le
lingue dei bisonti. Talvolta non prendevano neppure queste:
ammazzavano per il piacere di uccidere” (Alce Nero).
“Dappertutto, dove l’uomo ha toccato la terra, essa è malata”
(Indiana-Wintu).
“La Prateria è diventata una terra morta. Anche i grossi uccelli, che si
cibavano di cani della Prateria, sono scomparsi. Oggi puoi vedere a
mala pena un’aquila. L’aquila di mare con la testa bianca è l’animale
araldico degli Stati Uniti. La sua immagine orna il vostro denaro, ma la
vostra avidità per il denaro la stermina. Quando un popolo comincia a
distruggere i suoi stessi simboli, allora qualcosa di male incombe su
questo popolo” (Cervo Zoppo).
“Voi bianchi, come pazzi, correte dietro al denaro, finché ne avete così
tanto, che non potete vivere abbastanza a lungo per spenderlo.
Saccheggiate i boschi e la terra…e parlate di un mondo migliore,
mentre costruite ordigni per distruggere quello che ora avete” (Tatanga
Mani).
Wakan Tanka, il Grande Mistero, vuole che le piante, gli animali,
persino i piccoli topi e coleotteri vivano in modo autonomo. Quanto
più sarebbero per Lui un orrore gli uomini che fanno le stesse
cose…..e, ciò che è peggio, le cui idee da scambiare siano simili.
Tutte le creature vivono per uno scopo. Perfino una formica conosce
questo scopo; non con l’intelletto, ma in qualche modo lo conosce.
Solo gli esseri umani sono arrivati ad un punto in cui non sanno più
perché vivono. Essi non usano più il discernimento e hanno
dimenticato da molto tempo quali segreti messaggi contiene il loro
115
corpo, quello che i sensi e i loro sogni dicono. Essi non utilizzano la
conoscenza, che il Grande Spirito ha donato ad ognuno di noi; non ne
sono più coscienti, e così inciampano ciecamente sulla strada che
conduce in nessun luogo: un’autostrada bene asfaltata, che loro stessi
costruiscono, rettilinea ed uniforme, per giungere tanto più
velocemente al grande buco vuoto che li attende alla fine per divorarli
(Cervo Zoppo).
“Gli uomini che lavorano sempre non hanno tempo per sognare, e
solo chi ha tempo per sognare trova la saggezza” (Smohalla, dei Nez
Perce).
“Se gli uomini bianchi seguissero solo alcuni dei nostri consigli,
raggiungerebbero una gioia che adesso non conoscono e che cercano
invano nella loro feroce caccia al denaro e ai divertimenti. Noi Indiani
possiamo insegnare agli uomini bianchi come si vive in armonia con la
natura” (Tatanga Mani).
Quando l’uomo bianco avrà abbatuto l’ultimo albero e l’ultimo bsonte,
si accogerà di non poter mangiare il suo oro (Autore ignoto).
Non posso immaginarmi un popolo senza casa,
eppure io vedo ogni giorno come vagano senza meta,
come dei disperati cercano radici e cose che dovrebbero
dare un senso alla loro vita.
Povero uomo bianco
Nella tua violenza
Nel tuo splendore
In tutto il tuo benessere
Hai perduto la tua eredità
Ora tu vuoi la mia
Allora prendila,
io ne ho ancora.
Poesia di John Twobirds Arbuckle, pubblicata in “Akwesasne
Notes”1978
Nella poeticità di questa cultura è inserita la morte, accettata come
l’estremo dono del Grande Spirito. Alla luce di questa cultura poetica,
fanno riscontro il buio ed il dolore offerti dalla nostra cultura.
116
Secondo tutte le filosofie e le religioni, al di là del Creatore c’è il nulla,
dal quale scaturisce il tutto, e nel quale esso ritornerà: una visione
opaca della realtà che può, però, assumere ancora concretezza nella
scienza e luminosità nella poesia.
Il canto gregoriano dà consistenza al momento poetico del ciclo della
vita ed a quella fase che non riusciamo a comprendere e che perciò fa
soffrire. Il dolore che si trasforma, però in estasi quando
accompagniamo il coro dei monaci della basilica di Solesmes mentre
salmodiano: “Beati morti qui in Domino moriuntur” e che ci fa
comprendere, molto meglio della filosofia, che sono più beati (di
Tommaso) coloro che hanno creduto mediante il dono della fede,
sostenuta dalla ragione illuminata citata da Papa Benedetto e qui
presentata soltanto per dimostrare, certo in maniera assolutamente
inadeguata, che la scienza può lenire anche la sofferenza dello spirito,
se riesce a far scoprire questo radioso divenire nel quale risplendono le
anime elette, più presenti oggi rispetto ad ieri.
Una certezza scientifica che ci spinge verso le virtù ed i livelli poetici
ed escatologici, allo stesso modo dei modelli della filosofia, dell’arte e
della religione, che ci esortano, nel nostro stesso interesse, a perseguirli
mediante la pratica delle virtù e l’ascesi poetica accompagnata dal
canto che rende forte la preghiera, perché “qui canit bis orat” (S.
Agostino).
L’enorme sofferenza, subita dalla mamma e dal bambino,
fortunatamente subito dimenticata, fu quella che accompagnò il
passaggio, attraverso un tunnel buio ed angusto, dalla fase oscura e
pericolosa della vita embrionale a quella illuminata dal sole. Essa portò
però, il maggior frutto. Un’analoga sofferenza, partorirà un frutto
ancora maggiore, quando accompagnerà la trasfigurazione inversa
dalla fase presente apparente ed ideale a quella futura, radiosa e
sostanziale.
La sofferenza che accompagna un giovane nel migrare da questa fase
apparente a quella sostanziale
può aiutare i suoi genitori a
comprendere il senso della vita e la sua finalità, identificabili nella
conquista della Verità, attraverso l’estensione del loro dominio di
coerenza e può donare, a quanti hanno partecipato al loro dolore, una
maggiore consapevolezza razionale della vera luce contenuta nella fase
sostanziale alla quale siamo destinati, ampliando così il Regno su
questa Terra.
117
L’Amore del Padre che si è incarnato “De Spiritu Sancto ex Maria
Virgine” nel Verbo, ossia si è mostrato nella fase sensibile o ideale, non
poteva annichilirsi sulla Croce, ma ci ha donato, attraverso la Sua
sofferenza immane, perché pervasa da atrocità che potevano essere
sopportate soltanto da un Dio:
la restituzione della mamma terrena (o il figlio) (“divinizzata” in Maria)
nel cui grembo eravamo una sola realtà, ricompattando quella unità
sostanziale ed ideale che possiamo rivivere e per sempre (per Mariam)
nella corrispondenza poetica con la realtà sostanziale delle anime
apparentemente scomparse,
l’Eucarestia, “Io sarò con voi fino alla consumazione dei secoli” ossia
l’onore e l’onere di compartecipare ad estendere il Regno fino ai
confini della Terra.
Analogamente, la poesia diventata amore per una creatura, s’incarna in
un prodigio, che nessuna scienza potrà mai spiegare completamente,
ma che l’amore della mamma sa invece cantare. Il bambino sarà
rivestito dalla luce bianca dell’amore diventato canto e che risplenderà
quando egli “accipit vestem candidam”. Attraverso il sofferto
passaggio dalla fase sensibile a quella sostanziale, la persona
apparentemente scomparsa vive nella sua fase sostanziale e radiosa
“super nivem dealbabans” per ridestare quella fantasia oscurata dal
dolore, e per far sentire ininterrottamente al nostro intimo e perfino
alla nostra ragione, la sua vera e fattiva presenza amorosa.
118
CAPITOLO 12
La Triade conoscitiva secondo la scienza, la filosofia, la
natura, il mito e la religione
I tre enti comuni alle varie espressioni del pensiero
A maggior sostegno dell’affermata similitudine fra i risultati ottenuti
dalle diverse espressioni del pensiero, si riportano, nel prospetto
seguente, i tre enti fondamentali sui quali si basano la scienza (stringhe
bosoniche = energia, stringhe, fermioniche = particelle e la loro
relazione), la filosofia (non essere, essere e l’uomo come loro funzione
relazionante), la religione che
individua un Padre creatore
(corrispondente ad una stringa bosonica), un Figlio incarnato
(corrispondente ad una superstringa) e lo Spirito Santo
(corrispondente alla loro intima relazione) e la natura che percorre i
suoi cicli nel passare da una fase all’altra per poi ritornarvi, a partire dal
Big Bang che evolve e diviene Big Crunch, per poi ritornare ad essere
Big Bang, per finire alla realtà sostanziale (l’anima) che diviene
nell’uomo realtà sensibile per poi ritornare ad essere realtà sostanziale.
La ciclicità osservata in ciascuno dei sistemi, che saranno esaminati nel
prossimo capitolo, deriva dall’auto-similarità frattale che caratterizza
tutti i sistemi dell’universo ed implica che anche il macro ciclo: vuoto
⇒ Big Bang ⇒ reame dell’inerte ⇒ del vivente ⇒ reame del
pensante, da cui dipendono tutti gli altri, doveva chiudersi in qualche
modo. Il presente modello individua, nel quarto reame, ossia in quello
delle vibrazioni che costituiscono le anime, il ritorno al dominio delle
vibrazioni coerenti del vuoto.
Lo schema riportato più avanti spiega l’evoluzione di molti sistemi
naturali e quindi anche dell’uomo, aiutandolo a superare il dolore della
morte come gli Indiani d’America ed i buddisti, esercitati, a scalare i
livelli della conoscenza (Palumbo 2006) i quali dischiudono orizzonti
la cui vastità cresce con la loro elevazione.
Una tale elevazione consentirebbe di riguardare e di vivere il passaggio
dalla fase apparente a quella sostanziale della realtà di una persona,
come un momento felice di ascesa, verso la meta naturale nella quale la
sua essenza materiale, ossia la sua anima, vivrà per sempre nella forma
più radiosa, perché è stata capace di liberarsi dalla prigione dello
119
spazio-tempo. Ella sarà poi sempre vicina a noi e potremmo godere
della sua interlocuzione e del suo invito perenne a raggiungerla nella
pienezza della nostra sostanzialità, mediante quelle forme di
espressioni più intime ed elette dell’anima che possiamo far emergere
dal nostro subconscio, grazie anche al suo aiuto.
120
Schema delle triadi nelle diverse discipline
Scienza
1
2 3
⇓
⇓ ⇓
F
= ma
Galileo
F
= Gm2/r2 Newton
E
= mc2
Einstein
ΔF/F
= Δr/r
Palumbo(2005)
Str. Bos.= Str.Fer. Pal- Nard.(2005)
En. Pot. ⇒ En.Cin. Palumbo (2006)
Vuoto⇒Pieno⇒VuotoPalum. (2006)
Realtà sost.⇒R. idealeMod. proposto
Il simbolo = va inteso nella sua accezione moderna di relazione
reciproca, per cui dovrebbe essere espresso dal simbolo ⇔ tipico
delle relazioni filosofiche come il con-esserci di Heidegger.
Filosofia
Essere
⇒ Divenire Tutti i filosofi (cap. 9)
Mito
Il ciclo di Baal
I cicli degli Indiani d’America
La mitologia classica
Tutti i Miti (cap. 8)
Religione
Induista
(Brahma, Shiva, Visnu)
Monoteiste
Indiani d’America
Buddista
(Ebr.Crist.Islam) (Dio,Amore,Prossimo)
(Natura, Grande Spirito, Prossimo)
121
Giansenica
Confuciana
(Noi, l’amore, gli altri)
Il megaciclo ed i cicli parziali
Dominio delle vibrazioni coerenti del vuoto =sinfonia universale
⇓
Reame dell’inerte che muore e rinasce da se stesso
Big Bang ⇒ Big Crunch ⇒ Big Bang (Palumbo 2005)
⇓
Stella (massa > 1.4 Sole) ⇒ Supernova ⇒ Buco nero ⇒ Stella
⇓
Sole ⇒ massa di ferro ⇒ morte nell’inerte
⇓
Reame del vivente che ritorna per morire in quello dell’inerte
Rad. e.m ⇒ Cellula ⇒ organismi ⇒ inerte
R. animale: Nascita ⇒ Riproduzione => inerte
⇓
Reame del pensante: Realtà sost. ⇒ Realtà ideale ⇒ R. sost.
⇓
Pensiero ⇒ pensiero-anima⇒ Reame delle anime = concerto
⇓
Dominio delle vibrazioni coerenti del vuoto = sinfonia universale.
La ripetitività in ciascun ciclo immanente ne rivela l’autosimilarità
frattale nel dominio temporale, mentre la caratteristica tipica di ogni
ciclo, come ad esempio la nascita la crescita e la riproduzione nel
vivente, si conserva, nonostante la lenta, graduale ed esigua differenza
esistente nel loro susseguirsi, sempre in evoluzione.
Lo schema precedente mostra che ogni ciclo parziale ritorna su se
stesso e poi ne genera un altro. Per il principio dell’autosimilarità
frattale, anche il megaciclo, originato dal dominio di coerenza del
vuoto doveva chiudersi e lo realizza a mezzo del reame delle anime
che ritorna al dominio del vuoto.
Il ciclo dialettico dell’eterno ritorno è presente nell’evoluzione di tutti
i sistemi dell’universo: nell’inerte, una stella implode in un buco nero
122
dal quale nasce una nuova stella; nel vivente, il quale ritorna all’inerte
mentre partorisce un nuovo individuo; nel pensante, dove il pensiero
ritorna, ossia si riflette nel cervello per potenziarne la capacità
pensante in una sorta di feed-back, mentre s’immette nel reame delle
anime dove, da onda singola, una nota musicale individuale e perciò
dagli effetti insignificanti, partecipa ad concerto corale.
Anche il reame delle anime si auto potenzia ritornando su se stesso,
ossia causando l’evoluzione della cultura e della civiltà, mentre
s’induce nel dominio di coerenza del vuoto, dove, amplificandosi,
eseguirà la sinfonia universale del Tutto.
Alcune religioni orientali hanno colto il ciclo dialettico immanente
dell’anima, ossia il suo ritorno, identificandolo con la reincarnazione,
una credenza religiosa molto antica, già presente in Grecia nel mito
orfico ed importata in Europa da Pitagora ed oggi molto diffusa in
India. Nelle Upanisad, era inoltre presente il concetto di karmar,
secondo il quale, non solo le rinascite, ma anche il destino delle singole
vite, sono determinate dalle azioni compiute nelle esistenze precedenti.
La credenza nella reincarnazione è presente nel moderno movimento
teosofico e nello spiritismo, i cui sostenitori propongono la loro
dottrina, riportando fenomeni premonitori in sogno o in trance, il
presunto riconoscimento da parte di bambini ed anche di adulti di
persone e luoghi attinenti a una reincarnazione precedente, l’apparente
regressione a periodi prenatali, effettuata da soggetti in ipnosi, etc.
Con linguaggio più moderno, il Cristianesimo ha tradotto la teoria
della reincarnazione nella resurrezione dei morti e si avvicina al karmar
quando si riferisce al Giudizio universale, durante il quale ciascuno
sarà giudicato in base alle azioni compiute. Il Vangelo supera, però il
karmar nella parabola dei vignaiuolo, il quale retribuisce, nella stessa
misura, sia i lavoratori che avevano prestato la propria opera per
l’inera giornata, sia quelli che avevano operato soltanto per poche ore.
Quest’apparente ingiustizia trova giustificazione nel modello proposto,
secondo il quale, il fenomeno della risonanza, causato dall’incontro fra
le onde-anima dei lavoratori e quelle sincrone del dominio di coerenza
del vuoto (l’Amore misericordioso) amplifica all’infinito tutte le ondeanima, anche se, ciascun’onda-anima forzata ha un’ampiezza e quindi
un’energia legata al suo passaggio perseguito, voluto, sofferto ed
attuato dall’onda-pensiero ad onda-anima.
123
Le differenze fra i cicli
Ogni ciclo, oltre ad evolvere in maniera immanente reiterandosi, ne
genera catastroficamente anche un altro radicalmente diverso da esso.
La differenza fra un ciclo e quello seguente, generato
catastroficamente, cresce con la progressione nella loro successione.
La differenza fra ciascuna delle sette fasi dello sviluppo dell’universo
primordiale (Appendice) è, infatti, puramente spaziale, in quanto tutte
le fasi sono caratterizzate da entropia positiva, anche se nelle ultime si
possono scorgere i prodromi di un principio antropico (intelligente).
Bisogna attendere 11 miliardi di anni dopo il Big Bang, allorquando,
con la comparsa dell’acqua, si riscontrano, nella sua fase liquida,
domini coerenza.
La differenza fra il reame dell’inerte e quello del vivente è più marcata:
le cellule esibiscono caratteristiche del tutto nuove, come la memoria,
l’apprendimento e la riproduzione, grazie alle quali si sviluppa
ulteriormente l’entropia negativa. Essa governerà tutto il regno
vegetale, che si svilupperà poi gradualmente, sempre cadenzato da
nascita, crescita e riproduzione, ma intimamente legato al reame
dell’inerte, al quale è fissato nel terreno nutrendosi dei suoi minerali,
dell’acqua e della radiazione solare, evolvendosi poi fino a generare, in
maniera immanente, le prime spugne e quindi il regno animale.
Questo si nutrirà del regno vegetale e ne ripeterà la fisiologia,
arricchendone però la funzionalità, dotandosi di maggiore dinamismo
ed autonomia, che lo differenzieranno e distanzieranno dal regno
vegetale. Un vegetale, lontano dall’acqua, dai minerali e dalla
radiazione solare ha una sopravvivenza molto breve rispetto a quella di
un animale, in grado di muoversi, di nutrirsi di altri animali e di vivere
al buio per lungo tempo.
Il cervello di un animale è costituito essenzialmente di acqua, con i
suoi domini di coerenza. Durante l’evoluzione immanente, nel regno
animale, il rapporto fra il peso del cervello, e pertanto dei domini di
coerenza dell’acqua cerebrale ed il peso corporeo cresce con
l’evoluzione delle specie.
Il passaggio catastrofico dal reame del vivente a quello del pensante è
ancora più radicale. L’uomo primitivo si nutriva di vegetali, più tardi di
animali, allontanandosi dall’inerte, in quanto, fra l’altro, ne assumeva i
minerali dagli animali e dai vegetali. La sopravvivenza di un uomo
moderno, anche lontano dalle fonti dirette animali e vegetali e dalla
124
radiazione solare, può essere enormemente lunga, perché egli potrà
vivere in bunker illuminati artificialmente, nutrendosi delle riserve
alimentari ivi accumulate. I sistemi cerebrale ed immunitario
conferiranno poi al soma corporeo, le cui proprietà sono tutte ancora
da scoprire, un’individualità molto più sviluppata rispetto a quella degli
animali, mentre il sistema cerebrale genererà le facoltà spirituali
dell’uomo (memoria, apprendimento, percezioni, sentimenti, felicità e
volontà).
Il reame delle anime nasce da quello del pensante ed in particolare
dalla sua volontà. La differenza rispetto al pensante è abissale,
riuscendo esso a staccarsene del tutto fino ad assumere un’esistenza
autonoma, durante la quale le onde forzate del pensiero, diventate le
anime, si nutriranno dell’interazione risonante con le onde sincrone
delle vibrazioni coerenti del vuoto.
L’inerte è governato essenzialmente dall’interazione gravitazionale e da
quella nucleare; il vivente essenzialmente dall’interazione e.m.. Questo
reame è molto più difficile da scoprire, perché soltanto da pochi anni,
la cultura in vitro sta cominciando ad applicare la confirmatory
analysis, mentre la creazione della cellula resta un’ambizione ancora
lontana dalla tecnologia.
Nel pensante, la neurofisiologia ha appena scoperto in parte i
meccanismi genetici delle facoltà cerebrali, definite spirituali, mentre la
formulazione di un modello genetico ed evolutivo del pensiero è
ancora più lontana. La cibernetica cerca di conquistare spazi applicativi
nella realizzazione di macchine che simulano l’intelletto. L’intelligenza
artificiale è però soltanto in grado di eseguire programmi già messi a
punto dall’uomo e non potrà mai diventare completamente autonoma
e soprattutto creativa. Oggi, è necessaria una rivoluzione culturale che
indaghi sui limiti della ragione, come aveva suggerito Kant, perché il
pensiero realizzi un progresso significativo, la stessa che riverificò col
cristianesimo, il risorgimento e che è già implicita nei nuovi approcci
che la scienza sta mettendo a punto (geometria frattale, algoritmi
genetici, reti neuronali, etc.), una rivoluzione insita nelle seguenti
espressioni:
Cristo è nato sotto la legge (la fredda ragione) per riscattare coloro che
erano sotto la legge. [Paolo di Tarso (Lettera ai Galati 4, 4-7)]
La ragione è nemica di ogni grandezza, la ragione è nemica della
natura, la natura è grande la ragione è piccola. Voglio dire che un
uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarà grande, quanto più
125
sarà dominato dalla ragione e che poche persone possono essere
grandi se non sono dominate dalle illusioni. [Giacomo Leopardi
(Zibaldone 4,1)]
Il rigore scientifico è una prigione che vincola il pensiero. [Peirce]
Il determinismo riduzionistico, causa della crisi del pensiero scientifico
moderno, è nato dalla credenza nell’assoluta certezza della sola ragione
e dei suoi risultati. La scienza è, invece, tensione verso, ricerca di,
tentativo di perseguimento di una verità, che si allontana dalla fredda
ragione sempre più, mentre attrae con una sorta di forza newtoniana
inversa crescente con la distanza. Solo la ragione illuminata dalla fede
(Papa Benedetto) e quindi dotata delle ali della fantasia, dell’illusione e
della poesia può avvicinarci alla Verità. [Antonino Palumbo]
Il principio della similarità frattale nel dominio temporale prevede che
anche il megaciclo dialettico dell’universo, nato dal dominio del vuoto,
vi ritorni. L’individuazione della sua chiusura, attraverso il reame delle
anime, rappresenta un primo tentativo di superare il paradigma vero =
verificabile, pur nel rispetto del rigore scientifico.
126
CAPITOLO 13
La realtà secondo la geometria frattale
La realtà è apparsa all’uomo nella sua forma visibile ed invisibile,
tangibile e non, sperimentabile e non, concreta ed astratta, costituita da
energia e particelle che si muovono, evolvono ed assumono forma nel
cosmo.
L’arte, ha cercato da sempre di copiare (secondo Platone) o meglio di
cogliere, con la fantasia, l’armonia insita nelle vibrazioni del dominio di
coerenza del vuoto, e, da questo indotte in quello dell’acqua cerebrale,
per tentare di rappresentare la bellezza, ossia l’essenza stessa
dell’evoluzione del Tutto, espressa dalle spettacolari e fantastiche
forme computerizzate dei frattali (Peitgen e Richter 1986). Perciò la
fantasia è una categoria dell’universo impressa anche nell’uomo. I miti
e le religioni hanno cercato di collegare l’uomo al mistero del
fenomenico, l’universo pensante al suo Creatore, ossia al primo
motore immobile del Tutto, qui identificato nella stessa evoluzione,
retta da un ”intelligent design” e dal principio antropico eterna nella
sua ripetitività frattale in un perpetuo progresso sempre ineunte. La
filosofia ha mirato a tradurre questo collegamento in termini
intellettuali, la scienza in termini razionali. In questo scenario, la storia
ci fa incontrare Democrito (la fisica), che si sofferma sul pieno, il suo
contemporaneo Pitagora (la musica è quindi l’arte) che studia le onde e
tre secoli dopo, nel 300 d.C., Euclide (la geometria), che analizza le
forme. Qualche decennio dopo che Einstein aveva mostrato la
relazione che lega la massa (le particelle) all’energia, la fisica, mediante
la teoria delle stringhe, s’incontra e si fonde con l’arte (la musica),
generalizzando la relazione di Einstein in quella di Palumbo e Nardelli
(2005). Nello stesso tempo, dopo che Mandelbrot, nel 1983 aveva
proposto la geometria frattale, questa stessa geometria ha consentito al
presente modello di scoprire il carattere frattale nell’intera realtà,
mostrando la possibilità di una formulazione matematica del Tutto.
Una teoria che si svincola dalla e supera la contingenza della fisica ed il
rigore dogmatico della scienza e propone una visione più ampia. che
solo la geometria (la matematica) poteva rappresentare, collegando in
piena libertà l’intelletto (filosofia), la fantasia (arte) e la ragione
(scienza). Perché solo la matematica, la più elevata e generale
espressione dell’arte e del pensiero, può armonizzare e rappresentare
127
in forma generale ed unitaria le tre manifestazioni dello spirito: (i) la
fantasia (l’arte, i miti e le religioni), (ii) l’intelletto (la filosofia) e (iii) la
ragione (la scienza), corrispondenti, rispettivamente (i) alla musica
delle sfere di Keplero, assimilabile a quella delle vibrazioni del dominio
di coerenza del vuoto, (ii) all’interazione fra le onde e.m. del pensieroanima indotte nel dominio di coerenza dell’acqua cerebrale e da questo
a quello del vuoto e (iii) all’attrazione e repulsione dei quark in seno ai
buchi neri (Palumbo 2005).
L’arte è una sintesi espressiva della tensione verso, rappresentata da
sentimento (amore), fantasia (idealità), ordine (ragione) e poeticità
(armonia) ed è universale in quanto comprensibile per tutti, secondo
B. Croce, il cui linguaggio poetico esprime tutta la conoscenza,
secondo tutti i massimi filosofi moderni, da Wittgenstein a Heidegger
a Dewey a Russell.
Il linguaggio complicato della scienza, la traduzione simbolica della
semplicità originaria della geometria, contiene tutte le caratteristiche
dell’arte, ma purtroppo, non è più comprensibile all’uomo ed è
riservato a pochissimi.
Si potrebbe superare questa limitazione, traducendo in matematica, i
risultati della scienza e poi riportarli in termini semplici accessibili a
tutti.
Un tentativo del genere venne tentato da Pitagora, la cui magia dei
numeri, più tardi divenuta numerologia, ha alimentato la fantasia di
molti pensatori fino ad Isacco Newton e a G.B. Vico, per poi essere
definitivamente eliminata dalla storia del pensiero scientifico e restare
confinata alle lotterie ed alla magia.
Ogni credenza popolare ha, però in sé una qualche verità, per cui non
conviene semplicemente negarla, ma forse sarebbe più proficuo
ricercarne qualche verità, utilizzando gli stessi strumenti della
matematica.
In tale intento, viene qui proposto un esempio, il quale pone prima in
relazione in termini matematici due equazioni della fisica, (Appendice
1) e poi cerca di spiegare le incomprese proprietà dell’acqua. Il
ragionamento, riportato in termini semplici, parte dal numero 12, un
valore critico dell’elettrodinamica coerente, associato dalla
numerologia alle 12 tribù di Israele, ai 12 Apostoli, ai 12 toni musicali,
etc., e qui trovato, invece, legato alla frattalità.
128
Giova, per questo, appena accennare ai frattali ed alla teoria della
elettrodinamica coerente.
Si definiscono frattali tutti quegli oggetti nei quali alcune forme si
ripetono in dimensioni diverse. Una delle proprietà dei frattali è l’autosimilitudine, ossia simmetria rispetto alla scala dimensionale. La spirale
logaritmica, ad esempio, è caratterizzata dall’auto-similitudine appunto
perché, se ingrandita o rimpicciolita, conserva lo stesso, identico
aspetto. Lo stesso vale per le varie parti dell’albero del pino (l’albero
stesso, i rami i rametti, etc.), per il sistema venoso etc.
Mandelbrot pervenne alla formulazione della geometria frattale
notando che tutte le complicate forme naturali (nuvole, cavolfiori,
fiocchi di neve, e, secondo il presente modello, lo stesso universo),
rappresentano morfologie esprimibili in termini matematici. Egli
attribuì particolare importanza alla proprietà di auto-similitudine delle
forme naturali, che rivelano innumerevoli sequenze di motivi che,
ripetendosi, formano motivi uguali a loro stessi, ma su scale sempre
diverse.
L’elettrodinamica coerente assimila l’acqua ad un emettitore laser, in
quanto una molecola di H2O è un dipolo elettrico le cui cariche
negative e positive sono collocate in due aree diverse della molecola.
In quanto dipolo elettrico in rotazione, il dipolo molecola acqua
emette fotoni la cui frequenza è pari a quella di rotazione, uguale a
1015 Hz.
Quando il liquido acqua ha una densità inferiore al valore critico
corrispondente all’energia di 12 eV, le sue molecole oscillano in fase
nello stato fotonico fondamentale, comportandosi similmente ad un
laser e caratterizzate quindi da un’energia elevatissima, come del resto
risulta dalla frequenza associata a 12 eV, pari a 1015 Hz, e lunghezza
d’onda uguale a 10-7 m appartenente all’u.v.. Tale energia sembrerebbe
incompatibile con la struttura del cervello, costituito essenzialmente da
acqua. E’ noto, però, che l’energia di un’onda dipende sia dalla sua
frequenza, sia dalla sua ampiezza. E’ quindi possibile che nel cervello
risiedano e vengano emesse onde con quella frequenza ma con
ampiezza estremamente esigua.
