scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 01 dicembre 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
29/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Sono 11 le morti sospette per i vaccini
9
29/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Vaccini, salgono a undici le morti sospette «Possibili altri ritiri»
11
29/11/2014 Corriere della Sera - Roma
Ha la bronchite, le recidono un'arteria e muore La clinica San Raffaele finisce sotto
indagine
12
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Vaccini, Lorenzin attacca le Regioni
13
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
I dossier spediti anche 15 giorni dopo Ma chi sfora non viene sanzionato
15
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Ebola, il medico sta peggiorando «È solo l'effetto del nuovo farmaco»
17
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Giornata mondiale contro l'Aids C'è ancora molto da fare
18
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
LA TERAPIA FAMILIARE E IL SUO RUOLO
19
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Una nuova via per la fibrosi cistica
20
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
I maggiori progressi nelle pediatrie e contro il dolore
22
30/11/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il pieno rispetto dei malati è un traguardo ancora lontano
23
30/11/2014 Corriere della Sera - Roma
Psicosi Fluad, screening sui vaccinati Inchiesta per l'allarme dato in ritardo
24
01/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Non lasciamoci vincere dalla paura
25
01/12/2014 Corriere della Sera - Milano
Anfetamine e farmaci proibiti «Aids, aumentano i contagi con la moda delle feste
Mtv»
28
01/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Vaccini, 13 i casi sospetti Due settimane per i test
29
01/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
È ancora raccomandata l'iniezione antinfluenzale?
31
01/12/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Ottantamila scatole di farmaci donate ai bimbi bisognosi
32
01/12/2014 Corriere della Sera - Roma
«Vaccino, nel Lazio rischio minimo»
33
01/12/2014 Corriere della Sera - Roma
Virus Ebola, ore di attesa allo Spallanzani Stabili le condizioni del «paziente zero»
34
29/11/2014 Il Sole 24 Ore
Guai ad alimentare sospetti sulle vaccinazioni
35
29/11/2014 Il Sole 24 Ore
Nuove morti sospette, possibili altre sospensioni
37
30/11/2014 Il Sole 24 Ore
Vaccini, salgono le morti sospette Lorenzin: primi test negativi
38
30/11/2014 Il Sole 24 Ore
Mappa dei geni e nuovi farmaci
39
30/11/2014 Il Sole 24 Ore
Primo laboratorio Pasteur
41
01/12/2014 Il Sole 24 Ore
L'Agenda dei decreti legge
42
29/11/2014 La Repubblica - Nazionale
Influenza, si allarga la paura vaccini In un giorno 9 morti sospette
43
29/11/2014 La Repubblica - Roma
"Cosa mi ha iniettato?" Dai medici di base la psicosi dei pazienti
45
29/11/2014 La Repubblica - Nazionale
"Pronti a chiedere i danni a Novartis il governo faccia verifiche a tappeto"
46
29/11/2014 La Repubblica - Nazionale
"Basta allarmismi antidoto necessario l'influenza causa migliaia di decessi"
47
30/11/2014 La Repubblica - Bari
Vaccino influenza psicosi tra i medici
48
30/11/2014 La Repubblica - Bologna
Venti mesi in lista d'attesa per una piccola cisti
49
30/11/2014 La Repubblica - Firenze
Vaccini, la Procura ordina il sequestro
50
30/11/2014 La Repubblica - Nazionale
Ebola, grave il medico corsa per salvarlo con farmaci mai usati
51
30/11/2014 La Repubblica - Nazionale
Nel call center che sfida la psicosi "Chiamano a migliaia così li rassicuriamo"
53
30/11/2014 La Repubblica - Roma
Allarme vaccinazioni "Centinaia di pazienti telefonano per rinunciare"
55
30/11/2014 La Repubblica - Roma
"Sbagliato alimentare false paure e sospetti Il pericolo è non prevenire"
56
30/11/2014 La Repubblica - Roma
Aids, emergenza contagi a Roma "In quattro anni aumentati del 120%"
57
30/11/2014 La Repubblica - Torino
La "breast unit" decolla Città della salute sfida l'ospedale di Veronesi
58
01/12/2014 La Repubblica - Firenze
Rossi alla Lorenzin "Sui vaccini noi tempestivi"
59
01/12/2014 La Repubblica - Napoli
Psicosi da morti sospette aumentano i pazienti in fuga dal vaccino
60
29/11/2014 La Stampa - Nazionale
ATTENZIONE ALLE LEGGENDE METROPOLITANE
61
29/11/2014 La Stampa - Nazionale
I medici contro l'effetto paura
62
29/11/2014 La Stampa - Nazionale
L'esperto: "Nessuna paura, il nesso è solo temporale e il farmaco è incolpevole"
64
29/11/2014 La Stampa - Nazionale
Il lessico famigliare delle vite inceppate
65
30/11/2014 La Stampa - Nazionale
Vaccini, il ministro: "Regioni troppo lente nelle segnalazioni"
66
30/11/2014 La Stampa - Nazionale
La gabbia dorata dove si produce il Fluad
68
30/11/2014 La Stampa - Nazionale
Ebola, peggiora il paziente zero
69
30/11/2014 La Stampa - Torino
Tumore al seno La Città della Salute riduce le attese
70
01/12/2014 La Stampa - Nazionale
Il Piemonte cambia la dieta "Il pane va salato meno"
71
01/12/2014 La Stampa - Torino
"Nessun veto, basta trovare la giusta misura"
73
29/11/2014 Il Messaggero - Nazionale
Allarme vaccino undici morti «Sono coinvolti anche altri lotti»
74
29/11/2014 Il Messaggero - Nazionale
Fluad, il Lazio ritira il prodotto inchiesta sulle vittime di Roma
76
30/11/2014 Il Messaggero - Nazionale
Vaccini, Lorenzin «Dai primi test niente relazione con i decessi»
77
30/11/2014 Il Messaggero - Nazionale
Anziani, allarme polmonite meno della metà protetti
79
30/11/2014 Il Messaggero - Roma
Vaccino, dubbi dei medici dal 2012
80
30/11/2014 Il Messaggero - Nazionale
«Ebola, è il mio momento peggiore»
81
01/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Incubo Aids in Italia undici infettati al giorno
83
01/12/2014 Il Messaggero - Nazionale
Aids, il pericolo non è passato in Italia undici infettati al giorno
84
01/12/2014 Il Messaggero - Roma
Prescrivono cure inutili, otto medici a processo
85
01/12/2014 Il Messaggero - Ancona
Busilacchi: nuovo Salesi e trasloco, ora certezze
86
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
«Pronti a bloccare altri lotti del Fluad»
88
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
QUANDO LA CURA CHE TI SALVA DIVENTA UNA PAURA CHE UCCIDE
89
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Scoperta italiana: sconfitto il dolore cronico
90
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Cure utili per il polmone
91
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
La crescita dei feti e dei neonati dipende dall'ambiente oltre che dai geni
92
29/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Con iLife i check-up sono gratuiti Piena sicurezza per i familiari
93
30/11/2014 Il Giornale - Nazionale
BASTA CON LE ASPIRINE CONTRO L'EBOLA ECONOMICA O LA VA O LA SPACCA
94
30/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Ebola, grave il medico italiano «Adesso una cura mai tentata»
95
30/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Vaccini, altri farmaci a rischio E il ministro accusa le Regioni
96
30/11/2014 Il Giornale - Nazionale
«Tra 7 giorni sapremo se il Fluad è sicuro Ma la profilassi non può essere fermata»
98
30/11/2014 Il Giornale - Nazionale
Farmacisti da 11 generazioni «Ma non smercio profilattici»
99
01/12/2014 Il Giornale - Nazionale
Vaccino, altra morte sospetta Salgono a cinque le inchieste
102
29/11/2014 Il Fatto Quotidiano
Entra in ospedale per bronchite, dopo 43 giorni il decesso
103
29/11/2014 Il Fatto Quotidiano
L ' Agenzia del Farmaco tra guai giudiziari e affitti d ' oro
104
30/11/2014 Il Fatto Quotidiano
Il medico salva-vita troppo bravo: retrocesso
106
30/11/2014 Il Fatto Quotidiano
Vaccino Fluad: i decessi sospetti sono a quota 12
108
01/12/2014 Il Fatto Quotidiano
Peggiora il medico di Emergency ricoverato per il virus Ebola
109
01/12/2014 Il Fatto Quotidiano
Fluad, un altro decesso sospetto Rossi, Toscana: Lorenzin collabori
110
01/12/2014 Il Fatto Quotidiano
Un alieno conquista la " superstar " dei nostri manicomi
111
29/11/2014 QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Chiude il centro prelievi, Latini: «In arrivo grossi disagi»
113
29/11/2014 Avvenire - Nazionale
«Telemedicina, la marcia in più per l'Africa»
114
29/11/2014 Avvenire - Milano
Donne maltrattate, a Varese l'aiuto trova spazio in ospedale
115
29/11/2014 Il Gazzettino - Venezia
Dipendenza dalla droga Oltre 2000 pazienti in cura
116
30/11/2014 Il Gazzettino - Venezia
«Bisogna ridurre le Ulss del Veneto»
117
30/11/2014 Il Gazzettino - Venezia
Ospedale, il Consiglio boccia la Conferenza dei sindaci
118
01/12/2014 Il Gazzettino - Venezia
«Andremo ad occupare l'ufficio di Luca Zaia»
119
30/11/2014 Libero - Nazionale
Morti sospette e vaccino antinfluenza Governo e Regioni litigano sulle colpe
120
30/11/2014 QN - La Nazione - Firenze
«Chi può aspetti un po' La campagna vada avanti »
121
01/12/2014 Corriere Economia
Le nuove reti multidisciplinari per battere la crisi
122
30/11/2014 La Repubblica - Album
Le frontiere della cura cannabis "di Stato" prodotta dai militari
123
29/11/2014 Gente
Diffidate di chi dice non allattarlo
124
29/11/2014 Gente
I macabri selfie dell'infermiera-killer
125
29/11/2014 Gente
scommettere, vizio assurdo vite d'azzardo
126
29/11/2014 Il Pediatra
Farmaci in pediatria La sperimentazione è un bene necessario
129
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
94 articoli
29/11/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sono 11 le morti sospette per i vaccini
Possibile il ritiro di altri lotti dell'antinfluenzale. Il primo allarme tre settimane fa
Margherita De Bac
Possibile il ritiro di nuove partite di vaccino antinfluenzale, mentre salgono a 11 le morti sospette e si
moltiplicano le segnalazioni di decessi avvenuti a 48-72 ore dalla somministrazione di Fluad. Sono 500 mila
le dosi ritirate perché potenzialmente dannose. Le morti sospette sono state registrate dal sistema di
vigilanza dell'Agenzia nazionale del farmaco. I pazienti sarebbero deceduti dopo la profilassi. alle pagine 16 e
17
Il primo segnale è arrivato il 7 novembre. Un uomo colpito da infarto a distanza di un'ora dall'inoculazione di
un vaccino, il Fluad, prodotto da Novartis. Sembrava un episodio isolato e sul momento non gli è stato dato
peso eccessivo, tanto più che quel signore era anziano e non in buono stato di salute. Poi, a distanza di pochi
giorni, altre due comunicazioni di allerta. Persone tra gli 80 e i 90 anni, in condizioni fragili. Anche loro
avevano da poco fatto la profilassi antinfluenzale, secondo le raccomandazioni del ministero della Salute.
Ieri le morti sospette attribuite al prodotto Novartis erano salite a undici. Un sospetto, un'ipotesi e basta. Ma
tanto è bastato per ordinare l'immediato ritiro delle confezioni, suddivise in due lotti, un totale di 500 mila dosi.
La campagna vaccinale per la stagione influenzale 2014-15 è in pieno svolgimento in tutta Italia con
l'obiettivo, sempre meno verosimile, di raggiungere il 75% della copertura, vale a dire proteggere dai tre virus
responsabili dell'epidemia alle porte i tre quarti della popolazione a rischio (anziani, personale sanitario,
donne al 2° e 3° mese di gravidanza, bambini e adulti con patologie gravi). Non si poteva correre il pericolo di
mettere a repentaglio altre vite, sebbene il nesso di casualità tra decessi e somministrazione del vaccino sia
tutto da dimostrare.
Ma cosa può essere accaduto? In quale momento della lavorazione si è verificato il presunto errore? Lo
chiariranno le analisi dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss) dove esiste un centro di ricerca e valutazione
immunobiologica che sottoporrà ai test i campioni del medicinale ritirato. Forse già martedì o mercoledì ci
saranno le risposte iniziali sulla tossicità.
È un vero giallo. I vaccini sono sorvegliati speciali da parte delle autorità regolatorie internazionali proprio
perché destinati a decine di milioni di persone. Dunque ci sono sistemi di controllo rigorosi da quando le uova
di gallina utilizzate per mettere in cultura i virus dell'influenza, di solito tre, arrivano in azienda fino a quando i
lotti ne escono diretti ad Asl e farmacie. Norme di sicurezza e qualità verificate dall'Iss. Queste partite di
Fluad avevano superato tutti gli esami. Walter Ricciardi, l'attuale commissario dell'Istituto Superiore di Sanità,
ritiene improbabile che qualcosa sia sfuggito durante il percorso produttivo, specie dopo gli incidenti di due
anni fa quando però i sospetti ricaddero su lotti, sempre di Novartis, rimasti in magazzino.
Fluad non è un vaccino come tutti gli altri. È adiuvato, contiene cioè una sostanza che ne potenzia l'efficacia
e dunque ne aumenta le capacità di immunizzazione. La sostanza si chiama squalene, un derivato del
colesterolo prodotto dal nostro organismo: «In ogni fiala ce ne sono quantità infinitesimali - spiega Donato
Greco, epidemiologo, ora all'Istituto internazionale di ricerca e prevenzione di Lione -. Io credo che il caso si
sgonfierà. Ogni anno in Italia si contano da 6 a 8 mila morti in eccesso. Persone anziane e già malate che
avrebbero finito di vivere pochi mesi dopo se non si fossero aggravate nella stagione invernale a causa di
infezioni tipiche del periodo freddo».
Un dato però è certo. La credibilità dei vaccini è stata rimessa in discussione. Un colpo «mortale» che
allontanerà ancora i cittadini da una pratica di prevenzione risultata fondamentale nell'azione di lotta contro
gravissime malattie infettive.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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29/11/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 1
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Margherita De Bac
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15 Milioni Le vaccinazioni totali in Italia
l'anno scorso
I tempi
Il vaccino dovrebbe essere preso tra metà ottobre e fine dicembre La protezione scatta dopo due settimane
dalla somministrazione e dura come minimo un anno
Il prodotto
Il Fluad è un vaccino antinfluenzale prodotto dalla Novartis, in commercio in Italia dal 1997 Rispetto ad altri
vaccini, contiene un adiuvante,
vale a dire una sostanza
di origine naturale,
il colesterolo,
in grado
di potenziarne l'efficacia
I benefici
Generalmente tutti gli esperti
sono concordi nell'affermare
che i benefici dei vaccini antinfluenzali sono superiori ai rischi che si possono correre
Quando astenersi
Non ci si deve vaccinare se si
è allergici a qualche componente
del vaccino, se si ha meno
di 6 mesi d'età e nel caso ci siano
in corso malattie con febbre alta
29/11/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
Le dosi incriminate sono 500 mila. Analisi entro 30 giorni
M. D. B
ROMA Un fenomeno atteso. Un moltiplicarsi di segnalazioni di morti avvenute a 48-72 ore dalla vaccinazione
antinfluenzale con Fluad, il prodotto di Novartis, due lotti da 500 mila dosi ritirati giovedì perché
potenzialmente dannosi. Il sistema di vigilanza dell'Agenzia nazionale del farmaco, che raccoglie i dati dei
medici, ha registrato 11 casi sospetti.
I pazienti sarebbero deceduti dopo aver fatto la profilassi. Molto anziani, vicini ai 90 anni. Due a Siracusa, uno
a Termoli, Lecce e Prato. Due a Roma. Nella Capitale la prima vittima è una donna di 92 anni ricoverata al
policlinico Gemelli. La seconda è un uomo di 77 anni. Le segnalazioni sono state confermate da Luca Pani,
direttore di Aifa: «Ci prepariamo a ricevere nuove denunce. Però il collegamento tra farmaco e decesso deve
essere provato. Così come la pericolosità delle fiale. Non escludiamo il ritiro di altri lotti a scopo cautelativo».
Ci sarebbero altre due storie non chiare. A Genova un 69enne, ex sportivo, a Parma un malato cronico di 80
anni. Indagano quattro Procure, Roma, Siracusa, Prato e Siena, sede dello stabilimento di produzione della
multinazionale svizzera.
La situazione sembra essere sfuggita di mano, tanto che il ministero della Salute ha attivato un numero
verde, il 1500, per informazioni. La gente ha paura. I medici per scrupolo tendono a riportare all'Aifa ogni
minimo sospetto. E anche gli amministratori assumono decisioni drastiche. Come l'assessore alla Salute della
Liguria, Claudio Montaldo, che ieri ha deciso di bloccare la campagna vaccinale nei servizi pubblici.
Le Regioni vanno lungo strade spesso opposte. La Lombardia ha scelto di confermare il piano di prevenzione
antinfluenzale. La Toscana sta per attivare un numero verde, il Lazio ha accusato l'Agenzia del farmaco di
non aver ricevuto comunicazioni ufficiali e per prudenza ha ritirato tutti i lotti di Fluad, non solo quelli sul
banco degli imputati.
L'istituto superiore di Sanità sta analizzando i campioni di vaccino sospetti e avrà i risultati dei test entro
trenta giorni. Walter Ricciardi, il commissario straordinario, si sbilancia: «Tendo a credere che non troveremo
nulla di anomalo. Quelle persone sono morte perché tutte colpite da gravi patologie». Da Novartis, l'elenco
delle Regioni che avevano ordinato i lotti di Fluad: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria,
Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna e Toscana.
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Valle D'Aosta Piemonte Liguria Toscana Lazio Campania Sardegna Lombardia Molise Basilicata Puglia
Sicilia Calabria Le coperture della vaccinazione antinfluenzale (stagione 2013-2014, per 100 abitanti) LE
VACCINAZIONI NEGLI ULTIMI QUINDICI ANNI Abruzzo Umbria Marche Emilia R. Veneto Friuli Venezia
Giulia 14,7 12,7 11,7 7,9 13,8 15,7 16,9 18,5 17 19,4 19,5 16,5 16,5 14,7 18,1 16,4 16,6 17,8 14,9 15,9 13,8
Bolzano Trento 8 14 20 10,5 12,6 14,1 15,6 17,5 17,7 19,4 18,6 18,4 19,1 19,6 17,2 17,8 14,9 15,6 1999-00
2000-01 2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11 2011-12
2012-13 2013-14 Fonte: elaborazioni Ministero della Salute Corriere della Sera
I dubbi
Il ministero della Salute fornirà ai cittadini risposte e informazioni sui vaccini antinfluenzali al numero verde
1500 Secondo l'Istituto Superiore
di Sanità «interrompere la campagna vaccinale sarebbe irresponsabile»
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Vaccini, salgono a undici le morti sospette «Possibili altri ritiri»
29/11/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
F. Fia.
Una forte ma comune bronchite costa la vita a una 58enne per un presunto grave errore medico che avrebbe
dell'incredibile: la recisione dell'arteria femorale. La donna è morta mercoledì mattina e i familiari hanno
sporto denuncia in procura accusando senza esitazioni la clinica San Raffaele alla Pisana che la ha avuta in
cura. La struttura chiamata in causa fa sapere che le prime verifiche interne effettuate non avrebbero al
momento evidenziato responsabilità. La clinica esprime fiducia e rispetto per il lavoro dei magistrati, in attesa
di eventuali notifiche e contestazioni specifiche sulle quali difendersi.
La vicenda è così riassunta dall'avvocato Marco Borrani che assiste la famiglia, in cerca ora di giustizia. A
metà ottobre Liliana Rapaglià, origini siciliane, viene accompagnata dai figli Valentina e Marcello Guarcini
all'Aurelia hospital per una patologia bronchiale e da qui subito trasferita alla clinica San Raffaele di via della
Pisana, ritenuta più adatta a prestarle le cure necessarie.
Dopo 25 giorni di ricovero il responsabile della Riabilitazione cardiologica, Maurizio Volterrani, dispone con
urgenza il trasferimento all'ospedale San Camillo con un'ambulanza dell'Ares. La somministrazione di farmaci
non idonei e la mancata utilizzazione di altri invece necessari avrebbe aggravato il quadro clinico della donna.
I medici del nuovo ricovero si trovano davanti una paziente con un forte calo dei globuli rossi, tanto che
decidono subito di somministrarle quattro sacche di sangue e la operano d'urgenza: la 58enne aveva l'arteria
femorale recisa.
Inoltre, i farmaci errati avrebbero causato una forte ritenzione urinaria con il conseguente notevole accumulo
di liquidi e affaticamento dei reni. Viene decisa la dialisi, e la signora Rapaglià viene posta in stato di coma
artificiale. Passano altri dieci giorni e in condizioni sempre gravissime si interviene con una tracheotomia per
farla respirare.
Il calvario termina nella mattina di mercoledì, dopo quattro interventi chirurgici resi necessari, secondo la
denuncia, dagli errori commessi nel ricovero alla clinica San Raffaele. «Negligenza, imperizia e imprudenza»,
sulle quali i familiari, oltre ai figli il marito Mario, chiamano in causa anche il direttore sanitario della struttura
privata, Luigi Aparo e chiedono ora di indagare. A partire dalle cartelle cliniche e dal referto di trasferimento
d'urgenza al san Camillo.
La denuncia sulle colpe mediche era stata scritta con la donna ancora in vita, poi la situazione è precipitata.
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58 Gli anni
della donna deceduta
per il presunto errore medico
4 Le sacche
di plasma utilizzate
per tentare
di salvarla
Foto: Pisana La clinica San Raffaele finita sotto inchiesta per la morte della 58enne
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ha la bronchite, le recidono un'arteria e muore La clinica San Raffaele
finisce sotto indagine
30/11/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Pesanti ritardi nel segnalare i casi sospetti». Chiamparino: «Basta con lo scaricabarile» Salgono a 12 i
decessi da indagare. Ma i primi test sull'antinfluenzale sarebbero negativi
Margherita De Bac
ROMA Inefficienze delle Regioni nel sistema di vigilanza sugli effetti dannosi dei farmaci. È il ministro della
Salute, Beatrice Lorenzin, a denunciare i ritardi «anche di 15 giorni» con cui alcune Asl hanno segnalato la
morte di persone dopo la vaccinazione antinfluenzale col prodotto Fluad di Novartis.
«Le Regioni sono responsabili della farmacovigilanza e devono informare tempestivamente. C'è stata una
carenza molto evidente. Dobbiamo rafforzare la normativa e prevedere l'obbligo di comunicazione entro 2448 ore. Invece in alcuni dei 12 casi di eventi fatali post vaccinazione (ultimo aggiornamento ufficiale) questo
non è avvenuto. Saremo molto severi e rigorosi». Poi, ai microfoni di SkyTg24: «I primi test sui campioni
compiuti dall'Istituto superiore di sanità sono negativi». Un annuncio che cambia radicalmente il quadro.
La polemica si innesta in una vicenda molto confusa, i Nas che perlustrano gli stabilimenti Novartis a Siena
alla ricerca di materiale immagazzinato non in regola e le Procure che scendono in campo. Quella di Prato ha
disposto il sequestro a livello nazionale di tutte le scatolette di uno dei due lotti sospettati di anomalie e la
riesumazione di una cadavere.
Le Regioni non ci stanno: «Noi siamo puntuali. Il ministro faccia il nome di chi si è comportato male. Sono
stanco di vederci usati come pungiball», replica l'assessore alla Sanità ligure, Claudio Montaldo. E Sergio
Chiamparino, presidente della Conferenza dei governatori: «Basta fare gli scaricabarile». Il problema della
lentezza non ha niente a che vedere con la presunta pericolosità dell'antinfluenzale. Lorenzin ha da questo
punto di vista rassicurato: «Non bisogna avere paura a proteggersi da una malattia infettiva che l'anno scorso
ha provocato 8 mila morti tra cittadini che non avevano fatto prevenzione, non dimentichiamolo». Fluad non è
l'unico prodotto in vendita.
La decisione presa giovedì scorso di sospendere due lotti, 500 mila dosi distribuite solo alle Asl su 3 milioni
andati anche in farmacia, potrebbe essere riesaminata questa settimana. Non è escluso che il prodotto venga
ritirato completamente visto che il numero dei lotti indicati dalle segnalazioni sono diventati 6 per un totale di
oltre 1 milione 357 mila fiale. Certo è la prima volta che si verifica un putiferio del genere. Nel 2013 su 300
schede validate di eventi avversi giunte in Aifa, il 95% hanno riguardato casi lievi (qualche linea di febbre,
arrossamenti), il 5% allergie, i problemi gravi si contavano sulla punta delle dita. Nessuna vittima.
Domani il caso italiano verrà esaminato dall'Agenzia europea del farmaco (Ema) anche alla luce di quello che
è accaduto in altri Paesi, ad esempio la Germania, dove non c'è traccia di decessi: «L'iniziativa è
precauzionale, non c'è nessuna evidenza di pericolosità», dicono gli esperti dell'Ue. Tra martedì e mercoledì
arriveranno le prime risposte delle analisi su campioni delle fiale incriminate in corso presso l'Istituto superiore
di sanità. Attesa anche la relazione di Novartis.
Conferma i tempi Luca Pani, psicofarmacologo a capo di Aifa, l'agenzia italiana da cui dipende tra l'altro la
farmacovigilanza centrale: «Vedremo cosa fare dei lotti, se non emerge nulla di anomalo torneranno nelle
Asl. Raccomandiamo alle Regioni di non interrompere le campagne vaccinali perché l'influenza è una
malattia seria e va evitata agli anziani. Oltre la metà dei morti ipoteticamente legati al Fluad, anche di partite
diverse da quelle già sospese, avevano tra 80 e 94 anni». Un'età in cui la fine della vita è un evento naturale.
Altri due anziani sono morti in Abruzzo, pare a poca distanza dall'iniezione. Un altro in Piemonte e le autorità
sanitarie locali escludono nessi con la vaccinazione. La Procura di Chieti ha aperto un'inchiesta, ma nella rete
Aifa non c'è traccia.
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Vaccini, Lorenzin attacca le Regioni
30/11/2014
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Corriere della Sera La situazione 12 LE MORTI SOSPETTE Lombardia Emilia Romagna Abruzzo Marche
Campania Sardegna Calabria Basilicata Puglia Sicilia 2 2 2 1 1 2 2 Toscana La Procura di Prato ha disposto
il sequestro a livello nazionale di uno dei lotti ritirati (143301) di Fluad Lazio La Regione ha disposto lo stop
alla distribuzione e alla somministrazione del Fluad Liguria Da giovedì è sospesa la somministrazione del
Fluad Molise L'Azienda sanitaria regionale invita a «sospendere l'utilizzo, in via precauzionale» del vaccino
Dove sono stati distribuiti i due lotti di vaccino bloccati I decessi sospetti
300 Le schede di eventi avversi esaminate dall'Aifa nel 2013
30/11/2014
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I dossier spediti anche 15 giorni dopo Ma chi sfora non viene sanzionato
Le falle nel sistema Ciò accade perché il sistema sanitario non ha un vero e proprio carattere nazionale
Mario Pappagallo
A parte la razionale attesa di conoscere le verifiche sui prodotti sospesi, emerge una falla nel sistema della
sicurezza. I ritardi, come accade anche in altri campi: vedi gli allerta alluvioni. Nella sanità pero non
dovrebbero esserci. E un male c'è nel miglior servizio sanitario del mondo occidentale ed europeo: la
balcanizzazione avviatasi con la «regionalizzazione» della Salute. Soprattutto su temi di carattere nazionale
come le vaccinazioni. Obbligatorie (quella antinfluenzale non lo è) o raccomandate che siano, andrebbero
gestite ovunque nello stesso modo e con le stesse regole. Invece, via via che la «regionalizzazione» ha preso
piede in Italia il problema si è acuito fino a dire che oggi l'Italia della salute è quasi l'Italia dei Comuni, dove al
termine Comuni si deve sostituire Asl e aziende ospedaliere.
E questo riguarda anche la farmacovigilanza, la sorveglianza degli effetti avversi, i tempi di segnalazione.
Secondo quanto trapela dall'Aifa e dal ministero, invece delle 48 ore previste alcune segnalazioni sono
arrivate dopo giorni, anche quindici. E ancora oggi, per alcuni dei casi non sono ancora arrivate le relazioni di
morte. Perché? La Rete è nazionale, ma le fonti sono locali e la balcanizzazione impera. Sotto molto aspetti
fa anche comodo perché annacqua poi la ricerca delle responsabilità. La sorveglianza dovrebbe avere
regole, tempi, sanzioni nazionali. Come accade nei federali Stati Uniti dove gli organismi di controllo della
salute pubblica si muovono come l'Fbi.
L'italia è a macchia di leopardo anche sui tempi dei controlli. Non solo. Perché una Regione può comprare i
vaccini di una marca e un'altra ha invece la possibilità di fare diversamente? Non è forse nazionale la Sanità?
E non dovrebbe essere nazionale anche il rimedio una volta verificato dall'Agenzia del farmaco per sicurezza
ed efficacia? Non parliamo dei vaccini che vanno in farmacia, ma di quelli utilizzati nelle strutture sanitarie.
Come erano appunto quelli dei lotti sospesi.
Ha ragione allora il ministro Lorenzin se sente il bisogno di porre l'accento su come il nostro servizio
nazionale sia ormai da tempo burocraticamente regionale.
Forse qualcuna di quelle dodici morti sospette è collegabile realmente ai lotti sospesi. Bisognerebbe saperlo
presto. Ma mancano ancora tutti i riscontri delle verifiche sui prodotti e sulle morti.
