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MIYAMOTO MUSASHI Una serie di ritratti di grandi maestri di spada Giapponesi non potrebbe esistere senza la menzione di colui che é conosciuto come Musashi Miyamoto: considerato il più grande ma anche il più controverso dei grandi spadaccini. Lo spadaccino Shinmen Munisai viveva con la moglie Omasa nel villaggio di Miyamoto, in quella che oggi é la parte orientale della prefettura di Okayama. Nel 1584 La coppia diede vita a colui che conosciamo come Miyamoto Musashi; poco dopo la sua nascita la coppia divorziò. Miyamoto era un ragazzo severo e un po’ sregolato; con una muscolatura sviluppata e riflessi rapidi, già sui cinque o sei anni era a capo di una banda di ragazzini. Il suo gioco preferito era tirare di scherma con un bastone che portava sempre con sé fingendo che fosse una spada; e divenne molto abile. Ogni volta che poteva, andava a trovare suo padre che si era trasferito nella provincia di Mimasaka. Il padre gli diede delle lezioni di scherma e ben presto si rese conto che suo figlio riusciva a battere degli allievi più anziani e con più esperienza. Il padre di Musashi era anche un maestro nell’uso del Jitte, un ‘arma tipica dei poliziotti consistente in un breve fusto di ferro con un uncino da un lato. Secondo altri invece era un esperto di Bukkyo, un’arma pieghevole che una volta aperta mostrava un’ampia guardia cruciforme con una punta in mezzo. Munisai insegnò le sue tecniche a Miyamoto, ma ben presto smise perché non voleva che suo figlio diventasse un duellante. Da ragazzo Miyamoto soffrì di eruzioni cutanee dovute alla sifilide congenita e ne portò le tracce sulla fronte per tutta la vita, e per tutta la vita cercò di nasconderle tenendo la capigliatura incolta con una frangia. Questo che può sembrare un elemento secondario, in realtà condizionò tutta la sua vita impedendogli di fatto di avere impieghi di rango elevato. Fu forse per questo che trascurò sempre sia ’aspetto fisico che la pulizia, creando il proprio personaggio di rustico e selvaggio spadaccino. Ben presto, seguendo un’intuizione, Musashi iniziò a maneggiare la spada con una sola mano, come si era fatto in epoche precedenti; per combattere in questo modo occorreva sviluppare sia forza che riflessi . Combatté il primo duello all’età di tredici anni, contro Arima Kibei, un famoso spadaccino della scuola Shinto ryu. Arima aveva accettato il confronto con il bokken pensando di liberarsi rapidamente di quel ragazzo, e ne parò facilmente il primo attacco, ma ben presto cadde a terra sotto una gragnuola di colpi e venne finito da una serie di violenti fendenti. La vittoria trasformò il ragazzo in una celebrità locale. Compiuti ventun anni nel 1605 Musashi, che continuava a vestirsi di stracci poco puliti, era ossessionato dall’idea di diventare il più forte spadaccino del mondo, e quindi si spostò dalla regione di Harima verso Kyoto dove c’erano le scuole di scherma più famose. Arrivato a Kyoto, si diresse verso la famosa scuola di scherma degli Yoshioka , situata nel quartiere di Shijo e sfidò Genzaemon, il capo famiglia. Gli Yoshioka erano un clan di spadaccini famosi ed avevano servito i Shogun Ashikaga per un periodo di oltre cent’anni. La sfida venne accettata e venne fissato l’appuntamento per lo scontro. Alle cinque della mattina Genzaemon si recò nel campo di Rendaiji alla periferia; ma dopo due ore cominciò a pensare che forse quel ragazzo aveva avuto paura ed era scappato. I suoi accoliti, mandati a cercarlo, tornarono dicendo che Musashi sarebbe arrivato tra breve. Genzaemon era furioso e un’attesa di altre due ore peggiorò le cose. Finalmente arrivò Musashi con un hachimaki