Indipendentemente dall’ampiezza, la velocità di un’onda è data dal
prodotto della frequenza per la lunghezza d’onda, e, nel caso in esame,
la velocità è quella della luce, alla quale il tempo si annulla. Segue che
le onde-anima, e quindi del pensiero, viaggiano alla velocità della luce
ed al di fuori del tempo, ossia sono immortali.
129
In Appendice 1 è riportata la traduzione, in linguaggio matematico, sia
la relazione fisica di Palumbo e Nardelli (2005), che lega la musica alla
fisica delle particelle in tutti i sistemi dell’universo, sia l’equazione di
Maxwell applicata al sistema acqua, che lega un termine fotonico
(musica) alle molecole d’acqua, mostrando una stretta correlazione fra
le due equazioni. Una correlazione analoga a quella fra le onde
dell’acqua cerebrale (l’intelletto) e la musicalità delle onde solari e
cosmiche trovata da Palumbo (2006a).
L’unificazione, ottenuta mediante il linguaggio universale e frattale
(matematica) delle relazioni (fisiche) (i) fra la musicalità delle stringhe
bosoniche e le particelle del cosmo, e (ii) quella espressa dall’equazione
di Maxwell applicata all’acqua, ha consentito di scoprire, nell’acqua, le
qualità derivanti:
Sia dall’interazione che lega le stringhe bosoniche (musica) e le
particelle del cosmo,
sia da quella fra la materia ed il campo elettromagnetico, ossia del
campo d’onda quantistico che si può associare al sistema di molecole
d’acqua.
D’altra parte, in Appendice 1, si è dimostrato che il numero puro 12,
caratteristico dell’equazione di Maxwell per l’acqua è legato ai
parametri che compaiono nelle identità di Ramanujan (Hardy 1927),
che esprimono l’autosimilarità e quindi la frattalità di un sistema, per
cui il sistema liquido acqua è frattale, caratteristica questa peraltro già
prevedibile, perché il fiocco di neve è una rappresentazione tipica della
geometria frattale.
Questa formulazione consente di affermare che le onde-anima, ossia
stringhe bosoniche, indotte nel dominio di coerenza dell’acqua
cerebrale esprimono un’armonia, nella loro continua interazione con le
particelle del corpo; un’armonia espressa in termini fisici (PalumboNardelli 2005) e quindi contingente, in quanto legata alla durata della
vita.
La stessa armonia, tradotta in termini matematici astratti ed universali,
che indotta nel dominio di coerenza del vuoto, risuona per sempre.
La matematica, i suoi numeri e quindi la musica che è matematica,
sono onde create del cervello. Ora, per la legge di kirchooff, una
struttura che emette una vibrazione è capace di assorbirla e viceversa.
Perciò, se il cervello, è capace di emettere un’onda esprimente il
numero 12 e le sue proprietà fisiche e matematiche nascoste, tipiche
130
del sistema liquido acqua, deve poter interagire con le onde emesse da
questo sistema.
Quanto precede consente di rilevare le seguenti importanti proprietà
dell’acqua:
la capacità del cervello di interagire con la sua acqua, che poi lo
costituisce quasi per intero,
la spiegazione delle peculiari proprietà dell’acqua, prima fra tutte quella
di consentire, attraverso il suo dominio di coerenza, l’interazione e.m.
che governa tutto il reame del vivente ed in particolare il corpo ed il
cervello dell’uomo.
L’embrione, nato nel liquido amniotico (acqua), nei primi mesi della
sua esistenza, interagisce con la mamma (e in qualche caso con il
gemello monocoriale), attraverso le onde ricetrasmesse attraverso
l’acqua e ne conserva i segni nella memoria cerebrale.
Attraverso l’acqua dell’organismo, si trasmettono i segnali elettrici che
consentono la rapidità delle informazioni delle reazioni chimiche che
in esso si verificano, rapidità necessaria alla vita.
Attraverso l’acqua cerebrale le onde del pensiero possono indursi nel
dominio di coerenza del vuoto dell’acqua stessa e quindi di quello
universale. Ecco quindi un’immagine del paradiso di ciascuno,
costruito e vissuto dalle onde-anime di ognuno nel dominio di
coerenza della propria acqua cerebrale, che muoiono col corpo
secondo le relazioni fisiche, ma che vivono in eterno nel dominio di
coerenza del vuoto, nel quale vengono continuamente indotte durante
la vita, secondo le corrispondenti relazioni matematiche.
I due domini di coerenza e di incoerenza dell’acqua cerebrale, al pari
dei domini dell’innato e dell’appreso del cervello, sono in perpetuo
conflitto fra loro. Lo stesso contrasto che incontriamo nell’arte, la
quale lo ripropone nell’ansia dell’immortalità e la tendenza alla morte,
fra l’evoluzione che è vita e la ripetitività immanente che l’annulla nella
staticità.
Quell’autosimilarità, insita in tutta l’evoluzione dei sistemi, è presente
in tutte le espressioni del pensiero, dalla filosofia, alla scienza, alla
storia e fino all’arte, che ripete i suoi motivi in tutte le sue opere, dai
brani musicali, alle rappresentazioni pittoriche, scultoree ed
architettoniche. Un conflitto, che s’incontra anche in tutti i miti,
ripetuto nell’invito all’eternità, con il quale Ulisse dantesco incita i suoi
compagni:
131
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
oppure in quello foscoliano:
“Non vive ei forse anche sotterra,
quando gli sarà muta l’armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de’ suoi ?”
Un motivo che appartiene al subconscio collettivo di Jung, non
tramandato da una generazione all’altra, giacché si ritrova in civiltà
lontane fra loro storicamente e geograficamente, come quella presente
nella cultura degli Indiani d’America ed il Cristianesimo. Culture che,
ad esempio, propongono indipendentemente la verginità della madre
di Dio, identificata dagli Indiani in una vergine alla quale il vento, per
ordine di Geesis, solleva le vesti in modo che il dio potesse fecondarla
e renderla così la madre del figlio di dio.
Questi numerosissimi motivi iterativi (frattali), comuni a tutti i sistemi
naturali, a tutte le religioni ed al subconscio collettivo, devono perciò
esistere fisicamente al di fuori dell’uomo e della natura ed informare
tutto il creato.
Dal momento che il Tutto è frattale (Capitolo 12), così come tutti i
suoi sistemi e ciascuno di essi, questi motivi devono esistere nel
dominio di coerenza del vuoto che contiene e crea il Tutto e devono
perciò “cantare” il legame, espresso dalla relazione fisica (Palumbo e
Nardelli 2005), fra le stringhe bosoniche (le onde trasmettitrici
dell’energia) viaggianti alla velocità della luce e perciò eterne, in
quanto, per il principio della dilatazione del tempo, lo fermano, e
quelle statiche delle particelle, ossia del cosmo, il quale, non animato
da quell’interazione, morirebbe al pari della stella gemella del Sole: una
stella di ferro, fredda e senza luce, destinata ad attendere nel buio il Big
Crunch che l’annichilerà.
Tale interazione si può identificare con l’arte, senza la cui luce la vita
terminerebbe, per il principio fisico della degradazione dell’energia che
passa spontaneamente da potenziale maggiore a quello minore per poi
annullarsi nell’equlibrio della morte termica.
132
I motivi risiedono pertanto nel dominio di coerenza delle vibrazioni
del vuoto, che si rispecchiano anche in quello dell’acqua cerebrale e
costituiscono il subconscio collettivo.
L’acqua è costituita da due domini: quello dell’incoerenza retto dall’
agitazione termica e quello della coerenza, governato dalle fluttuazioni
quantistiche. L’estensione del dominio della coerenza e quindi
dell’entropia negativa è marcatamente innata, come in Mozart, ma può
anche ampliarsi, grazie all’esercizio della cultura e della volontà, come
per Beethoven, per cui l’entropia negativa è più estesa in qualcuno e
meno in un altro uomo, così come canterà il divin poeta entrando nel
paradiso:
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Dove il più può incontrarsi negli eroi del mito orfico, precedente
all’epoca ellenistica, in quello odisseo cantato da Omero e poi
trasformato da Dante e nell’Olandese volante, miti musicati
successivamente da Monteverdi, Wagner, Gluck e Dallapiccola.
Ogni sistema ripete il suo ciclo immanente di morte, ma poi, spinto
dall’evoluzione, genera catastroficamente un altro sistema più
progredito e del tutto diverso (Capitolo 12). Così una stella implode
nel buco nero dal quale nascerà una nuova stella, ma da una di questa
è nato il Sole il quale, catastroficamente genererà il reame del vivente,
caratterizzato da immanenza evolutiva darwiniana, che fa nascere e
progredire, in evoluzione lenta, il regno animale da quello vegetale, in
un’immanenza caratterizzata pur sempre da: nascita, crescita,
riproduzione e morte.
Dal regno animale, attraverso la mutazione catastrofica del gene
MYH16 di un ominide nascerà l’uomo, profondamente diverso dagli
animali, il quale ne ripete comunque il ciclo immanente della nascita,
crescita, riproduzione e morte. L’Ulisse omerico che ritorna a casa
dalla sua Penelope per poi morire, partorirà poi il pensiero-anima
dell’Ulisse dantesco, che, indotto nel dominio di coerenza dell’acqua
cerebrale, s’immetterà in quello eterno del dominio di coerenza del
vuoto, dove l’ansia di immortalità vince la morte, alimentando la
fantasia dell’arte.
133
Il passaggio dalla ripetitività monotòna dall’eternità dei cicli agli spazi
infiniti ed immortali della dinamicità del dominio delle vibrazioni
coerenti del vuoto avviene attraverso la tragicità della morte, scelta
liberamente dalla volontà del pensiero-anima degli eroi, riportata anche
dal Vangelo “Se il seme muore porta molti frutti”.
Se Orfeo avesse ricondotto Euridice alla luce del giorno, come
sostiene una moderna lettura americana del poema, se Dante avesse
fatto tornare Ulisse ad Itaca dalla sua Penelope, se l’Olandese volante
fosse approdato ad Amsterdam, il lirismo di Monteverdi, di Gluck, di
Wagner e di Dallapiccola avrebbe colto soltanto il motivo immanente,
sia pure illuminato dall’arte, ma non la luce abbagliante e la forza
espressiva dell’ansia di immortalità che esso ci ha trasmesso, attraverso
la tragicità discontinua del passaggio al dominio eterno delle vibrazioni
coerenti del vuoto. Un motivo vivo, profondo e divino che conclude
la maggior parte dei melodrammi, dall’Orfeo di Monteverdi, all’aria
“moriam insieme” con la quale termina la Norma di Bellini, alla morte
di quasi tutti i personaggi verdiani, pucciniani e di tantissimi altri.
Elettra aveva chiesto a Giove il dono dell’immortalità, perché era ben
consapevole dell’amore che il dio le riservava e dell’onnipotenza del
suo amante. Ella intendeva essere trasformata in una dea. Giove
sapeva, però che le dee sarebbero state cancellate ben presto dalla
storia, per cui accontentò la sua amante, tramandandone il ricordo
attraverso l’opera di Virgilio. La fanciulla non comprese l’amore ed il
dono del dio e così il suo lamento acquisì la capacità di vincere “di
mille secoli il silenzio” della monotonia che accompagna la vita animale
scelta il più delle volte anche da molti uomini e rigettata, invece, dagli
eroi.
Il motivo odisseo passa di mano in mano nella storia in un’evoluzione
che segue quella della cultura. In Omero, Ulisse ritorna ad Itaca, anche
se forse decide di ripartire; l’Ulisse di Dante, che per fortuna non
conosceva l’Odissea se non per averne sentito parlare, attraversa lo
stretto di Gibilterra, naviga verso l’emisfero Australe, seguendo la
costa occidentale dell’Africa per incontrare la Montagna del
Purgatorio. In quel posto, che la Geografia dei tempi di Dante
ignorava, il legno di Odisseo viene coperto per sempre dai flutti; una
sorte che toccherà, alcuni secoli dopo all’Olandese volante,
magistralmente musicato da Riccardo Wagner nel suo “ Il vascello
fantasma”. Come la cultura letteraria esige che i personaggi si adeguino
ai tempi, anche lo stile musicale segue la stessa evoluzione. Wagner
134
richiederà al principe mecenate Ludwig orchestre più ampie ed un
maggior numero di strumenti; Dallapiccola chiederà alla musica
l’impiego di tutte e dodici i toni, un distacco dalla tradizione, una
maggiore aggressività, caratteristiche queste espresse dalla musica
dodecafonica che egli introduce in Italia.
135
136
CAPITOLO 14
L’anima
L’origine e la vita del reame delle anime secondo la fisica quantistica
Siamo abituati ad immaginare il sistema anima come un’entità
individuale. La fisica descrive i sistemi, invece, come interazione;
perciò anche il sistema anima potrebbe essere visto come interazione
retta dalle leggi fisiche che governano il Tutto. Tali leggi e tutte le
interazioni si basano su leggi generali di forza con strutture molto
simili: un sistema di interazioni esplorato e descritto dalla teoria
quantistica dei campi e che vale fino a distanze dell’ordine del
decimillesimo della dimensione del protone, uguale ad un
centomillesimo di quella atomica, la quale è, a sua volta, è pari a un
centomilionesimo di centimetro. Le indagini finora svolte hanno
pertanto esplorato grandezze fino a 10 elevato alla -17 centimetri.
Nello scorso secolo, i fisici si sono accaniti a scomporre la materia,
ma non si sono neppure posti il problema sul ruolo dei protoni,
neutroni ed elettroni nei processi e nei fenomeni che si verificano nei
reami del vivente, del pensante e dell’anima.
Per cominciare un’investigazione in tal senso, occorre invertire la
direzione dell’indagine passando alla ricostruzione della materia
condensata, sia vivente sia pensante, a partire dall’ultimo costituente
della materia, il quark: l'oggetto meno compreso scoperto in natura.
Nel “radiografare” un protone, sono stati osservati tre puntini in
movimento, con cariche strane e frazionarie. Si è provato a
bombardare i protoni, secondo una routine ormai in uso nel mondo
atomico, con raggi gamma e con altre particelle ad altissima velocità,
nell’intento di raccoglierne i pezzi, i quark, impiegando energie
dell'ordine di migliaia di volte la massa del protone, con il risultato di
non essere riusciti a rompere il protone. Sono, invece comparsi altri
protoni, ancora composti da quark e antiquark, in conseguenza della
trasformazione einsteniana dell’energia in massa, ma senza alcuna
traccia delle particelle fondamentali ricercate ed osservate dalla
137
“radiografia”. E' un paradosso che la comunità scientifica non ha
compreso ed ha soltanto classificato come "confinamento dei quark",
senza spiegare perché essi sono confinati.
L’interpretazione di questo mistero può ricercarsi nella fisica
quantistica, secondo la quale i quark non sono la sola realtà delle
particelle, ma la costituiscono insieme al vuoto quantistico sul quale
essi vivono: uno spazio vuoto che, in base alla teoria quantistica dei
campi, è pieno di campi, che i quark con le loro cariche forti sentono
(vedono). Il campo quantistico è come quello elettromagnetico, che ha
in più l'aspetto quantistico, in base al quale nulla può stare fermo. Il
contrario di quanto riteniamo: noi osserviamo, infatti, oggetti fermi,
mentre in realtà essi sono in movimento.
Nella meccanica quantistica, il vuoto è un prodotto della creazione, la
quale creazione ha dovuto costituire innanzitutto il vuoto e le sue
proprietà, che a loro volta, determinano il comportamento dinamico
della materia che noi vediamo come uno stato eccitato del vuoto. Il
meccanismo è lo stesso di quello, grazie al quale, osserviamo un
atomo: noi lo vediamo in quanto esso, nel suo stato eccitato, irraggia
mentre si muove verso il suo groundstate, ossia verso il suo stato
fondamentale. Perciò la materia non è nata da un’anomalia, un
“capriccio” del vuoto, ma dallo stato eccitato del vuoto stesso diretto
verso il suo stato fondamentale, secondo un Intelligent Design.
Il protone ha uno stato legato, non a causa delle interazioni mutue fra
i quark, ma perché i quark viaggiano su un vuoto che noi riteniamo
tale, ma che di fatto non è vuoto, e i quark lo sentono bene; se non
fosse così, essi si propagherebbero.
Per analogia, al pari della materia che osserviamo come uno stato
eccitato del vuoto, anche il corpo può essere riguardato come lo stato
eccitato dell’anima. Essa vive nel vuoto quantistico ed il corpo umano
si trova in uno stato legato non per interazioni mutue fra le entità
interne all’anima, ma perché l’anima viaggia nel vuoto, che non è
vuoto, altrimenti l’anima andrebbe via dal corpo. Il corpo, derivante
dall’anima, come aveva sostenuto Fichte, ha quindi una “spiritualità”
intrinseca, è un soma con una propria individualità, riconosciuta dalla
138
psiconeuroimmunologia moderna ed ha una “sacralità” affermata da
Paolo di Tarso, in quanto sede dello Spirito Santo.
In natura, una singola entità (atomo, molecola, cellula, pensiero, etc)
non ha alcun senso, in quanto non svolge alcun ruolo o funzione, che
invece acquista in seno alle altre entità, dove può esprimerle in termini
di interazione. Questa proprietà è rilevabile già nella fisica delle
particelle, che mostra evidenti e forti elementi di coerenza globale,
olistica, i quali, per il principio di autosimilarità frattale, non sono
confinati nel mondo delle particelle, ma interessano tutti e quattro i
reami (inerte, vivente, pensante e delle anime).
Seguiamo ora un percorso analogico fra questi i quattro reami, per
comprendere come gli oggetti isolati e scoordinati, possano poi
diventare coerenti.
Nel reame dell’inerte, si può riportare l’esempio dell’acqua. Il vapor
d’acqua è costituito da molecole ciascuna delle quali oscilla per proprio
conto. All’improvviso, le molecole, senza stadi intermedi si
abbracciano tutte, si passa dall’estrema solitudine all’estrema
collettivizzazione e senza evoluzione. Allora qualcosa di nuovo è
accaduto, è apparso un nuovo attore: il campo elettromagnetico, il
quale oscillava per proprio conto. In principio, vi era quindi in un
mondo di eccitazioni solitarie, gli atomi fluttuavano per conto proprio,
ed il campo elettromagnetico oscillava per conto suo. Le condizioni
che si presentano, alla temperatura di 100°C, ed alla pressione di
un’atmosfera, consentono l’accoppiamento di queste oscillazioni
solitarie, cioè la fluttuazione elettromagnetica fa passare la molecola
dalla sua configurazione fondamentale a un’altra sua configurazione.
L’individuo molecola scopre una parte di sé e, grazie alla rivoluzione
collettiva che da luogo ad un evento individuale, il partecipante alla
rivoluzione riconosce quella parte di sé che fino a quel momento
aveva ignorato e scopre che può avere un’altra configurazione, dopo di
che questa molecola fluttua tra queste due configurazioni, spinta dalla
fluttuazione del campo elettromagnetico.
L’horror quietis, che governa tutte le entità della meccanica
quantistica, porta le molecole dell'acqua ad oscillare nel loro stato più
basso, con frequenze caratteristiche. La singola molecola è come una
139
radio che invia una radiazione elettromagnetica di frequenza ben
precisa, proprio quella con la quale oscillano tutte le altre. Nell’acqua
liquida si trovano10 elevato a 23 molecole per centimetro cubo che
oscillano tutte con la stessa frequenza. Esse danzano in fase, si crea un
campo elettromagnetico che le tiene insieme, per cui le molecole si
conoscono le une con le altre, proprio come radio che comunicano la
loro musica a distanza, provocando spontaneamente una grande
armonia, in virtù delle variabili termodinamiche di temperatura e di
densità. Un mondo caotico diventa quindi un mondo di armonia, in
cui l'interazione fondamentale è a lungo raggio, e condensa un campo
elettromagnetico potentissimo che mantiene questo ordine per
sempre.
La meccanica quantistica è così pervenuta ad un archetipo della vita:
da un insieme slegato di oggetti individuali, si è ottenuto,
spontaneamente, un oggetto che è un tutto ed è infinitamente stabile.
Un processo del tutto analogo conduce poi le singole entità del vivente
al reame del vivente (Palumbo 2006a).
Nel reame del pensante, ossia sistema cerebrale, è presumibile che
avvenga qualcosa di analogo: le onde, costituenti il campo e.m.
generato dal movimento degli ioni fra una terminazione sinaptica ed
un’altra, moto accelerato perché gli ioni partono dalla quiete, originano
le facoltà del cervello, fra le quali i pensieri, inizialmente scoordinati,
che poi il campo e.m. stesso pone in fase, ossia coordina in ondepensiero.
Per il principio di autosimilarità frattale, insito in tutti i sistemi
dell’universo, anche le singole onde-pensiero isolate non hanno alcun
senso; sono note isolate che acquistano significato soltanto in seno ad
un insieme coordinato di onde-pensiero, analogamente alle singole
molecole di acqua nel vapore, note isolate che non producono alcun
effetto, logos o concerto e che realizzano, invece, nella fase liquida.
Ciascuna onda-pensiero, trasformata per risonanza dal campo
connesso alle vibrazioni del vuoto in onda-anima può comporre ed
eseguire un concerto (onda-anima ed orchestra del vuoto). L’insieme
dei concerti delle singole onde-anima con l’orchestra del vuoto
costituisce poi la sinfonia universale del Tutto, composta ed eseguita
140
dal reame delle anime, che Keplero sentiva nella musica delle sfere ed
Einstein avvertiva come ordine nel caos apparente. In questa sinfonia,
le singole onde-anime non perdono, però la loro individualità, la quale,
sia pure armonizzata nell’insieme, si conserva, così come gli strumenti
musicali suonano le stesse note, conservando la propria specifica
timbricità, che poi colora l’esecuzione della sinfonia.
La meccanica quantistica ci ha quindi guidati alla comprensione della
indispensabilità fisica e naturale della comunione interattiva fra gli
oggetti, le creature, il pensiero e le anime. In particolare, i pensieri
isolati, coordinati dal campo magnetico cerebrale diventano ondepensiero che, a loro volta amplificate per risonanza con le onde
sincrone del dominio del vuoto, diventano onde-anima.
La stessa fisica quantistica riesce poi anche a spiegare la concretezza
dei concetti di subconscio universale di Jung e di coscienza superiore,
ossia di anima universale degli Avatar delle religioni orientali, tradotta
da Paolo di Tarso in quello del Corpo Mistico. Una tendenza
ecumenica perseguita dai popoli del terzo millennio, che ne hanno
finalmente compreso la necessità per la stessa sopravvivenza non solo
culturale, ma anche esistenziale: una forza unificante, che tende al
reciproco riconoscimento e scambio di informazioni fra le persone.
L’esigenza dello scambio di informazioni fra le persone e quindi il
superamento del relativismo individualistico, denunciato da Papa
Ratzinger, è analoga a quella fra le molecole di acqua. Allo stato di
vapore, ossia nelle condizioni di tante molecole isolate nel caos del gas
o vapore (gas viene dal greco caos), queste molecole solitarie, ognuna
delle quali sta nella sua configurazione di minima energia, non ha
l’energia per accedere ad altre configurazioni. Ciascuna molecola
ignora fondamentali parti di sé e tutte le altre configurazioni che
avrebbe potuto assumere se avesse avuto l’energia necessaria che non
ha, per cui è costretta a manifestare soltanto una parte delle sue
potenzialità.
L’insieme di molecole, nel caso dell’acqua nella fase di vapore, ha una
velocità media di alcune centinaia di metri al secondo e ha una
collisione ogni millesimo di miliardesimo di secondo che per le
molecole è un tempo lunghissimo, perché le scale dei tempi
141
dipendono dai vari oggetti. L’anno della molecola, per esempio, è il
tempo impiegato dall’atomo ad eseguire una completa rotazione,
mentre il nostro anno dura 365 giorni. Questo tempo è brevissimo, è
la decima parte di un milionesimo di miliardesimo di secondo,
l’intervallo tra due collisioni corrisponde perciò a diecimila anni
atomici.
Per quanto precede, l’intervallo tra due collisioni fra molecole del
vapor d’acqua è, invece, estremamente lungo. Inoltre, nel corso della
sua vita l’atomo non vede niente e la distanza media tra due molecole
è 36 Angstrom (un Angstrom è uguale ad un milionesimo di
centimetro). Tenuto conto che la molecola d’acqua ha un diametro di
un Angstrom e mezzo, quindi la folla delle molecole distanti fra di loro
36 Angstrom, è una folla rada nel vapore. A cento gradi,
all’improvviso, senza motivo apparente queste molecole cadono una
sull’altra, la loro densità si moltiplica per un valore 1600, la distanza
media scende da 36 a 3 Angstrom. Dato che il raggio della molecola è
un Angstrom e mezzo, tre Angstrom di distanza significano che le
molecole stanno in intimo contatto, ossia si toccano.
Lo stesso fenomeno accade fra le persone, le quali, o per effetto della
Grazia, assimilabile ad un’interferenza delle loro onde-anima con
qualche vibrazione sincrona del vuoto, o in presenza di una catastrofe,
da isolate e quindi inconsapevoli della presenza di altre, si scoprono, si
riconoscono, si abbracciano e si sentono unite. La catastrofe nucleare
o di altro genere (Palumbo 2004a) incombente sull’umanità dovrebbe
farci ricercare l’unione; la catastrofe della singolarità alla quale va
incontro il pensiero scientifico, frammentato in innumerevoli
specializzazioni, dovrebbe unire tutti gli scienziati. Come le molecole
di acqua hanno bisogno del legante campo e.m., per esprimere la loro
identità nella fase liquida coerente, anche le persone e le onde-pensiero
devono cercare la loro unità nella comunione, per esprimere un
concerto fatto di gioiosa ed armonica convivenza ed un modello
scientifico unificante come quello proposto.
Il reame delle anime realizza tutto ciò analogamente alle molecole di
acqua, che eseguono un concerto in seno al liquido, governate dal
campo e.m.. Le onde-anima, una volta acquisita una sia pure esigua
ampiezza, grazie allo sforzo della propria volontà, vengono
142
trasformate nel reame delle anime dal campo magnetico associato alle
vibrazioni del vuoto dove partecipano all’esecuzione della sinfonia
universale ed eterna del Tutto.
Genesi e natura dell’anima secondo la fisica classica
Il reame dell’inerte è regolato dalle fluttuazioni termiche ed è perciò
costituito essenzialmente dal dominio dell’incoerenza e quindi da
entropia positiva ed è governato dalla termodinamica. Basti pensare al
Sole, ai pianeti gassosi ed all’interno della Terra.
Il reame dell’inerte, come le stelle, implode e si annichilisce; quello del
vivente, generato dall’inerte e dalla radiazione e.m., degrada in quello
dell’inerte, che poi si annichilisce.
Dal reame dell’inerte, attraverso quello del vivente è nato quello del
pensante, il quale, interagendo mediante tutte e tre le interazioni
fondamentali dell’universo (Palombo 2006), emette onde forzate (le
facoltà dello spirito: percezioni, emozioni, sentimenti, commozioni,
contemplazioni, espressioni artistiche, ansie escatologiche, etc)
trasmesse al dominio di coerenza dell’acqua cerebrale (Palumbo 2006,
2006a).
L’energia delle predette onde forzate è tanto più intensa quanto
maggiore è la conquista, da parte dell’uomo, di regioni del dominio
dell’appreso a danno di quelle dell’innato.
Le onde più intense fra queste, costituenti l’anima, indotte nel dominio
delle onde sincrone e coerenti del vuoto, si propagano, modulate ed
amplificate in esso, per sempre, perché in assenza di attrito e di
interferenze,ma principalmente perché,viaggiando alla velocità della
luce,fermano il tempo. Ecco quindi il reame delle anime.
In questo modo, il processo dialettico, nato nel dominio di coerenza
del vuoto, si chiude col ritorno in esso, attraverso i domini di
incoerenza del reame dell’inerte che diviene prima reame del vivente,
poi del pensante ed infine delle anime.
Secondo il modello Palumbo (2006), nel momento della morte del
corpo, le particelle che lo compongono si trasformerebbero in
antiparticelle ed in antigravitoni, capaci di propagarsi nel vuoto.
Il gravitone è una proprietà della massa, esso tende ad essere da questa
inglobato, fino ad essere assorbito ed andare a morire in un buco nero.
143
L’antigravitone, al contrario, tende a sfuggire dal buco nero e dalle
masse per espandersi per sempre, con le onde Fi, il cui insieme
costituisce la F e ne esprime l’evoluzione (Palumbo, 2001, 2005a).
Anche il fotone si comporta in maniera analoga al gravitone e finisce
anch’esso per essere assorbito dal buco nero. La sua antiparticella,
l’antifotone, al contrario, vi sfugge per espandersi con le Fi di F.
Al pari del gravitone e del fotone, l’antigravitone e l’antifotone
viaggiano alla velocità della luce alla quale il tempo si ferma. Ecco
perché le anime vivono in eterno.
La vita degli organismi viventi è governata dall’interazione
elettromagnetica, e, la morte del corpo è la conseguenza della
transizione di fase dell’interazione e.m., la quale termina la sua
funzione al momento della morte, per convertirsi in “antinterazione”,
andando a governare le antiparticelle del corpo.
