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in questo numero RomaLive Pubblicazione mensile ANNO IV n° 4 - aprile 2008 registrazione tribunale di Roma 110/2005 del 24/03/2005 Editore: Sergio Di Mambro Direttore Responsabile: Sergio Di Mambro Consulenti di redazione: Domenico Dell’Omo Redazione: Viale degli Eroi di Rodi n. 214 Tel. 06/5083731 Grafica: Fabio Zaccaria Eva Tarantino Stampa: Ripoli snc Hanno collaborato: Marta Cecchini, Fabio Zaccaria, Alessia Niccolucci, Francesca Colaiocco, Barbara Frascà, David Caroli, Michele Torella. 4 editoriale - di Sergio Di Mambro 8 Cinema: Shoot ‘em up 14 Il Telaio di Elena: Antiche donne di oggi 12 Riletture 17 Cinema: Alla ricerca dell’isola di Nim 18 Consiglio Regionale informa 20 L’Italia degli anni ’90 22 Note storiche 23 Acqua, farina e... 24 Oroscopo 26 Romalive e IFO informano 28 Dossier Municipio Roma IX 32 Municipio XII informa 35 Arte a Roma 36 Planet Cinema 38 Teatro: Mi Vida 40 Bau & Miao: La rubrica degli animali 8 18 Bacheca annunci www.romalive.org www.romalive.tv www.romalive.fm Per la pubblicità su “RomaLive” e i suoi supplementi, telefonare al numero: 380.3965716 - 06.5083731 oppure inviare una mail all’indirizzo [email protected] La direzione si riserva di valutare i testi pervenuti. Il materiale non verrà restituito. Finito di stampare nel mese di aprile 2008 44 46 Romalive al Vinitaly La Regione informa 40 editoriale: [ di • Sergio Di Mambro ] Quest’anno, il 2008, è iniziato a tinte fosche e con molte domande senza risposte. La gente è preoccupata, spesso confusa e persa nel labirinto di una vita sempre più ritmata dal caos che tutt’intorno si avverte. Pensate al petrolio che continua la sua corsa verso i 200 dollari al barile, i costi dell’energia che continuano ad aumentare, i prodotti di prima necessità sempre più costosi, un’economia virtuale (la borsa e i vari artifizi finanziari) al posto di un’economia reale, e ancora nessuno ci dice quali strategie mettere in campo per un’emergenza planetaria. Una crisi politica, economico-finanziaria, strutturale e soprattutto umana. L’uomo è solo, confuso, annichilito e depredato di ogni sicurezza. Errori su errori di una classe politica vecchia e priva di idee e ideali, persa nel pantano delle connivenze affaristico-mafiose e con un modello di paese “tombale”. Dietro paroloni inutili nascondono il loro gretto uso del potere per conservare poltrone, posizioni, aziende, senza sapere dove si sta andando. Pur di mantenere i loro poveri e vuoti privilegi sono disposti ad “uccidere il pianeta” e i propri simili. Mai ho sentito politici di destra o di sinistra occuparsi di ricerca, di nuove fonti energetiche, di un’economia con nuove regole, di agricoltura, di turismo, ecc… No, li ho sentiti parlare di piano regolatore regalando migliaia di 4:romalive ettari di terreno ai costruttori, senza preoccuparsi della vita dei cittadini, li ho sentiti parlare di nucleare come se fosse la soluzione al problema petrolio. Fanno ridere, nemmeno gli Usa credono al nucleare. Sanno che l’uranio su questo pianeta ha giacimenti limitati? Le scorie dove le portiamo? Nelle loro case? C’è una via d’uscita, e questa passa dal nostro grado di consapevolezza, dal volerci impegnare seriamente nella nostra vita senza delegare a chi è ormai cadavere putrefatto (parlo di questa politica). La nostra salvezza e quella di questo pianeta passa attraverso un cambiamento epocale, e precisamente: oggi il mondo non può più essere governato dai politici, ma dalla ricerca, unico strumento assieme a persone illuminate come lo era Papa Giovanni Paolo II, per reinvertire una rotta, quella attuale, senza speranza. 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Genere: Azione, colore 90 minuti. Prodotto da Susan Montford, Don Murphy e Rick Benattar - Distribuito da Eagle Pictures Michael Davis, regista di Shoot’em up, ammette di aver tratto ispirazione dall’action movie di John Woo intitolato Hardboiled in cui il protagonista è in ospedale con una pistola ed un bambino. Ma le vere basi di questo film possono e devono essere ricercate in alcuni suoi racconti scritti al tempo della scuola dal titolo: Masquerade of death e Spearhead, già allora Davis sognava di fare un film tutto d’azione che risentisse sia dei racconti dell’infanzia che di quelli dell’età matura. La scelta di mettere insieme un personaggio spietato con la cosa più innocente del mondo (il bambino) provoca nello spettatore, sia una forte tensione che una grande immagine, spiega così Davis la scelta di un inizio al cardiopalma, in cui tra sparatorie incrociate e colpi di scena continui, il nostro eroe salva il bambino… ma è solo l’inizio…” “Un thriller rock and roll dove c'è tutto lo spirito del fumetto, sicuramente violento ma di una violenza surreale, a volte ironica, quindi non veramente credibile. “Ma è anche una storia d'amore ricca di humour dove sono una donna con molta anima, rovinata dalla vita, che torna a rinascere grazie all'amore”, Monica Bellucci racconta così il core del film, durante l'incontro con la stampa in occasione della presentazione della pellicola, in uscita in Italia in 200 copie, venerdì 11 aprile. “Una sorta di Dobermann americano – spiega la Bellucci, che nel 1997 fu protagonista 8:romalive del primo film da regista del marito Vincent Cassel – un fumetto dai ritmi altissimi, un film d'azione in cui gli attori possono crearsi dei veri personaggi fuori dagli schemi”. Clive Owen interpreta Mr.Smith, un vagabondo dal passato misterioso arrabbiato con il mondo, che si trova a dover far nascere un bambino durante una sparatoria in cui viene uccisa la madre del neonato, dopo aver scampato l’iniziale pericolo Smith tenta anche di abbandonare il piccolo per allontanarsi dai guai, ma il suo buon cuore e suoi ricordi del passato glielo vietano, decide quindi di prendersi cura del piccolo, ma il suo stile di vita non sembra essere adatto per far crescere un bebè, il gesto benefico avrà per lui [ di • David Caroli ] conseguenze imprevedibili, visto che il piccolo è al centro di un complotto internazionale. Clive interpreta quindi un “action hero” molto originale, dai saldi principi morali ma con una soglia di sopportazione veramente bassa, si arrabbia con tutti e per le motivazioni più varie: dalla macchina che lo supera senza mettere la freccia, all’uomo che beve rumorosamente il proprio caffè; è sicuramente un personaggio sopra le righe ma è difficile non identificarsi con lui e con la sua propensione a mettere “le cose a posto”. Mr.Smith è all'apparenza un uomo normale, con una curiosa passione per le carote, ha un talento particolare nel maneggiare le armi, lo dimostra in numerosissime scene mentre dà del filo da torcere ai cattivi di turno, finendo per sembrare addirittura un’immortale. Tra una pioggia di proiettili e fronteggiando ogni tipo di scontro a fuoco Clive Owen fa coppia con una Bellucci in grandissima forma che interpreta, ancora una volta dopo il film “Per sesso o per amore?”, il ruolo di una prostituta di nome Donna Quintano; insieme rischiano la vita per proteggere il bambino, ma sarà anche grazie all’infante che entrambi capiranno chi sono veramente e impareranno ad amare. Nasce così un nucleo familiare sgangherato ma molto forte che tra mille peripezie porterà i nostri eroi ad un finale ancora una volta imprevedibile ed emozionante. Paul Giamatti interpreta il cattivo Hertz che dà una caccia spietata a Smith e al bimbo, anche Hertz è un violento fuori dagli schemi, uno che chiama continuamente la moglie a casa come se fosse un impiegato anziché un killer spietato… è un agente corrotto sotto copertura dell’FBI, ma allo stesso tempo è dotato di un intuito formidabile… un vero e proprio genio intuitivo. Davis con questa pellicola ha scelto di calcare la mano in maniera giocosa su tre ossessioni degli americani: le armi, il seno e la vio- lenza. Tutti vogliono il bambino morto… la domanda è perché? Shoot’em up è un film assolutamente spettacolare, afferma Clive Owen, ed è supportato da una sceneggiatura innovativa e geniale che non lascia intravedere molto sulle motivazioni dell’azione, si spara e si fugge, pena la morte. Degna di nota è anche la scena più calda del film in cui la Bellucci e Mr.Smith si abbandonano in un vortice di passione che lascerà tutti con il fiato sospeso: sia per la grande sensualità espressa dalla nostra bella attrice, che per la prontezza di riflessi mostrata dal protagonista, che passa dal piacere all’azione in una frazione di secondo. Le scene d’azione e gli effetti speciali non mancano di certo: come quando Clive scende quattro piani attraverso la tromba delle scale mentre spara e viene sparato a sua volta dalle armi degli uomini di Hertz; lo vediamo ancora volare da una macchina dentro un furgone, uccidere gli otto oc- cupanti del mezzo e riafferrare il bambino al volo, per girare questa scena ammette M. Davis sono stati utilizzati 8 stuntman, l’incidente è reale e i due veicoli correvano ad una velocità di 25 miglia all’ora. Shoot’em up sarà un film diverso, afferma Clive Owen, da tutto quello che si è visto finora, darà tutta l’azione che il pubblico si aspetta mixata con lo humor dark tipico dei grandi action hero. Gli uomini si immedesimeranno in Mr. Smith e fantasticheranno sulla Bellucci, le donne invece ameranno Clive e Paul trovando molto sexy la relazione tra Clive e Monica. La struttura del film è avvolta nel mistero fino alle battute finali, solo nelle ultime scene ci si può sbilanciare per individuarne le motivazioni generali, ma tante volte quello che sembra essere una possibile chiusura del cerchio non corrisponde a verità… Per quel che riguarda l’uscita del film nei vari Paesi Monica Bellucci afferma: “In certe occasioni, come in questo caso, rifaccio lo stesso film tre volte - prima lo recito in inglese, poi mi doppio in francese e in italiano. Stavolta visto che in alcune scene del film, quando mi arrabbiavo, dovevo parlare in italiano, in fase di doppiaggio è stato deciso che dovessi rendere quei momenti in napoletano così da rendere funzionale la gag con Clive Owen che non mi capiva”. Monica Bellucci confessa di non avere il tempo di fare quasi nulla (non fa mai ginnastica, è negata per la tecnologia e non va mai su internet, non guarda mai film a parte quelli della Disney di cui è ghiotta la figlia, legge molti fumetti e adora “Diabolik”), sarà presto nei nostri cinema con altri due film italiani: Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana e L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi. Poi altri progetti in Francia, Italia e America. :9 romalive Riletture... Wasily Kandinsky, Lo spirituale nell’arte, Bompiani [ di • Fabio Zaccaria ] «Ogni opera d’arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti», questa l’apertura del testo scritto nel 1910 e in seguito ampliato nel 1912, anno della sua prima pubblicazione; l’autore era uno degli esponenti di spicco del movimento Blaue Reiter (‘Cavaliere Azzurro’): Wassily Kandinsky. Si tratta di un testo chiave per comprendere le mutazioni in atto nel mondo artistico del primo quarto del Novecento, nel testo vengono infatti esposte le teorie che motivano l’abbandono della figurazione e sanciscono la nascita dell’astrattismo. Un viaggio nel mondo dell’arte primitiva che vuole essere un percorso alla scoperta delle radici della creatività, ancorando la ricerca ad intime convinzioni dell’artista, secondo il quale sussiste una vicinanza tra linguaggio musicale e linguaggio pittorico. Un rifiuto dell’arte accademica con lo scopo di giungere immediatamente, attraverso l’opera, alle fonti più segrete dell’emozione e della spiritualità. La volontà specifica è quella di liberare il linguaggio figurativo dalla schiavitù della mimesi, facendone un linguaggio espressivo a partire dai suoi stessi elementi costitutivi, cercare di toccare direttamente lo spirito dello spettatore senza passare attraverso nessun “appiglio” descrittivo. Quando l’artista riesce, secondo Kandinsky, ad esprimere i moti delle sua anima nell’opera, quest’ultima acquista una sua autonoma vita spirituale, che le conferisce la capacità di suscitare le medesime vibrazioni nello spettatore. Come spesso accade nei testi delle avanguardie artistiche, si percepisce una condizione di giovinezza, di nascita, ma la particolarità dello scritto in questione risiede nel fatto che la speranza di una nuova arte, comune a più artisti, si traduce sistematicamente, per Kandinsky, nella certezza di una nuova epoca. Essendo l’arte una creazione della storia, l’arte spirituale considerata prossima a manifestarsi è il segno di un’età nuova: l’età dello spi- Daniela Altobelli, Il Giardino dei salici piangenti, Il Filo Gelosamente protetto dalla crudeltà del mondo reale, custodito nell’angolo più remoto di un’austera proprietà ottocentesca, il giardino dei salici piangenti racconta la sua favola. Un luogo segreto... incantato, un rifugio per le vittime di un beffardo destino. Tenacemente ancorato a una vita che sembra non volerlo più, il giardino conserva intatta la sua magica bellezza traendo nutrimento dalla felicità e dalla sofferenza dei protagonisti di questa tenera fiaba, i quali assistono al corso degli eventi della loro esistenza, prigionieri in un vortice di emozioni così intense da condurli a rasentare la follia. Sentimenti vissuti fino all’esasperazione, nel disperato tentativo di sentirsi maledettamente vivi, nell’instancabile corsa alla ricerca della felicità. E questa è una storia dedicata a tutti coloro che amano ancora le emozioni che coinvolgono corpo e anima, a tutti colo- ro che amano ancora fuggire, anche se per pochi istanti, dalla vita reale per concedersi l’evasione di un sogno. Il romanzo di Daniela Altobelli è ambientato in Toscana alla fine dell’800 e segue la scia del genere letterario caratteristico dei “poeti maledetti”, riprendendo alla lettera il loro modo di intendere la vita e i sentimenti, in nome di una vita passionale alla ricerca spasmodica della felicità “a tutti i costi”. Ed è proprio quello che accade ai personaggi del libro e alla protagonista Leonora che cerca l’amore nella sua forma più alta. Un percorso narrativo complesso e ricco di sorprese, dove intrighi, bugie, tradimenti, ricatti e colpi di scena si snodano attorno al giardino dei salici piangenti, rifugio dei segreti più intimi, gelosamente celati. rito. L’autore distingue due tipologie di effetti che il colore è in grado di suscitare: un effetto puramente fisico, che genera nell’osservatore un senso di appagamento, ma che come tutte le sensazioni fisiche è superficiale e destinata a durare poco; e un effetto psichico, in grado di far emergere quella forza del colore che fa emozionare l’anima. Ecco allora fiorire una serie di associazioni tra determinate forme o colori, con determinati stati dell’animo umano, nel tentativo di elaborare un linguaggio visivo che, come già precisato, parli direttamente allo spirito del fruitore dell’opera d’arte. Ogni forma ha un proprio contenuto-forza, una capacità di agire come stimolo psicologico. Il segno, come ricorderà Argan, «è qualcosa che nasce dall’impulso profondo dell’artista e che dunque è inseparabile dal gesto che lo traccia […] Un quadro di Kandinsky è soltanto uno scarabocchio incomprensibile e insensato finché non venga a contatto con il tessuto vivo dell’esistenza del ‘fruitore’». Stimolo, non modello, trasmissione di forze, non di forme. Un testo attraverso il quale si teorizza il compimento di quel salto quantico proprio dell’arte dell’inizio del secolo scorso, in cui essa diviene operazione estetica, e non più disciplina o dottrina istituzionalizzata, aprendo scenari determinanti per la storia dell’arte futura. Un modo per comprendere attraverso parole appassionate uno dei periodi più fertili dell’arte contemporanea. [ di • Marta Cecchini ] F I S I O T E R A P I A Ipertermia e Onde d’Urto a cura del Dott. Renato Mascaro (Specialista Ortopedico e Fisiatra, Direttore Sanitario Fisionir) Negli ultimi anni queste due terapie innovative si stanno affer- l’impostazione del trattamento. Sulla superficie del bolo è situamando con successo nella cura di patologie osteo-muscolo-ten- ta una termocoppia che controlla ogni istante la temperatura dinee, in cui l’approccio chirursuperficiale della cute. La valigico non è indicativo o è evita- TABELLA DELLE PRINCIPALI INDICAZIONI DELLE DUE TERAPIE dità dell’Ipertermia nelle pabile. L’Ipertermia ottiene un tologie muscolo-tendinee coleffetto benefico sorprendente loca questa terapia nel proIPERTERMIA ONDE D’URTO sulle tendino-patie, sui probletocollo di trattamento di mi muscolari e nelle forme molte problematiche sporti- Pseudoartrosi artrosiche croniche. Il riscalda- TENDINEE: ve, infatti è utilizzata da molte mento controllato e selettivo è - Tendiniti società calcistiche. da decenni utilizzato in Terapia - Peritendiniti: - Ritardi di consolidamento Per quanto riguarda le Onde Fisica, per stimolare i processi d’Urto, si tratta di onde focadell’achilleo riparatori dei tessuti. I macchi- Calcificazioni della spalla lizzate in specifici volumi di del rotuleo nari più validi per ottenere un tessuto che producono un’edella cuffia dei rotatori effetto terapeutico completo nergia stessa rilasciata, un - Tendinopatie inserzionali: - Spina calcaneare sono quelli per l’endotermia, danno strutturale nel tessuto Epicondiliti ossia le attrezzature che si avinteressato. Epitrocleiti - Tendinopatie achilee valgono di una sorgente in graSi generano con tecnologie Pubalgie elettromagnetiche, elettroido di raggiungere i tessuti proTendinosi - Tendinopatie rotulee drauliche o ad ultrasuoni. L’efondi, per poi convertirsi in canergia meccanica conseguenlore. La temperatura di esercite ad un’applicazione di Onde zio ideale per ottenere i mag- Epicondiliti d’Urto può produrre sia un giori risultati è fra i 41 e 45 MUSCOLARI: effetto