arancione sulla fronte e portando un bokken. Furente Genzaemon lo apostrofò duramente e lo attaccò con rabbia. Apparentemente nello scambio di colpi entra mbi vennero colpiti alla fronte, ma mentre il fazzoletto bianco di Genzaemon mostrava evidenti le tracce di sangue, quello di Musashi le nascondeva. Improvvisamente, con un attacco violento, Musashi riusci a piazzare un forte colpo sulla fronte dell’altro che cadde a terra privo di sensi. Il duello era finito con una grande vittoria per Musashi, Genzaemon, che aveva riportato delle fratture al braccio destro, abbandonò la via della spada e si fece monaco. Poco dopo questo episodio, il fratello minore Denshichiro sfidò Musashi per ristabilire l’onore degli Yoshioka Lo Yoshioka si presentò puntuale con una spada di oltre un metro e mezzo, ma ancora una volta Musashi arrivò in ritardo, come se per lui il tempo non avesse importanza. Non appena cominciato il duello, Musashi agì in modo fulmineo: con una contorsione entrò nella guardia dell’avversario togliendogli la spada e colpendolo in modo fatale col bokken . La tattica dilatoria di Musashi era all’epoca ritenuta inaccettabile anche se portava alla vittoria; per questo Musashi non venne mai considerato un eroe cavalleresco come quelli di cui narravano le gesta i cantastorie. Tuttavia questa tattica faceva parte delle sue idee sulla strategia, come viene poi spiegato nel Gorin no Sho, il testo che Musashi stesso elaborò nella maturità. Le tattiche per il combattimento singolo devono essere valide anche per le battaglie e viceversa, poiché in guerra un attacco a sorpresa é perfettamente giustificato, non si deve ritenere che questa tattica sia disonorevole in un duello. Dopo le vittorie contro gli Yoshioka, la fama di Musashi crebbe, e molti spadaccini cominciarono a cercarlo chiedendogli di divenire suoi allievi. Ovviamente il clan degli Yoshioka era assetato di vendetta ed essi elaborarono quindi un piano: un figlio di Genzaemon, Matashichiro, lo avrebbe sfidato a duello, poi tutti i discepoli degli Yoshioka lo avrebbero attaccato insieme. Dato che l’avversario era ancora un ragazzo, gli allievi di Musashi sospettavano un tranello ed avrebbero voluto accompagnarlo, ma Musashi rifiutò il loro aiuto. Il luogo scelto era un campo a Sagarimatsu presso Ichijoji , le armi avrebbero dovuto essere spade affilate; quella di Musashi, chiamata Hondoraku era stata fabbricata da Nagakuni. Contrariamente alle sue abitudini, Musashi arrivò con grande anticipo e si nascose tra gli alberi. Ben presto arrivò Matashichiro con i suoi seguaci, circa un centinaio, alcuni armati anche con lance ed archi. Le loro chiacchiere dicevano come contassero sul ritardo solito di Musashi e come si apprestassero ad una lunga attesa. Improvvisamente Musashi balzò tra di loro: ”sono stufo di aspettare, eccomi” attaccando lo Yoshioka e lasciandolo morto sul terreno. Poi, ferendo i suoi seguaci a destra e a manca, si dileguò. Questo duello accrebbe la sua fama di spadaccino invincibile. Per gli otto anni successivi, Musashi vagò per tutto il Giappone, sfidando e venendo sfidato da numerosi esperti di arti marziali, tra cui un lanciere della scuola Hozoin e Shishido Baiken, un famoso maestro di Kusarigama che sconfisse lanciandogli prima un pugnale e poi finendolo con la spada. In quel periodo secondo le sue stesse memorie, combatté vittoriosamente circa sessanta incontri, in media uno ogni due mesi. Musashi agiva liberamente, senza venire impiegato da nessun Signore, solo ogni tanto accettando l’ospitalità di alcune famiglie. Sebbene i racconti che lo vedono protagonista siano di fantasia, probabilmente ebbe dei legami amorosi. Secondo i suoi