Dopo la morte, i fenomeni chimici e biologici dell’organismo, non più
retti dall’interazione e.m., convertono i propri processi volti verso
l’aumento dell’entropia negativa durante la vita, in processi tendenti
alla crescita dell’entropia positiva, tendenti perciò alla degenerazione.
La morte non coincide, pertanto, con l’arresto cardiaco, o circolatorio,
o dell’attività cerebrale, ma con il distacco o meglio l’inversione
dell’interazione e.m., che non consente più la sopravvivenza nelle
condizioni fisiche, chimiche e biologiche precedenti.
Le espressioni dello spirito, facoltà liberamente conquistate dall’uomo,
dotate della massima entropia negativa, già da questa vita passano al
dominio di coerenza del vuoto,
Durante la vita, l’uomo ha la libertà di estendere o di contrarre il
dominio dell’appreso, ossia della coerenza, che equivale ad entropia
negativa, a danno del dominio dell’innato. Egli è l’unica creatura
capace di conquistare o meno, durante la sua vita la sua frazione di
paradiso.
La vita, è governata da quei fotoni, i quali si trasformano in anti-fotoni
con la morte, per andare a governare l’anti-interazione fra le
antiparticelle del corpo (l’anima).
Questo passaggio potrebbe essere spiegato anche diversamente,
ricordando che i campi di forze che governano tutti i sistemi
dell’universo e quindi anche quello della vita del singolo uomo,
tendono allo stato di minima energia, che è quello della morte. In tale
stato il sistema universo ed il sistema uomo continuano, però ad
essere permeati dal campo di forze di Higgs che non si annulla.
144
E’ noto che, se si introduce nel sistema nello stato di energia minima
un campo non nullo, l’energia di questo campo esterno aumenta quella
complessiva del sistema.
La forza newtoniana inversa che si desta al momento terminale del
sistema universo, ossia quando è tornato al punto limite del buco nero,
induce in esso quella forza che lo farà diventare un nuovo universo.
La stessa cosa avverrà nell’uomo, il quale durante la morte è permeato
dal campo di forze di Higgs non nullo. In queste condizioni di minima
energia, esso potrà essere investito da un campo di forze non nullo e
riacquisire la sua energia.
L’azione di un particolare campo esterno, testimoniata dalle tracce di
una radiazione sulla sindone, avrebbe perciò potuto determinare la
Resurrezione del Cristo e quella di Lazzaro rigenerato dal grido del
Signore, e, per estrapolazione, anche quella futura delle anime.
Le radiazioni conosciute rappresentano meno del 25% di quelle
esistenti, per cui quelle sconosciute vengono dette oscure. Il loro
insieme corrisponde al 10% di quelle totali dell’universo; di
conseguenza, lo spettro delle vibrazioni conosciute (da quelle
meccaniche a quelle cosmiche) è inferiore al 2.5% di quelle esistenti.
La luce delle anime ha quindi una probabilità superiore al 97.5% di
appartenere al quel dominio reale di vibrazioni, assolutamente lontano
da ogni possibilità di sperimentazione.
L’uomo e l’anima
Un uomo pensante resta pur sempre legato al regno animale e ne
ripete la fisiologia; per diventare anima deve esibire proprietà nuove e
radicalmente diverse, che si cercherà di scoprire.
Ogni sistema tende alla sua condizione di energia minima, così il Big
Bang divenne inerte, il vivente tende alla morte tornando all’inerte, il
pensante diventa messaggio registrato in qualche modo e conquista
spazi di soddisfazione nella sua opera.
L’anima raggiunge la sua condizione di piena felicità nel dominio del
vuoto, dove vive, non più alimentata dalla propria energia, ma
dall’amplificazione risonante delle sue onde, in grado di esplorare
paesaggi di felicità nuovi ed inimmaginabili.
Il pensiero aveva già iniziato a distinguere la realtà sostanziale da quella
ideale, soffermandosi però su quest’ultima, che è l’analoga di quella
fornita dall’immagine in uno specchio, la quale rappresenta soltanto
145
l’aspetto visivo e quindi estremamente ridotto di una persona, la cui
realtà sostanziale è invece un complesso di espressioni sensibili e
spirituali che, per analogia, lo “specchio pensante” ossia la cultura non
riuscirà mai a riprodurre.
L’uomo, infatti, continua a vivere di realtà ideale, che lo legano
all’ambiente allo stesso modo degli animali (la coscienza vigile di
Freud), e che lo spingono, da una parte a soddisfare le sue esigenze
derivanti dai principi fondamentali della biologia della conservazione
dell’individuo e della specie (la sopravvivenza), e dall’altra alla
violenza, al sesso, alla sopraffazione ed alla guerra. La realtà ideale è
simile a quella dei sogni: immagini ideali non coordinate dalla
coscienza e quindi dall’interazione e.m. retta dalla volontà.
Le onde forzate materiali del cervello, ossia il pensiero, alimentate
dalla fede (idealità da perseguire) e dalla volontà (altra facoltà
cerebrale) diventano anima (la coscienza superiore della filosofia
orientale) allorquando acquistano un’energia tale da distaccarsi dal
pensiero che le ha partorite per vivere autonomamente, fino a
diventare esse stesse onde sostanziali e quindi radicalmente diverse
dalle immagini ideali che il cervello è geneticamente e naturalmente
predisposto a creare.
Il cervello, ordinariamente, trasforma un’onda e.m. materiale, ossia
sostanziale, in un’onda ideale, il colore, che poi offre alla vista. Esso
può anche coordinare le sue onde ideali e trasformarle in onde più
pregiate, costituenti il pensiero. Queste si trasmetteranno per
induzione al dominio di coerenza dell’acqua cerebrale e quindi alla
memoria cerebrale (il subconscio di Jung) e da questo a quello del
vuoto. Esse, se sufficientemente intense, potranno incontrare quelle
sincrone del vuoto e propagarsi in esso, e quindi al di fuori del corpo,
diventando anima (la coscienza superiore della filosofia orientale).
Il cervello e le facoltà cerebrali degli ominidi hanno avuto bisogno di
una mutazione catastrofica: quella del gene MYH16, per diventare
cervello umano il cui prodotto, il pensiero, è molto di più e molto
diverso dall’istinto, perché è dotato di una facoltà, la logica, del tutto
estranea al regno animale, una facoltà nuova caratterizzata da
creatività, entropia negativa e capacità di trasmissione storica
dell’informazione.
L’anima nasce dal pensiero, ma si stacca da esso per assumere
un’identità radicalmente nuova, dotata di piena autonomia e di
capacità di propagazione all’esterno del corpo, ossia di trasmissibilità
146
attraverso un canale del tutto nuovo e materiale, perché costituito da
se stessa: onda forzata che si propaga al di fuori del corpo e può vivere
autonomamente e per sempre, in quanto amplificata nel dominio di
coerenza delle vibrazioni coerenti e sincrone del vuoto.
Descartes accertò la concretezza della propria esistenza nel pensiero:
Cogito ergo sum, spostando cioè il fondamento della sua realtà da quella
sensibile a quella pensante. Potremmo obiettare allora che l’inerte ed il
vegetale che non pensano non esistono, ovvero affermare con i sofisti
e Fichte che la materia è generata dal pensiero.
Tutto questo è forse superato ed espresso in termini più moderni dalla
distinzione fra realtà sostanziale e realtà ideale. La prima eccita l’attività
cerebrale, la quale converte poi i segnali sostanziali in immagini ideali,
più facilmente comprensibili ed immediatamente fruibili.
L’uomo non sarebbe capace di osservare una radiazione e.m. (per
esempio l’azzurro), né di utilizzarla nelle sue opere. Lo stesso vale per
le altre sensazioni: acustiche, olfattive, gustative, tattili e sessuali.
L’elaborazione cerebrale s’inserisce pertanto nel principio antropico,
costituendo l’ultimo anello della catena dei meccanismi “intelligenti”.
Segue che io esisto non perché penso, ma perché sono il risultato
ultimo di questo disegno “intelligente”. Di conseguenza, la realtà che
mi ha preceduto rappresenta una tappa di questo disegno, il quale però
non può arrestarsi a me ed al mio pensiero.
La realtà sostanziale esiste indipendentemente da me, anche se è
(forse) finalizzata a me, che la trasformo in realtà (sensibile) ideale, che
poi serve alle mie funzioni fisiologiche, le quali, legandosi all’ambiente,
mi consentono, da una parte la sopravvivenza, la crescita e la
procreazione e dall’altra la creatività.
L’arte è l’espressione più elevata della creatività, ma le opere d’arte ed
il pensiero che le alimenta non procreano, nel senso che l’arte non
sopravvive autonomamente a se stessa e perciò manca di quella facoltà
essenziale, caratteristica di tutti i sistemi dell’universo e dello stesso
divenire.
Il messaggio dell’arte contiene e fornisce, però, in embrione, un segno
del divenire, che ci consente di intravedere un’immagine
dell’evoluzione futura del pensiero, ossia del suo stadio successivo.
Un’immagine di ordine, armonia, entropia negativa, espressività
intensa, tensione pura, indipendente dai principi della biologia, verso
valori assoluti, immutabili ed eterni, energia che la fisica identifica nel
dominio delle vibrazioni coerenti del vuoto.
147
L’arte indica, pertanto, che il pensiero è proiettato verso, ossia tende a
divenire parte cumsubstanziale di questa evoluzione diretta verso la
conquista dei valori, che il pensiero può perseguire naturalmente
mediante l’interazione risonante fra le vibrazioni cerebrali e quelle
sostanziali eccitatrici esterne.
Fra queste ultime, possiamo distinguere (i) le onde costituenti le
perturbazioni subite ed impresse nel DNA durante l’evoluzione dal
Big Bang a noi, onde che il cervello trasforma in realtà sensibili (ideali)
che servono all’organismo e (ii) quelle primordiali, appartenenti cioè al
dominio delle vibrazioni coerenti del vuoto. Queste possono
amplificare per risonanza e far emergere dalla memoria cerebrale
oppure dal DNA i segnali sincroni, ma debolissimi ad elevata
frequenza ed ampiezza infinitesimale ivi conservati.
Al pari del sistema immunitario, dotato di due funzioni: una diretta
verso l’aggressione esterna ed l’altra volta alla propria crescita, anche il
sistema cerebrale svolge due funzioni, una attraverso le onde ideali,
dirette alla sua crescita, e l’altra mediante le onde sostanziali che il
cervello trasmette direttamente all’esterno, come onde sostanziali
forzate.
Se queste ultime sono sufficientemente ampie, cioè intense,
rappresentano l’anima della persona, il suo pensiero reale sostanziale,
costituito da vibrazioni coerenti, alcune delle quali saranno ovviamente
sincrone con le omologhe del dominio di coerenza del vuoto. Si
genererà allora un’interazione risonante che renderà l’onda forzata
emessa molto più ampia, con un’ampiezza pur sempre legata a quella
dell’onda incidente.
Gli effetti della predetta interazione, in primo luogo, sono quelli che si
verificano nel corpo stesso del soggetto, che assume condizioni di
benessere e di felicità, fatte di ordine, armonia, entropia negativa,
espressività intensa, tensione pura verso valori assoluti, immutabili ed
eterni, che consentono perfino il riequilibrio di conflitti interni (le
malattie).
Allorquando il dominio di coerenza dell’acqua dell’organismo, che ne
rappresenta circa l’80% è reso talmente intenso ed esteso dalla
predetta azione risonante, da pervadere tutto il corpo, questo emetterà,
prima prevalentemente, e dopo soltanto vibrazioni sostanziali che un
comune osservatore esterno non è in grado di avvertire, ma che un
altro osservatore anima può invece cogliere.
148
Conferme dell’esistenza dell’anima
Un’anima è un insieme di onde che nessuna tecnologia sarà mai in
grado di misurare, se si pensa che neppure le onde della vita e quelle
del pensiero lo sono. Una conferma dell’esistenza di questo reame
può solo ottenersi, per via virtuale, ossia dai suoi effetti, deducibili
dalle risposte ai seguenti quesiti:
(i) chi sono le anime,
(ii) come fa il pensiero a diventare anima,
(iii) perché la morte.
(i) - Chi sono le anime:
possono definirsi anime i santi della Chiesa, gli eroi ed i perfetti
praticanti delle altre religioni, gli artisti e gli uomini di pensiero e di
buone azioni in genere, negli intervalli di tempo della loro operosità,
quando cioè il loro pensiero (le onde cerebrali forzate) hanno assunto,
grazie alla volontà, un’energia tale da avvicinarsi alle onde sincrone
delle vibrazioni coerenti del vuoto, che poi le amplificano.
Questa tensione, diventata imperativo edonistico, aspirazione
substanziale alla loro stessa essenza, anelito alla felicità, si trasformerà
allora in amore per quell’idealità naturale, ossia materiale, costituita da
un dominio puro ed intenso (coerente) di vibrazioni contenente tutte
le frequenze dello spettro e quindi anche quelle proprie con le quali
risuonare. Un concerto eseguito da miliardi di miliardi di….miliardi di
orchestrali.
A volte, altre anime, cioè altri ricetrasmettitori avvertono la presenza
di un’anima, al punto da risentirne gli effetti, definiti straordinari, come
le emozioni destate dall’ascolto di un concerto, costituito da onde che
le anime del compositore, degli esecutori e del maestro trasmettono
all’ascoltatore. Onde, che fanno emergere per risonanza dalla memoria
cerebrale della persona ricettrice, vibrazioni (informazioni) universali
ivi preesistenti, ma con ampiezza estremamente esigua (Palumbo
2006) e che il cervello riconosce come sue e pertanto ama e se ne
compiace.
Queste stesse onde, alcune volte, eccitano per risonanza i meccanismi
di autoregolazione interna all’organismo e causano guarigioni, spesso
definite miracolose (Per questo motivo, il Nazareno affermava “la tua
fede ti ha guarito”).
149
La neurofisiologia ha accertato che meno del 10% della capacità del
cervello è utilizzata e questo 10% appartiene all’interazione che
avviene comunemente con le eccitazioni provocate dagli stimoli delle
onde ordinarie acustiche, e.m., etc.
Talora un luogo, oppure il dominio di coerenza dell’acqua di una
sorgente, grazie alla memoria dell’acqua (Palumbo 2006a) come a
Lourdes, visitato da un Ente (onde) sconosciuto, ha potuto captare,
memorizzare e ritrasmettere segnali non appartenenti alle frequenze
ordinarie con le quali abitualmente interagiamo, onde che, avvertite da
un’anima, possono poi risanare un male. Qualcosa del genere si sta
appena sperimentando con l’eccitazione acustica (la musicoterapica).
(ii) - Cosa occorre per diventare anima:
- la Fede in un idealità non iperuranea (oltre il pianeta Urano) e cioè
astratta come intuito Platone, ma viva in NOBIS, nel nostro vuoto,
relativamente infinito e concreto perché costituito da vibrazioni reali,
- la volontà di ascensione, una tensione intensa verso la felicità
(condizione di energia minima), una volontà sorretta dalla cultura,
potenziata dall’esercizio nella palestra dello spirito, i cui attrezzi sono
la meditazione, la contemplazione la preghiera, l’estasi e l’ascesi, che
consentono di vincere l’incoerenza,
- il completo distacco dalla realtà ideale, alla quale è legato il mondo
animale, reso possibile dalla contemplazione della realtà sostanziale e
dal conseguente godimento di una felicità, al cui confronto il piacere
della soddisfazione dei beni offerti dalla realtà ideale diventa col tempo
risibile. Un distacco dai beni non indispensabili alla sopravvivenza
corporea, che in un primo tempo può richiedere anche molto e quindi
provocare una sofferenza, che si attenua però nel tempo, ma che è
propedeutico e necessario per la conquista di spazi dagli orizzonti
infiniti ed affascinanti, e di paesaggi di libertà e di completa
autonomia, scelti liberamente dalla volontà e per la prima volta non
imposta dall’ambiente,
- l’apprezzamento ed il conseguente godimento della fortuna toccata a
chiunque riesca a comprendere ed a svolgere il proprio ruolo
privilegiato nel programma dell’universo, finalizzato al passaggio
pensiero-anima, attraverso il superamento dei condizionamenti
biologici. La cultura in genere e quella più vicina alla propria
educazione e formazione, come il modello scientifico proposto,
l’abitudine all’esercizio dell’amore, della contemplazione, la lettura
150
attenta del Vangelo, etc. possono aiutare questa ascesa. La gioia
conseguibile è immensa e totale.
Heisenberg ha però dimostrato che nessun componente della coppia
di attributi, in questo caso felicità e dolore, può essere completa.
Anche il gioioso e radioso paesaggio nel quale il Padre ci ha immessi
(l’Eden originario che è tuttora presente qui), illuminato dalla Sua
perenne presenza, dall’aiuto fattivo e materno della Vergine ed
impreziosito dal suo profumo, reso certo dalla consapevolezza di
essere eredi del regno e collaboratori della creatività, non poteva essere
perfetto, ma doveva contenere una sia pur esigua porzione di dolore
(la mela).
A mano a mano che saliamo i gradini della conoscenza, ci accorgiamo
della evanescenza del dolore rispetto all’immensità della gioia, uguale al
rapporto fra pieno e vuoto, che, nel Capitolo 2, si è dimostrato pari a
10-47. Francesco affermava, “tanto è il bene che mi aspetta che ogni mal divien
diletto”, a conferma dell’infinitesimo rapporto precedente. Il privilegio
di costruire liberamente il proprio paradiso, scrivendolo nel diario del
terribile quotidiano è una dignità enorme concessa a ciascuno di noi. Il
psicologo, per aiutare il paziente a superare le proprie crisi fisiche e
psichiche gli consiglia di riguardare il bicchiere mezzo pieno e mezzo
vuoto. Il nostro bicchiere contiene cento miliardi di miliardi di miliardi
di miliardi di miliardi di parti felicità ed un’altra infinitesimale di
sofferenza. Questo dato numerico dovrebbe garantirci la felicità e
quindi il paradiso su questa Terra.
La misura della felicità che ciascuno può godere rappresenta
l’estensione del suo paradiso. Colui il quale al contrario, è chinato sulla
sofferenza e l’insoddisfazione mostra a se stesso l’estensione del suo
inferno, che comporterà anche un disquilibrio fisico e quindi
l’insorgere o il potenziamento delle malattie. Queste sono, in parte, la
conseguenza della disarmonica soddisfazione dei principi della
biologia, causata dall’intervento esterno della ragione sulla natura, cosa
provata dall’insorgere e dall’aggravamento di un male con il crescere
dell’attenzione (ovviamente non clinica) prestata ad essa dal paziente.
Il fariseo considerava la lebbra, la miseria e la malattia, conseguenze
del peccato suo e dei propri avi. Egli era un uomo colto e non poteva
asserire affermazioni insensate del genere. Riguardato più in
profondità egli non aveva tutti i torti, perché molte malattie dipendono
dall’innaturale e forse inconsapevole comportamento dell’uomo e
molte di esse sono poi genetiche.
151
Le anime che hanno iniziato la costruzione del loro paradiso
diventano amore, ossia tensione sempre crescente verso la ricerca
delle oscillazioni sincrone nel dominio di coerenza del vuoto, che
sono DOMINANTI in natura e negli atri, nessuno escluso; una
tensione che ci permette di guardare il creato e gli altri con gli occhi di
Dio, QUI CHARITAS EST, che vigila incessantemente sulla nostra
vita, ci insegue e ci ama, fino al punto di donarci il suo Flatus: lo
Spirito Santo QUI HABITAT IN NOBIS. Allora, per misericordiam
Eius vivremo per ipsum cum ipso et in ipso. Potremo allora scoprire e
vivere l’ordine e l’armonia nel creato e nel fenomenico, la bellezza
insita in tutte le creature, costituita dalle intime e pure vibrazioni,
tipiche di quelle del vuoto. Emozioni immanenti ed eterne,
sperimentate dai santi e dai saggi e che costituiscono la finalità ultima
implicita nel principio antropico (Cap. 7) che governa la storia
dell’universo e di ciascuno di noi.
(iii) – Perché la morte:
L'acqua è un insieme di due fluidi: c'è una parte dello spazio nel quale
le molecole oscillano in fase (domini di coerenza) ed altre regioni,
caratterizzate da fluttuazioni termiche particolarmente intense (domini
di non coerenza), in cui le molecole si muovono disordinatamente
come in un gas. Le molecole diverse dall’acqua, non possono entrare
nel sistema coerente a causa dell’esiguità dei suoi interstizi; entrano,
però in quelli di non coerenza, la cui dimensione è pari a quella delle
macromolecole biologiche. Ecco perché la vita ha una temperatura
minima al di sotto della quale non si può scendere; calando la
temperatura, la parte non coerente sparisce, e gli interstizi, diventando
troppo piccoli, non possono più ospitare le molecole, diverse
dall’acqua, necessarie agli organismi viventi. Con la morte del corpo,
scompare il dominio di incoerenza dell’acqua del corpo e quindi anche
quello dell’acqua cerebrale. Resta soltanto il dominio di coerenza, dal
quale le onde-anima, registrate nella memoria cerebrale e liberate
dall’interferenza delle onde non coerenti, possono più agevolmente
essere indotte nel dominio di coerenza del vuoto. La morte è quindi
una transizione necessaria per l’ingresso delle onde-anime nella vita
eterna del vuoto. la necessità della transizione di fase è connessa
all’impossibilità per qualsiasi massa di viaggiare alla velocità della luce,
velocità alla quale si propagano le anime nel dominio di coerenza del
vuoto;
152
il passaggio pensiero-anima è un momento felice che può trova la sua
massima realizzazione soltanto nello spazio infinito del vuoto, che le
anime occupano completamente;
il distacco felice dell’anima dal corpo non soddisfa soltanto l’esigenza
dell’anima a vivere paesaggi ad essa più consoni, ma è un
ammaestramento ed un invito ai mortali a prendere le distanze dal
contingente ed a meditare sui valori essenziali della realtà, ai quali ci si
può avvicinare seguendo la scienza, l’arte, la religione e la cultura in
genere.
Dimostrata l’analogia, se non l’identità, dei risultati di tutte le
espressioni del pensiero con quelli del modello proposto,
probabilmente la sua lettura critica potrebbe costituire un utile
strumento iniziale di interpretazione del fenomenico fisico e spirituale.
La trasmissione delle onde
I risuonatori, in natura, sono ricetrasmittenti passivi, nel senso che
ritrasmettono, secondo il secondo principio di kirchooff, soltanto le
frequenze che essi assorbono. Il cervello, invece, è un risuonatore
attivo, perché si adatta e si modifica in modo da risuonare con più
vibrazioni. Tale flessibilità è molto dipendente dalla volontà e
dall’esercizio, facoltà entrambe “attive” che modulano la capacità
ricetrasmittente, proprio in quanto in biologia la funzione fa l’organo.
Il cervello di tutti esercita quelle funzioni che servono alla
sopravvivenza fisica, elaborando quelle onde sostanziali esterne e
trasformandole in stimoli per la funzionalità fisiologica dell’organismo.
Anche questa funzione elaboratrice è però legata all’esercizio, per cui
una persona, per esempio dedita all’alcol, lo desidera e lo assume in
quantità sempre maggiore, per cui riduce, fra l’altro, la propria
sensibilità cerebrale diretta verso altri stimoli, in modo da avvertire
meno lo stimolo della fame e perfino quello del sesso.
Un fumatore indirizza il senso del gusto verso la caffeina, mentre
attenua sempre più l’appetito dei cibi, per cui, se smette di fumare, il
gusto verso gli alimenti cresce e la sua soddisfazione può condurlo
all’obesità. Una persona costretta a vivere per lungo tempo al buio,
non esercitando la funzione visiva, diventa cieca; nel contempo, la sua
sensibilità si sposta verso il senso del tatto, che poi cresce con
l’esercizio.
153
La ricetrasmissione può anche verificarsi fra onde interne
all’organismo. Per comprendere meglio questo meccanismo giova
premettere alcuni elementi di fisica. La mancanza di ordine presente in
un sistema è definita genericamente come disordine; la termodinamica
ha sostituito tale termine “indefinito” con un un parametro
quantizzabile: l’entropia positiva.
Si può facilmente osservare che i moti turbolenti nell’acqua aumentano
con la sua temperatura. Questa energia non è però del tutto
utilizzabile, in quanto i moti turbolenti in seno al fluido bollente sono
incoerenti, per cui, in gran parte, si elidono a vicenda per interferenza.
L’acqua però diventa vapore, di cui si utilizza la forza espansiva. Il
sistema tende alla sua condizione di energia minima attraverso
l’espansione del vapore che ne riduce la temperatura, e lo fa
condensare cioè raggiungere la sua condizione di energia minima.
La variazione di entropia di un sistema fluido, espressa da ΔS è dato
dal rapporto fra la variazione di calore somministrato al fluido ΔQ e la
sua temperatura assoluta T (contata dallo zero assoluto = - 273.15 °C).
Il terzo principio della termodinamica afferma che l’entropia di un
sistema decresce con la sua temperatura T, ossia proprio il contrario di
quanto risulta dal predetto rapporto ΔS = ΔQ/T.
Per superare questa contraddizione, lo stesso Nernst, chimico tedesco
formulatore del predetto principio, dovette ammettere l’esistenza di
vibrazioni (di punto zero) che oscillano in fase. Tale assunto, è stato
recentemente sviluppato da Giuliano Preparata dell’Università di
Milano, sostenitore della teoria dell’elettrodinamica coerente, il quale
ha scoperto i domini di coerenza, cioè di onde che oscillano in fase,
nell’acqua. I sistemi laser, oggi entrati nell’uso comune, traggono la
loro intensa energia dalla messa in fase delle oscillazioni, per cui i
domini di coerenza hanno energie elevatissime.
Si è detto prima, che il pieno coesiste col vuoto, il cui volume è
miliardi di volte maggiore, perciò l’acqua coesiste col suo vuoto e le
sue vibrazioni coerenti possono trasmettersi, per induzione, a quelle
del dominio di coerenza del vuoto.
Un esempio di trasmissione che avviene attraverso i domini di
coerenza dell’acqua è quello della riproduzione sessuale. Il cervello di
un maschio, eccitato dalle onde visibili emesse da un corpo femminile,
trasforma quelle onde in immagini che stimolano i meccanismi
preposti alla soddisfazione del secondo principio fondamentale della
biologia, che produrranno poi l’acqua seminale nella quale fluiscono gli
154
spermatozoi. Quest’acqua ed i segnali genetici, veicolati nei domini di
coerenza, verranno poi a contatto con i domini di coerenza dell’acqua
amniotica, in modo che nell’ovulo fecondato saranno presenti i
caratteri psicofisici di entrambi i genitori.
Un altro esempio è costituito dal legame madre-figlio. La mamma
interagisce, ossia comunica col suo feto, dalla fine del secondo mese di
vita e fino alla nascita mediante le onde del dominio di coerenza del
liquido amniotico e perciò l’interazione madre-feto avviene nel range
di queste frequenze.
Queste onde verranno poi indotte nel dominio di coerenza del vuoto
dell’acqua, e quindi nel vuoto cosmico, dove vengono amplificate, per
risonanza, da onde sincrone e vi permangono in eterno, costituendo il
range di frequenze nel quale avviene la ricetrasmissione fra la madre ed
il figlio, e si esprime l’amore materno.
Una donna genera, però più zigoti e perciò distribuisce l’energia
dell’interazione su di una gamma ampia di frequenze.
La ricetrasmissione può anche avvenire fra due persone distanti fra
loro. E’ stato infatti osservato che un gemello monocoriale, senza
alcun collegamento con l’altro gemello, gli trasmette a distanza
informazioni significative come un forte dolore traumatico oppure lo
shock subito a seguito di un grosso evento casuale, non correlabile alla
sua evoluzione. Si tratta di una empatia finora non spiegata e che può
interpretarsi secondo il presente modello.
I due gemelli monocoriali provengono, infatti, da uno stesso ovulo
che, dopo la fecondazione, ha subito un processo di divisione.
Entrambi vivono nel liquido amniotico dello stesso ovulo per molti
mesi e comunicano fra loro attraverso le loro onde trasmesse mediante
il dominio di coerenza dell’acqua amniotica, abituandosi così a
sintonizzarsi su quelle frequenze che erano poi anche captate, per
induzione, dal dominio di coerenza del vuoto dell’acqua amniotica.
Il vuoto funge cioè come uno specchio materiale che riproduce le
onde in esso indotte dal dominio di coerenza dell’acqua.
Una volta venuti alla luce, i due bambini prima e le due persone dopo,
hanno continuato a selezionare, trasmettere e captare quei segnali
utilizzati durante la fase embrionale, segnali che hanno continuato a
propagarsi nel dominio del vuoto. Ecco perché un segnale significativo
emesso da un gemello monocoriale è avvertito anche dall’altro.
Il ricetrasmittore cerebrale riceve anche onde che riescono a
richiamare, per risonanza, dalla memoria cerebrale onde
155
“rimembranti” ivi conservate, ma con ampiezza e quindi energia così
esigua da risultare compatibile con la struttura cerebrale (Palumbo
2006a).
Sul significato di verità
Giova premettere alcune considerazioni in merito al concetto di verità.
