assaggio - Round Robin Editrice

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assaggio - Round Robin Editrice
Stefano Pavan
BREAKRADIO
tracce oltre le onde
round robin editrice
Ci stanno rubando i ricordi. Lo sanno fare bene.
Hanno studiato per questo. Sono specialisti per questo.
Quiz, lotterie, casting,
promesse di contratti per il successo.
“Siate sereni! Abbiamo a cuore il vostro futuro!
Sintonizzatevi e rimanete li. Al resto penseremo noi”.
Fantastico. Hanno programmato un piano sottile
per sottrarci le coscienze e la capacità critica.
La generazione del domani avrà una madre
chiamata televisione e un padre soprannominato oblio.
Saremo sbandati e malati di efficientismo in una società
che avrà perso la memoria e le parole per gridare “basta”.
Stiamo dimenticando che non si può venire a patti
con il tanfo nauseante della convenienza e del ricatto.
Siamo sulla via del non ritorno.
Ma siamo ancora in tempo.
1. Cinque anni dopo
La parola è potere, una parabola in fiamme
che resuscita i vivi tra chi respira ignoranza
L’uomo, vestito con la divisa da assistente di volo
della Air France, si aggirava nella libreria al secondo
piano dell’aeroporto di Fiumicino.
Le cataste di libri erano disposte su tre file ordinate. Una famiglia discuteva a voce alta sulla guida
da scegliere per il loro viaggio in Messico. Due coppie
litigavano per il rientro anticipato dalle vacanze. Ogni
tanto l’uomo afferrava un volume, lo sfogliava e poi
con cura lo rimetteva al suo posto. Alzò il braccio,
guardò l’orologio: erano le 15:30 precise. Con calma
prese un’edizione di Petrolio di Pasolini. La aprì a metà, e velocemente infilò un mini cd al suo interno. Poi
richiuse il romanzo, lo riordinò sullo scaffale e si avviò
verso la cassa con un moleskine in mano. Pagò e uscì.
Dopo qualche minuto un ragazzo, dagli occhiali
scuri e con delle riviste in mano, si voltò dirigendosi
verso la pila di libri. Afferrò il volume fece scivolare
il mini cd nella tasca sinistra della giacca e si diresse
verso il bancone per pagare.
Uscito dal negozio il ragazzo si fermò sul terrazzo
che domina l’aeroporto, prese il cellulare e chiamò.
Dopo un paio di squilli, una voce calma rispose.
― Sì.
― Sono io. Ho comprato Petrolio credo che sia
il romanzo fantastico pieno degli spunti rivoluzionari
che dicevi...
― Bene. È importante che tu lo abbia trovato.
Vedrai che leggendolo lo apprezzeremo sempre più.
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Ci sentiamo.
Il giovane scese per le scale mobili e si diresse
verso la toilette. Gli orinatoi a muro hanno un sensore
che inizia a far scendere l’acqua disinfettata appena
qualcuno gli si posiziona davanti. Mentre si stava liberando entrarono due uomini. Uno si avvicinò al lavandino e l’altro ad un vespasiano. Il ragazzo fece finta
di non guardarli. Appena finito tirò su la lampo dei
pantaloni e si voltò verso il lavabo. In quell’istante
uno dei due, con uno scatto fulmineo, lo prese per
la testa e ruotandola gli spezzò l’osso del collo con
estrema facilità. Il corpo si afflosciò senza vita nelle
mani del suo assassino mentre l’altro frugava nelle
tasche del cadavere.
― Eccolo! ― Disse uno dei due uomini, tenendo il
mini cd in mano. ―Andiamo.
I due tolsero la segnalazione di pulizie in corso
che avevano lasciato alla loro entrata e si avviarono
decisi verso l’uscita dell’aeroporto. Un’auto blu era
pronta ad aspettarli.
Una volta a bordo, il vivavoce iniziò a parlare.
― Tutto a posto?
― Abbiamo fatto il prelievo.
― Molto bene. Copie?
― Non lo sappiamo.
― Questo è un problema. Dobbiamo sapere se ne
sono state fatte delle copie. Cercate di trovare qualche traccia.
― Va bene onorevole.
Gli occhi dell’uomo della Air France, seduto sulla
terrazza al secondo piano, avevano osservato tutto.
Vedendo le inservienti uscire dalla toilette gridando,
con il conseguente intervento della sicurezza, l’assistente di volo aveva capito la sorte che era toccata
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al ragazzo. Si alzò dirigendosi verso l’Internet point.
Scelse un pc, si collegò ad un sito e scrisse una mail.
È andata male. C’erano due tipi ad aspettarci.
Hanno ripreso il cd. Sto bene, ma il ragazzo è andato.
Ne ho fatto una copia, ma per ora non posso recuperarla. Indirizzo: [email protected]
Invio.
****
Ci sono attimi che non hanno odore
sono soli, persi nella stanza della memoria
senza colore, senza perché,
sono attimi che non fanno rumore.
E qui in questi passi incerti di confusione,
ti penso,
sciolta nei granelli di tempo importante
sfocata da una clessidra lontana
mentre sono qui
appeso alla mia lacrima di poesia
la mia incerta sorellina
che scivola... via
Un movimento continuo, preciso, costante. Mi
guardai da lontano attraverso gli occhi di Sara. Ero lì,
fermo, fuori fuoco, attaccato ad uno zaino consumato. Fissavo la banchina. Fissavo e sorridevo con il mio
palmo alzato. Una macchina arrivò in velocità. Carlo
scese correndo insieme agli altri peones.
―Tommasoooo, Uoca Heyyyy! Tommasoooo!
Sventolai più forte la mano disegnando nei miei
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sguardi la scena. Seguitavano a gridare il mio nome.
Le braccia ormai si confondevano in mezzo alla folla.
La distanza aumentava e il mio punto si perdeva. Girai
sul lato del ponte. Continuare a guardare il loro fotogramma perdersi nella distanza non aveva più senso.
La notte era coperta di stelle. Ero pronto. Mi accovacciai per terra. Respirai forte.
Certi attimi il silenzio è così intenso che sembra
che l’orecchio di qualche Dio sia puntato in ascolto.
Quella notte i dolori della memoria erano potenti.
Ormai conoscevo solo passi d’equilibrio precario mischiati a grida affollate di solitudine. Quella ricerca
d’amore era la via migliore per non arrivare in nessun
posto. Le parole erano state come martelli impietosi. Avevano puntato dritte nel pieno centro delle mie
speranze. Non avevo più motivi perfetti, per il semplice fatto che i motivi perfetti non esistono. La perfezione è un pensiero che si perde nella prima volta di
un bacio innamorato. Daniela era via da tutto e io ero
via da ogni certezza.
Pensavo a Matteo. Lui invece era fermo nei ricordi. In quei segni che sanno essere l’ossigeno del
cuore. Foscolo diceva che fin quando ci sarà qualcuno
in grado di ricordarci e amarci esisteremo. La sconfitta della morte dipende dalla capacità di rimanere nei
pensieri degli altri. Se è così Matteo c’era riuscito in
pieno. Vivendo nella memoria, sopravviveva alla decomposizione.
La nave andava ed io ero appeso al mio granello
di tempo in affitto. Tempo da masticare. Prezioso. Da
non perdere, neanche per tornare indietro.
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