scritti quando una persona é innamorata non deve scrivere lettere o poemi d’amore ma occupare tutte le sue forze nell ‘accumulare danaro. Tra le altre massime della sua filosofia troviamo il precetto di “ non rattristarsi quando si parte, riverire gli Dei e Buddha ma non chiedere loro nulla, non possedere una casa propria anzi: non spendere per nulla che non siano le armi”. Suo scopo durante tutto questo vagare era impadronirsi dei principi del combattimento; fu probabilmente in questo periodo che iniziò a concentrarsi sulla tecnica con due spade (che era già studiata da alcune scuole) anche se non l’impiegò mai in duello. Nella primavera del 1612 all’età di ventinove anni, Musashi si diresse verso Kokura nel Kyushu dove avrebbe combattuto il suo duello più famoso. Mentre era ospite di Nagaoka Sado, un funzionario del clan degli Hosokawa, che erano i più importanti Daimyo del Kyushu, scoprì che presso di loro era ospite Sasaki Kojiro, detto Ganryu, fondatore dell’omonima scuola di scherma. Ganryu, che contrariamente alla leggenda corrente era allora oltre i quarant’anni, era famoso oltre che per la sua abilità schermistica, anche per la sua personalità raffinata e gentile. Venne richiesta l’autorizzazione per un incontro e questo venne fissato per il 14 aprile a Funajima, una bassa isola sabbiosa negli stretti di Kanmon; le armi erano lasciate alla scelta dei contendenti. Alle otto del mattino, ora fissata per lo scontro, Ganryu si presentò sulla spiaggia con il palo stendibiancheria, la sua spada lunga più di novanta centimetri forgiata da Nagamitsu di Bizen Ancora una volta Musashi fece ricorso alla sua tattica dilatoria, ed i funzionari del feudo mandati a cercarlo lo trovarono che ancora dormiva alla locanda. Alzatosi, fece una robusta colazione e mentre si faceva traghettare, ricavò un rozzo bokken da un remo. Secondo certi maestri di spada, voleva in tal modo procurarsi un’arma più lunga di quella dell’avversario. Arrivato sulla spiaggia, con le maniche del kimono legate da un laccio di carta ed un hachimaki sulla fronte, venne interpellato da Ganryu arrabbiato: “ perché non sei puntuale? Avevi paura di incontrarmi?” Musashi avanzava senza dire nulla, e Ganryu sguainò gettando il fodero a terra, mentre il suo avversario scuoteva platealmente la testa esclamando: “ hai appena dichiarato la tua sconfitta!” “ Perdere io? Impossibile!” disse Ganryu ma Musashi: “ nessuno se non un perdente getta il fodero in balia delle onde”. Nonostante capisse che tali parole erano una tattica per innervosirlo Ganryu ne rimase colpito e, alzando le braccia sopra la testa, menò un fendente verso la fronte di Musashi, che lo colpì nello stesso tempo. Entrambi i contendenti erano andati a segno, il fazzoletto di Musashi, tagliato in due ( ma a quanto pare solo quello; più volte in tarda età Musashi avrebbe alzato la frangia per fare esaminare la propria fronte a degli amici; c’erano le cicatrici della malattia giovanile ma nessuna traccia del colpo di Ganryu), mentre Ganryu barcollò per finire in terra. Musashi si avvicinò a lui, ma Ganryu, alzandosi di scatto, cercò di colpirlo, tagliando una manica del kimono di Musashi; questi si avvicinò e diede il colpo finale; poi si inchinò verso i direttori dello scontro e risalì sulla barca che lo avrebbe trasportato a Shimonoseki da dove era partito. Musashi tornò a Kyoto dove aveva aperto una scuola di scherma; lì si mise a praticare anche Shodo ( calligrafia), chado ( cerimonia del té), pittura e giardinaggio. Dotato di un’abilità manuale straordinaria che egli sosteneva derivata dalla maestria raggiunta nella scherma, si occupò in molte attività, dalla progettazione di giardini, alla