Da Galileo in poi, una verità scientifica è quella che, intuita
dall’exploratory analysis, viene poi verificata dalla confirmatory
analysis (Tuckey 1977). Secondo il modello proposto, una radiazione
e.m. sostanziale esterna è vera in quanto ne possiamo misurare i
parametri (frequenza, ampiezza e fase) che la caratterizzano.
Quest’onda colpisce l’occhio il quale trasmette al cervello un segnale,
che esso trasforma in colore, cioè in realtà sensibile o ideale.
Noi non possiamo misurare il colore che il cervello ha inventato e
pertanto esso non sarebbe vero. Esso ci consente, però, di riprodurre
la sua immagine ideale; cosa che attuiamo facilmente scegliendo, fra i
pastelli colorati, quello che ha il colore azzurro e lo riproduciamo su di
un foglio da disegno. L’azzurro da noi dipinto emette una radiazione
e.m. che ha presso a poco le caratteristiche dell’onda sostanziale
iniziale. Infatti, l’onda sostanziale esterna ha una lunghezza d’onda ben
precisa, mentre il colore del nostro pastello ne ha una, a caso,
compresa nell’intervallo fra 0.455 e 0.490 micron.
L’approssimazione diventa dieci volte maggiore se si utilizza la quarta
cifra decimale, per diventare enorme se si pensa che i colori esterni e
quelli riprodotti sono una mescolanza di colori. La macchina
fotografica, diversa dal cervello, riproduce immagini molto più
prossime a quelle ricevute e quindi costituirebbe uno strumento molto
più raffinato di quello cerebrale. Nessun cervello può avere una
capacità di discriminazione così sottile, ma la grandezza dell’universo e
dell’uomo risiede proprio nell’imperfezione, sinonimo di tendenza
verso.
A questo punto entra la filosofia e ci ricorda che G.B. Vico, nato a
Napoli 26 anni dopo la morte di Galileo, probabilmente poco
informato sull’opera del Pisano, ne perfezionava il pensiero, con la sua
affermazione verum et factum convertuntur, che equivale all’altra verum
ipsum factum, secondo le quali il vero si identificherebbe col fatto,
precisando così che l’uomo può conoscere soltanto ciò che è in grado
di produrre, cioè la sua realtà ideale.
156
Egli propone cioè una conoscenza dal significato aramaico di
possesso, che equivale a quella del presente proposto, secondo il
quale, l’uomo ignora la realtà sostanziale, l’onda che ha colpito
l’occhio, ma può soltanto conoscere quella ideale prodotta dal suo
cervello, che non è la stessa anche se si avvicina a quella sostanziale.
Ecco perché il cervello conosce, ossia ama e possiede in senso
aramaico ciò che esso produce.
L’onda ideale non è il semplice prodotto di una trasformazione di tipo
matematico, geometrico o fisico, ma è il frutto di una elaborazione
assai complessa, nella quale intervengono le caratteristiche di quel
cervello, del suo patrimonio genetico ed acquisito e delle circostanze
ambientali spazio-temporali. Per cui l’onda ideale è soggettiva ed è più
o meno prossima a quella sostanziale.
Una conferma di ciò si ritrova nelle opere d’arte. Un quadro che
riproduce un paesaggio è molto diverso ed esprime molto di più di una
fotografia del paesaggio, perché la prima è il prodotto di una
trasformazione fisica e l’altra è il risultato di una elaborazione cerebrale
molto complessa.
L’immagine ideale, che corrisponde alla conoscenza vigile di Freud,
stimola reazioni soggettive volte alla soddisfazione dei principi della
biologia. Le emozioni destate dal quadro hanno caratteristiche di
universalità perché stimolano reazioni non finalizzate alla particolare
esigenza del singolo in quel momento, ma suscitano emozioni, sentite
più o meno da tutti, richiamandole dalla memoria genetica di tutti,
ossia dal subconscio di Jung.
Il cervello riceve però informazioni, ossia stimoli, da onde esterne
molto più complesse di quelle rappresentate da un’immagine.
Nell’elaborazione cerebrale di queste, la componente del patrimonio
genetico ed acquisito e l’esercizio dell’interazione sono largamente
prevalenti, di conseguenza, la reazione è molto marcata ed articolata e
soltanto poche persone riescono in qualche modo a viverle e
riprodurle. La loro conoscenza, quella superiore degli Avatar, e quella
delle anime del presente modello spiega anche il perché del numero
limitato di artisti, di pensatori e di mistici.
Caratteristiche delle onde ricetrasmesse
Dal punto di vista fisico, occorrerebbe caratterizzare queste onde, che
possiamo definire “pregiate”, cioè assegnare ad esse la frequenza e la
157
lunghezza d’onda. Per quanto esposto nel prossimo paragrafo, la
frequenza di queste onde potrebbe essere maggiore di 1030 Hz, e
quindi ben oltre lo spettro delle radiazioni cosmiche.
Indipendentemente da ciò, si può provare a seguire la confirmatory
analysis, attraverso gli effetti di queste onde, cioè secondo la fisica dei
fenomeni virtuali.
Il principio secondo il quale il vero coinciderebbe col verificabile è
stato oggi superato dal pensiero scientifico, in quanto esso negherebbe
l’indirizzo stesso della scienza, che verifica soltanto dopo, ipotesi
avanzate in precedenza. Esso è stato anche confutato nel precedente
paragrafo, nel quale è stato mostrato che la sola conoscenza che il
cervello può conseguire è quella ideale da esso prodotta e che è molto
diversa da quella sostanziale esterna che l’ha eccitato.
La realtà ideale osservata, non è universale, in quanto varia da
momento a momento e da una persona all’altra, non riproduce quella
sostanziale eccitatrice e non è misurabile, per cui non può superare la
confirmatory analysis.
D’altra parte, accanto a vibrazioni sostanziali ordinarie e misurabili,
che il cervello trasforma in onde ideali (immagini sensibili), non si può
escludere a priori l’esistenza di altre onde “pregiate”, ad elevata
frequenza ed ampiezza esigua, (stimoli) non ancora scoperte, che
eccitano il cervello e ne estendono lo spettro ricetrasmittente. Basti
ricordare, in proposito, che l’ampiezza dello spettro delle onde e.m.
conosciute è cresciuto a mano a mano che la scienza progrediva.
Queste onde (stimoli pregiati) difficilmente potranno essere osservate
in futuro, perché presumibilmente appartenenti a quelle in grado di
far funzionare più del 90% delle facoltà cerebrali improduttive. La
tecnologia futura potrà,
però indagare sulle loro oscillazioni
quantistiche, perché di frequenza 1017 volte inferiore.
Si cercheranno ora gli effetti prodotti da tali onde. Essi si possono
osservare nelle opere d’arte, frutto della captazione di tali onde, che
l’artista coglie, elabora, trasforma e trasferisce nella sua opera,
esprimente proiezioni verso entità universali come l’immaginazione, lo
stupore, le emozioni, l’amore, la felicità e l’estasi, che in misura assai
ridotta sentono un po’ tutti.
Questa capacità di risuonare con questi stimoli può essere genetica,
come quella di Leopardi e di Mozart, che poi venne sviluppata con la
cultura e l’esercizio, ma può anche essere in gran parte acquisita, come
accadde a S. Agostino ed a Behetooven.
158
In maniera analoga ed opposta se, come accade all’alcolizzato ed al
drogato, il cervello di una persona si abitua ad esercitare e risuonare
con quegli stimoli “pregiati”, appartenenti a particolari regioni dello
spettro, questi ne sviluppano la capacità selettiva. Ciò avverrà a spese
delle altre facoltà, che risulteranno meno esercitate e quindi si
attenueranno. Ecco perché spesso artisti, filosofi e scienziati appaiono
“strani”, in quanto poco reattivi agli stimoli ordinari.
Quando questa evoluzione si sarà sviluppata al punto da concentrare
del tutto la selettività e la predilezione verso queste nuove onde
pregiate esterne, allora le onde forzate del pensiero, già potenzialmente
intense perché ad altissima frequenza, si amplificheranno e riusciranno
a staccarsi dal cervello generando per partenogenesi la sua ANIMA,
capace di vivere autonomamente nel dominio di coerenza del vuoto.
Forse qualche esempio giova a chiarire meglio questo passaggio.
Nessun compositore utilizza note musicali ipoteticamente situate a
destra dell’ultima ottava di un pianoforte ordinario, perché lo
strumento non ne è dotato e perché tali note sono lontane dallo
spettro dell’udibilità. Il compositore sente queste note e quindi
l’esistenza (exploratory analysis). Allora egli affida questo compito al
pittore il quale risuonerà con le onde dello spettro del visibile.
Entrambe queste composizioni sono però onde che modulano un
messaggio (onde) appartenente al range dello spettro “pregiato”, in
maniera analoga alle onde acustiche emesse da un microtelefono ed
affidate alla corrente fluente nel cavo telefonico che poi le trasporta a
distanza.
Queste onde “pregiate” eccitano ed amplificano per risonanza
nell’ascoltatore e nello spettatore (virtual confirmatory analysis)
vibrazioni preesistenti nella sua memoria cerebrale con ampiezza
estremamente esigua perché la loro energia fosse compatibile con la
struttura del cervello.
La comunicazione fra le anime
Il mondo vegetale presenta la sua massima espressione estetica nei
fiori, il cui nettare viene elaborato dalle api (mondo animale) che lo
trasformano, in maniera immanente, in miele e cera necessari,
rispettivamente alla loro sopravvivenza invernale e per la deposizione
delle uova. La cera subirà anche una trasformazione catastrofica
bruciando e producendo quindi anidride carbonica ed altri gas (che
159
tornano all’inerte) e la luce, costituita da radiazioni e.m., ossia da quei
fotoni che generarono la prima cellula.
Le frequenze tipiche del vivente hanno valori intorno ad 1 Hz, quelle
del visibile intorno a 1015, sicché questa trasformazione ha aumentato
di 1015 la frequenza iniziale del mondo delle api e della cera.
Il mondo animale produce la sua espressione più pregiata nel cervello
dell’uomo. Esso riceve le informazioni sostanziali esterne (onde e.m.)
che trasforma in informazioni ideali che esso poi coordina e trasforma
nel pensiero, una facoltà che gli consente la sopravvivenza e la
discendenza, prima di tornare, come gli animali, all’inerte con la morte
del corpo.
Il cervello può anche subire una trasformazione catastrofica,
allorquando il suo pensiero esprime e produce onde più pregiate, cioè
a maggior frequenza di quelle prodotte prima, le quali avevano la
funzione simile a quella del mondo animale rivolta a soddisfare i due
principi della biologia. Le informazioni, ossia le onde in comune con
quelle degli animali hanno caratteristiche statiche, in quanto non si
evolvono col tempo. Quelle più pregiate hanno un’intensità capace di
trasmettere la loro informazione alla comunità ed evolvono con la
civiltà, destinata a diventare la Civitas Dei di S. Agostino.
Le onde del pensiero del singolo uomo non esauriscono la propria
funzione di trasferimento dell’informazione nella civiltà, ma si
trasmettono anche al dominio delle vibrazioni coerenti del vuoto,
tornando quindi, analogamente al fotone prodotto dalla combustione
della cera, al dominio di provenienza.
Nel passaggio dal fiore al fotone si è avuto un aumento di frequenza
dell’ordine di 1015, pari a quella che colpisce l’occhio umano.
Nell’ipotesi molto restrittiva che il predetto incremento di frequenza si
verifichi anche nel passaggio dalle onde sostanziali del visibile a quelle
che si proiettano al di fuori del cervello, queste avrebbero una
frequenza dell’ordine di 1030 e quindi estremamente più elevata di
quella delle radiazioni cosmiche note.
Le onde anima avrebbero, pertanto, una frequenza tipica delle stringhe
bosoniche e quindi prive di massa, le cui corrispondenti onde
quantistiche associate hanno una frequenza 1017 volte inferiore, pari a
1013Hz, nell’ultrarosso, mediante le quali le anime potrebbero
comunicare con il nostro cervello.
L’anima, ossia le nostre onde forzate, che interagiscono con quelle
degli altri nella fase transitoria della realtà presente, costituita da
160
domini di coerenza e di incoerenza (entropia negativa e positiva),
interagiranno molto meglio nell’altra fase della realtà, dove
scompariranno i domini dell’incoerenza e le onde forzate potranno
propagarsi insieme ed indisturbate nel dominio di coerenza del vuoto.
Non è necessario, però attendere anche il nostro il passaggio all’altra
fase, in quanto anche nella fase presente è possibile interagire con le
onde delle anime dell’altra fase, note a noi, perché da esse trasmesseci
durante la loro fase dell’esistente concreto, ed impresse nella nostra
memoria cerebrale dalla quale possiamo richiamarle e convivere con
esse. Tutto ciò in maniera più significativa, perché l’interazione non è
più costretta dallo spazio e dal tempo.
( Durante la loro vita, l’incontro con le persone era infatti poco
frequente, mentre ora può essere perenne; prima esse emettevano stati
d’anima talora incoerenti ed espressioni con entropia positiva, mentre
ora le loro onde sono pure e coerenti e sono presenti nella loro piena
luce bianca battesimale. Ciò perché soltanto le onde sincrone con
quelle del dominio di coerenza del vuoto possono introdurvisi. Teresa
di di Lisieux, dottore della chiesa e Santa Faustina Kowalska esortano
a collegare le nostre onde oranti con quelle della coerenza infinita
dell’Amore Misericordioso, per attingere tutta l’energia desiderata.
161
162
CAPITOL0 15
La legge della natura e dell’uomo
La legge naturale interna
L’inerte è regolato rigidamente dalle leggi della fisica e della chimica; la
biologia dai due principi fondamentali della conservazione
dell’individuo e della specie, che sono rigorosamente seguiti dal
mondo vegetale. L’osservanza dei principi diviene però sempre più
“elastica” nel mondo animale, dove l’elasticità cresce con l’evoluzione
delle specie, in cui quelle superiori sono regolate dai principi della
selezione naturale e della riproduzione sessuale. Questi ultimi
assicurano, infatti all’individuo un ruolo più partecipativo, legato alla
sua volontà.
E’ stato osservato, che alcune larve di vermi appena venute a contatto
con le prime sostanze che incontrano le consumano in maniera
esclusiva per tutta la vita, forse perché temono potenziali insidie in
altre sostanze, sviluppando col tempo il loro appetito selettivo verso
quelle erbe.
Anche in molte specie del regno animale, l’abitudine a nutrirsi sempre
di particolari sostanze, attenua gli stimoli verso altri alimenti,
assecondando un altro principio della biologia, il quale afferma che la
funzione fa l’organo, ossia che è l’esercizio a sviluppare lo stimolo.
Questi principi regolano, dall’interno gli stimoli degli animali, i quali,
una volta sazi non cercano ed aggrediscono altre prede. La stessa cosa
avviene per il secondo principio della biologia, che viene osservato
durante i brevi intervalli di tempo di fecondità della femmina, a
significare che il loro istinto sessuale, poco esercitato, ha bisogno dello
stimolo forte, generalmente olfattivo, per essere eccitato. In assenza di
questa regolazione interna l’animale si nutrirebbe e riprodurrebbe
continuamente, con ciò pregiudicando la sua salute e la sua stessa
sopravvivenza, come sta accadendo all’uomo di oggi, obeso ed alla
ricerca di rapporti diversi da quelli naturali eterosessuali.
Nelle prime comunità umane, la ragione si sostituisce a questi
meccanismi, dotandosi di regole, sempre interne , dettate dalla
convenienza e dall’opportunità, categorie economiche, che ingiungono
rapporti più dinamici legati alla mutevolezza delle condizioni
ambientali.
163
L’homo sapiens, ha a disposizione una vasta gamma di prodotti
alimentari, dei quali può nutrirsi, sviluppando lo stimolo dell’appetito
per cui egli diviene onnivoro. Contemporaneamente, la sua eccitazione
sessuale non proviene soltanto dal senso dell’olfatto, ma al contrario,
dall’esercizio e dal conseguente sviluppo di tutti gli atri sensi, che
implicano il coordinamento da parte dei sistemi cerebrale ed
immunitario e quindi dal soma corporeo, per cui questo sesto senso (il
sesso) è più sviluppato rispetto a quello degli animali ed è sempre
attivo, al pari degli altri cinque sensi.
La legge razionale esterna
Dieci secoli fa, con l’introduzione e l’utilizzo della pastorizia,
nell’homo sapiens sapiens gli istinti, non più regolabili dall’interno,
avrebbero potuto compromettere la sopravvivenza della specie, per cui
egli introduce la legge: un dispositivo razionale esterno al singolo
uomo.
La legge esterna, nella sua stessa definizione di essere uguale per tutti,
non riconosce le istanze genetiche e culturali del singolo e non può
intervenire sui meccanismi interni di ciascuno, come avveniva nei
primitivi, i quali regolavano il loro comportamento in relazione alle
mutevoli condizioni ambientali, per cui, nella legge ebraica ed in quelle
di alcuni popoli, un’adultera va comunque lapidata, mentre un adultero
no.
Ciò perché l’uomo aveva introdotto la triade nozze tribunali ed are,
trasferendo il potere del giudizio ad enti esterni al soggetto, che non
conoscono il suo DNA né le condizioni ambientali ed applicano un
codice, un INPUT memorizzato, che punisce il reato in base alla sua
gravità ed alla sua reiterazione.
La scuola giuridica italiana del Lombroso e del Beccaria, mettendo in
luce l’imperscrutabilità di ogni uomo e l’enorme diversità fra un uomo
ed un altro, dimostrerà che nessuna legge può essere universale, cioè
uguale per tutti e nessun uomo è in grado di giudicare un altro uomo.
Queste tesi non hanno però inciso sensibilmente sull’impostazione
della giustizia.
Questa resta ancorata ai “principi”, come nel diritto romano, oppure al
comportamento della maggioranza, come nel diritto napoleonico.
La proiezione di questi principi al mondo moderno, mostra ancor più
che l’assolutezza dei “principi” ed il comportamento delle masse non
164
sono più invocabili, in quanto i principi sono oggi quelli del
Capitalismo ed il comportamento della maggioranza è imposto dai
mass-media che lo indirizzano verso i simboli dell’opulenza.
In pratica, la legge scritta dal più forte, e basata sull’ignoranza imposta
dalla scuola ai cittadini, arma gli eserciti e li avvia alla guerra cruenta
per imporre, con la forza, una democrazia ipocrita, asservita alla
ricchezza, ed a quella incruenta condotta dal regime economico, che
costringe il più povero alla morte per fame, un delitto assai più
crudele, perché subdolo e silenzioso, che il povero disarmato può
soltanto subire.
La legge esterna fondata sulla ragione ha pertanto fallito il suo scopo.
I risultati della legge esterna
Per la filosofia di tutti i secoli, l’unica legge naturale ed efficace è quella
che viene dall’interno dell’uomo, la sola che egli riconosce ed osserva.
Ad una società che persegue fini economici e che spende ingenti
risorse per parlamenti, tribunali, polizia e carceri, converrebbe, la
prevenzione investendo in educazione e formazione civica e spirituale
dei cittadini, invece di insistere soltanto nell’infruttuosa repressione e
nel potenziamento degli istituti di pena. Essi, in teoria, dovrebbero
redimere il detenuto, mentre il povero carcerato, accusato di presunti
piccoli reati, spesso poi riconosciuto innocente, è costretto a subire il
regime interno imposto dallo strapotere del delinquente più forte della
camerata e da quello di una magistratura lenta ed inefficiente.
Oltre a questo spettacolo interno, egli assiste a quelli televisivi, che gli
propongono modelli di opulenza, di violenza, di sesso e di corruzione
della classe politica. Allora egli, in carcere, ha il tempo che fuori non
aveva e comincia a porsi domande inquietanti. Perché una classe ricca
e numerosissima di politici super pagati e superprotetti, che si
proclamano missionari volontari al servizio gratuito della comunità e
per questo chiamati dai cittadini a dedicare gratuitamente tutto il loro
tempo, sono legati alla loro missione di dedizione e di amore al punto
da combattersi fra loro accanitamente e senza esclusione di colpi ?
Perché nessuno indaga sui profitti derivati dalla loro missione ? Egli
raffronta poi questi missionari con quelli di tutte le religioni, dei
volontari laici, dei medici senza frontiera e di quanti rischiano la
propria vita in cambio di nulla per alleviare la sofferenza altrui e trae
delle conclusioni a dir poco diseducative. Non parliamo poi dei veri
165
delinquenti, i quali nelle carceri trovano quella scuola, che fuori non
hanno potuto frequentare e che radicano il convincimento della
legittimità dei loro comportamenti.
Altro che redenzione, altro che perseguimento di fini economici
promossi dal potere ! Siamo qui di fronte ad una realtà
incomprensibile perché illogica, fatta di spreco e di stupidità, che ha
per fine ultimo il proselitismo della delinquenza e della
microcriminalità.
Ad altro spreco si assiste nella scuola, la quale ha appena il tempo di
informare, mentre il suo compito sarebbe quello di formare i cittadini.
In Italia, il numero delle ore destinate all’insegnamento è pari ad 1/6 di
quelle prestate dai lavoratori pubblici e a 1/10 di quelle spese dai
professionisti e dai commercianti. Tanto che, il Ministero, per
mascherare questa differenza costringe i poveri insegnanti a spendere
moltissime ore in riunioni ed altri inutili adempimenti burocratici.
Nelle università le cose vanno ancora peggio, ma il regime non ha
alcun interesse elettorale o ideologico a cambiare le cose, per cui il
prodotto ultimo è attestato dalle statistiche degli Istituti internazionali,
che però il potere ignora e delle quali nessuno è informato.
Ecco il prodotto della legge esterna.
La filosofia e la legge
Contro il comportamento ed i risultati della politica attuale, si leva,
come vox clamans in deserto hominum il messaggio della filosofia.
Secondo Platone, lo scopo primario dell’uomo è quello di elevarsi con
l’anima al mondo eterno delle idee, del bene, della bellezza e
dell’amore. Egli, nel Filebo, riconosce che il bene per l’uomo è un
misto di ragione e di piacere, che possono essere armonizzati
dall’intelletto, il solo in grado di porre, dall’interno un limite al piacere
illimitato.
Aristotele riprende il pensiero di Platone identificando il sommo bene
con la felicità, un’altra facoltà interna del sistema cerebrale che,
secondo il filosofo di Stagira, consiste nel vivere secondo ragione, un
traguardo che si raggiunge con la pratica delle virtù intellettive ed
etiche, le quali, da una parte realizzano il giusto equilibrio fra le
pulsioni interiori e l’ambiente, dall’altra promuovono la giustizia, la
magnanimità, la generosità, il coraggio etc.
166
Una sintesi del pensiero platonico ed aristotelico si trova in Plotino,
secondo il quale l’uomo è partecipe del mondo della natura, ma ha la
possibilità di risalire i gradini che lo conducono alla luce, in
un’elevazione conoscitiva che permette di unirsi all’intelletto, a mezzo
del quale si raggiungono le virtù della bellezza, dell’amore e della
dialettica.
Queste virtù modereranno le passioni e supereranno l’imperfezione
del male. La bellezza lascia intuire l’intelligibilità della realtà sensibile,
perché rivela la presenza delle idee nelle forme corporee. L’amore
conduce verso la natura del bene, oltre i limiti del sensibile.
Tuttavia queste virtù sono necessarie ma non sufficienti per
l’elevazione completa dell’uomo. Solo nell’estasi, l’uomo ignora ogni
cosa, dimentica tutto per giungere “ad un tratto senza sapere come” fino
alla luce dell’Uno. Nell’estasi ci ripieghiamo su noi stessi e non abbiamo
nessuna parte di noi che non sia in contatto con Dio”
Immanuel Kant può definirsi l’antesignano della morale laica moderna.
Egli è vissuto in piena era deterministica che affermava il riduzionismo
scientifico, secondo il quale era possibile conoscere ogni cosa, a partire
da quella dei suoi componenti elementari, un concetto ben sintetizzato
da Laplace.
Prima ancora della comparsa sullo scenario della scienza delle tre “c”
(complessità, caos e catastrofi), Kant aveva intuito il fallimento della
visione meccanicistica ed individuato un “Intelligent Design”
nell’universo, nel quale trova posto la libertà della moralità dell’uomo.
Io non mi approprio di un oggetto che non mi appartiene, non per la
paura di infrangere la legge scritta esterna a me e quindi di subirne la
pena, ma perché quest’azione è estranea all’Intelligent Design, e quindi
all’imperativo categorico interno a me.
Egli sposta così la legge imposta dall’esterno e quindi trascendente al
soggetto, verso una legge interiore e per questo trascendentale, ispirata
ad un imperativo, che il soggetto impone liberamente a se stesso,
perché ne ravvisa la giustezza fondata su di un ordine universale insito
nell’Intelligent Design.
Questa visione, riservata a pochi eletti, alimenterà, purtroppo, in folli
dittatori incolti, come Stalin, Hitler e Bush il convincimento della loro
superiorità intellettuale e morale (Il superuomo) che condurrà
all’integralismo culturale, tipico dell’inquisizione nel Medio evo,
dell’Islam, del nazismo e del comunismo, di quello economico,
167
contrabbandato per democrazia nei nostri giorni. Un modello che
vuole imporre agli atri con la forza delle armi e dei mass-media.
Un mostro, alimentato dalla presunta fondatezza di principi astratti,
ritenuti universali e reso potente dal convincimento di molti e perfino
di Stati. Un carro armato che, in forza propria, schiaccia tutto ciò che
incontra nel suo procedere, incurante dei micro esistemi che periscono
sotto i suoi cingoli.
La potenza di questo mostro autorizza lo sterminio di un’intera razza
umana, l’uso dei mezzi di distruzione di massa, l’impoverimento e la
morte di un numero enorme di poveri bimbi affamati nel terzo
mondo.
La scienza giudica la validità di una teoria dai suoi risultati. La morale
laica kantiana, che in teoria poteva perseguire la libertà e la felicità
interiore, producendo addirittura la negazione della vita, ha pertanto
fallito il suo obiettivo.
La nuova religione e la sua legge esterna
Giova osservare, che la morale kantiana aveva possibilità di successo ai
tempi di Kant, quando era facile incontrare cavalieri, gentiluomini,
uomini retti e distinti, cultori dell’onore, della letteratura, delle arti e
della conoscenza in genere, i quali esibivano la loro sensibilità interiore
nella delicatezza dei comportamenti, dei costumi e perfino nella
raffinatezza dell’abbigliamento. Personaggi scomparsi dopo la Belle
Epoque, a seguito della caduta degli eserciti degli Imperi Centrali e
della Wermacht a Stalingrado, ordinata dalla follia di Hitler. Essi
sarebbero stati oggi, comunque, messi da parte dai mas-media attuali e
dalla loro forza persuasiva che fanno della pubblicità l’anima del
commercio e riescono ad orientare effettivamente, con il loro
incessante martellamento, il comportamento delle masse e perfino le
facoltà dello spirito. D’altra parte, ai tempi di Kant, il potere
economico era modesto e la ricchezza dei pochi era accettata dalle
masse.
Oggi, la ricchezza è molto più diffusa, efficacemente pubblicizzata e
perseguita da tutti al punto da diventare la nuova religione: quella del
benessere, un miraggio che attira tutti gli uomini, inaridendone le
facoltà spirituali.
L’uomo moderno, infatti, dirige le sue aspirazioni e quindi abitua e
sviluppa la sua sensibilità verso gli stimoli derivanti dalle immagini
168
della comodità, della fruibilità e dell’opulenza. Di conseguenza, la
sensibilità verso i valori kantiani, oggi ritenuti idoli del passato, è stata
attenuata e perfino i pochi credenti non li ritengono più assoluti ma
relativi, cioè adattabili alle esigenze del singolo, col rischio della sua
generalizzazione, denunciata da Papa Ratzinger.
In questo modo, l’uomo moderno ritiene di aver abbattuto i vincoli
interni ed esterni che ne riducevano la sua presunta libertà e non si è
neppure accorto di avere con ciò sepolto la religione, la filosofia, l’arte
e la stessa scienza, potenziando soltanto quella tecnologia che darà,
insieme ai beni immediatamente fruibili, più forza al potente di turno,
che imporrà, col suo regime incontrastato, la negazione della libertà
del più debole.
Sul piano personale, il proselito della nuova religione, per conseguire
sempre più ricchezza, spende tutto il suo tempo, privandosi pertanto
della categoria naturale principale dell’esistenza, azzerando la
possibilità di fruire dei vantaggi derivanti dal denaro e dalla gloria del
potere ed inaridendo del tutto la sua sensibilità, non più esercitata,
verso la gioia derivante dalla scoperta e dal perseguimento dei valori
naturali semplici, a partire dai sentimenti.
Se la conquista della felicità è il vero scopo ultimo di ciascuno e della
collettività, allora si deve concludere che la nuova religione ha fallito.
Essa però non potrà arrestare l’evoluzione naturale descritta dal
Foscolo “una forza operosa le affatica di moto in moto; e l’uomo e le
sue tombe e l’ estreme sembianze e le reliquie della terra e del ciel
traveste il tempo”, che farà nascere, da questo nuovo sistema-regime,
la catastrofe naturale, nucleare oppure la singolarità tecnologica, la
quale, non più sorretta dalla scienza, lo farà implodere e tutto rientrerà
nell’Intelligent Design dell’universo.