antalgico, per l’effetto gradi. - Epitrocleiti - Contratture prodotto sui recettori nervosi, L’assorbimento di calore da - Contusioni sia un effetto riparativo a parte dei tessuti varia molto in - Borsiti sottoacromiali seguito del sanguinamento lorapporto alla dimensione e alla - Elongazioni calizzato, dovuto sempre al co posizione degli stessi. - Achillodinie danno prodotto sul tessuOccorre quindi un’apparecto necrotico osteo-tendineo. chiatura in grado di stimare in OSTEO-CARTILAGINEE Stu di scientifici con trollati modo preciso la temperatura - Artrosi: - Fasciti plantari dalla Società internazionale vigente all’interno dei tessuti. Gonartrosi per la Terapia ad Onde d’Urto L’ipertermia prodotta, median- Contratture muscolari Lombartrosi te un’onda elettromagnetica hanno dimostrato che tale teraCervicoartrosi con frequenza di 433.92 MHz, pia trova indicazione, in ambi- Stiramenti Rizoartrosi attiva specifici meccanismi di to ortopedico, in molte patodifesa, che attivano un increlogie che non si risolvono con - Pubalgie mento sia dell’apporto emati- - Borsiti le terapie convenzionali: co proveniente dal cuore sia pseudoartrosi, pseudoartrosi del diametro dei vasi sanguigni esposti al trattamento. Per evitare il surriscaldamento dei tessuti superficiali, l’Ipertermia si serve di una fonte esogena di raffreddamento, costituita da un bolo contenente uno specifico liquido, la cui temperatura viene variata in base al- con ritardo di consolidamento, spina calcaneare, epicondilite, periartrite, sindrome da impingement con tendinosi calcifica etc. Sia l’Ipertermia che le Onde d’Urto trovano oggi molte applicazioni nella riabilitazione dello sportivo. Ipertermia (sistema Alba) Onde d’urto focalizzate FISIONIR CENTRO ORTOPEDICO FISIOKINESITERAPICO CONVENZIONI S.S.N. Fisioterapia - Rieducazione Motoria - laserterapia CO2 - Magnetoterapia - Ipertermia - Tecarterapia - Onde d’Urto VISITE SPECIALISTICHE Ortopedia - Fisiatria - Medicina Legale - Terapia del Dolore Fisionir s.r.l. 00144 Roma (Eur Mostacciano) - Via L. Umile, 33 Tel e Fax 06 5291983 - 06 5292776 - e-mail: [email protected] - www.fisionir.com Il telaio di Elena: Antiche donne di oggi [ a cura di • Alessia Niccolucci ] Notre-Dame ha detto di no al massacro degli angeli del Tibet: Parigi vale più di un'Olimpiade, oltre che di una messa. La vita e la sua difesa devono essere al centro di tutte le politiche e di tutte le scelte: sia che la vita sia un bene in arrivo, sia che sia nel presente, negli occhi di una donna dinnanzi a un bivio, sia che sia rugosa e si avvii al suo termine, cercando il diritto di un lieto fine. Alle base di una politica al femminile, che sia fatta in una cucina o altrove, ci deve essere lo sguardo di una donna. Non di una donna qualunque, non di un essere nato casualmente di sesso femminile, ma di una giardiniera della vita, di una nutrice che senta della poesia nella scelta, ne colga la filosofia, l'amore della conoscenza della vita. Filomena non capisce la guerra: accetta la legge degli uomini, ma lei non capisce cosa significhi morire se non quando, come un albero o una pianta del suo orto, la fine naturale o un'altrettanto naturale catastrofe non la recida o la spenga. Filomena sa solo che i suoi figli vanno a morire, se qualcuno non li proteggerà, e il resto non conta. La vita va protetta ad ogni costo, la vita di tutti. Il potere della ragione, per quanto affascinante nel suo narcisismo, non tutela le nostre vite, le esistenze dei nostri figli e ci si dimentica che il potere della madre è più forte di quella del padre, di fronte alla vita, come maggiore è la sua responsabilità. Si sentono frasi vendute per femminili, come "Io sono una donna non convenzionale", o "Io sono una donna semplice" o "libera" e così via. Ma quale donna, dicendolo, volge un occhio anche alla sua pancia? A quella calamita che ti trattiene a terra, vicino ad essa e ai suoi ci- cli naturali, fonte di vita fisica e psichica, ricchezza del cuore per le donne e per chi attorno a loro ruota? Chi di noi si ricorda del senso della vita quando decide chi sposarsi, quando vota, quando sceglie, insomma, qualunque via che comporti una responsabilità non solo verso se stessa, ma anche verso qualcun altro? Filomena amava "combinar matrimoni" per tutelare la vita, di chi amava e di chi sarebbe venuto dopo di loro. Alcune bambine piangono quando divegono donne: capiscono, pur senza saperlo in coscienza, che da quel giorno devono lasciare l'in- nocenza per prendersi una responsabilità che non è più solo della propria persona. L'era presente ci soccorre con la scienza e la conoscenza: ma la coscienza è un dovere tutto tuo, donna. Il silenzio è d'oro, purché non sia vigliaccheria o ipocrisia: un tempo forse, le donne non potevano parlare. Oggi, credo, debbano. A volte c'è molta più saggezza nel centrino di una nonna che nelle tesi di laurea e nei bilanci economici di una giovane donna, poiché nei primi si legge, intessuta nella trama, l'arte della pazienza. Filomena Donne che parlavano con gli alberi Libreria Nuova Europa - Via Tazio Nuvolari 1 (I Granai) Feltrinelli Viale Marconi - Viale G. Marconi 190 su Internet: ibs - www.internetbookshop.it IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA MAMMA CAMPAGNA DI PREVENZONE PER IL CARCINOMA MAMMARIO Il tumore della mammella è la lesione patologica più frequente nella donna, soprattutto nei Paesi più sviluppati. La larga maggioranza dei tumori della mammella è costituita dai carcinomi, negli ultimi anni si è registrato un aumento dei casi di carcinoma della mammella e, se tale tendenza proseguirà, prossimamente si prevede che saranno oltre un milione i nuovi casi ogni anno in tutto il mondo. Tuttavia, da circa un ventennio, si è registrata nei Paesi industrializzati una tendenza alla riduzione, sia pur lenta ma continua e progressiva, della mortalità. Tanto è dovuto alla diagnosi sempre più precoce e al miglioramento delle terapie, ma anche ad una maggiore sensibilità conoscitiva della donna nei confronti di questa problematica. Un simile trend indica che è molto importante rafforzare le strategie di “prevenzione” e diagnosi precoce, dando anche facilità di accesso a cure efficaci, e consentendo un equo trattamento a livello nazionale. È possibile invece prevenire il tumore della mammella? I principali fattori di rischio Il più importante fattore di rischio per il carcinoma della mammella è l’età, infatti, il rischio di ammalarsi aumenta con il passare degli anni, ed aumenta, inoltre, in caso di: - familiarità per tumore della mammella e dell’ovaio; - nessuna gravidanza (o prima gravidanza oltre i 35 anni); - obesità dopo la menopausa. È possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi con un comportamento sano e corretto: - un'opportuna attività fisica sembra avere un ruolo favorevole, - gli aspetti della dieta che possono ridurre il rischio dei tumori della mammella non sono ancora chiari; è comunque consigliabile un maggior consumo di frutta e verdura riducendo il consumo di grassi; - limitare il consumo di alcool. Quali esami possono scoprirlo? È importante scoprire un tumore della mammella il più precocemente possibile, in quanto più il tumore è piccolo più saranno elevate le possibilità di guarigione. Gli esami più importanti per la diagnosi di un tumore mammario sono: 1. Autopalpazione: è una tecnica che consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del seno ed è buona norma eseguirla una volta al mese. 2. Visita senologica: è buona abitudine fare una visita al seno presso un ginecologo o un medico esperto almeno una volta l’anno a partire dai 20 anni. 3. Mammografia: è il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce, è consigliabile eseguirla una volta l’anno per tutte le donne dai 40 anni in su. Si consiglia caldamente di effettuare l’esame in centri che vi consegnino sempre, oltre alla risposta, anche i radiogrammi (le lastre). Questo permetterà un confronto tra due esami successivi, confronto molto utile alla corretta interpretazione dell’esame. 4. Ecografia: è un utilissimo metodo che serve ad integrare l’esame radiologico. Quando gli esami clinici e radiologici evidenziano un sospetto è necessario sottoporsi ad accertamenti più approfonditi. Obiettivo prioritario resta quello di poter effettuare campagne di “screening” mammografico. Il GRUPPO CID, già da anni impegnato nel sensibilizzare le donne con un “progetto donna” che rafforza il concetto di prevenzione, in occasione della FESTA DELLA MAMMA offre alla propria clientela uno SPECIALE PACCHETTO PREVENZIONE DEL CARCINOMA MAMMARIO Tutte le donne che decideranno di aderire a tale campagna, valida per tutto il mese di MAGGIO, potranno eseguire contestualmente: MAMMOGRAFIA – VISITA SENOLO GICA – ECOGRAFIA MAMMARIA alle seguenti particolari condizioni: EURO 176.00 anziché EURO 220.00 Inoltre in vista della MINI - MARATONA che si svolgerà a Roma nel mese di Maggio, organizzata dalla Komen Italia, associazione no profit che opera dal 2000 per una raccolta fondi destinati alla ricerca del tumore del seno, il GRUPPO CID invita a partecipare a tali iniziative TUTTE LE DONNE che riscontrano in questo screening di prevenzione una strategia reale e vincente contro questa patologia. Via di Villa Patrizi 22/a 00161 Roma (adiacente Porta Pia – Piazza Bologna) tel 064402087 r.a. fax 064402076 www.gruppocid.it ALLA RICERCA DELL’ISOLA DI NIM [ di • Michele Torella ] [ di • Michele Torella ] Regia: Mark Levin & Jennifer Flackett Con: Abigail Breslin, Jodie Foster, Gerard Butler. Durata: 94 min “Un posto selvaggio dove l’immaginazione non conosce confini”. Con queste parole è stata descritta l’isola di Nim, lo scenario principale di questa favola presentata dalla Moviemax arrivata nelle sale italiane l’11 aprile. Il film è ispirato ad un racconto per bambini scritto nel 2002 dalla novelist canadese Wendy Orr, un libro dal quale gli sceneggiatori non hanno voluto modificare nulla, eccezion fatta per alcuni espedienti che amplificano la resa cinematografica. Dalla pellicola viene fuori una storia fantastico-avventurosa all’interno della quale fa da padrona Nim, interpretata dalla sorprendente Abigail Breslin, non una novità nel panorama hollywoodiano (Little Miss Sunshine), circondata da animali esotici che la assistono nelle vicende quotidiane. La piccola protagonista scopre quanto possa diventare difficile la realtà quotidiana quando Jack, il padre scienziato (Gerard Butler), rimane intrappolato in mare per alcuni giorni. La piccola si affida tramite mail al suo eroe immaginario, Alex Rover, nato dalla penna dell’omonima scrittrice, in realtà una donna prigioniera delle sue paure che la rinchiudono in un per- sonaggio che si dimostra esattamente l’alter-ego del letterario avventuriero. Quando però la donna (Jodie Foster) dovrà indossare i panni del suo lontanissimo eroe, per mantenere fede all’impegno di aiutare la piccola Nim in difficoltà, ecco che si apre un mondo di riflessioni che dalla fantasia ci calano nella nostra realtà. Alla ricerca dell’isola di Nim non si presenta infatti semplicemente come la favola della buonanotte da raccontare dopo cena ai propri bambini, nella quale una bambina sconfigge la solitudine e persino i pirati per conquistare un finale in cui l’amore e gli affetti si ricongiungono, ma è uno specchio all’interno del quale guardarsi e in parte riconoscersi. Le paure non sono solo quelle della piccola protagonista, che vive comunque in un mondo molto lontano da quello della realtà, costruito su misura e rispondente solo ed esclusivamente alle proprie esigenze. Le ansie che ci fanno riconoscere nella storia sono quelle della scrittrice Alexandra Rover, interpretata magnificamente da una Jodie Foster che sembra recitare da sempre in ruoli come questo, immersa in un mondo esattamente identico al nostro, al quale evidentemente fatichiamo a volte ad adattarci. Così l’incontro con l’altro, o semplicemente con i ritmi e i suoni della quotidianità possono trasformarsi in una sfida. La risposta sta nel coraggio che occorre trovare per rispondere a questa sfida e superare se stessi, un messaggio che è particolarmente istruttivo per spettatori di tutte le età, e che raggiunge facilmente anche i bambini perché nella storia l’isola diventa il posto in cui la nostra scrittrice riesce impensabilmente a trovare la pace e l’equilibrio interiore. La scelta del cast si rivela più che adeguata alla resa della narrazione. La scelta di associare l’immagine di Nim a quella di Abigail Breslin si è rivelata da subito una soluzione vincente. Come gli stessi registi e sceneggiatori hanno dichiarato sin dall’inizio delle riprese, il talento e la maturità dell’at- trice appena undicenne, hanno fatto sì che operazioni complesse come quelle richieste dal ruolo di Nim, diventassero semplici e naturali in poco tempo, agevolando il lavoro dell’intera troupe e accorciando i tempi dedicati alle riprese. Efficace anche la scelta di affidare a Gerard Butler il doppio ruolo di Jack, padre di Nim, e di Alex Rover, il fantastico eroe letterario. In realtà si tratta di due figure piuttosto affini nell’immaginario della bambina protagonista, anche se una estremamente reale e l’altra davvero poco probabile. Sorprende la naturalezza con la quale Jodie Foster si cala in un ruolo e in vicende molto lontani dall’immagine che la sua lunghissima carriera cinematografica ci ha offerto rinunciando, come ha dichiarato al termine dell’anteprima ufficiale italiana a Roma, all’utilizzo di controfigure, eccezion fatta per una sola scena, esclusivamente per tassativa imposizione da parte della produzione. Lo spettacolo di uno scenario naturale come quello del film spiega perché il WWF abbia deciso di sponsorizzare la pellicola. Il tema della difesa dell’ambiente diventa parte integrante della narrazione, dal momento in cui Nim si trova a dover difendere quel paradiso che lei e suo padre proteggono da sempre dall’assalto di curiosi e turisti portati fin lì da speculatori senza scrupoli. E proprio le tematiche ambientaliste sono emerse fortemente nel corso dell’incontro tenutosi presso la Casa del Cinema fra Jodie Foster e la stampa. L’attrice ha sostenuto la scelta di associare il lancio del film alla presentazione della speciale campagna adozioni delle tartarughe marine, per contribuire alla salvaguardia della specie come simbolo della biodiversità degli ambienti marini. Probabilmente l’unica pecca di questa pellicola è la presentazione di situazioni a tratti al limite del grottesco, ma in fondo in una favola come questa espedienti del genere sono perdonabili, anche perché forse ci aiutano a sognare e ci permettono di sganciarci dalla nostra quotidianità. :17 romalive CONSIGLIO REGIONALE INFORMA [ a cura della • Redazione ] Clikkiamo il futuro: confronto tra giovani e istituzioni Presso una scuola di Roma, la scuola media Ulderico Sacchetto, gli studenti hanno incontrato le Istituzioni: il Presidente del Consiglio della regione Lazio, On. Guido Milana e la Polizia di Stato, nello specifico la Polizia Postale. Un incontro importante per i giovani della scuola media per capire meglio internet, la cosiddetta rete, e saperla padroneggiare evitando rischi e pericoli. Di seguito riportiamo alcuni stralci di tale incontro. Nella prima parte è stato il presidente del consiglio regionale a rispondere alle domande dei giovani. La sua premessa è stata: “Cari giovani sono contento di essere qui con voi, perché come vedete è proprio vero, la politica è cambiata e si avvicina sempre di più ai cittadini cercando di eliminare quel gap di comunicazione e vicinanza. A prescindere dai qualunquisti oggi chi fa politica seriamente e con passione non può prescindere dalla disponibilità verso gli elettori e dalla partecipazione, soprattutto ascoltando. Oggi io sono venuto a trovarvi per ascoltarvi. Vorrei aggiungere che la regione ha un rapporto forte con i giovani, infatti esiste il Forum a loro dedicato. Spesso le scolaresche visitano il consiglio regionale, e invito anche voi a visi- tarci. Un’altra nostra iniziativa è la carta giovani, tale strumento permette di avere benefici diretti come sconti su spettacoli teatrali, cinema, ma anche un luogo virtuale di partecipazione dei ragazzi”. Uno dei ragazzi della scuola pone la seguente domanda al Presidente del consiglio Milana: “Presidente come intendono le istituzioni diffondere questo nuovo modo di comunicare che è internet ?” Risposta del presidente del consiglio Milana: “Internet poteva creare una grossa spaccatura, molto più profonda tra paesi ricchi e poveri, ma non è stato così. Grazie alla rete sta avvenendo il contrario e il Nord del mondo si sta avvicinando al Sud, quindi una straordinaria risorsa per l’umanità di comunicare in tempo reale, ma anche e soprattutto per il lavoro. Un operario in Perù può lavorare allo stesso progetto con un operaio italiano e un indiano. Tutto ciò grazie a internet. Internet permette di comunicare, scambiare opinioni e avere amici a distanze infinite e soprattutto farlo in tempo reale. Internet, la rete: un mezzo potente e utilissimo, colonna portante del prossimo futuro, ma che dalla stessa On. Guido Milana parola rete presuppone buchi, falle, dove possono annidarsi pericoli e individui senza scrupoli. Tale strumento si può utilizzare per il bene ma anche per il male, quindi bisogna essere bravi nel padroneggiare la rete per fini importanti ma sapendo riconoscerne i pericoli. Ascoltando i consigli delle Istituzioni come la Polizia di Stato e mettendole in pratica i rischi vengono minimizzati”. Mozzarella – De Lillo (FI): Istituire marchio mozzarella di bufala nel Lazio On. Stefano De Lillo Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla Regione Lazio, ha dichiarato: “L’incapacità del centrosinistra di governare lo smaltimento dei rifiuti e la crisi della Campania sta mettendo ingiustamente in crisi allevatori di bufale e produttori di mozzarella del Lazio: dobbiamo impedirlo, perché il latte di bufala della nostra regione è sano. Il problema è che i consumatori italiani ed esteri non lo sanno perché il prodotto non è conosciuto come locale dato che non esiste un marchio che identifichi la mozzarella di bufala del Lazio. Eppure la mozzarella di bufala è prodotta nella nostra Regione da tempi immemorabili, quando mandrie di bufale venivano allevate nelle paludi pontine e nella valle del- l'Amaseno, ed è quindi un prodotto autoctono, autonomo e soprattutto tipico che però non è distinto da quello della Campania. Per questo bisogna al più presto identificare non uno ma due fattori di produzione della mozzarella, e cioè area di produzione del latte e area di trasformazione in mozzarella, bisogna poi certificare filiera produttiva e controlli ed infine racchiudere il tutto in un ‘pacchetto’, il marchio, che è l'unica garanzia efficace per il mercato, Ma fin da subito è indispensabile che la Giunta si impegni con la massima efficacia a spiegare ai consumatori che il prodotto del Lazio è diverso da quello della Campania, e che la Regione è impegnata a tutelarlo”. New York Times – De Lillo (FI): Degrado Appia Antica merito del centrosinistra Stefano De Lillo, consigliere di Forza Italia alla Regione Lazio, ha dichiarato: “Dopo quella per i rifiuti e per le mozzarelle in Campania, il Pd e tutto il centrosinistra dovranno rendere conto agli Italiani e ai Romani della figuraccia internazionale procurata dal degrado del patrimonio archeologico romano descritto con realismo dall’articolo del New York Times sul Parco dell'Appia Antica. È singolare che il Parco sia ancora dotato di così scarso personale e manutenzione dopo che il duo "piddino" Rutelli-Veltroni si è alternato alle poltrone di Sindaco di Roma e di Ministro per i Beni Culturali. 