L'Aifa comunque disegna il quadro: otto delle morti sospette riguardano ottantenni, quasi tutti già malati di
altre patologie e con disturbi cardiovascolari. E nessuna relazione dirà mai se quei soggetti avevano prima
bevuto un super alcolico o avuto un'arrabbiatura, ma invece si sa con certezza soltanto che avevano fatto il
vaccino. Che cosa accade ora? La popolazione a rischio dovrebbe continuare a vaccinarsi tranquillamente,
consapevole che un'influenza grave favorirebbe i decessi di persone anziane e già affette da altre gravi
malattie. Per 8 mila persone all'anno, in maggioranza sopra i 65 anni, l'influenza sarebbe letale come la
goccia che fa traboccare il vaso. Ed è bene sapere che ogni giorno in Italia muoiono 1.369 persone over 65
(su una popolazione di oltre 12 milioni e mezzo), vaccinati o no.
L'effetto psicosi però si è ormai scatenato. Per l'emotività tipicamente italiana che porta a reazioni non
giustificate, se non da un analfabetismo diffuso in tali materie e a causa delle associazioni anti-vaccinazioni
favorite dal verificarsi di eventi simili.
Il risultato? L'anno scorso, per esempio, si sono registrati casi di morbillo in giovani adulti non vaccinati da
bambini, cosa che li ha messi anche in pericolo di vita.
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48 Le ore entro cui bisogna segnalare i casi per la farmaco-vigilanza
15 Milioni
Le vaccinazioni totali effettuate in Italia l'anno scorso
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L'analisi
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8 Mila Gli anziani italiani per i quali l'influenza grave risulterebbe fatale
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30/11/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 23
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Ebola, il medico sta peggiorando «È solo l'effetto del nuovo farmaco»
Lavinia Di Gianvito
ROMA Peggiora il medico ricoverato allo Spallanzani perché infettato dal virus Ebola. Da venerdì pomeriggio
il volontario di Emergency ha più di 39 di febbre; nausea, vomito e diarrea; lamenta sonnolenza e
spossatezza ed è stato colpito anche da un esantema cutaneo (cioè bolle sulla pelle). In parte potrebbe
essere una reazione alla cura a base di plasma iniziata nei giorni scorsi, che ieri è stata modificata con
l'aggiunta di un altro farmaco. Si tratta del terzo medicinale sperimentale somministrato al 50enne, finora mai
usato per combattere la malattia che ha contratto in Sierra Leone: «Agisce sulla risposta immunitaria e ha un
meccanismo finalizzato alla riduzione delle infiammazioni», spiega Giuseppe Ippolito, direttore scientifico
dell'ospedale romano. La prognosi resta riservata, ma lo Spallanzani non è in allarme rosso. «Le motivazioni
del peggioramento - chiarisce Ippolito - sono spiegabili sia con la malattia, sia con i trattamenti. Il quadro di
attenzione sostanzialmente non cambia, soprattutto perché la funzionalità renale si mantiene buona, i valori
dei globuli bianchi e delle piastrine sono stazionari e non ci sono emorragie». C'è «una modesta alterazione
della funzionalità epatica», ma il medico ricoverato martedì scorso «è vigile e orientato». E anche se «tende
ad assopirsi, è facilmente risvegliabile». Inoltre «risponde a tono alle domande poste, riesce a deambulare
autonomamente nella stanza e respira spontaneamente con erogazione di ossigeno al bisogno». Questo il
contenuto del bollettino medico, ma ansia e preoccupazione non mancano a casa del volontario di
Emergency, dove la moglie e le due figlie si sono chiuse nel più stretto silenzio e preferiscono non
commentare quello che sta succedendo a Roma.
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Roma
30/11/2014
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Giornata mondiale contro l'Aids C'è ancora molto da fare
Colmare il divario: è la parola d'ordine lanciata dall'Organizzazione mondiale della sanità in occasione della
Giornata mondiale contro l'Aids, domani primo dicembre. L'Aids è una malattia ancora di là da essere
sconfitta e ha provocato finora oltre
39 milioni di morti: l'obiettivo è debellarla entro il 2030 con vaccini e terapie anti-retrovirali specifiche. Ogni
anno in Italia si registrano 4 mila nuovi casi di sieropositività, per un totale
di circa 150 mila persone infette da Hiv. Grazie all'adozione delle linee guida Oms, nel 2013 circa 13 milioni di
persone hanno potuto accedere alle cure. Ma c'è ancora molto da fare.
A partire dall'educazione sessuale dei più giovani, dall'informazione sulle modalità di contagio e soprattutto
dalla sensibilizzazione sull'uso del preservativo, ad oggi ancora l'unico strumento veramente in grado di
proteggere dalla trasmissione sessuale del virus HIV durante i rapporti.
4 mila I nuovi sieropositivi
ogni anno
in Italia
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Il numero
30/11/2014
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Pag. 49
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LA TERAPIA FAMILIARE E IL SUO RUOLO
Maurizio Andolfi*
Negli anni Settanta un' intera generazione di psichiatri si è ribellata alla logica del manicomio e di altre forme
di contenzione fisica e farmacologica.
La psicoterapia è nata e si è sviluppata sulle ceneri di lager per pazienti, vittime oltre che delle proprie
infermità, anche dell'ignoranza e dell'arroganza psichiatrica di fronte all'impotenza della cura.
Abbiamo speso cinquant'anni per ricucire il rapporto tra normalità e patologia e far emergere l'umano che è
dentro la malattia e dentro la testa degli esperti del disagio mentale e psicologico. Altrettanto tempo abbiamo
dedicato per dimostrare che la cura non va ricercata solo all'interno della persona, ma anche nella famiglia,
nell'ambiente dove si manifesta il disagio, nel tessuto sociale, nei luoghi di incontro, nella solidarietà umana.
Abbiamo sperimentato attraverso la psicoterapia che la voce di bambini e adolescenti
va ascoltata in famiglia, a scuola e nei luoghi
di cura. I disturbi psicologici o psicosomatici di un ragazzo sono segnali forti di un disagio familiare che va
ben oltre le sue difficoltà attuali; il suo corpo e i suoi comportamenti talora violenti o regressivi ci parlano di
crisi di coppia, di disgregazioni familiari o di lutti mai elaborati. Ascoltare la voce dei ragazzi in terapia insieme
alla famiglia permette trasformazioni a tanti livelli e una più rapida soluzione di sintomi e disagi infantili ,
permettendo di intervenire su realtà ben più rilevanti e spesso drammatiche.
Ma oggi la situazione sembra ancora più preoccupante, perché dominata dal business e dal potere di
condizionare anche le persone sane alla ricerca di soluzioni magiche per prevenire o eliminare tristezza,
infelicità, mancanza di desiderio sessuale, dolore per i propri lutti, invecchiamento, solitudine.
E tutto questo attraverso farmaci scientificamente testati e manuali d'uso come il DSM-V, che tentano di
estendere il modello medico fino ad includere virtualmente tutti i comportamenti umani in un delirio
classificatorio.
Al di là dell' efficacia di questi farmaci, ciò che è preoccupante è la filosofia di vita e il modello da «supereroi»
che sottende tutto ciò: l'uomo vincente a tutti i costi, senza debolezze o cedimenti.
Ma quali sono le implicazioni etiche di tutto questo?
Quali gli insegnamenti per i nostri figli?
* Neuropsichiatra Infantile, già Professore di Psicologia dello Sviluppo e delle Relazioni Familiari Università
La Sapienza, Roma
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La riflessione
30/11/2014
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Pag. 52
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Una nuova via per la fibrosi cistica
Ricercatori italiani, con una strategia diversa da quelle seguite finora, sono riusciti a facilitare la funzione della
proteina alterata nella malattia Il risultato Il test del sudore, specifico esame diagnostico, si è normalizzato La
causa La variante più comune della patologia è dovuta alla mutazione F508 del gene CFTR La
sperimentazione Lo studio pilota è stato condotto su dieci malati, ma un altro è già in corso
Franco Marchetti
Una ricerca italiana apre nuove prospettive per la forma più comune di fibrosi cistica: seguendo una strada
diversa da quelle fin qui percorse è stato infatti possibile ripristinare la funzione della proteina alterata il cui
difettoso funzionamento è responsabile della malattia.
È una storia che merita di essere raccontata dall'inizio, da quando, nel 2008, Luigi Maiuri, direttore di ricerca
dell'Istituto Europeo per la Ricerca in Fibrosi Cistica (IERFC) presso l'IRCCS Ospedale San Raffaele di
Milano, ha dimostrato che nelle cellule delle persone malate di fibrosi cistica non funziona l' autofagia. «È un
meccanismo di smaltimento dei rifiuti intracellulari e di riutilizzo del materiale smaltito che è fondamentale per
la sopravvivenza delle cellule e che è molto importante in tante patologie, come l'Alzheimer, il Parkinson, i
tumori - spiega Maiuri -. Questo meccanismo nella fibrosi cistica è bloccato, e come conseguenza si ha un
accumulo di detriti che crea una condizione di stress all'interno della cellula».
Si tratta di un difetto che si aggiunge all'errore genetico responsabile della malattia, quello del gene CFTR: a
causa di questo errore, nelle persone con fibrosi cistica non funziona una particolare proteina cellulare che ha
il compito di provvedere al passaggio del cloro e quindi dell'acqua nelle secrezioni, che di conseguenza
risultano particolarmente dense. Nella forma più comune (mutazione F508) la proteina non funziona a causa
di un difetto di piegamento ( misfolding ).
«Nella cellula abbiamo controlli di qualità che stabiliscono se la proteina può andare avanti o no - prosegue il
ricercatore -. La proteina con difetto di piegamento non supera il controllo, resta intrappolata in una sorta di
"labirinto" e viene degradata».
La ricerca si era finora indirizzata a cercare di aiutare la proteina difettosa ad attraversare il «labirinto» grazie
a molecole che la accompagnano lungo questo percorso accidentato fino alla membrana.
I ricercatori dell'IERFC hanno invece provato una strategia diversa. «È sufficiente ripristinare l'autofagia per
riportare la CFTR con mutazione F508 sulla membrana della cellula e migliorarne la stabilità nella sede di
funzione - afferma Maiuri -. In questo sta principalmente l'innovazione della nostra ricerca: non
accompagnare la proteina, ma raddrizzare le vie che la proteina utilizza per il suo viaggio all'interno della
cellula». Il risultato è stato ottenuto grazie a un farmaco, la cisteamina (già usata in un'altra malattia genetica
e di cui è nota la capacità di ripristinare l'autofagia), somministrata in combinazione con un costituente del tè
verde, l'Epigallocatechin gallato, normalmente usato come integratore.
Una prima conferma dell'efficacia di questo approccio nell'uomo viene da uno studio condotto in 10 pazienti in
cui si è ottenuto un risultato mai raggiunto prima: la normalizzazione, in una parte dei malati, del test del
sudore, l'esame diagnostico della fibrosi cistica. E il ripristino della funzione della proteina difettosa è stato
dimostrato anche a livello dell'apparato respiratorio, dove si è documentata una diminuzione
dell'infiammazione.
«È uno studio pilota open-label ( in cui sia lo sperimentatore che il volontario conoscono la composizione del
prodotto che si sta somministrando, ndr ) su un numero limitato di pazienti. Perciò, non ha la pretesa di
validare una nuova cura, ma dimostra che un percorso diverso da quelli finora in sperimentazione può essere
molto interessante da seguire - dice Valeria Raia, docente di Pediatria dell'Università Federico II di Napoli e
autore dello studio clinico -. Se i dati venissero confermati potremmo dire d'aver intrapreso una strada
importante per il trattamento della fibrosi cistica».
Un aspetto da non sottovalutare è inoltre quello di prevedere l'impiego di molecole già disponibili. «Perché
non c'è la necessità di ripetere tutti gli studi per la registrazione» spiega Gianni Mastella, Direttore scientifico
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Medicina
30/11/2014
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Pag. 52
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della Fondazione Ricerca Fibrosi Cistica. Che aggiunge: «Sono ricerche molto interessanti, anche se non
sappiamo ancora se si tratti di un'alternativa vincente rispetto alla via oggi più seguita, quella dei "correttori":
piccole molecole che riescono a liberare la proteina sbagliata dal reticolo endoplasmatico che la trattiene.
Alcuni correttori sono riusciti a recuperare in parte la proteina nell'uomo e a farla funzionare, soprattutto se vi
si aggiunge una sostanza, detta potenziatore ».
«Questa esperienza dimostra la peculiarità dell'Istituto Europeo per la Ricerca in Fibrosi Cistica, uno dei
pochissimi esempi al mondo di proprietà diretta dei pazienti di una fondazione che fa ricerca solo per loro»,
dice Giorgio Del Mare, presidente della Fondazione IERFC. Ed è già in corso un secondo studio clinico su un
maggior numero di pazienti che dovrebbe essere completato per la fine dell'anno.
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L'esperto risponde
Foto: alle domande sulle malattie rare all'indirizzo http://forum.
corriere.it/
malattie-rare
30/11/2014
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Pag. 55
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M . G. F.
S upporto psicologico per i piccoli pazienti e reparti pediatrici con sale attrezzate per il gioco; possibilità per le
partorienti di avere una persona di fiducia in sala travaglio e in sala parto; terapie intensive dotate di
accorgimenti per delimitare la visibilità dei pazienti ai soli familiari durante l'orario di visita; protocolli per il
trattamento del dolore nei pazienti oncologi e strumenti per la sua valutazione periodica nelle unità operative
di chirurgia e medicina. Sono alcuni dei progressi significativi rilevati dall'indagine di AgenasCittadinanzattiva, per l'umanizzazione delle cure.
Rispetto ai sei focus oggetto della ricerca - pediatria, ostetricia, ospedale senza dolore, rianimazione, pronto
soccorso e multiculturalità - i punteggi più elevati si registrano per l'attenzione alla condizione del bambino in
ospedale, della donna che deve partorire e nella lotta alla sofferenza. Sono sempre più una realtà, inoltre, le
«terapie intensive aperte», con l'estensione dell'orario di accesso ai visitatori e l'abolizione dell'obbligo di
indossare tutti o la maggior parte dei dispositivi di barriera (cuffia, camice, maschera, guanti), salvo casi
particolari.
È necessario invece, secondo l'indagine, promuovere in via prioritaria azioni per migliorare l'umanizzazione
delle cure per i pazienti immigrati e in segmenti «caldi» dell'assistenza sanitaria, come i servizi di Pronto
soccorso, dove spesso mancano, per esempio, servizi di accoglienza e display luminosi che informino in
tempo reale sul numero di malati in attesa per ogni grado di urgenza.
I servizi di Pronto soccorso - segnalano gli autori dell'indagine - troppo spesso non sono una «porta di
accesso» al servizio sanitario, ma diventano reparti dove i malati sostano per giorni, sulle barelle, nei corridoi,
in condizioni di grave disagio. Per le persone immigrate, poi, è ancora scarso il supporto di mediatori culturali
che aiutino a comunicare al dottore i sintomi e il proprio stato di salute e anche i moduli di consenso informato
o la lettera di dimissioni spesso non sono disponibili in altre lingue .
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I maggiori progressi nelle pediatrie e contro il dolore
30/11/2014
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Il pieno rispetto dei malati è un traguardo ancora lontano
Misurato da un'indagine il grado di «umanizzazione» dei centri di cura La valutazione Il voto complessivo per
le quattro aree sensibili, esaminate sulla base di 144 parametri, è poco superiore al 6 Sotto esame Nella
ricerca sono state considerate 287 strutture su tutto il territorio
Maria Giovanna Faiella
N on solo curare la malattia, ma prendersi cura del paziente, delle sue esigenze e fragilità. Per la prima volta
il grado di umanizzazione delle strutture di ricovero è stato «misurato» dall'Agenzia nazionale per i servizi
sanitari regionali, in collaborazione con l'Agenzia di valutazione civica di Cittadinanzattiva.
Alla ricerca hanno partecipato 287 strutture,giudicate da équipe di operatori sanitari, cittadini e associazioni
che, in base ai 144 indicatori, hanno monitorato 4 aree sensibili in tema di umanizzazione: rispetto e
attenzione alla specificità della persona; accessibilità fisica e comfort dei luoghi di cura; accesso alle
informazioni, semplificazione; qualità della relazione con il paziente.
Se la valutazione media nazionale è risultata al di sopra (ma di poco) della sufficienza, rimangono diversi
punti critici. Emerge, per esempio, la presenza un po' dappertutto di barriere sensoriali, che ostacolano
l'accesso a non vedenti e ipovedenti; scarse le modalità alternative di pagamento del ticket (per esempio in
farmacia); poco diffusa la possibilità di consultare online cartella clinica e referti; ancora molto da fare rispetto
alla «cura » della relazione con il paziente. «Misurare l'umanizzazione, che non significa solo educazione e
gentilezza, permette a ciascuna struttura di sapere cosa non va, per correggersi - dice Francesca Moccia,
direttore dell'Agenzia di valutazione civica di Cittadinanzattiva -. Spesso bastano piccoli accorgimenti, senza
costi aggiuntivi, per stare più vicini ai malati e rispettare le loro esigenze» .
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Gravi insufficienze Fonte: Indagine Agenas e Cittadinanzattiva CdS Alcune delle principali criticità segnalate
dall'indagine sul grado di umanizzazione di 287 strutture sanitarie. Il punteggio (da 1 a 10) è la valutazione su
specifici parametri Eliminazione delle barriere sensoriali Orario cena dei pazienti Condivisione online dati
clinici con medici di base Rispetto specificità linguistiche Corsi di formazione ai medici su comunicazione
clinica Possibilità per il paziente di ottenere un «secondo parere medico» gratuito Consultazione online
cartella clinica Consultazione online referti diagnostici 1,04 2,47 4,14 2,93 2,75 3,17 0,31 1,54
Foto: Per saperne di più L'indagine
sul grado di umanizzazione
delle cure
nelle strutture sanitarie www.
agenas. it
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Diritto
30/11/2014
Corriere della Sera - Roma
Pag. 2
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Medici e Regione: «Andiamo avanti con il Vaxigrip». E il Codacons attacca l'Aifa Le indagini Effettuate le
autopsie sui due pazienti morti Per i risultati servono quasi tre settimane
Rinaldo Frignani
Una corsa contro il tempo. Per cercare soggetti considerati a rischio - quasi tutti persone anziane e con
pregressi problemi di salute - e verificare che i vaccini Fluad della Novartis, appartenenti ai due lotti finora
bloccati dall'Agenzia nazionale per il farmaco e alle altre partite fermate dalla Regione Lazio, non abbiano
avuto gravi conseguenze anche su di loro. Facendo anche attenzione ad agire con discrezione per non
aumentare la psicosi che già attanaglia Roma e provincia, e anche tutto il Lazio, dopo le due morti sospette di
venerdì scorso sulle quali ora la procura indaga per omicidio colposo. In campo nelle indagini su quanto è
successo non ci sono solo i carabinieri del Nas, delegati dai magistrati per svolgere una serie di accertamenti
sulla diffusione del vaccino e sul suo utilizzo, ma anche il personale dell'Istituto superiore di sanità e del
ministero della Salute.
Le salme degli anziani deceduti al Gemelli - Carolina C., 92 anni, e Severino P., di 77 - dopo 10-15 giorni di
ricovero - sono state trasferite all'istituto di medicina legale della Sapienza dove sono state effettuate le
autopsie: entro due settimane, al massimo tre, le analisi di laboratorio diranno se le morti sono collegate alla
somministrazione delle dosi letali di vaccino o anche alle precedenti patologie delle vittime, per i medici
cardiache per la prima e gastrointestinali per il secondo.
Intanto però si sono susseguite segnalazioni di malori e malesseri sui quali sono in corso accertamenti. Allo
stesso tempo - dopo il blocco dei vaccini Fluad di qualsiasi tipo in tutto il Lazio - il Codacons ha annunciato di
voler presentare un esposto in procura contro l'Aifa per omissione di atti d'ufficio «in relazione a quanto
denunciato dalla Regione Lazio, secondo la quale l'Agenzia del farmaco non avrebbe fornito informazioni
all'amministrazione, dimostrando grossi limiti di comunicazione».
Per il presidente Carlo Rienzi «l'Aifa dovrà anche rispondere delle omissioni segnalate dalle regioni e, se
verrà accertato un nesso fra i decessi e il vaccino, anche di concorso in omicidio colposo. Inoltre - conclude ci sono tempi troppo lunghi per le analisi: 10-20 giorni sono eccessivi considerata la gravità della situazione».
Ma nel Lazio la campagna di vaccinazione anti-influenzale prosegue «in piena sicurezza e con l'apporto dei
medici di medicina generale», sottolineano proprio Regione e Fimmg che spiegano come «il vaccino utilizzato
è il Vaxigrip, assolutamente sicuro, indicato anche in gravidanza e in assoluto il più utilizzato nella campagna
vaccinale in corso. La scelta condivisa di sospendere in via precauzionale la somministrazione del Fluad continuano gli esperti - deriva dal fatto che il lotto interessato in uno degli eventi avversi, segnalato dalla rete
di farmacovigilanza, non rientrava nei due lotti indicati da Aifa».
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La vicenda
Decess i Anche a Roma si sospettano due morti per il vaccino al Policlinico Gemelli: una novantenne e un
settantenne Sospesa
La Regione ha detto stop alla somministra-zione del Fluad della Novartis
a prescindere dai due lotti
già bloccati dall'Agenzia
del farmaco
Foto: In questo ospedale sono morti i due pazienti vaccinati giorni prima dai medici di base
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Psicosi Fluad, screening sui vaccinati Inchiesta per l'allarme dato in
ritardo
01/12/2014
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Non lasciamoci vincere dalla paura
Mika
N essun'altra malattia come l'Aids, in tempi moderni, ha portato a discriminazioni nei confronti delle persone
infette e di quelle più a rischio. Ma la paura si sconfigge solo quando ci si confronta. a pagina 25
U na ricerca Doxa stima in oltre 35 milioni le persone che vivono attualmente con l'Hiv: di queste, ben 19
milioni non hanno idea del proprio stato di sieropositività. Solo nel 2013, un milione e mezzo di persone sono
morte per malattie legate all'Hiv, il 74% delle quali (secondo i dati di Unaids, il programma delle Nazioni Unite
per l'Aids) vivevano nell'Africa subsahariana, e fino ad ora il virus ha mietuto ben 39 milioni di vite in tutto il
mondo.
Messe nero su bianco, queste statistiche spiegano perché l'Aids, secondo l'Oms (l'Organizzazione mondiale
della sanità), è la sesta causa di morte nel mondo. Se si chiedesse a una persona qualunque la propria stima
probabilmente non avrebbe idea di cosa rispondere a proposito dell'Aids. Andrebbe diversamente se gli si
chiedesse dell'impatto delle malattie cardiovascolari.
Nessun'altra malattia mette in gioco un numero così alto di questioni sociopolitiche: intolleranza tradizionale e
religiosa, disuguaglianza economica e sociale, razzismo, omofobia, scarsa istruzione, pudore; tutto ciò
impedisce l'eradicazione di una patologia evitabile e l'accesso alle cure. Nessun'altra malattia in tempi
moderni ha portato a una tale discriminazione nei confronti delle persone infette e di quelle più a rischio.
Siamo diventati insensibili al numero di morti perché la maggior parte di loro è povera, nera o è lontana?
Come sottolineato da una indagine di Unaids, il «Gap Report», porre fine alla epidemia è possibile, tuttavia è
necessario guardare nei nostri Paesi, nelle nostre famiglie e affrontare ciò che temiamo di più.
La ricerca
Per prepararmi a scrivere questo articolo ho cercato di trovare alcuni giovani italiani disposti a raccontarmi la
loro vita nella sieropositività. Ho iniziato chiedendo aiuto a Julian Fleet, già direttore di Unaids e avvocato per
i diritti umani, poi alla Lila (Lega italiana per la lotta contro l'Aids) e infine al Cesvi, un'organizzazione
umanitaria italiana. Tutti assieme non siamo stati in grado di trovare una sola persona sotto i 45 anni disposta
a parlare pubblicamente. In Italia ci sono circa 140 mila persone che vivono con l'Hiv. Secondo la sopracitata
ricerca condotta da Doxa per Cesvi, ci sono segni di una crescente noncuranza tra i giovani italiani, tra i 16 e
i 35 anni, quando si tratta di proteggersi. Un sorprendente 48% di loro non pratica sesso protetto perché è
impegnato in un rapporto stabile con un solo partner. Questa giustificazione è discutibile, considerando che
solo il 29% dichiara di essersi mai sottoposto al test per l'Hiv.
Secondo Chiara Magni del Cesvi, i giovani italiani rispetto a quelli dello Zimbabwe o del Sudafrica, sono
meno consapevoli delle conseguenze del sesso non protetto e molto più pudici nell'uso del preservativo: «In
Italia c'è stigma, pregiudizio e paura e non se ne parla; non c'è un'educazione sessuale come nel Nord
Europa e i preservativi sono ancora percepiti come uno strumento di sesso trasgressivo». Aggiunge poi
Alessandra Cerioli, presidente della Lila: «Se una ragazza porta con sé un preservativo - il che sarebbe un
comportamento responsabile - è ridicolizzata e viene considerata promiscua». Al contrario, in America i
preservativi sono diventati quasi un simbolo di comportamento sessuale responsabile; ci si vanta
orgogliosamente di usarli e c'è sempre stata una campagna di formazione sulla protezione, cosa che sembra
inesistente in Italia.
La storia
Ho finalmente trovato qualcuno disposto a farsi intervistare grazie a un amico di Milano. Mi è stato presentato
Eduardo, un venticinquenne nato da una madre sieropositiva figlia di una spacciatrice di droghe pesanti. In
questo contesto la mamma iniziò a drogarsi a solo 13 anni. «Quando mio nonno ha scoperto tutto, denunciò
la nonna che fu messa in prigione. Mia mamma e suo fratello passarono cinque anni in un centro di
riabilitazione».
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La giornata dell'aids
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È stato là che la madre di Eduardo e suo padre s'innamorarono e a 24 anni lei rimase incinta. Durante la
gravidanza scoprì di essere sieropositiva. Quando Eduardo aveva 3 anni lei morì di complicazioni connesse
all'Aids. Il padre invece è sieronegativo. La positività all'Hiv di Eduardo gli è stata tenuta segreta per tutta la
sua fanciullezza e, come conseguenza della mancanza di un trattamento medico appropriato, a 6 anni è
diventato improvvisamente cieco: «È stato come spegnere la luce, mi ricordo ogni cosa come era prima e
penso ogni cosa a colori».
Fu all'età di 15 anni, cercando su Internet notizie sui farmaci che sapeva di dover prendere per la vista, che
capì di assumere dei retrovirali. Affrontò il padre che gli raccontò del passato. «Ne parlai con una mia
compagna di classe mentre ci stavamo scambiando una sigaretta, lei me la restituì e il giorno dopo si
confessò col docente di religione che era un prete. Gli disse che aveva condiviso una sigaretta con un
ragazzo sieropositivo e fece il mio nome. Lui le diede una penitenza e convocò una riunione del consiglio di
istituto in cui raccontò la mia storia. Il preside mi interrogò per sapere se avessi mai mentito o messo a rischio
la salute dei miei compagni. Risposi che avevo detto una bugia, che cercavo attenzioni perché cieco e chiesi
perdono».
Nei tre anni successivi Eduardo non parlò con nessuno della sua classe in quanto nessuno aveva più fiducia
in lui. Nel frattempo si rese conto di essere gay. «Ho dovuto essere discreto - racconta -, perché quando si
parla di me, si parla di cecità, omosessualità e sieropositività tutte allo stesso tempo: è un cocktail difficile!».
L'isolamento sociale di Eduardo è totalmente ingiustificabile; la vergogna che prova deve essere nostra e di
coloro i quali hanno ricoperto posizioni di autorità durante la sua adolescenza. Gli abusi di potere di certi
sacerdoti e di certe scuole sono impossibili da giustificare.
Conoscere per capire
Oggi sono seduto a parlare con Eduardo che si è laureato da poco in Psicologia. Gli chiedo perché dopo anni
di segretezza ha deciso di parlarmi. «Sono qui perché sono curioso, penso che se non si parla di qualcosa,
questa cosa non esiste. Nel 2014 c'è ancora gente che non immagina l'esistenza di casi come il mio. Se ne
parlo, rendo questi problemi reali permettendo alla gente di ampliare la propria conoscenza e tolleranza». Gli
domando se si presenta come un sieropositivo: «La prima cosa che la gente deve considerare è la cecità dice -, poi la mia omosessualità». Non posso fare a meno di rattristarmi per lui sebbene egli consideri il suo
non essere identificato come sieropositivo come un punto di forza, lui infatti non ha mai potuto scegliere. «Fai
parte di una comunità di sieropositivi?» gli domando e risponde di no. «La giornata mondiale dell'Aids è
importante per te?», mi dice di no. «Sai che cosa è?». «No - dice - non ci sono mai stato».
Dopo l'intervista, Eduardo mi ha chiamato più volte perché lo rassicurassi. Il suo timore principale era che
avrebbe potuto perdere il suo lavoro in una fondazione che si occupa di charity .
«Essere apertamente sieropositivi in Italia non è semplice perché sei ancora considerato una persona che si
è comportata in modo disdicevole» sottolinea Cerioli, che continua, «dopo aver scoperto il loro stato, le
persone spesso si autodiscriminano; alla Lila cerchiamo persone che si facciano avanti e che parlino, perché
vogliamo combattere la discriminazione sul lavoro. Abbiamo avuto due casi di uomini licenziati da una
compagnia di bandiera europea per essersi dichiarati sieropositivi: eravamo pronti a citare in giudizio la
società e avremmo vinto se i due non si fossero defilati».
No all'isolamento
«Sono contento che abbiamo parlato - dico a Eduardo che è seduto sul divano di casa mia a Milano -, la tua
storia è umana, difficile e complicata, ma le persone che non sono nelle tue condizioni, capiranno». È uno tra
i pochi giovani a raccontarsi pubblicamente in Italia; lui se ne rende conto: «Ma non posso negare che provo
rimorso e paura». La paura si sconfigge solo quando ci si confronta. In questa giornata mondiale contro l'Aids
la storia di questo ragazzo è una straordinaria testimonianza della discriminazione e dell'isolamento. La sua
vita è stata così piena di sfide, tante quante io non ne incontrerò mai nel corso della mia. C'è fiducia nel suo
futuro che però è pieno di scadenze e condizioni. Il suo Paese, la sua Chiesa, il suo posto di lavoro, i suoi
amici dovrebbero essere niente altro che fonti di sostegno e di forza.
