Materia ed energia, vuoto e forma

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Materia ed energia, vuoto e forma
Sara Cattò
MATERIA ED ENERGIA, VUOTO E FORMA
Il campo : materia energia, forma
La scienza (o meglio il gruppo di scienze: fisica, cosmologia, astronomia) che studia la natura e le
interazioni tra materia ed energia e che ne indaga le ipotesi di nascita, morte ed evoluzione, assegna
una crescente importanza ai concetti di campo e di vuoto.
Allargando la visione dal terrestre1 al cosmico, il magnetismo assume significati ulteriori e
straordinariamente vicini alle intuizioni di mistici, poeti, filosofi.
La visione che emerge dalle ricerche scientifiche d’avanguardia offre non solo informazione ma
anche, insospettabilmente, ispirazione. Un’ispirazione molto importante perché permette di
riconciliare l’esigenza di “partecipazione mistica ai misteri” con quella altrettanto pressante della
mente che vuole credere per aver conosciuto.
In effetti, la mente in gioco in questo tipo di indagine così avanzata non è certo quella con cui
facciamo i conti ogni giorno, la cosiddetta mente concreta, bensì la mente astratta, spinta quasi ai
limiti delle sue possibilità di comprensione.
Numerosi autori ormai hanno cercato di rendere comprensibili le direzioni e le ipotesi nelle quali la
scienza di sta avventurando; questo articolo è stato stimolato da un interessante lavoro di Erwin
Laszlo (L’ipotesi del campo psi, Pierluigi Lubrina Editore, 1987).
Materia o energia?
Fin dall’antica Grecia gli uomini si sono interrogati sulla natura della realtà: la sua sostanza
fondamentale, costitutiva, è materiale o ideale o forse entrambe?
Per Democrito era materiale (l’atomo costituente); per Hegel ideale; per Cartesio entrambe (res
cogitans e res extensa).
Nell’800 si riteneva che gli elementi costitutivi dell’universo fossero la materia, lo spazio e il
tempo; il tempo trascorreva secondo una sorta di regolarità eterna, la materia era l’aspetto primario
della realtà e occupava lo spazio, inteso come una sorta di sfondo privo di realtà propria.
Nel corso del XX secolo questa concezione è stata rielaborata in modo rivoluzionario, a partire da
Einstein. Sappiamo oggi che la materia localizzata, cioè presente in un punto preciso dello spazio,
non esiste: esiste la probabilità di riscontrare in un certo spazio-tempo una particella che più che
“materia” è una sorta di energia strutturata dinamica.
Che la materia non esista come sostanza e che materia ed energia rappresentino una la controparte
dell’altra – come una solidificazione e una rarefazione della medesima natura – è una nozione
scientifica accettata comunemente e non più solo appannaggio del mondo scientifico.
In questo universo “smaterializzato” gli scienziati non hanno rinunciato a ricercare il senso di unità
che sottostà alla molteplicità dei fenomeni manifesti, ma più che verso una sostanza, la loro ricerca
si sta orientando verso l’unità delle leggi fondamentali invarianti e delle forme ricorrenti che legano
insieme fenomeni così apparentemente diversi.
Sebbene più “immateriale” della materia, il concetto di energia attiene pur sempre al mondo fisico;
a questo riguardo Laszlo compie alcune interessanti osservazioni, avanzando un’ulteriore e
innovativa ipotesi, l’ipotesi del campo , per rendere ragione di alcuni importanti effetti che non
trovano spiegazione nelle sole interazioni, per quanto complesse, tra materia ed energia.
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Per alcune riflessioni relative all’elettromagnetismo su scala terrestre, si veda il mio articolo Fisica e psicologia
dell’elettromagnetismo.
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La coerenza strutturale, infatti, che sottostà agli innumerevoli fenomeni naturali, così diversi l’uno
dall’altro, non può essere garantita dal campo fisico (campo ) in se stesso. A livello di campo
fisico l’energia si trasforma in modo reversibile, le configurazioni di materia e di particelle
materiali sono nate e annientate e nel corso di processi irreversibili l’energia trasformata conduce a
sempre crescente entropia globale. Le traiettorie di tale creazione e dissipazione sono casuali (stati
caotici, mutazioni, biforcazioni, ecc.): l’universo manifesta quindi processi di cambiamento, non
di evoluzione.