18:romalive Ed è bizzarro che in una città come Roma il centrosinistra che amministra la città da quindici anni non abbia pensato di fronteggiare le invasioni di immigrati clandestini che si accampano nei parchi dotando le Forze dell'Ordine di procedure e normative che consentano lo sgombero degli accampamenti già nella fase di formazione. Prendiamo atto che l'attenzione di Rutelli e Veltroni si è fissata in questi anni sui film ed ha dimenticato le cronache ed i documentari sulla realtà di Roma, prendiamo atto che lo sguardo dei due esponenti del Pd si è concentrato su Cinecittà e non è arrivato neanche al confinante Parco dell'Appia Antica, igno- rando perfino le continue denunce di Forza Italia e dell'opposizione, in particolare in IX Municipio ed in Campidoglio. Per Roma e l'Italia questo ha significato l'ennesima figuraccia, stavolta per l'incapacità di conservazione di un patrimonio archeologico e paesaggistico che tutto il mondo ci invidia: una figuraccia che purtroppo non può essere smentita visto l'effettivo e documentato degrado del Parco, e che è dovuta all'incapacità amministrativa che appare ormai connaturata al centrosinistra e al Pd e che i romani e gli italiani non meritano”. Presentata la Gazzetta Amministrativa dei Comuni e delle Province Una sorta di Gazzetta ufficiale offrirà assistenza, informazione e formazione agli enti locali È stata presentata oggi a Roma, nella sede del Tar del Lazio, la Gazzetta Amministrativa dei Comuni e delle Province d’Italia - Sezione Regione Lazio. Realizzata da Anci Lazio con Upi, Uncem e Consiglio regionale del Lazio, essa racchiude norme regionali, ma anche sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Corte dei Conti. Una sorta di Gazzetta Ufficiale regionale, un Trimestrale di informazione e formazione giuridica dei Comuni e delle Province d’Italia in grado di dare assistenza e fornire formazione e informazione agli amministratori degli enti locali del Lazio. “La Gazzetta Amministrativa - ha commentato il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Guido Milana, nel corso della cerimonia di presentazione - è uno strumento figlio di genialità e passione. È geniale perché è qualcosa che poteva essere pensato prima, nasce in un momento di riposizionamento dei poteri, ma è anche figlia della passione di persone che hanno lavorato per questo, per la battaglia di protagonismo degli enti locali”. “Agli enti locali - prosegue - forniamo uno strumento che aiuterà l’intero sistema a ‘soccombere’ un po' meno. Sarà luogo privilegiato di confronto tra enti locali e regioni. I problemi vanno risolti là dove sorgono e la Gazzetta può essere strumento per fare tutto questo, giacché i cittadini hanno adesso un luogo per consultare documenti e atti utili alla realtà socio-economica della Regione”. Per Milana, il trimestrale costituisce uno strumento utile anche “a chi si avvicina - ha detto - alle professioni legate al diritto e anche a chi vuole costruire una carriera politica. È uno strumento nel quale i cittadini trovano un supplente alle vecchie scuole di partito. È un punto di consultazione e un luogo privilegiato di incontro e confronto con le istituzioni locali ed accompagnerà la nuova stagione di trasferimento delle funzioni agli enti locali, contribuendo ad evitare il neocentralismo regionale”. “Con questo strumento di supporto - ha aggiunto il presidente del Tar del Lazio Pasquale De Lise - vogliamo offrire un contributo utile e un quadro completo della nostra giurisprudenza alle amministrazioni locali. Il Tar del Lazio deve essere aperto alle amministrazioni”. “L’obiettivo prioritario della rivista – ha dichiarato l’avvocato Enrico Michetti, direttore del trimestrale - è quello di promuovere, nel pieno rispetto dei ruoli, una efficace collaborazione tra le autonomie locali, l’associazionismo a queste collegato, la magistratura amministrativa e contabile e gli altri organi del comparto degli enti locali. La pubblicazione è rivolta specificamente ad amministratori e dirigenti degli enti locali e viene redatta da un comitato scientifico composto da docenti universitari, magistrati, avvocati amministrativisti, dirigenti e segretari comunali che mettono a disposi- zione competenza ed esperienza acquisite sul campo, per fornire servizi più efficienti”. “Servirà a dirimere i dubbi sulle controversie di interesse degli enti locali - ha concluso il presidente di Anci Lazio Francesco Chiucchiurlotto. Si tratta di un progetto condiviso da tutte le rappresentanze dell'associazionismo e ha l’ambizione di mettere insieme, assistenza, formazione e informazione, soprattutto ai piccoli Comuni, lontani e disagiati e con poche risorse sotto il profilo umano ed economico”. Sanità, con l’odontoambulanza la prevenzione arriva nelle case dei cittadini più deboli e svantaggiati Dai volontari della Simo e i medici dell’ospedale George Eastman oltre 40 visite ad Olevano Romano L’odontoambulanza dell’ospedale George Eastman è giunta ad Olevano Romano. L’iniziativa, patrocinata dall’assessore alle politiche sociali Maurizio Bonuglia e dalla Presidenza del Consiglio regionale del Lazio, ha portato in piazza Laudenzi l’ Unità Operativa Odontostomatologia Domiciliare Regionale per una giornata di prevenzione delle malattie della bocca. Nell’arco della giornata i volontari della Simo (Società Italiana Maxillo Odontostomatologica), che lavorano in stretta sintonia con i medici dell’ospedale Eastman, hanno effettuato oltre 40 visite con diagnosi di lesioni precancerose per 5 diversi pazienti. Le visite mediche sono state precedute da una conferenza tenuta dal professor Mauro Orefici e dal dottor Francesco Cianfriglia, della Simo, che hanno spiegato in modo concreto i punti salienti della corretta prevenzione attraverso visite autoguidate per prevenire le malattie tumorali della bocca. “La prevenzione – spiega il professor Orefici, presidente della Simo – ha una forte valenza anche sotto il profilo dell’economia. Il progetto di odontoiatria domiciliare, infatti, oltre a vantare il primato nella prevenzione delle malattie della bocca ha il primato del risparmio della spesa sanitaria”. “In questo momento – aggiunge il presidente del Consiglio regionale Guido Milana – in cui si è costretti a convivere con il duro piano di rientro della spesa sanitaria, iniziative di questo genere sono fondamentali perché, laddove mancano strutture pubbliche odontoiatriche, non è più il cittadino che va in ospedale ma l’ospedale che arriva nella casa del cittadino”. Particolare soddisfazione per l’arrivo dell’odontoambulanza è stata espressa dal sindaco di Olevano Guglielmina Ranaldi e dall’assessore Bonuglia il quale spiega: “si tratta del quarto appuntamento di prevenzione dopo quelli sulle malattie dermatologiche dei giovani, sulle malattie cardiache e sul tumore al seno. Contestualmente all’odontoambulanza del- l’ospedale Eastman si è tenuta ad Olevano anche “Cuore di donna”, la giornata di prevenzione per malattie del cuore nelle donne”. Un tema, quello della prevenzione, che vede il comune di Olevano particolarmente impegnato anche per il futuro. “Vogliamo evitare – sottolinea Bonuglia – che sia una giornata fine a sé stessa, occorre dare continuità. È per questo che con i volontari della Simo abbiamo concordato che l’odontoambulanza tornerà in paese con cadenza periodica per effettuare visite nelle scuole, nella casa famiglia, nel centro anziani e nelle case delle famiglie appartenenti ai ceti più deboli e savantaggiati”. :19 romalive L'Italia degli anni ’90, svenduta alle Multinazionali [ a cura di • Marta Cecchini ] Dott. Li Vigni La puntata di Romalive dal tema «Dal locale al globale: come impoverire una nazione e saccheggiare un territorio», parlerà del nostro paese, del processo di impoverimento graduale che ha colpito la nostra nazione, l’Italia, saccheggiata nella sua identità economica, svenduta miseramente alle grandi multinazionali dell’epoca. Torniamo indietro nella storia, ai nostri anni ’90, per capire le ragioni di fondo all’avvio inarrestabile del declino economico italiano. Ospite della trasmissione, il Dott. Benito Li Vigni, esperto di Geopolitica. Dott. Li Vigni: L'anno chiave è il 1992, una data segnata da avvenimenti importanti, partendo dalla svendita dell'economia pubblica italiana e dagli attentati ai giudici Falcone e Borsellino. L’anno della crisi della Prima Repubblica, del ciclone di tangentopoli e dell’attacco alla lira. Ricordo che il Ministro degli Interni Vincenzo Scotti, intervistato nel Marzo di quell’anno, parlò di forze internazionali che si preparavano per sferrare l’attacco decisivo all’economia e alla finanza italiana. E dopo aver avvisato i prefetti, allertandoli sulla imminente azione destabilizzatrice contro l’Italia, parlò di riunioni segrete organizzate da gruppi internazionali. Anni dopo rivelò che il capo della Polizia, Parisi, gli aveva comunicato che ci sarebbe stata una riunione segretissima, importante per il futuro dell’Italia. Nel 1992 è iniziato il tracollo italiano: per quali motivi? Vorrei tornare indietro per spiegare le ragioni alla base dell’attacco all’economia italiana, partendo dalla caduta del muro di Berlino che scompaginò lo scenario economico europeo, dando spunto alle grandi oligarchie finanziarie angloamericane per attaccare un paese politicamente debole come l’Italia, alle prese con tangentopoli e la crisi dei partiti. La crisi della Prima Repubblica fu terreno fertile per questi gruppi. La riunione, di cui parlava Scotti, si tenne il 2 giugno del 1992 sul panfilo Britannia, ancorato a largo di Civitavecchia. A rappresentare l’America, c’erano le banche d’affari come la Merrill Lynch, la Goldman Sachs, la Salomon Brothers e altri personaggi come Soros. Per conto delle aziende italiane, invece, erano intervenuti i diri- 20:romalive genti dell’IRI e dell’Eni, alla presenza anche di Beniamino Andreatta, per discutere sulla privatizzazione. Il nostro paese non ha mai avuto un capitalismo vero. È sempre esistito solo il Blood Capitalism, ovvero il capitalismo di sangue con grandi famiglie, come la Fiat. Persino Mussolini, nel 1938, fondando l’Iri, l’Istituto di Rifinanziamento Italiano, cercò di creare un capitalismo, non riuscendo nell’impresa. Quando finì la guerra e Mattei venne incaricato di liquidare l’Agip, fondata nel ’26, si ribellò perchè sapeva che era un’azienda dalle grandi risorse. Trovato il gas naturale nella Val Padana, fondò l’Eni assieme a De Gasperi, per dare energia a basso costo all’Italia. Stiamo parlando di aziende italiane a partecipazione statale? No, parliamo di organizzazioni sindacali perché la partecipazione statale dà forza a chi con disprezzo parla di statalismo. Ciò che permise il decollo del nostro paese, fu lo stato imprenditore che opera con le leggi di mercato indirizzando strategicamente l’economia e creando i presupposti per la nascita di un’economia privata. L’Eni organizzò la nascita di molte aziende nel sud che, successivamente, entrarono in crisi quando declinò lo stato imprenditore. Lo scopo era quello di creare occasioni di lavoro dove non esistevano, con contratti paritetici per una collaborazione a 360° portando l’Eni a diventare un gruppo avanzatissimo e importantissimo. L’economia pubblica che è stata debellata, era la forza di questo paese. Quali sono gli attori principali di questo momento storico per l’italia? Davanti agli impegni di Maastricht e al pericolo di una possibile uscita del Governo italiano dall’Europa, il governo Amato decise di incaricare queste grandi banche d’affari a mettere in atto la privatizzazione delle aziende, mettendole sul mercato. Il problema è che, queste grandi banche d’affari, come la Merrill Lynch, la Goldman Sachs, la Salomon Brothers ecc., hanno fatto invece i propri interessi. Non mancarono anche avventurieri, come Soros, che si inserirono in questo progetto, guadagnando 15.000 miliardi di lire attraverso un’operazione scandalosa. In quegli anni si ipotizza una sorta di mani pulite «internazionale», un’operazione di intelligence che ha mirato a destabilizzare l’economia italiana attraverso l’attacco della magistratura alle istituzioni democratiche del nostro paese. Da qui si è dunque aperta la strada della destabilizzazione che dura fino ai nostri giorni? Certamente gli attacchi che seguirono in quegli anni, come anche gli attentati a Falcone e a Borsellino, aprivano grandi questioni, come l’inchiesta sul riciclaggio dei capitali sporchi che appartenevano alle grandi lobby, e servirono per accelerare una svolta, per far comprendere alla gente quello che stava accadendo. Qual è stata la conseguenza di aver affidato a queste grandi banche d’affari il sistema di privatizzazione in Italia? Le banche dovevano svolgere la funzione di intermediari, trovando degli acquirenti, ma erano anche l’espressione di quell’oligarchia finanziaria ed economica che aveva l’interesse a destabilizzare l’Italia, per dare l’avvio in Europa al processo di globalizzazione finanziaria che ha portato alla distruzione dello stato nazione. Quando parliamo di privatizzazione, cosa è stato privatizzato? Un decreto del governo Amato, trasformava in società per azioni alcune aziende pubblche italiane, come l’ENI, l’IRI, la Società Autostrade, l’Istituto Finanziario del Credito Italiano, che erano pronte per essere vendute. Il caso mani pultite e i processi di Antonio di Pietro, servirono alle privatizzazioni? L’attacco al sistema partitico è servito, visto che non si spiega come mai il ciclone tangentopoli sia servito solamente a far fuori Craxi e qualche democristiano. Con il governo Amato e successivamente Ciampi, l’Italia stava attraversando una situazione drammatica, aveva il timore di uscire dall’Europa, dal trattato di Maastricht. Purtroppo, la situazione è stata gestita senza una strategia economica. L’ENI era una società fortemente integrata, con presenze nel tessile, nel metalmeccanico, nel meccanico e nel settore alberghiero. Avevamo le migliori sonde al mondo e gestivamo i più grandi centri turistici. Perché la svalutazione della lira è iniziata proprio con Ciampi? Il programma doveva essere gestito da manager, e non da banchieri. Ci si doveva opporre allo smantellamento del gruppo Eni. La sonda Nuova Opinione, un gioiello mondiale, fu ceduta e svenduta alla Philips. Serviva una strategia diversa e invece si affrontò solo il tema del risanamento. Questo risanamento di cui si parla, in realtà, combacia con la svalutazione del 30%? Eravamo al collasso economico, con manager professionisti avremmo potuto evitare di privatizzare, senza liberalizzare. Mancò una vera strategia economica. Visto che in italia non ci sono più aziende che fanno impresa, parliamo di un declino irreversibile? L’Italia ha perduto le aziende di alta tecnologia. Gestendo una privatizzazione in questa maniera, abbiamo perso l’occasione di creare un sano sviluppo economico e valore alla competizione. Abbiamo trasformato il monopolio dello Stato in monopolio privato, chiudendo decine e decine di aziende, strategicamente importanti. Estrapolata dalla trasmissione Romalive in onda ogni mercoledì alle ore 22:45 su GoldTV. note storiche C.S.I. [ di • Fabio Zaccaria ] Nella notte del 18 settembre 1992, durante un concerto per la promozione di due giovani band (gli Ustmamò e i Disciplinatha) si esibiva un quintetto composto da artisti provenienti da due delle esperienze musicali più importanti degli anni Ottanta: Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti dei CCCP, e Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, e Francesco Magnelli gravitati attorno al progetto Litfiba prima che questo naufragasse alla rincorsa di un Pop Rock da classifica. Era uno degli atti fondativi del Consorzio Suonatori Indipendenti, una delle più importanti realtà del Rock italiano ed, azzardiamo, europeo degli ultimi anni. I CCCP di Ferretti e Zamboni erano stati senza dubbio l’espressione più compiuta del punk italiano: conosciutisi a Berlino, i due iniziarono un percorso musicale ispirato dall’esperienza