Palumbo (2003) ha dimostrato che, al pari degli altri sistemi naturali,
anche quello sociale è un sistema dinamico, nell’accezione moderna
della matematica. Ha mostrato ancora l’inefficienza degli interventi
esterni e l’efficienza di quelli interni, i soli in grado di non far
degenerare i sistemi dinamici. Tale risultato ha permesso di mettere a
punto un modello matematico predittivo a lungo termine per la
previsione degli eventi naturali catastrofici, verificato con successo su
molti fenomeni estremi dei sistemi naturali, quali l’attività solare, il
clima, i terremoti, le eruzioni vulcaniche la salute del corpo umano e la
borsa.
169
L’applicazione del modello al sistema capitalistico attuale lascia
prevedere il verificarsi di una catastrofe nel futuro prossimo. Lo stesso
modello indica, però la possibilità di evitarla con interventi interni al
sistema stesso e che consistono nel ritorno ai valori e nella la
riscoperta del ruolo dell’uomo nell’evoluzione dell’universo, ruolo
spiegato in termini scientifici dal presente modello.
Occorre, per questo, una rivoluzione del pensiero, come quella
kantiana e quella cristiana, che parta dall’interno del singolo e della
società ed eviti gli errori storici del passato.
La rivoluzione francese abbattè la legge esterna dell’ancien regime,
sostituendola però con quella napoleonica, che fallì perché provocò un
numero enorme di vittime. Quella sovietica sostituì la legge esterna dei
Romanov con quella ben più cruenta di Stalin. La stessa cosa può dirsi
della rivoluzione culturale in Cina di qualche decennio fa. Due anni
orsono, l’Amministrazione USA ha abolito la legge di Saddam Hussein
in Irak imponendo dall’esterno la sua legge, con il risultato che il
numero delle vittime in quel paese è decuplicato.
La sola rivoluzione che porta frutti è quella interna suggerita da Kant e
dal Nazareno, che parte dal cuore dell’uomo.
A livello sociale, una rivoluzione efficace può ottenersi, in Europa,
riferendosi alla sua storia, alla sua cultura, ai suoi costumi ed ai suoi
valori, che sono quelli del cristianesimo. Di fatto, recentemente, un
presidente cattolico dell’Unione Europea non ha avuto il coraggio, che
gli avrebbe dato la forza di far inserire nella Costituzione Europea il
riferimento ai valori cristiani. Questo è un pessimo segno di debolezza
e di asservimento al Capitalismo imposto dagli USA dall’esterno con la
forza delle armi in Europa dopo l’ultima guerra; una debolezza che ha
convertito i comunisti ed i fascisti europei di ieri in neocapitalisti, con
ciò negando del tutto alcuni valori di quelle ideologie, come il senso
del dovere, l’amor patrio, la disciplina etc., che andavano invece
conservati.
La rivoluzione cristiana
Due secoli fa, Kant “giudicò”, cioè criticò e contestò la validità
dell’affermazione del pensiero scientifico e filosofico dei suoi tempi
sull’illimitata possibilità della ragione. Affermazione che egli superò
con l’intuizione del finalismo dell’universo, più tardi ribadito dal
170
principio antropico e dall’Intelligent design e che costituì la base della
sua morale, interna all’uomo.
Egli, forse inconsapevolmente, aveva ripetuto il messaggio della
rivoluzione cristiana di diciotto secoli prima, la quale aveva riscattato
coloro che erano sotto la legge esterna (la ragione) intervenendo sul
cuore dell’uomo.
Entrambe le visioni hanno radici lontane nelle idee innate di Platone,
forse riprese dai grandi Avatar delle religioni orientali, secondo i quali,
nell’informazione primogenia è già contenuto tutto il passato, il
presente ed il futuro.
La ricchezza trascendentale dell’uomo sarà ripresa dopo da S.
Agostino e dal neoplatonismo, per assumere una formulazione
scientifica nel presente modello.
Il cristianesimo si trovò di fronte al decalogo. Esso inizia con
un’introduzione “Io sono il Signore Dio tuo”, nella quale Egli
ribadisce soltanto di essere colui che è e quindi non esplicita la sua
natura. Esprime poi il suo rapporto col fedele, soltanto con il
pronome “tuo”, del tutto cripto.
Completa questa una prima affermazione, l’esortazione: non avrai altro
Dio al di fuori di me, che scongiura dal confondere l’idea di Dio con
immagini di questo mondo, riducendola agli idoli pagani: una
generalizzazione dei due principi della biologia (Mercurio, dio del
commercio, Marte, dio della guerra, Venere, dea dell’amore, etc.), che
negavano ogni proiezione escatologica.
Il secondo comandamento (non nominare il nome di Dio invano)
rafforza la precedente esortazione allontanando ancora la Maestà
Divina dal vivere comune e perfino dal linguaggio dell’uomo. Il terzo
comandamento (ricordati di santificare le feste) accanto al timore di
Dio, esorta ad osservare il riposo settimanale, per salvaguardare la
salute del corpo, in ciò collegandosi al primo principio della biologia.
Gli altri sette comandamenti invitano l’uomo a non commettere azioni
che provocherebbero la reazione degli altri, a suo svantaggio.
La legge ha pertanto uno scopo eminentemente umano, la cui
osservanza, interpretata a modo proprio, formerà uomini come il
fariseo, orgoglioso di essere superiore al povero pubblicano, al malato
ed al lebbroso, ritenuti ridotti in quello stato dall’inosservanza della
legge.
Si proverà a tradurre questa legge in termini psicologici e scientifici.
171
La nuova legge introdotta dal cristianesimo è quella che parte dal
cuore dell’uomo e risponde all’amore del Dio Padre, attraverso la
preghiera e l’amore per i fratelli.
La coscienza vigile di Freud può identificarsi con la trasformazione
degli stimoli esterni, ossia delle onde sostanziali esterne, da parte del
cervello, in onde ideali coordinate dal cervello e diventate ondepensiero volte alla soddisfazione dei principi della biologia.
Il cervello non memorizza queste onde, in quanto ritiene l’operazione
inutile e superflua, data la sovrabbondante e sistematica presenza di
questi stimoli esterni e la naturale predisposizione dell’organismo ad
elaborarli.
Altre onde (più pregiate), capaci di stimolare reazioni diverse da quelle
biologiche, come quelle derivanti dall’ascolto di un concerto, perché
(a) inusuali e ricoprenti un ampio spettro di note e di motivi, e (b)
registrate nel DNA che ricorda le lontane originarie vibrazioni coerenti
del vuoto, delle quali il brano musicale ripropone l’armonia, vengono
memorizzate dal cervello e costituiscono il subconscio universale di
Jung.
Talora queste ultime, possono assumere un’energia tale da distaccarsi
dal cervello e vivere autonomamente, alimentate ed amplificate dalle
vibrazioni sincrone e coerenti del vuoto diventando la coscienza
superiore degli Avatar, che il presente modello definisce anima.
Si può tentare di proiettare le precedenti affermazioni sul piano pratico
e concreto, partendo da un esempio.
Se Mozart, per compiacere una sua ipotetica innamorata, avesse
eseguito per tutta le vita soltanto alcune canzonette gradite da lei, le
sue opere non sarebbero state inserite nella storia della musica. La fede
trasmessagli imperiosamente dal padre e l’esercizio della volontà gli
sono, invece valsi per la conquista di spazi di felicità derivanti dalla
soddisfazione delle sue ansie edonistiche e da lui trasmesse nelle sue
opere, esprimenti il suo subconscio e la sua coscienza superiore.
Analogamente, ciascun uomo può liberamente scegliere di limitarsi a
seguire la coscienza vigile, rappresentata dal coordinamento cerebrale
della soddisfazione degli stimoli biologici, oppure accettare l’Annuncio
che lo invita al perseguimento di ideali (la fede) e ad esprimere,
attraverso l’esercizio voluto delle virtù (amore, cultura, preghiera,
contemplazione ed estasi) il suo subconscio e la coscienza superiore.
172
Dio è Padre e come tutti i padri dimentica le debolezze dei figli,
mentre ricorda con orgoglio i loro successi e le loro buone opere. Ciò
è interpretabile secondo il modello proposto.
Le azioni cosiddette “cattive” derivano tutte dall’esagerata ed
innaturale soddisfazione dei principi della biologia, che conducono ai
malanni fisici, alla violenza contro gli altri e contro la natura,
rappresentati da onde incoerenti estranee al disegno dell’evoluzione. In
termini fisici, tali onde hanno fasi e periodi diversi ed interferiscono
fra loro, dando luogo ad un disordine che turba l’equilibrio interno e
quello esterno e non possono immettersi in un dominio coerente.
Al contrario, le onde coerenti, rappresentative della coscienza
superiore, sono coerenti e possono immettersi nel dominio di
coerenza del vuoto, ove permangono per sempre, costituendo il
paradiso costruito e scritto da ciascuno; un dominio che poi viene
inspirato dal Padre.
L’Annnuncio “Il Padre ci ama” è pertanto un invito all’eternità
armoniosa e gioiosa. Il peccato consiste nel rifiuto di tale invito e
nell’insistenza a sviluppare e ad articolare in modo abnorme le sole
onde dello spettro destinate alle funzioni biologiche. Segue che
l’inferno non esiste, ma consiste nell’annullamento delle facoltà che
trasformano le onde-pensiero in onde-anima, ossia nella coscienza
superiore degli Avatar.
Tutto dipende quindi dalla volontà. Una persona naturalmente non
predisposta, non iniziata alla cultura musicale e non abituata all’ascolto
di opere liriche o sinfoniche, non le comprende. Dall’altra parte,
un’atra persona, esercitata ad interagire con stimoli (onde)
appartenenti allo spettro delle vibrazioni non dirette alla soddisfazione
dei sensi, non ne avvertirà lo stimolo, perché è la funzione che fa
l’organo.
Il Signore è Padre che ama e non giudica; ha mandato il suo Figlio non
per giudicare il mondo, ma per salvarlo dall’annichilimento attraverso
l’Annuncio, senza violentarlo o forzarlo dall’esterno.
173
174
CAPITOLO 16
La legge interna secondo la scienza
Il linguaggio
Il linguaggio è una delle espressioni che differenzia il reame del
pensante dal regno animale, nel quale, ciascuna specie utilizza da
sempre gli stessi versi, immutati nel corso di milioni di anni, attraverso
i quali trasmette i propri istinti primari di mutuo riconoscimento.
Nell’uomo, esso nacque, all’inizio, per meglio soddisfare mediante la
comunicazione, i due principi della biologia, per crescere poi, insieme
a tutte le altre facoltà e contribuire allo sviluppo del genere umano.
I popoli primitivi, intimoriti dalla violenza degli eventi della natura, li
divinizzavano, per cui si ritrovano divinità aventi nomi diversi ma
rappresentanti gli stessi eventi, come il fuoco, la pioggia i fulmini, i
vulcani il mare, il sole, la luna etc., presso popoli differenti (Palumbo
1992). A queste divinità, nell’intento di assicurarsi i favori, venivano
tributati culti, offerte e preghiere e dedicati poemi ed opere d’arte,
contenenti, in embrione, un linguaggio comune.
Con l’homo sapiens sapiens, questa facoltà comincia ad estendersi
ben oltre la funzione biologica, per esprimere concetti generali di
logica e stati d’animo. In alcun ritrovamenti, si sono rinvenute tavole
sulle quali i sumeri riportavano teoremi e dimostrazioni di geometria
non aventi alcuna finalità pratica, mentre la poesia era già fiorente, 27
secoli fa, ai tempi di Orfeo e di Omero.
Ancor prima della scrittura, i popoli manifestavano i propri costumi e
la propria cultura, nelle sue diverse articolazioni, tramandandoli
mnemonicamente da una generazione all’altra, come accadeva, per
esempio agli Achei ed agli Ebrei, che hanno tramandato i poemi
omerici e la Bibbia.
Nel 17° secolo, Galileo introdurrà il metodo e di conseguenza il
linguaggio scientifico che assumerà presto una valenza universale, per
cui ancor oggi, nel mondo esiste una sola scienza espressa dallo stesso
linguaggio. Secondo il padre della scienza, il Creatore avrebbe usato
due linguaggi per scrivere lo stesso testo, riportato in due libri diversi:
175
Il gran libro della natura e la Bibbia, il primo comprensibile dalla
ragione, l’altro dai profeti e dai filosofi.
Questo testo si propone di dimostrare, fra l’altro, l’anacronismo
attuale della separazione galileiana dei linguaggi, indicando l’identità
del contenuto dei due libri ed offrendo alla cultura scientifica la
possibilità di esprimere, nella sua lingua, la sua religione, che è poi una
generalizzazione delle altre.
Così il linguaggio scientifico, semplice ed universale, avvicina la
comprensione concreta ed effettiva del linguaggio elementare del
Vangelo, finora affidata essenzialmente alla fede e tradotta poi dalla
filosofia e dalla teologia in termini astratti, complicati e riservati agli
addetti ai lavori.
Questi ultimi, per trasmettere al popolo il linguaggio trasparente,
immediatamente compreso venti secoli fa dai pescatori e dai pastori
della Galilea, hanno scritto trattati che riempiono intere biblioteche e
predicano giornalmente sermoni ed omelie per spiegare le ardite ed
intricate congetture e speculazioni filosofiche e teologiche della
Tomistica, che invece Papa Ratzinger, teologo illuminato, ha
sintetizzato nella sua prima enciclica, espressa con un linguaggio
semplice, completo e comprensivo, il cui titolo “Deus Charitas Est” la
esprime tutta.
Nel vecchio testamento, si può notare che Dio parlava ai Profeti con il
linguaggio che questi erano in grado di comprendere. Perciò essi
hanno presentato un Dio guerriero, potente in battaglia, a fianco degli
israeliti nella loro perenne guerra millenaria con i popoli limitrofi. Un
Dio geloso che il popolo non conosce e non può neppure nominare, il
cui linguaggio è compreso soltanto dai Profeti, i quali ungeranno i re,
rito che si ripeterà in Europa da Carlo Magno, incoronato imperatore
del Sacro romano impero il 25 dicembre dell’A.D. 800 fino a
Napoleone, incoronato imperatore nella basilica di Notre Dame a
Parigi il 2 dicembre del 1804 ed ai sovrani attualmente regnanti.
Il linguaggio del Messia
Nella pienezza dei tempi, quando cioè in Gerusalemme erano presenti
quasi tutte le civiltà dell’epoca, da quella greca, a quella romana, a
quella araba, il popolo era diventato capace di comprendere il
linguaggio del Signore, attraverso il quale Egli rivelò finalmente a tutti,
a cominciare dai pastori di Betlemme, e poi ai derelitti delle
176
“Beatitudini” la buona novella, che in greco è espressa dal termine
euangélium, da cui il nostro evangelo, col quale egli rivela che Dio è
amore e quindi non può fare altro che amarci.
Un messaggio ed un linguaggio che i potenti, i ricchi ed i sapienti del
mondo non avrebbero potuto comprendere, perché la loro volontà e
la loro attività culturale erano dirette all’esercizio della recita
mnemonica della legge, che aveva, di conseguenza, sviluppato
l’interazione del proprio cervello soltanto verso gli stimoli derivanti
dall’esercizio della legge scritta e a causa di quest’inveterata abitudine
essi non potevano comprendere la buona novella e per questo sarebbe
stato difficile per loro entrare nel Regno della conoscenza, com’è
difficile per un ricco passare attraverso la cruna di un ago.
Il livello intellettuale dell’uomo è legato all’altezza degli ideali che egli
persegue. Di conseguenza, uno che crede soltanto in una formula
scritta, ha imprigionato e ridotto il suo intelletto. Al contrario, i
bambini e le persone prive di un tale riferimento, come i piccoli del
mondo, godono di una libertà naturale che li predispone a pensare, a
poetare e ad accettare un messaggio puro e semplice come il loro
cuore. Perciò il Nazareno afferma “Lasciate che i bambini vengano a
me…perché il regno di Dio appartiene a quelli che sono come loro” (Luca, 18,1617).
Con questo messaggio il Messia, nato sotto la legge, riscattò il popolo
dei poveri sudditi che erano sotto la legge (la ragione).
L’amore si misura in base all’entità del dono che si porge o che si è
disposti ad offrire. Quello incommensurabile annunciato dal Vangelo è
la libertà di essere figli di Dio, coeredi del Regno.
Allora, abbattute le mura della prigione della legge esterna, l’uomo
afferma la sua dignità, che risiede nella grandezza del suo cuore,
liberato dalla schiavitù dell’osservanza indiretta dei principi
fondamentali della biologia, che la legge ha razionalizzato, scritto ed
imposto.
Si apre quindi l’orizzonte nuovo dell’amore che informa e sovrasta lo
spettro delle facoltà dello spirito e le amplifica, nell’esercizio stesso
dell’amore verso il Padre, consistente nel perseguimento della Sua
conoscenza, attraverso la cultura, la preghiera e l’ascesi.
Un amore diretto soltanto verso il Padre sarebbe però riduttivo del
Dono, in quanto il figlio coerede è chiamato a cogestire l’eredità del
Padre. Questi non impone il dono al figlio, ma gli chiede di accettarlo
in piena libertà, per diventare collaboratore della creatività (G.B.Vico),
177
ossia collaboratore nell’attuazione del progetto di amore, rivolto al
creato ed in primis ai suoi simili.
Per questo motivo, il Cristo sulla croce ha terminato la sua opera di
redenzione, affidandone il completamento all’uomo.
In definitiva, il Verbo ha finalmente rivelato la natura del PadreAmore, ha elevato l’uomo ad uomo-amore, il quale per soddisfare il
suo edonismo lo ritrasmette al Padre ed ai fratelli, che invita a seguirlo
sul sentiero luminoso della libertà lungo il quale potrà costruire il suo
paradiso di felicità su questa Terra.
La scienza uno strumento ecumenico
La scienza, nella sua impostazione confirmatoria, ossia osservazionale,
non potrà mai validare ciò che non è verificabile sperimentalmente.
Perciò tutta la fisica teorica e le varie teorie cosmologiche non
sarebbero scienza.
La scienza, però, dimostrando e riconoscendo l’unicità dei risultati
conseguiti da tutte le altre forme di pensiero, come si è sin qui cercato
di dimostrare, può costituire un’utile piattaforma culturale sulla quale
edificare una religione ecumenica, più propensa ad accomunare i valori
eterni ed universali presenti in tutte le religioni, anche espressi in
termini diversi, evitando di accanirsi nell’evidenziare le differenze
spesso contingenti ed umane, rilevandone la genesi storica ed
ambientale.
In sintesi, la definizione di Dio-Amore è comune a tutte le religioni e
chiama ciascun uomo ad amare Lui, i fratelli ed il creato. La babele è
nata dalla diversità di costumi, linguaggi, cultura, etc.
Il presente modello, espresso nei termini semplici ed universali della
scienza, identificando l’anima con l’uomo-amore, ha tradotto nella
lingua della scienza, concreta e compresa da tutti, l’enciclica di Papa
Ratzinger “Deus Charitas Est” ponendo le basi per l’edificazione di
una religione ecumenica, insita nella natura umana, la quale si può oggi
esprimere nel linguaggio comune e certo della scienza, nel rispetto dei
culti diversi.
Se la frammentazione dei riti e delle dottrine è un segno della crisi
della Religione, il suo superamento può ottenersi imitando la storia del
pensiero, che ha superato i suoi momenti critici tornando alla
semplicità delle origini. Nessuna forma di pensiero e nessuna dottrina
si sono mai espresse con la semplicità della scienza e del Vangelo. Se
178
poi entrambe dicono la stessa cosa, allora, una traduzione del Vangelo
in termini scientifici, potrà aiutare il superamento delle diversità.
Gli esegeti del cristianesimo si sono indugiati troppo sulla vita terrena
del Nazareno, fino ad offuscare la luce dell’Annuncio. Essi ci hanno
ricordato che il Cristo ha parlato ai poveri, ha rimproverato i ricchi ed
i sapienti, ha guarito gli infermi e perfino risuscitato i morti, ha
perdonato ed amato i suoi nemici ed ha subito eroicamente il sacrificio
della Croce. Tutto ciò è innegabile, ma la storia mostra che molti di
questi eventi ed espressioni, a parte il perdono, sono comuni a Profeti
antichi e recenti, come Ghandi e Martin Luter King.
L’eccezionalità dell’Annuncio risiede ben oltre e consiste nell’aver
collocato l’uomo al centro dell’universo, facendolo diventare lo scopo
del progetto di Dio.
Il Cristo non ha negato la legge, anzi ha affermato “Chi mi ama osserva i
comandamenti”, perché tale osservanza richiede l’esercizio della volontà
che, da una parte abitua il cervello a dominare gli istinti animaleschi e
quindi a distaccarsi dalle cose di questa terra, e dall’altra, determina la
sua crescita. La volontà è una facoltà interna dell’uomo, mediante la
quale egli afferma la sua dignità ed essenzialmente la sua libertà di
superare i condizionamenti interni (genetici) e quelli esterni tradotti
nella legge della ragione. Non può esistere una vera libertà, diversa da
quella conquistata dalla volontà e senza libertà non esiste la felicità
(Pericle).
Segue che l’osservanza dei comandamenti esterni, accettati e subiti
anche da Socrate, è condizione necessaria, ma non sufficiente per il
conseguimento della predisposizione al recepimento interno del
messaggio felice evangelico, che costituisce la condizione sufficiente,
per cui il percorso sembra essere segnato dalla progressione dei
momenti: osservanza della legge => volontà => libertà => felicità.
Quindi il Messaggio trasferisce, come quello kantiano, la legge
dall’esterno all’interno, trasformandola da inefficiente ed oppressiva in
fattiva, libera ed operosa.
Specie in passato, è stata fornita un’interpretazione riduttiva del
Messaggio, enfatizzando l’aspetto repressivo (esterno) della legge e
sbiadendo, di conseguenza, quello interno essenziale e promozionale.
Chinata ed appiattita sulla Tomistica passiva (la parte morale dell’opera
di S. Tommaso), la cultura dei secoli scorsi ha dimenticato la
Tomistica attiva (la mistica del santo filosofo) fino a proporre
immagini ignee di purgatori e di inferni, ad erigere tribunali inquisitori
179
ed a costruire roghi per bruciare presunti eretici, in seguito spesso
santificati, come Giovanna d’Arco. Così l’uomo, riscattato dalla legge,
è tornato nella sua prigione.
L’eco dei secoli passati si risente ancora oggi, per cui il penitente
accusa le sue infrazioni della legge, e si sente assolto, anche se non ha
compiuto la carità verso Dio con la preghiera e verso il prossimo con
le azioni. Nella pastorale dei nostri giorni, l’amore verso il prossimo
viene molto più enfatizzato di quello verso Dio, per cui quest’ultimo
viene disatteso. Il contrario del messaggio del Signore, che lo antepone
all’amore verso il prossimo, che, da solo perde di efficienza, fino a
diventare filantropia e quindi soddisfazione del debole sentimento e
non azione forte della volontà. Si può solo uscire dalla prigione e
sentirsi riscattati dalla legge, praticando prima l’amore verticale e poi
quello conseguente orizzontale.
L’antica interpretazione non poteva reggere all’evoluzione, sicché il
Messaggio è stato avversato prima dalla riforma, poi dalle rivoluzioni
francese e bolsceviche recenti e dal capitalismo imperante dei nostri
giorni. L’interpretazione attuale è simile a quella del mondo laico, che
fallisce perché, di fronte ad un lebbroso pochi trovano quel coraggio,
che la sua identificazione al corpo amato del Cristo, lo trasforma in
atto di amore verso il Signore.
L’Annuncio rivela invero un Dio che, proprio per essere amore, non
violenta o vincola la libertà dell’uomo e non lo malleva perfino dalla
sofferenza. Sulla croce, ha trasmesso questo messaggio, rivelandoci
anche il significato della sofferenza, condivisa dalla madre Sua, a Lei
predetta da Simeone pochi decenni prima.
Se l’universo è governato da un finalismo, dimostrato dal principio
antropico e dall’Intelligent Design, allora ogni evento deve trovare la
sua giustificazione in questo disegno. Il Verbo incarnato restava sulla
croce sempre Dio, con la sua infinita capacità di soffrire. La sofferenza
di un Dio, quella di Maria, dei Santi e dei poveri deve perciò trovare
posto nel Disegn. Essa, secondo la Chiesa, è un altro segno dell’amore
che addossa su Dio stesso, l’imperfezione dell’uomo e lo redime dal
suo stesso interno.
Il presente modello ha cercato di tradurre, in termini scientifici,
l’enciclica “Deus charitas est” di Papa Benedetto, ribadendo che
l’uomo può superare la crisi attuale seguendo l’Annuncio del regno
che è in NOI e che possiamo liberamente accettare, come Maria, per
diventare anime e scoprire orizzonti di inimmaginabile bellezza e
180
paesaggi di felicità che comportano, fra l’altro, l’armonica vita interiore
e la fraterna convivenza fra i popoli.
L’universo ha inserito, nell’interno dei suoi sistemi i germi delle
catastrofi che hanno segnato i momenti fondamentali ed essenziali
della sua evoluzione, episodi che nessun Darwin potrà prevedere.
Nessuna teoria evoluzionistica, e quindi immanente, può infatti
spiegare o prevedere le catastrofi, in quanto questi eventi estremi sono
l’esatto contrario dei fenomeni immanenti, essendo le catastrofi, per
definizione, imprevedibili, improvvise e con modificazioni radicali nel
passaggio dal sistema precedente a quello successivo.
Nelle numerose scomparse delle specie, come quella dei dinosauri, la
catastrofe fu tanto marcata da annullare molte specie preesistenti al
disastro. L’universo si è sviluppato grazie alle catastrofi, in assenza
delle quali esso si troverebbe oggi ancora nelle sue prime fasi ed
addirittura ancora nello stadio di buco nero, giacché anche la reazione
newtoniana inversa (Palumbo 2005) avvenne catastroficamente,
allorquando le stringhe in seno al buco nero si avvicinarono superando
la loro minima distanza critica.
Il passaggio catastrofico dal reame del pensante a quello delle anime
rappresenta il trionfo della vita dell’universo che chiude, con esso, il
suo ciclo dialettico, lo stesso passaggio dell’Annuncio, che il presente
modello ha cercato di tradurre in termini scientifici.
181
182
CAPITOLO 17
Vergine Madre, Meridiana Face
Premessa
Poeti, pittori,scultori, architetti, letterati, asceti e musicisti di ogni
tempo, ispirati dalla Vergine, Le hanno dedicato opere eccelse. A
questo coro, non si è mai unito alcuno scienziato. Il presente modello
intenderebbe rompere questo silenzio, limitandosi a mostrare la
possibilità per la scienza di colmare quest’ assenza ed invitare
qualcuno, più degno e preparato dello scrivente, a collocare,
nell’Intelligent Design dell’universo, la figura di Miriam, ricordando il suo
etimo derivante dall’antico egiziano Mir, che vuol dire amata, e
dall’abbreviazione dell’aramaico Yahweh (Dio), e perciò Miriam
significa Amata da Dio.
183
Nei prossimi paragrafi, le considerazioni scientifiche dedotte dal
modello proposto saranno comparate con le intuizioni di Dante,
riportate nella Divina Commedia al primo ed al trentatreesimo canto
del Paradiso, per far risaltare il contrasto fra fascino del linguaggio
aulico della poesia e la durezza e l’aridità di quello scientifico. Mentre il
primo accende la fantasia ed il sentimento, come un abbagliante fuoco
di paglia, il secondo, comporta, però un approfondimento della
conoscenza i cui frutti sono più efficienti e duraturi.
L’Annunciazione
Siamo troppo abituati da sempre a riguardare l’evoluzione attraverso le
categorie evanescenti (Palumbo 2006) dello spazio e del tempo, per cui
le riteniamo oggi addirittura reali ed essenziali per la conoscenza e
siamo perciò costretti a collocare gli eventi nella sequenza storica.
Con un piccolo sforzo intellettuale, potremmo però cercare di
osservare, per esempio l’evoluzione, al di fuori del tempo.
La scienza e la filosofia distinguono gli eventi in immanenti e
catastrofici, definendo storici questi ultimi, in quanto ne scandiscono
la storia, implicando che gli altri non partecipino alla storia. Siamo
infatti capaci di ripercorrere la nostra storia ricordando i pochi eventi
“storici” che riteniamo significativi, perché hanno maggiormente
impressionato la nostra memoria cerebrale, come le malattie gravi, il
conseguimento di un premio internazionale, la nascita di un figlio, la
morte dei genitori o del consorte. Non ricordiamo, invece, le
numerosissime giornate che scrivono, di fatto, nel silenzio operoso del
terribile quotidiano, la nostra vita, caratterizzata da eventi ripetitivi,
ciclici ed immanenti e per questo considerati astorici.
Nella nostra ottica, il Signore avrebbe creato l’universo in sette giorni e
nella pienezza dei tempi sarebbe nato il Nazareno. Invece no ! Il
Creatore vive ed agisce al di fuori del tempo, in Lui tutto è un presente
sempre ineunte, perciò Maria, l’Annunciazione, l’Assunzione
preesistevano in Lui e da sempre.
