Neurath, Isotype e la terza competenza
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Neurath, Isotype e la terza competenza
Neurath, Isotype e la terza competenza GIOVANNI ANCESCHI Descrivendo storicamente, aneddotticamente addirittura, la costruzione di Isotype, Neurath ne sottolinea il carattere di processo lavorativo. È un iter produttivo al quale partecipano più protagonisti [1]. Il lavoro prevede la presenza dell’esperto, dello scienziato, che è il responsabile del rispetto della correttezza scientifica, e contempla anche quella del disegnatore o illustratore o grafico. Eppure la collaborazione fra scienziato e designer non basta. “Ma – soggiunge Neurath – tramutare le frasi della scienza in immagini è spesso un compito difficile e non è affare né dello scienziato né del disegnatore”. C’è bisogno di un “particolare specialista” [2]. “Questo primo passo, dalle formulazioni scientifiche alle immagini, porta un nome particolare: trasformazione” [3]. Soprattutto questo terzo specialista [4], il trasformatore, (il quale esercita il ruolo che Albe Steiner intendeva quando all’espressione ‘grafico’ aggiungeva la parola ‘redattore’ [5]), è responsabile del legame fra ciò che va detto e il come dirlo. È, in altri termini, lo specialista dell’Aufklärung, che è la parola tedesca per Illuminismo, ma che, nel linguaggio comune, vuol semplicemente dire ‘spiegare’, ‘chiarire’. Se dunque l’esperto scientifico rimane il guardiano del carattere sempre problematico e mai semplicistico dei contenuti scientifici, nonché della precisione delle loro formulazioni, e se il grafico è lo specialista dell’efficacia e dell’immediatezza comunicativa, è cioè l’esperto che pilota a buon fine l’attenzione dello spettatore [6], il trasformatore, che sarebbe limitativo chiamare visualizzatore, è colui che sa inventare formazioni figurative, schemi, unità iconiche adatte nonché metafore calzanti per il contenuto. In una parola è il pedagogo visivo. A lui spetta il controllo della finalizzazione aufklärerisch (illuminante e illuminista), divulgativa e democratica, dei contenuti. Responsabile invece di come si raggiunga l’immediatezza interpretativa [7], e complessivamente di come si ottenga l’efficacia comunicativa è – invece – il disegnatore-illustratore-grafico [8]. In altre parole, se la rappresentazione grafica di grandezze statistiche e di relazioni fra grandezze è stata liberata da ogni errore (appunto ad opera del processo di trasformazione), essa è ancora ben lontana dall’essere packend (avvincente) [9]. E per ottenere ciò vanno allora impiegati “i mezzi che usa un buon pittore di manifesti” [10]. 20 Per concorrere con gli ‘stimoli ottici’ [11] di quella che Neurath chiama profeticamente “l’epoca dell'occhio” [12] o, ancora più acutamente, del Be-sehen (del vedere attivo, cioè dello spectare dei latini) [13], insomma “per raggiungere un destinatario, viziato dal cinema e dall'illustrazione, è il manifesto che ci mostra la via”[14]. Avanzando poi un’equiparazione osé ma indubbiamente brillante fra il carattere formativo della comunicazione scolastica e quello persuasivo della pubblicità [15], Neurath afferma: “Se la statistica deve avere un carattere educativo ovverosia pubblicitario, bisogna senza indugi metter mano al più noto mezzo di propaganda e di insegnamento, e cioè l’immagine. Così come avviene che la merce sia promossa presso l’acquirente col mezzo di una buona réclame, ed è con questa promozione che egli si misura e viene a conoscenza della merce di cui si tratta, allo stesso modo, proprio come una buona réclame raggiunge sempre il suo effetto, anche la statistica dovrebbe acquisire una forma figurale” [16]. Naturalmente non si tratta di importare in modo meccanico le ricette del pittore di manifesti, ma bisogna applicarsi a sviluppare una complessa e laboriosa ricerca, fatta di continue proposte e variazioni [17] . E infatti: “Si è spesso paragonato il metodo viennese della pedagogia per figure, ai metodi della moderna réclame illustrata. Il paragone ha però i suoi limiti” [18]. “Ciascuna immagine pubblicitaria è concorrente di ognuna delle altre immagini pubblicitarie e in un certa misura vuole scacciarla dalla memoria dello spettatore. […] Chi impiega un’immagine o un plastico pubblicitario vuole insomma essere il più singolare possibile” [19]. Diverso è con le figurazioni statistiche, le quali, se sono ovviamente una diversa dall’altra, sono però “capitoli di una unica grande enciclopedia, che può essere compresa in ogni paese”[20]. L’interno del Wirtshaft-und Gesellshaft Museum con i pannelli di una mostra didattica. Una locandina del museo. Il Wirtshaft-und Gesellshaft Museum di Vienna Nella sua attività di direttore del museo, dal 1925, Neurath rende operative le sue convinzioni filosofico-didattiche. Ottimo organizzatore, si preoccupa di mettere assieme figure professionali diverse ma complementari, scegliendo persone qualificate e molto motivate. Gran parte del successo del ‘metodo Isotype’, ancora in nuce, dipenderà dall’entusiasmo e dall’affiatamento di questo gruppo, di cui fanno parte Marie Reidemeister – che svolgeva il compito di tradurre i dati in indicazioni figurative – e il pittoregrafico Gerd Arntz, che ne realizzava il disegno. L’organizzazione del lavoro del gruppo. I dati, raccolti dagli statistici, vengono organizzati dal ‘traduttore’, la figura professionale che fa da tramite tra l’elabrazione dei contenuti e il lavori di visualizzazione di Arntz. I disegni di Arntz vengono poi incisi su matrici, quindi stampati, ritagliati e incollati su pannelli. In altre parole tutti e due insieme, l’esperto di semantica e l’esperto di pragmatica, o piuttosto l’esperto di significazione e quello di comunicazione [21], cioè, rispettivamente, il trasformatore e il grafico, praticano un’attività propositiva, inventiva e creativa. Progetto grafico 2, dicembre 2003 Progetto grafico 2, dicembre 2003 21 Rondom Rembrandt In questa mostra sulla vita e sull’opera del grande pittore olandese, tenuta a L’Aia nel 1939, il gruppo di Neurath applicava, ad un tema storico-artistico, il metodo messo a punto nel museo di Vienna. A sinistra, una sala della mostra. Sulla pagina a fronte, a sinistra, la copertina del catalogo; a destra, un diagramma sul tempo di Rembrandt, organizzato secondo i principi di Isotype. E sostiene che “questi sostantivi figurali e mnemonici, con i loro segni parlanti, sono indipendenti dai confini linguistici. Sono in partenza internazionali” [31]. E prende posizione in merito alla scarsezza di interesse per temi sociali manifestata non solo dai ‘maestri’ della réclame [32], ma anche dalle istituzioni preposte [33]. E segnala la scarsa fortuna ufficiale toccata ad alcuni grafici russi che sono passati a forme semplificate della grafica [34]. Insomma Neurath si occupa concretamente, mettendo in atto mosse specifiche di organizzazione e di politica culturale, della questione degli standard grafici. In altri termini, dell’elaborazione di elementi e regole che in seconda istanza serviranno alla