degli Einsturzende Neubauten, dei Kraftwerk, dei PIL e dei Bauhaus, operando un’ibridazione quanto mai originale di queste istanze con la cultura popolare emiliano-romagnola, riuscendo a coniare alcuni degli “slogan” più incisivi e memorabili che la musica italiana ricordi, rimasti poi nel cuore di migliaia di fan che ancora oggi tributano ai CCCP il giusto omaggio (Non studio, non lavoro, non guardo la TV, non vado al cinema non faccio sport, da Io sto bene, è solo un banale esempio del nichilismo graffiante dei testi di Ferretti e Zamboni). Gianni Maroccolo e Francesco Magnelli cercano ormai altre strade da percorrere dopo la militanza nei Litfiba, e dal loro incontro con Zamboni e Ferretti, ai quali si unirà l’anima tormentata di Giorgio Canali alle chitarre e al violino, ha origine, nel 1990, il disco Epica, Etica, Etnica, Pathos, uscito sempre sotto l’insegna CCCP ma proiettato ormai verso orizzonti musicali del tutto nuovi. Indubbiamente le capacità tecniche e compositive delle personalità aggregatesi al duo Zamboni-Ferretti rappresentano un valore aggiunto: il superamento di quell’approccio primitivo, che aveva nella rozzezza e semplicità il suo punto forte, e che aveva carattterizzato la prima fase della band è ormai defini- 22:romalive tivamente alle spalle. Annarella è il brano che forse meglio di tutti sintetizza le nuove atmosfere in cui si galleggia, con un Ferretti che inizia ad utilizzare il cupo timbro vocale di cui è dotato in un modo sempre più toccante, avviando un lavoro di progessivo affinamento che lo porterà di lì a breve ad essere un punto di riferimento per generazioni di vocalist italiani. Il vero esordio della sigla CSI avviene con la realizzazione dell’album Ko’ De Mondo nel 1993, con la formazione ormai stabilizzata in “ritiro” per tutto il periodo delle registrazioni presso la località bretone di Finistère. Il disco, musicalmente impeccabile, ha i suoi punti di forza nell’affiatamento che l’organico riesce a rendere tangibile materia musicale, e nella carismatica vocalità di Ferretti, uno dei pochi in Italia in grado di utlizzare la metrica della lingua italiana in maniera tanto efficace nell’ambito della musica Rock. Il gioco di incastri sonori e delle situazioni evocate dai testi è pregno d’una emozionalità intensa, avvolgente, arricchita dai lamentosi feedback di un musicista di assoluto valore quale Giorgio Canali. Inizia dunque una stagione nuova, che ha nella registrazione del live In quiete una delle fondamentali tappe per il processo di consacrazione nell’empireo della musica italiana. Ripercorrendo alcuni passaggi della precedente fase CCCP, misti ad episodi di Ko’ De Mondo, e riuscendo nel non facile compito di instaurare un rapporto di intimità con la platea catturato con efficacia nel disco, il live è una fotografia fedele delle innate qualità musicali dei CSI. Gli arrangiamenti più morbidi mitigano le asperità degli episodi dell’era Punk e chiariscono la diretta discendenza delle composizioni più recenti dal periodo precedente, palesando un processo dipanatosi nel solco della continuità più che della rottura. Il 1996 è l’anno in cui il collettivo dà alle stampe il nuovo album Linea Gotica, dedicato alla memoria della Resistenza italiana e di quella bosniaca a Sarajevo durante la Seconda Guerra Mondiale. Cupo e riflessivo, intimo e dirompente allo stesso tempo, è senza dubbio una delle pietre miliari della scena alternativa italiana ed europea. Le sfumature chiaroscurali del duo vocale Ferretti/Di Marco hanno il loro perfetto contrappunto nei panorami musicali dipinti dalle essenziali tastiere di Magnelli, dalle tormentate chitarre di Zamboni/Canali e dall’opera di cesello del maestro Maroccolo, una delle personalità più influenti del rock italiano di qualità di quegli anni, autentico collante umano e sonoro. I riferimenti letterari, presenti in gran quantità (Pasolini, Fe- noglio) non escono mai dai binari di un flusso emozionale messo a fuoco attraverso parole pesanti come macigni, mai fuori posto, incastonate metricamente in un mosaico di rara bellezza formale. Il pubblico omaggerà la band assai calorosamente durante le tappe del fortunato tour che farà seguito alla pubblicazione del disco. L’affermazione, anche commerciale, seppure nell’ambito della cosiddetta “scena alternativa”, è ormai totale. Ovviamente nei consueti (ridottissimi) spazi di informazione musicale dei principali media italiani i CSI non esistono, e nonostante il consenso del pubblico continui a crescere, la band è ancora un fenomeno “di nicchia”. Il 1997 è l’anno in cui si volge lo sguardo a oriente: un lungo viaggio di Zamboni e Ferretti in Mongolia sarà lo spunto per le composizioni e i testi del terzo album dei CSI: Tabula Rasa Elettrificata. Il gruppo accetta di aprire, a mo’ di performance promozionale per il nuovo disco, un concerto di Lorenzo Cherubini, alias Jovanotti, potendo così per la prima volta accedere ad una platea numericamente assai più vasta rispetto a quella abituale. Accade che il disco T.R.E. schizza in vetta alle classifiche di vendita in Italia: caso più unico che raro per una band di siffatta tempra. “Sorpresa” che conferma una teoria quanto mai elementare: proponendo al pubblico musica di qualità, questo è perfettamente in grado di apprezzarla. Il problema, se si vuol vederlo come tale, risiede nella pressoché totale “conformità” della promozione musicale effettuata dai canali d’informazione quotidiana, che semplicemente operano una selezione accurata, scegliendo consapevolmente di “occultare” determinate esperienze del panorama musicale italiano a favore di altre. Per tornare alla musica: T.R.E., ancora una volta composto arrangiato e suonato con il gruppo in ritiro presso un agriturismo di Reggio Emilia, non delude le aspettative: forse meno intenso del precedente lavoro, suona sicuramente come il più “potente” dal punto di vista dell’impatto sonoro (Forma e sostanza e Unità di produzione esemplificano il concetto). Fanno di novo capolino episodi che rinnovano i fasti punk scanzonati (M’importa ‘na sega) e non (Matrilineare), e non mancano toccanti capolavori (Brace, Ongii) in cui la bravura degli esecutori ed interpreti coinvolti raggiunge vette qualitativamente altissime. La storia del Consorzio Suonatori Indipendenti subisce un brusco stop a causa dei dissidi tra il duo Ferretti-Zamboni, che porteranno all’abbandono da parte di quest’ultimo. Come da promessa solenne: all’atto dell’abbandono di uno dei suoi componenti il CSI avrebbe cessato di esistere. Grazie all’iniziativa di Maroccolo i superstiti si riuniranno sotto la sigla PGR (Per Grazia Ricevuta), salvo poi perdere pezzi durante il cammino ad oggi ancora in essere, con risultati dignitosi, ma non esaltanti. La fine dei CSI rappresentò in fondo anche la fine di una stagione della musica italiana vivace e ricca di fermento, i cui semi sarebbero stati raccolti da ben poche band dell’italico stivale. Acqua, farina e... Frico con patate - Bunet Q [ a cura di • Valeria De Rentiis ] uesto mese salutiamo l'inverno, a dire il vero molto poco freddo, per dare il benvenuto alla primavera con patate sono praticamente cucinate aggiungete il formaggio e coprite per 20 minuti cuocendo a fuoco lento. 50 minuti, facendo attenzione che l'acqua sobbolla appena. Estraete lo stampo, lasciatelo raffreddare e mettetelo in frigorifero per qualche ora. Sformate il bunet su un piatto per dolci. due ricette tipiche del nord Italia. Potrete far finta di averle riportate dalla settimana bianca! Iniziate con il "Frico" piatto tipico del Friuli e concludete con il "Bunet" dolce tipico del Piemonte. E buon appetito! FRICO CON PATATE ingredienti: • 1 kg patate • 1 cipolla • 1/2 kg formaggio latteria (tipo montasio) • olio, sale, pepe q.b. Sbucciate le patate e tagliatele a fettine spesse meno di mezzo centimetro. Fate intanto soffriggere la cipolla in una casseruola ben unta d'olio, facendo attenzione a non alzare troppo la fiamma. Quando la cipolla è imbiondita buttate le patate e aumentate il calore della fiamma per pochi minuti. Salate, pepate e fate andare a fuoco moderato, girando spesso le patate. Girate il tortino con l'aiuto di un coperchio e aumentate il calore della fiamma. Quando sarà dorato da entrambe le parti capovolgete il frico su un piatto da portata e servite ben caldo accompagnato da polenta. Intanto preparate il formaggio a fettine. Quando le BUNET ingredienti: • 280 gr. di zucchero • 6 uova • 5 amaretti • 6 cucchiai di rum • 1 lt. di latte intero • scorza grattugiata di 1/2 limone • 20 g. di cacao amaro Sbriciolate gli amaretti in una terrina; aggiungete la scorza di limone e mescolate. Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi. Battete i tuorli con la frusta, insieme a 200 gr. di zucchero, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso, quindi unite gli amaretti, il cacao e la scorza di limone. Montate a neve ferma gli albumi e incorporateli alla crema mescolando delicatamente dal basso verso l'alto; bagnate con il rum e il latte bollito e raffreddato. Mettete lo zucchero rimasto in una piccola casseruola, unite 1/2 cucchiaio di acqua e, ruotando il recipiente su fuoco basso, fate caramellare lo zucchero. Distribuite il caramello, che dovrà essere color nocciola, in modo uniforme in uno stampo da budino con foro centrale. Versare la preparazione, cuocere a bagnomaria in forno a 200/220°C per 40- :23 romalive l’Oroscopo Buon Compleanno Toro! Il Toro occupa lo spazio dello Zodiaco compreso tra il grado 30 e il grado 59. È attraversato dal Sole tra il 21 Aprile e il 20 Maggio di ogni anno. Generalmente, le persone nate sotto questo segno sono caratterizzate da un utile senso pratico. Una delle cose che sta a loro più a cuore è la conquista del benessere materiale per se stesse e per i loro cari. Amano le cose belle della vita: l’arte, la musica, i cibi gustosi, ma sono anche capaci di lavorare sodo e di sacrificarsi per i propri familiari. Con un’azione lenta, ma tenace, perseverante e costruttiva, finiscono quasi sempre per assicurarsi un’ottima posizione economica. Sul piano professionale e delle ambizioni sociali, i nati Toro non sono degli arrivisti e non hanno un’eccessiva fretta di conquistare la meta. Si accertano, prima di compiere qualsiasi passo, che il terreno sotto i loro piedi, sia veramente solido. I Toro lavorano volentieri solo se si lasciano liberi di organizzarsi i propri impegni e se si rispettano le loro abitudini. Sopportano molto bene le contrarietà della vita quotidiana, in virtù di una tolleranza e di una pazienza che non troviamo in altri nativi zodiacali; possono, peraltro, avere delle rabbiose reazioni esplosive quando qualcuno tenta di strumentalizzare la loro indulgenza. Sono leggermente possessivi sia verso le persone, che verso gli oggetti di loro proprietà. Nei rapporti umani, in genere, dimostrano di essere costanti e fedeli. A volte, i nati Toro, si compiacciono eccessivamente nella critica verso il prossimo. Un cenno a parte merita la donna del Toro per la dedizione con cui alleva i figli, per la cura che ha dell’ambiente domestico e per il suo carattere gradevole e spontaneo. Manifesta, inoltre, buon gusto nel proprio abbigliamento e nell’arredamento della sua casa. Cosignificante del Toro è la seconda casa, che si riferisce ai beni materiali e a tutto ciò che ri- [ a cura di • Shanty ] guarda il guadagno: non si tratta soltanto del denaro acquisito con il proprio lavoro o di quello che si spende, ma anche della mentalità con cui si considerano le questioni economiche, gli oggetti che si hanno o si desiderano e il tenore di vita in cui si è nati. Previsioni astrologiche per il mese di maggio ARIETE Dal 3 Maggio, con l’ingresso favorevole di Mercurio dai Gemelli, la vita quotidiana risulterà favorita soprattutto nel campo del lavoro, specie se al momento vi mancano le comodità che la tecnologia avanzata potrà facilmente offrirvi. Attenti a non pagare prezzi eccessivi. LEONE Marte è dal 10 nel vostro segno dandovi maggiore autorevolezza, sia con gli amici che con la famiglia. L’importante è essere disponibile alle novità: puntate con sicurezza in alto, farete centro! SAGITTARIO L’ottimismo e il buon senso, di cui siete dotati, vi aiuteranno a risolvere quasi tutti i problemi. Se invece siete incerti, significa che non avete ancora sufficienti elementi di giudizio, ma li scoverete proprio dove non vi sareste mai aspettati. TORO Cedendo alle stuzzicanti sollecitazioni di Venere nel vostro segno, lasciatevi pure andare che si tratti d’amore, di sesso o di acquisti di lusso. Evitate però gli eccessi. VERGINE Il rigore di Saturno nel vostro segno vi esorta a riflettere con spregiudicatezza su ciò che non và. Nelle questioni di cuore fidatevi del vostro intuito e senza troppe chiacchiere muovetevi nella direzione che sentite più vostra. Le questioni di lavoro possono attendere, si risolveranno naturalmente. CAPRICORNO Contate pure su Giove che facilita i rapporti d’amore e quelli di lavoro. Se poi riuscirete a gestire con eleganza un rapporto difficile, non sono esclusi positivi sviluppi, non facili per ora da prevedere. Farete un decisivo passo in avanti. GEMELLI Mercurio nel vostro segno vi fa risolvere un problema che vi sta a cuore. Un progetto che non avete ancora messo a segno potrebbe subire qualche mutamento a causa di positive novità. Nel lavoro la cautela è opportuna. BILANCIA Usate tutta la vostra diplomazia per riuscire in un progetto coraggioso. Mercurio dal segno dei Gemelli e Nettuno dall’Acquario, vi sollecitano a fare chiarezza in una situazione che vi sta a cuore: capirete così qual è la direzione da prendere scoprendo, probabilmente, che sarà diversa da quella che pensavate. ACQUARIO Marte all’opposizione dal 10/5 vi invita ad evitare gli eccessi, specialmente quelli verbali che potrebbero prima o poi ritorcersi contro di voi. Difendete però strenuamente i vostri princìpi, non è il caso di cedere. CANCRO Marte vi lascia dal 10/5 e gli altri pianeti vi consigliano di riflettere con spregiudicatezza su ciò che non va’. Se si tratta d’amore, sforzatevi di guardare a fondo nel rapporto che state vivendo, anche a costo di pagare il prezzo. Sappiate gestire una situazione in evoluzione. SCORPIONE Il favore dei pianeti dal Capricorno vi esortano ad osare sia nel lavoro che negli affari. Impegnatevi perché avrete la soddisfazione di cogliere nel segno. Nel lavoro, sforzatevi di essere più elastici. PESCI Umiltà e pazienza sono le vostre giuste armi per fare chiarezza in una situazione che vi sta a cuore; per venirne a capo non esitate a chiedere aiuto a qualcuno che ne sa più di voi. Fidatevi del vostro intuito. Toro con chi? Il temperamento taurino, semplice e pacato, si accorda con facilità agli altri e poche sono le unioni veramente sconsigliabili. Tuttavia, tra i segni di fuoco, l’unione con migliori possibilità di riuscita è quella che si realizza con il Leone. I nativi di questo segno sono orgogliosi, esuberanti, amano il prestigio e tutto ciò che ha il potere di metterli in vista ed apprezzano in modo particolare la vicinanza di un tranquillo Toro che non entra mai in competizione con loro e si adatta ad adorarli, lascia che si credano i più grandi, i migliori, badando a rimediare alle loro intemperanze e stringendo i cordoni della borsa, cui altrimenti i leoni darebbero fondo. Il rapporto sarà vivace, ma solido. Tra i segni di terra, il Toro preferisce spesso la Vergine, con la quale realizza un rapporto solidissimo, fondato sul lavoro per il quale entrambi hanno il massimo rispetto. La Vergine porta una dote di precisione, di analisi che spesso al Toro manca, ma ne trae un conforto che lenisce il suo perenne senso di inadeguatezza. Insieme possono anche lavorare e spesso, in questo modo, costruiscono le cose migliori. Tra i segni d’aria è assai promettente il rapporto con i nativi della Bilancia. Questi ultimi, nella loro perenne ricerca di equilibrio e di armonia, trovano nella pazien- za e nella tenacia taurine un preciso punto di riferimento: qualcuno che riesce, con un sorriso, a smussare il loro rigore logico e a scaldare la loro freddezza. Tra i segni d’Acqua, il rapporto migliore si realizza con i Pesci. La fantasia, l’evanescenza, ma anche il sentimentalismo con cui affrontano (subiscono) la vita risulta assai gradito al Toro che, in compenso, rappresenta per il sognatore Pesci, il tramite con la realtà concreta dell’esistenza. Danno vita ad un rapporto molto intenso, talvolta anche tormentato, ma sempre molto ricco sentimentalmente e creativamente. :25 romalive Romalive e IFO informano: La ricerca al servizio dei pazienti [ a cura di • Marta Cecchini ] condizioni normali, le funzioni di questi geni sono necessarie alla vita della nostra cellula e del nostro organismo. In seguito a dei particolari processi, come ad esposizioni ambientali, si generano delle alterazioni che fanno impazzire ed alterare questi geni, contribuendo alla generazione del fenotipo trasformato di una cellula tumorale, con tutte le caratteristiche della cellula tumorale. È un processo che impiega un lungo arco di tempo. Per il tumore della mammella, per esempio, è stato calcolato che questo processo può anche impiegare 20 anni. Non si tratta, come molti pensano, di un processo repentino e a cui il nostro organismo assiste in maniera indifesa. Al contrario, il nostro organismo cerca di rispondere al processo di trasformazione della cellula, cercando di bloccarlo. Trascorso questo ventennio, quando ormai il processo ha raggiunto la sua completezza, si arriva alla vera e propria formazione del tumore che cerchiamo di sconfiggere. Prof.ssa Paola Muti Perché nei nostri paesi si passa dalla cellula normale a quella cancerogena? Perché si accumulano nel tempo esposizioni croniche a questi agenti, in parte ambientali e molto spesso endogeni, appartenenti al nostro stesso organismo, e che si