01/12/2014
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Come possiamo seriamente aiutare a risolvere la devastante epidemia nell'Africa subsahariana che sta
annientando giovani donne, bambini e uomini se non riusciamo neppure a tollerare lo stesso problema che
abbiamo davanti alla porta di casa nostra?
(traduzione di Paolo Klun)
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I dati Fonte: Unaids d'Arco 35 milioni 120-140 mila Le persone nel mondo che convivono con il virus dell'Hiv
in Italia Per macroaree (in milioni) Medio Oriente e Nord Africa Africa America Latina subsahariana Asia e
Pacifico 24,7 4,8 1,6 0,25 0,23 2,3 1,1 Europa centrale e occidentale, Nord America Europa orientale e Asia
centrale Caraibi L'evoluzione negli anni (in milioni) 2001 '02 '03 '04 '05 '06 '07 '08 '09 '10 '11 '12 '13 Nuove
infezioni Morti per malattie legate all'Hiv 3,4 2 2,1 2,3 2,4 2,4 2,3 2,2 2,1 2,0 1,9 1,8 1,7 1,5 3,3 3,1 3 2,9 2,8
2,7 2,6 2,5 2,5 2,4 2,2 2,1 19,1 miliardi di dollari I fondi stanziati nel 2013 per combattere la diffusione dell'Hiv
L'autore Michael Holbrook Penniman Jr. (conosciuto con il nome d'arte Mika) è un cantautore libanese
naturalizzato britannico
È nato a Beirut 31 anni fa da madre libanese (maronita)
e padre statunitense Mika è diventato famoso con il singolo «Grace Kelly» e l'album «Life in Cartoon Motion»,
con cui nel 2007 ha vinto quattro World Music Awards
La data La Giornata mondiale contro l'Aids si celebra ogni anno il 1° dicembre L'idea è nata nel 1988 durante
il Summit mondiale dei ministri della Sanità (sopra , il nastro rosso simbolo della lotta all'Aids)
Foto: Simbolo Una veglia di preghiera a sostegno dei malati di Aids organizzata in occasione del World Aids
Day 2014 davanti al centro di riabilitazione «Maiti Nepal» di Kathmandu, in Nepal (Epa) Leggi la versione
integrale dell'articolo scritto da Mika per il Corriere della Sera su www.corriere.it
01/12/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 6
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Anfetamine e farmaci proibiti «Aids, aumentano i contagi con la moda
delle feste Mtv»
Nadia Galliano
Lo hanno detto i pazienti: «Ho partecipato a un Mtv party». Oppure: «Ho sentito parlare di feste Mtv ». I
medici hanno chiesto spiegazioni. Mtv : la televisione musicale non c'entra. È una moda. Sempre più diffusa,
soprattutto in ambienti omosessuali. Una moda pericolosa. La spiegazione deriva dalle tre lettere. M sta per
metanfetamine. V per viagra. La T indica invece una medicina meno conosciuta: Truvada. È utilizzata non
solo nella cura dell'Aids, ma anche nella prevenzione: il Truvada viene prescritto nella terapia cronica, ma
anche come farmaco «pre-esposizione» al virus Hiv, in caso di situazioni a rischio (ad esempio, un marito Hiv
negativo che voglia concepire un figlio con la moglie positiva). Ed ecco il cocktail: la droga che disinibisce, il
viagra col suo rimando sessuale, ed infine il Truvada. Che dà l'illusione di proteggere dal contagio dell'Hiv.
Il fenomeno per ora sembra di nicchia, ma comincia a destare preoccupazione tra gli specialisti: «Va di pari
passo con l'aumento della diffusione delle droghe sintetiche - spiega Silvia Nozza, medico infettivologo
dell'ospedale San Raffaele - Mode di questo tipo coinvolgono pazienti sempre più giovani». Una malattia,
l'Aids, che sembra non fare più paura. Ma è invece un'epidemia clandestina e silenziosa che continua a
diffondersi: a Milano, tre nuovi infetti al giorno; quattromila nuovi casi all'anno in Italia. Oggi, primo dicembre,
è la giornata mondiale per la lotta all'Aids. «La sensazione è che il pericolo di trasmissione sia percepito in
modo distorto», evidenzia Stefano Rusconi, infettivologo dell'ospedale Sacco. Gli Mtv parties ne sono un
esempio. Rischiano di aumentare la diffusione del virus. E aprono anche uno scenario preoccupante sulla
circolazione del Truvada.
Per quel farmaco è infatti necessaria una prescrizione specialistica e ospedaliera, seguita da un monitoraggio
clinico del paziente. «Serve tempo e costanza perché il farmaco possa agire - aggiunge il dottor Rusconi L'utilizzo discontinuo della terapia non garantisce una protezione al 100 per cento». Studi scientifici
dimostrano infatti una maggior efficacia di protezione per una somministrazione continuativa rispetto a una
singola dose. «Né sappiamo quali siano le interazioni con le sostanze stupefacenti, la loro possibile tossicità.
Senza dimenticare che il Truvada non protegge dalla trasmissione di altre malattie sessualmente trasmissibili,
come epatite e sifilide».
Una confezione di Truvada costa 700 euro e, secondo le regole, il farmaco non dovrebbe circolare al di fuori
degli stretti canali medici. Non si sa ancora, quindi, se intorno alle pastiglie stia crescendo una sorta di
mercato nero, o se vengano invece fornite da una persona Hiv positiva (sotto terapia) che partecipa alle
feste.
Certo è che se un paziente rivende o regala qualche pastiglia agli amici, privandosi della dose giornaliera,
rischia di nuocere anche a se stesso: «Il virus dell'Hiv - avverte Rusconi - può infatti diventare facilmente
resistente ai farmaci se la terapia non viene seguita correttamente».
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I party Le cure Nei party Mtv, «M» sta per metanfetamine e la «V» per viagra. La «T» indica un farmaco:
il Truvada
Il Truvada è utilizzato nella cura dell'Aids ed è prescritto nella terapia cronica. Una confezione costa 700
euro
Foto: Stefano Rusconi (Sacco) e Silvia Nozza (San Raffaele)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Salute
01/12/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Indagano sei procure. In campo anche l'Agenzia europea L'ultimo decesso È una donna di 83 anni morta a
Spoleto il giorno dopo aver fatto la profilassi
Margherita De Bac
ROMA Aveva 83 anni, soffriva di insufficienza respiratoria, per curarsi prendeva molti farmaci. È morta
mercoledì scorso a Spoleto a 24 ore dall'iniezione col vaccino Fluad, sospeso giovedì scorso dal ministero
della Salute che ha bloccato due lotti distribuiti alle Asl.
Si tratta del tredicesimo dei casi segnalati al sito della farmacovigilanza di Aifa, l'Agenzia nazionale del
farmaco, come addebitabili al prodotto di Novartis. Eppure la scomparsa della signora ha poca probabilità di
essere legata al vaccino e sembra piuttosto dovuta alla sua fragilità. La profilassi l'avrebbe infatti protetta
dall'influenza che per queste persone è pericolosissima. «Gli altri casi di decessi a noi pervenuti rispecchiano
le stesse caratteristiche: più di 80 anni, donne, malate croniche. Dunque ci orientiamo con sempre maggior
decisione a ritenere che la vaccinazione non abbia responsabilità», ipotizza Luca Pani, capo di Aifa. Si
aspetta inoltre in settimana la valutazione dell'Agenzia europea del farmaco (Ema).
Dunque non sono per ora in programma nuovi ritiri, tanto più che le segnalazioni riguardano lotti diversi da
quelli inizialmente sospesi. Un altro elemento avvalora l'ipotesi che l'allarme possa rientrare. Le prime analisi
dell'Istituto superiore di Sanità (Iss)sui campioni di fiale sospettate non hanno mostrato nulla di anomalo per
quanto riguarda la tossicità (domani arriveranno le risposte definitive, come conferma Walter Ricciardi,
commissario dell'Iss). I dati finali, quelli sulla sterilità, cioè l'eventuale presenza nel liquido di germi, saranno
invece disponibili tra quindici giorni.
Ci si avvia verso il ridimensionamento di un allarme che ha provocato danni notevoli sul piano della
prevenzione e che forse andava gestito meglio. Ben sei Procure hanno aperto un'inchiesta. A Siena, Prato,
Chieti e Roma si è aggiunta Parma (per la morte di un ultranovantenne) con l'ipotesi di omicidio colposo
contro ignoti.
La gente ha paura, non si fida, la richiesta del farmaco di Novartis è rallentata. «Di influenza si muore avverte il geriatra Roberto Bernabei -. Il virus innesca una cascata di eventi che scassano organismi già
indeboliti da altre patologie. Gli anziani non devono commettere questo errore».
D'accordo l'immunologo Fernando Aiuti: «Questo non significa però che i medici abbassino la guardia nel
segnalare. Ci possono essere problemi tardivi, 7-15 giorni dopo l'iniezione, anche se rarissimi causati da
reazioni immunitarie».
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Il vaccino antinfluenza Le due colture per ottenerlo Corriere della Sera IN UOVA DI GALLINA IN CELLULE
ANIMALI Il virus dell'influenza viene iniettato - insieme con uno innocuo - in un uovo fecondato I due ceppi
(quello virale e quello innocuo) infettano l'embrione e danno origine al virus Altre uova si infettano con il
nuovo virus per ottenere una dose di vaccino Il virus viene reso inattivo per evitare che contagi le persone
vaccinate Il virus influenzale viene inserito nelle cellule di un mammifero A questo punto più si moltiplicano le
cellule, più si moltiplica il virus Il virus viene estratto dalle cellule e reso inattivo Dal virus si estraggono le
proteine per fare il vaccino
Il farmaco
Il Fluad
è un vaccino antinfluenzale prodotto
dalla Novartis in commercio in Italia
dal 1997 Il farmaco,
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Vaccini, 13 i casi sospetti Due settimane per i test
01/12/2014
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a differenza degli altri, contiene un adiuvante, ovvero una sostanza di origine naturale, il colesterolo, in grado
di potenziarne l'efficacia 7 Le regioni
in cui si sono verificati
i decessi sospetti legati al vaccino
01/12/2014
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È ancora raccomandata l'iniezione antinfluenzale?
Mario Pappagallo
La stagione dell'influenza è alle porte. Meglio vaccinarsi o è più saggio evitare?
La vaccinazione è sicura. È la stessa da anni e non c'è nessun pericolo. Non è obbligatoria ma è
raccomandata soprattutto per gli over 65 e per chi soffre di malattie croniche gravi per le quali l'influenza
potrebbe complicare lo stato di salute anche in modo letale. Chi si è già vaccinato, anche se con un prodotto
sospettato, non corre alcun rischio. Chi non si è ancora vaccinato può farlo tranquillamente.
Chi non dovrebbe fare il vaccino?
Lattanti al di sotto dei sei mesi, chi ha avuto una reazione allergica grave (anafilassi) dopo la
somministrazione di una dose di vaccino, chi soffre della sindrome di Guillain-Barrè.
Come si evita l'influenza, vaccino a parte?
I virus influenzali si diffondono prevalentemente per via aerea, attraverso le goccioline di saliva espulse con la
tosse, gli starnuti o mentre si parla, ma anche attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni
respiratorie delle persone infette. È meglio dunque evitare i luoghi chiusi e affollati e bisogna lavarsi
spessissimo le mani.
Quali sono le possibili complicazioni che possono rendere pericolosa un'influenza?
Sinusiti, otiti (soprattutto nei bambini), polmoniti, il peggioramento di malattie preesistenti (per esempio
malattie croniche dell'apparato cardiovascolare, diabete, asma), la disidratazione nei bambini e negli anziani.
Durante la malattia occorre bere molta acqua e mangiare frutta di stagione.
Quante persone si ammalano ogni anno di influenza? Quali sono i soggetti più a rischio?
In Italia si stima che ogni anno ci siano in media dai 5 agli 8 milioni di casi ascrivibili a sindromi similinfluenzali. I più esposti sono le persone con età superiore a 65 anni, i bambini con età inferiore a 2 anni (ma
superiore ai sei mesi), le donne in gravidanza, le persone con malattie cronico-recidivanti e chi vive in
comunità (ospedali, caserme, scuole, case di cura, carceri).
Si devono assumere antibiotici per curare l'influenza?
Assolutamente no. L'influenza è causata da un virus e dunque gli antibiotici non li contrastano, anzi, a volte
possono favorirli. Vanno perciò presi solo se vi sono complicazioni di tipo batterico, ma è sempre il medico
curante che deve decidere.
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DOMANDE E RISPOSTE
01/12/2014
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Ottantamila scatole di farmaci donate ai bimbi bisognosi
Sono state raccolte 83.000 confezioni di farmaci da banco, alimenti per l'infanzia e altri prodotti pediatrici. Tre
volte di più della prima edizione. È stata un successo quest'anno l'iniziativa «In farmacia per i bambini»,
organizzata in occasione della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia (20 novembre) dalla Fondazione
Francesca Rava-Nph Italia Onlus. Mille volontari in 810 farmacie hanno raccolto prodotti per 182 case
famiglia ed enti che aiutano i bambini in Italia e per l'ospedale pediatrico Nph St Damien ad Haiti.
«Siamo entusiasti dei risultati della raccolta e dei riscontri che abbiamo ricevuto dai volontari e farmacisti di
tutta Italia - ha dichiarato Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava -. È la
testimonianza del grande cuore degli italiani nonostante la difficile situazione economica. I prodotti sono stati
già consegnati a gran parte degli enti beneficiari e stanno quindi già aiutando tantissimi bambini. Un container
sta partendo per Haiti dove l'emergenza sanitaria per milioni di bambini è quotidiana».
Nelle farmacie aderenti i volontari hanno anche distribuito 100.000 copie della Carta dei diritti dell'infanzia.
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La Fondazione Rava
01/12/2014
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«Vaccino, nel Lazio rischio minimo»
I medici rassicurano: somministrate in tutto meno di 30 mila dosi di Fluad, il farmaco sotto accusa Zingaretti
«Apriamo la prima Casa della Salute»
Monica Ricci Sargentini
Manca solo un giorno alla data in cui il ministero della sanità annuncerà i primi risultati delle analisi condotte
sulle decine di campioni di vaccini antinfluenzali. Quello che è certo è che finora i primi test sono stati tutti
negativi. Lo ha detto ieri il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Per i risultati finali, però, ci vorranno altri 15
giorni e poi il blocco di utilizzo del vaccino potrebbe essere tolto.
Notizie positive che non bastano a calmare l'opinione pubblica. Nelle ultime 72 ore il numero verde 1500 del
ministero della Sanità è stato letteralmente preso d'assalto da cittadini in preda al panico. Nel Lazio, per ora,
si è registrato solo un morto ma ieri il numero dei decessi, avvenuto in concomitanza temporale con la
somministrazione del vaccino antinfluenzale Fluad, è salito a 13 a livello nazionale.
I rischi nella regione laziale sono ridotti al minimo perché sono state pochissime, meno di trentamila, le dosi di
Fluad effettivamente somministrate. A fare i conti è il leader regionale della Fimmg (Federazione Italiana
Medici di Medicina Generale) Pier Luigi Bartoletti: «Nel Lazio - ha spiegato - le dosi opzionate sono state 271
mila ma quelle effettivamente prese dai medici sono state neanche 60 mila. Quelle iniettate dovrebbero
dunque essere meno di trentamila, concentrate soprattutto nella Asl Rm A (centro storico, ma anche Tufello,
Montesacro e Bufalotta ndr ), che è un territorio molto popoloso. A Viterbo e Rieti si parla di numeri molto più
bassi».
Ed è già un rincorrersi di accuse sulle responsabilità. Ieri la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha puntato
l'indice contro le Regioni per i ritardi nella segnalazione dei casi: troppi 13 giorni riscontrati dal direttore
dell'Aifa, Luca Pani. Ma il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, smentisce
qualsiasi ritardo e accusa Lorenzin di giocare allo«scaricabarile». Il Lazio, sabato scorso, aveva parlato di
«grossi limiti di comunicazione istituzionale da parte dell'Agenzia italiana del farmaco nei confronti delle
Regioni». L'Aifa ha risposto ieri smentendo qualsiasi ritardo.
Intanto oggi aprirà la prima Casa della Salute presso l'ospedale oftalmico di Piazzale degli eroi. « Nel Lazio
la sanità non chiude più» ha scritto esultante su Twitter Nicola Zingaretti. Nella struttura ci saranno ambulatori
per prelievi, diagnostica di base e reparti infermieristici dove i medici di base prenderanno in carico i pazienti
cronici come diabetici, cardiologici o con problemi respiratori .
@msargentini
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15 i giorni
di attesa per i risultati finali delle analisi condotte sui campioni
di vaccini antinfluenzali bloccati dall'Aifa. Oggi il ministero della Sanità renderà noti i primi risultati
13 le morti
sospette
sul territorio nazionale. Una sola nel Lazio. L'ultimo caso segnalato, ieri, è in Umbria. Le altre regioni sono
Sicilia, Molise, Puglia, Toscana, Emilia Romagna e Lombardia 271 mila
le dosi del vaccino Fluad opzionate nel Lazio ma quelle prese dai medici sono solo 60 mila di cui 30 mila
iniettate soprattutto a Roma centro, Tufello, Montesacro
e Bufalotta
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Sanità
01/12/2014
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Pag. 3
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Virus Ebola, ore di attesa allo Spallanzani Stabili le condizioni del
«paziente zero»
Mo. Ri. Sar.
Non migliora né peggiora il medico di Emergency ricoverato dal 25 novembre allo Spallanzani di Roma dopo
aver contratto il virus Ebola in Sierra Leone. Ieri il bollettino medico parlava di «condizioni generali
sostanzialmente stazionarie». Una buona notizia, in casi come questo, anche se «persistono i disturbi
gastrointestinali, la febbre elevata, la profonda spossatezza e l'esantema cutaneo diffuso». Il paziente zero è
comunque autosufficiente: interagisce con i medici, respira autonomamente e si muove autonomamente nella
stanza.
Certo ancora è troppo poco perché la famiglia, che aspetta a Catania chiusa nel più stretto riserbo, possa
tirare un sospiro di sollievo. I valori dei globuli bianchi e delle piastrine, però, sono in miglioramento. Normale
è anche la funzione renale mentre sono in incremento i valori delle transaminasi. Ma la prognosi rimane
riservata. E non potrebbe essere altrimenti.
Alla domanda se oggi è una buona giornata il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito ha
risposto solo: «È presto per dirlo, è una giornata in cui possiamo fare un nuovo trattamento con il plasma».
Il medico di Emergency ha ben tollerato il terzo trattamento sperimentale, cioè il farmaco che agisce sulla
risposta immunitaria. E ieri pomeriggio gli è stato nuovamente somministrato un trattamento con plasma di
convalescente. Si tratta della seconda infusione dopo quella effettuata con il plasma arrivato dalla Spagna. Il
plasma è arrivato dalla Germania grazie ad una catena di supporto e di solidarietà istituzionale (Ministero
della Salute italiano e tedesco, Ospedale Universitario di Francoforte, Centro Nazionale Sangue), scientifica
(coordinamento internazionale per la gestione dell'Ebola dell'Organizzazione Mondiale della Sanità), e delle
società di trasporto.
Intanto l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha reso noto ieri che è salito a 16mila il numero degli
infettati dal virus, mentre le vittime sono poco meno di settemila, mille in più di due giorni fa.
@msargentini
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Il caso
29/11/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Guai ad alimentare sospetti sulle vaccinazioni
Gilberto Corbellini
Due vicende tra loro diverse rischiano di rinfocolare un magma, paludoso e ideologicamente inquinato, di
sospetti nei riguardi delle vaccinazioni. Cioè della misura sanitaria che, con la potabilizzazione dell'acqua,
nell'ultimo secolo e mezzo circa ha salvato il maggior numero di vite. Soprattutto bambini. Il decesso di vari
anziani e il sospetto che possano essere morti a causa della somministrazione di un tipo di vaccino
antinfluenzale, rischiano di allontanare da questa efficace misura di prevenzione le persone più a rischio. Aifa
ha immediatamente e cautelativamente vietato l'uso dei vaccini contenuti nei lotti dai quali provenivano quelli
somministrati alle persone decedute, e ne sta controllando la qualità.
Continua da pagina 1
In attesa che le indagini accertino definitivamente la sicurezza dei vaccini e le cause dei decessi, è opportuno
ricordare che i vaccini prodotti oggigiorno sono i più sicuri e controllati di sempre. Le innovazioni tecnologiche
acquisite a livello industriale consentono di purificare e controllare la sicurezza del prodotto nelle diverse fasi
di preparazione, e prima di essere messo in commercio.
È possibile che i decessi siano stati dovuti alla vaccinazione, ma è più probabile che i vaccini non c'entrino
nulla. Mentre i soliti politici guastatori provano a buttare benzina sul fuoco di timori irrazionali, va dato atto ad
Aifa di governare questa come altre vicende con un'efficienza degna della mitica Fda (Food and Drug
Administration).
È un peccato che il ministero e il Governo non sfruttino, per recuperare prestigio e affidabilità al Paese, i
riconoscimenti anche internazionali che il lavoro fatto in questi anni da Aifa sta raccogliendo.
Andrebbe ricordato che ogni anno l'influenza uccide migliaia di persone, il 90% delle quali sono anziani, e che
la vaccinazione antinfluenzale protegge nella misura di circa l'80%, evitando quindi migliaia di morti e gli
ingenti costi dovuti ai ricoveri ospedalieri.
Nel frattempo, a Milano, un giudice di un tribunale del lavoro ha irresponsabilmente accolto la ridicola, oltre
che falsa, tesi che un vaccino trivalente, cioè contro morbillo, parotite e rosolia, potrebbe causare l'autismo.
Bisogna non sapere cosa è l'autismo, cioè quali sono le disfunzioni neurologiche che lo causano e ignorare
almeno quindici anni di ricerche per controllare e alla fine confutare questa tesi, se si arriva a pronunciare una
sentenza così ingiusta. Episodi del genere gettano ombre sull'affidabilità e validità delle procedure utilizzate
in Italia dai giudici per accertare i fatti e scegliere tra prove fondate e tesi del tutto immaginarie. Se questo è
diritto!
Le risposte sociali alle vaccinazioni e la percezione dei rischi associati a questo intervento medico-sanitario
sono una drammatica testimonianza di come la nostra psicologia ci induca facilmente a ragionare in modo
fallace.
I vaccini normalmente si somministrano a persone che stanno bene, allo scopo di evitare che contraggano
qualche agente infettivo e si ammalino gravemente. Fino a circa mezzo secolo fa era diffusamente percepita
la minaccia delle malattie contagiose. Il vaiolo per millenni, poi il morbillo, la pertosse, la difterite, l'influenza e
con l'età industriale anche la poliomielite facevano strage di bambini. L'influenza preferiva portarsi via, oltre ai
bambini, soprattutto gli anziani.
Anche i cittadini erano positivamente disposti verso le vaccinazioni, che peraltro causavano più
frequentemente di ora effetti collaterali anche molto gravi in quanto i vaccini erano meno purificati e
controllati.
Fino a quando le malattie erano una minaccia percepita i governi non si facevano scrupolo a rendere
obbligatoria e al limite coattiva la vaccinazione - è vero che i genitori esercitano la patria potestà sui bambini,
ma se essi sono stupidi il governo ha un obbligo morale di evitare che dei pregiudizi ideologici mettano a
rischio la sopravvivenza di persone che non sono in grado di decidere autonomamente.
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LA CRONACA E LA SCIENZA
29/11/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
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Oggi che è diffusa l'impressione - alquanto imprudente - che le malattie infettive nel mondo occidentale siano
sotto controllo, le vaccinazioni sono percepite solo come un rischio. E siccome si tratta appunto di
somministrazioni che sono effettuate quando le persone stanno bene, richiede intelligenza e senso critico
capire che si tratta comunque di un presidio per evitare che si torni a un tragico passato.
Inoltre, se dopo qualche tempo da una vaccinazione si manifestano malattie o morte, è intuitivo ovvero
automatico, benché logicamente sbagliato, sospettare subito il fatto meno normale da poco accaduto, cioè un
vaccino, che tra l'altro è già normalmente oggetto di diffusi timori sociali. Accusare i vaccini è la spiegazione
più scontata e facile se si ragiona intuitivamente. E anche innocua. Perché credere qualcosa che "non è
vero", non ha alcuna conseguenza immediata. E se si accertasse che i quattro decessi non avevano nulla a
che fare con i vaccini, la notizia non sarà di certo data con lo stesso risalto con cui invece sono stati fatti
circolare quelli che sono solo sospetti.
Eppure sarebbe socialmente e moralmente più utile che i media e chi ha responsabilità politiche e di governo
evitassero di assecondare le paranoie di chi ogni giorno e su ogni questione invoca aggressivamente che si
seghino i rami della modernità, su cui per ora siamo ancora provvisoriamente seduti.
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c La Parola Chiave
Vaccino
Il vaccino è un preparato contenente materiale costituito da proteine complesse a Dna eterologhe (ovvero
estranee, provenienti da microrganismi o parti di essi), opportunamente trattato per non perdere le proprietà
antigeniche e finalizzato a essere utilizzato nel conferimento di immunità attiva al soggetto cui viene
somministrato. L'immunità deriva dalla stimolazione, nel soggetto ricevente, alla produzione di anticorpi
neutralizzanti il microrganismo stesso. La maggior parte dei vaccini funziona inducendo una risposta umorale,
cioè una risposta immunitaria mediata dalla secrezione di anticorpi prodotti nelle cellule dei linfociti di tipo B
(cellule B) differenziatisi in plasmacellule. Gli anticorpi prodotti si legano alla superficie di antigeni come virus,
batteri e sostanze non-self.
Foto:
ANSA
Nessun allarme. I vaccini in commercio sono i più testati di sempre (nella foto un ricercatore Novartis)
29/11/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 21
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Nuove morti sospette, possibili altre sospensioni
Mar.B.
PER IL VERTICE DELL'AGENZIA
Non c'è finora la certezza
di una correlazione tra la somministrazione dei vaccini e
i decessi che «potrebbero essere dovuti a malattie concomitanti»
Espolde la psicosi sui vaccini anti-influenzali mentre si moltiplicano le morti sospette. Decessi saliti a undici sei ieri dopo i cinque di giovedì -e non tutti legati ai due lotti di vaccino Fluad, prontamente bloccati dall'Aifa,
l'Agenzia del farmaco. Che a questo punto non esclude la sopensione di altri lotti. «L'Agenzia sta acquisendo
- avverte una nota diffusa ieri in serata - tutti gli elementi necessari per verificare caso per caso le
segnalazioni pervenute». «Al momento - continua l'Aifa - non è possibile affermare che vi sia una relazione
diretta fra la somministrazione del vaccino e le morti riportate, in quanto sono necessarie informazioni più
complete e deve essere condotta un'analisi accurata dei casi». Tanto che l'Agenzia riconduce almeno «in
parte» l'aumento delle segnalazioni «all'impatto mediatico di tali notizie sullapopolazione» e sugli operatori
sanitari.
Degli undici casi sospetti- su 4 milioni di dosi autorizzate alla commercializzazione - quelli di ieri arrivano dal
l'Asl di Como e da Parma dove c'é stato il decesso di un ultranovantenne con diverse patologie. E da Roma
dove si sono aggiunte le morti di due anziani che si erano appena vaccinati
Come detto finora non c'é certezza di una correlazione fra la somministrazione dei vaccini e le morti. Non
sono stati infatti rilevati difetti di produzione e i decessi causati in gran parte a eventi cardiovascolari
«potrebbero essere dovuti a malattie concomitanti», spiega il direttore dell'Agenzia, Luca Pani . La Novartis
(casa farmaceutica che produce il Fluad) fa sapere che non c'è stata alcuna contaminazione nei due lotti di
vaccino sospesi dall'Aifa e ricorda come «i lotti di prodotto impattati, per un totale di circa 500.000 dosi» siano
stati distribuiti soltanto in Italia dopo aver superato tutti i controlli di sicurezza e qualità, inclusi quelli previsti
dalle autorità regolatorie. «Siamo un settore sottoposto a controlli rigidissimi, e anche i vaccini lo sono. Non è
la prima volta che vengono ritirati in via cautelativa. Ma non dobbiamo gettare le persone nel panico e, anzi,
dico: vaccinatevi. L'ho fatto anche io», ha chiarito il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi.
Intanto però la Regione Lazio ha dato disposizione a tutte le Asl di sospendere, in via precauzionale, e in
attesa di comunicazioni ufficiali dell'Aifa, la distribuzione e la somministrazione del vaccino Fluad in giacenza
a prescindere dai lotti segnalati. «Se ci fosse una campagna per fermare le vaccinazioni, non esiteremmo a
definirla irresponsabile», ha spiegato ieri Walter Ricciardi, commissario straordinario dell'Istituto superiore di
Sanità che invita alla cautela e a non lasciarsi prendere dal panico: «Martedì arriveranno i risultati
tossicologici, e entro trenta giorni quelli definitivi all'Aifa». Agenzia del farmaco che, nel ribadire la natura
esclusivamente cautelativa del ritiro deidue lotti del vaccino antinfluenzale Fluad, condivide la posizione
espressa ieri dalla direzione generale della salute della Regione Lombardia, che - dopo avere avuto notizia
dall'Asl di Como del decesso di un paziente - ha raccomandato comunque la prosecuzione della campagna
vaccinale antinfluenzale.
Tre procure comunque si stanno interessando alla vicenda. Due uffici giudiziari, quelli di Prato e Siracusa, si
occupano dei decessi avvenuti nelle loro province , mentre il terzo, quello di Siena, ha aperto un fascicolo
sulla produzione dei lotti sospetti, negli stabilimenti senesi della Novartis. Il ministero della Salute ha deciso
infine di attivare il numero verde 1500 per fornire ai cittadini risposte e informazioni sui vaccini antinfluenzali.