scultura, alle lettere, alla matematica, alla fabbricazione di oggetti. Sembra che la sua abilità a cavallo e con l’arco fosse senza pari. Il primo duello in cui usò la propria tecnica delle due spade avvenne ad Himeji contro Miyake Gunbei nel 1615. Vinse facilmente e provò la sensazione che per lui sarebbe stato impossibile venire sconfitto. Lo stile con due spade venne chiamato Enmyo; dato che é una lettura di Akashi, si ritiene che all’epoca fosse maestro di spada presso questo clan. Dopo questo episodio cessò di combattere duelli. Si riconoscono a Musashi due figli adottivi: Iori di Akashi e Mikinosuke. Il primo entrò a servizio degli Ogasawara ed il secondo degli Honda. Non appena i suoi due figli furono sistemati, all’età di quarantatre anni riprese i propri vagabondaggi. Non cercava più alcuno scontro ma non rifiutava di esibirsi se richiesto. Dopo aver aperto due scuole di scherma a Osaka, Musashi arrivò a Edo nel 1632. Ormai viveva dando lezioni, e cercò di attuare quello che era un suo sogno da tempo: sfidare Yagyu Munenori Tajima no Kami, considerato il più forte spadaccino dell’epoca e uno dei maestri di scherma dello Shogun. Alla fine sembrò che la richiesta fosse stata accolta: un incontro davanti allo Shogun, che era un conoscitore e apprezzava gli schermidori. Tuttavia vi fu una modifica: Musashi avrebbe dovuto prima incontrare un allievo di Munenori e solo in caso di vittoria avrebbe potuto poi incontrare il maestro. Musashi rifiutò all’ultimo momento. Questo portò a una grande freddezza da parte delle autorità verso di lui che a sua volta si lasciò andare in una vita di ozi e bagordi. In quest’epoca troviamo che Musashi frequenta il quartiere dei piaceri dello Yoshiwara e forse si lega ad una Geisha di alto rango chiamata Kumoi, famosa per le sue composizioni poetiche e la sua calligrafia. Musashi cambiò quindi il nome del proprio stile in quello di Niten Ichi ryu, nome che venne poi cambiato in Musashi da Ishikawa Chikara, un suo discepolo, alla morte del fondatore. Si parlò di un ulteriore incontro con il maestro Yagyu, ma per un motivo o per un altro non si fece mai. Alcuni pensano che Musashi, già ai ferri corti con l’autorità Shogunale (forse una freddezza che dipendeva dal fatto che aveva combattuto nei ranghi sbagliati a Shimabara) non volesse inimicarsela completamente. Tuttavia sembra che lo Shogun, pur non considerandolo come maestro di spada, avendo sentito parlare della sua abilità come pittore gli avesse fatto dipingere un paravento. Questo paravento, decorato da Musashi con delle anatre, portato con sé dal fratello minore dello Shogun nel feudo di Aizu, venne conservato come uno dei tesori della famiglia, ma venne distrutto dagli incendi provocati dai bombardamenti nel 1945. Musashi passò gli anni dal 1624 al 1636 i tra Edo, Kyoto, Nagoya, Osaka ed i feudi di Himeji e Akashi, aprendo numerose scuole di scherma. Himeji era proprietà della famiglia di Honda Tadamasa e di suo figlio Tadatoki, che era il signore del figlio adottivo di Musashi: Mikinosuke, il quale alla morte del suo signore nel 1626 commetterà seppuku secondo l’antica tradizione. Akashi era invece il feudo di Ogasawara Tadasane, a sua volta signore dell’altro figlio adottivo di Musashi: Iori. Senza appartenere precisamente al clan, Musashi soggiornava in quei feudi come “ospite di riguardo” prestando anche la sua opera. Ad Himeji gli si attribuisce la pianificazione del villaggio che sorge intorno al castello, mentre ad Akashi avrebbe disegnato un giardino, facendo venire delle piante, facendo muovere il terreno e disporre i vari elementi. A Nagoya (Owari) su invito di Tokugawa Yoshinao signore del luogo, affronta