produzione di risultati finali. Ma soprattutto si preoccupa di una loro universalizzazione [35]. Del resto se da un lato già la pedagogia stessa è pensata da Neurath come un’arte, dall’altro lato, analogamente (e dunque ben lungi dal credere di poter avanzare formule valide sempre e comunque), per lui l’efficacia della comunicazione resta affidata alla capacità del disegnatore progettista [22]. Insomma il procedimento della progettazione (trasformazione + disegno grafico), produce concretamente una serie di servizi e di risultati, in forma di materiale grafico, di fotografie e di modelli tridimensionali che vanno dai sussidi iconografici per conferenze ai sussidi per lezioni scolastiche, dall’allestimento di bacheche e vetrine alla realizzazione di immagini per i giornali, dal confezionamento di brossure (ad es. fotografiche), all’allestimento di mostre e esposizioni, fino alla realizzazione di film documentari e formativi [23]. Ed è proprio nella pratica della produzione di questi materiali che si viene sviluppando e progressivamente affermando il sistema Isotype: un vocabolario, una grammatica e uno stile. E cioè in primo luogo l’insieme delle unità visuali [24], in secondo luogo il repertorio delle regole o convenzioni e delle modalità della loro disposizione, composizione, aggregazione, ecc., ma anche complessivamente, in terzo luogo, la coerenza di tutti gli insiemi, percettivamente caratterizzante e qualitativamente caratterizzata ossia quel che Neurath intende con la parola ‘stile’. 22 Thomas Rurik riassume così le regole progettuali del sistema dei “sostantivi figurali” (Sachbilder): “1. linee nette di contorno; 2. sostituzione del rilievo con la planarità e del movimento con la staticità; 3. proiezioni ortogonali vs. resa prospettica; 4. presentazione, di norma, in bianco e nero [25]; 5. carattere della famiglia dei Grotesk (ad es. il Futura di Paul Renner); 6. gerarchizzazione degli oggetti rappresentati attraverso la loro presentazione a tinta piatta o rispettivamente a contorno lineare; 7. definizione della dimensione minima dei pittogrammi; 8. impiego prioritario del rettangolo come formato dei pittogrammi; 9. modalità lineare della rappresentazione” [26]. Pur nascendo, per così dire, come prodotto collaterale di un’attività pratica, il carattere sistemico e universale di Isotype tenderà poi a imporsi autonomamente, anticipando così un certo tipo di sforzi organizzativi e di ricerca che si concretizzeranno poi, nel futuro, come istituzioni internazionali per la normazione [27]. Neurath afferma la necessità di una Sachschrift, (letteralmente ‘scrittura di cose’) internazionale [28], e propugna la necessità di un’unitarietà dell’approccio del mondo intero a questi problemi, anticipata dall’adozione di Isostat da parte dei Soviet [29] . Neurath specifica che “i segni devono essere chiari per se stessi, senza l’aiuto di parole: devono essere, appunto, segni parlanti (sprechende Bilder)”[30]. Progetto grafico 2, dicembre 2003 Questa spinta all’universalizzazione, infatti, non è di natura genericamente cosmopolita, come cosmopolita era l’élite culturale dei primi anni del secolo. Per Neurath ogni spinta intellettuale, ogni orientamento culturale si lega a un profondo impegno sociale e direttamente politico. E ogni mossa contribuisce a portare avanti il progetto della sua concezione storicosociologica dell’impresa scientifica [36]. Per lui, infatti, ogni attività conoscitiva e, ovviamente, ogni sforzo progettuale, è da ricondurre alla soluzione di questioni vitali (Lebensfragen); e, anzi, specificamente “l’obiettivo implicito e l’intenzione motivante della ricerca epistemologica sono le problematiche di una nuova organizzazione economica e sociale, di una riforma dell’educazione e della scuola e dell’unificazione dell’umanità” [37]. Come sappiamo Neurath è in prima fila nei lavori di fondazione del Circolo filosofico di Vienna: Insieme a Carnap e Hahn, ne formula nel 1929 il manifesto, cioè la piattaforma comune, ma contemporaneamente con il solo Carnap ne rappresenta l’ala sinistra antimilitarista e, appunto, cosmopolita. Alcune delle più acute critiche relative agli sviluppi dell’impresa epistemologica del Circolo di Vienna le pubblica, ad esempio, prima sul periodico politico “Der Kampf ” e poi sulla rivista disciplinare “Erkenntnis”. Per cui si può ben dire che sa di che cosa sta parlando quando, molti anni dopo, sostenendo l’esigenza di una lebendige Gesellschaftstechnik (‘vivente sociotecnica’), affermerà che “le prestazioni del sociologo, in quanto programmatore e ‘ingegnere sociale’, possono sicuramente elevare il livello di razionalità delle decisioni sociali, ed egli non dovrebbe sottrarsi a questo compito sociale” [39]. Lo stesso Gesellschafts- und Wirtschaftsmuseum (Museo della società e dell’economia) che si apre a Vienna nel 1925, e al quale è legato l’avvio degli studi di pedagogia per figure (Bildpädagogie) è il prodotto di una precisa azione di politica sociale: una mostra militante tenuta sulla piazza del Municipio di Vienna, promossa da Neurath nel suo ruolo di segretario dell'Österreichisches Verbandes für Siedlungsund Kleingartenwesen (Associazione austriaca per gli insediamenti urbani, gli orti e i giardini). Nel 1927, in un articolo che si intitola esplicitamente Statistik und Proletariat, afferma che se “la prima fioritura della statistica è strettamente connessa con l’assolutismo”, il proletariato deve far suo questo strumento della trasparenza e della pianificazione [40]; in un altro articolo, parlando poi specificamente del timor panico che assale i lettori quando incontrano tabelle e diagrammi, in quanto considerano questo linguaggio simbolico proprietà privata di pochi eletti, afferma: “Questo ostracismo va rotto” [41]. Nel 1930, nel quadro delle attività di organizzazione delle ricerche e della regolamentazione internazionale dei sistemi e dei codici pittografici, crea l’International Foundation for visual Education all’Aia, dove si rifugerà quando, impegnatosi personalmente nella rivolta spartachista bavarese, si scatenerà la repressione in Germania. Si ha l’impressione che l’intento internazionale e cosmopolita, o più propriamente universalista, che lo spinge a organizzare nel 1935 a Parigi, con un grandissimo successo, il Primo congresso internazionale per l’unità della scienza abbia a che fare con la pratica della divulgazione della scienza. Nel 1919 Neurath aveva dapprima diretto l’Ufficio centrale della pianificazione del governo socialdemocratico di Monaco; in seguito, dopo vicissitudini drammatiche che lo vedono in carcere per alto tradimento, assume il medesimo incarico nel governo della Repubblica spartachista bavarese, che sarà repressa nel sangue dopo pochi mesi di vita [38]. Progetto grafico 2, dicembre 2003 23 Ed è certamente un medesimo spirito illuministico che gli fa avviare nel 1938, a Chicago, il grande progetto della International Encyclopedia of Unified Science (Oxford 1945). E sappiamo da Charles Morris che “Neurath aveva pianificato da lungo