Questa nuova visione ci può forse abituare a vivere in maniera mistica
atemporale ed astorica la preghiera incessante, che sfumerà ed
attenuerà fino ad annullare la presunta discontinuità dei passaggi
storici, come la nascita e la morte, che sono episodi immanenti
184
all’evoluzione storica, in un divenire presente sempre ineunte. Allo
stesso modo, le entità spaziali di terra presente e paradiso futuro sono
invenzioni del cervello, in quanto il paradiso esiste già qui e viene da
noi costruito, proprio durante il terribile quotidiano. Quasi tutti, in
particolari circostanze, sono capaci di compiere atti eroici, ma
pochissimi ripetono, nel terribile quotidiano, quelle virtù.
Al pari della maggiore energia, serbata nelle strutture atomiche
estremamente esigue, i piccoli eventi sono importanti e meriterebbero
una maggiore attenzione, perché, cogliendo in ciascun istante, le stesse
emozioni positive che si avvertono durante gli eventi definiti “storici”,
la nostra vita diverrebbe molto più ricca. Ogni attimo è un dono
miracoloso ed immeritato che siamo chiamati a godere ed a fruire
gratuitamente. Da qui il senso della preghiera incessante, che ci
consente di godere le immense ed innumerevoli gioie concesse dal
Padre ai piccoli, capaci di gustare, in ogni istante le emozioni destate
dagli eventi ritenuti insignificanti e negate ai potenti del mondo, alla
continua e vana ricerca di una fatua gloria, acquisibile durante gli
eventi storici.
Dal momento, però che una descrizione del fenomenico al di fuori del
dominio spazio-temporale risulterebbe incomprensibile, seguiremo il
percorso storico della conoscenza.
Ventiquattro secoli fa, Platone aveva intuito che la grandezza
dell’uomo si trovava nel suo innato; otto secoli dopo, Agostino lo
aveva compreso ed oggi la scienza ha accertato (Capitolo 2) che
l’organismo umano è costituito da un dominio di vuoto dieci miliardi
di miliardi di volte più ampio di quello del suo pieno; un vuoto, la cui
energia muove addirittura l’universo.
In questo vuoto vibrano le oscillazioni coerenti del Flatus Dei, ossia
dello Spirito Santo.
Il primo canto del paradiso di Dante inizia con la terzina
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
indicando che queste vibrazioni sono più presenti e/o sviluppate in
alcuni e meno in altri.
W. Heisenberg ha dimostrato che non esiste il perfettamente perfetto,
per cui anche il perfetto deve contenere una sia pure impercettibile
185
imperfezione. Analogamente, il reame del pensante non può essere
costituito da centinaia di miliardi di persone tutte imperfette nella
storia umana. Fra loro, doveva esistere un’Anima geneticamente
perfetta, che la Chiesa cattolica e la fede dei credenti hanno
individuato in Maria.
Le vibrazioni coerenti del vuoto, che costituivano il corpo di Maria,
erano le stesse di quelle dello Spirito Santo ricetrasmesse da
quell’Anima, per cui ci troviamo di fronte ad una sorta di fenomeno di
“autoinduzione risonante”, le cui onde forzate hanno ampiezza e
quindi energia infinita.
D’altra parte, le onde dello spettro esprimenti la vita dell’Anima di
Maria, non potevano contenere componenti di tipo sensibile
sufficientemente ampie, perché non predisposte, né esercitate per
consentire la trasformazione di un ovulo del suo corpo in zigote. Vi
sarebbe stato pertanto un difetto, una mancanza, un’incapacità,
inammissibile per la definizione stessa di perfezione. Questa facoltà
mancante, quest’imperfezione, peraltro implicita nel principio di
indeterminazione quantistica di Heisenberg, doveva pertanto
esprimersi attraverso gli stessi canali “pregiatissimi” derivanti dalla
predetta autoinduzione risonante.
Da qui la nascita, per partenogenesi, da Miriam, di una creatura
perfetta come il seno della Madre e dello Spirito Santo e perciò
“Verbum caro factum est”, il cui insegnamento e la cui eredità,
l’Eucarestia, condurrà il reame delle anime nel dominio di coerenza del
vuoto, sede dello Spirito Santo, che verrà poi inspirato dal Padre, in un
respiro fatto di espirazioni ed aspirazioni frattali ed eterne, al quale
partecipa il profumo di Maria, invocata da Bernardo nel 33° Canto del
Paradiso:
Vergine Madre, figlia di tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’eterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo nell’etterna pace
così è germinato questo fiore.
186
Ecco quindi intravedersi il ciclo dialettico Trinitario, il quale, espirato
dal Padre diventa Spirito Santo nel dominio di coerenza del vuoto, che
genera il Verbo nel seno della Vergine; Verbo che poi ritorna, con le
anime, nel dominio del vuoto, che poi verrà inspirato dal Padre.
L’Assunzione
Allorquando la comunicazione risonante descritta nel Capitolo 14,
avviene fra due anime, si determina quella “simbiosi” che la Chiesa
identifica nel matrimonio, nel quale gli sposi diventano una carne ed
un’anima sola, oppure in se stessa quando realizza l’ “ut unum sint”.
Una comunicazione, che in embrione, è espressa dalla corrispondenza
fra due gemelli monocoriali (Capitolo 14).
Il corpo di una persona emette onde sostanziali ordinarie che il
cervello di un’altra persona trasforma in onde ideali e reciprocamente.
Attraverso queste onde entrambe comunicano fra loro, in
un’interazione governata dai due principi fondamentali della biologia
della conservazione dell’individuo e della specie (la coscienza vigile di
Freud).
Quella stessa persona emette, però, anche onde “pregiate”, talora
molto ampie. Può anche accadere che due persone anime s’incontrino,
allora la loro risonanza avverrà essenzialmente nel dominio delle
spettro delle onde “pregiate”, per cui esse non avvertono, o
perlomeno non danno alcun peso e non comunicheranno mediante le
onde ordinarie. Se posseggo la macchina, perché dovrei portarmi a
Roma a piedi ? Tale corrispondenza può anche avvenire a distanza
(l’inconscio di Jung), come nel caso dei gemelli monocoriali.
Per estrapolazione, una persona anima, pur incontrando un’altra
persona anima non ne riconoscerà l’aspetto fisico, perché l’interazione
sarà canalizzata nella regione “pregiata”dello spettro. Ciò può
visualizzarsi meglio pensando alla corrente elettrica che fluisce lungo
un cavo ed incontra un nodo, in corrispondenza del quale, la corrente
sceglierà il ramo meno resistente emergente dal nodo e fluirà
esclusivamente attraverso esso. Un incontro fra due anime è, però, un
evento estremamente improbabile.
Due secoli fa, molte persone incontrarono a Recanati il giovane
Giacomo Leopardi, un’anima che ha espresso nella sua poesia soltanto
187
una piccolissima parte delle sue vibrazioni “pregiate”. Le ragazze
dell’epoca (e quelle di sempre), abituate ad interagire soltanto mediante
le onde ordinarie, governate e finalizzate al perseguimento dei due
principi fondamentali della biologia, non si accorsero della dimensione
straordinaria delle onde pregiate del poeta, che restò solo per tutta la
vita, come il suo passero solitario, interloquendo soltanto con l’infinito
oltre la siepe, immergendosi e naufragando nel mare burrascoso,
costituito di acqua e quindi di onde agitate incoerenti e di dolci onde
coerenti. Soltanto dopo la morte del poeta, la cultura (la coscienza
superiore della filosofia orientale) ha scoperto il suo messaggio e la sua
dimora viene oggi visitata ogni anno da oltre centomila persone.
Diciotto secoli prima, un’esperienza del genere venne vissuta da
Pietro, Giacomo e Giovanni, in Betania, dove non furono in grado di
riconoscere tutte le onde pregiate emesse dal corpo del Cristo
trasfigurato, ma riuscirono soltanto ad avvertire una luce bianca
folgorante, cioè le onde appartenenti all’estremo superiore delle
lunghezze d’onda dello spettro di emissione del Cristo. Lo stesso
fenomeno si verificherà pochi anni dopo, durante i 40 giorni che
seguirono la Resurrezione, a cominciare dall’incontro con Maria di
Magdala al ritorno dal sepolcro, e 40 giorni dopo la Resurrezione con
l’Ascensione.
Lo stesso fenomeno si verificò nella Vergine, quando le sue vibrazioni
sostanziali dirette all’esterno, quelle esprimenti la coscienza vigile di
Freud, durante la sua vita, cessarono di produrre onde ideali nel
cervello degli Apostoli, perché a loro non più utili dopo la discesa
dello Spirito Santo. Da quel momento, Ella emise soltanto onde
sostanziali di amore, ossia quelle esprimenti l’inconscio di Jung. Agli
Apostoli, non abituati ad interagire con tali onde e quindi non
riconoscendole, ciò apparve come una scomparsa reale. Le onde della
coscienza superiore, poco dopo furono avvertite, invece, dal popolo
cristiano di tutti i tempi e divennero patrimonio della Fede popolare,
per cui Papa Pacelli, nel 1950, fu indotto a proclamare il fenomeno
fisico di: MARIA IN COELUM ASSUMPTA, primizia della
resurrezione dei corpi delle anime.
Nel capitolo 12, è stato dimostrato che la resurrezione è una
transizione logica insita nello stesso processo dialettico del ciclo reame
pensante => reame delle anime => reame pensante, che va letta, però,
al di fuori del tempo. I tre giorni che separano la morte del Cristo dalla
Resurrezione, i pochi secondi trascorsi dalla morte all’Assunzione della
188
Vergine, oppure i molti anni che dovranno attendersi per la
resurrezione dei morti, appartengono al nostro modo di inquadrare i
fenomeni nello spazio-tempo, un’ipotesi di lavoro imposta ed
inventata dal cervello, necessaria alla comprensione, ma che non
alcuna effettiva realtà.
Per porre in risalto la relatività del tempo basta ricordare che la durata
di un anno per una molecola, equivalente al tempo impiegato da un
atomo per compiere una rotazione completa, è uguale ad un
decimillesimo di milionesimo di miliardesimo di secondo, mentre
l’anno per un uomo conta 365 giorni, ossia circa un miliardo di
miliardi di miliardi di volte più lungo.
Il corpo di Maria, sine labe originale concepta, è stato concepito da
Dio nella regione coerente del dominio del vuoto, 1047 volte più esteso
di quello del pieno, che si è poi conservato coerente durante tutta
l’evoluzione dal vuoto e fino alla Sua nascita.
Il termine assumpta viene dall’etimo del verbo latino sumo, sumis,
sumpsi, sumptum sumere, cioè riassorbita, nel dominio di coerenza del
vuoto, in un disegno che noi possiamo intravedere in maniera vaga ed
apparentemente astratto, perché abituati a leggere il fenomenico nel
dominio spaziale e temporale, che è pura invenzione del cervello;
un’abitudine che il presente modello aiuterebbe a superare.
Le anime non muoiono, ma trasfigurano soltanto la loro forma
corporea e vivono vibrando in risonanza con le onde sincrone del
dominio di coerenza del vuoto dominante, che ci circonda e che
occupa uno spazio diecimila miliardi di miliardi di volte più ampio di
quello del nostro corpo.
Esse esistono in modo reale e sostanziale e possiamo interagire con
loro nella misura in cui siamo diventati anima.
Maria, nata anima, successivamente potenziata dalle vibrazioni dello
Spirito Santo, interloquì con gli Apostoli dopo la sua morte corporea
allo stesso modo con il quale interloquiva prima, perché la loro
interazione, che già avveniva attraverso alcuni canali “pregiati”,
continuò a svolgersi senza soluzione di continuità. Gli Apostoli vissero
con Lei anche post-mortem, non accorgendosi neppure della sua
trasfigurazione, cosa sperimentata da Giacomo in Ispagna e dal suo
cugino Luca, il solo evangelista che narra episodi della vita della
Vergine, dalla profezia di Simeone, al cantico di Zaccaria, al
Magnificat, che soltanto Lei conosceva ed aveva potuto riferirle a
189
Luca. Un’analoga esperienza è riservata agli innamorati della Vergine,
da Bernardo a Bernadette.
Anche le onde pregiate cerebrali del pensiero-anima delle persone
ante-morten, indotte nel dominio di coerenza dell’acqua del cervello e
da questo in quello delle vibrazioni coerenti del vuoto, sede dello
Spirito Santo, vivranno in esso amplificate e si verificherà il versetto
“Beati morti qui in Domino moriuntur”. Ecco come costruiamo
giornalmente il nostro paradiso, aiutati da Maria Mater Ecclesiae.
Maria, Mater Ecclesiae
Al pari dell’ape regina, che depone un numero enorme di uova, uno in
ogni ìncavo solcato nella cera dalle api operaie, e soltanto un uovo
speciale, nell’ìncavo a volume maggior degli altri, generando,
rispettivamente, moltissime api ed una sola regina, che poi sciamerà
per partorire un’altra generazione di api, la Regina Cristianorum ha
partorito il genere umano ed un Figlio, il quale condurrà l’umanità al
Padre.
Il cuore umano della Regina sarà capace di sentire tutte le ansie
dell’uomo, e, al pari delle mamme terrene, potendo vibrare con uno
spettro contenente tutte le oscillazioni (pure) del vuoto, potrà
interagire ininterrottamente e per sempre con ciascuno dei suoi figli.
Le Anime, soltanto attraverso lo “Speculum Iustitiae” di Miriam, per il
principio delle immagini di Lord Kelvin in elettricità, potranno essere
indotte nel dominio del respiro del Padre (quello delle vibrazioni
coerenti del vuoto), per cui Dante canterà:
Qui se’ a noi merdiana face
di caritate, e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
Per cui il demiurgo dei cristiani, la Mater Ecclesiae, a differenza di
quello astratto di Platone, è umano e quindi concreto ed enormemente
190
efficiente; contiene l’amore di tutte le mamme del mondo in Lei
potenziato, ed ha la capacità di accompagnare ciascuno dei suoi figli al
Figlio, sicché la Chiesa dirà “Ad Jesum per Mariam”.
L’efficienza di questa interazione sarà tanto più viva, quanto più
l’anima del figlio sarà protesa verso il dominio di destinazione. Una
proiezione che dipende dal livello raggiunto mediante il distacco dalle
articolazioni ordinarie del pensiero e l’esercizio di quelle che
chiamiamo virtù.
L’esercizio più efficiente si realizza nella contemplazione, che conduce
il pensiero ai confini della realtà sensibile, come il terminale del
trampolino di lancio che accompagna l’atleta al confine che separa la
terraferma dal mare. Il momento del distacco dura una frazione di
secondo, durante la quale il pensiero ordinario è svanito per dar spazio
per un istante al pensiero-anima. In presenza del pensiero raziocinante,
che obbedisce ai principi della biologia, il tuffo non avverrebbe mai,
perché la ragione prospetterebbe all’atleta tutti i rischi derivanti
dall’impresa. Abbiamo quindi un primo esempio di passaggio
temporaneo dal pensiero all’anima, durante il quale l’atleta, tutto
proteso verso il traguardo, perde ogni facoltà razionale e perfino quella
della memoria, per cui Dante fa dire a Bernardo, che Maria interviene
anche nei momenti di assenza del pensiero e della capacità di chiedere
una grazia:
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre
Il Poeta spiega il passaggio catastrofico pensiero => anima, nel primo
canto del Paradiso:
Nel ciel che più de la sua gloria prende
fu’ io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là sù discende;
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.
191
affermando, cioè, che la catastrofe: la trasformazione dal pensiero
all’anima, che ha consentito ad essa la visione di Dio, ha annullato la
facoltà mnemonica del pensiero, essendo questa una facoltà estranea al
sistema Anima, in quanto, per la definizione stessa di catastrofe, il
nuovo sistema non poteva conservare una caratteristica essenziale,
appartenente al sistema pensante precedente, dal quale aveva avuto
origine.
E’ questo il senso della teoria dell’abbandono, vissuta e proposta da
Teresa di Lisieux, il più recente dottore della Chiesa. E’ questo il
significato dell’estasi dei mistici, degli asceti e degli artisti.
Un’interazione alla portata di tutti, verso la quale il Poeta esorta i
mortali a disporsi, per godere con Bernardo, innamorato di Maria, le
grazie (onde appartenenti alla coscienza superiore) ossia dell’effetto
delle radiazioni della Vergine. Le onde ad elevata frequenza del
pensiero-anima possono infatti interagire con quelle dello spettro di
Maria, che poi le amplifica per risonanza, in modo che venga
assecondata la prece di Bernardo:
Supplica te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.
Maria, speculum Iustitiae (le apparizioni)
La tradizione popolare e la storia della Chiesa riferiscono di numerose
apparizioni della Vergine, in luoghi e tempi diversi, in genere riservate
a bambini poveri ed incolti.
Essi non avrebbero avuto alcun interesse a rivelare ad altri quegli
eventi straordinari; al contrario sarebbero stati indotti a tacere dalla
paura di punizioni, peraltro subite, e dalle ingiunzioni dei genitori e
delle autorità ecclesiastiche. Non possedevano alcuna cultura, non
avevano avuto il tempo e l’opportunità di esercitare l’intelletto ad
interloquire con realtà estranee alla loro esperienza, non avevano
ereditato, nel patrimonio genetico e nella memoria cerebrale
dell’inconscio universale, informazioni del genere dai loro avi, poveri
ed incolti pastori. Se si fosse trattato di un fenomeno fisico ordinario,
192
le apparizioni sarebbero state essere avvertite anche dalle altre persone,
chiamate in un secondo momento dai bambini a presenziare ed
eventualmente ad osservare il fenomeno.
Per queste e numerose altre argomentazioni logiche, le autorità
ecclesiastiche, molto prudenti ed in genere restìe ad accogliere verità
diverse da quelle evangeliche, sono state costrette ad accettarle, solo
molto tempo dopo, insieme ai fenomeni miracolosi che poi si sono
manifestati in seguito in quei luoghi.
Nel linguaggio del presente modello, la Vergine è costituita da un
insieme di onde che vivono nel domino delle vibrazioni coerenti del
vuoto. A differenza degli insiemi di onde delle altre anime, il suo
spettro è molto più ampio, perché l’energia della sorgente è più
intensa, e si estende anche alle frequenze e.m. più basse, come quelle
del visibile.
Perché i ragionamenti successivi siano comprensibili, si riportano
pochissimi concetti elementari di fisica. La distribuzione dell’energia
nello spettro di emissione di un corpo nero è rappresentata dalla legge
di Planck, la quale afferma che, per lunghezze d’onda pari a zero ed
infinito l’energia si annulla, per cui l’energia, secondo la stessa legge,
per una data temperatura della sorgente, dev’essere massima in
corrispondenza di una determinata lunghezza d’onda.
Più precisamente, se si indicano con T e λ rispettivamente la
temperatura e la lunghezza d’onda, per la predetta legge, la funzione
f(λ T) deve presentare un massimo in corrispondenza di un valore
finito di λ T. Inoltre, per la prima legge di Wien (legge dello
spostamento), se si indica con a questo valore, quello della lunghezza
d’onda λm corrispondente al valore massimo del potere emissivo è dato
da λm = a/T.
Questo risultato è importante perché da esso risulta che λm è tanto
maggiore, quanto minore è la T, ossia l’energia della sorgente.
Tutto questo è stato ovviamente verificato anche per la distribuzione
spettrale della radiazione solare, la quale mostra un’intensità
fortemente crescente, dalle λ dell’u.v. più basse (0.3 micron) a λm =
0.475 micron in corrispondenza dell’azzurro, per poi decrescere
lentamente ed asintoticamente verso quelle estreme superiori.
L’occhio umano può captare senza subire danno la luce solare diffusa
perché ha un’energia intorno ad un elettronVolt, mentre accecherebbe
se osservasse la radiazione diretta. Analogamente, le cellule e gli altri
organismi viventi possono sopravvivere soltanto in presenza di
193
vibrazioni di lunghezza d’onda maggiore di 0.3 micron, perché quelle
di lunghezza inferiore sono letali.
Anche la Terra emette come un corpo nero alla temperatura media
pari a 289 °K con un massimo di energia in corrispondenza di 10
micron e valori trascurabili per lunghezze d’onda inferiori a 3-4
micron e superiori a 80 micron.
Il rapporto fra λm relativamente al Sole ed alla Terra 10/0.475 = 21.05
è pertanto lo stesso, nei limiti delle approssimazioni assunte, del
rapporto fra le temperature della superficie dell’Astro e del suo
pianeta, pari a circa 6000/289 = 20.76.
Dal valor massimo dell’intensità, quella in corrispondenza di λm =
0.475 micron, l’energia solare emessa diminuisce esponenzialmente
verso i valori più lunghi di λ, corrispondenti all’ultrarosso, che
comprende onde visibili dell’ordine dei micron e perciò dieci volte più
lunghe di λm per poi tendere asintoticamente a zero.
E’ certo che le apparizioni hanno mostrato un’emissione luminosa
estrema, con valori di λ nel visibile, perché i fanciulli le hanno
effettivamente osservate. Segue che λm dello spettro di emissione della
Vergine doveva essere cento volte più corta e quindi cento volte più
intensa di quella dell’estremo superiore del visibile, corrispondente
perciò ad una sorgente almeno cento volte più intensa del Sole. In tale
ipotesi, quelle radiazioni potrebbero essere osservate mediante
strumentazioni idonee nel momento delle apparizioni, come quelle ai
raggi X con le quali si osservano oggi i quasar.
L’occhio umano è predisposto a ricevere una limitata regione dello
spettro luminoso (quello dell’arcobaleno) e non può sopportare onde
più intense come quelle dell’u.v., perciò l’osservazione della radiazione
diretta solare ed a fortori quella della Vergine e delle anime è
impossibile. Il mistico S. Giovanni della Croce, forse per questo
scongiurava il Signore a non apparirgli.
D’altra parte, gli organi dei sensi e quindi anche l’occhio umano non è
abituato a ricevere radiazioni monocromatiche, per cui difficilmente le
riconoscerebbe. Per questo motivo, le note emesse dagli strumenti
musicali sono tutte dotate di un timbro, ossia da numerose armoniche
che accompagnano, ossia colorano quella fondamentale. Queste note
emergono poi da un intenso e naturale rumore di fondo, che soltanto
pochi compositori ed artisti possono captare. Tale rumore e la
disabitudine a discriminare le note pure, non ci consente di avvertire
onde pure prive di armoniche, né di gustarle. E’ quindi probabile che i
194
neonati ed i bambini, non ancora sovrastati dal rumore e dall’abitudine
a suoni e tinte “colorati” possano invece percepire onde
monocromatiche.
I pianeti del sistema solare intercettano soltanto un’insignificante
frazione dell’energia totale irraggiata dal Sole, pari a circa un
duecentomilionesimo, il resto va via e viaggia nello spazio vuoto. Per
analogia, soltanto pochissimi risuonatori cerebrali sono dotati di una
sensibilità tale da captare qualche onda pura proveniente dall’estremo
superiore dello spettro di emissione della Vergine. Questi risuonatori
devono avere, per la seconda legge di Kirkoff, la stessa struttura o più
precisamente dovevano emettere le stesse onde di quelle della
sorgente. Le onde emesse dalla Vergine sono pure, ossia prive di
armoniche, una purezza che, per quanto detto prima, può molto più
probabilmente ritrovarsi nella ricetrasmissione cerebrale dei poveri
bambini pastorelli, non ancora contaminati dalle armoniche e dal
rumore del mondo.
Un’analoga spiegazione può estendersi alle apparizioni a quei pochi
Santi, sulla Terra, i quali hanno purificato ed amplificato, mediante
l’esercizio, della fede sofferta e dell’ascesi, il loro spettro di emissione
cerebrale, fino ad emettere, e quindi ad avere la capacità di assorbire e
quindi di percepire (ancora per la legge di Kirkoff) in particolarissimi
momenti, onde di lunghezza pari a quelle della regione superiore delle
lunghezze d’onda dello spettro di emissione della Vergine.
La Vergine Madre, lo Speculum Iustitiae et Mater Misericordiae non poteva,
però privilegiare qualcuno dei suoi figli, negando agli altri la stessa
gioia donata a quelli. Nella prima metà del 18° secolo, in un piccolo
paesello dell’Appennino, ad un povero bimbo di nome Gerardo,
apparve il Signore sotto forma di un bambino, il quale aveva prediletto
l’umiltà del piccolo Gerardo, ripetendo il gesto di 18 secoli prima,
quando respexit humilitatem ancillae suae. Un privilegio non concesso al
superiore di Gerardo nel monastero di Materdomini, di nome Alfonso
Maria de’ Liguori, che poi fu proclamato Santo al pari di Gerardo e
perfino dottore della Chiesa
Siamo troppo abituati a misurare i fenomeni, e per questo cerchiamo
un’unità di misura anche nei fenomeni spirituali. Ricordiamo, però,
che se due onde con lo stesso periodo e la medesima fase s’incontrano
danno luogo, per risonanza, ad un’onda forzata di ampiezza
teoricamente infinita. Perciò, anche se l’onda di Alfonso aveva
un’ampiezza e quindi un’intensità più piccola di quella di Gerardo,
195
l’interazione risonante con l’onda sincrona appartenente allo spettro
della Vergine le amplificava entrambe all’infinito. Ad Alfonso e a molti
altri innamorati Suoi, la Vergine dispensa perciò lo stesso la sua
amplificazione risonante.
I domini di coerenza dell’acqua vibrano con una propria frequenza
(Palumbo 2006a). A Lourdes, sgorga una fonte nella cui acqua la
Vergine chiese a Bernadette di invitare i fedeli ad immergersi, e la
statistica mostra che spesso i miracoli si sono verificati dopo
l’immersione. E’ probabile che le onde del dominio di coerenza della
Vergine si fossero trasmesse a quelle dell’acqua della fonte, onde che
quell’acqua ricorda, per l’accertata proprietà della memoria dell’acqua.
Un rito che ripete quello del Battesimo (il cui etimo greco significa
immersione), praticato già prima di Cristo e che consisteva
nell’immersione e nella purificazione nelle acque del Giordano.
In definitiva, le onde della Vergine, trasmesse al dominio di coerenza
dell’acqua, e, da questo a quello dell’acqua cerebrale del pellegrino
ammalato, conferisce al suo cervello un’energia capace di guarire il suo
corpo (Palumbo 2006a).
Raramente la Vergine si manifesta nelle apparizioni, dalla prima di 20
secoli fa all’Apostolo Giacomo in Ispagna, a quelle più recenti di
Lourdes, di Fatima e di Mejugore, ma molto più spesso, Ella prodiga
questi benefici anche a noi, figli indegni perché infedeli, facendoci
sentire e vivere in maniera concreta la Sua presenza, mediante una
commozione intima e qualche volta attraverso segni sensibili
improvvisi ed inspiegabili, come un flusso di profumo.
La madre terrena tiene stretta a lei la sua creatura di carne neonata e si
dispererebbe se qualcuno gliela rapisse. La Madre celeste tiene stretta a
sé i suoi figli-anima e soffre, più di quella terrena, quando l’angelo del
male glieli sottrae. Non siamo in grado di recare alcuna offesa al
Signore, possiamo però crocifiggerlo quando ci allontaniamo dal Suo
Amore.
Come nel dominio temporale il Sole di giorno dà vita e calore ai
mortali e di notte illumina la Luna, che detta al poeta i versi per la sua
innamorata, così, nel dominio spaziale, il primo motore immobile
muove l’universo pieno ed illumina Maria, l’Astro del vuoto, che dà
alla ragione quella luce (la scienza) che avvicina la conoscenza dell’amor
che move il sole e l’altre stelle.
La stessa scienza, mediante il modello proposto, ha scoperto la
differenza fra il primo motore immobile di Aristotele: immagine di un
196
Dio che si lascia amare, e quella di un Dio che invece ama, una
differenza che separa la causa finale dalla causa efficiente.
I cicli presentati dal modello proposto, mossi dal primo amore,
alimentano il megaciclo del tutto, che si chiude mediante la libera
collaborazione delle anime, esprimendo quell’Amore scritto nel
profondo dell’anima dell’universo, qui evidenziato come Intelligent
Design. Un’energia che 20 secoli fa S. Giovanni definiva e
recentemente Papa Benedetto ha ripetuto: “Deus Charitas est”.
Un’immagine che unisce scienza, filosofia, arte ed ascetica e fece dire a
Boezio (De cons. phil. II. 8, 28 – 30) “O felix hominum genus – si vestros
animos, Amor – quo coelum regitur, regat”.
Nessun poeta è riuscito a comporre un carme paragonabile alla
preghiera di Bernardo nel Canto 33° del Paradiso, il quale termina con
versi che hanno avuto bisogno del riferimento alla geometria (la
scienza):
Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;
ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio desio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l‘amor che move il sole e l’altre stelle
Il divin poeta, aspirante, come tutti gli uomini alla perseveranza finale
che conduce alla visione di Dio, è consapevole dell’incapacità delle ali
(le penne) della sua fantasia. Continuare nel bene fino alla morte è un
dono gratuito della mozione divina, e non può essere oggetto di
merito (S. Tommaso (S. Theol. 1, II, q. cxiv, 9), per cui il poeta chiede,
197
mediante la preghiera di Bernardo, l’intercessione della Vergine, e,
ricordando ancora la terzina
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
fa dire a Bernando:
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Il poeta sottolinea che si può diventare anima in qualche momento,
come capita agli eroi che sono tali soltanto perché il momento dell’atto
eroico non è stato sufficientemente lungo per consentire alla ragione,
ispirata dai principi della biologia, di intervenire e sconsigliare la
prosecuzione del progetto.