due suoi guerrieri. Per riguardo al signore, Musashi evita di colpirli, ma, incrociati i bokken davanti a sé, si limita ad avanzare. In entrambi i casi l’avversario, spinto dalla misteriosa energia che Musashi sembra emanare, non può fare altro che indietreggiare e, con le spalle al muro, fare il giro della sala. Di quest’epoca è l‘aneddoto per cui Musashi, visto un guerriero avanzare per la strada, gli si accostò chiedendo:” Scusatemi, ma non siete per caso il famoso Yagyu Hyogonosuke?” “E’ vero” rispose sorridendo l’interpellato, “e senza dubbio voi siete l’ancor più famoso Miyamoto Musashi”; dopodiché lo invitò nel palazzo Yagyu dove i due conversarono in amicizia per tutto il pomeriggio. Spostatosi a Kokura, presso il clan cui appartiene il figlio adottivo Iori, vi combattè un duello contro Takada Matabei, esperto di lancia dello stile Hozoin. Ancora una volta si combatte con armi da allenamento di legno e secondo una versione, Musashi, dopo aver vinto i primi due assalti, afferma di essere stato toccato al terzo. Il signore del luogo, colpito dalla sua abilità, diviene suo allievo. Nel 1637 Musashi, che é ancora Kokura, é nello stato maggiore del contingente del clan Ogasawara che partecipa all’assedio di Shimabara contro i ribelli cristiani. Si tratta di una guerra di posizione, ma forse, nel corso della sesta battaglia, Musashi viene ferito alla gamba da un lancio di pietre. In seguito, durante una visita a Izumo, viene invitato a misurarsi contro il vassallo più forte del clan Matsudaira, un adepto del bastone lungo. Vedendolo rapidamente sconfitto lo stesso signore Matsudaira Naomasa scende in campo ad affrontare Musashi e viene respinto due volte. La terza, facendosi forza, Matsudaira colpisce. Musashi contrattacca ed il bokken del signore viene spezzato con violenza; lo stesso signore diventa suo allievo. Nel 1640 e fino alla morte, Musashi forse invitato dal suo vecchio amico Nagaoka Sado, torna ad Higo nel feudo di Hosokawa Tadatoshi . Questi gli offre una pensione, un rango corrispondente a quello di generale e lo status di suo invitato. Musashi entra quindi nel clan Hosokawa anche se non come vassallo: la sua pensione viene pagata direttamente dal signore Hosokawa. Musashi viene ospitato nel castello di Chiba e serve da consigliere al daimyo Hosokawa. Anche in questo ultimo periodo si confronta con famosi adepti di arte marziale: uno é un antico allievo del padre: Shioda Hamanosuke, esperto di bastone lungo e di jujitsu. Musashi affronta il bastone di più di due metri con un bokken corto: ogniqualvolta Shioda tenta un attacco, questo viene anticipato. Poi Musashi dichiara: “ora combatteremo a mani nude”: così dicendo si siede a terra e sfida Shioda a superare una linea di giunzione del tatami, dichiarando che se ci fosse riuscito avrebbe potuto considerarsi vincitore. Shioda é incapace di avanzare, si dichiara battuto e chiede a Musashi di divenire suo allievo. Musashi accetta e, apprezzando l’arte del bastone praticata da Shioda, la incorpora nel proprio metodo. Un altro confronto avviene contro Uji Yahiro: il maestro di spada del signore Hosokawa. Uji Yahiro era un adepto dello Shinkage ryu ed era stato inviato nel feudo da Yagyu Tajima no kami che, si crede utilizzasse i maestri di scherma della sua scuola anche come informatori delle attività dei differenti feudi. Lo stesso signore Hosokawa era un adepto della scuola ed aveva un certificato di trasmissione generale, anche se si ha ragione di pensare che tale certificato, come altri rilasciati da Yagyu Munenori a numerosi Daimyo che avevano preso lezioni da lui, fosse più che altro un diploma di cortesia. Musashi era restio a confrontarsi con