tempo un ricco ‘thesaurus visuale’ (talvolta lo chiamava ‘thesaurus figurale’, e talaltra ‘thesaurus Isotype’), che avrebbe dovuto rappresentare una ‘sinossi per figure del mondo’” [42]. Dice esplicitamente Neurath: “Il linguaggio figurato di Isotype sarebbe utile a una enciclopedia internazionale del sapere generale, come linguaggio sussidiario. Tutta una serie di immagini che sono già state sviluppate andranno forse a far parte di tale enciclopedia illustrata” [43]. La questione del cosmopolitismo e dell’enciclopedismo, cioè della Entbabylonisierung (sbabilonizzazione) [44], rappresenta un innegabile trait-d’union tra il progetto di Isotype e il grande progetto olistico neurathiano, l’impresa cioè dell’affermazione dell’unità della scienza, sviluppatosi intorno a lui, nell’ambiente culturale, filosofico, epistemologico e scientifico attivo a Vienna e sulla scena internazionale. Ma, malgrado questa innegabile connessione, Ellen Lupton fa un’affermazione certamente non prudentissima, quando dice che “Isotype is a popular version of logical positivism” [45]. Anche se in tutti i manuali filosofici è indicato come la personificazione e addirittura il paradigma del positivismo logico, a guardare più da vicino Neurath è in effetti un pensatore molto più sfumato. Addirittura non si può nemmeno dire che Neurath sia positivista (basti pensare alle critiche a Comte, e alla sua idea di un centralismo filosofico esercitato da una sorta di super-scienza che disciplina normativamente il lavoro concreto degli scienziati) [46], né tantomeno è un logicista (si veda ad esempio il profondo contrasto fra la teoria carnapiana dell’unità logica del linguaggio scientifico e il progetto neurathiano di un orchestrazione enciclopedica delle procedure discorsive) [47]. Ma a sua volta appare un poco drastica in senso opposto l’affermazione di Robin Kinross quando dice: “Più si raggiunge una visione d’insieme dell’opera di Neurath, e più si riduce la tentazione di presupporre – come talvolta viene avanzato – non so quali speciali connessioni fra aspetti della filosofia del Circolo di Vienna e il tentativo di creare una linguaggio per immagini” [48]. 24 Stampati della campagna promossa dalla National Tuberculosis Association of America nel 1930 per combattere la tubercolosi. Per lo stesso motivo per cui è difficile che il creatore di un determinato prodotto intellettuale ne faccia lo strumento di propagazione di una visione che non è la sua, è altrettanto improbabile che in questo prodotto non siano implicate, e forse non debolmente, le idee culturali, le concezioni epistemiche e anche le prospettive ideologiche del suo creatore. Non sembra però nemmeno che Kinross intenda, più sottilmente, che l’insieme delle idee di Neurath sia qualcosa di totalmente diverso e separato dal clima filosofico del Circolo di Vienna. Certo l’orientamento generale del pensiero neurathiano è carico di fertili ‘pregiudizi valutativi’ illuministi e neomarxisti, che concorrono alla formazione di una concezione strumentalista del sapere, e di una profonda relativizzazione storico-sociologica dei metodi e dei risultati della scienza, così come l’influenza diretta e profonda del convenzionalismo classico (Pierre Duhem, Henri Poincaré, Abel Rey), finirà per annullare in lui tanto l’influenza del logicismo, quanto quella del positivismo comtiano. Mentre, di contro, l’ortodossia viennese si attesterà, effettivamente, intorno al fondamentalismo logico russelliano, al metodo wittgensteiniano della dissoluzione logico-linguistica delle questioni filosofiche, e alla concezione schlickianocarnapiana del “significato” degli enunciati scientifici come possibilità di una loro riduzione a proposizioni su ciò che è dato (das Gegebene) [49]. Ma a questo punto, apparirebbe eccessivo tagliare fuori dal Circolo di Vienna la figura che Karl Popper considera il suo vero fondatore [50]. Il Neurath epistemologo, nel suo Prinzipielles zur Geschichte der Optik, (Questioni di principio per una storia dell’ottica), in una prospettiva convenzionalista spinta, e cioè totalmente priva di pregiudizi nei confronti di qualunque forma di codice o di linguaggio, sostiene che nell’analisi delle teorie scientifiche della fisica non basti basarsi sui testi costituiti da argomentazioni discorsive e da formulazioni matematiche. Sarebbe necessario invece confrontarsi con i phantasiebilder (figure di fantasia) delle ipotesi teoriche [51], in quanto le teorie fisiche dipendono dai Bilder und Bildchen (figure e figurine) usati per costruirle [52]. Sembra davvero il segnale di un nesso non proprio indiretto col progetto della costruzione di una Bildersprache (lingua per figure). Progetto grafico 2, dicembre 2003 Progetto grafico 2, dicembre 2003 25 NOTE * Tutte le traduzioni dal tedesco sono nostre. 1. Così Neurath descrive il lavoro di Isotype: “Per trasformare e disegnare – lo scrivere col linguaggio figurale – non basta conoscere le regole ma essere allenati al loro uso. Per questo è stato possibile dare inizio a un simile linguaggio figurale solo dopo la nascita di un’organizzazione nella quale un gruppo di persone di formazione diversa aveva avuto modo di lavorare insieme per anni. Il Comune di Vienna creò una simile organizzazione nel 1925, con l’apertura del Gesellschafts-und Wirtschaftsmuseum di Vienna, che durò fino al 1934. Dieci anni prima vennero esposte per la prima volta in pubblico le immagini che erano state prodotte da questo gruppo. Da allora il gruppo ha lavorato all’eleborazione del linguaggio figurale Isotype. Ogni nuova figura è un passo avanti. Un gran numero di figure fu prodotto per un grande numero di paesi. L’organizzazione per la produzione di immagini per la didattica è ora [1936 n.d.r.] all’Aia. Per dare una nuova spinta a questi sforzi e per spiegare la nuova forma pedagogica, della quale queste immagini sono il fondamento, fu appositamente costituita una organizzazione: l’Associazione internazionale per la diffusione della pedagogia per immagini secondo il metodo Isotype (presidente M.L. Fleddérus), con sede all’Aia. Una serie di persone hanno contribuito alla costruzione del sistema; alcuni di loro lavorano insieme oggi come gruppo principale nell’Istituto Mundaneum dell’Aia. Marie Reidemeister raccoglie materiale e realizza le trasformazioni; Gernd Arnz e Erwin Bernath progettano i segni e realizzano le immagini; Josef Scheer stampa, colora e assiste tutti. Dall’inizio il nostro consulente per l’architettura e l’allestimento museale è stato Josef Franck”. Dall’introduzione al saggio: Marie Reidemaister Neurath, Otto Neurath, International Picture Language (London Kegan Paul, 1936), ora in traduzione tedesca: Otto Neurath, Gesammelte philosophische und metodologische Schriften, a cura di R. Haller e H. Rutte, Wien, Verlag Hölder-Pichler-Tempsky 1981, vol. 3, p. 356 e passim). 2. Marie Reidemeister Neurath, Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 7. za interpretativa (apprendimento), mentre i gradi fortemente schematici supportano una maggiore costanza interpretativa (convenzionalizzazione, riconoscimento). Giovanni Anceschi, Progettazione visiva. Convenzioni e procedimenti di rappresentazione, Budrio-Bologna, Edizioni Officina Immagine, 1981. 