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Le indagini. Continuano le segnalazioni, «ma attenti alle fobie»
30/11/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 22
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Vaccini, salgono le morti sospette Lorenzin: primi test negativi
Silvia Sperandio
Salgono a 12 i decessi di persone anziane sui quali l'Aifa (l'Agenzia italiana del farmaco) indaga per capire se
ci sono relazioni con la vaccinazione antinfluenzale. Si tratterebbe di persone che già presentavano patologie
e un quadro clinico complesso.
"Oggi è stato registrato un nuovo decesso avvenuto il 24 novembre - ha spiegato il direttore dell'Aifa Luca
Pani - e venerdì è pervenuta una mail su un decesso che deve essere ancora confermato».
«In otto casi si tratta di persone di ultraottantenni, 7 donne e 5 uomini. Sempre in 8 casi su 12 il decesso è
avvenuto nelle prime 24 ore e ancora in 8 casi il decesso è avvenuto per cause cardiovascolari», ha aggiunto
Pani. Le segnalazioni delle morti sospette riguardano in tutto sei Regioni: Sicilia (2), Molise (1), Puglia (2),
Toscana (2), Emilia Romagna (2), Lombardia (2) Lazio (1).
Nel mirino, in particolare, la vaccinazione antinfluenzale con il Fluad di Novartis Vaccines: nella maggior parte
dei casi inseriti nella Rete nazionale di Farmacovigilanza - dichiara l'Aifa in una nota - si tratta di «soggetti ai
quali nei giorni precedenti era stata somministrata una dose di vaccino Fluad della Novartis Vaccines and
Diagnostics». Si tratta di dosi che appartengono sia ai lotti che nei giorni scorsi sono stati vietati a scopo
cautelativo in 12 regioni (le partite di farmaco 142701 e 143301), sia ad altri lotti.
Complessivamente, dunque, le segnalazioni di morti sospette sono salite a dodici, su oltre 4 milioni di dosi
autorizzate alla commercializzazione, ma stanno arrivando anche altri casi di decessi sempre di pazienti
anziani, in diverse regioni. Gli ultimi in Piemonte, in Toscana, in Molise, in Abruzzo. «Sono segnalazioni
sparpagliate che riguardano anche altri lotti di vaccino - conferma Pani -. Tendiamo a escludere un problema
di qualità del farmaco, altrimenti i numeri sarebbero più alti».
E a questo proposito, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin annuncia che i primi risultati dei test che si
stanno effettuando sui lotti sequestrati «stanno dando esito negativo» e «non evidenziano una correlazione
tra le morti sospette e i vaccini antinfluenzali assunti».
Ma il ministro punta l'indice sulle responsabilità regionali: fino a 13 giorni per segnalare i casi, secondo
l'analisi del direttore Aifa, Pani. «Il ministro Lorenzin si lascia andare a uno sport troppo praticato, lo
"scaricabarile"», ha replicato il presidente delle Regioni Sergio Chiamparino.
Sotto la lente oltre 470mila dosi di vaccino antinfluenzale: mentre l'Istituto superiore di sanità indaga sui lotti
(sotto la lente 470mila dosi), i Nas in diverse regioni hanno sequestrato materiale e documenti nell'ambito
delle indagini scattate dopo le prime tre morti sospette. I vaccini nel mirino, ha precisato Pani, «sono stati
distribuiti solo in Italia, e solo in alcune regioni. E non sono arrivati alle farmacie».
Anche l'Agenzia europea del farmaco indaga: «Non c'è finora nessuna evidenza a suggerire un nesso di
causalità tra il vaccino e gli eventi avversi riportati», sostiene l'agenzia europea del farmaco Ema che ha
aperto una indagine. «La sospensione è precauzionale, i test sui lotti sono in corso e vi è un'analisi
dettagliata delle relazioni che arrivano dall'Italia», si legge in una nota.
«Il vaccino Fluad - rileva infine Fabrizio Pregliasco, immunologo dell'Università di Milano - contiene, oltre agli
antigeni, anche una sostanza adiuvante, denominata MF59, a base di squalene, che ha l'azione di potenziare
le risposte immunitarie. Si tratta dunque di un vaccino indicato soprattutto per gli anziani e persone con
ridotte difese».
Ora «c'è il rischio che questo episodio induca una disaffezione alla vaccinazione antinfluenzale, importante
soprattutto per le persone a rischio di complicanze come anziani e cardiopatici, malati cronici e con ridotte
difese immunitarie». A maggior ragione con l'arrivo dell'epidemia stagionale previsto a dicembre.
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indagini dell'aifa e dell'ema
30/11/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica24
Pag. 30
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Mappa dei geni e nuovi farmaci
Giuseppe Macino
Era la fine del XX secolo quando il mondo leggeva la notizia che il genoma umano era stato completamente
sequenziato e che sarebbe stato possibile comprendere meglio molti segreti della vita e delle sue alterazioni
patologiche. Meravigliosa fine di un secolo che aveva visto la scoperta della struttura del Dna la
comprensione del codice genetico e l'avvento della biologia molecolare.
Quelle speranze furono disattese dalla scoperta che nel genoma umano erano codificati solamente 20.000
geni per proteine: più o meno quanti quelli di un insetto o di un verme. Allora da dove veniva l'enorme
differenza tra quegli organismi semplici e noi? Come era possibile che le nostre cellule fossero così
numerose e così diverse le une dalle altre, basti pensare a muscoli, cervello, fegato, sangue, con un numero
tanto piccolo di geni per le proteine? Cominciò a farsi strada l'idea che la complessità derivava da altri fattori,
ad esempio la struttura dei nostri cromosomi e la loro interazione con proteine particolari chiamate istoni,
proteine intorno alle quali il Dna è avvolto con vari ordini di complessità.
Le proteine istoniche sono costantemente e variamente modificate chimicamente: ogni tipo di modificazione
ha funzioni differenti e contribuisce a determinare se la regione di Dna che si avvolge su quell'istone sarà
utilizzata o no in ogni tipo cellulare. In questo modo, anche se tutte le cellule dello stesso organismo
contengono gli stessi geni, questi geni (che sono regioni di Dna) vengono utilizzati (il termine tecnico è
"espressi") in modo diverso in ogni cellula, determinandone la funzione. Questa idea ha aperto nuovi campi di
ricerche che oggi chiamiamo genericamente studi di epigenetica.
Il termine "epigenetica", coniato da Conrad Waddington nel 1942 per spiegare caratteristiche ereditarie non
direttamente scritte nei geni, viene oggi usato in senso molto più ampio per descrivere meccanismi che
hanno effetto sulla espressione (utilizzo) dei geni senza modificarne la sequenza di Dna. Determinare lo stato
epigenetico di una cellula significa costruire una mappa del genoma in cui, per ogni regione del Dna
contenuto in quella particolare cellula, sono state individuate le modificazioni epigenetiche che ne regolano
l'espressione. Queste modifiche sono a carico, come abbiamo detto, delle proteine istoniche, ma anche del
Dna stesso. Gli studi di epigenetica, impensabili fino a pochi anni fa, sono ora possibili per l'eccezionale
sviluppo della tecnologia di sequenziamento del Dna: oggi, una sola macchina può produrre la sequenza di
un genoma umano in poche ore, contro i vari anni che furono necessari per decifrarlo la prima volta con l'uso
contemporaneo di centinaia di macchine.
E l'Italia cosa sta facendo in questo campo? Attraverso il «Progetto Bandiera Epigenomica» del Cnr si è
realizzata una rete nazionale di settanta laboratori che collaborano tra di loro per lo sviluppo e la diffusione di
studi epigenetici in molti campi di applicazione. Per sviluppare conoscenze e progetti di altissimo livello,
Epigen ha creato le più moderne piattaforme centralizzate in Italia per il sequenziamento di Dna ed Rna, per
l'analisi bioinformatica dei dati prodotti dal sequenziamento che richiedono enormi quantità di memoria e
potenza di calcolo, e per l'acquisizione di sofisticate immagini cellulari computerizzate. Molte università
italiane non possiedono le tecnologie per questo tipo di studi ed Epigen ha messo a disposizione dei propri
partner le tecnologie più moderne. Molta importanza è data ai giovani ricercatori che, attraverso corsi teorici e
pratici, ricevono una formazione aggiornata e continua nel campo della bioinformatica e delle nuove
tecnologie di sequenziamento.
La centralizzazione delle piattaforme e la formazione di giovani di alto profilo al servizio dei laboratori Epigen
si sono rivelate scelte vincenti per un rapido sviluppo degli studi epigenetici in Italia. Questi studi sono volti sia
alla comprensione dei meccanismi che controllano l'integrità del genoma in condizioni normali e patologiche,
sia sul ruolo delle regioni di Dna che non codificano per proteine ma vengono trascritte in Rna, che
sembravano senza funzione.
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epigenetica
30/11/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica24
Pag. 30
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Ora si sta capendo che queste molecole hanno importanti funzioni nella regolazione epigenetica dei geni per
le proteine e diversi laboratori Epigen stanno identificando e studiando il ruolo di queste molecole di Rna nelle
patologie. Altri laboratori realizzano studi sul controllo dell'identità cellulare in patologie come il cancro e sui
meccanismi epigenetici che portano le cellule staminali alla maturazione e alla conversione in altri tipi cellulari
per possibili applicazioni nelle terapie rigenerative. Si stanno già studiando ed usando nuovi farmaci, chiamati
epigenetici, che agiscono nell'articolata rete di processi cellualari che, sregolata, porta spesso a patologie
complesse come il cancro e le distrofie muscolari.
Dopo quasi tre anni di attività il progetto Epigen è pronto per comunicare gli importanti risultati ottenuti
durante l'incontro internazionale che si terrà a Milano dal 1 al 3 Dicembre presso l'Ieo dal titolo
«EPIGENomics and Health Care Policy: Challenges and Opportunities» dove scienziati, clinici, organizzazioni
dei pazienti, rappresentanti della società civile discuteranno dell'impatto degli studi di epigenetica in
biomedicina e delle implicazioni etiche, legali e sociali delle sua applicazioni.
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30/11/2014
Il Sole 24 Ore - Domenica24
Pag. 30
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Primo laboratorio Pasteur
Gilberto Corbellini
La fondazione Istituto Pasteur - Fondazione Cenci Bolognetti (Ipfcb) compie cinquant'anni e li celebrerà
inaugurando mercoledì 3 dicembre il primo Laboratorio Pasteur italiano, in viale Regina Elena, dove la
Sapienza sta concentrando i laboratori universitari biomedici.
La storia di questa fondazione è piuttosto esemplare delle difficoltà politiche e burocratiche che si incontrano
in Italia per utilizzare le donazioni filantropiche alla ricerca scientifica in Italia. Basti pensare che Beatrice
Fiorenza Cenci Bolognetti, principessa di Vicovaro, moriva il 16 ottobre 1955 destinando un ingente
patrimonio all'Università di Roma, «affinché provveda entro breve tempo dall'apertura della successione a
creare un istituto medico, tipo Istituto Pasteur (e cioè per ricerche batteriologiche, sierologiche, ecc.)».
L'università accettava l'anno successivo, ma per raccogliere tutti i pareri istituzionali favorevoli dovevano
trascorrere altri otto anni. I cinquant'anni di esistenza della fondazione fanno quindi riferimento alla
produzione del primo atto costitutivo, perché a quel punto fu l'Istituto Pasteur di Parigi a porre una serie di
condizioni per la creazione di un istituto Pasteur romano, che non erano accettabili per le facoltà scientifiche
romane, come per esempio un controllo preventivo sulle pubblicazioni scientifiche. Si arrivava così al 1977,
quando l'allora rettore Antonio Ruberti riusciva finalmente a riunire un consiglio di amministrazione. In una
prima fase, quella in cui era il rettore stesso a presiedere la fondazione Ipfcb, fu finanziata la formazione di
giovani ricercatori nell'ampio campo delle scienze pasteuriane, che sono poi le scienze microbiologiche di
base e applicate e lo studio epidemiologico delle malattie infettive.
Per esempio la fondazione Ipfcb finanziò negli anni Ottanta e Novanta i progetti di ricerca sulla malaria
nell'Africa sub-sahariana, dove un gruppo di giovani ricercatori guidati da Mario Coluzzi si studiava la
genetica delle zanzare e delle popolazioni umane ospiti del plasmodio malarico, incluse le conseguenze dei
tentativi di ridurre l'impatto tragico della malattia. Molte delle scoperte importanti e competitive conseguite dal
gruppo di Coluzzi sono scaturite anche grazie a quei finanziamenti, che per superiore agilità di
amministrazione consentivano di investire su ricercatori giovanissimi, che erano spediti in Africa a farsi le
ossa, e che oggi sono scienziati di tutto rispetto internazionale.
Sotto il governo di Franco Graziosi e Maurizio Brunori, la Fondazione acquisiva un'autonomia completa sul
piano della governance e oggi, anche grazie alla visione del direttore scientifico Angela Santoni, è nelle
condizioni di promuovere una ricerca internazionalmente competitiva nell'ampio campo delle scienze
pasteuriane, che riguardano in modo particolare le basi biologiche delle interazioni tra ospiti e parassiti, con
l'obiettivo di sviluppare nuove ed efficaci strategie terapeutiche (principi farmacologicamente attivi) e
preventive (vaccini, ma anche misure di sanità pubblica sperimentalmente fondate) nella lotta contro le
malattie infettive.
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fondazione cenci
01/12/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 29
(diffusione:334076, tiratura:405061)
A cura diRoberto Turno
Il super ingorgo parlamentare va di scena questa settimana. Pressoché interamente al Senato. E tutto
insieme: il Jobs Act, la legge di Stabilità 2015, la riforma elettorale, la delega per la riforma della Pa. Mentre
alla Camera procede la seconda lettura dell'addio al Senato. L'autunno scivola verso l'inverno, ma in
Parlamento sarà la temperatura sarà alta come in agosto. Il Jobs Act sarà votato definitivamente forse con la
fiducia in aula a palazzo Madama al massimo entro giovedì, mentre da lunedì al Senato sbarcherà la
manovra. E tutte le altre leggi - tranne la riforma della Pa, la legge elettorale e le riforme istituzionali resteranno al palo. O quasi.
Novità rispetto alla settimana precedente
DECRETI LEGGE Provvedimento N. N. atto Scad. Stato dell'iter Bonifica e messa in sicurezza di siti
contaminati 165 C 2715 10-gen All'esame della commissione Ambiente della Camera Elezione dei
componenti i comitati degli italiani all'estero e adempimenti relativi alle armi a uso scenico 168 C 2727 17-gen
All'esame della commissione Affari costituzionali della Camera DISEGNI DI LEGGE Provvedimento (relatore)
N. atto Stato dell'iter Delega al Governo in materia di ammortizzatori sociali, servizi e politiche del lavoro
(Sacconi, Ndc) S 1428 B Approvato dalla Camera. La commissione Lavoro del Senato ne ha concluso
l'esame in sede referente in terza lettura - presentato da 242 giorni Riforma della legge elettorale
(Finocchiaro, Pd) S 1385 Approvato dalla Camera. All'esame della commissione Affari costituzionali del
Senato in sede referente - presentato da 335 giorni Riforma del Senato, del titolo V, abolizione delle Province
e del Cnel (Sisto, Fi, e Fiano, Pd) C 2613 Approvato dal Senato. All'esame della commissione Affari
costituzionali della Camera Delega per la riforma della Pa (Pagliari, Pd) S 1577 All'esame della commissione
Affari costituzionali del Senato in sede referente - presentato da 131 giorni Green Economy (collegato alla
legge di Stabilità 2014) (Vaccari, Pd) S 1676 Approvato dalla Camera. All'esame della commissione
Terrritorio del Senato in sede referente - presentato da 292 giorni Misure sanitarie omnibus (Ddl Lorenzin)
(De Biase, Pd) S 1324 All'esame della commissione Igiene e sanità del Senato in sede referente - presentato
da 283 giorni
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L'Agenda dei decreti legge
29/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Influenza, si allarga la paura vaccini In un giorno 9 morti sospette
CORRADO ZUNINO
ALLE PAGINE 24 E 25 Nuovi lotti bloccati in dodici regioni ROMA. La scia di paura lasciata dai vaccini
antinfluenzali della Novartis ora si fa larga. Nove nuovi morti sospette, dopo le tre di giovedì. Nove anziani tutti sopra i 69 anni - a cui in quest'autunno di campagna di vaccinazione era stata somministrata la dose di
Fluad e, al massimo cinque giorni dopo l'iniezione, sono spirati. Nove casi, questi, segnalati dalle Asl alle
Regioni e girati sui tavoli dell'Agenzia del farmaco, che tuttavia sembra non riuscire a controllare il "caso
vaccini".
Il direttore generale Luca Pani, travolto dai convegni, all'ennesima telefonata fa sapere: «Ci aspettiamo altri
casi, altre segnalazioni, potremmo bloccare nuove partite di Fluad». Fin qui sotto sequestro c'erano 475 mila
confezioni - gli stock gemelli 142701 e 143301 - , ma da Roma, Parma e Como sono arrivate quattro
segnalazioni di decessi successivia vaccini provenienti da lotti diversi. La situazione è complicata. Ci sono tre
morti sospette a Roma. Due segnalate dal Policlinico Gemelli e dall'Aurelia Hospital: una donna di 92 anni e
un uomo di 77, entrambi vaccinati con il Fluad. Quindi, un uomo di Ciampino, trattato contro l'influenza il 19
novembre e morto il 24. Il figlio, che definisce il padre alla vigilia della profilassi «in ottima salute», annuncia
denuncia alla Procura. Due i decessi in Puglia, entrambi in provincia di Lecce. Una donna di 84 anni di
Carpignano Salentino, cardiopatica, malata di Parkinson, affetta da diabete, è morta il 24 novembre a
Martano. Le era stata somministrata la dose di antinfluenzale cinque giorni prima. Sempre nel Salento
verifiche sono in corso su una 72enne, originaria di Maglie, deceduta domenica scorsa nell'ospedale di
Scorrano: tre giorni dopo la profilassi. Un caso a Prato, 89 anni: patologie polmonari, vaccinato nel tardo
pomeriggio di lunedì, morto martedì. Annoverato tra i sospetti. Un altro a Firenze: cardiopatico di 84 anni. Il
medico non ha ancora comunicato all'Asl, così resta fuori dall'elenco. Poi Parma (80 anni). A Genova è morto
dopo cinque giorni di vaccino il titolare di un negozio sportivo della zona di Nervi, lui 69 anni. Febbre, gamba
gonfia, cure con il cortisone, il ricovero d'urgenza e la morte.
Tre procure hanno aperto inchieste. Siracusa (due decessi resi pubblici giovedì), quindi Prato, dove i pm
stanno valutando - come a Lecce d'altronde - la riesumazione della salma. Infine Siena, qui la Novartis ha
prodotto i vaccini bloccati dall'Aifa. I carabinieri del Nas hanno sequestrato materiale e documenti in Molise e
in Sicilia.
I problemi di comunicazione dell'Agenzia del farmaco e del ministero della Salute -Lorenzin si è chiusa nel
silenzio limitandosi ad applaudire il Pil prodotto da Federfarma, a congresso - hanno portato a reazioni
diverse secondo le latitudini. La Liguria non ha fermato solo i due lotti subito segnalati, ma tutti i vaccini
Fluad, il giorno dopo ha riaperto la campagna di vaccinazione. La Regione Lazio, che ha assorbito un milione
dei 4 di dosi Novartis, ha sospeso tutti i lotti della multinazionale svizzera. Il presidente Nicola Zingaretti ha
attaccato: «A oggi il Lazio non ha ricevuto segnalazioni ufficiali da parte dell'Agenzia del farmaco». I due lotti
subito fermati sono stati distribuiti in 12 regioni italiane, il problema è che a ore potrebbero arrivare sequestri
su altre partite. Le prime analisi sui campioni, effettuate nei laboratori dell'Istituto superiore di Sanità, dicono
che le confezioni di Fluad non sono alterate, né ci sono difetti di produzione. Martedì i primi risultati
tossicologici, ma l'Iss si prende un mese per dare risposte certe.
È lo stesso istituto a chiedere di continuare a sostenere la campagna vaccinale antinfluenzale, «e per
qualsiasi sospetto andate dal medico curante». Il ministero della Salute ha attivato un numero verde, "1500",
per dubbi o segnalazioni. Il direttore dell'Aifa, Pani, dice: «Stiamo acquisendo relazioni cliniche e referti
autoptici per valutare un eventuale nesso di causalità».
Resta convinto, però: «I decessi sono dovuti in gran parte a eventi cardiovascolari e potrebbero dipendere
da malattie concomitanti. Le segnalazioni sono aumentate per l'effetto mediatico, che ha provocato una fobia
nel paese».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'ALLARME
29/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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IL FARMACO SOTTO ACCUSA IN COMMERCIO DAL 1997 Il Fluad è un vaccino anti-influenzale della
Novartis, in commercio dal '97. Costa circa 5 euro a dose. Si tratta di un vaccino "adiuvante", cioè capace di
suscitare una risposta immunitaria potenziata e quindi più efficace nei soggetti anziani, nei quali riduce le
ospedalizzazioni del 25 per cento
I NUMERI
PER SAPERNE DI PIÙ www.agenziafarmaco.gov.it www.novartisvaccines.it
475 mila DOSI SEQUESTRATE Tante sono le confezioni di Fluad sequestrate in Italia in via cautelativa
3,5 mln IN CIRCOLAZIONE In Italia circolano altri 3,5 milioni di dosi di due stock gemelli: il 142701 e il
143301
9 giorni IL RITARDO È l'intervallo più lungo trascorso tra una morte sospetta e l'avviso all'Aifa
Foto: PREVENZIONE Nell'immagine d'archivio una donna si sottopone alla vaccinazione anti-influenzale
29/11/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 3
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Cosa mi ha iniettato?" Dai medici di base la psicosi dei pazienti
In 2000 messaggi della Federazione di categoria l'invito a interrompere la somministrazione
LAURA SERLONI
MISURAZIONE ossessiva della febbre, controllo di possibili reazioni allergiche e di effetti collaterali legati al
vaccino: sono ore di terrore per tutti quelli che negli scorsi giorni si sono fatti iniettare dal medico di base
l'antinfluenzale.
Centinaia di telefonate sono arrivate negli studi di fiducia, sms al medico di famiglia da genitori allarmati e
anziani preoccupati.
Una valanga di mail oltreché la denuncia da parte del Codacons in 104 procure di tutta Italia, Roma inclusa,
per chiedere il sequestro di tutti i lotti sospetti.
«La paura c'è, inutile negarlo.
Ho fatto il vaccino due giorni fa e sono molto spaventata perché non so quale tipologia mi sia stata iniettata.
Lo faccio ogni anno, ma non mi sono mai preoccupata di quale fosse il nome dell'antinfluenzale perché mi
fido del mio medico», racconta Sandra Verrazzi, 78 anni, nella sala d'attesa di uno studio alla Balduina.
E proprio negli studi, tempestati di telefonate, la domanda per tutta la giornata è stata la stessa: «Dottore,
che vaccino mi ha fatto? Il Fluad?».
«Non possiamo ignorare il clima di incertezza che regna tra i genitori - dice Antonio Affinita, direttore
generale Moige, il movimento genitori- Anche se il nesso di causalità tra la somministrazione del Fluad e i
decessi sia da verificare, la situazione di mancanza di chiarezza mette le famiglie nelle condizioni di dubitare
dei vaccini. Siamo disorientati dall'assenza di una campagna informativa sul tema e in balia di informazioni
incerte che minano la tranquillità di genitori e figli».
La Fimmg - la Federazione dei medici di base- ha subito inviato via sms a tutti i 5.000 medici di famiglia del
Lazio, di cui circa duemila a Roma, l'indicazione «a sospendere il vaccino in attesa di nuove disposizioni e
soprattutto in attesa di verificare se i vaccini provenivano dai lotti sospetti», spiega il leader regionale, Pier
Luigi Bartoletti. Ora i medici di famiglia stanno raccogliendo i dati per cercare di capire quanti sono i pazienti a
cui è stato iniettato il Fluad, mentre la Regione Lazio sta procedendo «nel lavoro di verifica con il servizio di
farmacovigilanza».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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CENTINAIA DI CHIAMATE NEGLI STUDI
29/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Pronti a chiedere i danni a Novartis il governo faccia verifiche a tappeto"
GIUSI SPICA
SE L' ISTITUTO superiore della sanità accertasse contaminazioni nei due lotti di Fluad ritirati, siamo pronti a
chiedere un maxi-risarcimento alla Novartis per il danno subito sulla pelle dei pazienti». Dopo la morte di due
anziani (68 e 87 anni)a Siracusa, il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, annuncia azioni contro la
multinazionale del farmaco ma cerca di contenere la psicosi che già ieri ha svuotato gli studi dei medici di
famiglia e i centri di vaccinazione dell'Isola. Quali provvedimenti avete messo in campo? «Abbiamo subito
bloccato la distribuzione dei due lotti di farmaci segnalati e riunito la commissione regionale vaccinazioni per
decidere le prossime mosse. Alcuni campioni di prodotto sono stati inviati all'Istituto superiore di sanità che
martedì fornirài risultati delle analisi per capire se le fiale siano contaminate» E se si dovessero accertare
responsabilità dell'azienda produttrice? «In caso di campioni difettosi avvieremo un'azione di risarcimento
contro Novartis a tutela degli utenti. Chi crea un danno, deve pagare.
In questo momento esiste solo un nesso temporale e non di causa-effetto tra mortie vaccini. Dai primi
riscontri sembrerebbe che, almeno in un caso, il decesso sia dovuto a infarto e non a reazioni allergiche, ma
gli accertamenti chimici disposti dalla procura proseguono».
I pazienti possono stare tranquilli? «La campagna di vaccinazioni continua in totale sicurezza. Il ritiro dei lotti,
secondo la commissione regionale, basta a scongiurare altri rischi. Ma stiamo verificando con la Novartis se
ci possano essere altri lotti di Fluad coinvolti oltre ai due già individuati. Anche il ministero dovrebbe avviare
una verifica a tappeto sui farmaci che fanno parte della stessa linea di produzione pur non appartenendo a
quei due lotti».
In queste ore molti centri di vaccinazione sono rimasti deserti. C'è un rischio psicosi? «La nostra vera
preoccupazioneè proprio questa: che l'allarme induca le persone a non vaccinarsi. Questo creerebbe un
danno enorme sia in termini di mortalità sia in termini economici. Avremmo un'impennata degli accessi nei
pronto soccorso legata all'incremento delle patologie influenzali e un aumento delle morti. I rischi legati
all'influenza sono fortissimi soprattutto tra gli anziani che soffrono di molte patologie. Temiano una sindrome
da panico. Io stesso la prossima settimana andrò a fare il vaccino».
La Sicilia spende tre milioni e mezzo di euro all'anno per i vaccini e la fetta più grossa va proprio alla Novartis
«Siè aggiudicata una gara regionale con altre aziende. Ma in casi come questo bisogna interrogarsi se gare
così ampie siano davvero il metodo migliore. Non si può guardare solo al risparmio. Il rischio è di favorire le
grandi multinazionali stabilendo di fatto una situazione quasi monopolistica».
Rosario Crocetta
Aspettiamo i risultati delle analisi, ma la campagna continua in totale sicurezza grazie ai
provvedimenti presi
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L'INTERVISTA 1 / CROCETTA, GOVERNATORE SICILIA
29/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Basta allarmismi antidoto necessario l'influenza causa migliaia di
decessi"
(c. z.)
ROMA. Il professor Walter Ricciardi, una storia al Policlinico Gemelli di Roma, docente di Igiene e direttore
del dipartimento di sanità pubblica, da quattro mesi è commissario dell'Istituto superiore di Sanità. All'Iss
stanno esaminando le confezioni di Fluad che spaventano l'Italia.
«I campioni sono arrivati ieri mattina, martedì avremo i primi risultati tossicologici. Ci vorrà più tempo per
quelli microbiologici e, infine, i test di sterilità. Venti, trenta giorni per una risposta certa».
I primi controlli sulla bontà delle confezioni sono stati realizzati.
«Sì ed è difficile ipotizzare che ci possa essere un guasto o una contaminazione. Lo stabilimento di Siena
della Novartis produce questo vaccino per molti paesi del mondo, si parla di sessanta milioni di dosi. In caso
di contaminazione avremmo avuto migliaia di segnalazioni».
Che idea si è fatto del caso Fluad nin Italia, professore? «Penso che i decessi degli anziani che avevano
effettuato la vaccinazione antinfluenzale siano dovuti alle patologie precedenti da cui erano affetti. Certo, è
un'opinione personale». E se si scoprisse che questi undici decessi dipendono dal vaccino Fluad, magari
iniettato in corpi già debilitati? «Il rapporto costi-benefici resterebbe in larga parte a favore della vaccinazione.
Lo sa che in Italia ogni anno muoiono ottomila persone di influenza, ottomila non vaccinati». Perché c'è
un'avversione crescente ai vaccini, sia pediatrici che per anziani? «Sono stati fatti diversi studi e si è
scoperto, come ho già scritto, che la paura dei vaccini dipende innanzitutto da ignoranza e cattiva
informazione, in secondo luogo da cittadini ideologicamente e convintamente contrari alla medicina
tradizionale contrapposta ad altre correnti di pensiero e, terzo, da familiari di soggetti che hanno sperimentato
direttamente casi di malattia insorti dopo la vaccinazione e che loro attribuiscono, nella stragrande
maggioranza dei casi erroneamente, al vaccino. Infine ci sono soggetti che per interessi diversi, medici,
avvocati, magistrati, giornalisti, associazioni di cittadinie consumatori, strumentalizzano tragiche situazioni
personali per trarne benefici di vario tipo: soldi, visibilità mediatica, progressioni di carriera. Nel nostro paese
le resistenze maggiori, sa, arrivano dagli strati di popolazione più colti e benestanti, in particolare femminili».
Quindi? «Interrompere la campagna vaccinalea questo punto sarebbe un'azione da irresponsabili. Dico che
anzi, va intensificata. Dobbiamo far capire che la poliomielite, la difteritee il tetano non sono vinte per sempre.