producono come risposta ad una forma di adattamento all’ambiente. È come se il cancro rappresentasse un effetto collaterale del vivere una situazione particolarmente privilegiata, ricca di benessere, di cibo e di mezzi di comunicazione. Dott. Blandino, cos’è la cellula tumorale? La cellula tumorale origina da una cellula normale, in cui si accumulano una serie di alterazioni. Per cui una cellula che normalmente svolge delle funzioni fisiologiche nel nostro organismo, a causa di una serie di alterazioni genetiche, impazzisce fino a non svolgere più le funzioni normali. La cellula tumorale è capace di proliferare in maniera incontrollata. È una cellula che non risponde più al controllo del nostro organismo ed è in grado di metastatizzare, ovvero di riprodursi a distanza rispetto all’organo originario in cui questo tumore cresce e si sviluppa. Come si può curare il tumore? Visto che il tumore è la risultante di una serie di alterazioni geniche che interessano aspetti diversi di una cellula normale, non dobbiamo immaginare che trovando un'unica molecola, un farmaco specifico, si può risolvere il problema cancro, indipendentemente se si tratti di un tumore del colon, dello stomaco, del polmone, ecc. Ci troviamo di fronte ad un nemico abbastanza complesso, peculiare nella sua perversione, perché realizza la sua estrinsecazione nei distretti dell’organismo, in maniera molto diversa. Oggi abbiamo due armi fondamentali per sconfiggere il cancro. Una è la prevenzione, ovvero agire nel corso di quel ventennio di incubazione del processo tumorale, intervenendo nel corso di queste tappe, cercando di bloccarne l’evoluzione: è il grande obiettivo della prevenzione primaria e secondaria che ha già dato risultati positivi, come per il tumore alla mammella. La seconda arma a disposizione è quella di trasferire nel tempo più rapido le informazioni che i ricercatori di base riescono ad ottenere con le sperimentazioni, al letto del paziente. Lavorando giornalmente con le colture cellulari e con gli animali, riusciamo ad entrare nelle cellule tumorali e ad identificare i meccanismi di alterazione, i bersagli molecolari che possiamo colpire attraverso l’uso di farmaci specifici. C’è una differenza notevole tra le colture cellulari e i tumori dei pazienti. Abbreviando al massimo i tempi di trasferimento delle informazioni dai laboratori alla cura del paziente, ci avvicineremo senz’altro alla vittoria nei confronti del cancro. Parliamo di ricerca sul cancro: dal passato al presente, cosa è cambiato? Questo cambiamento non vale solo per la ricerca sul cancro, ma per la ricerca in gene- Come mai si creano le alterazioni geniche? Le alterazioni geniche sono delle alterazioni a carico dei geni che normalmente presiedono alle funzioni fisiologiche della cellula. In Questa vittoria potrebbe essere la sconfitta definitiva del cancro o la convivenza. In che modo la tecnologia può aiutare i ricercatori a trovare una via d’uscita? Romalive torna assieme all’IFO (Istituti Fisioterapici Ospitalieri) per parlare del male del secolo, il cancro, attraverso un ciclo di trasmissioni su Gold Tv in diretta il mercoledì sera dalle ore 22.45 per portare l’informazione scientifica direttamente nelle case dei cittadini. Uno spazio dedicato ad argomenti quali ricerca e prevenzione, assieme ad alcuni ricercatori dell’IRE. In questo numero riportiamo la prima parte dell’intervista alla Prof.ssa Paola Muti, Direttore scientifico dell’IRE (Istituto Nazionale Tumori Regina Elena). Intervista alla Prof.ssa Paola Muti. Come mai dalla cellula si è passati al cancro? Il cancro è una patologia dei paesi sviluppati a cultura occidentale, esposti a diversi tipi di aggressioni oncogeniche ambientali. Questa patologia esiste anche nei paesi sottosviluppati, ma è secondaria rispetto alle patologie infettive. 26:romalive re, visto che segue gli stessi orientamenti. La ricerca del passato era focalizzata e legata alle diverse scuole, quindi molto parcellizzata. Negli ultimi 25 anni di storia, la ricerca è uscita dagli ambiti istituzionali locali per diffondersi e coagularsi intorno a situazioni multicentriche, dove i ricercatori tendono a collaborare insieme su diverse ipotesi. Esiste, oggi, una maggiore integrazione, non solo nell’ambito di specifiche specialità, ma anche tra i diversi aspetti della ricerca, la biologia con la medicina, la medicina con la fisica. È il grande sviluppo tecnologico che ci ha permesso di lavorare ad un livello di cooperazione maggiore. Presente alla trasmissione d’apertura “Dalla cellula al cancro”, il Dott. Giovanni Blandino, Coordinatore per la Ricerca dell’IRE. Il problema del tumore non è solo un problema dei medici o degli oncologi. Essendo una patologia multifattoriale ha bisogno della collaborazione di diverse competenze. La tecnologia, per esempio, ci ha permesso di creare strumentazioni alla base delle radiografie molecolari, per poter analizzare il DNA delle cellule tumorali e stabilire le alterazioni responsabili dell’insorgenza di quel tumore. Per razionalizzare i risultati di queste analisi tecnologiche complesse, è necessaria la competenza dei nostri bioinformatici e dei matematici: un supporto fondamentale nell’approccio che stiamo portando avanti, per sconfiggere il tumore. Dalla complementarità delle diverse competenze può nascere un processo sinergico che ci permetterà di giungere a soluzioni definitive. Quindi, la matematica, l’informatica, la biologia e le varie branche che compongono la scienza devono essere messe in campo per trovare assieme una risposta al problema, magari anche cercando altre strade? Più che cercare altre strade, direi, bisognerebbe approfondire quelle che abbiamo già percorso in maniera riduttiva, proprio perché, anni fa, non si valutavano approcci più integrati e complessi in relazione alla complessità e alla pericolosità della patologia. Questa è la speranza? Più che una speranza, siamo vicini ad una realtà. Per alcune patologie tumorali, sono stati fatti grandi passi avanti, con risultati Dott. Giovanni Blandino molto positivi. Mi riferisco ad alcune patologie tumorali con le quali, oggi, si può convivere ed uscirne molto bene, con ampie percentuali di sopravvivenza. Per altre patologie tumorali, invece, siamo moto indietro e dobbiamo lavorarci sopra, per raggiungere gli stessi risultati positivi. L’intervista è stata realizzata durante la trasmissione Romalive, in onda su Gold Tv. Riduzione della mortalità per tumore, lo rivela la Relazione sullo stato sanitario del Paese La salute degli italiani presenta molti aspetti soddisfacenti, come testimonia innanzitutto l’aspettativa di vita che ci pone ai primi posti nel mondo. È quanto rileva la Relazione sullo Stato Sanitario del Paese relativa agli anni 2005-2006, inviata nei giorni scorsi ai presidenti di Camera e Senato dal Ministro della Salute Livia Turco, come previsto dal Decreto Legislativo 229 del 1999, per fornire un’informazione al Parlamento e al Paese sullo stato di salute degli italiani e sulle politiche sanitarie. Come sottolineato nel documento, si può ben sperare per l’andamento epidemiologico di alcune patologie in particolare, se si considera la risposta del Paese ad iniziative di prevenzione, che cominciano a dare i loro frutti. Ad esempio, si osserva una diminuzione costante del fumo di tabacco (noto fattore di rischio per molte patologie di tipo respiratorio, cardiovascolare e oncologico), una riduzione progressiva della mortalità per tumore (merito delle campagne di screening e delle diagnosi fatte più precocemente, che permettono interventi terapeutici più efficaci). Tuttavia, vi sono ancora aree che possono essere migliorate: le malattie respiratorie croniche sono tuttora un problema diffuso, il consumo di alcool rimane piuttosto elevato, soprattutto nelle fasce di età più giovani, il diabete e l’obesità hanno una diffusione preoccupante, specialmente per le possibili complicazioni future. Un quadro complesso e articolato che presenta - come si legge nella relazione - molti motivi di ottimismo ma che indica anche la necessità di interventi che il Ministero della Salute ha in parte già intrapreso alla luce del programma di governo della sanità del Ministro Livia Turco. Un New Deal della Salute, a quanto stabilito dal Patto per la Salute tra Governo e Regioni siglato nel settembre 2006, che si compone di un accordo non solo normativo e programmatico ma anche di certezza finanziaria, e che ha portato ad offrire più risorse, più servizi, più efficienza e a combattere gli sprechi. Per quanto riguarda la prevenzione, si ricorda il programma Guadagnare salute, rendere facili le scelte salutari, voluto dal Ministro Livia Turco e approvato dal Governo con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 maggio 2007, in accordo con le Regioni e Province autonome, che rappresenta il primo atto di coordinamento delle azioni e delle campagne di comunicazione tra tutti i livelli istituzionali, il mondo della scuola, dei produttori e dei consumatori per la prevenzione delle malattie croniche, per esempio i tumori, il diabete, le malattie respiratorie e cardiovascolari, attraverso l’adozione di stili di vita corretti: una alimentazione sana, niente fumo, meno alcool, più movimento. :27 romalive DOSSIER Municipio Roma IX [ a cura di • Marta Cecchini ] Comitato Abitanti di Via Lidia, Via Segesta e Zone Limitrofe Intervista al presidente Roberto Schirru Com’è nato il Comitato e di cosa si occupa? Il comitato è nato per protestare contro un ex cinema adibito a discoteca, la Macuba In che poi diventò lo Stellarium. Il problema più grande era l’allocazione della cupola all’interno delle palazzine di via Segesta e di via Lidia che creava un rimbombo acustico terribile per chi abitava in quei comprensori. Per non parlare poi dei gruppi musicali più assordanti che suonavano musica Heavy Metal che, oltre a rompere letteralmente i timpani, creavano confusione anche fuori dalla discoteca: macchine in tripla fila, ragazzi di 14 – 15 anni senza cura per l’igiene e senza il rispetto degli orari notturni. Non mancavano episodi di naziskin che cantavano a squarciagola anche fuori dal locale. Dopo tanti anni di battaglia, per cercare di rendere il locale un posto più tranquillo, adibito solo a musica soft, l’amministrazione ha deciso di revocare l’autorizzazione alla discoteca. Circa un anno e mezzo fa, il Comune ha comprato l’ex cinema con l’intento di realizzarci due scuole, una di musica e l’altra di teatro: un centro per avviare i giovani, e non solo, alla passione per la musica e il teatro. Siete d’accordo con il programma del Comune? Sì, anche perché il programma è decisamente conforme alla struttura del luogo, che è caratterizzato da meravigliosi affreschi del Capotosti, che negli ultimi anni sono stati coperti dai gestori della discoteca: un vero peccato! Parliamo del Parco della Caffarella. Inizialmente il Parco è stato difeso a spada tratta dai “canari” della zona che hanno speso diversi soldi per la sua pulizia, per portarci a spasso i propri cani. Noi, vorremmo che fosse sistemata la parte del Parco limitrofa alla zona di via Lidia e di via Segesta, per realizzare piste ciclabili, percorsi per il jogging, uno spazio giochi per i bambini e uno dedicato esclusivamente ai cani. Il Parco è bello così com’è, per- ché si è costruito negli anni con una vegetazione naturale, cresciuta naturalmente e progressivamente nel tempo. Parliamo di sicurezza e di nomadi. Noi riusciamo a convivere con tutti, anche con i nomadi. Ritengo infatti che ci sia troppo allarmismo riguardo al problema nomadi, anche perché i furti ci sono sempre stati e non sono di certo commessi dagli abitanti di questa zona, tanto meno dai nomadi che girano nel quartiere. Sono furti commessi da gente di altre zone. Viabilità e segnaletica stradale. Non abbiamo eccessivi problemi di viabilità. È un quartiere normale come tanti altri di Roma. L’attesa eccessiva per i mezzi pubblici è causata probabilmente dal traffico, dalle macchine in doppia fila e dalla carenza di personale sui mezzi. Il traffico intenso in alcune ore della giornata, deriva dalla tangenziale che dista solo poche centinaia di metri dalle nostre abitazioni. Pensi che riusciamo a sentire le macchine che sfrecciano a tutta velocità da via Cilicia! Speriamo che la nuova amministrazione prenda in considerazione un nuovo piano per sistemare la Tangenziale, attraverso studi specifici con l’ausilio di architetti esperti. Comitato di Villa Fiorelli Intervista a Maria Cordua, cittadina ed ex collaboratrice del Comitato Dalla recente ristrutturazione di Villa Fiorelli, cos’è cambiato? Sicuramente rispetto a prima sono stati risolti molti problemi, vista la situazione di degrado in cui versava la Villa. Attualmente, però, si rischia di rovinarla nuovamente per via dei pochi spazi a disposizione per far scorazzare liberi i cani e per la confusione che si crea tra i bambini che vogliono giocare nel parco con il pallone e gli anziani che appartengono al Centro Anziani, ex bocciofilo. Riguardo all’area specifica per i cani, avevamo proposto di creare uno spazio più ampio, oltre la via della stazione Tuscolana, dietro le mura di via Casilina. La Villa non ha molti spazi per poter far convivere serenamente i cani, i bambini e gli anziani insieme: ognuno ha esigenze diverse che sono difficili da far conciliare in un piccolo parco. Poi anche le siepi aromatiche che avevano piantato, hanno iniziato gradualmente a rovinarsi, non solo per colpa dei cani che continuano a fare le buche nel terreno, ma principalmente a causa dell’inquinamento. Del bel prato all’inglese e delle rigogliose siepi, ne sono rimaste ben poche. La villa è troppo piccola per l’utenza della zona e la conseguenza è che si sta di nuovo deteriorando, perché 28:romalive manca la manutenzione. Quali sono i cambiamenti apportati alla Villa? Precedentemente ai lavori, la Villa aveva un aspetto omogeneo con le ville e i giardini circostanti, come se fosse un tutt’uno con loro. Oggi, al contrario, è stata ampiamente recintata. Per delinearla hanno creato un cerchio realizzato con dei sanpietrini e con gli alberi di pino che sono stati poi sostituiti per i problemi in superficie, derivanti dalle radici. Non si possono realizzare lavori di ristrutturazione di un certo livello, se poi si pecca di negligenza nel mantenimento della struttura. Manca completamente la cura degli alberi presenti nella Villa, e un riassetto per lo scolo delle acque, nella parte più alta che, a lungo andare, ha formato diversi canali, scombinando l’assetto originario dei vialetti, con la conseguente formazione di solchi profondi creati dall’acqua piovana. Parliamo ora di viabilità. Il problema principale del quartiere è la mancanza di una segnaletica stradale adeguata nei pressi di via della Stazione Tuscolana, via Taranto e piazza Ragusa. Mi riferisco alle strisce pedonali e ai cartelli dello STOP che non sono stati posizionati a dovere, creando non poche difficoltà ai pedoni, nella fase di attraversamento stradale. Per non parlare poi dei parcheggi: la situazione è drammatica. Hanno creato ulteriori parcheggi a pagamento, delimitati con le strisce blu, senza disporre di una zona con parcheggi liberi (striscia bianca). Questo comporta un altro problema per l’automobilista, la ricerca di un parcometro funzionante nel quartiere, che sta diventando quasi un’impresa. Sono molti, infatti, i parcometri per il pagamento del ticket distrutti dalla delinquenza. Cosa si aspetta a sostituirli? Il problema va risolto al più presto perché sta diventando un vero disagio. Bisogna intervenire prima che la situazione diventi catastrofica. Comitato di Quartiere “Sveiete Roma” Intervista al presidente Anna M. Macioce Come state gestendo i problemi presenti nel vostro territorio? Grazie all’aiuto di una persona nel Municipio di nostra conoscenza, sensibile ai problemi del nostro quartiere, abbiamo iniziato a mettere in atto il programma per ristrutturare quello che serve. Ogni anno ci manda dei fondi per i lavori di ristrutturazione necessari a rendere la zona agibile ai cittadini. In un anno e mezzo è venuto quattro volte sul territorio per alcune emergenze che si erano presentate, e visto che è anche presidente della Commissione Sicurezza del Comune di Roma si è impegnato per impedire la tendopoli che era stata prevista, senza criterio, per il ricovero dei senza tetto. La tendopoli, che poteva accogliere circa 300 persone, era infatti posizionata davanti all’oratorio di San Gaspare, accanto alla scuola, e gestita da semplici volontari, senza alcuna competenza in questo campo. Per evitare problemi di sicurezza pubblica, avevamo proposto di spostare queste persone all’interno della struttura della parrocchia. Il presidente del IX Municipio, la Fantino, aveva firmato al parroco un’autorizzazione illegale. Noi ci siamo mossi contro questa iniziativa, non allo scopo di ledere la sua buona opera, ma contro le modalità sbagliate con cui è stata realizzata. Visto che non era possibile lasciare la gestione dei senza tetto solamente ai volontari, sono dovute intervenire le forze dell’ordine. Torniamo ai lavori di ristrutturazione. Per il rifacimento dei marciapiedi di via di Rocca di Papa, al Dipartimento XII sono stati previsti due impegni di 10.000 Euro. Il Municipio sapeva che era passato l’emendamento e che, a breve, si sarebbe aperto il bando per i lavori, ma di sua iniziativa ha sprecato altri 10.000 euro che non facevano parte del progetto, per il rifacimento di una parte dei marciapiedi. Finiti quei soldi, che avanzavano al Municipio, hanno bloccato i lavori. Ma perché non usare i 20.000 euro che avevamo a disposizione? Ora sono costretta a far presente al dipartimento che alcuni lavori sono stati già realizzati e che manca di finire solo il tratto centrale del marciapiede di via di Rocca di Papa e di utilizzare la parte restante dei 