8. Accanto alla Transformation-Abteilung [ufficio trasformazione] guidato in una prima fase da Neurath stesso e poi da Marie Neurath, la Wiener Methode prevedeva l’impianto dell’ufficio grafico, con la presenza di Gerd Arnz e Edwin Bernath; Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p.341. 9. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 3. 10. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 3. 11. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 2 12. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 154 13. In altre parole quella che noi chiamiamo la ‘Civiltà dello spettacolo’; Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 348. 14. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 3 4. Si noti quanto il carattere specialistico di questo intervento sia fortemente affermato da Neurath; Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 255. 5. 6. Una nota definizione di Albe Steiner. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 376-7. 7. Abraham A. Moles, Théorie de l’information et perception esthétique, Denöel, Paris 1958 (tr. it. Teoria dell’informazione e percezione estetica, Lerici, Roma 1969). Vedi i legami fra dimensione della complessità, shannonianamente legata alla intelligibilità, e dimensione dell’iconicità/schematizzazione. Possiamo dire che ai gradi alti di iconicità corrisponde una maggiore immediatez26 25. Si osservi la definizione dello spettro cromatico consentito: Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 367-371. 26. Thomas Rurik, Die Konstruktion des Entwurfshandelns. Dissertation Zur erlangun des Grades eines Doktors der Philosophie an der Universitãt Bremen, 1992, p. 35. Rurik, giovane studioso prematuramente scomparso, è stato attivo presso la Hocschule für Gestaltung di Schwäbisch Gmünd, importante centro di studi neurathiani – soprattutto ad opera di Michael Burke – e in generale di studi sul design dell’informazione – ad opera di Michael Klar. 27. Vedi i sistemi di normazione di pittogrammi e simboli, Din e Uni, ma soprattutto, attualmente, il lavoro della International Organisation for Standardisation dell’International Council of Graphic Design Associations (Icograda). 15. “Anche l’intenzione comunicativa classificata come ‘didattica’ può essere intesa come una forma di prescrizione mediata. In termini sociali complessivi si può forse intendere l’intera pedagogia come una forma istituzionalizzata di influenzamento […]”; Giovanni Anceschi, Progettazione, cit., p. 59. 28. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. p. 363. 16. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 151. 31. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 272. 17. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 3. 32. “I maestri della réclame non sono sempre disposti a indirizzare la loro attenzione a questo tipo di prodotti, che sono meno eclatanti e soprattutto, in buona sostanza, possono essere prodotti soltanto da un lavoro collettivo”. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 159. 41. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 122. Neurath si riferisce con ogni probabilità a precursori della statistica come gli inglesi Johannes Graunt (Observationes naturales et politicae in indices, London, Martin 1678) Guglielmus Petty (Specimina duo de Aritmetica Politica, London, Mortolocke 1687) e il tedesco Gotefredus Achenwald (Prima lineamenta constitutionis status regnorum Europae Germaniaeque, Gottinga, Schmid 1751). L’affermazione del termine statistica (étatique) si deve invece all’astronomo e matematico belga Adolphe Quetelet. L’epoca della visualizzazione statistica si apre con il ‘Tableau Poléométrique’, di Charles de Fourcroy, edito a Parigi da Dupont-Triel nel 1782 (cfr. Pére de Dainville, Grandeur et population des villes, in “Population”, n. XIII, 1958, 459-480); si sviluppa poi con William Playfair (An Inquiry into the Permanent Causes of the Decline and The Fall of Powerful and Wealthy Nations, London, T. Cadell and W. Davies 1805), che apre l’era delle sinossi storiche, e prosegue ancora con Joseph Minard (Carte figurative des pertes successives en hommes de l’armée qu’Annibal conduisit d’Espagne en Italie en traversant les Gaules [selon Polybe] e Carte figurative des pertes successives en hommes de l’armée française dans la campagne de Russie, 1812-1813, 1869). Enpc: Fol 10975, 10974/C612; cfr. Edward Tufte, The visual display of quantitative information, Cheshire, Ct, Graphics Press 1983, p. 176. 42. Robin Kinross, Introduzione a Otto Neurath, Gesammelte, cit. p. XIV. 29. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. p. 285. 43. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 337. 30. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 365. 44. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 354. 18. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 363. 19. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 284. 45. Hellen Leupton, Reading Isotype, in Victor Margolin, ed.,Design Discourse, Chicago, The University of Chicago Press, pp. 145-146, cit. p. 147. 46. Danilo Zolo, cit., p. 92. 47. Danilo Zolo, cit., p. 93. 20. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 346. 3. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 356. Il termine “trasformazione” anticipa nella sostanza l’idea che il lavoro di progettazione grafico-comunicativa rappresenti una traduzione: cfr. Meyer-Eppler W., Anwendungen der Kommunikationsforschung auf lautsprachliche und tipographische Probleme, in: “Sprachforum”, n.1, 1955. Si noti anche la convergenza rispetto alla terminologia di Jakobson nella sua tipologia delle forme di traduzione: 1) traduzione intralinguistica, 2) traduzione intralinguistica e 3) traduzione o trasmutazione intersemiotica. Roman Jakobson, On linguistic Aspects of Translation, in R.A. Brower, On Traslation, Cambridge Mass., Harward University Press, 1959. aggregato (p. 372). Neurath parla esplicitamente di un vero e proprio lavoro alla catena di montaggio (Gesammelte, cit., vol. 3, p. 262), che produce semilavorati. A proposito degli amati geroglifici: “[…] questa possibilità di combinare cose era la fonte del mio piacere per i simboli, che si trattasse di singoli simboli composti da scomporre e ricomporre in altro modo […]” (Gesammelte, cit., vol. 3, p. 641). 21. Luis J. Prieto, Lineamenti di semiologia. Messaggi e Segnali, Feltrinelli, Milano, 1971, p. 19. 33. Neurath se la prende col Werkbund che “tiene sotto osservazione tavoli, vasi, tappeti, astucci per sigarette, auto, case, città, allestimenti e manifesti pubblicitari. Perchè non dovrebbe occuparsi anche dei sostantivi visivi (Sachbilder)?”. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 153. 48. Robin Kinross, Introduzione a Otto Neurath, Gesammelte, cit. p. XIV. 49. Danilo Zolo, cit., pp. 32 e 33. 22. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 49 23. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 447 24. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 423. La nozione di unità visuale, (cioè di simbolo), è molto prossima a quella di monogramma, (cfr. Giovanni Anceschi, Monogrammi e figure, Firenze, la casa Usher, 1981). Del resto Neurath parla di monogrammatisch hinzugefügte Zeichen; Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 280. Il livello di dettaglio iconico nel caso del monogramma è tendenzialmente molto basso in funzione del carattere eminentemente scrittorio dell’elemento. Non è fisso ed è anzi determinato, per l’unità visuale di Neurath, da questioni di contenuto (vedi l’esempio della rappresentazione dei polmoni a p. 436). L’unità visuale è insomma soprattutto questione sintattica e cioè di sommatività, di predisposizione al reimpiego e al rimontaggio (Gesammelte, cit., vol. 3, p.261). Nel caso degli ‘isotipi’, peraltro, la rinuncia alla tridimensionalità illusoria della prospettiva ecc. non va intesa tanto, come fa la Lupton, come retorica dell’onestà (“Flatness suggests a factual honesty, as opposed to the illusionism of perspective drawing”) ma come adesione alla sistematicità sommativa, cioè al loro impiego come elementi accostati (p. 383) e come componenti di un Progetto grafico 2, dicembre 2003 34. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 161. Non è difficile pensare alle vetrine della Rosta e ai grafici del produttivismo sovietico. 35. Problema di rilievo, e che anzi sta vivendo una nuova fase di scottante attualità di fronte alla proliferazione simbolica e iconica nel mondo della comunicazione ipermediale, multimediale e telematica. Cfr. il paragrafo 5 della Carta del progetto grafico (AostaMilano, 1989), Charter of Graphic Design. Proposal of a Debate on Visual Communication Design, in “Design Issues”, n.1, vol. VIII, (Fall) 1991. 36. Danilo Zolo, Scienza e politica in Otto Neurath. Una prospettiva postempirica, Feltrinelli, Milano 1986, p. 13. 37. Danilo Zolo, op. cit., p. 31. 38. Danilo Zolo, op. cit., p. 22. 39. Danilo Zolo, op. cit., p. 150. 40. Otto Neurath, Gesammelte, cit., vol. 3, p. 80 e passim. Progetto grafico 2, dicembre 2003 50. “ [I] have little dubt that it was Otto Neurat who, with the hope in mind of a philosophical reform of politics, attempted to give the circle of men around Schlick and Hahn a more definite shape: and thus it may have been he, perhaps more than anybody else, who was instrumental in turning it into the Vienna circle”. Citato in Danilo Zolo, cit., p. 26. 51. Non si può fare a meno di fare riferimento alla nozione di ipotetigrafia di Manfredo Massironi (Vedere con il disegno, Verona, Franco Muzzio 1982, p.119 e passim). 52. Otto Neurath, Prinzipielles zur Geschichte der Optik, “Archiv für die Geschichte de Naturwissenschaften und der Technick”, vol. 5, 1915, pp. 371-389; ora in Gesammelte, cit., vol. 1, pp.85-101 (citato in Danilo Zolo, cit., p. 37). L’espressione circolava nella cultura di lingua tedesca, cfr. Ludwig Volkmann, Bilderschriften der Renaissance. Hieroglyphik und Emblematik in ihren Beziehungen und Fortwirkungen, B. de Graaf, Nieuwkoop, 1969, p. 239, (ristampa della edizione di Leipzig, 1923). 27 Isotype revisited IL PROGETTO SUGLI ASPETTI MENO CONOSCIUTI DI ISOTYPE ERIC KINDEL e SUE WALKER con interventi di CHRISTOPHER BURKE, MATTHEW EVE ed EMMA MINNS Isotype è una tecnica per la visualizzazione di statistiche sociali attraverso immagini. Agli esordi era conosciuto come Metodo viennese di statistica per immagini, perché fu inizialmente sviluppato a Vienna, negli anni Venti, nel rivoluzionario Gesellschafts-und Wirtschaftsmuseum (Museo della Società e dell’Economia). In quella sede fu di aiuto per spiegare e illustrare temi sociali ed economici alla gente comune. Il fondatore di Isotype fu il sociologo e filosofo fondatore del Circolo di Vienna, Otto Neurath. Tra i membri del gruppo che Neurath raccolse intorno a sé ci furono Marie Reidemeister (che più tardi divenne sua moglie) e l’artista grafico Gerd Arntz. Tramite uffici e attività collegate, il loro lavoro si diffuse nei Paesi Bassi, in Gran Bretagna, nell’Unione Sovietica, negli Stati Uniti e altrove. Molte delle persone legate a Isotype dovettero fuggire due volte dal fascismo, prima da Vienna nel 1934, poi dall’Aia nel 1940, per finire a Oxford, dove Otto e Marie Neurath diedero vita all’Isotype Institute. Dopo la morte di Otto Neurath, Marie Neurath e i suoi colleghi continuarono il lavoro di Isotype a Londra fino alla fine degli anni Sessanta. 1. Il sito di Isotype revisited. Nel 1971, quando l’Isotype Institute stava chiudendo le proprie attività commerciali, Marie Neurath decise di donare il suo archivio di materiali di lavoro al Department of Typography & Graphic Communication dell’Università di Reading. Lì fu intitolato “Otto & Marie Neurath Isotype Collection”. A questo seguì un periodo di notevole attività di ricerca a Reading, che portò nel 1975 alla mostra Graphic communication through Isotype, e nel 1979 alla prima ampia trattazione accademica di Otto Neurath e Isotype (Robin Kinross, Otto Neurath’s contribution to visual communication, 1925-1945). Negli anni seguenti, la Isotype Collection sostenne ricerche e pubblicazioni al di fuori dell’Università di Reading, mentre il lavoro di catalogazione e conservazione continuava. La collezione veniva anche usata come materiale didattico per gli studenti di tipografia. Nell’ottobre 2007 fu avviato un progetto di ricerca di tre anni e mezzo, Isotype revisited, con un gruppo di lavoro di sei membri e il finanziamento dell’Arts & Humanities Research Council (uk). 2. Il punto di partenza di Isotype revisited è la convinzione che Isotype occupi già un posto importante nella storia del design del xx secolo. Ma per valutare più pienamente la sua importanza storica e per farne conoscere meglio le attività e gli intenti, la portata e l’influenza esercitata da Isotype hanno bisogno di essere rivalutati e ampliati. Il progetto ha quindi tre temi principali (definizione dei principi, diffusione e adattamento, retaggio) che abbracciano l’arco delle attività di Isotype tra il 1925 e il 1971, e le diverse decadi successive. I filoni di ricerca comprendono l’istruzione visiva nella Vienna tra le due guerre (Burke), l’istituto Izostat di Mosca (Minns), il lavoro di Isotype per i film documentari (Eve), i libri per bambini (Walker) e i programmi di informazione pubblica nell’Africa occidentale (Kindel). 3. Per dare ai lettori un esempio delle nostre ricerche, presentiamo nelle prossime pagine immagini e commenti che mostrano e descrivono alcuni degli aspetti meno conosciuti di Isotype sui quali stiamo lavorando. Molti di questi argomenti saranno illustrati più ampiamente in un’antologia di articoli prevista per il 2011. Nel 2010, il progetto porterà a compimento anche un’edizione di From hieroglyphics to Isotype: a visual autobiography, che sarà pubblicata da Hyphen Press (Londra). Il libro promette di aggiungere molti aspetti alla conoscenza che abbiamo di Neurath e delle origini ricche e complesse di Isotype. Prima di allora, i lettori possono visitare il nostro sito <www. iso typerevisited.org> [1] per notizie e aggiornamenti sul progetto, e per vedere i documenti e i testi che stiamo rendendo disponibili. 