La perseveranza è lotta continua per il controllo di questi stimoli, un
terribile quotidiano concreto, arduo, silente e subdolo, perché sorretto
dai sensi. Soltanto l’amore della Vergine, Madre terrena e Divina, può
aiutare il cammino illuminando questo sentiero buio ed alleviando il
passo debole e sempre stanco. Beati i piccoli ai quali la Provvidenza ha
donato la comprensione di quest’amore, beati noi, se, ispirati e vinti
dalla dolcezza di questa Mamma, riusciamo a seguirla sulla via che
conduce al passaggio dal reame del pensante a quello delle anime.
Mater Divinae Gratiae
Pochi posseggono l’Amore di Bernardo per la Vergine, per cui la loro
fede è debole, la preghiera fievole e forse poco efficace. Giova
pertanto soffermarsi sulla forza della preghiera, riportando alcune
semplici analogie con la musica e la fisica.
L’individualità delle anime. Per i non addetti ai lavori, ricordo che una
stessa nota musicale suonata da strumenti diversi, pur emettendo la
stessa frequenza fondamentale, come quella di 440 Hz (440
oscillazioni al secondo della corda del piano) relativa al la naturale, che
troviamo al centro della tastiera del pianoforte, è “colorita” da un
timbro, tipico di ciascuno strumento. Questo timbro è costituito
198
dall’insieme dei suoni corrispondenti alle armoniche della nota
fondamentale che si sovrappongono ad essa.
La prima armonica del la naturale, per esempio, ha una frequenza
doppia di quella fondamentale e cioè pari a 880 Hz e che troviamo a
destra della nota del la naturale nella tastiera di un pianoforte. La
seconda armonica ha una frequenza uguale a 3 x 440 = 1320 Hz e la
incontriamo sette note ancora più a destra.
La voce umana ha il massimo della timbricità e contribuisce pertanto
alla specifica individualità di ciascun uomo; nel contempo essa è la più
“calda”, tanto che Beethoven affida al coro la culminazione della sua
Nona sinfonia, la traduzione musicale dell’”Inno alla gioia” di Schiller.
Anche le onde che compongono lo spettro del pensiero-anima hanno
un proprio timbro, che ne caratterizza l’individualità. Nel passaggio al
dominio di coerenza del vuoto, ciascuna onda fondamentale e le
corrispondenti armoniche incontrano quelle sincrone e vi si
propagano amplificate e conservando la propria individualità.
La messa in fase delle onde-anima. Se un vento, anche molto intenso e
durevole, spirasse parallelamente alla superficie di uno specchio
d’acqua perfettamente liscio, non si desterebbero le onde. Al contrario,
lo stesso vento che incontra un’increspatura, sia pur lieve, come le
onde capillari del mare, genera le onde, perché trasferisce la sua
quantità di moto alla superficie dell’onda esposta al senso di
provenienza del vento.
Per analogia, il vento dello Spirito Santo, che ha sede anche nel
dominio di coerenza del vuoto, se incontra onde-anime, sia pur
debolissime, le amplifica. La santificazione, ossia il passaggio
dell’anima al dominio del vuoto, è opera dello Spirito Santo, ma
richiede, il contributo della volontà, anche se esiguo, per cui soltanto le
animae orantes entrano nel Regno.
Nel Capitolo 14, si è accennato ai laser, dispositivi, la cui elevata
energia deriva dalla messa in fase delle oscillazioni del sistema,
riportando l’esempio dell’intenso moto delle particelle in seno
all’acqua in ebollizione, la cui energia non è utilizzabile, perché i
movimenti stessi interferiscono fra loro annullandosi. Se si riuscisse a
far muovere, ossia a far oscillare le particelle in modo ordinato, cosa
che in matematica vien detto messa in fase, allora si potrebbe sfruttare
quell’energia; cosa che i laser realizzano.
Si può anche pensare ad un insieme di diapason distribuiti in un vano
ed immaginare tre diverse condizioni. (i) Ciascuno di essi oscilla a
199
modo suo; in questo caso, poiché le fasi delle oscillazioni sono
distribuite a caso la risultante sarà nulla. (ii) Se le fasi cominciano ad
essere concordanti allora il suono della nota comune si farà sentire
sempre più a mano a mano che le fasi si avvicinano fra loro. (iii)
Indipendentemente dalla distribuzione delle fasi, se una stessa onda
esterna, cioè oscillante con la stessa frequenza, ma con ampiezza e
quindi energia molto elevata irrompe nel vano, allora ciascun diapason
e tutti quanti, investiti violentemente da quest’onda risuoneranno
all’unisono con essa e si udirà un solo ed intenso suono della stessa
frequenza.
Per analogia, le onde-anima quando stanno insieme oscillando
ciascuna a modo proprio (i) (l’individualismo ed il relativismo
denunciato da Papa Ratzinger) non producono alcun risultato
collettivo. (ii) Il livello di civiltà di un popolo dipende dagli ideali che
pongono in fase gli interessi dei singoli, governano e coordinano la
loro attività e la orientano verso obbiettivi comuni. (iii) Quando questi
ideali hanno una valenza tale da essere condivisi da tutti, come la fede,
allora la risultante della risonanza sarà enorme.
Lo stesso vale per la preghiera delle onde-anima. Quella del singolo,
spesso rivolta per sollecitare una grazia individuale, ha un’energia
molto debole e si elide scontrandosi con l’interesse spirituale dello
stesso orante o di altri; quella comunitaria, al contrario, specie se messa
in fase da un evento o da un ideale esterno forte come la fede diviene
efficace.
Il miracolo del sangue di S. Gennaro. Il 16 dicembre del 1631, si
verificò l’ultima eruzione violenta di tipo subpliniano del Vesuvio. La
spaventosa catastrofe che incombeva su Napoli, destò nei fedeli una
preghiera collettiva e fervente rivolta al Santo Patrono, diretta verso lo
stesso obbiettivo. Le onde-anime dei fedeli vennero cioè poste in fase
dalla fede comune ed acquisirono un’ampiezza significativa ed una fase
coerente che consentì allo Spirito Santo di amplificarle per risonanza,
trasformandole in onde laser, che trasferirono la loro energia all’acqua
di idratazione delle specie chimiche solide complesse presenti nel
sangue del Martire, che assunse quindi la fase liquida.
E’ stato accennato al capitolo 14, che i campi di forze che governano
tutti i sistemi dell’universo e quindi anche quello della vita del singolo
uomo, tendono allo stato di minima energia, che è quello della morte.
In tale stato il sistema universo ed il sistema uomo continuano, però
ad essere permeati dal campo di forze di Higgs che non si annulla. Se
200
si introduce nel sistema nello stato di energia minima un campo non
nullo, l’energia di questo campo esterno aumenta quella complessiva
del sistema. Anche quando siamo in peccato e cioè siamo morti alla
Grazia per la nostra debolezza, (a meno che questa morte non sia
voluta dall’intelletto) c’è quindi sempre la possibilità che un onda
d’Amore della Vergine possa riportarci alla vita.
E’ noto che l’acqua può esistere nelle sue tre fasi di vapore, liquido e
solido, ma si ritrova anche unita, mediante legami complessi, ad alcune
specie chimiche solide sotto forma di idrati. Il sangue umano ed in
particolare il plasma è costituito per il 90-92% di acqua, caratterizzata
da domini di coerenza. Il sangue del martire, prima del miracolo è
solido e contiene anche specie chimiche idratate. Esso si trova nello
stato di minima energia ed appare privo di vita. L’energia di tale
sistema, se investito da un campo non nullo, può però aumentare
sensibilmente.
La superbia del pensiero greco ci ha insegnato che l’inerte è inanimato.
La scienza contraddice tale affermazione, quando scorge che tutti i
sistemi del creato vibrano con un proprio periodo di oscillazione, e,
meglio con la meccanica quantistica che mostra un inerte il quale
avverte l’horror quietis. Anche l’acqua, unita ad alcune specie chimiche
del sangue allo stato solido vibra con un periodo di oscillazione
proprio. Le onde che costituiscono il pensiero-anima di qualche fedele,
indotte nel dominio di coerenza dell’acqua cerebrale, e da questa
trasferite al dominio di coerenza del vuoto, possono trasmettersi ed
amplificare per risonanza le oscillazioni dell’acqua di qualche specie
chimica idratata del sangue della teca sita in prossimità dei fedeli e
liberare l’acqua dai legami complessi ma deboli che la univano al
composto chimico idratato.
A volte basta un solo fedele-anima, com’è accaduto al Cardinale
Castaldo, il quale prima di morire, chiese di pregare il Santo attraverso
il sangue contenuto nella teca; si pose in venerazione dello stesso e si
verificò il miracolo, con sorpresa dei presenti.
L’atmosfera di fede del 16 dicembre del 1631 aleggia periodicamente
nella preghiera dei fedeli radunati nella Cattedrale di Napoli, dove si
assiste alla ripetizione del miracolo e svela il significato pratico delle
parole del Messia “dove due o tre sarete radunati nel mio nome io
starò là con voi” e quelle che seguivano ai miracoli Suoi (e dei Suoi
Santi) che si verificavano mediante la messa in fase delle enormi
201
capacità autoterapeutiche del cervello (Palumbo 2006a) del miracolato
che alimentò la fede “la tua fede ti ha salvato”.
Regina Sanctorum omnium. I Santi, ridestando la fede, pongono in
fase le reazioni dei sistemi nervoso ed immunitario. L’uomo possiede,
però, un serbatoio di energia naturale spesso nascosto, costituito dai
suoi sentimenti, che solo una mamma conosce, nutre e sa far emergere
dal figlio, rendendolo capace di farlo interagire.
Perciò la Vergine Madre, la Regina Sanctorum omnium, ha un potere
in più rispetto ai Santi, perché richiama quest’enorme energia naturale
che alimenta la fede: il laser della vita, per cui il poeta canterà:
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disianza vuol volar sanz’ali.
Un direttore di orchestra coordina, ossia pone in fase, ciascuna e tutte
le note emesse dagli archi, legni, ottoni, etc. La Vergine Santa, l’Astro
del vuoto, pone in fase tutte le onde-anima, ciascuna dotata, al pari
degli strumenti musicali, di un proprio timbro, in un concerto
costituito da migliaia di miliardi di orchestrali e quindi di strumenti,
che risuona nel teatro del vuoto, cento miliardi di miliardi di miliardi di
miliardi di miliardi più vasto del nostro universo, la Gloria del Padre,
che chiama ciascuno dei figli ad eseguirlo, sotto la direzione della
Vergine.
Di fronte ad un “Deus qui Charitas est”, Papa Ratzinger prega il
Risorto di aiutare l’uomo a porre in fase, mediante la fede, le risorse
del pensiero scientifico ed invita ciascuno a sintonizzare la sua ondaanima con la bacchetta orchestrale della Mater Ecclesiae, Sedes
sapiéntiae, Causa nostrae laetitiae, Foederis arca et Ianua caeli.
Se un tramonto, un paesaggio o un sorriso di un bimbo, pallidi riflessi
dello splendore della Vergine, la follia stessa di Dio, sono in grado di
destare sentimenti di gioia e di stupore, che nessuna opera di Mozart,
di Leonardo o di Dante è in grado di riproporre, quanto immensa sarà
la commozione che la futura visione della Rosa Mystica desterà nelle
nostre onde-anima.
202
CONCLUSIONE
L’indagine ha dimostrato l’identità dei risultati, espressi in linguaggi
diversi, dai miti, dalle religioni dalla filosofia e dall’arte, trovati del
tutto analoghi a quelli della scienza, un’analogia enfatizzata dal
modello scientifico proposto. Esso ha assegnato all’uomo un ruolo
fondamentale nella evoluzione dell’universo, ruolo che assumerà
importanza ancora maggiore allorquando il 90% della capacità del
cervello non usata, sarà resa utilizzabile.
Esistono numerose evidenze sull’estrema improbabilità, se non
sull’impossibilità, dell’esistenza della vita così come essa ci appare, in
un altro sito dell’universo. Essa sarebbe dunque un suo imperativo
cosmico, un momento essenziale del ciclo dialettico scandito
dall’evoluzione, attraverso la quale l’universo è passato dalle vibrazioni
coerenti del vuoto, caratterizzate dalla massima coerenza e quindi dalla
massima entropia negativa, alla fase di massima incoerenza, o di
entropia positiva nel momento del Big Bang e da questo a quello
dell’inerte, le cui particelle, comparse nelle fornaci stellari, si sono via
via aggregate per formare i corpi celesti e quindi le stelle, le quali poi
implodono in buchi neri, dai quali nasceranno altre stelle ed il ciclo
continua.
L’inerte costituisce pertanto un sottoinsieme del macrosistema
cosmico che ne ripete il ciclo evolutivo.
Il reame dell’inerte ha generato quello del vivente, un momento
caratterizzato anche da entropia negativa e da bassa energia, con
frequenza dell’ordine degli hertz (Palumbo 2006a), che però degrada
nel reame dell’inerte.
Dal reame del vivente è nato quello del pensante, caratterizzato sia dal
dominio della coerenza (o dell’appreso, con entropia negativa) sia dal
dominio dell’incoerenza (o dell’innato = genetico, con entropia
positiva). L’uomo rappresenta quindi
il momento successivo
dell’evoluzione, un sistema dotato di un cervello, il sistema più
perfetto nella sua imperfezione, in grado di pensare e di interloquire
quindi con l’essenza stessa del creato.
Le onde risultanti dall’elaborazione del cervello di onde pregiate
esterne costituiscono le manifestazioni spirituali dell’uomo, come le
203
emozioni: onde destate dall’interazione temporanea con quelle esterne
(acustiche, ossia musicali, o visive, pittoriche, paesaggistiche, etc,).
Queste onde cerebrali, reali e presenti durante la vita, indotte prima nel
dominio di coerenza dell’acqua cerebrale e da questo a quello del
vuoto, vengono amplificate per risonanza da quelle sincrone ivi
esistenti e vi permangono per sempre. Esse costituiscono il reame
delle anime.
Si propagano nell’universo, analogamente alle onde sonore trasmesse
dal microtelefono del nostro apparecchio di casa che cavalcano le
onde elettriche del cavo telefonico e si propagano a enorme distanza,
dove l’apparecchio telefonico dell’ascoltatore, elimina le onde
trasportatrici del cavo telefonico e seleziona quelle acustiche che egli
così percepisce.
L’anima è pertanto cumsubstanziale alla nostra esistenza e si manifesta
attraverso l’emissione di queste onde, le quali si propagano nel
dominio delle vibrazioni del vuoto ove viaggiano, senza interferenze
ed attenuazione e per sempre.
Non vi è alcuna differenza fra le anime presenti nella fase transiente
dell’esistente dove esse vivono “cumsubstantialibus corporibus”,
corpo a noi apparente reale perché percepito dai sensi come concreto,
e quelle definite astratte nella fase futura, solo perché al di fuori del
range della sensibilità corporea.
Per confutare la credenza, secondo la quale è reale tutto ciò che è
misurabile riporto due considerazioni.
Il range delle onde elettromagnetiche oggi note, perché in qualche
modo rilevate dalle strumentazioni, si estende dalle onde telefoniche
(dell’ordine di 102 Hz) a quelle cosmiche (superiori a 1023 Hz). Un
secolo fa, tale range si estendeva dall’ultrarosso (1014 Hz)
all’ultravioletto (1016 Hz). Secondo il punto di vista vero = osservabile,
i nostri nonni avrebbero affermato che le onde e.m. reali erano quelle
da loro rilevate, mentre quelle al di fuori di tale dominio sarebbero
appartenute alla fantascienza per cui erano astratte, il che è stato
negato dai fatti.
Il cervello assegna ai corpi caratteristiche che essi non hanno. Basti
pensare ai colori: un’invenzione del cervello. Noi non osserviamo,
infatti, la vibrazione materiale, fisica e concreta e.m. corrispondente al
verde, ma la caratteristica che il cervello attribuisce ad essa, e cioè il
verde.
204
Segue che l’esistente, e pertanto anche una persona, un’essenza reale,
al pari delle vibrazioni, viene colta dal cervello con le caratteristiche
che esso le assegna, per cui appare diversa da un osservatore all’altro.
La mamma ed il feto sono una sola realtà. Dopo il parto, la mamma
osserva il suo bambino in modo diverso da come lo sentiva quanto
egli era nel suo seno, pur essendo la stessa creatura.
Come le vibrazioni e.m. corrispondenti al verde, ed il colore sensibile
percepito del verde, sono due aspetti della stessa realtà, anche una
persona vivente (la sua essenza sostanziale: l’anima) e quella sensibile o
ideale (come noi la vediamo) sono due aspetti della stessa persona. Se
la morte fosse uguale alla distruzione, verrebbe violato il principio di
conservazione, secondo il quale nulla si crea e si distrugge, ma tutto si
trasforma, pertanto la morte va intesa come una transizione di fase.
Va poi ricordato che il tempo è un’invenzione dell’uomo, per cui non
esiste differenza fra presente e futuro e quindi fra una fase e l’altra del
divenire, ma esiste soltanto il divenire. Di esso cogliamo gli stadi e li
distinguiamo come momenti della loro successione ed attribuiamo a
loro una sequenza di tempi. Un’operazione, pertanto tutta inventata
dal cervello.
Le anime, ossia le onde vere, vibrazioni sostanziali, emesse durante
la vita da una persona a noi apparente reale, devono appartenere
all’evoluzione progressiva dell’universo e possono vivere nel dominio
della coerenza del vuoto. Possiamo collegarci con altre anime,
indifferentemente nelle due fasi, entrambe a noi apparenti diverse,
perché esprimenti ciascuna un momento dell’evoluzione, sia mediante
un sorriso, sia attraverso le nostre onde, esprimenti sentimenti,
emozioni, etc. che anche noi, a par loro, emettiamo ed “affidiamo”
continuamente al dominio di coerenza delle vibrazioni del vuoto. Ecco
il Paradiso che noi creiamo.
In questo dominio eterno ed assoluto vi è la co-presenza delle anime
di ciascuno e di tutti. Come non possiamo negare la realtà delle nostre
emozioni, non possiamo disconoscere neppure quella degli altri, per
cui vi è un insieme di presente in continua interazione, che possiamo
comprendere, anche senza far ricorso alla Bella, immortal benefica fede del
Manzoni.
Vi è una differenza profonda fra l’interazione durante la vita e postmortem: nella prima fase, la persona sensibilmente presente varia da
un osservatore all’altro, e, per lo stesso osservatore, da un tempo ad un
altro, nel senso che variano sia le capacità percettive cerebrali
205
dell’osservatore, sia la forma dell’osservato (età, condizione fisica,
ambiente, abbigliamento, acconciature, interventi estetici, etc.) e varia
anche il tempo dell’interazione stessa estremamente breve e legato alle
difficoltà di incontrarsi.
Nella seconda fase, l’anima, ossia la presenza sostanziale è purificata
da queste categorie contingenti e si presenta splendida nella sua forma
essenziale pura, con la quale si può interagire e per sempre.
L’interlocuzione con le anime della seconda fase richiede, a quelle che
si trovano nella prima, un’omogeneità di onde.
Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, longanimità, bontà, fede, mitezza,
padronanza di sé (Gal. 5, 22-23), sono queste le qualità delle nostre onde
che consentono l’interazione con quelle delle anime.
Secondo la meccanica quantistica, se si vuole conoscere tutto
sull’energia di una particella si deve rinunciare a qualsiasi informazione
sulla sua vita media, per cui se si vuole conoscere (comunicare) con le
anime, si deve rinunciare a qualsiasi informazione sulla vita. Non è
cioè possibile comunicare con le anime con gli strumenti reali e
sensoriali a nostra disposizione. Si può soltanto interloquire attraverso
le onde cerebrali, ossia le espressioni intime dell’anima, che sono
sentimenti, emozioni, preghiera, essenzialmente silenziosa, pensando
la nostra realtà in termini di vuoto quantistico popolato da noi: un
insieme di coppie virtuali elettrone-positrone corrispondenti alla realtà
sostanziale ed a quella ideale, in continua trasformazione.
Questo colloquio post-mortem è solo apparentemente astratto; esso è
invece più concreto di quello che avviene durante la vita delle persona,
perché è l’interazione vera fra due essenze sostanziali e non soltanto
apparenti.
La durata della nostra vita rispetto a quella dell’universo è pari a quella
del battito delle ciglia, rispetto alla vita del protone essa è poi
infinitesimale. Allora sembra legittima la comparazione con la nostra
esistenza fatta di apparenti comparse e scomparse. Perciò la morte non
esiste, ma rappresenta soltanto una transizione dal dominio
dell’esistenza al vuoto: l’analoga ed inversa transizione che avvenne
prima del passaggio dal vuoto allo zigote.
L’identificazione del vero nell’osservabile (vero = osservabile) ci fa
affermare che prima di essere zigote eravamo nulla, ma nulla si crea o
può venire dal nulla, allora vivevamo nell’amore dei nostri genitori,
nella evoluzione dell’universo, alimentata dall’amore di Dio.
206
Il vuoto è ben lontano dall’essere vuoto in senso stretto, e non è
neppure “inerte”: la sua presenza può essere avvertita e misurata nel
mondo delle particelle elementari, senza il cui potente contributo,
l’unità della natura non potrebbe essere mantenuta. In maniera
analoga, il regno delle anime, corrispondente a quello del vuoto, è ben
lontano dall’essere irreale ed inerte, la sua presenza agisce nel mondo
delle strutture più intime della nostra esistenza, contribuendo ed
interagendo fattivamente con la nostra vita spirituale.
In termini filosofici, ciò equivarrebbe ad affermare che il non essere (il
vuoto) è condizione essenziale per la nascita dell’essere (l'universo
materiale) e perché esso ridivenga non essere: propter non esse =>
esse => per non esse.
Come la costante cosmologica è una forma presente di materia o
energia, per cui non ci sono veri universi vuoti, anche la vita delle
anime è una forma di realtà eterna ed omnipresente.
Il buco nero: spazio-tempo potenziale (non essere), mediante
l’interazione potenziale (il vuoto) diviene spazio tempo reale
(l’universo), che poi percorrerà il ciclo inverso. Perciò il non essere è
una proprietà intrinseca dell’essere e viceversa, per cui il pieno ed il
vuoto sono due fasi attraverso le quali la realtà evolve. Abituati dal
metodo sperimentale a credere nell’osservabile, ossia nell’aspetto
ideale della realtà, come Tommaso, non crediamo nell’aspetto
sostanziale di essa, solo perché non la misuriamo, con ciò rinunciando
all’exploratoty analysis della scienza che propone continuamente entità
che poi verranno osservate.
Questa visione
- riabilita il concetto dell’etere, ridefinendolo come interazione
potenziale mediante la quale la luce diviene ed esprime le sue proprietà
di particella (essere vivente apparente) o di onda (anima: essere vivente
sostanziale) ed
- esplicita le relazioni di onda-particella, di spazio-tempo e di energiamassa di Einstein.
Le anime sono realtà sostanziali ed eterne, e perciò la vita presente e
quella futura sono due fasi concrete ed interattive, attraverso le quali la
realtà non soltanto ideale, cioè quella che ci appare attraverso i sensi,
ma essenzialmente quella sostanziale (materiale) che noi definiamo
spirituale, si esprime, vive ed evolve per sempre.
La realtà sostanziale delle anime, ossia le vibrazioni che si propagano
nel dominio di quelle coerenti del vuoto, viaggiano a velocità della
207
luce. Se le anime, fossero costituite anche dal corpo, con una certa
energia di riposo, non potrebbero viaggiare con la velocità della luce,
per cui l’annullamento della massa apparente corporea è una
condizione necessaria alla loro librazione nel vuoto. Il passaggio di
fase è quindi indispensabile e noi lo dobbiamo accettare come
un’esigenza della sopravvivenza e della perfezione raggiunta
dall’anima, essenza sostanziale che evolve perfezionandosi. Quindi,
per la fisica, questo distacco ritenuto a torto doloroso, va inteso come
gioioso, se davvero amiamo l’anima della persona apparentemente
scomparsa, dove l’apparentemente significa la sua sostanziale
sopravvivenza in corrispondenza continua ed eterna con la nostra
stessa vita spirituale, ossia con le onde sincrone da noi emesse.
Il modello proposto, atteso che al pari dei cicli parziali anche quello
dell’universo, nato dal vuoto vi ritorna in forma progressiva (i cicli di
Vico e l’eterno ritorno di Nietzsche).ha:
- identificato, nel reame delle anime, l’ultimo stadio del ciclo dialettico
dell’universo, il quale, partito dal dominio di coerenza delle vibrazioni
del vuoto, attraverso tale reame vi ritorna, con ciò ripetendo i cicli
parziali dei suoi sottoinsiemi, secondo il principio dell’autosimilarità
frattale,
- tradotto in termini scientifici l’enciclica di Benedetto 16° “Deus
Charitas est ”,
- riguardato la legge secondo la scienza e
- fornito una spiegazione scientifica a molte verità affermate dalla
teologia, soffermandosi sulla figura ed il ruolo di Maria nel ciclo
dialettico dell’universo.
208
APPENDICE
Com’è nato l’universo
Le sette fasi della sua formazione
1) L’universo in fasce: la fase delle particelle elementari.
Tempo, uguale ad un frazione di secondo pari a uno diviso 1 seguito
da 43 zeri.
Temperatura, pari a 1 seguito 30 zeri °K
L’universo ebbe origine più di 15 miliardi di anni fa: lo spazio ed il
tempo si espansero da un singolo punto in una vampata di energia. I
cosmologi, grazie ad osservazioni astronomiche, esperimenti con
particelle ad alta energia e con l’aiuto della fisica teorica, hanno cercato
di descrivere gli eventi che sono iniziati quando l’universo aveva
soltanto 10 elevato alla meno 43 secondi. In quell’istante, l’universo
era un “brodo” caotico di materia ed energia, dieci trilioni di volte più
calda del nucleo di una stella media. (10 elevato alla 32 gradi K). Nei
10 elevato alla meno 35 secondi seguenti, le particelle di materia e di
antimateria si materializzarono nell’esistenza, solo per svanire di nuovo
in collisioni in cui il loro annullamento dava luogo alla produzione di
altre particelle ancora. Alcune collisioni produssero delle particelle
molto più massicce di ogni altra oggi nota. Questo breve ed energetico
periodo (durato una frazione infinitesimale) è noto come era GUT (era
della Grande Teoria Unificata). Numerose teorie della grande
unificazione suggeriscono che tre delle quattro forze note
(l’elettromagnetismo, l’interazione debole e quella forte) erano a quel
tempo indistinguibili, o “unificate”, nella “forza elettronucleare”. Le
teorie escludono la gravità che, si teorizza, si sia separata dalle altre
forze subito prima dell’era GUT. Il “brodo cosmico” al termine di
questo periodo era così denso che la massa di un “ammasso di
galassie” sarebbe stata contenuta nel volume di un atomo di idrogeno.
Giova premettere che, secondo i fisici, la materia e l’energia non sono
divisibili all’infinito. Come le banconote sono multipli della moneta
(lire, euro, dollaro, yen, etc), così esistono unità o quantità limite di
materia: le particelle, dette anche fermioni, che trasportano materia, e
209
di energia (bosoni, come i gravitoni, i fotoni, etc) che veicolano
l’energia. Ogni particella ha il suo omologo chiamato antiparticella.
Le particelle, ossia gli atomi sono composti di quark e di leptoni e le
loro controparti di antimateria. I quark sono entità che si combinano
per formare protoni e neutroni, mentre i leptoni evolvono in altre
forme distinte, fra cui elettroni e neutrini. Nei primissimi istanti dopo
il Big Bang, la maggior parte delle forze erano indistinguibili, e, quando
le forze si separarono, ognuna acquistò la propria identità per mezzo
di un bosone, ossia di un vettore particolare di energia. L’interazione
nucleare forte, che tiene insieme i quark, e quindi i protoni ed i
neutroni nel nucleo di un atomo, è trasportata dai gluoni; l’interazione
nucleare debole, responsabile dei decadimenti radioattivi, è trasmessa
da due bosoni vettori intermedi: Z0 e W+-. La forza elettromagnetica
è trasportata dai fotoni, mentre la gravità opererebbe per mezzo dei
gravitoni. Infine, alcuni bosoni, ormai estinti, vennero creati nelle
estreme condizioni in cui si trovò l’universo subito dopo il Big Bang: i
bosoni di Higgs H e X. Questi giocarono un ruolo molto importante
nel periodo che seguì immediatamente l’era GUT.
2) La fase della fine dell’inflazione.