20.000 euro per ristrutturare i marciapiedi di via Genzano. L’Ufficio Tecnico mi ha risposto che i soldi non ci stanno. Ma come è possibile sprecare dei soldi in più quando ci sono a disposizione i 20.000 Euro previsti? Ho parlato con il direttore tecnico del lavori, esortandolo a telefonare alla signora del dipartimento, ma si è rifiutato di collaborare. Qui la politica non c’entra. È un problema di mancanza di comunicazione tra il Municipio e il dipartimento. Avete avuto un confronto anche con il presidente? Sì. La Sig.ra Fantino, mi ha detto che se a loro arrivano queste piccole cifre, gli fanno più danno che altro! Da questa sua risposta, non prenderà neanche un voto dal nostro Comitato perché si capisce che poco le importa dei problemi dei cittadini che abitano nel IX Municipio. Saranno anche piccole cifre, è vero, ma sono i soldi necessari per risolvere i disagi presenti nel territorio. Quali sono i disagi che avvertono i cittadini del municipio? Alla Fermata dell’85 a via Genzano, manca la pensilina che abbiamo già riiesto nel giugno 2007. Non capisco il perché di questo ritardo visto che le pensiline non si pagano, ma vengono pagate dagli sponsor. Le hanno messe ovunque, anche nella piazza di Santa Maria Ausiliatrice, dove non ci sarebbe neanche stato bisogno, visto gli alberi e le panchine a disposizione di chi aspetta l’autobus. Davanti a questa fermata c’è un bar, che giornalmente fa il pronto soccorso agli anziani che si sentono male, alla fermata dell’85. In inverno, non sono riparati dalla pioggia e durante il periodo estivo attendono l’autobus, sotto il sole cocente. Abbiamo scritto alla presidente Fantino e all’Atac circa un anno e mezzo fa, senza ottenere nessuna risposta. Mi hanno detto solamente che il problema compete alla presidente che deve prima cedere il suolo pubblico all’Atac. Ma è rimasto tutto bloccato. A che punto sono i lavori di ristrutturazione del Mercato Colli Albani? Il municipio affermava di avere 200.000 Euro a disposizione per i lavori di adeguamento e messa a norma del mercato Colli Albani. Solo che, all’evidenza, non hanno fatto i lavori previsti in piantina. Hanno chiuso di corsa il mercato per fare solo piccoli lavori. Attualmente non è stato rifatto ancora l’impianto elettrico e non hanno ancora portato l’acqua (hanno portato solo i tubi). L’impianto delle fogne ancora non è stato allacciato. Gli assessori del Municipio ci hanno ostacolato nella raccolta firme per la richiesta di altri finanziamenti per la ristrutturazione del mercato. Finite le lezioni partirà una campagna informativa e una p e t i z i o n e p e r i n s e r i re n e l p ro s s i m o Assestamento di bilancio la cifra necessaria per la ristrutturazione del mercato Colli albani. Quali sono gli altri problemi della zona? La situazione degli alberi di via Genzano e di via Albano è veramente disastrosa. Per gli anziani e per le mamme con il passeggino è veramente pericoloso camminare sui marciapiedi, visto che l’asfalto è completamente rialzato dalle radici degli alberi. Pensi che abbiamo dovuto far cambiare tutti gli alberi di via di Rocca di Papa perché erano malati e perché i rami cadevano improvvisamente, con il rischio di uccidere i passanti. Inoltre, riguardo alla segnaletica stradale, vorrei far presente la pericolosità dell’incrocio di via Genzano e via di Rocca di Papa. Gli incidenti sono all’ordine del giorno, vuoi per il fatto che lo stop non lo rispetta nessuno e perché le strisce andrebbero riverniciate di bianco, per una migliore visibilità. Appena aprirà l’area verde farò richiesta ai Vigili Urbani per far mettere il semaforo a quell’incrocio. Le strade sono tutte in queste condizioni. I cartelli del dare precedenza e dello stop non sono visibili perché, spesso, sono nascosti dai rami e dalle foglie degli alberi. Parliamo della sicurezza nel vostro quartiere. I cittadini della zona avvertono un certo disagio per la presenza di nomadi itineranti che provengono da altre zone e che non vogliono integrarsi, come hanno fatto invece quelli di Arco di travertino che sono stati inseriti nel tessuto della nostra società attraverso un progetto di rieducazione e inserimento nel mondo del lavoro. I nomadi, sgombrati dal Parco della Caffarella o da quello di Tor Fiscale, creano problemi di sicurezza pubblica perché rovesciano i cassonetti e rendono inutilizzabili i vestiti raccolti all’interno dei contenitori per la beneficenza. Furti e borseggi sono all’ordine del giorno, anche perché questi nomadi si camuffano da gente normale. Quelli poi che provengono dalla Romania con i pullman, bivaccano sui prati e si ubriacano. Serve un serio provvedimento per riuscire ad integrarli nella società o provvedere presto al loro spostamento. Nel IX Municipio ci sono dei punti di ritrovo per gli anziani? Sì. Esistono diversi centri anziani che funzionano in maniera ottimale. Si organizzano, di frequente, iniziative per lo svago, come le gite culturali fuori porta. Per i giovani, invece? Purtroppo non c’è nulla e gli oratori delle parrocchie del quartiere non rispondono più alle esigenze dei ragazzi di oggi. Siamo in attesa della realizzazione del Centro Culturale Polivalente sulla piazza di Arco del Travertino, come ritrovo sociale per ragazzi e la struttura composta da palestra e piscina a via Genzano. C’è anche il problema drammatico della droga: capita spesso di vederli insieme scambiarsi la sera “non solo chiacchiere”, vicino alle macchine posteggiate a motore spento. :29 romalive Municipio XII informa [ a cura del Presidente del Consiglio del Municipio Roma XII • Augusto Culasso ] L’agro Ostiense con le capanne L’Agro Ostiense si presentava come un immenso stagno paludoso che si estendeva intorno alla foce del Tevere, punteggiato dalle capanne dei contadini. Tutti erano al servizio del mercante di campagna che forniva ai lavoratori dell’Agro alloggio in case, capanne o grotte nella più assoluta promiscuità. Le capanne erano isolate o raggruppate in villaggi, abitate per nove mesi all’anno, il tempo in cui i lavoratori si trattenevano sui campi. Le capanne, che somigliavano a quelle preistoriche, avevano una forma circolare con il tetto a punta acuta ed erano di legno, granoturco e paglia. L’ingresso era un buco attraverso il quale si doveva entrare curvi, ma che aveva lo scopo di proteggere questi poveracci dalle intemperie e dal freddo… In pochi metri quadrati vivevano anche 20-25 persone mentre nelle capanne più grandi, rettangolari, alloggiavano fino a 150 persone. Al centro si trovava il focolare senza sfogo per il fumo ed il pavimento era la terra. Il focolare, ancora preistorico era una pietra posta al centro alla quale si dava fuoco… Qui, quando la pietra era infuocata, o nel caldaio, si cucinava la focaccia di granoturco. Qualche volta si cucinava anche la carne di bestie trovate morte o disseppellite alla bisogna. I lavoratori meno fortunati alloggiavano in grotte umide, che tutt’ora a centinaia costellano la campagna romana. In ognuna di esse abitavano una quarantina di persone. Nelle paludi i villaggi di campagna si chiamavano lestre. Attorno ai villaggi lungo l’Ostiense fiorivano una serie di piccole industrie: lo sfruttamento del bosco con la raccolta delle ghiande, qualche volta usate per la panificazione, la fabbricazione del carbone, ma soprattutto per l’allevamento dei porci, dei cavalli e degli ovini. Molti vendevano i loro porodotti in città. C’erano i ranocchiari, i raccoglitori di violette, i giuncaroli, i cercatori di lumache e di more, ma anche i mignattari, cioè i raccoglitori di sanguisughe… Era tutto un sottobosco di lavoratori che in un modo o nell’altro mandavano avanti le loro famiglie. Questi lavoratori dell’agro si spostano da una tenuta all’altra formando una carovana pittoresca di uomini e di donne, con le loro povere cose sotto il braccio. Le donne recavano i lattanti in un canestro sulla testa, mentre i più piccoli seguivano la processione sgambettando attaccati alla gonna della madre. La carovana procedeva tra canti di stornelli, frizzi, lazzi, bestemmie o parolacce con le quali si intrecciavano le risate argentine degli innamorati. I lavoratori possedevano un solo vestito per tutte le stagioni. Questa era la dura e triste vita del latifondo. identità locale che è a mio parere un elemento strutturale necessario per accrescere il senso di appartenenza che, oltre a dare un tono alla nostra esistenza quotidiana, consente ai cittadini di riappropriarsi attraverso la riscoperta dei luoghi della storia e della memoria dei tan- ti Quartieri dei nostri Municipi, del loro habitat naturale, sociale e urbano. Su tale “senso“ si può far leva per migliorare i nostri quartieri, liberandoli dal degrado e dall’abbandono, riscoprendo così il piacere dello stare insieme per costruire la vera qualità urbana. Sicurezza Dobbiamo dire che a Roma il tema della sicurezza risulta essere percepito dai cittadini come un problema reale. Occorre quindi dare delle risposte con adeguate politiche di contrasto dei fenomeni di criminalità e di devianza. Servono politiche attive di prevenzione che, agendo sulla morfologia dei legami sociali, accrescano la fiducia e infondano maggior sicurezza nel cittadino. Si tratta di attivare interventi di stabilità culturale verso la “sicurezza percepita” attraverso politiche di cablaggio sociale che favoriscano la messa in rete delle insicurezze individuali in un quadro di rete sociale di comunità allargata o di vicinato che potrebbero aiutare la persona sola, fragile, diversa o povera a non sentirsi esclusa dalla Comunità dei cittadini. Tante iniziative attivate dal Comune di Roma come le Notti Bianche, le Domeniche ai Fori o le Domeniche Ecologiche, hanno in fondo questo scopo “ rifondativo “ per una città impegnata a contrastare il mugugno, l’ insicurezza, la paura, la defezione e la disaffezione al fine di accrescere e far diventare egemone il senso civico e la partecipazione ai processi decisionali della città. Sto personalmente lavorando sul concetto di 32:romalive Aprite al transito delle auto civili la città militare Sono anni che i cittadini residenti nei quartieri limitrofi alla Città Militare sono costretti a subire spesso file estenuanti per raggiungere le proprie abitazioni, le scuole i servizi o gli uffici. Infatti, nonostante l’espansione verso il mare della città di Roma che soprattutto nel quadrante Ovest porterà all’edificazione di molti nuovi insediamenti edilizi, non c’è nessun segnale di “comprensione” verso i tanti cittadini, costretti ad aggirare la Città Militare per potersi spostare. Chi abita alle Cecchignola, sull’Ardeatina, a Castel di Leva, a Fonte Meravigliosa o lungo la Laurentina (oltre 70.000 abitanti), è fortemente penalizzato da una realtà che un tempo periferica, si trova oggi inserita nella città consolidata costituendo di fatto una vera e propria barriera architettonica. Credo che si debba fare qualcosa per risolvere questo problema più volte segnalato dai nostri concittadini del Municipio. Un suggerimento mi permetto di darlo: aprire al transito delle auto civili, via dell’Esercito, oppure in alternativa aprire via dei Genieri. Decentramento Dopo la lunga stagione del decentramento che ha spostato poteri e competenze dal centro alla periferia, assistiamo ora ad un “irrigidimento“ dell’amministrazione centrale nei confronti del decentramento municipale incapace di assolvere appieno all’ “onda d’urto” prodotta dalla Società reale nelle sue varie articolazioni. A mio parere non sempre ciò risulta privo di plausibili motivazioni, in quanto oggi, l’amministrazione municipale, sia nella accezione squisitamente amministrativa che in quella politica esercente il ruolo di organo di prossimità, non risulta ancora in grado a far fronte adeguatamente a quel fiume in piena rappresentato dalle innumerevoli domande espresse dalle varie nuove forme di partecipazione popolare. Oggi possiamo dire che la società della conoscenza, diventa sempre più una società della consapevolezza a cui la politica non sem- pre è in grado di fornire adeguate risposte, accompagnandone i processi. I quartieri romani un tempo borgate capaci di esprimere domande a bisogni essenziali (acqua, strade, luce e fogne), si stanno trasformando in centralità di servizi e di reti cablate, in cui i bisogni sono sempre più complessi e sofisticati. La sala del Consiglio municipale, un tempo luogo di scelte e di decisioni solitarie, è un pullulare di iniziative promosse delle innumerevoli associazioni dei bisogni e organizzazioni degli interessi, che producono istanze, domande, proposte ai quali la sgangherata organizzazione municipale, espressione di un rapsodico decentramento amministrativo non può far fronte spesso neanche sul piano formale. È un discorso complesso che attiene agli istituti del decentramento! Poesia: Se potessi Se potessi cogliere quel fiore nel recinto irto di bottiglie se potessi osservare il suo colore per poterlo confrontare con il mio Se potessi mirarlo da vicino per poter risaltare le sue forme il profumo che sento da lontano quando il vento soffia da quel verso Se potessi abbattere quel muro su cui prono affaccio la mia testa con il corpo dall’altra del recinto ed il cuore sospeso su quel fiore Augusto Culasso :33 romalive arte a Roma [ di • Francesca Colaiocco ] Alle Scuderie del Quirinale, lo splendore del XIX secolo ”L’Ottocento. Da Canova al Quarto Stato”, fino al 10 giugno presso le Scuderie del Quirinale, è la prima rassegna italiana dedicata ad un secolo emblematico per l’indipendenza del nostro Paese, caratterizzato allo stesso tempo da una grande ricchezza artistica non sempre riconosciuta a livello internazionale. Ne sono un esempio i circa 100 capolavori selezionati da Maria Vittoria Marini Clarelli (Soprintendente alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma), Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, importanti studiosi dell’arte ottocentesca che hanno riportato all’attenzione del pubblico bellissimi dipinti quali l’appassionato “Il bacio” di Francesco Hayez, lo storico “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo e alcune sculture tra cui “I pugilatori” di Antonio Canova. “Tutte le opere - spiegano i curatori dell’esposizione - sono collocate in un dialogo immediato ed emozionante e segnano una dimensione eroica, quella dell’arte come impegno di fronte alla società e alla storia, l’inizio e il termine di un Ottocento che non ha smarrito, pur attraverso radicali e dolorose trasformazioni, il senso della grande tradizione italiana”. Canova, Tenerani, Bartolini, Vela, Duprè e Medardo Rosso sono solo alcuni dei 72 artisti che, pur con linguaggi differenti, raccontano passioni, speranze e delusioni di un secolo cruciale per l’apertura dell’Italia alla società moderna: dalla caratteristica pennellata dei Macchiaioli, basata sulla sintesi plastica e cromatica, alle vibrazioni luminose di Morelli o alle sperimentazioni atmosferiche della Scapigliatura e del Divisionismo. Movimento artistico, quest’ultimo, che comprende pittori come Pellizza da Volpedo, Segantini, Morbelli, Novellini e Previati, testimoni della grandezza e dell’innovazione dell’epoca. Le Scuderie del Quirinale offrono una panoramica degli artisti che tra Roma, Milano, Firenze e Napoli hanno saputo reinterpretare l’arte classica realizzando capolavori ispirati alla semplicità della natura, alla quotidianità della vita e alla profondità dell’animo umano. Un’idea del bello del tutto originale e conforme all’esistenza dell’uomo moderno che è possibile riscoprire in opere come il già citato “Il bacio” di Hayez, abitualmente collocato nelle sale della Pinacoteca di Brera a Milano. Ed è proprio questo bellissimo dipinto, frutto del lavoro del massimo esponente della scuola romantica italiana, a farci rivivere alcuni degli ideali che hanno caratterizzato l’Ottocento: la passione amorosa dei due innamorati che si scambiano un bacio nel momento dell’addio e il patriottismo di un ragazzo che saluta la sua amata prima di partire volontario per la guerra. Altrettanto emblematico è il celebre ed enorme dipinto di Pellizza da Volpedo (ben 5 metri e mezzo di lunghezza per 283 centimetri di altezza), simbolo della lotta sociale del cosiddetto “quarto stato”, il proletariato, considerato dall’ordinamento giuridico francese precedente alla Rivoluzione come ceto inferiore rispetto al clero, alla nobiltà e alla borghesia. Degni di nota anche i ritratti, come il Napoleone Bonaparte di Andrea Appiani (prima raffigurazione dell’imperatore francese), le malinconiche scene familiari di Silvestro Lega e le intense opere di Giovanni Fattori, provenienti da importanti raccolte pubbliche e private. Obiettivo della mostra romana è quello di testimoniare ancora una volta la rilevanza artistica di opere che, al pari di altri capolavori europei, esprimono il sentimento di un Paese in lotta per l’indipendenza e la realizzazione di una società moderna. Orari: da domenica a giovedì 10.00 - 20.00 venerdì e sabato 10.00 - 22.30 Prezzi: Intero 10 euro, Ridotto 7,50 euro Pierre-Auguste Renoir: artista moderno dal gusto classico Dopo nove anni di assenza, torna al Complesso del Vittoriano di Roma, fino al 29 giugno 2008, una mostra dedicata ad uno dei maggiori esponenti dell’arte dell’Ottocento: “Renoir. La maturità tra classico e moderno” comprende circa 130 opere tra dipinti, lavori su carta e sculture che ripercorrono gli oltre quarant’anni di percorso artistico del grande maestro francese. La rassegna è curata dalla storica dell’arte Kathleen Adler e le opere in esposizione provengono da prestigiose collezioni private e importanti musei pubblici di tutto il mondo come la National Gallery of Art di Washington, il Montreal Museum of Fine Arts di Montreal, il Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand di San Paolo del Brasile, il Musée National d’Art Moderne di Parigi, la National Gallery