48 2790 Progetto grafico 18, settembre 2010 2, 3, 4. Tavole da International picture language, Otto Neurath, Kegan Paul, Trench, Trubner & Co, Londra 1936, 100×150 mm. Fondamentale per Isotype era il lavoro del ‘trasformatore’. Questo ruolo spesso richiedeva la creazioni di configurazioni significative a partire da dati numerici. I risultati erano denominati number-fact pictures (figure cifrafatto). Le tavole 2. e 3. illustrano il processo di trasformazione. La tavola 2. mostra come i numeri siano presentati come unità ripetibili, la cui disposizione rivela sia le quantità sia le tendenze. La tavola 3. illustra come le figure organizzate di 2. sono poi strategicamente semplificate e raggruppate, e mostrate come pittogrammi inerenti all’argomento. Il compito del trasformatore era di presentare i dati in modo memorabile e inequivocabile, e di raccontare una storia tramite la forma significativa dei dati. La tavola 4., invece, illustra un ‘cattivo sistema’ nel quale i pittogrammi di dimensioni variabili creano molti problemi visivi. La rappresentazione grafica accurata delle quantità diventa impossibile, e i confronti difficili. Isotype evitava sempre soluzioni ambigue come questa. 4. Progetto grafico 18, settembre 2010 2791 49 5. Il Metodo viennese e Die bunte Welt L’istituto Izostat Die bunte Welt (Il mondo colorato) [5], pubblicato nel 1929, fu il primo libro concepito, scritto e progettato al Gesellschafts-und Wirtschaftsmuseum di Vienna. Fu anche la prima pubblicazione di tavole realizzate con il Metodo viennese di statistica per immagini, in cui il colore era usato ampiamente. Nell’inverno del 1931 Otto Neurath e tre colleghi del Gesellschafts-und Wirtschaftsmuseum di Vienna giunsero a Mosca per iniziare un periodo di lavoro per le autorità sovietiche. Neurath aveva accettato di aiutare la costituzione di un istituto di statistica per immagini nell’URSS, e di formare artisti e tecnici russi secondo il Metodo viennese di statistica per immagini. Il nome completo del nuovo istituto russo sarebbe stato “Istituto pansovietico di statistica per immagini dell’edilizia e dell’economia” (Vsesoiuznyi institut izobrazitel’noi statistiki sovetskogo stroitel’stva i khoziaistva) anche se ci si riferiva a esso semplicemente come Izostat. Il libro riflette la doppia natura del Metodo viennese nel produrre materiale che potesse essere compreso allo stesso tempo da bambini in età scolare e da adulti con poca istruzione. Per quanto Die bunte Welt sia sottotitolato “immagini quantitative per giovani” (Mengenbilder für die Jugend), la qualità grafica e la complessità delle sue tavole sono pari a quelle fatte soprattutto per un pubblico adulto. Come dichiarava il museo, “il suo design lo rende adatto per i bambini più grandi, per ampliare i loro orizzonti e risvegliare in loro un interesse nelle domande importanti della vita”. Le due tavole che mostriamo [8, 9], prodotte dall’istituto izostat, illustrano la disponibilità di posti per bambini negli asili nido, e l’aumento nel numero di posti disponibili. Benché entrambe si riferiscano allo stesso argomento, ciascuna tavola presenta i dati in modo diverso. Queste differenze dimostrano l’influenza di Neurath e dei suoi colleghi sulla statistica per immagini sovietica nel periodo fino al 1934, quando l’istituto Izostat concluse il contratto con Neurath. La prima tavola, Growth in capacity of city nurseries (Aumento della capacità negli asili nido cittadini) [8], appartiene a una raccolta di 64 tavole sciolte pubblicata nel 1932, in edizione russa e inglese. Il titolo dell’edizione inglese, The struggle for five years in four (La lotta per cinque anni in quattro), fa riferimento agli sforzi per completare il primo Piano Quinquennale per l’economia sovietica (1928-32) in quattro anni anziché in cinque. Questa tavola in particolare mostra il miglioramento nella puericultura nell’URSS, dichiarando che gli spazi nei nidi cittadini erano drasticamente aumentati nel corso del primo Piano Quinquennale. Malgrado questa tavola sia stata pubblicata dopo che Neurath e i suoi colleghi avevano iniziato a lavorare a Mosca, il suo design indica che l’istituto Izostat non aderiva ancora completamente al Metodo viennese. Quindi, anche se l’intervallo temporale è presentato sull’asse verticale e il numero di posti in asilo rappresentato da ogni pittogramma è chiaramente indicato – secondo i principi del Metodo viennese – il pittogramma “bambino” è problematico. È meno appropriato di un lettino o di una carrozzina per simbolizzare posti in asilo. Il pittogramma inoltre si ferma prima di giungere a una rappresentazione pura, mantenendo dettagli naturalistici nella faccia e nei capelli. Altrove nella stessa tavola, elementi del Metodo viennese furono adottati forse per motivi secondari. Sembra essere questo il caso della scena illustrativa di una nursery sovietica collocata nella parte alta della tavola. Simili scene erano denominate “figure guida” (Führungsbilder) da Otto Neurath. Il loro ruolo era di aiutare gli osservatori a comprendere l’argomento di una tavola, o per dividerla in più sezioni. Secondo Neurath, in una figura guida “è mostrato solo quanto è assolutamente necessario per l’enunciazione in questione”. In questa tavola, invece, si potrebbe supporre che l’immagine guida Non molto tempo dopo che il libro fu pubblicato, Marie Neurath parlò di Die bunte Welt a proposito di istruzione per lavoratori. Si trattava, a suo parere, di un esempio di come un insieme di informazioni fattuali poteva essere presentato in maniera unitaria, invece che in modo frammentato attraverso diverse lezioni e corsi: “Il grande vantaggio di queste immagini… è che sono colte molto più rapidamente delle parole, che non possono essere fraintese altrettanto facilmente, che si fissano meglio nella memoria e che risvegliano e lasciano una impressione chiara”. 6. Nonostante alcune sorprendenti semplificazioni, i testi concisi del libro trattano temi politici ed economici in un modo che è interessante ancora oggi, anche per gli adulti. Il suo riassunto apparentemente semplice delle culture del mondo si allontana in maniera sottile da un punto di vista eurocentrico, ed è sostenuto da una innata posizione critica nei confronti del capitalismo occidentale. Lo stile grafico della pubblicazione mostra il Metodo viennese all’apice della maturità, proprio nel momento in cui l’artista tedesco Gerd Arntz iniziava a essere più coinvolto nel lavoro. Diverse tavole mancano della sua chiarezza e precisione [6] se messe a confronto con altre nel libro che raggiungono una forma quasi definitiva [7]. 7. 