L'abbattimento delle frontiere e la globalizzazione rende tutti più vulnerabili».
Walter Ricciardi
Dobbiamo tranquillizzare i cittadini: fermare tutto adesso sarebbe un'azione da irresponsabili
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'INTERVISTA 2 / RICCIARDI, COMMISSARIO ISS
30/11/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Vaccino influenza psicosi tra i medici
MARA CHIARELLI
SENZA informazioni esaustive sulla pericolosità del vaccino Fluan, i medici di base diventano prudenti. E ne
limitano la somministrazione agli assistiti. Il perché sta tutto nella mancanza, al momento, di linee guida certe
da parte dell'assessorato regionale alla Salute, al quale si è rivolto nei giorni scorsi il segretario regionale dei
medici di famiglia, Filippo Anelli: «Giovedì sera ho mandato una lettera chiedendo che, in questa fase di
verifiche, vengano date anche ai medici di base informazioni esaustive sulla sicurezza del farmaco». Ma ad
oggi niente risposta. «Sono invece arrivati i comunicati dell'Aifa - aggiunge - nei quali si stabilisce che il nesso
di casualità fra l'inoculazione del vaccino antinfluenzale e i tre decessi è solo di natura temporale». IL
PROBLEMA non è solo quello, immediato, di rassicurare i pazienti che l'hanno già assunto o coloro che
intendono vaccinarsi, ma anche e soprattutto quello di evitare che il panico conseguente al diffondersi di
notizie allarmistiche possa invece provocare conseguenze peggiori. E cioè determinare un picco insolito di
epidemia durante il periodo più critico, quello dopo Natale, senza una equivalente disponibilità di posti letto
negli ospedali regionali. «Un'azione sinergica per tranquillizzare cittadini e medici non sarebbe vana continua Filippo Anelli - Certo, se i medici si comportano con prudenza è anche giusto. Ma il grosso rischio è
che il numero ridotto di vaccinati, rispetto a quelli che ne hanno bisogno, possa poi portare a conseguenze
peggiori. Mi spiego: quando a febbraio, come ogni anno, arriverà il picco dell'influenza stagionale, con una
percentuale di ammalati fra il 5 e il 10 per mille della popolazione, bisognerà stare attenti ai soggetti più a
rischio, comei cardiopaticioi bronchitici cronici, che potrebbero aver bisogno di ricovero».
La preoccupazione di Anelli si riferisce alla sempre più grave mancanza di posti letto nelle strutture sanitarie
pubbliche pugliesi: «Si crea in tal modo un problema di sanità pubblica, a fronte di una patologia che, se
contratta da un adulto senza particolari problematiche, si affronta con una settimana di riposo. Se, invece,
viene colpito un soggetto con gravi problemi di salute o un anziano, le cose rischiano di complicarsi». Si
attende, dunque, una pronuncia ufficiale dell'assessorato regionale, «anche per capire se nel decesso della
donna leccese c'è o meno - commenta Filippo Anelli - un nesso di causalità». Si riferisce all'anziana, che
aveva 84 anni, di Carpignano Salentino, morta il 24 novembre, 72 ore dopo la vaccinazione antinfluenzale. Il
direttore sanitario dell'Asl di Lecce, Ottavio Narracci, ha subito fatto sapere cheè stato immediatamente
disposto il sequestro dei vaccini contenuti nei lotti segnalati e alla loro sostituzione con altri dopo i due
decessi sospetti. Da riscontri eseguiti nei depositi dell'Asl di Lecce risulta, infatti, che i lotti oggetto di
segnalazione sono inclusi in alcune forniture effettuate da Novartis. È stato inoltre disposto l'incremento della
sorveglianza dei pazienti ai qualiè stato somministrato il prodotto coinvolto da meno di 48 ore, in quanto,
come fa notare la Asl salentina, «non sussiste rischio aggiuntivo per coloro ai quali sia stato somministrato il
vaccino da oltre 48 ore».
La palla dell'informazione passa dunque alla Regione Puglia, perché si faccia definitivamente chiarezza: «È
importante che una nota di tranquillità venga data conclude Anelli - allo scopo di continuare a fare campagna
vaccinale, sapendo tutti quanti, medici e cittadini, che stiamo facendo la cosa giusta».
PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it
Foto: La somministrazione di un vaccino in un ambulatorio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'ALLARME
30/11/2014
La Repubblica - Bologna
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Venti mesi in lista d'attesa per una piccola cisti
ROSARIO DI RAIMONDO
VENTI mesi d'attesa per un semplice intervento chirurgico, di quelli che si fanno in giornata: l'asportazione di
un lipoma, una piccola pallina di grasso.
«Sono andato al Cup il 19 novembre 2014. Mi hanno detto che c'era posto all'ospedale di San Giovanni in
Persiceto il primo luglio del 2016» denuncia a Repubblica un lettore, che tiene in mano, incredulo, il foglio
della prenotazione.
SE DA un lato il nuovo presidente della Regione Stefano Bonaccini ha promesso un giro di vite sui tempi
d'attesa per quanto riguarda visite ed esami, anche attraverso l'investimento di milioni di euro e la
costituzione di task force all'interno di ogni azienda sanitaria, dall'altro pure il capitolo che riguarda gli
interventi chirurgici sembra aver bisogno di qualche messa a punto.
Perché le lunghe code sono anche qui.
Racconta infatti il nostro lettore: «Sono andato all'ospedale Maggiore per un consulto chirurgico, dopo aver
pagato un ticket da 23 euro. Il medico mi ha detto che devo togliere la pallina di grasso che ho sulla spalla
destra. Tecnicamente si chiama "neoformazione lipomatosa". Al Maggiore, mi hanno spiegato, questi
interventi non si fanno. Per la piccola chirurgia bisogna andare a Bazzano o a San Giovanni in Persiceto». E
così comincia la Via Crucis.
A partire dal punto Cup della farmacia sotto casa: «All'inizio la farmacista mi dice: "C'è posto il primo luglio".
Penso che otto mesi sono un'attesa ragionevole per un'operazione. Ma avevo capito male: l'appuntamento è
per il primo luglio del 2016 a San Giovanni. Provo a chiedere spiegazioni, ma mi sento rispondere che se
conosco personalmente qualche medico faccio prima a seguire altre strade. Sono rimasto allibito. Pazienza
se mi tocca andare fuori Bologna. Ma aspettare così tanto per un intervento semplice, che si fa in un giorno
senza bisogno di essere ricoverati, mi lascia senza parole».
Del resto la prenotazione rilasciata dal Cup non lascia molti dubbi: per «l'asportazione della neoformazione
lipomatosa della spalla destra» bisogna aspettare venti mesi. In compenso «l'importo del ticket dovuto sarà
stabilito al momento dell'esecuzione della prestazione». Ogni storia che riguarda le liste d'attesa ha un inizio
diverso: per il motivo della visita, per il tipo d'esame da prenotare, per le esigenze del paziente.
Ma l'epilogo è quasi sempre la stesso: ci si arrende e si va dal privato. «Vedrò quanto costa l'operazione in
una clinica» conclude il nostro lettore.
Foto: Medici in corsia
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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IL CASO
30/11/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 5
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Vaccini, la Procura ordina il sequestro
La misura di Prato estesa a tutta Italia: riguarda il lotto 143301 assunto dal 90enne deceduto che ora sarà
riesumato A Firenze un'altra morte sospetta e due ricoverati. I Nas nello stabilimento di Novartis a Rosia.
Attivo il numero verde Rossi: no panico, ritirate le confezioni nel mirino, avanti con la campagna di
prevenzione
SIMONA POLI
MENTRE in Toscana si registra il secondo caso di morte avvenuto il 24 novembre e potenzialmente collegato
all'iniezione di una dose di Fluad, la procura di Prato ordina in tutto il territorio nazionale il sequestro di tutti i
vaccini antinfluenzali appartenenti a uno dei due lotti ritirati, il 143301, lo stesso lotto al quale apparteneva la
dose assunta dal novantenne deceduto a Prato martedì scorso. I magistrati hanno anche disposto la
riesumazione della salma dell'uomo di 89 anni, che era stato vaccinato a domicilio dal suo medico curante il
pomeriggio del 24 ed è morto la mattina dopo. Sarà fatta un'autopsia per stabilire le cause del decesso. Due
giorni fa il procuratore capo di Prato Antonio Sangermano aveva aperto un fascicolo di indagine e aveva
incontrato i dirigenti della Asl e i carabinieri del Nas di Firenze. Già ieri i Nas sono andati nello stabilimento
senese della Novartis, che ha prodotto il Fluad, per sequestrare eventuali giacenze dei due lotti di vaccino già
ritirati dal mercato, dai magazzini delle Asl e dalle farmacie. In azienda però i carabinieri non avrebbero
trovato nessuna scorta del vaccino.
Sono arrivate ieri due nuove segnalazioni di due anziani che hanno accusato malori e febbre alta dopo aver
iniettato il Fluad. Una donna ultraottantenne è stata ricoverata all'ospedale di Ponte a Niccheri e un uomo, più
o meno della stessa età, è sotto osservazione a Careggi. Dall'assessorato alla Salute della Regione nel
pomeriggio hanno fatto sapere che «le condizioni dei due pazienti attualmente non destano particolare
preoccupazione», anche se in entrambi i casi l'età e lo stato generale costituiscono fattori di rischio non
trascurabili. Restano due in Toscana i casi di decesso ricollegabili all'iniezione del vaccino antinfluenzale.
Oltre a quello di Prato si è registrata ieri tra le morti sospette quella di un anziano che abitava nella zona di
Careggi e che è morto lunedì scorso.
Il medico di famiglia ha segnalato il decesso alla Asl soltanto ieri mattina, perché si è ricordato di aver
vaccinato il paziente circa 72 ore prima della morte. «Tutte le segnalazioni», spiegano ancora una volta dalla
direzione regionale per il diritto alla salute, «vengono effettuate in base alle direttive dell'Aifa, l'agenzia
nazionale del farmaco».
Per la prima volta interviene in prima persona nella vicenda anche il governatore toscano. «Tutti i lotti
sospetti del vaccino sono stati ritirati dalla somministrazione da parte delle Asl», assicura Enrico Rossi.
«Quindi il servizio sanitario invita tutti i cittadini interessati ad effettuare regolarmente la vaccinazione che è
una prevenzione fondamentale per la tutela della salute, in particolare per la popolazione anziana e di quanti
sono affetti da patologie particolari o stagionali. La mancata vaccinazione può produrre effetti esiziali su
questa popolazione di cittadini». Un appello anchea giornalie tv «ad evitare campagne allarmistiche che
potrebbero suscitare panico e quindi errati comportamenti sanitari.I dati relativi alle morti sospette», dice
Rossi, «sono stati inviati al ministero affinché siano fatte analisi e accertamenti. Se risultasse una
correlazione tra il vaccino sospetto e i decessi è evidente che apriremmo un contenzioso nei confronti della
Novartis. La Regione farebbe ricorso per danni contro la società produttrice, non solo per le morti
eventualmente accertate ma anche per i danni prodotti alla salute dei cittadini dall'eventuale crollo delle
vaccinazioni e per i relativi costi umani e sanitari che tutto questo comporterebbe». E' stato attivat o u n n u m
e r o v e r d e (800556060) per rispondere a tutti i possibili interrogativi e dubbi sul vaccino. E' attivo oggi fino
alle 15e da domani tutto il giorno. I PUNTI 90MILA DOSI In Toscana sono state distribuite 90mila dosi di
Fluad dei lotti sospetti e 60mila sono state iniettate DUE CASI IN TOSCANA Finora sono due in Toscana i
decessi che potrebbero essere collegati al vaccino Fluad L'AZIENDA I Nas sono andati alla Novartis ieri per
sequestrare eventuali giacenze dei due lotti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'allarme
30/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 18
(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Malattia in fase acuta, febbre alta e disturbi gastrointestinali" Ma continua a comunicare con la famiglia
attraverso il tablet "Puntiamo tutto su questo trattamento capace di stimolare le difese immunitarie"
MAURO FAVALE CARLO PICOZZA
ROMA. Adesso la speranzaè affidata a un farmaco mai impiegato finora contro Ebola, una cura sperimentale
che funzioni là dove gli altri antivirali hanno fallito. Dieci giorni dopo la comparsa dei primi sintomi, si fanno più
critiche le condizioni del medico di Emergency contagiato in Sierra Leone. Il bollettino diffuso ieri
dall'ospedale Spallanzani di Roma parla di un «progressivo peggioramento». Il quadro, due sere fa, era
drammatico: «Disturbi gastrointestinali importanti (nausea, vomito e diarrea), febbre elevata, superiore a 39
gradi, profonda spossatezza e sonnolenza». «La malattia è entrata nella fase acuta», ragionano i medici che
ogni giorno, indossati tuta, stivali, occhiali protettivi e doppi guanti, entrano nella stanza a pressione negativa
dove il paziente è ricoverato da martedì scorso. «Ha la percezione esatta della situazione e di tutto ciò che gli
sta accadendo», confida Giuseppe Ippolito, il direttore scientifico dell'istituto romano. Forse anche per questo
preferisce continuare a comunicare con la famiglia via telefonoe via tablet. La moglie e le figlie seguono con
ansia gli sviluppi della situazione ma, per ora, hanno deciso di restare a casa, non venire a Roma. Sanno che
non potrebbero vederlo se non attraverso un vetro.
Anche loro puntano tutto sul terzo trattamento sperimentale, questo nuovo farmaco che arriva dopo e va ad
aggiungersi a un primo antivirale (probabilmente un cocktail di anticorpi ricavati dai topi, usato già negli Usa e
in Spagna) e al plasma dei pazienti che sono riusciti a guarire da Ebola. La macabra contabilità tenuta
dall'Organizzazione mondiale della sanità, proprio ieri ha aggiornato le statistiche: dall'inizio dell'epidemia, lo
scorso febbraio in Guinea, il micidiale virus ha provocato 6.928 morti su 16.169 contagiati in Africa
occidentale.
Tra quanti si sono salvati, invece, nessuno ha ancora sperimentato la cura alla quale da ieri è sottoposto il
medico di Emergency. «Il ritrovato messo a punto di recente è ancora da testare - spiegano dallo
Spallanzani, l'ospedale che, insieme al Sacco di Milano, è il riferimento nazionale per l'epidemia - confidiamo
nelle sue capacità di stimolare risposte positive del sistema immunitario all'azione insidiosa del virus». È
appesa dunque a questo nuovo prodotto l'aspettativa di vita del "paziente zero" di Ebola in Italia.
Dal 20 novembre combatte contro la morte nella sua stanza ad altissimo isolamento, nel reparto "rosso" al
primo della palazzina nel cuore dell'istituto romano. Finora sono serviti a poco i preparati classici contro la
febbre emorragica capace di uccidere anche la metà delle persone che colpisce. Così, gli infettivologi dello
Spallanzani hanno cambiato rotta al trattamento. Meglio, hanno scelto di osare, adottare una nuova terapia di
fronte alla progressione dell'infezione e alle difese blande sin qui registrate. Lo hanno fatto buttando in campo
un farmaco messo a punto per altre patologie con la speranza che funzioni contro la febbre emorragica.
Anche perché Ebola, in genere, dura tre settimane e, al giro di boa della seconda, ci sarà da aspettarsi
l'avvento di fenomeni emorragici. Meglio provare ora il nuovo farmaco, insomma. «La malattia - spiega
ancora Ippolito - evolve con alti e bassi. Stiamo controllando le caratteristiche del virus». Proprio queste
avranno indotto ad aggiungere alla terapia il terzo farmaco che «agisce con un meccanismo diverso che
riduce l'infiammazione generale, alleggerendo così i sintomi della malattia». Soltanto giovedì scorso il medico
di Emergency aveva raccontato agli infettivologi dello Spallanzani di sentirsi meglio. «Sono nelle vostre mani,
mi fido di voi», aveva ripetuto. «I prossimi giorni saranno decisivi», sottolineano dalla task force dell'istituto
per le Malattie infettive. LE TAPPE I SINTOMI Giovedì 20 novembre in Sierra Leone, il medico di Emergency
avverte i primi sintomi di Ebola LA FEBBRE Domenica 23 novembre arriva la febbre a 38.5 Viene deciso il
trasferimento allo Spallanzani IL TRASFERIMENTO La notte tra lunedì e martedì, con un Boeing
dell'Aeronautica, il paziente viene trasferito in Italia IL RICOVERO Martedì 25 il medico contagiato viene
ricoverato in un reparto ad alto isolamento allo Spallanzani IL TRATTAMENTO Il paziente viene sottoposto ai
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Ebola, grave il medico corsa per salvarlo con farmaci mai usati
30/11/2014
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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primi antivirali. Usato anche il plasma dei malati che sono guariti PER SAPERNE DI PIÙ
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Foto: IL DRAMMA L'ambulanza speciale per il trasporto del medico a Roma A sinistra, Giuseppe Ippolito, 60
anni
30/11/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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CORRADO ZUNINO
ROMA. Dieci medici in camice bianco, seduti intorno a un tavolo da riunione lungo. Tutti al telefono. Un
minuto e quindici di indicazionie rassicurazioni, si passa all'altra chiamata: «Quando dice che ha fatto il
vaccino? Tre giorni fa? Ha dolori al petto? Stia calma, sono passate le 48 ore del rischio. Tranquilla,e lunedì
vada dal suo medico». È la "sala situazioni" allestita dal ministero della Salute, il call center iperspecializzato
che gestisce da Roma Eur, a fianco del grattacielo Parnasi, l'emergenza vaccini. Da giovedì sera. Fino al
giorno prima la stessa squadra, otto donne, ha gestito la fobia Ebola, e infatti la voce registrata del "1500", il
numero verde, è ancora innestata sul virus africano: «Qualcuno chiama ancora per Ebola, ma sono gli
ossessivi». Ogni estate il ministero allestisce la "sala situazioni" per rispondere sulle ondate di calore. Due
anni fa aprì le chiamate per un altro caos vaccini, quelli arrivavano dall'estero. Dalla sala gestirono anche la
pandemia detta suina nel 2009, l'aviaria del 2006, la Sars del 2003, il terrore antrace subito dopo le Torri
gemelle.
È un call center, con tutte le alienazioni del lavoro seriale: «Da questa mattina alle nove ho risposto a
centosettanta telefonate», racconta Simonetta Roscioni, dirigente medico del ministero, che, dolorante, s'alza
dalla sedia. C'è un primo filtro, ma al sesto piano del palazzo del ministero sale tutto quello che ha una
credibilità medica. Dalle nove alle diciotto, poi si chiude. Sì, la "situation room" ricorda una serie medical
americana: computer accesi sui siti specializzati davanti, news delle tv alle spalle. «Signora, se lei non ha
sintomi non deve avere timori. Come, ora che le ho spiegato che quindici, un minuto e mezzo, non si può
stare di più al telefono. In tre giorni di servizio, una ventina d'ore in tutto, sono arrivate tremila chiamate. Si
scopre, ricevendo l'allarme in voce, che in realtà il Fluad - al contrario di quel che l'Aifa ha detto fin qui - si è
venduto anche in farmacia. «È una leggenda metropolitana quella dell'errore di fabbricazione, notizie riferite
male. I vaccini antinfluenzali sono sicuri. Le do questo dato, così si rasserena: dal 1997 sono state vendute
nel mondo cento milioni di dosi di Fluad e, fino a giovedì scorso, nessuna segnalazione. Ci fosse un
problema di produzione, sarebbero mortia migliaia». Coordina Maria Grazia Pompa, malattie infettive, e dice:
«I nostri medici hanno fatto una formazione per le emergenze nazionali e danno risposte standard perché il
messaggio deve essere omogeneo. Gli anziani che chiamano, certo, sono preoccupati, ma anche informati:
hanno letto tutto. Ecco la signora di 83 anni, chiama dalle Marche: «Sto bene, ma vorrei conoscere i dettagli
di questa vicenda». Chi segnala dolori al ginocchio, in un caso una congiuntivite: «Difficile la relazione con il
vaccino, signora». La maggior parte teme il guaio cardiovascolare: «Proprio quest'anno che mi ero decisa per
la vaccinazione vaa scoppiare 'sto patatrac». Lo dice una ligure. Il dottor Marco Musella al telefono: «Sento
che lei è agitata, non deve». Poi alzo lo sguardo: «Stiamo gestendo una psicosi». Arriva via filo un "decesso
sospetto", mai clinici della "sala situazioni" non lo annoverano tra quelli da segnalare: da Salerno, aveva 92
anni, squilibri generali, piaghe da decubito. Ha fatto il vaccino, «difficile attribuirgli questa morte».
Oggi si riparte, da domani saranno in quattordici in sala. «Questa paura sarà lunga».
uno dei segnali di un problema è l'indolenzimento del braccio sente proprio un dolore al braccio?». Una
telefonata dalla Campania: «Mia nonna ha avuto un attacco al cuore». La nipote non ricorda, però, il nome
del vaccino, Fluad, Agrippal, altro. Niente da fare. Un minuto e I NUMERI 12 LE SEGNALAZIONI AIFA I
decessi sospetti in 6 Regioni 1.357.399 LE DOSI Sono 6 i lotti di Fluad coinvolti 13 I GIORNI DI RITARDO
Dal decesso alla segnalazione
Foto: e sono passate 48 ore non c'è rischio, lunedì comunque vada dal suo medico
Foto: Signora, se lei non ha sintomi non deve avere neppure dei timori
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Nel call center che sfida la psicosi "Chiamano a migliaia così li
rassicuriamo"
30/11/2014
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Foto: "LE RISPOSTE DEI MEDICI AI CITTADINI IL NUMERO VERDE "1500"
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30/11/2014
La Repubblica - Roma
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Allarme vaccinazioni "Centinaia di pazienti telefonano per rinunciare"
Psicosi negli ambulatori. Il medico della Lazio: "Non ne faccio più" Ma la Regione garantisce: "La campagna
va avanti in sicurezza"
VALENTINA LUPIA LAURA SERLONI
«DOTTORE, possiamo spostare l'appuntamento per il vaccino?». Se una chiamata può sembrare casualità,
quando diventano decine scoppia il caso. E negli studi medici sono arrivate una valanga di telefonate di
disdetta, segno che la paura continuae la psicosi si allarga nonostante le rassicurazioni della Regione Lazio e
della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) che hanno garantito come «la campagna di
vaccinazione antinfluenzale continui in piena sicurezza». «Molte persone mi stanno chiamando per disdire il
loro appuntamento. In questi casi non si sa che rispondere, non è facile spiegare alle persone cosa stia
accadendo realmente - spiega Marco Giangrande dello studio medico di via Jenner-e il rischio è che i pazienti
non vengano a farsi il vaccino perché spaventati». A disdire gli appuntamenti non sono soloi pazienti ma
anche i medici, come accaduto nell'ambulatorio di Ivo Pulcini, medico di base, direttore dello staff sanitario
della Ss Lazio e consigliere dell'Ordine dei medici di Roma e Provincia. «I pazienti a cui è stato somministrato
il vaccino antinfluenzale nei giorni scorsi mi hanno chiamato allarmati, alcuni addirittura mi hanno detto che si
sentono poco bene. Io mi sono documentato meglio e ho deciso non solo di sospendere i lotti incriminati ma
di bloccare per ora qualunque tipo di vaccino, Fluad e altri». E questo nonostante Regione e Fimmg
ribadiscano «l'importanza di avere la copertura antinfluenzale e che il vaccino più utilizzato nella campagna in
corso è il Vaxigrip, assolutamente sicuro, indicato anche in gravidanza».
C'è anche chi si avvalso della tecnologia. «Dopo aver ricevuto innumerevoli chiamate, a tutte le ore, di
persone di ogni età, ho deciso di scrivere una email e mandare sms con il nome del medicinale utilizzato e
dei suoi effetti a ciascun paziente - spiega Nicola F., medico in uno studio al Portuense - penso sia anche un
loro diritto avere queste informazioni. Così ho spiegato esattamente perché ne ho somministrato uno,
piuttosto che un altro». E intanto nel Lazio dovrebbero essere «meno di 30mila» le dosi di Fluad
effettivamente utilizzate finora nel Lazio, di cui «circa la metà» quelle che fanno capo ai primi due lotti
"incriminati". Sono le valutazioni del leader regionale della Fimmg, Pier Luigi Bartoletti. Che aggiunge: «Al
momento non risultano altri casi di pazienti che possano far preoccupare: del resto da giovedì sera è stato
sospeso il Fluad dei lotti sospetti, e negli effetti collaterali ci deve essere, se non proprio contemporaneità,
quantomeno immediatezza, vicinanza nel tempo» tra la somministrazione del vaccino ed eventuali effetti
indesiderati e gravi.
LE TAPPE IL VACCINO Morti sospette in altre regioni, poi anche nel Lazio 3 anziani sono deceduti dopo il
vaccino LA DISTRIBUZIONE I lotti sospetti sarebbero stati distribuiti nelle aree delle Asl RmA, RmC e Rm D
IL BLOCCO Venerdì la Regione ha sospeso la distribuzione e somministrazione del Fluad
Foto: LE DOSI Secondo la Fimmg del Lazio le dosi di Fluad effettivamente utilizzate nella regione
"dovrebbero essere meno di 30mila"
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Il caso
30/11/2014
La Repubblica - Roma
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"Sbagliato alimentare false paure e sospetti Il pericolo è non prevenire"
Finora non è stata dimostrata alcuna correlazione tra i decessi e l'iniezione del farmaco
CARLO PICOZZA
«NON si muore per colpa del vaccino antinfluenzale: chi sostiene il contrario si assume la responsabilità di
dare un falso allarme». L'infettivologo Francesco Nicola Lauria, già primario allo Spallanzani e capo della task
force contro la "pandemica", non ha dubbi.
Un falso allarme? «Certo, un falso allarme che ne nasconde uno vero: alimentare la paura del vaccino
procurerà più vittime, soprattutto tra gli anziani». Lei, insomma, esclude un nesso di causalità tra il vaccino e
le morti? «Sì perché finora non c'è dimostrazione di alcuna correlazione tranne quella temporale».
Quelle morti, però, hanno costretto l'Aifa, Agenzia italiana del farmaco, e le Regioni a sospendere la
distribuzione e la somministrazione del vaccino sospetto «Alcuni medici hanno segnalato all'Aifa il decesso di
una decina di pazienti che si erano sottoposti alla vaccinazione antinfluenzale, così l'Agenzia del farmaco, in
forza della legge, ha dovuto sospendere per cautela la somministrazione del vaccino prelevato dai due lotti
sospetti, disponendo contemporaneamente gli accertamenti che sono ancora in corso».
I vaccini disponibili sono sicuri? «Certo, anche se, com'è sempre stato, possono produrre effetti secondari,
dalla febbre a sintomi lievi di influenza, e devono essere usati con cautela dalle persone con alcune allergie.
Voglio aggiungere che lo stesso tipo di vaccino "incriminato" è stato somministrato senza problemi a milioni
di anziani nella campagna antinfluenzale dell'anno scorso. La scelta meno sicura, insomma, è quella di
lasciare questi ultimi senza copertura contro l'influenza che, questa sì, miete tante vittime tra le persone più
fragili. E poi, il ritiro cautelativo dei due lotti sospetti di vaccino disposto dall'Aifa dovrebbe rassicurare quanti
hanno ancora paura».
Foto: INFETTIVOLOGO Francesco Nicola Lauria, ex primario dello Spallanzani e capo della task-force contro
la "pandemica"
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L'INTERVISTA/ L'INFETTIVOLOGO LAURIA
30/11/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 3
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Aids, emergenza contagi a Roma "In quattro anni aumentati del 120%"
FEDERICA ANGELI ANNA RITA CILLIS
CRESCE il numero di malati di Aids nella capitale. È un dato allarmante quello che il Ceis, il centro italiano di
solidarietà, rende noto alla vigilia della giornata mondiale di domani contro l'Hiv.
Negli ultimi quattro anni il trend dei casi di infezione da Hiv è + 120 per cento. Ovvero si è passati dai 503 del
2010, ai 624 nel 2011, 897 nel 2012, 1024 nel 2013 e quest'anno se ne sono registrati 1.106.
Un aumento spaventoso quello denunciato attraverso un dossier dal Ceis di don Mario Picchi che dimostra,
a detta degli addetti ai lavori, quanto il contagio avvenga a causa di rapporti occasionali e non protetti.
Malgrado la prevenzione continua e la diffusione di dati allarmanti c'è chi ancora non usa il preservativo,
sottovalutando la pericolosità della malattia.
Il dossier che fotografa questa realtà è stato realizzato nell'ambito del progetto di assistenza domiciliare
promosso appunto dal Ceis con il dipartimento di promozione dei Servizi sociali e della Salute di Roma
Capitale. Un servizio che ha come obiettivo- spiegano dal Centro- quello di migliorare la qualità della vita del
paziente malato di Aids non in strutture pubbliche, spesso dispersive, ma nell'ambiente familiare della casa.
«In questo modo - ha spiegato Roberto Minero, presidente del Ceis- si possono valorizzare le risorse sia
della persona che del suo contesto di vita, sviluppando percorsi di autonomia, lì dove è possibile, o
intervenendo in modo da rendere la quotidianità qualcosa di gestibile combattendo l'emarginazione».
Ma veniamo all'analisi del dato: su 1106 pazienti malati, l'età media è 55 anni, solo 56, ossia poco più del
5%, sono riconducibili all'uso di droghe, 885 (l'80%) sono persone contagiate da rapporti non protetti. I
restanti 164 hanno contratto con altre forme di contagio l'Hiv.
Dal dossier emerge dunque che, rispetto al passato, le persone colpite dall'Aids non sono più legati a
tossicodipendenze e omosessualità.
Esaminando le storie dei pazienti assistiti dal Ceis si nota che il 90% è ha anche patologie correlate all'Hiv
come neuropatie, tumori, compromissioni di organi come reni, cuore, occhi, fegato che rendono la qualità
della vita molto scarsa.
