IL MONDO DI AMÉLIE BRUCIO NEL VENTO CUORI IN ATLANTIDE
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IL MONDO DI AMÉLIE BRUCIO NEL VENTO CUORI IN ATLANTIDE
CINEMA IL BRUCIO MONDO DI AMÉLIE NEL VENTO I n Francia l’ultimo film di Jenaut è diventato un vero e proprio caso cinematografico, raggiungendo un successo di pubblico inaspettato che ha dato il via a un vero e proprio fenomeno di costume. Merito di una storia semplice, e tutto sommato banale, giocata sul facile terreno dei buoni sentimenti, ma che il talento visionario del regista di Delicatessen è riuscita a trasformare abilmente in un’opera intrigante, intelligente e innovativa. L’originalità che ha sempre contraddistinto la filmografia di Jeneaut traspare in ogni sequenza e riesce a dare spessore a una storia che, letta dal copione, non sembrerebbe altro che una favola dai toni un po’ demodé. Così, sostenuto da una sceneggiatura senza sbavature, da una galleria di personaggi strampalati particolarmente efficaci; con attori calati nelle loro caratteriz- IN Audrey Tautou in “Il favoloso mondo di Amélie” zazioni, un’ambientazione che riscopre il romanticismo di una Montmartre da cartolina, un ritmo che non cede mai il passo e un montaggio costellato da continue invenzioni, Il favoloso mondo di Amélie riesce a trasformare la storia di una cameriera introversa e solitaria che decide a un certo punto di occuparsi degli altri – trasformando così la vita propria e altrui in una visione serena – in qualcosa di più che un semplice inno al buonismo. Per questo il film è riuscito a catturare sia il pubblico che si intenerisce di fronte alla bontà della bella Amélie sia gli spettatori più sensibili al buon cinema. Anche se è CUORI ATLANTIDE Il piccolo Bobby Garfield, alle prese con compagni di scuola maneschi ed una madre svanita, trova la comprensione e l’aiuto a diventare uomo da parte di un misterioso inquilino, dotato di capacità sensoriali, perseguitato dai “cattivi” dell’Fbi. Anthony Hopkins, dagli occhi acquosi e l’espressione malinconica, è il vero protagonista di questa commedia elegiaca e ottimista, per nulla superficiale, con il giusto tocco di suspense. Regia di Scott Hicks; con Anthony Hopkins, Anton Yelchin, Hope Davis. Città nuova - N.3 - 2002 In Pane e tulipani, di Silvio Soldini, si sarebbe potuta cogliere, sotto i toni accattivanti della commedia, la convinzione di poter sfuggire al grigiore della vita quotidiana, an- Barbara Lukesova e Ivan Franek in “Brucio nel vento”. vero che spesso la realtà è tutta un’altra cosa. Regia di: Jean-Pierre Jeunet; con Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Yolande Moreau, Emma Lebail. Cristiano Casagni Anthony Hopkins in “Cuori in Atlantide”. dando oltre i limiti di quanto è comunemente accettato. Quest’idea ritorna esasperata nell’attuale Brucio nel vento, il cui stile diventa esigente ed essenziale, non più adatto a richiamare un pubblico vasto. Ma l’autore conta che molti sappiano riconoscerlo ed apprezzarlo nei motivi fondamentali della sua ispirazione. Il film, tratto dal celebre romanzo ungherese Ieri di Agosta Kristof, è stato girato con un cast tutto straniero, ed ha una sua originalità. Espone una storia d’amore dai risvolti assai cupi ed è ambientata nel mondo degli immigrati dell’Est in una Svizzera precisa e fredda. Il protagonista, che ha tagliato i ponti con un passato assai infelice, è disperatamente alla ricerca della propria identità e brucia per il desiderio di ritrovarsi, nella speranza di incontrare la donna ideale, che chiama Line. La troverà, ma scoprirà che è sua sorellastra. Le atmosfere familiari delle strade e degli interni e l’autenticità delle persone incontrate sono descritte