5. Copertina di Die bunte Welt, Artur Wolf Verlag, Vienna 1929, 145×210 mm. 6. Tavola da Die bunte Welt, pagina 14, “Asia (esclusi gli stati indipendenti dell’Asia orientale) e Australia”, 145×210 mm. 50 2792 Questa tavola presenta la popolazione per gruppi etnici. Non vi è visibile alcun contributo significativo di Gerd Arntz, il cui stile grafico non è riconoscibile nei pittogrammi. 7. Tavola da Die bunte Welt, pagina 6, “Gruppi umani della Terra”, 145×210 mm. Qui il contributo di Arntz è evidente: le differenze etniche sono segnalate da articolazioni distinte di una forma base, senza lo sfondo invadente delle bandiere nazionali a offuscare le immagini. Progetto grafico 18, settembre 2010 8. Growth in capacity of city nurseries, tavola dell’Izostat Institute, da The struggle for five years in four, 1932, 185×250 mm. Progetto grafico 18, settembre 2010 2793 51 9. Crèches, tavola dell’Izostat Institute, da The Second Five-Year Plan in construction, 1934, 340×230 mm. 10, 11. Schizzo di Marie Neurath per Total war in Britain, 1945, tempera su carta, 71×93 mm. 12, 13. Fotogramma da Total war in Britain, 1945, Paul Rotha (regista) / Films of Fact. 10. 11. 12. 13. Paul Rotha e Films of Fact Tra il 1941 e il 1947 l’Isotype Insitute collaborò con il regista Paul Rotha per documentari sponsorizzati dal Ministero dell’Informazione britannico. I film, prodotti dalla compagnia di Rotha, Films of Fact, trattavano temi legati alla scienza, allo sforzo bellico e al fronte interno. Il contributo del l’Isotype Insitute comprendeva sceneggiatura, montaggio e progetto delle tavole e di altro materiale visivo. Esso supervisionava anche l’animazione delle tavole fatte per ogni film, lavorando con la casa di produzione Diagram Films. facesse anche da propaganda, presentando una rappresentazione idealizzata di un asilo sovietico, con bambini felici e ben nutriti, personale in uniforme e muri decorati. La seconda tavola, Crèches (Nidi) [9], appare in The Second Five-Year Plan in construction (Il secondo Piano Quinquennale in costruzione). Pubblicato nel 1934 in inglese, il libro riferiva il progresso del secondo Piano Quinquennale (1933-1937). Molte delle sue 45 tavole mostrano proiezioni dei progressi che si sarebbero ottenuti 52 2794 nel 1937. Tali affermazioni di successi futuri erano tipiche delle tavole Izostat. Crèches mostra quindi il numero di posti in nidi rurali e urbani nel 1932, e quelli che sarebbero divenuti disponibili nel 1937. In Crèches l’influenza del Metodo viennese appare in modo evidente, sia nel pittogramma del bambino sia nella figura guida. Tutti i dettagli non necessari sono stati eliminati dal pittogramma, ma il suo significato rimane chiaro. Anche qui, l’uso del colore è indicativo. Non veicola un messaggio politico ma dà informazioni, coerentemente con il Metodo viennese: rosso per urbano, verde per rurale. Nell’immagine guida, tutte le figure sono state eliminate; non è più una scena di vita nell’asilo, ma riafferma che la tavola tratta di nidi e non di bambini. Analogamente, non fa più uso della prospettiva (che il Metodo viennese evitava), mentre i mobili dell’asilo sono pienamente in armonia con la rappresentazione pura del pittogramma del bambino. Progetto grafico 18, settembre 2010 Uno dei risultati di questa collaborazione fu Total war in Britain (Guerra totale in Gran Bretagna), un film di venti minuti realizzato nel 1945 come propaganda per il mercato americano. L’obiettivo era di divulgare fatti e cifre raccolti in un ‘libro bianco’ pubblicato poco prima dal governo britannico (Statistics relating to the war effort of the United Kingdom, novembre 1944). Combinando estratti di cinegiornali autentici, gli autori del film cercavano di tradurre le statistiche in “carne e sangue, per comunicarne il significato al mondo esterno nel linguaggio dell’esperienza umana”. Una voce fuori campo dal tono nazionalista narrava il film, mentre le tavole Progetto grafico 18, settembre 2010 scandivano la linea narrativa e le davano struttura. Il film inizia con lo scoppio della guerra in Europa e le battaglie aeree e in mare sopra e attorno alla Gran Bretagna. Quindi mostra l’arruolamento di uomini e donne, la produzione di munizioni, e l’effetto che entrambe le cose ebbero sull’agricoltura e la coltivazione dei terreni. Per illustrare tali effetti, Marie Neurath concepì delle sequenze animate. Le sequenze iniziavano come schizzi a penna, che venivano poi tradotti in immagini per lo storyboard, fatte a tempera nera, grigia e bianca. Mostriamo qui un esempio di sequenza che spiega come l’uso dei terreni agricoli cambiò in Gran Bretagna. Due schizzi segnano l’inizio e la fine della sequenza. Il primo schizzo [10] mostra un campo diviso in tre sezioni, ognuna delle quali rappresenta la porzione di terra usata per il grano o altre coltivazioni, quella per il bestiame e la terra incolta (da sinistra a destra). Al di sotto, si vede una linea di braccianti che dissodano la terra con un aratro trainato da un cavallo. Nel secondo schizzo [11] le proporzioni nell’uso della terra sono cambiate: c’è un aumento di grano/terra coltivata, e una diminuzione di terreno adibito al bestiame e alla terra incolta. Una nuova sezione è apparsa (a sinistra) per gli aeroporti. Al di sotto, la linea degli agricoltori ora include una contadina e un soldato (riquadri profilati all’estrema destra e sinistra). Due fotogrammi del film finito mostrano come gli schizzi furono tradotti nell’animazione finale. Il primo [12] è molto simile allo schizzo corrispondente anche se i pittogrammi per grano/coltura, la contadina e il soldato sono ora meglio delineati, mentre non c’è più l’aratro trainato da un cavallo ma un trattore. Mentre le divisioni del campo si spostano da sinistra a destra nell’animazione, alterando le proporzioni e aggiungendo l’aeroporto, l’unica differenza significativa nel secondo fotogramma [13] rispetto allo schizzo corrispondente è l’aggiunta di tre pittogrammi di aeroplani, su un campo che ora è bianco. Trasformazioni dallo schizzo alla sequenza filmata animata come quelle mostrate qui sono tipiche dei sedici film nati dalla collaborazione tra l’Isotype Institute e Paul Rotha, e offrono uno scorcio di un’area relativamente poco conosciuta del lavoro di Isotype nel periodo durante e subito dopo la Seconda guerra mondiale. 2795 53 Libri per bambini Otto Neurath iniziò a lavorare sui libri per bambini negli anni Quaranta, per conto di Adprint, casa editrice e azienda di packaging londinese. Molte delle sue idee erano tratte da esperienze e ricordi d’infanzia, e dalle sue idee sulla pedagogia per immagini. Egli era convinto che l’apprendimento dei bambini traesse vantaggio da immagini concepite per incoraggiarli a guardare, confrontare e trarre le proprie conclusioni. Dopo la morte di Otto Neurath, Marie Neurath continuò il suo lavoro e sotto la sua direzione, tra il 1947 e i tardi anni Sessanta, l’Isotype Institute produsse molti libri per bambini organizzati in collane, tra cui Visual history of mankind (Storia visuale dell’umanità), Wonders of the modern world (Meraviglie del mondo moderno), Visual science (Scienza visiva), The wonder world of nature (Il mondo meraviglioso della natura) e They lived like this (Vivevano così). I libri mostrano i notevoli contributi di Marie Neurath: la sua capacità di identificare inconsuete relazioni tra cose e idee, e di analizzare e sintetizzare informazioni complesse in ‘bocconi’ accessibili. Il suo approccio alla realizzazione di visualizzazioni fruibili dai bambini prevedeva lavoro di gruppo, consultazioni con i lettori, e continue revisioni tra esperti di un determinato campo e coloro che definivano la forma visiva del progetto. 