«Per fronteggiare questa malattia - dichiara Mineo - non basta più il sostegno del mondo medico scientifico,
ma occorre anche una buona informazione. E soprattutto sfatare un mito che grazie alle nuove cure siamo
ormai immuni a tale patologia. Attraverso i nostri corsi di prevenzione nelle scuole abbiamo anche scoperto
come il concetto di Hiv sia totalmente estraneo ai nostri giovani e si cominci in età sempre più precoce ad
avere rapporti sessuali non protetti». I NUMERI 1.106 I MALATI Dalla ricerca del Ceis emerge che solo nel
2014 i malati di Hiv a Roma sono 1.106 L'ETÀ MEDIA In media i malati di Aids che vivono nella capitale
hanno 55 anni 80% RAPPORTI NON PROTETTI Dei 1.106 malati riscontrati nel 2014, l'80% ha contratto
l'Aids con rapporti non protetti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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LA RICERCA/ IL CEIS: NEL 2014, 1.106 CASI. PRIMA CAUSA I RAPPORTI NON PROTETTI
30/11/2014
La Repubblica - Torino
Pag. 6
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La "breast unit" decolla Città della salute sfida l'ospedale di Veronesi
A dieci mesi dall'unificazione dei reparti di senologia cresce il numero delle operazioni e si riduce la lista
d'attesa Risultati che potrebbero allontanare il progetto di riapertura del Valdese proprio per i tumori al seno
L'assessore Saitta: "E' stato fatto un buon lavoro" Ora si punta a ridurre le pazienti che vanno a Milano
SARA STRIPPOLI
BUONE notizie per le donne piemontesi che dalla chiusura dell'ospedale Valdese lamentano la dispersione di
un percorso clinico giudicato da tutte eccellente. Dopo un periodo di rodaggio per avviare e coordinare le
attività prima separate di Molinettee Sant'Anna, la breast unit unificata della Città della salute diretta da
Corrado De Sanctis - ha aumentato l'attività e ridotto le liste d'attesa. L'obiettivo, dice il responsabile del
dipartimento di ostetrica e ginecologia Daniele Farina, è riportare, entro gennaio, l'attesa per l'intervento a
trenta giorni, lo standard fissato dalle linee guida del ministero. Attualmente i giorni di attesa sono 40; erano
due mesi a fine febbraio quando la nuova struttura unificata ha cominciato la sua attività unendo la chirurgia
senologica delle Molinette e del Sant'Anna. La chiusura del Valdese senza dubbio ha pesato e inizialmente le
donne in attesa di intervento erano 489. Sono 240 adesso. L'assessore alla sanità Antonio Saitta dovrà
dunque valutare il progetto, ancora aperto, di recuperare la senologia al Valdese.
Di fronte a un buon funzionamento della breast unit della Città della Salute, affidare il servizio ad un service
privato al Valdese potrebbe non avere più molto senso. «Deciderò nei prossimi giorni- dice Saitta- Questi
numeri sono molto confortanti, con Zanetta ne avevamo parlato e gli obiettivi erano chiari. Mi pare che si sia
fatto un buon lavoro. In ogni caso andrò al Sant'Anna presto per parlare con medici e pazienti».
L'accelerazione è stata possibile grazie all'aumento delle sedute operatorie di chirurgia senologica. A
settembre e ottobre la crescita rispetto alle cifre registrate negli stessi mesi dello scorso anno è stata
evidente: 85 interventi in più. Il bilancio di quest'anno si dovrebbe chiudere con 1200-1300 interventi, una
cifra significativa che si avvicina alle prestazioni registrate (1400 all'anno) all'Istituto europeo di oncologia di
Milano di Umberto Veronesi, dove la maggioranza delle donne piemontesi (l'87 per cento) che scelgono di
uscire dal Piemonte per farsi operare si rivolgono. Al Valdese gli interventi per tumori al seno oscillavano da
350 a 370 all'anno. La mobilità passiva non è sconfitta del tutto «ma adesso è molto contenuta», sottolinea il
direttore generale della Città della Salute Gian Paolo Zanetta. Dopo la chiusura del Valdese sono stati infatti
solo 54 i casi in più rispetto al 2013 di mobilità passiva per i ricoveri extra regionali. Rispetto al 2012 una
crescita del 3,6 per cento. La parte del leone la gioca lo Ieo di Milano, l'8 per cento delle donne sceglie la
Liguria «qualcuno la struttura privata Castellanza a Varese», racconta Farina.
Le donne potranno contare su un percorso clinico completo, assicura ancora il direttore generale: «Grazie
all'intervento di Mario Boccadoro che collabora attivamente al progetto, l'oncologo Michela Donadio segue le
pazienti nella terapia oncologica e anche l'ultima fase della chirurgia plastica sarà potenziata». Al secondo
piano si sta lavorando e la chiusura del cantiere è calendarizzata per febbraio: l'obiettivo è avere presto
quattordici posti letto in più di degenza nel reparto adiacente alla ginecologia oncologica. PER SAPERNE DI
PIÙ News e aggiornamenti sul sito torino.repubblica.it
Foto: Gian Paolo Zanetta
Foto: L'ospedale Sant'Anna, sede della breast unit
Foto: Daniele Farina
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Il pianeta sanità
01/12/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 1
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Rossi alla Lorenzin "Sui vaccini noi tempestivi"
Durante le celebrazioni Quercioli premiato come scrittore dell'anno e Pippo Russo per il libro sportivo
(m.v.)
UNA festa per «Guardare oltre».
Non solo oltre i cinque anni del 'Rossi I' che stanno per finire, visto che torneremo a votare per la Regione a
primavera. Come invita il titolo della festa della Toscana 2014, «Guardare oltre» le abitudini, perché con una
regione ancora oppressa dalla crisi i prossimi cinque saranno una bella sfida. Per la politica soprattutto: «La
finanziaria 2010 ha abolito i difensori civili comunali ma è paradossale che ciò avvenga parallelamente al
crescente distacco tra cittadini e istituzioni», dice il governatore Enrico Rossi alla seduta solenne del
Consiglio regionale. Pensando al voto appena consumato nella regione vicina.
E se ogni anno la festa della Toscana ricorda l'abolizione della pena di morte decisa da Pietro Leopoldo di
Lorena - primo esempio della storia - Rossi cita Machiavelli per riaffermare la necessità di avere uno
«sguardo lungo». Come lunga è in fondo anche la festa: dalla caccia al tesoro 'Dante ieri, oggi e domani'
organizzato dalla società Dante Alighieri agli eventi musicali, alle degustazioni.
Sempre ieri c'è stata la premiazione dello scrittore toscano dell'anno, organizzato dalla Fiera del libro di San
Miniato: per questo 2014 si è imposto Franco Quercioli, con il suo «Gino e Fausto», struggente romanzo
arrivato in occasione del centenario della nascita di Bartali. Mentre il premio libro sportivo appena istituito è
andato al sociologo Pippo Russo, autore di «Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale». Un altro premio
speciale è stato assegnato ad Emiliano Gucci, selezionato per il romanzo «Più del tuo mancarmi».
Neppure il giorno di festa però spazza via le polemiche. Ed è lo stesso governatore Rossia replicare al
ministro della salute Beatrice Lorenzin, che a proposito del vaccino antinfluenzale ha accusato le Regioni di
aver suonato l'allarme in ritardo: «La Toscana è stata più che tempestiva», ribatte Rossi. «E non c'è bisogno
di polemiche: se ci sono Regioni in ritardo il ministro dica quali sono», aggiunge. Ricordando che «la Toscana
ha ricevuto il comunicato giovedì alle 16 e in due ore abbiamo raggiunto tutti e fatto ritirare i vaccini
segnalati».
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FESTA TOSCANA
01/12/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 1.3
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Psicosi da morti sospette aumentano i pazienti in fuga dal vaccino
In centomila non si sono sottoposti ancora all'iniezione antinfluenzale in attesa di notizie certe. I medici: "I
numeri sono destinati a salire" Affluenza negli ambulatori di persone che chiedono informazioni
GIUSEPPE DEL BELLO
PSICOSI da morti sospette, anche a Napoli e in Campania aumentano i pazienti in fuga dal vaccino. «Finché
continueranno ad arrivare notizie di decessi, il trend è destinato a salire. E la popolazione, giustamente,
preferirà rischiare di ammalarsi di influenza piuttosto che esporsi ad eventuali conseguenze della
sieroprofilassi». L'allarme che lanciano i medici di famiglia sul calo di pazienti candidati al vaccino è chiaro:
l'epidemia influenzale potrebbe rivelarsi catastrofica per anziani, cardiopatici e soggetti immunodepressi. Per
loro, se non tutelati dalla vaccinazione, il pericolo di una complicanza fatale è dietro l'angolo. A Napoli, al
momento sono circa centomila quelli che ancora non si sono sottoposti all'iniezione in attesa di notizie certe.
L'affluenza negli studi medici registrata nell'ultima settimane è aumentata, ma per lo più di persone che
chiedono informazioni.
«I pazienti», osservano Saverio Annunziata e Giuseppe Tortora medici di famiglia dirigenti del sindacato
Sumai, «rifiutano il vaccino perché hanno saputo delle reazioni avverse, con casi di decesso. Quelli che
vengono nei nostri studi ci fanno solo domande per avere notizie più dettagliate sulla eventuale pericolosità
dei vaccini. Si preoccupano non solo per loro ma soprattutto per i loro familiari anziani».
Dalla città alla provincia, la paura sta dissuadendo anche quei pazienti che in passato si erano affidati con
tranquillità ai consigli del medico curante.
Ma il dottore Ernesto Di Cianni, della Asl Napoli3 sud, che da oltre 30 anni ha il suo studio a Ercolano,
spiega che è ancora presto per fare un bilancio negativo. Per affermare cioè che il numero di pazienti è in
netto calo. «La percentuale di soggetti che già si è sottoposta a immunoprofilassi è sovrapponibile a quella
degli anni scorsi.
Il lieve calo di affluenza registrato solo nell'ultima settimana è più che comprensibile. Ovviamente, la
preoccupazione c'è», dice, «mi sono arrivate molte telefonate non solo da parte di pazienti vaccinatie colpiti
da malessere, ma anche da quelli che chiedono informazioni sui rischi che corrono in questo momento. Tra le
manifestazioni più frequentemente riferite, lo svenimento e i disturbi gastroenterici con nausea e vomito. In un
solo caso, sono comparsi il giorno successivo alla vaccinazione, ma sono regrediti in poche ore. In tutti gli
altri pazienti invece, la sintomatologia si è manifestata a distanza di dieci giorni dalla profilassi». Per il
medico, però, in nessuna di queste situazioni è corretto sospettare una reazione all'iniezione. «Neanche per il
primo paziente con manifestazioni gastrointestinali si deve ipotizzare una correlazione con il vaccino»,
continua Di Cianni, «E questo perché il più delle volte si registrano irritazione delle vie aeree con lieve
alterazione febbrile o la comparsa di reazioni locali nel punto di inoculazione: rossore, gonfiore e lieve dolore.
Oltretutto, al momento c'è un'epidemia di virus gastroenterico, quindi è molto più probabile che si tratti di
un'infezione che non ha nulla a che fare col vaccino. Sono situazioni che si risolvono spontaneamente nel
giro di un paio di giorni. I vaccini distribuiti dalla Asl3 sono comunque sicuri perché non appartengono ai lotti
ritirati». La vera influenzaè attesa tra fine dicembre e gennaio, con i soliti sintomi: tosse, febbre e grande
astenia, mentre quella di adesso è una sindrome parainfluenzale con sintomi più sfumati e meno duraturi.
IL PUNTO I VACCINATI Si sono sottoposti alla vaccinazione circa 100mila persone, la metà di quelli a rischio
LE MALATTIE IL 65% è rappresentato da patologie cardiovascolari; il 13% respiratorie; il 6 gastroenteriche
GLI ANZIANI La popolazione di soggetti over 65 della Campania è a quota un milione, le vittime sono 40mila
PER SAPERNE DI PIÙ www.sumai-napoli.it www.aslnapoli1centro.it
Foto: LA PAURA Vaccinazione in un ambulatorio. In 100 mila a Napoli non si sono sottoposti all'iniezione
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L'allarme
29/11/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 1
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PIERO CAPPUCCINELLI
C'è già chi pensa e dice: «E' morto a causa del vaccino anti-influenzale!». Ma la psicosi che si sta
diffondendo in queste ore dovrebbe essere riportata alla realtà scientifica. Altrimenti il pericolo è cadere nella
spirale delle leggende metropolitane, leggende che nel caso dei vaccini sono particolarmente numerose.
Molti dimenticano, infatti, che questi farmaci sono una delle più straordinarie - ed efficaci - invenzioni della
medicina. Hanno salvato e salvano ogni anno milioni di persone, a cominciare dai bambini, eppure restano
avvolti da una sorta di aura negativa: di mistero e di sospetto. Adesso un'onda di paura ingiustificata si sta
propagando in Italia: al momento, tuttavia, è impossibile stabilire un rapporto di causa-effetto tra le sette morti
sospette di altrettanti anziani e la somministrazione del vaccino contro l'influenza. Al di là della semplice
associazione temporale, è n e ce s s a r i o mettere in opera un percorso di valutazioni e di analisi: ed è
quanto si farà nei prossimi giorni, quando si arriverà a una certezza basata finalmente su dati scientifici.
Purtroppo si deve mettere in conto che i vaccini, come ogni farmaco, possono avere effetti non previsti.
Esiste sempre il rischio - calcolabile su base probabilistica - di un caso mortale ogni centinaia di migliaia o
milioni di dosi. Ma questa realtà non è certo sufficiente a cancellare tutte le vite salvate. Dai bambini fino agli
anziani. Ecco perché la scienza deve saper parlare all'opinione pubblica e smentire tutte le falsità, compresa
quella (molto popolare su Internet) dell'associazione tra vaccini infantili e autismo e rilanciata da una recente
sentenza. Non dimentichiamo che sono molti i movimenti che contestano questi farmaci e che le
conseguenze sono sempre drammatiche: in Gran Bretagna, per esempio, si è verificata di recente
un'epidemia di morbillo. E' bene ricordare che l'«ok» per la commercializzazione di ogni vaccino passa
attraverso una serie di fasi rigorose: dall'accertamento della non tossicità a quello della non pericolosità, fino
alla valutazione della reale efficacia. Si tratta di un iter internazionalmente riconosciuto. E che funziona. E io,
lunedì, andrò a farmi vaccinare contro l'influenza. Come ogni anno. *Professore di microbiologia all'Università
di Sassari e Accademico dei Lincei
Foto: Piero Cappuccinelli
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ATTENZIONE ALLE LEGGENDE METROPOLITANE
29/11/2014
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I medici contro l'effetto paura
Marco Accossato
A PAGINA 3 «Dottore,mi ha iniettato quello buono o quello che uccide?». Ridendo e scherzando la domanda
arriva quasi sempre. Negli studi torinesi dei medici di famiglia dove già da un mese si inietta il vaccino contro
l'influenza la preoccupazione c'è. «Quanti sono i morti? Due? Tre?». «La televisione ha detto cinque». «Sì,
ma chissà di cosa sono morti. Perché la televisione ha anche detto che non è sicuro sia colpa del vaccino...».
Ovunque la stessa scena. Vaccino sì, vaccino no è l'argomento del giorno. Anzi: del giorno dopo le prime
vittime e il ritiro del Flaud deciso dall'Aifa. Insomma: timori e parole crescono con l'allerta. E hai poco da
rassicurare che «in Piemonte i lotti a rischio non sono neppure arrivati». «Telefonate in studio ci sono
conferma il dottor Mario Nejrotti -. La preoccupazione è nata appena si è diffusa la notizia del primo decesso.
Ma noi manteniamo la solita linea, sicuri di non sbagliare: grazie al vaccino non abbiamo più visto le grandi
epidemie degli anni 80 e 85. Chi è a rischio di complicanze si deve vaccinare». Punto. «Cinque vittime? Un
dramma per quelle famiglie, non c'è dubbio - commenta Chiara Chinnì, nella sala d'aspetto dello studio del
dottor Guido Giustetto, a Pino Torinese -. Ma quante migliaia sono le persone vaccinate che non hanno avuto
problemi?». Consiglio ai giornalisti: «Quando si parla di morti bisognerebbe ricordare tutte le cifre, perché
siano ben chiare le proporzioni. Altrimenti si fa confusione e allarmismo». Allarmismo no, onestamente non
ce n'è. Prudenza semmai. La sensazione che si respira negli studi torinesi dei medici di famiglia è questa: «Il
vaccino? L'ho fatto un mese fa appena è iniziata la campagna», allarga le braccia Franca Zorra. «Ma oggi confessa - non lo farei: aspetterei di capire esattamente perché quelle cinque persone sono morte». A Torino,
il ginecologo e consigliere comunale (radicale nel Pd) Silvio Viale chiede che sindaco, assessori e consiglieri
si vaccinino lunedì mattina in Consiglio per dimostrare che è sicuro e per dare il buon esempio: «La
vaccinazione antinfluenzale rappresenta la più valida ed efficace misura di prevenzione delle complicanze».
In uno studio medico, ieri, si è arrivati quasi alla lite: «Io sono contro qualunque vaccino e stop», taglia corto
Maria De Nardo, infiammando i dibattiti pacati tra le persone in sala d'attesa. «I vaccini fanno male, chiaro? Io
sono sempre contraria». Chiaro, chiarissimo. Ma Giancarlo Bosco la pensa esattamente al contrario: «Anche
in un intervento chirurgico c'è sempre un margine di pericolo. Eppure i vantaggi sono ampiamente prevedibili
e superiori». «Lo vogliamo dire che ogni anno 8 mila persone muoiono per le complicanze dell'influenza?
L'Aifa è intervenuta subito e ha ritirato i lotti pericolosi», ricorda Roberto Moretti. «Non voglio essere cinico aggiunge - comprendo il dramma delle famiglie. Ma cinque vittime non possono seminare un allarme simile».
Romeno Iorita è l'infermiere che inietta i vaccini in alcuni studi medici. «Soltanto oggi ho vaccinato 35
persone», dice. Quando capisce che un po' di timore c'è, ma manca il coraggio di domandare, prende la
confezione del vaccino e la fa vedere: «Agripal». Non è il Flaud. «Tranquilla». «Il pericolo è la psicosi»,
sostiene il dottor Nejrotti. E la mente fa un salto all'indietro, agli anni dell'Aviaria: «Allora ci fu eccome un
crollo dei vaccini». Il sospetto è che possa essere di nuovo un'allergia al neurotossico squalene ad aver
scatenato le morti di questi ultimi giorni. Per chi soffre di patologie croniche il dubbio tra fare e non fare il
vaccino comunque non si pone nemmeno: «Ho due malattie importanti, una cardiovascolare e una
respiratoria. Io il vaccino lo faccio eccome», dice Vittorio Dolza. «Ne ho parlato con mia moglie: rischierei di
più a non vaccinarmi». Non tutti i medici di famiglia (colpevolmente) hanno letto e leggono le mail che la
Regione, attraverso le Asl, invia con gli aggiornamenti per dare una linea di comportamento comune. In
giornate come questa dovrebbe essere la prima cosa, entrati in studio. «L'indicazione dell'Aifa - spiega la
dottoressa Maria Silvia Delzanno - suggerisce per ora a chi ha un vaccino Flaud di verificare il lotto».Mario
Nejrotti Medico di famiglia
Grazie ai vaccini antinfluenzali non abbiamo più visto le grandi epidemie dell'80 e dell'85Romeo Iorita
Infermiere professionale
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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REPORTAGE
29/11/2014
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C'è chi teme ma non ha il coraggio di chiedere: allora io faccio vedere che non inietto il Flaud
Foto: REPORTERS I medici di famiglia continuano a sostenere l'utilità del vaccino
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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29/11/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 2
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L'esperto: "Nessuna paura, il nesso è solo temporale e il farmaco è
incolpevole"
ROMA «Se dieci milioni di persone anziane e con problemi di salute si vaccinano, è statisticamente scontato
che si verifichi qualche decesso anche a stretto giro, ma di certo è pura casualità». Michele Conversano, past
president del Siti, la società di igiene e prevenzione, è certo della sicurezza degli anti influenzali, testati per
essere assunti anche con altri medicinali. Lo è meno sui cocktail di normali farmaci, che guarda caso
avevano assunto alcuni degli anziani deceduti dopo essersi immunizzati. I decessi a seguito di vaccinazione
anti influenzale si moltiplicano. Sicuri che non esiste un nesso tra le due cose? «Il nesso è solo temporale.
Casuale anziché causale. Il vaccino anti influenzale lo fanno soprattutto anziani e persone fragili. Su circa 10
milioni di immunizzati con problemi di salute è nella statistica che si possa verificare qualche decesso. Se
andassimo a vedere quante persone muoiono dopo aver preso l'aspirina ne conteremmo di più, ma non certo
per colpa di quel farmaco». Gli anziani deceduti assumevano anche molti altri medicinali. Può essere questa
la causa? «I vaccini contro l'influenza, prima di essere autorizzati dalle autorità competenti, sono testati
proprio per essere somministrati insieme ad altri medicinali». Allora i decessi possono essere causati dal
cocktail di altri farmaci? «Posso solo dire che per i medicinali questi studi sulla loro somministrazione
contestuale non si fanno. Ma i vaccini sono sicuri e quello contro l'influenza salva solo in Italia migliaia di vite
umane ogni anno. Su oltre 100 milioni di dosi somministrate nel mondo non si è mai avuto un decesso
correlabile all'immunizzazione». Allora l'Aifa ha fatto male a porre il divieto su quei lotti? «Al contrario, ha fatto
benissimo perché di fronte ad eventi avversi è sempre meglio cautelarsi. Ma stiamo attenti a non trasformare
un fatto positivo, ossia il buon funzionamento della farmacovigilanza in Italia, nella fuga dalle vaccinazioni».
Foto: Michele Conversano
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Intervista
29/11/2014
La Stampa - Ed. nazionale - tutto libri
Pag. 43
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Il lessico famigliare delle vite inceppate
Uno psicoterapeuta racconta storie di bambini e battaglie quotidiane di genitori che non s'arrendono Una
sindrome che richiama una sorta di distanza dal mondo, la miglior cura è l'empatia
FULVIO ERVAS
Aparlare di questo libro comincerò dalla fine. Che non svela nulla. Anzi. «E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale ed io, avrò cura di te». Franco Battiato, la canzone. La cura, certo non
risolutiva, come tema di questo libro che narra di quattro storie (Silvio, Cecilia, Elia e Matteo) di autismo.
Autismi, per la verità: menti che sembrano sopra un ottovolante sensoriale. Le cause dell'autismo sono
dibattute ma non chiaramente definite, e in trepidante attesa dell'aggiornamento delle Linee Guida del
Ministero della Salute, nel 2015 (e non potranno che essere migliorate rispetto a quelle del 2011), la cura è
un bell'argomento con cui svelare parte dei meccanismi della mente autistica. Un modo per narrare
esperienze non solo delle persone autistiche, ma anche del mondo di relazioni che li circonda. Famiglia con
autismo, commenta qualcuno, non senza ironia o coraggio. Cioè condizione speciale, un numero civico con
una storia diversa, con una luce diversa, con strategie di vita diverse. Resilienza, direbbe un biologo, capacità
di rispondere a condizioni difficili, aggrapparsi con le unghie a superfici scivolose, perché quanto vi è di più
tormentato che la «diversità» di un figlio? La cura, le cure, raccontate in questo libro da un terapeuta che
affonda le mani, la pancia, le conoscenze, l'intuito, la pazienza, quotidianamente, nelle «stranezze»
dell'autismo, nei suoi codici misteriosi, nella sua speciale decodificazione del mondo. Che richiede, a sua
volta, la decodificazione di una decodificazione. Incontriamo Silvio, immerso in un mondo puramente visivo, il
bambino che parlava con la luce, proprio come il titolo del libro, il bambino che mangia poche cose, che non
usa il gabinetto, che prova poco interesse per il volto dei genitori, che ha problemi con il sonno. E tanto altro.
Tutti «inceppi» che rendono la vita di relazione una strada di buche e sassi, un percorso in salita perenne.
Cecilia, la bambina delle corde, riempiva le sue giornate facendo oscillare funi, cinture e sciarpe e poi, non
contenta di quei movimenti sinuosi, legava gli arredi della casa con le corde creando fitte ragnatele, simbolo
spettacolare di connessioni, intrecci, spazialità, estetica. O, semplicemente, percorsi nella mente di una
bambina speciale. Eppure, come dipanando un intricato gomitolo, per tentativi, con attente osservazioni, con
riflessioni, il mondo di un autistico può essere migliorato. Può essere migliorata la sua «gestione» nella
relazione famigliare e in quella circostante. Esige lavoro. Un lavoro che le famiglie faticano a mettere in
campo senza un sostegno. Il libro racconta anche questo lato, umanissimo, dell'aiuto che le famiglie riescono
a trovare a contatto con dei professionisti. Nel mondo reale, poi, le famiglie creano reti, come testimoniano
certi luoghi «social», dove genitori di ragazzi autistici si scambiano esperienze, informazioni, paure, difficoltà.
O dove si rivela al mondo che una sindrome, che richiama una sorta di «distanza» dal mondo, necessita,
ancor di più, di una fitta area di connessione con esso. L'autismo ha bisogno di «compagnia». L'autismo ha
bisogno di empatia. Che non avvicinano la ricerca delle cause, né sono, in sé, una cura. Aiutano. So che non
è poco. Anche questo ci racconta Il bambino che parlava con la luce (e di numeri, battaglie, madri, padri,
insegnanti, scuole...).
Foto: Maurizio Arduino «Il bambino che parlava con la luce» Einaudi pp. 287, € 18
Foto: Fulvio Ervas è l'autore di «Se ti abbraccio non aver paura»
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CRONACHE DI AUTISMO
30/11/2014
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Vaccini, il ministro: "Regioni troppo lente nelle segnalazioni"
Pronto un emendamento per tagliare i tempi Primi test negativi sul legame tra farmaco e morti Salgono a
dodici i casi sospetti, ma gli esperti: «Con il panico rischiamo 16.000 decessi»
PAOLO RUSSO ROMA
Mentre anche l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, indaga sulle morti sospette da vaccinazione anti
influenzale, il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, lancia il suo «j'accuse» contro le Regioni che non
segnalerebbero subito le reazioni avverse ai vaccini. «Sono loro responsabili della tempestiva segnalazione
degli effetti delle vaccinazioni e in questo caso c'è stata una carenza molto forte», ha tuonato contro i
governatori. «Il ministro si lascia andare ad uno sport troppo praticato: lo scaricabarile», replica stizzito il
presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino. Il quale invita la Lorenzin «a verificare se
qualcosa non ha funzionato, a cominciare dall'Aifa, l'Agenzia ministeriale del farmaco». Della quale in realtà
non sarebbe troppo soddisfatta nemmeno la titolare della Salute, che giudicherebbe un po' troppo allarmistica
la gestione della vicenda. Ma una stretta sulla farmacovigilanza dovrebbe arrivare già con un emendamento
alla Legge di stabilità. Che nessuna correlazione sia provata tra i decessi e il Fluad prodotto da Novartis, ieri
l'hanno continuato a ribadire un po' tutti, Ema in testa, che invita a proseguire la campagna di vaccinazione.
Ma i ritardi di 14, fino anche 20 giorni con i quali le segnalazioni degli «eventi avversi» sono arrivate all'Aifa
dicono che il sistema non funziona. La norma targata Lorenzin dovrebbe allora fissare per medici e Regioni
l'obbligo di segnalazione entro 24-48 ore, pena sanzioni addirittura penali. Intanto le procure di Siena, Roma,
Siracusa, Chieti e Prato continuano ad indagare e quest'ultima ha disposto il sequestro di uno dei due lotti
bloccati dall'Aifa. Anche se le analisi decisive, quelle sugli enzimi, saranno pronte solo tra 20 giorni, chi sta
analizzando i lotti dubita comunque di trovare falle che giustifichino le morti «sospette». Morti salite nel
frattempo a 12 con la segnalazione del decesso di un altro anziano in Toscana. Nel 67% dei casi, informa
l'Aifa, si tratta di ultraottantenni e stessa percentuale è quella dei decessi avvenuti entro le 24 ore o per cause
cardiovascolari. I lotti coinvolti sono passati da 2 a 6 per u n t o t a l e d i u n m i l i o n e e 358mila dosi.
Intanto è fuga dalla vaccinazione anti influenzale. Il sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg, ha fatto
un'indagine sui suoi dottori e se al Nord non si va oltre una richiesta di informazioni accompagnata da
qualche rinvio della vaccinazione, al Sud sono gli stessi medici a trasmettere ansia ai pazienti, provocando
così uno stop alla campagna di immunizzazione che rischia alla fine di fare molte più vittime di quelle
ipoteticamente attribuite al Fluad. Gli esperti di prevenzione del ministero calcolano infatti che senza
vaccinazioni gli 8mila morti causati ogni anno dall'influenza raddoppierebbero. E con il panico s c at e n at o s
i o ra è p i ù c h e probabile un dimezzamento delle immunizzazioni tra anziani e soggetti fragili. «Il rapporto
tra il rischio di moltiplicare i decessi da influenza e i benefici del blocco cautelare è tale da far ritenere
inopportuna la decisione di ritirare i vaccini», dichiara senza mezzi termini il segretario nazionale della
Fimmg, Giacomo Milillo. Che poi lancia una ciambella di salvataggio all'Aifa, dicendo di «condividerne la
cautela generata dal rischio di richieste milionarie di risarcimenti, sempre in agguato quando la magistratura
indaga in sanità». Il direttore dell'agenzia, Luca Pani, dal canto suo difende il sequestro dei due lotti: «Non
potevamo fare altrimenti, c'è una concordanza temporale troppo forte tra alcuni decessi e la somministrazione
del vaccino, che per me resta sicuro. Dobbiamo capire se eventi avversi rarissimi possono verificarsi su
cardiopatici gravi. Fermo restando che parlando di casistiche nell'ordine di un evento ogni milione di dosi il
rapporto rischio-beneficio sarebbe sempre a favore della scelta di vaccinarsi». Basta ora convincere di nuovo
gli italiani a farlo.