di Londra e la Mahmoud Khalil Collection del Cairo. Obiettivo principale dell’esposizione è quello di porre l’accento sull’opera completa del pittore senza soffermarsi esclusivamente sulla fase impressionista, alla quale l’artista è generalmente associato. “Lo stretto coinvolgimento di Renoir con il gruppo impressionista - spiega infatti la curatrice della mostra - durò dalla fine del 1873 al 1877, un periodo brevissimo nell’arco di una carriera molto estesa. Si pone pertanto l’esigenza di ripensare la definizione di ‘impressionista’ attribuita al pittore e di valutare sotto una luce diversa i quarant’anni di carriera successivi al suo legame con il movimento. Se negli anni settanta dell’Ottocento l’attenzione alla rappresentazione della vita moderna, tipica dell’‘impressionismo’, fu per Renoir una priorità, nel periodo successivo i suoi interessi subirono un mutamento sostanziale. Ancora una volta, allora, vale la pena notare quanto breve sia stata la parentesi impressionista rispetto ai lunghi anni consacrati all’elaborazione di una rappresentazione in chiave moderna dell’eterno e dell’atemporale”. Pierre-Auguste Renoir, quarto di cinque figli, nasce a Limoges nel 1841 e all’età di 3 anni si trasferisce a Parigi con la famiglia. Nel 1854, incoraggiato dal padre, entra in un laboratorio come apprendista pittore di porcellane e qualche anno dopo comincia a lavorare con un pittore specializzato nella produzione di immagini sacre, facendosi apprezzare ancora una volta per il suo talento. Nel 1860 ottiene il permesso di studiare i maestri antichi presso il Louvre, in particolare Rubens, del quale ammira la morbidezza e la sensualità delle figure, e pittori del Settecento come Fragonard e Boucher, che lo affascinano per i delicati passaggi tonali e l’armonia dei corpi con l’ambiente circostante. Due anni dopo si iscrive all’École des BeauxArts, dove ha modo di perfezionare la sua tecnica e di conoscere Alfred Sisley, Claude Monet e Frédéric Bazille, accostandosi alla poetica del gruppo di Barbizon e al grande maestro Manet. Decisivo anche l’incontro con il più anziano Courbet, avvenuto nel 1865, esperienza fondamentale per il suo percorso artistico e per la nascita dell’Impressionismo (la prima esposizione risale al 1874). Ma è proprio nel nostro Paese che Renoir scopre, tra il 1881 e il 1882, i capolavori della tradizione classica e dell’arte italiana: grazie alla conoscenza dell’opera di Raffaello, l’artista comincia a intraprendere una seria riflessione sull’evoluzione del proprio stile, che da quel momento sarà caratterizzato da una maggiore delicatezza ed essenzialità (ne è un esempio il ricorrente tema delle “bagnanti”). Verso la fine del secolo, la serenità dovuta al successo e ad una stabile situazione familiare si manifesta nelle opere di celebrazione della vita delle classi borghesi, come il “Ritratto delle figlie di Catulle Mendès al piano” o le “Fanciulle al piano”, prima opera acquistata dallo Stato francese. Il periodo della maturità è segnato invece da gravi malattie, soprattutto quell’artrite che ostacolerà quasi completamente la sua libertà di espressione artistica, fino alla morte per congestione polmonare avvenuta nel 1919 a Cagnes. La mostra romana, oltre a presentare il viaggio di Renoir nel nostro Paese quale momento decisivo nel suo percorso artistico, testimonia la grande varietà di tecniche e soggetti scelti dall’artista per le sue opere, che rivelano una forte passione per la natura sotto ogni aspetto. Il percorso parte dall’esposizione delle nature morte, passando per i volti e i nudi femminili della sala centrale, ricordi della classicità e del colorismo veneto. Bellissimi i ritratti, specialmente le immagini di donne, raffigurate nella semplicità dei gesti quotidiani o in pose ufficiali: solo un esempio dell’opera di un grande maestro dell’Ottocento. Orari: dal lunedì al giovedì 9.30 - 19.30 venerdì e sabato 9.30 - 23.30 domenica 9.30 - 20.30, Biglietti: Intero € 10,00 Ridotto € 7,50 :35 romalive PLANET CINEMA Appuntamento al cinema: le anteprime di maggio [ a cura di • Francesca Colaiocco ] Un amore di testimone (dal 9 maggio al cinema) Questa commedia di Paul Weiland può essere considerata la versione maschile de “Il matrimonio del mio migliore amico”, film portato al successo da Julia Roberts, Cameron Diaz e Rupert Everett. Nel racconto di Weiland, Tom (Patrick Dempsey) e Hannah (Michelle Monaghan) sono amici di lunga data e tra loro non c’è mai stato alcun legame sentimentale, anche perché le loro aspirazioni sono completamente diverse: Tom è uno “sciupafemmine” che colleziona avventure senza alcuna voglia di impegnarsi, mentre Hannah è una sognatrice che crede nel principe azzurro e nel matrimonio. Quando finalmente Hannah confida all’amico Tom di aver trovato l’uomo dei suoi sogni e gli chiede di farle da testimone al matrimonio, il ragazzo si rende conto di essere innamorato di lei. Quale stratagemma userà Tom per rivelare ad Hannah i propri sentimenti e impedire il matrimonio? Con Michelle Monaghan, Patrick Dempsey, Kevin McKidd, Sydney Pollack, Kelly Carlson, Busy Philipps, Kathleen Quinlan, Sarah Wright e Kadeem Hardison. Certamente, forse (dal 16 maggio al cinema) Will Hayes (Ryan Reynolds, già protagonista di “Smokin’ Aces” e “The Amityville horror”) è un giovane consulente politico in procinto di divorziare dalla moglie. Fulcro di questo racconto diretto da Adam Brook è il dialogo tra Will e la figlia undicenne: la bambina (interpretata da Abigail Breslin) non riesce a comprendere le motivazioni che hanno portato i genitori alla separazione, così il padre comincia a raccontarle le esperienze sentimentali e non della sua vita, dall’arrivo a New York in occasione delle primarie democratiche del ’91 passando per gli amori abbandonati e le passioni finite male. Un racconto moderno di amore, amicizia e vita ambientato nella città di Manhattan, teatro di molte commedie romantiche americane. La fotografia è di Florian Ballhaus. Con Elizabeth Banks, Isla Fisher, Kevin Kline, Kevin Corrigan, Rachel Weisz, Ryan Reynolds, Derek Luke, Abigail Breslin, Annie Parisse e Alexie Gilmore. Oltre il fuoco (dal 16 maggio al cinema) Film drammatico di Susanne Brier (candidata all’Oscar per il precedente “Dopo il matrimonio” come miglior film straniero) sul coraggio di affrontare i periodi bui della propria esistenza e ricominciare a sperare grazie alla forza del sostegno reciproco. Audrey Burke (Halle Berry) ha perso tragicamente il marito ed è rimasta sola insieme ai due figli. Le loro giornate scorrono molto tristemente, fino a quando la donna non decide di ospitare in casa Jerry (Benicio Del Toro), migliore amico del marito e avvocato con alle spalle una dipendenza dalla droga, del quale Audrey ha sempre diffidato. Comincia così il rapporto tra due estranei, accomunati dall’affetto per una persona scomparsa: “Things we lost in the fire”, titolo originale della pellicola, non è solamente l’elenco degli oggetti persi nell’incendio ma la lotta di un uomo e una donna che cercano di affrontare il presente con vicendevole forza d’animo, regalando ai due bambini l’affetto di una figura paterna. La sceneggiatura è di Sam Mendes. Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo (dal 23 maggio al cinema) Indiana Jones era scomparso dal grande schermo nel 1989, anno della sua ultima avventura. Ma l’attesa del pubblico è stata premiata: il regista Steven Spielberg è tornato alla ribalta con un film d’azione incentrato sul tema del soprannaturale. Scritto da David Koepp e prodotto da George Lucas, l’ultimo capitolo della saga è caratterizzato dalla presenza di Shia LaBeouf, eroe dei “Transformers” nel ruolo del figlio di Indiana Jones, e da Cate Blanchett che interpreta la donna del protagonista, oltre al veterano Harrison Ford. Mistero sulla presenza nel cast di Sean Connery, che per il momento non è ancora esclusa. E visto lo scarso successo degli eredi delle imprese di Indiana Jones (vedi “La Mummia” e “Il mistero dei Templari”), non resta che attendere ancora per poco l’avventura diretta dal grande Spielberg. Nel cast anche Ray Winstone, Karen Allen, John Hurt, Jim Broadbent, Alan Dale e Joel Stoffer. The Hitcher (dal 30 maggio al cinema) Remake dell’omonimo film dell’‘86 realizzato da Robert Harmon e interpretato tra gli altri da Jennifer Jason Leigh, “The Hitcher” racconta il viaggio di una coppia di collegiali (Grace Andrews e Jim Halsey) a bordo di un’automobile degli anni Settanta, in occasione delle vacanze primaverili. Durante il tragitto, l’incontro con un uomo in cerca di un passaggio finirà per trasformare la vacanza in un vero e proprio incubo, dal quale i ragazzi cercheranno in ogni modo di fuggire. Un thriller firmato, questa volta, dal regista Dave Meyers e da Michael Bay, produttore di film di enorme successo come “Armageddon” e “Pearl Harbor”. Uscito lo scorso gennaio nelle sale cinematografiche americane, il film è stato apprezzato e allo stesso tempo additato come “road movie adolescenziale” condito da scene di violenza. Nel cast anche la giovane Sophia Bush, protagonista del telefilm americano di successo “One Tree Hill”. Con Sean Bean, Zachary Knighton, Neal McDonough, Kyle Davis, Travis Schuldt, Jeffrey Hutchinson e Yara Martinez. Sex and the City: The Movie (dal 30 maggio al cinema) Ritorno in grande stile per le quattro fantastiche amiche newyorchesi, questa volta in versione cinematografica: la bionda Carrie (Sarah Jessica Parker), la spregiudicata Samantha (Kim Cattrall), la timida Charlotte (Kristin Davis) e la rossa Miranda (Cynthia Nixon) sono ancora una volta alle prese con i problemi quotidiani, così come le abbiamo lasciate. A quattro anni dall’ultima puntata trasmessa dalla rete americana HBO, la serie televisiva più amata dal pubblico femminile approda al cinema nell’usuale veste di commedia romantica, per regalare una degna conclusione alle vicende delle quattro donne in carriera accomunate dalla passione per la moda e da un problematico rapporto con gli uomini e il sesso. Il lungometraggio realizzato da Michael Patrick King darà finalmente risposta agli interrogativi rimasti in sospeso: Carrie e Big finiranno per sposarsi? Samantha continuerà ad essere felice con un solo uomo? Charlotte coronerà il sogno di diventare mamma? Miranda e Steve resteranno insieme per sempre? 36:romalive MI VIDA TEATRO [ di • Barbara Frascà ] Regia e coreografia di Cristina Benitez, coadiuvata dall’assistente Lia Rustica, le musiche di Davide Galgani, i testi di Linda Galgani, i ballerini Cristina Benitez, Lia Ruscica (“Paquita”, madre), Or Feldman (“Consuelo”, insegnante), Mirko Lucarelli (l’Angelo), Gianpaolo Roncarati (“Davide”, fidanzato), Simona di Espirito, Annalisa Brignola, Martina Frasari, Lavinia Pasanisi (amiche), i musicisti Josè Salguero (cantaro, “Juan”, padre), Rosarillo (cantora), Fabrizio di Melis (violino), Nucho Nobile (chitarra flamenco), Kiko Farias (chitarra flamenco solista), Gabriele Gagliarini (percussioni) e la voce recitante di Federico Fiordigiglio. Presso il Teatro Italia di Roma, dall’11 al 20 Aprile 2008 la Compagnia di Flamenco Cristina Benitez presenta “MI VIDA”, un’opera musicale che recupera i tradizionali valori ed elementi cardine dell’arte flamenca, per raccontare la storia della regista e coreografa Cristina Benitez. L’autrice nasce a Barcellona nel 1978, avvicinandosi alla danza già da piccolissima. Comincia gli studi di danza e coreografia con specializzazione “FLAMENCO” presso l’Acca- 38:romalive demia Superiore di Danza “Istituto del Teatro” di Barcellona, terminati col massimo dei voti. Nel 1995 riceve il Premio Straordinario di Danza. Il flamenco è il nome di uno stile musicale ed una danza tipiche dell'Andalusia. Le sue fondamenta risiedono in un dialogo tra culture, nella necessità di creare a partire dal sentimento. Fortemente influenzato dal popolo nomade dei Gitani, è un’arte intensamente espressiva e misteriosa. Un tempo ristretto nella zona dell'Andalusia, oggi il flamenco fa parte della cultura e della tradizione musicale della Spagna intera. Infanzia, Lotta, Sofferenza e Amore sono i quattro quadri in cui scorre l’opera, in un percorso che dalla nascita della protagonista, si snoda attraverso le diverse tappe dell’esistenza, senza escluderne le più ostili e difficili, rendendo la danza uno strumento di espressione e totale liberazione dello spirito della giovane danzatrice che conquista infine quell’amore e quell’appagamento che sono propri solo di coloro che vivono la propria vita pienamente. Cantaores, chitarristi e bailaores con irresistibile fascino incantano e seducono lo spettatore. Teatro Italia, via Bari, 18 - Roma. Per informazioni: 06 44239286 [email protected] Bau & Miao: la Rubrica degli Animali Galline ovaiole: una vita in prigione [ a cura di • Marta Cecchini ] Qui non si parla solo di animalismo o di senso di civiltà, ma della salute dell’uomo. Infatti, le uova che provengono dalle galline in gabbia, sono uova malsane, viste le condizioni innaturali in cui sono costrette a vivere le galline, durante la loro breve esistenza. Cari animalisti, la Direttiva Europea del 1999, che ha introdotto finalmente il bando delle gabbie di batteria convenzionali dal 1° gennaio 2012, è in pericolo: l’industria avicola fa pressione per prorogare quella data. FIRMA ANCHE TU LA PETIZIONE a favore della Direttiva, per il benessere degli animali, per il rispetto verso ogni forma di essere vivente e per la sicurezza alimentare. http://www.infolav.org/lenostrecampagne/allev amenti/petizionegallineovaiole/ LAV allo 06.4461325 Come si può chiamare “vita” quella delle galline ovaiole allevate in gabbia in uno spazio poco inferiore a quello di un foglio A4, dove non potranno mai distendere le proprie ali e beccare sul terreno? Non vi sembra paradossale continuare a parlare di civiltà e di democrazia in Italia quando si continua a ridurre in schiavitù gli animali, senza garantire loro i bisogni primari? APRIAMO GLI OCCHI, ogni anno milioni di galline vivono così: - Esposte alla luce artificiale per molte ore, al fine di alterare il loro naturale ciclo giorno-notte, evitando la riduzione del bioritmo dell’animale, con un conseguente aumento della produzione da parte degli stessi. - Chiuse in una gabbia sopra un pavimento in rete metallica che provoca loro gravi lesioni e deformazioni ai piedi e alle unghie, le quali crescono a dismisura fino a ritorcersi e spezzarsi con gravi conseguenze sanitarie. Diverso sarebbe se le galline vivessero all’aperto dove, nella ricerca del foraggio, le unghie tendono a consumarsi naturalmente. - Colpite da una anomala fragilità delle ossa, con fratture costanti e diffuse forme di osteoporosi. Private dei loro bisogni elementari, come muoversi, razzolare, covare e pulirsi il piumaggio, le galline vivono in un perenne senso di frustrazione, fino ad assumere atteggiamenti aggressivi nei confronti delle altre “compagne di cella”. Non mancano, infatti, i fenomeni di 40:romalive cannibalismo, ragione per cui le galline vengono sottoposte ad un altro brutale trattamento: la mutilazione del becco. Perché allora preferire le uova in gabbia rispetto ad un uovo sano e nutriente come quello che proviene da altri allevamenti? OCCHIO ALL’ETICHETTA: NON SCEGLIERE LE UOVA ALLEVATE IN GABBIA! Le uova sono etichettate secondo il metodo di allevamento, per indicare al consumatore in quali condizioni di vita sono state tenute le galline che hanno prodotto le uova. ALLEVAMENTO BIOLOGICO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 0 Le galline possono razzolare liberamente all’interno e all’esterno di capannoni, su un terreno ricoperto da vegetazione e coltivato con metodo biologico. Le galline sono alimentate con cibi biologici, integrati al massimo con un 20% di mangimi convenzionali. ALLEVAMENTO ALL’APERTO - IDENTIFICATO CON IL CODICE 1 Le galline possono razzolare all’aperto per alcune ore al giorno in un ambiente esterno protetto dal contatto con altri animali. Le uova in questo tipo di allevamento possono essere deposte sul terreno o nei nidi. La densità all’esterno di questo allevamento è di 1 gallina ogni 4 m2. ALLEVAMENTO A TERRA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 2 Le galline vengono allevate in capannoni all’interno dei quali possono muoversi liberamente ma non hanno accesso all’esterno. Le uova sono deposte sul terreno o sui nidi. La densità di questo allevamento è di 4 galline per 1 m2. ALLEVAMENTO IN GABBIA - IDENTIFICATO CON IL CODICE 3 Le galline sono rinchiuse in gabbie disposte in file da 4 a 6, all’interno di capannoni chiusi, con ventilazione forzata e luce artificiale. La densità di questi animali è di circa 16 - 18 galline per metro quadrato. Le uova sono deposte su un nastro trasportatore che automaticamente le raccoglie. Bacheca Annunci La solita storia: una cagna randagia ha partorito in prossimità di una stazione di servizio, a Capua (Ce), 8 meravigliosi, splendidi cuccioli di non più di un mese e che non possono essere più “ospitati” dal gestore. Cercano una famiglia perché vagheranno presto per la strada. Loredana 335 6576182 Ricoverati in clinica d’urgenza, servono aiuti per curarli. [email protected] Jitka 328 6171490 con bonifico bancario: Associazione Canili Lazio Onlus c/c 2701430 Banca di Roma, agenzia 090 Abi: 3002 Cab: 3390 Splendido cucciolone incrocio p. tedesco giovanissimo, di neanche un anno, è stato trovato vagante sulla Via Braccianese in balia delle macchine che lo sfioravano. Ha pochissimo tempo per trovare una famiglia che lo ami per tutta la vita. Massimo 347 0816563 069942186 Daniela al 347.3911127 mailto:[email protected] Gattina di 5 mesi, grigio perla, cerca casa. È stata abbandonata in un parco di Roma, l’abbiamo curata e sterilizzata. Ora è pronta per una nuova famiglia. È dolcissima, fa in continuazione le fusa. Chi la vuole adottare? È ancora una cuccioletta! SCILLA 