14, 15. Copertina e doppia pagina da If you could see inside, Max Parrish, Londra 1948, 216×188 mm (pagina singola), dalla collana Wonders of the modern world. 14. 16, 17. Copertina e doppia pagina da Living in the world, Max Parrish, Londra 1948, 216×200 mm, terzo libro della collana Visual history of mankind. 15. 18, 19. Copertina e doppia pagina da Too small to see, Max Parrish, Londra 1956, 216×188 mm, dalla collana The wonder world of nature. If you could see inside (Se potessi vedere dentro) [14, 15], pubblicato nel 1948, fu il primo libro della collana Wonders of the modern world. La collana era descritta come “semplici libri sul ‘come e perché’ che interesseranno i giovani lettori”. If you could see inside unisce una riflessione sui bisogni dei bambini e sul modo in cui, nella trasformazione della complessità tramite Isotype, linguaggio e presentazione siano strettamente connessi. I testi furono scritti per collegarsi alle immagini sulla doppia pagina e per attrarre l’interesse di un pubblico giovane. La collana Visual history of – mankind, una serie di tre libri che comprendeva Living in early times (1947), Living in villages and towns (1948) e Living in the world (1949) [16, 17] – è un ottimo esempio di come si possono spiegare le cose dal punto di vista di un bambino. Ogni libro della collana è organizzato in una sequenza di venti doppie pagine; ognuna contiene una tavola Isotype e una lista di domande, le cui risposte possono essere trovate esaminando la tavola. L’idea delle generazioni, per esempio, è utilizzata per aiutare il bambino a comprendere i periodi storici facendo riferimento ai suoi nonni, bisnonni e così via. Questo modo di pensare portò a realizzare tavole di notevole efficacia in tutta la serie. 16. 17. 18. 19. La collana Wonder world of nature dava “semplici spiegazioni delle strane cose che accadono in natura”. Un’illustrazione di Too small to see (1956) [18, 19] mostra come colore, texture e forma aiutino a spiegare come le mosche si attaccano e si staccano dal soffitto. Analogamente alle altre illustrazioni del libro, l’approccio è “attraverso la lente di ingrandimento”, e dà luogo a una doppia pagina visivamente molto interessante. 54 2796 Progetto grafico 18, settembre 2010 Progetto grafico 18, settembre 2010 2797 55 20, 21, 22, 23. Copertine di Education for all, Health for all, Better farming for better living e Paying for progress (tutti del 1955) Western Regional Government, Ibadan, Nigeria, 204×163 mm. 24. Doppia pagina da Roads, Western Regional Government, Ibadan, Nigeria 1955, 204×163 mm (pagina singola). 25. Doppia pagina da Paying for good water, Western Regional Government, Ibadan, Nigeria 1955, 204×163 mm (pagina singola). 20. 21. 24. 22. 23. 25. Isotype in Nigeria Tra il 1953 e il 1958 l’Isotype Institute lavorò su progetti per la Regione occidentale della Nigeria, in un momento in cui il paese stava trasformandosi da colonia inglese a nazione indipendente (status ottenuto nel 1960). Durante questo periodo, il governo progressista della Regione occidentale si era impegnato in un programma di benessere sociale e sviluppo economico. Tra i suoi obiettivi c’erano l’introduzione dell’obbligo di istruzione primaria e secondaria, l’accesso alla sanità per tutti e la modernizzazione dell’agricoltura. Per spiegare questo ambizioso programma 56 2798 alla popolazione, che comprendeva molti analfabeti e semianalfabeti, il governo si rivolse all’Isotype Insitute. Nel 1954, Marie Neurath si recò a Ibadan, nella Regione occidentale, per incontrare i ministri del governo. Si decise di progettare e produrre una serie di opuscoli nei quali “problemi, compiti e soluzioni erano mostrati passo passo” (Marie Neurath) per ogni area del programma del governo. Per iniziare vennero realizzati quattro opuscoli: Education for all (Istruzione per tutti), Health for all (Salute per tutti), Better farming for better living (Un’agricoltura migliore per una vita migliore), e – per spiegare come questi progetti sarebbero stati pagati – Paying for progress (Pagare per il progresso) [20, 21, 22, 23]. Ciascuno si apriva con una prefazione di un ministro che incoraggiava i lettori a contribuire al futuro della Regione occidentale diventando più informati. Negli opuscoli si trova una grande varietà di tecniche di design e visualizzazione usate a sostegno di questi obiettivi. Le doppie pagine spesso agiscono come unità narrative: un’idea o una conclusione sono mostrati o raggiunti ogni volta che si gira una pagina, mentre le pagine che si fronteggiano presentano “prima e dopo” scene e comparazioni di altri tipi, o danno spazio alla visualizzazione di processi come Progetto grafico 18, settembre 2010 il flusso di importazioni ed esportazioni, o la progettazione di un edificio. Una mescolanza di viste permette una chiarezza nell’uso degli spazi: alzati o viste di tre quarti, o scene “in profondità” ottenute per giustapposizione piuttosto che con la prospettiva. Le figure umane sono viste di tre quarti o lateralmente, invece che frontalmente com’era tipico di Isotype; molte caratteristiche fisiche sono naturalistiche anziché astratte. L’abbigliamento locale (Yoruba), come vestiti, drappi e copricapo, è mostrato, ma a volte mescolato con abiti occidentali per suggerire una classe di professionisti e un aspetto moderno. Progetto grafico 18, settembre 2010 Queste e altre caratteristiche nel loro insieme permettevano ai lettori di identificarsi e comprendere quanto vedevano e leggevano. Per raggiungere il maggior numero di lettori, gli opuscoli furono pubblicati in inglese e in lingua Yoruba. I testi furono prima scritti in inglese, poi tradotti. L’inglese fu reso il più semplice possibile, in parte per aiutare coloro che avevano una minima capacità di lettura, ma anche per rendere più facile la traduzione in Yoruba, lingua nella quale alcuni concetti moderni potevano risultare difficili da esprimere. Questi primi opuscoli furono poi seguiti da altri che spiegavano il lavoro di miglioramento di strade, infrastrutture e fornitura d’acqua [24, 25], e che incoraggiavano la diffusione dell’alfabetizzazione, soprattutto tra gli adulti. Un altro opuscolo, Registration and voting (Registrazione e voto), spiegava come le persone potevano farsi valere tramite il voto. Il governo della Regione occidentale sosteneva il suffragio universale, con la convinzione che il popolo dovesse determinare come la regione doveva svilupparsi e in quale direzione. Traduzione di Silvia Sfligiotti 2799 57