I punti da chiarire La produzione n Qualche sostanza estranea può contaminare alcuni lotti durante la fase
della produzione, anche se è raro. La Novartis ha già fatto i controlli sui lotti incriminati senza trovare nulla,
sono in corso controlli indipendenti da parte di Iss e Aifa. La catena del freddo n I vaccini vanno conservati tra
i 2 e gli 8 gradi. Qualcosa può essere andato storto in questa fase, ma gli esperti dichiarano che - anche se
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SALUTE PAURA DELL'EPIDEMIA
30/11/2014
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fosse - in questo caso ci si troverebbe di fronte a un vaccino non funzionante e non di sicuro a un vaccino in
grado di provocare la morte del paziente. Allergie n Un'altra ipotesi è quella di una reazione allergica a
qualche componente del vaccino. Sul banco degli imputati lo squalene, un adiuvante. In realtà la sua
molecola è presente anche nel corpo umano e non spiegherebbe perché avrebbe questi effetti solo su alcuni
lotti.
Il botta e risposta C'è stata una carenza molto forte nelle segnalazioni da parte delle Regioni Beatrice
Lorenzin Ministro della Salute Scaricabarile, il ministro controlli cosa non ha funzionato a partire dall'Aifa
Sergio Chiamparino Presidente della Conferenza delle Regioni
Foto: MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA
30/11/2014
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La gabbia dorata dove si produce il Fluad
Siena: corsi di yoga e asilo nello stabilimento "perfetto", ma tra i lavoratori serpeggia il disagio
[PA. RU.]
chio del ciclone, sembra un po' come dottor Jekyll e Mister Hyde. Da un lato alta tecnologia, sistemi di
sicurezza all'avanguardia e servizi di ogni genere da impianto a misura d'uomo. Il perfetto prototipo
dell'azienda modello svizzero. Dall'altro il malumore dei lavoratori, o almeno di quelli sindacalizzati, che
lamentano un clima da caccia alle streghe all'interno di questo splendido centro posto tra Siena e la frazione
di Rosia, ai piedi di una boscosa collina. Non a caso uno sciopero dello scorso anno aveva come ordine del
giorno «il clima di «Novartis Hill», la cittadella senese dei vaccini ora nell'octerrore e diffidenza dilagante».
L'anno prima c'erano stati pure 11 licenziamenti. E non perché il business dei vaccini vada male, la cittadella
fattura oltre mezzo miliardo di euro. Le motivazioni erano disciplinari. «Comportamento deontologicamente
non corretto», precisa anzi l'azienda, dove vige un codice etico molto rigido, «che va rispettato perché in un
settore delicato come quello della salute non si possono ammettere leggerezze», riferiscono dall'area risorse
umane. Una rigidità che dal fronte opposto definiscono invece «sistema da polizia segreta». Insomma nella
fabbrica del Fluad, l'anti-influenzale sotto processo, non si respira proprio un gran clima. Eppure aggirandosi
tra i dedali che collegano i vari edifici dall'architettura essenziale sembra non mancare proprio nulla per
lavorare con il massimo comfort: palestra, asilo nido, posta, calzolaio, lavanderia, spaccio alimentare e
ambulatorio. E visto che qui si produce salute servizio di consulenza dietologica per chi è sovrappeso, stand
per il controllo della pressione e persino un corso di yoga per combattere lo stress. Magari da perfezionismo
svizzero. Che ritroviamo nei sistemi di sicurezza e di produzione. Applicati con rigore dai 1200 dipendenti che
sfornano ogni anno la bellezza di oltre 500 milioni di dosi vaccinali. E non solo contro l'influenza, ma anche
per immunizzare da poliomielite e dalle pericolosissime meningiti da meningococco. Prodotti esportati in ben
130 Paesi. Tra i quali gli Stati Uniti,doveperimmettereunmedicinale occorre ottenere il certificato di
esportazione rilasciato dalla severissima Fda, la Food and drug administration che non lascia entrare uno
spillo che non abbia superato i più rigidi controlli di sicurezza. E infatti nella cittadella dei vaccini le produzioni
sono certificate dal marchio europeo «Gmp», acronimo inglese che sta per «buone pratiche di
fabbricazione». Sulla sicurezza dei meccanismi di azione dei vaccini messi a punto in questo polo di ricerca e
produzione all'avanguardia parlano i numeri: «Dal 1997, anno di avvio della commercializzazione del Fluad,
su centinaia di milioni di dosi distribuite nel mondo fanno sapere in azienda - i sistemi di farmacovigilanza non
hanno mai fatto registrare nemmeno un decesso ipoteticamente correlato al vaccino». Fino ad oggi. Ora in
questi stabilimenti che furono di Scalvo, poi Marcucci e infine Chiron, prima di passare alla multinazionale
svizzera Novartis, all'amarezza si mescola la paura di un crollo della domanda di quel Fluad, figlio di Rino
Rappuoli, il genio italiano dell'immunizzazione. Insieme all'americano Craig Venter, famoso per aver mappato
il genoma umano, ha messo a punto una tecnica rivoluzionaria che ha permesso lo sviluppo di nuovi vaccini
impensabili prima, come quello contro la meningite. Questo grazie al sequenziamento del genoma dei virus
che consente di individuarne i punti deboli. Quelli che qui tutti negano esistere nell'anti influenzale «sotto
inchiesta».
100
milioni di dosi È la produzione di anti influenzali nello stabilimento senese
1200
addetti Calcolando l'indotto lo stabilimento impiega 3660 persone
Foto: FABIO DI PIETRO/ANSA
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La storia
30/11/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 11
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Una nuova cura per il medico di Emergency: si vuole colpire l'infiammazione
ANTONIO PITONI ROMA
Un trattamento nuovo finora mai sperimentato su un paziente colpito dall'Ebola. Una scommessa su cui i
medici dell'Istituto Spallanzani hanno deciso di puntare, ieri, dopo il «progressivo peggioramento» che da
venerdì ha portato ad un aggravamento generale delle condizioni del medico italiano di Emergency infettato
dal virus in Sierra Leone e ricoverato in isolamento nella «zona rossa» dell'ospedale romano. L'ultimo
bollettino medico ha evidenziato «disturbi gastrointestinali importanti» come «nausea, vomito e diarrea»
accompagnati da «febbre elevata superiore a 39 gradi», spossatezza e sonnolenza, nonostante il paziente
sia pienamente cosciente, risponda alle domande e riesca a «deambulare autonomamente nella stanza».
Sintomi ai quali si è aggiunto un «esantema cutaneo diffuso». E da ieri, gli specialisti dello Spallanzani, hanno
iniziato il terzo trattamento sperimentale, finora mai utilizzato, aggiungendo «un farmaco che agisce sulla
risposta immunitaria» alle cure basate finora su un antivirale e «sul plasma di convalescente», cioè di
soggetti guariti dall'Ebola. Una giornata di apprensione, vista l'evoluzione tutt'altro che confortante del quadro
clinico, per la famiglia del medico di Emergency. Sia la moglie che le due figlie hanno preferito non rilasciare
alcuna dichiarazione. Ha parlato, invece, il direttore scientifico dell'ospedale romano, Giuseppe Ippolito.
«L'evoluzione della malattia può presentare degli alti e bassi - ha spiegato -. Stiamo monitorando la
situazione e le caratteristiche del virus, ed il motivo per cui abbiamo aggiunto questo terzo nuovo farmaco è
che agisce con un meccanismo diverso». Un farmaco che non era mai stato somministrato ad un malato di
Ebola e sul quale lo Spallanzani, al pari degli altri medicinali finora utilizzati, ha deciso di mantenere il più
stretto riserbo. «Ma riteniamo - ha assicurato Ippolito che abbia un meccanismo di azione importante in
questo caso, poiché agisce sulla risposta immunitaria». Ma in che modo? «La terapia ha la capacità di ridurre
particolari sostanze prodotte dall'organismo - ha aggiunto il direttore scientifico - si tratta delle citochine
infiammatorie, che provocano le cosiddette "cascate infiammatorie" a livello organico». Il nuovo farmaco
sperimentale agirebbe, in sostanza, bloccando proprio l'infiammazione. Difficile fare previsioni sui tempi
necessari per capire se la nuova cura darà risposte positive. «Abbiamo appena aggiunto il nuovo farmaco
alla terapia e ora dobbiamo vedere come il paziente reagisce», ha chiarito Ippolito. L'auspicio è che il mix
farmacologico somministrato riesca a bloccare l'azione del virus. Un caso certamente particolare: il paziente
zero italiano è anche un medico, che dalla prima linea contro Ebola si ritrova ora dall'altra parte della
barricata come malato. «E dunque - ha concluso Ippolito - ha la percezione esatta della situazione e di tutto
ciò che gli sta accadendo». Intanto, una buona notizia arriva dal Mali dove il governo ha annunciato il primo
caso nel Paese (dove il contagio si sarebbe di fatto arrestato) di guarigione dal virus. Ma stando ai dati diffusi
dall'ultimo bollettino dell'Oms, dall'inizio dell'epidemia il numero di casi di Ebola ha toccato quota 16.169,
mentre le vittime sono state finora 6928. Solo dallo scorso mercoledì, i nuovi casi di contagio registrati sono
stati 268. E mentre l'epidemia sembra stabilizzarsi in Liberia e in Guinea, non accenna ancora ad arrestarsi in
Sierra Leone, proprio dove il medico italiano di Emergency ha contratto al malattia. Twitter @Antonio_Pitoni
Foto: Il saluto Nella foto Gino Strada saluta con un augurio il medico di Emergency che parte dalla Sierra
Leone alla volta dell'Italia dopo il contagio del virus Ebola
Foto: EMERGENCY/ANSA
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Ebola, peggiora il paziente zero
30/11/2014
La Stampa - Torino
Pag. 54
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marco accossato
L'unione della Senologia del Sant'Anna e delle Molinette in una sola Breast Unit ha ridotto in pochi mesi le
liste d'attesa contro il tumore al seno. Nel nuovo centro - dopo la chiusura dell'ospedale Valdese che aveva
fatto lievitare invece inizialmente i tempi - sono state aggiunte al mattino quattro sedute operatorie
settimanali, passando così da 489 pazienti in lista per un'attesa di più di due mesi a 240 malati che
diminuiranno ulteriormente fino ad arrivare a inizio 2015 a una lista di attesa sotto i 30 giorni, come richiesto
dalle linee guida internazionali. «A settembre e ottobre 2014 - comunica la Città della Salute, da cui
dipendono i due ospedali - sono stati eseguiti 85 interventi in più rispetto agli stessi mesi del 2013, e a fine
anno si prevede un totale di circa 1200-1300 interventi effettuati, con un 9 per cento in più di tumori trattati
rispetto all'anno scorso».
Rispetto al 2013, in particolare dopo la chiusura del Valdese - spiega il dottor Daniele Farina, uno dei capi
dipartimento - sono stati solo 54 in più i pazienti che si sono rivolte ad altri centri fuori dal Piemonte per
interventi di cancro alla mammella, con un incremento generale rispetto al 2012 del 3,6 per cento». Di questi
interventi in «mobilità passiva», l'87 per cento è stato in Lombardia, in particolare presso l'Istituto Europeo di
Oncologia di Milano, e l'8 per cento in Liguria. Unite le forze
Grazie alla Breast Unit unica le donne vengono oggi seguite nei due poli della Città della Salute dal momento
della diagnosi fino ai controlli post operatori: intervento chirurgico, eventuale chemio o radioterapia, follow-up.
«E già dal prossimo anno - prevede il direttore generale, Gian Paolo Zanetta, che ha sostenuto il progetto - la
quota di donne che si rivolgeranno fuori Piemonte per essere curate e assistite verrà ridotta ulteriormente con
l'incremento quantitativo e qualitativo della nostra attività». Altri posti per i ricoveri
Un'ulteriore e definitiva spinta all'attività della Breast Unit della Città della Salute avverrà nei prossimi mesi
con la chiusura dei lavori di miglioramento strutturale e di comfort della degenza dell'Oncologia al 2° piano,
un progetto di restyling completo grazie a un finanziamento della Compagnia di San Paolo: al posto delle
attuali stanze sorgerà un reparto di quattordici posti letto accanto al reparto di Ginecologia oncologica.
«Questa nuova area - concludono in ospedale - consentirà un ulteriore aumento dell'attività chirurgica
oncologica».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Tumore al seno La Città della Salute riduce le attese
01/12/2014
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Il Piemonte cambia la dieta "Il pane va salato meno"
Si passerà da 15-20 grammi di sale per ogni chilo di farina a 10 Intesa con i panificatori per tutelare la salute e
rilanciare il prodotto "Riducendo la quantità di potassio si evita l'ipertensione arteriosa"
ALESSANDRO MONDO
«Sei più lungo di un giorno senza pane!», si racconta abbia sbottato Pietro Micca, l'eroe della difesa di Torino
durante l'assedio del 1706, al compagno che tardava ad accendere la miccia per bloccare l'incursione
francese. La vedova, dopo una supplica inviata al duca Vittorio Amedeo II, ottenne come riconoscimento per
il sacrificio del marito un vitalizio di due razioni di pane al giorno. Altri tempi quelli in cui il pane, contornato da
poco altro, era un bene prezioso. Ora rischia l'estinzione dalle nostre tavole. Da qui l'avvio di una
sperimentazione all'insegna di due obiettivi: tutelare la buona salute dei piemontesi e sostenere il consumo di
un prodotto che ha accompagnato la storia dell'uomo. L'iniziativa In panetteria continuerete a trovare il pane
tradizionale ma dal prossimo anno una quota parte sarà proposta con un sapore leggermente diverso: i
panificatori piemontesi, d'intesa con l'assessorato regionale alla Sanità, dimezzeranno il contenuto di
potassio, cioè di sale. In sostanza, si passerà dagli attuali 15-20 grammi di sale per chilo di farina a 10. E non
è detto che la percentuale non possa scendere ancora: dipenderà dalla risposta dei clienti, abituati a un
prodotto che in Piemonte è sempre stato «salato». Potassio ridotto Non a caso, si comincerà a dimezzare la
dose di potassio su una linea o due: ogni panetteria sceglierà quella che ritiene più opportuna. Non a caso, si
tratta di una sperimentazione: la sua prosecuzione dipenderà dal gradimento del pane in versione salutista.
Tutela della salute L'iniziativa è stata concordata nei giorni scorsi durante un incontro tra l'assessore Antonio
Saitta e i rappresentanti dei panificatori subalpini: erano presenti Piero Rigucci, presidente Unione regionale
panificatori, il segretario Giovanni Vernaglione, Franco Mattiazzo ed Enrico Giacosa, responsabili dei
panificatori di Torino e provincia e di Alba. Come si premetteva, la finalità principale è tutelare anche su
questo versante la salute dei piemontesi, e i conti disastrati della nostra Sanità, evitando l'ipertensione
arteriosa. Parola d'ordine: prevenzione. Nell'occasione, Saitta ha ribadito le indicazioni del Piano nazionale
della prevenzione condividendo con gli artigiani l'opportunità di collaborare per riportare il pane al centro del
cibo giornaliero: «Con un giusto apporto di quello che un tempo si definiva "companatico" e con il consumo
giornaliero di verdura e frutta, riducendo la misura di quel "pizzico di sale" che fa felice la gola ma può avere
effetti negativi sulla pressione venosa, con rischi anche gravi per la salute». I panificatori, pur ribadendo che il
buon pane non è mai stato un problema per la salute dei consumatori, si sono messi in gioco nella speranza
che il lancio di alcune linee di «pane mezzosale» contribuisca a sostenere il consumo. Rilancio dei consumi
Qui sta la seconda notizia. Negli ultimi anni, e nonostante la recessione renda sempre più sobrie le tavole dei
piemontesi, come degli italiani, il consumo di pane è sceso sensibilmente. I nemici del pane Secondo i
panificatori, le cause sono diverse. La prima è l'invasione del mercato di prodotti da forno ottenuti partendo
da semilavorati congelati provenienti da più Paesi europei: oltre ad aver interrotto lo stretto rapporto locale tra
produzione primaria e consumo, presupposto della cosiddetta «filiera corta», ha peggiorato la qualità
organolettica del pane percepita dal consumatore. Il secondo problema, ancora più insidioso del primo, è
l'attecchimento di un modello alimentare che partendo da premesse condivisibili, il contrasto all'obesità e alle
patologie correlate, ha eliminato o ridotto dalle diete il consumo del pane. Un capitolo a parte è
rappresentanto dall'aumento dei celiaci. Aggiungete la difficoltà, per le imprese artigianali, di adeguarsi a
norme nazionali e comunitarie pensate per la grande industria e comprenderete perchè il pane, signore delle
nostre tavole da generazioni, rischi l'estinzione. Se oggi la media del consumo pro-capite è scesa a 85
grammi al giorno vorrà dire qualcosa: un impoverimento culturale, oltre che alimentare, sul quale riflettere.
I numeri del pane
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Dossier / Politica e salute
01/12/2014
La Stampa - Ed. nazionale
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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tipologie di pane
2-3
giorni
20
grammi
30%
6-7
85
chilogrammi al giorno
grammi pro capite al giorno
2.300
panetterie
grammi LA GRISSA LA MICCA LA BIOVA LA GRISSA LA CIABATTA LA CIABATTINA Centimetri - LA
STAMPA per chilogrammo di farina, la dose di potassio nel pane piemontese per chilo di farina, la riduzione
prevista a settimana dedicati alla vendita del «pane mezzosale» il calo del consumo dal 2010
Prevalentemente interessate dall'iniziativa in Piemonte (rispetto alle 5 mila di pochi anni fa) la quota di pane
invenduto nelle panetterie Vendute prevalentemente fuori dalle grandi città la media del consumo in Piemonte
01/12/2014
La Stampa - Torino
Pag. 49
(diffusione:309253, tiratura:418328)
«Approvo l'iniziativa dell'assessore Saitta: è persona attenta, ha fatto una cosa di grande intelligenza».
Giorgio Calabrese - medico nutrizionista, docente presso numerose università italiane e straniere oltre che
star consolidata del piccolo schermo - benedice l'arrivo del «pane mezzosale» nelle panetterie piemontesi. È
davvero il caso? «Certo! La Sanità, oltre a permettere ai cittadini di curarsi nel migliore dei modi, deve
prevenire le malattie. Riducendo la quantità di sale il gusto del pane resta comunque buono e si scongiura
una serie di problemi: cominciando dall'ipertensione arteriosa. Serve uno sforzo congiunto: i medici devono
insegnare a salare meno, i pazienti devono comprare prodotti iposodici». Ma non le sembra un'esagerazione
abolire il pane dalla tavola? «E chi ha detto di abolirlo? Ma no, quello lo prevedono le maledette diete
iperproteiche: chi le prescrive non pensa al benessere del paziente ma a farlo dimagrire subito, e
velocemente. Peccato che sulla media distanza sia controproducente». In che senso? «Eliminare pane e
pasta permette di perdere peso subito ma poi si verifica un rimbalzo metabolico». Sarebbe a dire? «... che in
seguito chi segue queste pseudo-diete riprende peso, con gli interessi». E nelle sue diete? Il pane resta?
«Eccome. Nelle diete che prescrivo io il pane c'è sempre: da 60 a 70 grammi di pane, da 60 a 70 grammi di
pasta. Intendiamoci: parliamo di gente con problemi di obesità. A un atleta prescrivo non meno di 100 grammi
di pane al giorno». Che ne pensa dei prodotti da forno semilavorati? «Per carità! Assolutamente contrario.
Presuppongono una quantità di conservanti e alte dosi di lievito. Lasciamo perdere. Anzi: si legga il mio
ultimo libro». "Dimagrire con la dieta mediterranea"? «Proprio quello: il primo ingrediente di ogni dieta che si
rispetto è il buonsenso». Insomma: giusto ridurre la quantità di sale ma non ci sono ragioni per evitare il pane
come la peste. «Al contrario: il pane, come la pasta, fa bene. Allontanarlo dalle nostre tavole è solo una
moda, una fregatura metabolica». [ALE.MON]
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"Nessun veto, basta trovare la giusta misura"
29/11/2014
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Due decessi nella Capitale. Dosi sospette in dodici regioni Aperte inchieste in tutta Italia, un primo indagato in
Sicilia NEL MIRINO IL FLUAD DELLA NOVARTIS L'AZIENDA HA SVOLTO VERIFICHE PRELIMINARI:
«CONFERMATA LA QUALITÀ DEL PRODOTTO»
Camilla Mozzetti
L'EMERGENZA ROMA I decessi sospetti aumentano. E dopo le tre morti di giovedì, avvenute in Sicilia e
Molise, l'Agenzia del farmaco è costretta a rivedere al rialzo il numero delle presunte vittime del Fluad, il
vaccino antinfluenzale prodotto dalla casa farmaceutica Novartis. Ai casi registrati si aggiungono, infatti, due
decessi in Puglia, uno in Toscana, due in Emilia Romagna e due in Lombardia oltre a due casi nel Lazio che
hanno riguardato un'anziana di 92 anni ricoverata e poi deceduta al policlinico Gemelli di Roma, che aveva
preso il vaccino due giorni mercoledì, e un uomo di 77 anni, degente all'Aurelia Hospital, che si era vaccinato
15 giorni fa. Undici vittime ancora da accertare e sulle quali bisognerà aspettare l'esito delle verifiche
delegate ai Nas dall'Istituto superiore di sanità. Novartis ha già condotto una revisione preliminare dei lotti
interessati confermando la qualità del vaccino. I due lotti incriminati, il 142701 e il 143301 già da ieri erano
stati bloccati. L'AIFA Le prime due dosi presumibilmente letali, sono state distribuite in 12 regioni per un totale
di 500mila dosi. L'allarme, però, potrebbe allargarsi perché l'Aifa non esclude il ritiro di altri lotti del vaccino
poiché fra le nuove segnalazioni di morti giunte ieri, alcune riguardavano persone che avevano utilizzato un
vaccino con altri codici. Al momento una relazione diretta vaccino-decessi non è provata e bisognerà
attendere circa un mese per l'esito completo e definitivo delle analisi, in corso all'Istituto superiore di sanità.
Dall'Agenzia del farmaco, il direttore generale Luca Pani tiene a una distinzione: «Non c'è una relazione
diretta fra la somministrazione del vaccino e le morti» quanto più «una concordanza sospetta e l'incremento
delle segnalazioni potrebbe essere dovuto alla fobia». LE INDAGINI Ciononostante, quattro procure della
Repubblica hanno avviato le indagini su alcuni degli undici decessi. Tre uffici giudiziari, quelli di Prato,
Siracusa e Roma, si occupano dei decessi avvenuti nelle province di loro competenza, mentre il terzo, quello
di Siena, ha aperto un fascicolo sulla produzione dei lotti sospetti, negli stabilimenti senesi della Novartis. A
Siracusa sono morti due pensionati di 68 e 87 anni. La procura aveva già aperto un'indagine su un caso
simile, quello di un settantenne di Augusta deceduto a metà novembre dopo che il medico - ora indagato - gli
aveva somministrato un vaccino antinfluenzale. A Prato, invece, il fascicolo è stato aperto ieri, dopo la notizia
del decesso di un novantenne. Analoghi percorsi potrebbero essere seguiti dalle procure delle città dove
vengono segnalate nuove morti sospette: per il momento, Campobasso, Lecce, Parma e Como. Paese) ma
anche altri vaccini antinfluenzali come il Vaxigrip composto solo da un mix di virus senza il principio adiuvato
e il vaccino intradermico. Le istituzioni sanitarie, intanto continuano a raccomandare la prosecuzione della
campagna vaccinale contro l'influenza. E lo stesso stanno facendo i medici di famiglia. Il presidente della
Società italiana di medicina generale, Claudio Cricelli, prende in prestito i dati del 2013 sui decessi nel
periodo invernale per scongiurare il panico e il rischio psicosi nei cittadini. «Per complicanze legate alla
patologia influenzale - ha ricordato - sono morte in Italia più di 8mila persone e in Europa oltre 40mila». A CHI
È CONSIGLIATO Anziani Donne incinte (quando il terzo mese di gestazione coincide con i mesi invernali)
Adulti e bambini con malattie cardiache, polmonari o croniche Personale sanitario Lavoratori del servizio
pubblico Qualsiasi persona che desideri minimizzare i rischi DA COSA È COSTITUITO? EFFETTI
COLLATERALI Il periodo ideale è tra metà ottobre e fine novembre . Il vaccino produce immunità entro una
settimana. La copertura è di sei-otto mesi Dolore , eritema , tumefazione nel sito di inoculo. Malessere
generale , febbre , mialgie , soprattutto in persone mai vaccinate in precedenza. Scompaiono generalmente
entro il terzo giorno dall'iniezione QUANDO SOMMINISTRARLO
Il vaccino antinfluenzale Da virus inattivati che, iniettati sotto pelle, sono in grado di stimolare l'organismo a
produrre anticorpi immunizzandosi contro attacchi successivi
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Allarme vaccino undici morti «Sono coinvolti anche altri lotti»
29/11/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Quali rischi si corrono? Le reazioni più comuni sono la dolenzia, l'arrossamento nel punto dell'iniezione,
febbre, dolori muscolari o articolari o mal di testa. Questi sintomi generalmente sono modesti e non
richiedono cure mediche, si risolvono con trattamenti sintomatici (antipiretici e analgesici) nel giro, al
massimo, di un paio di giorni. Raramente i vaccini antinfluenzali a base di virus inattivati possono causare
reazioni allergiche come orticaria, rapida tumefazione nel punto di inoculazione, asma e gravi manifestazioni
allergiche dovute a ipersensibilità nei confronti di determinati componenti del vaccino. I vaccini inattivati
contengono il virus ucciso o parti di questo che non possono causare malattia. Quelli a base di virus vivente
contengono l'elemento virale ma questo è stato attenuato. In entrambi i casi possono presentarsi sintomi
influenzali ma meno marcati.
3Da quanti virus si è protetti? Da questa stagione è disponibile nelle Asl e nelle farmacie un vaccino
quadrivalente indicato per l'immunizzazione degli adulti e dei bambini dai tre anni di età, per la prevenzione
dell'influenza causata da due sottotipi di virus A e da due di tipo B. Le complicanze dell'influenza vanno dalle
polmoniti batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (come il diabete, malattie
immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche), alle sinusiti, alle otiti (queste ultime soprattutto nei
bambini). Le complicanze sono più frequenti nelle persone al di sopra dei 65 anni e con condizioni a rischio.
Casi gravi di influenza, come riporta il sito del Ministero della Salute, si possono verificare anche in persone
sane che non rientrano nelle categorie cosiddette a rischio.
Quando è meglio non vaccinarsi? Secondo il sito "VaccinarSi" della Società italiana di igiene non ci si deve
vaccinare se si è allergici a qualche componente del prodotto, se il bambino ha meno di 6 mesi o se ci sono
in corso malattie con febbre alta. Ci si può sottoporre alla profilassi se si hanno malattie acute di lieve entità,
ma anche in allattamento o in caso di malattie che compromettono il sistema immunitario. Dovrebbero
vaccinarsi le donne nel secondo e terzo mese di gravidanza. Perché hanno un maggior rischio di
complicanze come parto prematuro e basso peso del feto. La vaccinazione della mamma, inoltre, protegge il
nascituro dall'influenza fino a 6 mesi. Bisogna vaccinarsi tra ottobre e fine dicembre. Si è protetti dall'influenza
dopo due settimane dalla somministrazione e la protezione dura, minimo, un anno.
Cosa fare in caso di reazioni gravi? Dopo la vaccinazione antinfluenzale i pazienti che hanno problemi
importanti(non una febbricola) devono andare dal medico di famiglia che conosce il paziente ed è l'unica
figura di riferimento. È l'indicazione del direttore generale dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) Luca Pani.
Chiedere una consulenza quando si presenta il respiro corto, sensazioni di svenimento, difficoltà a
camminare, dolori marcati. Secondo il rapporto dell'Aifa nella stagione 2012-2013 (ultimi dati disponibili)le
segnalazioni di sospette complicazioni dopo la vaccinazione sono state 285, di cui il 16% considerate gravi.
L'esistenza della relazione deve essere poi valutata sulla base di una serie di elementi che comprendono la
relazione temporale, presenza/assenza di cause alternative, plausibilità biologica, confronti con precedenti
condizioni di pazienti.
Foto: SOTTO INCHIESTA Bufera sui vaccini anti-influenzali
Foto: DIRETTORE AIFA Luca Pani
29/11/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 3
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Nella regione sono stati somministrati 25 mila prodotti del tipo sotto esame Muore un'anziana che aveva
ricevuto un siero non incluso nei lotti sospetti LA DONNA È CROLLATA A TERRA IL GIORNO DOPO LA
VACCINAZIONE AVEVA 92 ANNI. DUBBI ANCHE SULLA MORTE DI UN 77ENNE
Mauro Evangelisti
IL FOCUS ROMA Anche a Roma due morte sospette per il vaccino antinfuenzale Fluad. Con un'aggravante:
le dosi somministrate non provengono dai lotti sotto osservazione e bloccati. Per questo ieri la Regione ha
ritirato tutti i vaccini di quella marca. I Nas stanno indagando sul decesso di un uomo di 77 anni, ricoverato
due settimane fa all'Aurelia Hospital e poi deceduto, ma l'Aifa (agenzia italiana del farmaco) l'ha escluso dai
casi su cui sono in corso dei controlli. I familiari, comunque, chiedono di fare chiarezza. L'ACCADEMICA Più
concreti i sospetti sulla morte di Carolina Lama, 92 anni, sul quale la procura ha aperto un'inchiesta: i dati a
disposizione sono più allarmanti. Si tratta di una celebre violinista, originaria di Faenza, che per anni ha
insegnato all'Accademia Santa Cecilia (era accademica effettiva dell'Accademia Santa Cecilia, più conosciuta
come Lina Lama). Viveva sola alla Balduina e mercoledì scorso, dopo essersi vaccinata contro l'influenza due
giorni prima, è andata a fare la spesa al supermercato, vicino a casa. Qui ha avuto una sincope ed è caduta a
terra. L'ambulanza dell'Ares 118 l'ha trasportata nel vicino Policlinico Gemelli, dove è stata ricoverata in
terapia intensiva, in coma. E ieri purtroppo è morta. Il caso è stato subito segnalato all'Aifa come ha
confermato il direttore, Luca Pani. La vicinanza temporale tra il giorno del vaccino e il ricovero della donna
ovviamente legittimano il sospetto che via sia un rapporto di causa ed effetto. La procura, che ha aperto una
fascicolo, ha disposto l'autopsia per entrambi i casi. Ma c'è un altro elemento che complica tutto: la dose non
faceva parte dei lotti sospetti, quelli per cui è scattato l'allarme (in particolare, quello somministrato alla
professoressa Carolina Lama era il 143402). Questo ovviamente confonde ancora di più lo scenario, anche
se alla Regione Lazio il direttore della cabina di regia della Sanità, Alessio D'Amato conferma che già giovedì
è stato bloccato l'uso dei lotti sospetti del Fluad a Roma e nelle altre quattro province e da ieri anche degli
altri lotti. In altri termini: da ieri il Fluad non si usa più. Il timore però è che alcune morti non siano state
intercettate dalla rete delle verifiche: da ottobre è scattata la campagna per la vaccinazione e nel Lazio sono
state distribuite 970 mila dosi. I pazienti che si sono sottoposti al vaccino sono circa mezzo milione. Ma per
quanto riguarda il Fluad nello specifico i numeri cambiano: del totale solo 60 mila erano di quel tipo e,
secondo i primi riscontri, ne sono state usate 25 mila. Nella Capitale il Fluad è stato distribuito in alcune Asl:
in particolare, alla C (Tor Pignattara), alla A (centro storico, Montesacro, Tufello e Bufalotta) e alla D, Ostia.