333-6396022 con versamento postale: Associazione Canili Lazio Onlus c/c 77251890 Poste Italiane, Agenzia Roma Prati Abi: 7601 Cab: 03200 Cin: U Cin: W Canile ex Poverello via del Mare, km 13,800 - Roma Per adozioni: 349 3686973 Apertura al pubblico, lunedì-sabato 10.00/14.00 PIETRO: Allegro, adora giocare con l'acqua e con la palla, come tutti i pastori tedeschi. Ha molto bisogno di un padrone come punto di riferimento. FOLCO: È un meraviglioso pastore tedesco a pelo lungo, ormai quasi cieco. Sta invecchiando in canile e non ha mai conosciuto il calore di una famiglia. È chiuso in una gabbia da più di 10 anni! Aiutateci a trovargli una degna pensione. GIOCONDO: È davvero un tenero cane, molto bello e dal pelo soffice e sempre pulito. È un cane equilibrato e socievole, non tira al guinzaglio ed è facilmente gestibile. BETTY: È una giovane cagnolina, taglia medio/piccola. È dolcissima quando cerca coccole e massaggi, sdraiandosi a pancia in su. Sempre gioiosa, è uno spettacolo vedere come sta letteralmente "appiccicata" a qualsiasi persona le si avvicini. ALBA: Maremmana adulta, buonissima, non tira al guinzaglio e non mostra nessun problema con gli altri cani, maschi o femmine che siano. Socievole e tranquilla, è adatta ad ogni situazione. Olaf: incrocio lupoide di circa due anni, è in canile da quando aveva solo pochi mesi e sta continuando a crescere senza conoscere il calore umano e senza avere la possibilità di correre libero. Vive in un box chiuso…ma continua a sperare! Equilibrato e socievole con tutti. Affettuoso, vivace e tenero. Nina 339.7755954 Raffaella 347.5879364 BRANDO: Bel derivato di pastore tedesco, biondo. Cane gestibile ed affidabile, pieno di vita ma anche educato. La sua mole è proporzionale alla delicatezza dei suoi movimenti. ARGO: Inizialmente confuso per un derivato chow chow, appartiene in realtà alla razza Eurasier, pregiatissima in Italia. Esistono solo pochi esemplari, generalmente posseduti da amatori. La lingua blu è una sua caratteristica. Ha un carattere forte e quindi è indicato ad esperti della razza. Cuccioli: C'e qualcuno di speciale per un amico speciale? Trovati 6 cuccioli (5 femmine e un maschio) taglia Media, tipo Lupetto, di circa 60 giorni. STEFANIA 3478924579 Potete conoscerli di persona tutti i sabati al canile di Roma Muratella dalle 10 in poi dove vengono portati regolarmente per l'adozione. SORRISO: È un cane adulto, estremamente affettuoso con l'essere umano, allegro e solare, ma anche ubbidiente e misurato. ARAMIS: È un cane giovane di taglia medio grande, con uno sguardo molto intenso. Molto buono, avrebbe bisogno di trovare una persona che gli dia l'affetto che merita...Fatti rapire dal suo sguardo! È un cagnolino sfortunato, adottato da poco, rischia di rientrare in canile! Non ha nessuna colpa se non quella di soffrire di incontinenza. Questo dolce schnautzer nano, dolcissimo e socievole, subirà un forte trauma se non dovesse ritrovare al più presto una nuova famiglia. È comunque autosufficiente. MATRICOLA 1606-06 CANILE MURATELLA Adozione 349/3686973 INVIACI SEGNALAZIONI, SMARRIMENTI O ANNUNCI PER ADOZIONI A [email protected] E NOI PROVVEDEREMO AD INSERIRLI NELLA BACHECA ANNUNCI DEL PROSSIMO NUMERO. :41 romalive 42:romalive RomaLive al Vinitaly Il Vinitaly è l’evento mondiale nel settore vitivinicolo, ogni anno a Verona i produttori, le cantine, presentano i loro vini. Un momento importante contraddistinto da conferenze, confronti, premiazioni e qualche polemica. Quest’anno la parte del leone spetta alla regione Lazio con una innumerevole serie di premiazioni ai vini della regione. Grazie all’Assessore Daniela Valentini, i vini del Lazio competono con i mostri sacri nazionali e mondiali spesso vincendo la sfida. Si è contraddistinta tra le altre la Cantina Cerveteri con due premiazioni. A seguire alcuni momenti del Vinitaly e dei protagonisti presenti. Il presidente della Cantina Cerveteri Romolo Conti e Riccardo Cotarella, enologo di assoluta fama mondiale, brindano al grande successo della Cantina Cerveteri al Vinitaly. Riccardo Cotarella è anche consulente della Cantina Cerveteri, nel passato l’ha diretta e ne è stato anche l’enologo. Romolo Conti, attuale presidente della Cantina, ha portato la Cantina alla svolta con un marketing decisivo ed una continua costante innovazione nel processo tecnico, pur nel rispetto della tradizione. L’ultima grande innovazione è stata l’apertura del Caerevetus Club, un wine bar nel cuore della cantina. Romolo Conti e Riccardo Cotarella si scambiano opinioni sul Vinitaly e sulle sfide che attendono il mondo vitivinicolo. La competizione interna ed internazionale, la tecnologia come costante riferimento per rimanere al passo con i tempi nel rispetto delle radici e del territorio Altro momento esaltante con il Commissario straordinario dell’ARSIAL dottor Fabio Massimo Pallottini e il presidente della Cantina Cerveteri. L’arsial ne ha ben donde di brindare vista la grande affermazione dei vini della regione Lazio e il raggiungimento della vetta. L’euforia per la grande affermazione dei vino e la gioia dei due grandi protagonisti e registi di tale affermazione. Il Presidente Conti ringrazia tutti i soci della cantina. Grazie a loro è stato possibile scalare vette impensabili nel panorama nazionale. Riccardo Cotarella enologo di fama mondiale parla delle nuove sfide che attendono le produzioni nostrane, le opportunità ma anche le difficoltà dei mercati, come utilizzare un marketing efficace e come competere in un rapporto giusto qualità/prezzo. Il commissario Pallottini gusta e si interessa ai vini delle Cantine che hanno scalato le vette enologiche al vinitaly. Romolo Conti, presidente della Cantina Cerveteri, parla del Vinitaly e della presenza dei soci della cantina. Fabio Massimo Pallottini commissario straordinario ARSIAL ai microfoni di Roma Live confessa la sua soddisfazione per come la regione Lazio è cresciuta. Un altro dei soci della cantina presenti al Vinitaly parla ai microfoni di Roma live della manifestazione. Uno dei soci della Cantina Cerveteri al Vinitaly esprime la sua soddisfazione ai microfoni di Roma Live. In esposizione i vini della cantina Cerveteri al Vinitaly La grande protagonista della rimonta dei vini della regione Lazio fino al raggiungimento della vetta, stiamo parlano dell’Assessore della regione Lazio Daniela Valentini. Grazie al suo assessorato all’agricoltura, al costante dialogo con i produttori, ad un nuovo modo di intendere il mercato e la promozione, ha permesso ai vini della regione Lazio di uscire da ruolo di cenerentola per diventare attori protagonisti ai vertici. CÆRE VETUS Club La Regione informa [ a cura della • Redazione ] Nieri e De Angelis: «Dalla Giunta Marrazzo 18 Milioni di Euro per la Videocon di Anangni» «È un provvedimento strategico a favore di una delle aziende più importanti della nostra regione, un impegno finanziario forte da parte della Giunta regionale per sostenere il rilancio industriale della Videocon di Anagni, favorire investimenti in ricerca e innovazione e salvaguardare lavoro ed occupazione». È il commento di Luigi Nieri e Francesco De Angelis – assessori rispettivamente al Bilancio, Programmazione economico-finanziaria e partecipazione ed alla piccola e media impresa, commercio e artigianato –alla delibera approvata oggi dalla Giunta regionale, che autorizza il cofinanziamento regionale al contratto di programma per la Videocon di Anagni, stipulato il 25 luglio 2007, stanziando 18 milioni e 299mila euro quale contributo per le attività di ricerca e sviluppo dell’azienda. «Si tratta di un intervento di straordinaria importanza – ha dichiarato De Angelis – che fa seguito ad una serie di azioni concrete a favore del rilancio di Videocon e per la tutela dei livelli occupazionali. La Giunta Marrazzo ha dimostrato nei fatti di saper mantenere appieno gli impegni assunti a sostegno dell’azienda di Anagni, un impegno totale e deciso perché siamo convinti che restituire slancio alla Videocon significa rafforzare la competitività dell’azienda sui mercati ed al contempo sostenere l’indotto delle PMI operanti nell’area». «Si tratta di un atto di estrema responsabilità da parte della Regione, ha aggiunto l’Assessore Nieri, soprattutto se pensiamo alla carenza di risorse attualmente a disposizione dell’Amministra- zione. In particolare il cofinanziamento regionale è stabilito nella misura del 30% del contributo massimo concedibile per le attività di ricerca e sviluppo». «Il sostegno regionale al piano di rilancio di Videocolor, ha concluso De Angelis, si inserisce in un ampio progetto rivolto alla provincia di Frosinone, teso a favorire linee di collaborazione pubblico-privata, a rafforzare il programma di industrializzazione delle aree produttive, attivando tutti gli strumenti destinati a potenziare le infrastrutture ed i servizi per migliorare la competitività delle aziende e determinare le condizioni perché il territorio possa attrarre investimenti e salvaguardare l’occupazione». De Angelis su Videocon: una buona notizia per l’impresa e gli occupati On. Francesco De Angelis «La conclusione positiva dello studio tecnico da parte del Ministero sulla validità del progetto di ristrutturazione di Videocon è una buona notizia per l’azienda e soprattutto per i lavoratori». È il commento dell’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis agli esiti dell’istruttoria tecnica condotta dal prof. Nicosia. «Il lavoro di sinergia avviato sin dal 2005 da Ministero e Regione sta dando buoni frutti, prosegue l’Assessore. Siamo fiduciosi che il supporto pubblico alle progettualità dell’azienda sul fronte dei programmi di ricerca e sviluppo potrà restituire slancio competitivo a Videocon. Con la decisione di oggi, il Ministero avvierà le valuta- De Angelis: Dalla Regione un milione di Euro per lo sviluppo dei consorzi industriali «La Giunta regionale del Lazio ha finanziato, nell’ambito del piano di riparto del “Fondo unico regionale per le attività produttive”, la legge regionale 13 del 1997 (“Consorzi per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale”), stanziando un milione di euro a sostegno dei cinque consorzi industriali presenti ed operanti nel Lazio». Lo rende noto l’Assessore alla piccola e media impresa, commercio e artigianato Francesco De Angelis, commentando la delibera approvata su sua proposta nell’ultima seduta della Giunta regionale. «Si tratta di un importante sostegno all’attività dei consorzi industriali, spiega De Angelis, realtà territoriali strategiche per la crescita dell’economia e dell’imprenditoria. Le risorse regio- 46:romalive nali andranno a sostenere i progetti di qualificazione e di sviluppo promossi dagli enti, la programmazione della loro attività, favorendo gli investimenti pubblici e privati nei territori produttivi, programmi di marketing e l’ingresso di nuove imprese nelle aree di pertinenza di ciascun consorzio industriale».Il provvedimento regionale interessa i seguenti enti consortili: – Consorzio industriale di Frosinone – Cosilam (Consorzio industriale per lo sviluppo del Lazio meridionale) – Consorzio industriale Roma-Latina – Consorzio per il nucleo industrial di Rieti-Cittaducale. – Consorzio industriale Sud Pontino zioni per l’impegno delle risorse a favore dell’azienda. E si tratta di risorse consistenti: oltre ai 136 milioni di euro di investimento privato, infatti, il Ministero ha stanziato 36 milioni ed altri 18 milioni la Regione Lazio, con la delibera di Giunta approvata sabato scorso». «Oggi dunque, conclude De Angelis, è possibile guardare al futuro con più fiducia. E lo dico pensando soprattutto ai lavoratori. La Regione continuerà ad impegnarsi al fine di garantire il mantenimento del sito produttivo, il riassorbimento graduale dei cassaintegrati e la salvaguardia dei livelli occupazionali». Nella foto: On. Francesco De Angelis, Assessore alle PMI della Regione Lazio Bufala: Valentini, nessuna traccia di diossina in allevamenti “Non c’è traccia di diossina nei nostri animali. Tutti i controlli fatti dall’Istituto Zooprofilattico negli ultimi due anni sono risultati negativi e attestano la salubrità del territorio laziale”. Ha esordito così l’assessore regionale Daniela Valentini al Tavolo con i produttori, le associazioni di categoria, sindaci e rappresentanti istituzionali di alcuni dei 39 comuni laziali dove si allevano le bufale. “Proprio per tutelare il nostro prodotto che, ribadisco, è esente da alcuna contaminazione – ha proseguito la Valentini – credo sia necessaria la creazione di un marchio di qualità che permetta di distinguere il latte prodotto sul nostro territorio da quello proveniente da altre regioni o, addirittura, Paesi dell’Est. Il marchio garantirà sia la qualità dei nostri prodotti che la loro tracciabilità”. Sono 800 gli allevamenti di bufala e 50 mila i capi presenti sul territorio regionale. Di questi 20 mila si trovano nella provincia di Frosinone che, insieme a Latina, produce la quasi totalità dei 400-500 mila quintali di latte del Lazio, pari al 20% della produzione nazionale. “È importante tutelare la salubrità di questo prodotto di eccellenza – ha proseguito la Valentini – evitando che la crisi che purtroppo sta coinvolgendo il settore lattiero-caseario possa travolgere anche il latte di bufala. Il marchio permetterà di garantire anche la mozzarella campana prodotta con il latte laziale”. Il 90% del latte regionale, infatti, viene esportato in Campania, regione dove si produce l’80% del prodotto nazionale. On. Daniela Valentini Nella foto: On. Daniela Valentini, Assessore allʼArgricoltura della Regione Lazio Valentini: Un marchio tutelerà il latte Made in Lazio È nato il marchio di qualità del latte Made in Lazio. Sarà il logo raffigurante il Colosseo, il simbolo di Roma più conosciuto al mondo, a garantire la qualità di tutti i tipi di latte prodotti nella regione. E sarà proprio il Colosseo a ospitare mercoledì 2 aprile a partire dalle 12:30, la giornata dei prodotti caseari laziali durante la quale il logo di qualità verrà presentato. Durante l’incontro di questa mattina con le organizzazioni di categoria e della cooperazione, i caseifici e gli allevatori, Daniela Valentini, assessore regionale all’Agricoltura, ha dichia- rato che il marchio di qualità: “sarà un modo per ribadire la sicurezza del nostro latte, visto che i controlli effettuati negli ultimi due anni hanno dimostrato l’assenza di diossina e altri contaminanti nella produzione laziale e gli allevamenti sono completamente indenni da brucellosi, tubercolosi e leucosi. Contemporaneamente al marchio avvieremo una forte operazione di marketing e degli accordi con la grande distribuzione e i mercati rionali per la commercializzazione del nostro latte”. Il marchio di qualità aiuterà infatti anche la ven- dita di prodotti erroneamante penalizzati da una crisi che sta colpendo la vicina Campania e permetterà la riconoscibilità del prodotto laziale. “Chiederemo inoltre ai ministeri della Salute e dell’Agricoltura la convocazione di un tavolo nazionale per affrontare l’emergenza – ha proseguito la Valentini – dove esporremo le problematiche del Lazio, discusse durante l’incontro odierno”. Si tratta soprattutto di risolvere la questione del latte in esubero anche attraverso indennizzi economici e la dichiarazione dello stato di crisi di mercato. Valentini: Polo e marchio di qualità per rilancio bufalino “Un polo lattiero-caseario e un marchio di qualità con un disciplinare sul latte e la mozzarella di bufala per controllare l’eccellenza del prodotto e la tracciabilità degli animali”, è questo il progetto dell’assessore regionale all’agricoltura, Daniela Valentini, per rilanciare lo sviluppo del comparto bufalino e fronteggiare la crisi che sta attraversando la Campania e rischia di travolgere anche il Lazio. Il progetto verrà discusso al Tavolo di filiera lattiero-caseario convocato per il prossimo 27 marzo. “L’allarme provocato dai rifiuti campani – pro- segue la Valentini – sta infatti disorientando i consumatori provocando delle conseguenze sulla commercializzazione della mozzarella di bufala; un prodotto sano e di qualità che da sempre appartiene alla tradizione gastronomica del nostro territorio. Per questo motivo – ha concluso l’assessore – vogliamo impiantare una strategia di rilancio capace di salvaguardare un settore strategico, sia per la tutela dell’ambiente sia dei posti di lavoro, e dare risposte concrete anche alla crisi che ha colpito due presidi territoriali di fondamentale importanza come la Pettinicchio e la Cisternino”. Valentini: Risultati controlli presto pubblicati su sito Regione Lazio “Saranno pubblicati sui siti degli assessorati all’Agricoltura e alla Sanità del Lazio tutti i risultati delle analisi e dei controlli effettuati negli ultimi anni dal sistema veterinario della Regione Lazio negli allevamenti e nei caseifici del nostro territorio”. Questo è quanto deciso da Daniela Valentini, assessore all’Agricoltura della Regione di concerto con Augusto Battaglia, assessore alla Sanità. “In questo modo vogliamo fornire garanzie concrete sulla salubrità, sulla qualità e sulla totale sicurezza alimentare delle mozzarelle di bufala prodotte dai caseifici laziali, le quali, come ho già ribadito ieri al tavolo di filiera, sono garantite e assolutamente prive di diossina e di qualsiasi altro contaminante chimico”. :47 romalive LE VILLE DI ROMA E... DINTORNI www.casalieville.com VIA PINDARO, 36 - 00125 ROMA Tel 06 50915266 - Fax 06 50915362 Roma (Infernetto): Villa monofamiliare su 2 livelli composta da 1 salone, 5 camere, cucina tinello, 3 bagni, grande scantinato. Giardino di mq 1500ca. R/21 Roma (Infernetto): Villa stile casale su 2 livelli composta da: salone, studio, cucina tinello, 3 camere, 3 bagni, dependance di mq 70. Giardino circostante di mq 2000ca. 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