L’ipotesi della teoria darwiniana, che il caso da solo possa giustificare la complessa evoluzione
della vita come è avvenuta anche solo sul nostro pianeta, ha – secondo il fisico nucleare Fred Hoyle
– la stessa probabilità dell’ipotesi che un uragano, soffiando sopra un deposito di rottami, realizzi il
montaggio di un aeroplano perfettamente funzionante. Una innovazione isolata, infatti, di per se
stessa non garantisce affatto un miglioramento per l’organismo: c’è la metà delle probabilità che lo
renda meno adeguato. Un rettile, ad esempio, non impara a volare perché compaiono “per caso” le
penne; deve cambiare radicalmente anche la struttura delle ossa, della muscolatura e del
metabolismo nel suo complesso per far fronte alle aumentate richieste energetiche imposte dal volo.
La vita non evolve quindi per miglioramenti parziali, bensì per innovazioni discontinue, massicce e
ben coordinate.
Questa caratteristica dell’evoluzione detta “coerenza” chiama in causa, secondo Laszlo, un altro
fattore, non fisico, capace di garantire una consonanza strutturale sia all’interno dello stesso
organismo che all’intero uni-verso.
IL CAMPO Possiamo ipotizzare, sostiene Laszlo, che accanto al campo fisico , esista un campo denominato (per sottolinearne la natura non fisica ma psichica, “mentale” in senso ampio). Possiamo ipotizzare
che l’universo conservi e trasmetta non solo energia (campo ) ma anche forma (campo o
morfoforetico, “portatore di forma”).
Forma intesa non nel significato che assume nella contrapposizione “forma-sostanza” (di apparenza,
superficie) ma nel significato di struttura caratteristica, di configurazione, di matrice, di formante.
Ovvero ciò che delinea le modalità privilegiate di strutturazione dell’energia-materia.
L’ipotesi del campo raccoglie e integra in una visione più allargata altre ipotesi e intuizioni già
avanzate in ambiti specifici di studio. Ne sono esempi l’ipotesi del campo morfogenetico di
Sheldrake in ambito cognitivo-sociale e quella del campo del potenziale quantistico di Bohr
nell’ambito subatomico.
Il campo è infinito, onnipresente e riscrivibile2.
Infinito: esso non è materiale (e nemmeno energetico) e come tale non vincolato ad alcun “luogo”
in senso fisico. È presente nell’universo che a sua volta è postulato come infinito.
Onnipresente: i suoi effetti non dipendono dalla distanza o dall’intensità ma solo dalla forma: esso
conserva configurazioni in maniera diffusa e le trasmette a tutti i punti in ugual modo. All’interno
del campo la comunicazione è istantanea, silenziosa, non localizzata.
Riscrivibile: le interazioni tra campo e campo danno vita a nuove forme e configurazioni che
entrano a far parte e tutti gli effetti del campo . Esso è pertanto un sistema aperto, non statico ma
“vivo”.
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Questa ipotesi viene presentata e discussa in modo approfondito, e in certi passaggi, molto complesso da Laszlo in
L’ipotesi del campo , Pierluigi Lubrina Editore, 1987. Rimando ad esso per trovare esempi, fenomeni, discussioni in
settori diversificati (fisica, biologia, evoluzione cognitiva, evoluzione sociale) a sostegno scientifico dell’ipotesi del
campo .
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L’interazione tra queste tre caratteristiche fa sì che una “nuova forma” venga istantaneamente
trasmessa in ogni punto del campo e produca effetti per isomorfismo o conformità. E’ come se le
forme pervadessero lo spazio infinito e si “traducessero” in molteplici sistemi materiali, ciascuno
con caratteristiche distintive (ad es. biologiche, cognitive, sociologiche, chimiche, nucleari,
elettromagnetiche) secondo una sorta di consonanza strutturale.
Molteplici sono i “misteri” che alla luce di questa ipotesi trovano una possibile spiegazione.
Vediamone solo alcuni.
A livello fisico: l’atomo esiste e non esiste nello stesso momento e quindi non può essere
considerato una sostanza; sarebbe piuttosto una forma imposta a talune regioni dello spazio-tempo.