con capacità non comune, in maniera semplice ed incisiva. Sulla normalità di tale sfondo si staglia la personalità del giovane, interpretato da Ivan Franek, che riesce a rappresentare con vero talento la ricerca ossessiva e solitaria. La narrazione raggiunge una dimensione visionaria, cui contribuiscono il pensiero espresso da una voce fuori campo, lo sguardo sempre più astratto e folle, le rime delle composizioni, eleganti e pessimiste. Il mondo di questa particolare nevrosi dovrebbe essere il pretesto, nell’intenzione dell’autore, per un discorso metaforico su un processo di liberazione estrema. È l’aspetto più delicato del film. Forse perché il racconto resta agganciato al reale e l’incesto La piccola Arancia Cecilia Grimaldi in “Iris”. VANILLA SKY Penelope Cruz e Tom Cruise in “Vanilla Sky”. stuosa, che nei miti antichi avevano una potenza ed un’economia loro nelle vite degli dei lontane dall’uomo, nella realtà finiscono per schiacciare i comuni mortali, rendendoli come burattini esposti anche a tentazioni omicide. non può essere nella realtà un passaggio alla poesia, ma la forma di un dramma psicologico, che non può che sfociare nella perdita della lucidità della mente, divenuta succube di eventi psichici troppo grandi. Ne è prova la vertigine dei versi recitati, quando i due sono vicini alla meta. I contrasti della situazione ince- Regia di Silvio Soldini; con Ivan Franek, Barbara Lukesova. Raffaele Demaria IRIS Una svolta per Aurelio Grimaldi? Dalla sua Sicilia questa volta una storia pulita, un delicato racconto sui bambini e il loro mondo ingenuamente magico. Maria è una bambina che, per regalare come una sorpresa degli iris alla mamma, percorre l’isola di Ustica dove vive, incontra i personaggi più vari (turisti, operai, un giovane pedofilo) e si rapporta con la tranquilla noncuranza dei piccoli con ciascuno di loro, anche se corre dei rischi; ma sembra che qualcosa la protegga al momento opportuno, facendo sì che la sua tenacia riesca addirittura a rappacificare i parenti. Girato ad Ustica, solare e bellissima, con la figlia del regista come protagonista, il film racconta con assoluta semplicità la storia, in dialetto ustichese. E regala per un’ora e un quarto momenti di poesia. Regia di Aurelio Grimaldi; con Arancia Cecilia Grimaldi, Luca Badagliaccio. 67 Remake letterale di Apri gli occhi del bravo Alejandro Amenabár, il film passa di continuo dalla realtà all’incubo, narrando la storia del brillante editore Tom Cruise, sfigurato in volto a causa di un incidente d’auto, vendetta dell’amante occasionale Cameron Diaz. Giocato su diversi piani paralleli – finzione realtà e sogno si mescolano velocemente – il lavoro diretto da Cameron Crowe alterna per due ore e un quarto (troppo!) citazioni, fascino newyorkese, musica pop all’intricata vicenda. Eccellente la fotografia, un po’ zoppicante la sceneggiatura, con la seconda parte troppo insistita in effetti didascalici che rompono l’aura di mistero con cui il film era iniziato. Prodotto di lusso per star di lusso, il trhiller psicologico convince fino ad un certo punto, anche se il successo al botteghino – almeno in Italia – pare assicurato. Cruise recita meglio del solito (del resto il film l’ha voluto fermamente lui), anche se il narcisismo gli prende la mano più di una volta. Regia di Cameron Crowe; con Tom Cruise, Penélope Cruz, Cameron Diaz, Kurt Russell. G.S. Valutazione della Commissione nazionale film: Il favoloso mondo di Amélie: non pervenuto. Brucio nel vento: discutibile, ambiguo. Vanilla Sky: non pervenuto. Cuori in Atlantide: accettabile, poetico. Iris: non pervenuto. Città nuova - N.3 - 2002
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