Uji, visto che già prima della sua venuta questi era il maestro ufficiale di spada del Daimyo; ma poiché Uji stesso lo desiderava, alla fine accettò l’incontro. Ancora una volta si ripete la scena di un avversario che cerca invano di attaccare mentre Musashi si limita a respingerlo con la sua forte guardia. Il signore Hosokawa vuole provare a sua volta, ma viene schiacciato dall’incombere di Musashi e di conseguenza gli chiede di divenire suo allievo. Oltre ad insegnare attivamente scherma Musashi si dedica alla scultura, alla costruzione di bokken ed alla metallurgia, facendo numerose tsuba della forma “namako” (oloturia) resa da lui famosa. Dopo aver seguito per un certo tempo le lezioni di Musashi, il Daimyo gli confessa che trova difficile il suo insegnamento, e gli chiede di mettere per iscritto le idee principali: dopo circa sei mesi Musashi gli consegna lo Hyoho sanjugo kajo (trentacinque articoli sulla strategia) che anticipa quanto verrà poi sviluppato nel Gorin no sho. Purtroppo il signore Hosokawa, dopo una penosa malattia, muore nel 1641 seguito nella morte dai suoi vassalli principali. Questa morte rattrista molto Musashi, che mantiene un lutto stretto per oltre un anno. Da una sua lettera al nuovo signore: Hosokawa Mitsuhisa, apprendiamo che questi aveva nuovamente incaricato Musashi di mettere per iscritto le sue idee sulla strategia: lo spadaccino vi si dedica; sempre più spesso lascia il castello di Chiba per una grotta sul monte Iwato. Questa grotta, chiamata Reigando, é circondata da alcune cascate, é sede di un altare Buddhista ed é circondata da una folta massa di stele e delle particolari “pagode” a cinque elementi chiamate Gorinto che forse hanno ispirato anche il titolo dell’ultima opera di Musashi: il Gorin no sho, lo scritto sulle cinque vie. Terminato di scrivere il Gorin no Sho, Musashi, malato, decide di fermarsi nella grotta, dove muore dopo un paio di mesi, nel maggio del 1645, alla presenza di Iori e dei suoi allievi. Secondo un racconto scritto poco dopo: “Al momento della morte, chiede di alzarsi, si é fatto stringere la cintura, in cui ha voluto che fosse infilato il wakizashi. Si é poi seduto in Iai goshi, tenendo la spada nella sinistra ed un bastone nella destra. E’ morto in questa posizione, all’età di sessantadue anni.” Gli ufficiali del feudo hanno badato a che tutte le cerimonie fossero compiute, poi, per ordine del signore, hanno fatto costruire una tomba sul monte Iwato; tuttavia solo i suoi capelli sono in quel luogo. Il suo corpo, secondo il suo stesso desiderio vestito dell’armatura, é posto all’uscita del villaggio di Yuge,in modo da poter rendere omaggio al signore Hosokawa alla partenza ed all’arrivo del sankin kotai, il viaggio rituale alla corte dello Shogun. Oggi l’eredità principale di Musashi é rappresentata, oltre che da qualche opera d’arte, dal Gorin no Sho, che con i suoi cinque libri: della terra, dell’acqua, del fuoco, dell’aria e del cielo rappresenta la summa della strategia di Musashi e viene letto ancora oggi, rappresentando una filosofia applicabile alla vita normale. Esistono tre branche diverse della scuola Hyoho Niten Ichi ryu; pur avendo programmi leggermente diversi, comprendono: Tachi seiho: dodici forme di spada. Kodachi seiho: sette forme con la spada corta. Nito seiho: le cinque forme con due spade, corrispondenti al libro dell’acqua. Aikuchi roppo: sei forme di pugnale. Jitte tojutsu: cinque forme di jitte contro spada. Bojutsu: venti forme di tecniche di bastone. Pur avendo limitata diffusione in Giappone, questa scuola é ben presente in Canada ed in Inghilterra. (tratto da internet)
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