Altro mistero: se prendiamo due particelle appartenenti allo stesso sistema (cioè con-formi), le
separiamo e poi modifichiamo il senso di rotazione di una delle due, anche l’altra inverte il suo
senso di rotazione come se “lo avesse saputo”, sebbene tra le due non esista nessuna possibilità
fisica di trasmissione dell’informazione.
A livello biologico: le cellule dell’embrione sono inizialmente indifferenziate, cioè possono
svilupparsi dando origine a qualsiasi organo o apparato o tessuto dell’organismo. E’ solo il settore
di campo, cioè il punto dell’embrione nel quale vengono a trovarsi le cellule a determinare la forma
che assumeranno (pertanto il ricorso al solo DNA non spiega tale comportamento).
A livello cognitivo-psicologico: pensiamo ai fenomeni di telepatia, alle sincronicità, al “dolore
gemello” che lega due gemelli, al fenomeno dell’arto fantasma. Oppure allo stesso inconscio
collettivo che può essere considerato allora come il campo che conserva le forme psichiche (le
forme pensiero, le forme emotive, i modelli sociali, ecc.) che “premono” su ogni sistema umano
individuale.
A livello sociale: pensiamo a quella che gli antropologi chiamano “magia per simpatia”, quella dei
voodoo, dove per colpire una persona lo si fa indirettamente (e a sua insaputa) colpendo una sua
immagine, ovvero un oggetto con-forme all’originale. Oppure alle cosiddette coincidenze culturali:
nello stesso momento storico civiltà o individui isolati tra loro inventano contemporaneamente le
stesse forme, siano essi utensili, oggetti d’arte o anche miti. E’ il caso ad es. della forma piramidale
per i monumenti (antico Egitto e America precolombiana). O dell’amigdala, lo strumento a forma di
mandorla dell’età della pietra, ritrovato in Europa, in Medio Oriente, in Africa, diverso per
materiale (ogni civiltà usò quello del luogo) ma identico per forma, coincidenza non spiegabile
ricorrendo a semplici “sperimentazioni casuali”.
Campo REALTA’
Campo - include i campi gravitazionale, elettromagnetico, nucleare
forte e debole: essi variano proporzionalmente alla distanza e gli effetti
sono determinati dalla forza o intensità del campo.
Tra campi e campo esiste una continua interazione. Come dire: ogni sistema (materia/energia) è sintonizzato su certe forme che lo strutturano e che a sua volta concorre a trasformare in un processo potenzialmente infinito. Questa interazione e co-creazione rende ragione del
dispiegarsi dell’evoluzione secondo un ordine non casuale, anche se non necessariamente
predeterminato. La caratteristica della riscrivibilità del campo , infatti, fa sì che ogni nuova
configurazione nata dall’incontro tra campo e campo venga “salvata” (per usare il linguaggio
del computer) nel campo stesso. Un modo scientifico di dire che ogni pensiero o sentimento
lascia traccia nell’oceano della configurazioni mentali ed emotive dell’universo e che un altro uomo
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può entrare in risonanza con esse e “leggerle” nel suo cervello/mente (consciamente o
inconsciamente, volontariamente o involontariamente) se riesce a sintonizzarsi su di esse. D’altra
parte già da molti anni gli scienziati cognitivi hanno dimostrato che il nostro cervello coglie della
complessità della realtà esterna solo ciò con cui è sintonizzato.
Il sistema cervello/mente umano è un trasduttore che riceve informazioni sia dai campi che da
quello : esso compie un’integrazione delle due informazioni e ne riproduce una terza che viene
reimmessa nel sistema globale.
Se noi riusciamo a “sganciare” certe porzioni del campo della nostra mente dall’abitudine a
rispondere a certe forme già note, possiamo rendere disponibile la mente a intercettare forme nuove,
che non sono già conosciute. Pensiamo a questo riguardo al processo della meditazione ricettiva:
non è forse di questo che si tratta?
E la meditazione creativa, non potrebbe forse essere descritta come un modo per salvare nel campo
configurazioni desiderate, affinché possano creare (co-creare) effetti sui campi corrispondenti?