Tempo uguale a un secondo diviso 1 seguito da 35 zeri
Temperatura, pari a 1 seguito da 27 zeri °K
L’era GUT finì 10 elevato alla meno 35 secondi dopo il Big Bang,
quando la temperatura del cosmo scese al di sotto di quella critica di
10 elevato alla 27 gradi Kelvin. Il raffreddamento fu così rapido che la
forza elettronucleare, anziché scindersi, rimase ancora unificata. Il
risultato fu uno stato instabile oggi conosciuto con il nome di “falso
vuoto”. Quando l’universo continuò ad espandersi, la temperatura e
l’energia
delle
singole
particelle
precipitarono,
mentre
paradossalmente, l’energia totale dell’universo crebbe. Combinata con
il volume sempre maggiore di spazio, questa crescita ebbe un effetto
veramente peculiare sull’espansione. Invece di rallentare, il ritmo
dell’espansione aumentò vertiginosamente: alla fine della cosiddetta
era dell’inflazione, 10 elevato alla meno 33 secondi dopo il Big Bang, il
volume dello spazio era cresciuto di oltre un trilione di volte. I dettagli
di come finì l’inflazione sono ancora incerti, ma alla fine il falso vuoto,
instabile, diede origine all’universo attuale, dominato dalla materia.
210
Quindi, intrappolato in uno stato di “falso vuoto”, l’universo
sembrava destinato ad espandersi per sempre ad un ritmo che cresceva
in modo esponenziale. Se ciò non accadde fu, in parte, dovuto alla
tendenza di tutti i sistemi fisici a cercare lo stato di minore energia. Per
il cosmo questo è lo stato nel quale la forza elettronucleare viene
scissa. La transizione coincise con l’apparizione di una particella
chiamata bosone X di Higgs. L’interazione tra questi bosoni ed il falso
vuoto portò ad una riduzione dell’energia latente del vuoto stesso e
all’aumento della massa delle particelle. Le particelle guadagnarono
massa prima lentamente, poi più rapidamente, fino a materializzarsi dal
vuoto in modo esplosivo. Questo riscaldò di nuovo l’universo fino a
temperature simili a quelle tipiche dell’era GUT e causò la ripresa
dell’espansione ad un ritmo normale. Durante questi cambiamenti,
alcuni bosoni X di Higgs furono assorbiti dai bosoni della forza
unificata elettronucleare producendo i gluoni e la forza elettrodebole
(quindi i bosoni vettori Z0 e W+-). Questa scissione della forza
elettronucleare “compensò” la mancata transizione che era stata
causata dal falso vuoto. Altri bosoni X di Higgs decaddero in
un’esplosione di particelle quando l’universo uscì dalla fase
inflazionaria.
Quindi, da 10 elevato alla meno 43 secondi a 10 elevato alla meno 33
secondi, l’universo ha attraversato due fasi importantissime e sono
accaduti, come abbiamo descritto, diversi fenomeni.
Secondo la teoria della relatività, il tempo rallenta con la velocità, e si
annulla alla velocità della luce, sicché, gli eventi predetti, avvenuti in
frazioni di secondo, si verificarono in un tempo “relativistico”
lunghissimo. E questa è una prova ulteriore di come anche una
piccolissima frazione di secondo, può trascorrere così “lentamente” da
sembrare “interminabile” per una particella elementare che si muove
ad una velocità di poco inferiore a quella della luce.
3) L’era elettrodebole.
Tempo, uguale 1 secondo diviso 1 seguito da 33 zeri
Temperatura pari a 1 seguito da 26 zeri °K
A 10 elevato alla meno 33 secondi dopo il Big Bang, alla fine dell’era
dell’inflazione, la gravità iniziò a rallentare l’espansione dell’universo.
La temperatura era di 10 elevato alla 26 gradi Kelvin e la densità del
cosmo, anche se stava calando, era ancora sufficiente a far sì che la
211
massa del nostro pianeta non occupasse più del volume di un ditale.
Nell’istante successivo, chiamato era elettrodebole, apparvero i bosoni
H di Higgs, che completarono la separazione delle quattro forze
fondamentali, dividendo la forza debole in elettromagnetismo ed
interazione nucleare debole. Nel processo, leptoni ed anti-leptoni
evolsero in varianti come elettroni e positroni, che sono sensibili
all’elettromagnetismo, e neutrini ed anti-neutrini, sensibili
all’interazione debole. Con l’espansione ed il raffreddamento, le
collisioni diventarono sempre meno energetiche di quanto non fossero
state durante l’era dell’inflazione, producendo un numero inferiore di
particelle e quelle meno massicce. L’annullamento fra materia ed antimateria produsse un gran numero di fotoni, parte dei quali decaddero
in coppie di elettroni e positroni.
Un bosone H di Higgs completa, quindi, la separazione delle quattro
forze fondamentali quando viene assorbito da un trasportatore della
forza elettrodebole. Il risultato dell’interazione è un fotone della forza
elettromagnetica ed un bosone vettore intermedio dell’interazione
nucleare debole. Un incontro fra un quark ed un elettrone (quindi tra
due stringhe fermioniche) durante l’era elettrodebole produce un
bosone (una stringa bosonica) per ognuna delle quattro forze. . È
interessante notare che questo è proprio quello che afferma il modello
Palumbo-Nardelli (2005), secondo il quale l’azione di stringa bosonica
è uguale all’integrale da zero ad infinito dell’azione di superstringa
(contenente anche fermioni). Durante l’era elettrodebole, dunque, è
valida l’equazione (1).
La collisione produce anche un elettrone ed un positrone, un quark ed
il suo anti-quark e la coppia originale elettrone-quark. Quando un
elettrone ed un positrone si annullano l’un l’altro (quando cioè una
coppia di stringhe ed anti-stringhe fermioniche si annullano), si hanno
due fotoni di alta energia (quindi due stringhe bosoniche), ognuno dei
quali decade prontamente in una coppia elettrone-positrone identica.
Questo processo continua fino a quando il livello di energia rimane
molto alto, trasformando l’energia del cosmo in materia ed antimateria.
4) L’era del confinamento dei quark.
Tempo: da un milionesimo di secondo a 2 secondi
Temperatura: da 10 mila miliardi a 10 miliardi di °K
212
I componenti di base dell’universo attuale iniziarono a formarsi 10
elevato alla meno 6 secondi dopo il Big Bang, quando la temperatura
scese al di sotto dei 10 elevato alla 13 gradi. Anche se l’universo era
ancora più di un milione di volte più caldo del nucleo del Sole, questi
livelli relativamente bassi di energia permisero ai gluoni di unire i quark
per formare i blocchi di costruzione dei nuclei atomici: i protoni, i
neutroni e le loro anti-particelle. Anche qui, quindi, delle stringhe
bosoniche (i gluoni) hanno permesso la formazione di stringhe
fermioniche (i protoni ed i neutroni), secondo l’equazione (1).
I quark rimasero imprigionati nei nucleoni dalle nuove condizioni, che
erano più fredde e meno energetiche di quelle in cui avevano avuto
origine. I protoni iniziarono lentamente a diventare più numerosi
anche perché i neutroni, a volte, decadono in protoni. L’annullamento
di materia e anti-materia proseguiva, ma anziché produrre più materia,
molti di questi eventi producevano fotoni, elementi troppo poco
energetici per produrre altra materia. Tuttavia, questi fotoni deboli
erano ancora capaci di impedire la formazione di legami protoneelettrone che avrebbero portato alla formazione degli atomi. Il leggero
eccesso della materia derivato dall’era dell’inflazione divenne allora
critico per il futuro dell’universo. Con sempre meno coppie di
particelle prodotte, l’anti-materia praticamente scomparve.
L’annullamento delle particelle di materia ed anti-materia, però nella
proporzione di uno a uno lasciò un “residuo” di materia che riempie
l’universo presente.
Nelle tipiche trasformazioni dell’era del confinamento dei quark, una
coppia elettrone-positrone che collide si annulla e rilascia due fotoni
ad alta energia.
Quindi una coppia di stringhe ed anti-stringhe fermioniche collide e si
annulla rilasciando due bosoni ad alta energia.
Come nell’era elettrodebole, i due fotoni decadono in due nuove
coppie elettrone-positrone. Con livelli di energia sempre decrescenti, i
gluoni dell’interazione nucleare forte legano i quark per creare
particelle più grandi come neutroni e protoni. Quando un protone ed
un anti-protone si annichilano l’un l’altro, a differenza del prodotto
della collisione di un elettrone con un positrone, i fotoni risultanti non
possiedono abbastanza energia da produrre una coppia protoneantiprotone. Poiché non viene creata della nuova antimateria, il
piccolo “eccesso” di materia generato nell’era dell’inflazione diviene
213
dominante. Nonostante la loro attrazione elettrica, un protone ed un
neutrone non sono capaci di legarsi assieme a causa dei fotoni prodotti
nell’era del confinamento dei quark.
5) L’era dei neutrini.
Tempo: da 2 secondi ad 1 minuto
Temperatura: da 10 miliardi a 1.3 miliardi di °K
Per 58 secondi dopo l’era del confinamento dei quark, l’universo entrò
in quella che potrebbe essere chiamata l’era dei neutrini. La creazione
di elettroni e positroni cessò per mancanza di energia ed i positroni,
come il resto dell’antimateria, gradualmente scomparvero, lasciando,
come uniche antiparticelle, gli antineutrini. Tuttavia, i neutrini e gli
antineutrini, che evolsero durante l’era elettrodebole, smisero di
interagire con altre particelle di materia e divennero quasi impossibili
da osservare. Senza carica elettrica e, forse, senza massa (o comunque
se hanno massa, essa è estremamente piccola), essi continuano tuttora
a passare attraverso lo spazio, attraverso la Terra ed attraverso il
nostro corpo, in modo virtualmente invisibile, ed i ricercatori pensano
che essi viaggino alla velocità della luce.
6) L’era della nucleosintesi.
Tempo: da 1 a 5 minuti
Temperatura: da 1.3 miliardi a 600 milioni di° K
Nell’era della nucleosintesi, che iniziò un minuto dopo il Big Bang e
durò per quattro minuti, le condizioni divennero finalmente adatte alla
creazione dei primi nuclei atomici. Allo scoccare dei tre minuti, la
densità dell’universo era simile a quella dell’acqua, e, alla la fine
dell’era, la temperatura era scesa fino a 600 milioni di gradi. Nello
sviluppo più critico dell’era, i fotoni iniziarono a perdere ancora una
parte della loro energia. Così indeboliti, essi non poterono più
impedire che i protoni ed i neutroni si legassero nei nuclei atomici.
Anche in questo stato meno energetico, tuttavia, i fotoni mantennero
una potenza sufficiente (considerata l’espansione continua ed il
raffreddamento) da impedire ai nuclei di combinarsi con gli elettroni
per formare degli atomi. Quando i protoni ed i neutroni si unirono,
emersero tracce di altri elementi, ma i gruppi più comuni erano varietà
di idrogeno ed elio, che ancora oggi rappresentano la maggior parte
214
della materia del cosmo. Non si poterono formare altri elementi più
pesanti, in quanto l’universo si raffreddò troppo in fretta per
permettere altre reazioni nucleari. Quindi, il primo passo nella
formazione dei nuclei atomici durante l’era della nucleosintesi
consistette nella combinazione di un protone ed un neutrone, creando
un deuterone, che è il nucleo del deuterio, una varietà di idrogeno.
Una nucleosintesi secondaria avveniva quando un protone libero
incontrava un deuterone, e, legandosi, formava un nucleo di elio-3. La
maggior parte dei nuclei di elio ancora oggi esistenti si è formata a
quell’epoca.
7) L’era della materia.
Tempo: un milione di anni
Temperatura: 3.000° K
Per la fine dell’era della nucleosintesi, cinque minuti dopo il Big Bang,
il ritmo dei cambiamenti era rallentato drammaticamente. L’universo
continuava ad espandersi e a raffreddarsi, ma non avvennero
transizioni significative per almeno un milione di anni. La densità del
cosmo era circa pari a quella dell’aria e la temperatura era scesa fino a
3 mila gradi Kelvin. A questo punto i fotoni, drasticamente indeboliti,
non poterono più impedire la formazione degli atomi. I nuclei atomici,
carichi positivamente, poterono allora finalmente unirsi agli elettroni,
negativi, negli atomi, dando inizio alla presente era della materia. Un
risultato della formazione degli atomi fu la graduale “pulizia” della
nebbia di plasma che permeava il cosmo. Quando gli elettroni liberi si
unirono ai nuclei, i fotoni non vennero più diffusi dagli incontri casuali
con gli elettroni e lo spazio divenne trasparente (“Sia fatta luce…E la
luce fu”). L’energia dei fotoni continuò a decrescere, scendendo nei
successivi 15 miliardi di anni fino alla temperatura di 3 gradi Kelvin,
che permea ora tutto l’universo.
Quanto precede indica che il “primo giorno” della creazione (a cui si
riferisce la Bibbia) è durato un milione di anni e che le transizioni più
significative sono avvenute nei primi 5 minuti dopo il Big Bang.
215
La nascita e il destino del Pianeta (le sette fasi)
Filastrocca di W. KauIa (1975)
Il nostro sistema è un palcoscenico
e il Sole e i pianeti semplici attori.
Così come nacquero avranno una infuocata fine.
Un pianeta nella sua esistenza interpreta molti ruoli,
gli atti riducendosi a sette età.
La prima di queste è la condensazione: grani di polvere che
scivolano sul piano della nebulosa in grumi condritici. E poi
i planetesimi: che a volte si rompono, ma
principalmente crescono, anche se il caldo respiro del
Sole soffia via il gas.
Formazione poi: raccogliere
i corpi lungo il percorso, in urti furenti
per dargli un pieno vigore convettivo, troppo caldo
così che si formi la crosta, mentre il ferro sprofonda e mari
evaporano, scaldati da energia radioattiva.
Arriva poi la tettonica a zolle: raffreddamento porta
alla litosfera, con molte fratture ai margini.
Spinte convettive una crosta creano in complesse
catene. Ma il riscaldamento rallenta; la sesta età
sfocia nel vulcanismo finale: non
più dimensioni litosferiche, solo sfiatatoi
per magma, Nix Olimpica o mari
in superficie, troncando il frazionamento. L’ultima scena
che chiude questa storia è la quiete: tempo
privo di fusioni, privo di zolle, privo quasi di tutto.
216
APPENDICE 1
La relazione Palumbo Nardelli (2005) è:
R
1
1
⎡
⎤
− ∫ d 26 x g ⎢−
− g μρ g νσ Tr (Gμν Gρσ ) f (φ ) − g μν ∂ μ φ∂ν φ ⎥ =
2
⎣ 16πG 8
⎦
∞
( )⎤⎥ ,(1)
1 ~ 2 κ102
2
1 / 2 −2Φ ⎡
10
μ
(
)
d
x
G
e
R
4
H 3 − 2 Trν F2
−
+
∂
Φ
∂
Φ
−
μ
⎢
2 ∫
2
2κ10
g10
⎣
0
=∫
1
⎦
dove il segno meno indica la forza di espansione, cioè la costante
cosmologica di Einstein.
Tale relazione esplicita, nella reciprocità della loro continua
trasformazione, i due momenti aprioristici dell’evoluzione: il vuoto,
l’analogo dell’energia potenziale e le particelle, l’analogo di quella
cinetica.
Il principio di autosimilarità frattale che governa tutta la realtà,
secondo quanto dimostrato nel Capitolo 12, consente la
riformulazione della (1) in termini matematici.
Il carattere frattale, ossia l’autosimilarità, si può anche riscontrare nelle
successioni dei numeri, per esempio, nella serie di Fibonacci, costituita
dalla successione 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21,…,nella quale ogni termine
successivo è dato dalla somma dei due termini precedenti, il rapporto
(detto aureo) tra due termini qualsiasi, (successivo e precedente), è
sempre simile al numero 1.618033, che rappresenta il limite al quale
tende la successione.
Si può dimostrare che, a partire dal fattore di riduzione pari a 1 / φ =
0,618033, (uguale a 5 − 1 / 2 ), che è poi il valore della “sezione
aurea”, le ramificazioni delle forme frattali ricominciano a toccarsi.
Se il modello della struttura globale dell’Universo detto dell’”inflazione
infinita” è corretto, allora l’universo stesso è un immenso frattale,
caratteristica che il presente modello ha verificato nel Capitolo 12
estesa tutta la realtà.
217
Accertato tale carattere, diviene possibile tradurre la (1), che esprime
un legame valido per tutti i sistemi naturali, secondo la teoria dei
numeri, sostituendo in essa le espressioni di π, φ , e Φ fornite dalle
identità di Ramanujan:
⎡
⎤
⎥
⎢
⎥
3 ⎢
5
π = 2 Φ − ⎢ R(q ) +
⎥
5
⎛
⎞
20
3+ 5
1 q f (− t) dt ⎥
⎢
1+
exp ⎜
⎟
∫
1/ 5
4/ 5
⎢⎣
2
⎝ 5 0 f (− t ) t ⎠ ⎦⎥
(2)
e,
0,618033= 1/ φ =
(3)
con
Φ=
5 −1
= R(q)+
2
5
⎛
3+ 5
1 q f 5(−t) dt ⎞
1+
exp⎜
∫ 1/ 5 4 / 5 ⎟
2
⎝ 5 0 f (−t ) t ⎠
5 +1 ,
2
da cui si ottiene una formula data dal prodotto dei seguenti fattori
riportati in successione per motivi di spazio:
−∫
∫
∞
0
⎡
⎢
⎢
⎢
⎢
⎢
⎢ R
1
d 26 x g ⎢−
⋅
⎛
⎢ 16 G
⎜
⎢
⎜
⎢
3 ⎜
5
2Φ −
R(q ) +
⎢
⎛
20
⎜
⎢
3+ 5
1
⎜
⎜
1+
exp
⎢
⎜ 5
⎜
2
⎢⎣
⎝
⎝
⎞
⎟
⎟
⎟
⎞⎟
5
q f (−t )
dt
∫ 0 f −t 1 / 5 t 4 / 5 ⎟⎟ ⎟⎟
⎠⎠
(
⎡
⎤
⎢
⎥
R
3
5
⎥⋅
⋅ 2Φ − ⎢ R(q ) +
2
20 ⎢
κ11
⎛ 1 q f 5 (−t ) dt ⎞ ⎥
3+ 5
⎟
1+
exp⎜⎜
⎢
1/ 5
4/5 ⎟⎥
∫
2
⎢⎣
⎝ 5 0 f (−t ) t ⎠ ⎥⎦
218
)
−
(
)()−
1 μρ νσ
g g Tr G μν G ρσ f φ
8
1 μν
g ∂μφ ∂νφ
2
]
∫ d x(− G )
10
1/ 2
[
e −2 Φ R + 4∂ μ Φ∂ μ Φ −
1 ~ 2
H3 −
2
κ 112
⎛
⎞
⎜
⎟
⎟
5
3 ⎜
2 Rg102
2Φ − ⎜ R(q ) +
5
20 ⎜
⎛ 1 q f (−t ) dt ⎞ ⎟⎟
3+ 5
⎜⎜
⎟
1
exp
+
1/ 5
4/5 ⎟ ⎟
∫
⎜
2
⎝ 5 0 f (−t ) t ⎠ ⎠
⎝
Trν
⎛ 2⎞
⎜ F2 ⎟
⎝
⎠
(4)
Che rappresenta la traduzione della (1) espressa nei termini fisici della
Teoria di Stringa, nella (4), ricavata dalla Teoria dei Numeri e quindi
dalla matematica.
Anche il dominio di coerenza dell’acqua in generale e di quella
cerebrale in particolare può rappresentarsi in termini matematici.
Il campo dell’interazione QED tra materia e campo elettromagnetico
(e.m.) è il campo d’onda quantistico che si può associare al sistema di
molecole d’acqua. Arani et al. (1993), partendo dalle equazioni
dinamiche, dette “equazioni di coerenza”, del campo d’onda classico e
del campo e.m. classico e coerente, hanno ottenuto:
L’equazione di Schröedinger per la funzione d’onda, normalizzata
secondo l’Hamiltoniana del campo che governa le dinamiche delle
molecole di H2O interagenti con il campo e.m. e l’equazione di
Maxwell con un termine di massa fotonico, ed un termine che ha
un’origine completamente standard.
L’elettrodinamica coerente assimila l’acqua ad un emettitore laser, in
quanto una molecola di H2O è un dipolo elettrico le cui cariche
negative e positive sono collocate in due aree diverse della molecola.
In quanto dipolo elettrico in rotazione, il dipolo molecola acqua
emette fotoni la cui frequenza è pari a quella di rotazione, uguale a
1015 Hz, corrispondente ad un’energia pari a 12 eV (Arani et al. 1993).
Il numero puro 12 (indipendente dalle unità di misura) è legato alle
seguenti relazioni, contenenti “c” (dove c è la costante di Legendre):
5
⎛ 5 + 1 ⎞ ⎛ 5 −1 ⎞
⎜
⎟ ⎜
⎟
⎜ 2 ⎟ +⎜ 2 ⎟
⎝
⎠ ⎝
⎠
1/ 8
= 12,03175776 ≈ 12 ;
219
]
⎡ 1 ⎛ 5 − 1 ⎞⎤
⎜
⎟⎥ ≈ 12 ;
⎜
⎟
⎣⎢ 2 × 5 ⎝ 2 ⎠⎦⎥
(c )31 − ⎢
(c )
30
⎛ 5 −1⎞
⎟
+ ⎜⎜
⎟
⎝ 2 ⎠
1/ 4
≈ 12 .
Anche l’identità di Ramanujan (Hardy 1927), che esprime
l’autosimilarità e quindi la frattalità di un sistema, è uguale al numero
12:
⎧
⎤⎫
⎡
⎪
⎥⎪
⎢
5
⎪ 1 ⎢
31
⎥ ⎪ ≈ 12 .
(c ) − ⎨
R(q) +
⎬
5
⎢
q
⎛ 1
f (−t ) dt ⎞ ⎥ ⎪
3+ 5
⎪2×5 ⎢
⎟
1+
exp⎜⎜
⎥
1/ 5
4/5 ⎟
∫
⎪
2
⎢⎣
⎝ 5 0 f (−t ) t ⎠ ⎥⎦ ⎪⎭
⎩
(5)
Allora, la molecola d’acqua ed il sistema acqua sono frattali,
caratteristica questa peraltro già nota, perché il fiocco di neve è una
rappresentazione tipica della geometria frattale.
L’energia del fotone emesso dal dipolo H2O in rotazione è espressa
dall’equazione di Maxwell dalla quale si è pervenuti al valore di 12 eV,
lo stesso valore fornito dalla (5). L’equazione di Maxwell e la (5)
rappresentano quindi, rispettivamente, l’equazione fisica di Maxwell
applicata al dominio di coerenza del sistema acqua e la sua traduzione
in termini di Teoria dei Numeri.
In definitiva, l’equazione di Maxwell applicata al dominio di coerenza
del sistema acqua, a causa della presenza in essa anche del termine di
2
massa fotonico e quindi bosonico + e ⎛⎜ N ⎞⎟λ , è correlabile all’azione di
ωk ⎝ V ⎠
stringa bosonica, la stessa azione che lega stringhe fermioniche e
bosoniche nella (1), espressa nei termini fisici della teoria di Stringa.
L’equazione di Maxwell e la (1), rappresentatrici delle relazioni fisiche
dei modelli Preparata-Del Giudice e Palumbo-Nardelli, e derivanti
entrambe dall’azione di stringa bosonica, risultano fisicamente così
correlate.
Entrambe, tradotte poi mediante la teoria dei numeri, rispettivamente,
l’equazione di Maxwell nella (5) e la (1) nella (4), risultano quindi
correlate anche matematicamente: (4) => (5).
220
In conclusione, la (1), che esprime il legame elementare fra l’energia (le
stringhe bosoniche) e le particelle (le stringhe fermioniche) in tutti i
2
sistemi dell’universo e lega quindi anche il fotone (energia) + e ⎛⎜ N ⎞⎟λ
ωk ⎝ V ⎠
presente nell’equazione di Maxwell alle particelle dell’acqua cerebrale,
sono esprimibili in termini matematici del tutto generali.
Segue che le anime-onde e quindi stringhe bosoniche, indotte nel
dominio di coerenza dell’acqua cerebrale esprimono un’armonia, nella
loro continua interazione con le particelle del corpo, un’armonia
espressa dalla (1) e dall’equazione di Maxwell contingente in quanto
legata alla durata della vita e per questo espressa in termini fisici.
La stessa armonia, indotta nel dominio di coerenza del vuoto, espressa
dalla (4) e dalla (5) in termini matematici astratti ed universali, dove
essa risuona per sempre.
221
222
BIBLIOGRAFIA
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223
Palumbo A., 2006 - Rischiare con Dio (Dopo Einstein) - Edizioni
Scientifiche italiane 199 pp.
Palumbo A., 2006a. - Omeopatia fra natura e scienza –
www.profantoninopalumbo.com
Palumbo A., 2006b - Evaporation and global warming - in press. - J.
Atmos. and Solar-terrestrial Phys.
Palumbo A., Nardelli M., 2005. - The theory of string: a candidate for a
generalized model - Boll. Soc. Nat, Napoli Nuova serie, vol III.
Palumbo A., Nardelli M., 2006. – Water and life - Boll. Soc. Nat,
Napoli Nuova serie, vol IV, 1-4.
Tuckey J.W., 1977 - Exploratory data analysis - Addison_Wesley
Publ. Co. Mass., 688 pp.
224
INDICE
PRESENTAZIONE
INTRODUZIONE
5
7
CAPITOLO 1
Il modello proposto
11
11
CAPITOLO 2
Chi siamo e cosa riteniamo di essere rispetto al cosmo
(meno di zero)
15
Chi siamo Cosa riteniamo di essere
(il centro degli universi) e di conoscere (ogni cosa)
CAPITOLO 3
Il vuoto nella storia
Il significato del vuoto nella filosofia e nella scienza
CAPITOLO 4
Il vuoto della materia e il reame delle anime
La storia
La fisica classica
La fisica di Einstein
La fisica quantistica
La fisica relativistica
16
19
19
19
25
25
25
26
27
29
33
CAPITOLO 5
37
Il vuoto dell’energia e il reame delle anime
Definizioni
Le oscillazioni del punto zero secondo il terzo
principio della termodinamica
I domini di coerenza dell’acqua
CAPITOLO 6
Il passaggio dal vuoto al pieno
Nei reami dell’inerte e del vivente
CAPITOLO 7
L’uomo nell’universo
37
37
39
41
45
45
45
49
49
49
Il principio antropico
Il sistema universo.
Il sistema solare
49
52
225
Sull’origine a la finalità dell’universo
Sull’originedell’universo
Sul finalismo dell’universo.
Il perché sia nato l’universo
I principi che governano il sistema vita
Livello matematico
Livello antropico
L’Intelligent Design non è metafisico, ma fisico
La funzione dell’uomo
CAPITOLO 8
I cicli dialettici nei miti e nelle maggiori religioni
I primi miti
La mitologia classica
Il significato del tempo secondo il mito
Il mito e la scienza
Il mito e la religione
Cenni su alcune fra le religioni più diffuse
L’induismo (a cura di M. Nardelli)
CAPITOLO 9
I cicli dialettici nella filosofia
Cenni di storia della filosofia
L’eterno ritorno
CAPITOLO 10
I cicli dialettici nella scienza
Sull’evanescenza del concetto di tempo
Il Campo unificato
54
54
57
57
58
59
59
61
62
65
65
65
67
68
70
71
71
73
83
83
83
93
97
97
97
98
CAPITOLO 11
Icicli dialettici nell’arte
109
109
la Natura.
Il Grande Spirito.
Gli Altri.
113
114
114
CAPITOLO 12
La Triade conoscitiva secondo la scienza, la filosofia,
la natura, il mito e la religione
I tre enti comuni alle varie espressioni del pensiero
Schema delle triadi nelle diverse discipline
Scienza
226
119
119
119
119
121
Filosofia
Mito
Religione
121
121
121
122
IL MEGACICLO ED I CICLI PARZIALI
CAPITOLO 13
La realtà secondo la geometria frattale
CAPITOLO 14
127
127
137
L’anima
Genesi e natura dell’anima
137
143
L’uomo e l’anima
Conferme dell’esistenza dell’anima
La trasmissione delle onde
Sul significato di verità
Caratteristiche delle onde ricetrasmesse
La comunicazione fra le anime
CAPITOL0 15
La legge della natura e dell’uomo
La legge naturale interna
La legge razionale esterna
I risultati della legge esterna
La filosofia e la legge
La nuova religione e la sua legge esterna
La rivoluzione cristiana
CAPITOLO 16
La legge interna secondo la scienza
Il linguaggio
Il linguaggio del Messia
La scienza uno strumento ecumenico
CAPITOLO 17
Vergine Madre, Meridiana Face
Premessa
L’Annunciazione
L’Assunzione
Maria, Mater Ecclesiae
Maria, speculum Iustitiae (le apparizioni)
227
145
149
153
156
157
159
163
163
163
164
165
166
168
170
175
175
175
176
178
183
183
183
184
187
190
192
CONCLUSIONE
203
APPENDICE
209
209
Com’è nato l’universo
Le sette fasi della sua formazione
La nascita e il destino del Pianeta (le sette fasi)
APPENDICE 1
BIBLIOGRAFIA
INDICE
209
216
217
223
225
228