L’ipotesi del campo è davvero affascinante. Essa richiama in modo straordinario intuizioni e
visioni sul funzionamento del cosmo che mistici, filosofi, poeti hanno avuto nel corso dei millenni.
Ad esempio pare strettamente collegato al concetto di energia psichica (guarda caso il campo si
chiama proprio psi-), di semi psichici e di vortici creativi della psicoenergetica.
Le forme del campo richiamano anche le Madri di Plutarco (riprese da Goethe nel Faust), le
Matrices di Paracelso, le Entelecheie di Aristotele, gli a-priori di Kant e in particolare le Idee di
Platone e i Numeri di Pitagora.
Platone definisce le Idee (eidos = forma) come incorporee, eterne, intellegibili, separate dalle cose e
principio delle cose stesse. Esse hanno un valore ontologico, in quanto modello eterno delle cose.
Per Pitagora il principio formante del cosmo (a lui dobbiamo la definizione dell’universo quale
cosmo, cioè “ordine”) è il numero. Senza di esso nulla può esistere. I numeri rappresentano modelli
secondo cui si formano tutte le realtà del cosmo (c’è isomorfismo tra numeri e creato). Ogni numero
porta in sé certe qualità, precise relazioni formali capaci di ricreare quella configurazione nelle
strutture materiali che vi si conformano e dare vita a diverse realtà. Tutte le cose possono essere
espresse sotto forma di numeri.
È interessante notare come la matematica descriva l’universo attraverso la combinazione di simboli
numerici secondo precisi rapporti reciproci: tali descrizioni si chiamano (per caso?) formule.
IL VUOTO E LO SPAZIO CREATIVO
Per lungo tempo sia gli scienziati che il senso comune hanno ritenuto che da qualche parte stesse la
materia e che lo spazio tra una porzione di materia e l’altra fosse vuoto, cioè fosse qualificato
dall’assenza di qualcosa e non avesse realtà propria.
Ora la nuova fisica ha scoperto che questo vuoto detto quantistico, non solo non è affatto vuoto, ma
è addirittura pieno di una densità di “energia virtuale” pari a 10
volte in più dell’intero
contenuto di energia di tutta la materia dell’universo.
Il vuoto così inteso, detto anche “mare di Dirac” (il fisico che per primo ne ha calcolato i
parametri), è un mare di energia virtuale sotteso allo spazio-tempo e satura lo spazio cosmico.
Esso è detto “campo di punto zero” perché le energie di questo campo diventano manifeste quando
tutte le altre energie di particella o di sistema svaniscono (sono cioè a punto zero). Per questo le
energie del campo di punto zero sono definite virtuali.
Questo campo non è né elettromagnetico, né gravitazionale, né nucleare. Esso è invece la fonte di
tutti i campi noti ed è pure la fonte della materia vera e propria. In particolari condizioni di
stimolazione del campo zero, l’energia virtuale (o negativa) viene spinta allo stato di energia
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positiva, attraverso la creazione di coppie: una particella (reale) di carica positiva emerge dal vuoto
nel quale rimane una particella gemella (virtuale) di carica negativa.
Vista la densità quasi inconcepibile di tale vuoto, sarebbe più giusto capovolgere l’immagine che ci
siamo fatti di una materia condensata che galleggia nel vuoto
con quella di una serie di bolle rarefatte di materia sospese
all’interno di esso.
Lo spazio perde quindi la connotazione di luogo vuoto e
passivo, per lasciare il posto a quella si uno spazio creativo,
pieno di tutte le potenzialità, brulicante di energia non ancora
manifesta da cui dipendono le creazioni future.
L’universo fisico va inteso in termini di geometria dello
spazio e quelli che si presentano alla nostra osservazione
come corpi materiali, sono in realtà forme e variazioni di
struttura dello spazio soggiacente.
La scienza sta, in un certo senso, traducendo in linguaggio
laico molte intuizioni finora espresse in linguaggio filosofico
o religioso. Le più recenti linee di sviluppo, incluso quelle
che ancora non sono dominio della conoscenza più ampia,
confermano questa tensione all’unificazione e alla
restituzione di un significato “ordinato” al nostro Universo e
all’avventura della Vita.
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