LA PAURA «Se è vero che le eventuali complicazioni si manifestano entro 48 ore - osserva un medico - ora
si tratta di capire se altre morti di pazienti anziani siano sfuggite alla rete delle verifiche sul vaccino, perché
negli ospedali fino a qualche giorno fa non si facevano approfondimenti su eventuali effetti. Non solo: nelle
prossime ore potremmo registrare altri casi». Da ieri, se un anziano va in pronto soccorso, subito i medici
chiedono se ha fatto il vaccino. Ma si teme anche un altro effetto: la fuga dalle precauzioni anti influenzali
(anche per gli altri farmaci non a rischio). Pier Luigi Bartoletti, segretario regionale del Fimmg (la federazione
dei medici di famiglia): «Giusto bloccare il Fluad, ma ricordiamoci di quante vittime fa l'influenza ogni
inverno».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Fluad, il Lazio ritira il prodotto inchiesta sulle vittime di Roma
30/11/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 8
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Il ministro attacca le Regioni: segnalazioni all'Aifa in ritardo Dura replica dei governatori. Il numero dei morti
arriva a 12 IL DIRETTORE DELL'AGENZIA DEL FARMACO PANI: «NON DOVREBBE ESSERE UN
DIFETTO DI PRODUZIONE»
Mauro Evangelisti
L'ALLARME ROMA La notizia più importante arriva in serata, quando il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, rivela: «I primi test sono negativi, non emerge per ora relazione tra le morti e l'uso dei vaccini dei
lotti di Fluad bloccati». Sul caso delle dodici morti sospette, però, si apre un altro fronte. Lorenzin: «Le
segnalazioni dalle Regioni dovevano arrivare prima». Il ministro accusa i governatori, rilanciando lo scontro
Governo-Regioni già visto sui tagli agli enti locali. «Le Regioni sono responsabili della vigilanza
dell'applicazione dei vaccini e devono informare tempestivamente sugli effetti. C'è stata in questo caso una
carenza molto forte. Le segnalazioni sono arrivate all'Aifa dopo 15 giorni dall'emergere del primo caso, il 7
novembre scorso. Si sta studiando l'opportunità di rafforzare la normativa sulla farmaco-vigilanza e portare la
comunicazione obbligatoria da parte delle Regioni al massimo entro 24-48 ore». SCONTRO Dura la replica
del governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, che è anche presidente della Conferenza delle Regioni:
«Basta con lo scaricabarile, si verifichi se qualcosa non ha funzionato a cominciare dall'Aifa». Dalla Regione
Lazio, il direttore della cabina di regia della sanità, Alessio D'Amato, si limita a dire: «Non è il momento delle
polemiche, noi abbiamo fatto il nostro dovere». Segue il colpo di scena in serata con il ministro che spiega a
SkyTg24: i primi test sui lotti di Fluad bloccati «non evidenziano una correlazione tra le morti sospette e i
vaccini antinfluenzali assunti». BILANCIO I decessi finiti nella rete di verifica dell'Aifa (l'agenzia del farmaco)
sono 12. Nel dettaglio: Sicilia (2), Molise (1), Puglia (2), Toscana (2), Emilia-Romagna (2), Lombardia (2)
Lazio (1). Luca Pani, direttore dell'Aifa: «In otto casi si tratta di persone ultraottantenni, 7 donne e 5 uomini.
Sempre in 8 casi su 12 il decesso è avvenuto nelle prime 24 ore e ancora in 8 casi la morte ha avuto cause
cardiovascolari». Ieri sono stati segnalati due casi in Abruzzo, un uomo e una donna di 89 anni, entrambi
della provincia di Chieti. SETTIMANA DECISIVA Ma cosa succederà ora? Pani: «Le dosi attualmente
distribuite di Fluad sono 3,5 milioni e anche assumendo che ne siano state usate solo 1 milione, non
dovrebbe trattarsi di un problema nel processo produttivo o di contaminazione del vaccino. L'azienda dovrà
fornire entro lunedì una relazione di aggiornamento su tutti i controlli di qualità ripetuti sui lotti sequestrati e
una valutazione clinica dei possibili rapporti causa-effetto. La prossima settimana arriveranno anche i primi
risultati delle analisi dell'Istituto Superiore di Sanità, anche se il calcolo sulle mortalità fa supporre che non vi
siano delle variazioni fuori specifica nella qualità del vaccino». Martedì infine potrebbe esserci l'indicazione
sul blocco cautelativo. «Dopo gli esami tossicologici conferma Sergio Pecorelli, presidente dell'Aifa prenderemo una decisione. Se saranno negativi, si procederà a togliere il blocco». Aggiunge il ministro
Lorenzin: «I Nas stanno conducendo ispezioni e sequestri in tutta Italia. Indagano le Procure. In più nei
prossimi giorni avremo anche i risultati delle autopsia sui corpi delle persone decedute». EFFETTO
BOOMERANG C'è un altro nodo, l'allarme sui vaccini potrebbe avere un effetto negativo per un altro motivo:
molti anziani, spaventati, potrebbero decidere di non vaccinarsi, aggravando il bilancio dei morti per influenza
a fine inverno. Per questo il ministro Lorenzin assicura: «Nella mia famiglia si sono vaccinati contro
l'influenza. Si è vaccinata mia madre, che aveva avuto un problema respiratorio, mio padre, che ha 77 anni,
mio nonno che ne ha 93 e i miei zii che hanno tra i 70 e gli 80 anni. Stanno tutti bene».
Come si pro duce il vaccino contro l'influenza
COLTURA IN UOVA DI GALLINA
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Vaccini, Lorenzin «Dai primi test niente relazione con i decessi»
30/11/2014
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VANTAGGI SVANTAGGI
COLTURA IN CELLULE ANIMALI
VANTAGGI SVANTAGGI H1N1 ANSA INNOCUO Il virus dell'influenza è inoculato in cellule di mammifero Il
virus è iniettato in un uovo fecondato insieme a un virus innocuo ma che si moltiplica velocemente Con il
nuovo virus si infettano altre uova: da ognuna si otterrà una dose di vaccino Per il vaccino sono usate solo le
proteine del virus, in grado di provocare una risposta immunitaria I due ceppi infettano l'embrione, si
rimescolano e danno origine a un virus che si replica velocemente ed è virulento come quello dell'influenza Il
virus si moltiplica ogni volta che lo fanno le cellule Attraverso un processo di purificazione il virus è estratto
dalle cellule e inattivato Facile aumento di produzione in caso di pandemia Cellule di mammifero di facile
reperibilità e congelabili Il processo richiede solo tre mesi Si tratta di un metodo consociuto alla perfezione È
più economico È molto caro È una metodologia giovane e quindi meno rodata dell'altra Il virus è inattivato
chimicamente per evitare che si replichi e contagi le persone vaccinate Occorrono sei mesi per la produzione
Uova non così facilmente reperibili come le cellule di mammifero
30/11/2014
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I geriatri: chi si ammalerà senza vaccino dovrà restare a casa almeno dieci giorni I flaconi incriminati destinati
agli over 65 ora cresce la fuga dalla somministrazione RISCHIA DI ESSERE MINACCIATO IL PRIMATO
DELLA LONGEVITÀ CHE L'ITALIA VANTA TRA I PAESI EUROPEI
Carla Massi
IL FOCUS ROMA I dodici pazienti deceduti dopo la somministrazione del vaccino sono tutti anziani. Ben otto
sono sopra gli ottanta anni. Nella maggior parte dei casi l'allarme è scattato ventiquattro ore dopo l'iniezione.
Il Fluad per la sua composizione è destinato a persone over 65. Una popolazione in crescita nel nostro Paese
(1 su 5 ha più di 65 anni) che oggi si trova davanti ad un bivio: sì o no alla vaccinazione? In attesa della
conferma o meno della connessione tra la profilassi e i decessi in tutti i casi lievita la paura e il numero degli
anziani che rifiutano di proteggersi dall'influenza stagionale. Una disaffezione già iniziata nel 2012 quando,
sempre in questo periodo, vennero bloccati lotti sospetti. I dubbi furono sciolti nell'arco di poco tempo ma la
reazione anti-vaccino era stata avviata. La "rivolta dei nonni" è ripartita. MALATTIE CRONICHE Oggi la
preoccupazione di geriatri e igienisti riguarda proprio questa fetta di popolazione più fragile: il 70-80%,
soprattutto dopo gli 80, è colpito da malattie croniche cardiovascolari, broncorespiratorie e diabete. I medici,
disegnano lo scenario dei prossimi mesi e temono un improvviso innalzamento di casi di polmonite e
broncopolmonite. Il calo dei vaccinati potrebbe modificare lo stato di salute generale degli anziani. I più
longevi d'Europa seguiti da Germania e Grecia: il 21,2% ha superato i 65. Solo il Giappone ci supera con il
25,1%. ONDATE DI FREDDO «La vaccinazione contro l'influenza - spiega Giuseppe Paolisso presidente
della Società di Geriatria e rettore della Seconda università di Napoli - è uno di quei piccoli dettagli che ha
permesso al nostro Paese di vantare il primato della longevità in Europa. Negli ultimi decenni la profilassi ha
dato la possibilità alla generazione 65-85 di superare sufficientemente in salute le ondate di freddo e di
influenza. Tra il gelo e i nonni hanno vinto questi ultimi se si confrontano mortalità, condizioni meteorologiche
e i picchi dell'epidemia. Proprio noi geriatri sappiamo e possiamo prevedere le conseguenza di una non
vaccinazione nella terza età. Primo grande rischio polmonite e broncopolmonite. Se una persona con più di
65 anni si ammalerà perché non ha fatto la vaccinazioneì dovrà restare a casa almeno per otto-dieci giorni
senza prendere freddo. E, nel caso le sue condizioni lo richiedessero, il medico potrebbe prescrivere
antibiotici per prevenire una complicanza grave soprattutto ad una certà età». IN FARMACIA Non crede ad
una correlazione tra il Fluad e i decessi Claudio Cricelli,che guida la Società italiana di medicina: «Ogni
giorno muoiono 1600 persone sopra i 65, circa 800 si sono vaccinate. Nessun legame. Le cause sono
diverse patologie. Ma, proprio perché parliamo di persone fragili è importante che si vaccinino». In Italia ogni
anno si vaccinano contro l'influenza circa 7 milioni di anziani, il 55%. Si è, infatti, passati dal 65,6% della
stagione 2 0 0 9 - 2 0 1 0 a l 5 5 , 4 % d e l 2013-2014. «In commercio ci sono prodotti di diverso tipo - fa
sapere Giancarlo Icardi, delegato malattie infettive della Società di Igiene - Si dividono in due categorie.
Quelli tradizionali e quelli potenziati come il Fluad che utilizzano anche componenti adiuvanti che aumentano
la risposta immunitaria».
Foto: LA PREVISIONE L'ondata influenzale colpirà 4 milioni di italiani
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Anziani, allarme polmonite meno della metà protetti
30/11/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 41
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Molte Asl avevano chiesto in aprile un "farmaco" alternativo ma non hanno poteri di scelta: ogni anno viene
bandita la gara Nel mirino il Fluad, l'antinfluenzale al centro delle polemiche «Contiene uno steroide che può
provocare una crisi di rigetto» GIÀ DUE ANNI FA IL MEDICINALE ERA STATO SOSPESO PER DUE
SETTIMANE PERCHÈ EMERSERO ALCUNE ANOMALIE
Camilla Mozzetti
LE RICHIESTE Sono due anni che lo ripetono: «Dateci un altro vaccino». Ma le richieste dei dottori di
medicina generale del Lazio sono finora cadute nel vuoto. Il Fluad, l'antinfluenzale della Novartis, al centro
della escalation di morti sospette, suscitava perplessità tra i professionisti già da tempo. Nel 2012 il farmaco
fu sospeso per un paio di settimane dopo che vennero evidenziate anomalie sulla qualità del prodotto. La
campagna vaccinale ne risentì e i medici di famiglia di molte Asl chiesero un dispositivo alternativo per la
nuova stagione di vaccinazioni. Ad aprile scorso, tanto per citare un esempio, il comitato aziendale
permanente per la medicina generale della Asl Roma H mise a verbale le richieste dei medici di famiglia che
pretendevano, in vista della campagna vaccinazioni, un dispositivo senza principio adiuvato e quindi un
vaccino diverso dal Fluad. E così fecero moltissimi altri professionisti, non solo nella Capitale ma nell'intera
regione. Perché a loro dire quel farmaco che, pur avendo dalla sua pubblicazioni scientifiche volte a
dimostrarne l'efficacia sul contrasto al virus dell'influenza, può dare molti problemi. A partire dallo squalene,
utilizzato nel vaccino che mira a potenziarne l'efficacia ma che, in qualità di steroide, è già presente nel corpo
umano e in alcuni individui può dar seguito ad azioni di rigetto. Tuttavia, i dottori di medicina generale non
hanno voce in capitolo sulla scelta dei farmaci, dal momento che la Regione ogni anno bandisce una gara
pubblica per le case farmaceutiche, necessaria per scegliere i vaccini. E il criterio di aggiudicazione segue il
prezzo più basso. Ai professionisti viene soltanto chiesto di indicare, a monte di ogni campagna, il numero di
dosi necessarie e l'età dei pazienti cui somministrare poi il vaccino. LA CAMPAGNA 2014/2015 Ad oggi, in
tutta Italia, le morti sospette per il Fluad sono salite a 14, compresi i due decessi avvenuti nella Capitale
venerdì scorso. La Regione Lazio ha bloccato tutta la distribuzione e la somministrazione del dispositivo della
Novartis, mentre la campagna va avanti con gli altri vaccini che lo scorso luglio si aggiudicarono la gara. Il
costo a carico della Regione per garantire la campagna 2014/2015 è stato di 2 milioni 303mila euro e i vaccini
opzionati, stando ai conti dell'ente guidato da Nicola Zingaretti, sono 943mila dosi. Di queste, 240mila
rispondono al Fluad, che in sede di gara presentò il prezzo più alto, 700mila al Vaxigrip della casa
farmaceutica Sanofi, con un prezzo più basso e preferito dai medici di famiglia e pediatri non solo perché
somministrabile a una popolazione anche più giovane, ma anche perché formato da frammenti di virus senza
il principio adiuvato. Le restanti tremila dosi rispondono invece al vaccino intradermico. L'avversione dei
medici al Fluad, anche quest' anno e al netto dei casi sospetti, secondo il conteggio del segretario regionale
della Fimmg, Pier Luigi Bartoletti, è dimostrabile dal numero di dosi ritirate dai medici in tutto il territorio:
appena 60mila unità, mentre quelle effettivamente iniettate non supererebbero le 30mila dosi.
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Vaccino, dubbi dei medici dal 2012
30/11/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:210842, tiratura:295190)
«Febbre elevata e importanti disturbi gastrointestinali» preoccupazione dopo il nuovo bollettino dello
Spallanzani Roma, si aggravano le condizioni del medico contagiato su di lui si tenta una terzo trattamento
mai provato prima IL PAZIENTE NON CEDE E CERCA DI SUPERARE LA FASE PIÙ DIFFICILE «NON ME
LA SENTO DI PARLARE, MAGARI PIÙ AVANTI»
Mauro Evangelisti
IL CASO ROMA «Non è il migliore dei miei momenti». Due giorni dopo il ricovero allo Spallanzani, dopo il
lungo viaggio dalla Sierra Leone Fabrizio, il medico di Emergency malato di Ebola, era consapevole che la
battaglia contro il virus sarebbe stata dolorosa. I bollettini medici dei primi giorni apparivano incoraggianti, la
febbre era scesa e lui camminava, chattava su Whatsapp, usava il computer e il tablet. Ogni tanto guardava
la televisione nel bunker all'interno dello Spallanzani, sorvegliato dalle guardie giurate, dove solo la task force
di quindici infermieri e quindici medici protetti da tute, caschi e visiere, può entrare. Però Fabrizio sapeva che
il peggio doveva ancora arrivare: è infettivologo all'ospedale di Enna e nel mese trascorso in prima linea a
Lakka ha maturato grande esperienza assistendo i malati di Ebola. Era consapevole che l'evoluzione del
virus sarebbe stata insidiosa, che le ore della sofferenza sarebbero arrivate nel giro di pochi giorni. «Per il
momento non mi sento di parlare - scriveva - magari più avanti». Venerdì ecco, puntuale, il peggioramento. In
casi come questi bisogna affidarsi al bollettino ufficiale dell'Istituto Spallanzani, che non è positivo. E' stato
diffuso alle 12 di ieri: «Dal pomeriggio di venerdì il paziente ha avuto un progressivo peggioramento. Ha
iniziato ad avere disturbi gastrointestinali importanti (nausea, vomito e diarrea). Presenta inoltre un esantema
cutaneo diffuso. Al momento ha febbre elevata superiore a 39C. Le condizioni generali sono peggiorate,
lamenta profonda spossatezza e sonnolenza. Tende ad assopirsi ma è facilmente risvegliabile». «È LUCIDO
E RISPONDE» Il medico di Emergency è comunque lucido, risponde a tono, cammina, respira normalmente
anche se ogni tanto ricorre all'ausilio dell'erogatore dell'ossigeno. «Normale la funzione renale; modesta
l'alterazione della funzionalità epatica. Nessuna nuova manifestazione emorragica». La novità è
rappresentata dall'uso di una terza terapia sperimentale, che si aggiunge al farmaco del primo giorno e alla
somministrazione del plasma dell'infermiera spagnola guarita dall'Ebola. Su questo il dottor Giuseppe
Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, è più specifico: «L' evoluzione della malattia può presentare alti
e bassi. Stiamo monitorando la situazione e le caratteristiche del virus, ed il motivo per cui abbiamo aggiunto
questo terzo nuovo farmaco è che agisce con un meccanismo diverso. Non è mai stato utilizzato su un
paziente con Ebola, bensì solo in altre situazioni, ma riteniamo che abbia un meccanismo di azione
importante, poiché agisce sulla risposta immunitaria». LA TERAPIA SPERIMENTALE Quali effetti ci si
aspetta dal terzo farmaco? «La terapia ha la capacità di ridurre particolari sostanze prodotte dall'organismo:
si tratta delle citochine infiammatorie, che provocano le cosiddette cascate infiammatorie a livello organico,
dato il loro ruolo di segnali di comunicazione tra le cellule del sistema immunitario e le altre cellule. Il nuovo
farmaco sperimentale agisce bloccando, appunto, lo stato di infiammazione, una delle caratteristiche della
febbre virale da Ebola». Ricapitolando: il medico sta lottando per superare la fase più critica e decisiva; allo
Spallanzani, per ridurre l'infiammazione, hanno aggiunto un terzo farmaco sperimentale mai usato contro
l'Ebola. «Difficile fare una previsione sui tempi e la cura potrebbe protrarsi. L'auspicio è che l'insieme delle
armi terapeutiche ora in possesso della task force di medici riesca a bloccare l'azione del virus». Dalla Sicilia
la moglie («non chiedeteci dichiarazioni»), le figlie e la sorella Rosanna sperano che l'uomo più isolato d'Italia
non si arrenda. «È un medico - osservano allo Spallanzani - sa perfettamente cosa sta avvenendo». «Ma è
un tipo tosto, molto tosto», aggiungono i colleghi che lo conoscono bene.
L'Eb ola fuori dall'Africa Medico Medico ITALIA ANSA Infermiera Infermiera Dip. Unicef Missionario Prete
Infermiera Cooperante Svizzera Spagna Francia Nor vegia Stati Uniti Inghilterra Germania In cura Guarito
Guarito Guarito Guarito Mor to Guarito Guarito Guarito Guarito Mor to Guarita In cura Mor to Mor to Guarita
Guarito In cura Mor to Guarito Guarita Guarito Fonte: NY Times Cooperante Missionario Medico Medico
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«Ebola, è il mio momento peggiore»
30/11/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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Visitatore Cameraman Infermiere Infermiere Medico Medico Medico Medico Dipendente Onu
Foto: IL RICOVERO Un momento del trasporto a Roma del medico di Emergency contagiato in Africa
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01/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
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Incubo Aids in Italia undici infettati al giorno
Carla Massi
Massi a pag. 15 ROMA L'Italia fa paura all'Europa. Per le morti sospette legate al vaccino anti-influenza salite
a 13. L'ultima, una donna di 83 anni di Spoleto. Il decesso, mercoledì scorso, in casa. Ventiquattro ore prima
le era stata fatta l'iniezione per proteggerla dall'epidemia. Una signora «affetta da gravi patologie» fanno
sapere dall'azienda sanitaria. «Sebbene apparentemente la morte non sia immediatamente correlabile alla
somministrazione - aggiunge la Asl - il medico curante ha proceduto correttamente a segnalare l'accaduto».
Sabato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin aveva attaccato le Regioni accusandole di aver informato in
ritardo sui casi sospetti.
LE SEGNALAZIONI Tredici le segnalazioni sospette (2 in Sicilia, 1 in Molise, 2 in Puglia, 2 in Toscana, 2 in
Emilia Romagna, 2 in Lombardia, 1 nel Lazio, 1 in Umbria) e cinque le procure che indagano. Omicidio
colposo, contro ignoti, l'ipotesi di reato. Nei Paesi vicino a noi, Germania, Austria e Spagna, la notizia del
blocco dei vaccini e il possibile collegamento con le morti sta seminando il panico. Anche se i due lotti
Novartis messi sotto osservazione, come riferisce l'azienda produttrice, sono stati distribuiti solo in Italia. I
quotidiani stranieri danno ampio spazio alla vicenda italiana con l'obiettivo di rassicurare la popolazione. Da
oggi, a rassicurare, ci penserà l'Ema, l'Agenzia europea per la sicurezza dei farmaci con sede a Londra. Dal
momento che oggi l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, consegnerà una relazione per informare gli altri
paesi. Proprio in Europa, da stamattina, inizierà l'esame del caso. «Sarà al Comitato per la valutazione dei
rischi e la farmacovigilanza dell'Agenzia europea dei medicinali - fa sapere Luca Pani, direttore dell'Aifa - e
dovremmo concludere giovedì 4 dicembre. Per questa settimana attendiamo i risultati delle analisi
tossicologiche dell'Istituto superiore di sanità». Andranno ad affiancare quelli diffusi sabato dal ministero della
Salute sui primi test: nelle decine di campioni messi al microscopio non sono stati rilevati problemi
tossicologici.
LA RELAZIONE L'azienda, entro oggi alle 13, dovrà consegnare al ministero della Salute una relazione su i
controlli di qualità effettuati sui lotti sequestrati. Alla stessa Novartis è stata chiesta anche una valutazione
clinica sui possibili collegamenti tra la somministrazione e le morti nell'arco delle 48 ore successive. Walter
Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica di Roma e commissario straordinario all'Istituto superiore di sanità,
si dice ottimista: «Sono convinto che non troveremo nulla dalle analisi che stiamo facendo. Piuttosto sono
seriamente preoccupato per il grave effetto negativo che la vicenda può causare. Mi riferisco al fallimento
delle campagne vaccinali».
IL PICCO A NATALE Da qui, l'appello dell'Aifa a proseguire con la profilassi contro l'influenza stagionale. C'è
tempo fino all'ultima settimana di dicembre anche se un primo picco potrebbe presentarsi già intorno a
Natale. Ogni anno si registrano circa 8mila morti per complicanze cardiovascolari. La maggioranza vengono
associate alla mancata vaccinazione soprattutto in persone sopra i 75 anni. Buone notizie dall'ospedale
Careggi di Firenze dove migliorano le condizioni di due pazienti entrambe ultraottantenni. Anche per loro i
medici hanno sospettato una reazione al vaccino che quest'anno difende da quattro virus contro i tre
dell'anno scorso.
Le 13 morti sosp ette 1 1 2 2 2 9 5 8 8 1 2 2 8 Lazio Sicilia Molise donne ANSA Puglia Su 13 casi Toscana
Lombardia uomini Umbria ultraottantenni mor ti nelle prime 24 ore Emilia Romagna decessi per cause
cardiovascolari Decessi di anziani sui quali si indaga per capire se ci sono relazioni con la vaccinazione
antinfluenzale
Foto: L'ALLERTA Cresce l'allarme per 13 morti sospette. Ma i primi test escludono una correlazione tra la
somministrazione dei vaccini e i decessi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'allarme
01/12/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 15
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Aids, il pericolo non è passato in Italia undici infettati al giorno
OGGI GIORNATA MONDIALE ALLARME GIOVANI UNO SU 4 CREDE CHE DALLA MALATTIA SI POSSA
GUARIRE
C.Ma.
ROMA Centoquarantamila persone sieropositive, quattromila nuove infezioni ogni anno, undici al giorno. Tre
dati "raccontano" l'infezione da Hiv in Italia. Oggi che è la Giornata mondiale contro l'Aids. Numeri alti. Troppo
alti, dicono gli epidemiologi, per un paese Ue. Tanto che l'Italia, con mille morti all'anno, è al primo posto,
nell'Europa occidentale, per numero di persone che si sono infettate. I FARMACI E il futuro prossimo venturo
non annuncia notizie più confortanti. Perché non si fanno campagne di informazione tra i giovani, accusano le
associazioni di volontari come la Lila e gli infettivologi. Perché la possibilità di cronicizzare la malattia, quindi
di conviverci con il sostegno dei farmaci, ha fatto ormai credere che l'infezione non è più rischiosa come
qualche anno fa. E, invece, non è vero. Convivere con la malattia non significa cancellare la malattia né,
tantomeno, limitare il contagio. Un esempio è Roma: il trend delle infezioni da Hiv è in crescita, negli ultimi 4
anni è salito +120%. Si è passati dai 503 del 2010, come fa sapere il Centro di solidarietà di Don Mario
Picchi, agli oltre 1106 nel 2014. LA PREVENZIONE «Per fronteggiare questa malattia - spiega Roberto
Mineo, presidente del Ceis di don Picchi - non basta più il sostegno del mondo medico ma occorre un
impegno diretto per informare. Negli ultimi anni è stata ridotta la politica della prevenzione che ha portato ad
innalzarsi il numero dei rapporti promiscui e non protetti». Rapporti che riguardano, ormai, eterosessuali ed
omosessuali più o meno nello stesso modo. Da noi l'80% delle nuove diagnosi è dovuto a trasmissione
sessuale. «Più che parlare di categorie a rischio - a parlare è Andrea Antinori infettivologo all'ospedale
Spallanzani di Roma - è bene che chiunque sia sessualmente attivo sia responsabile, soprattutto chi ha
comportamenti improntati alla non protezione». Chi rischia di più sono i ragazzi fin o a 19 anni. Come
conferma una ricerca di Skuola.net. Dicono di sapere tutto, assicurano di essere molto preparati in materia
ma nel momento in cui vengono fatte domande più precise sulla trasmissione del virus e sulle abitudini da
tenere per proteggersi le risposte rivelano un'ignoranza preoccupante. Uno su sei ammette di avere rapporti
senza precauzioni e uno su quattro è certo che si tratti di un'infezione guaribile. « Tendenzialmente sono i
giovani con meno di trenta anni ad avere le conoscenze meno accurate commenta Alessandra Cerioli,
presidente della Lega per la lotta all'Aids - e una visione delle conseguenze dell'Hiv ancora più negativa di
quello che è in realtà». Una realtà fatta da 95mila persone seguite dal servizio pubblico. Delle quali, 60mila in
terapia con antiretrovirali (una spesa che oscilla dai 7mila ai 12mila euro a persona ogni anno). I PAESI
DELL'EST In tutto il mondo quasi 13 milioni di persone sono in cura, ma solo un terzo dei 35milioni di malati
che ne avrebbero bisogno. Mei paesi a medio e basso reddito è particolarmente grave la situazione dei
bambini, di cui solo il 25% riceve la terapia. A preoccupare sono soprattutto i paesi dell'Est, con la Russia in
testa, dove i casi sono in forte aumento. Circa l'80% rispetto al 2004. Nel paese ci sono numeri paragonabili
al Sud Africa. Una previsione dell'Oms: il 2030 potrebbe essere l'anno delle "infezioni zero". L'anno, cioè, in
cui finirà l'epidemia.
I numeri
80%
Delle quattromila infezioni all'anno in Italia sono state trasmesse per via sessuale
25%
Dei bambini malati nel mondo non riceve la terapia contro il virus Hiv per mancanza fondi
Foto: LA CELEBRAZIONE India, in spiaggia manifestazione anti-Aids
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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L'INFEZIONE
01/12/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 34
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Prescrivono cure inutili, otto medici a processo
COINVOLTI IL GEMELLI, IL BAMBINO GESÙ E IL SAN CAMILLO: TUTTI GLI OSPEDALI SI
COSTITUIRANNO PARTE CIVILE
Michela Allegri
Medicine e cure a base di ormoni prescritte senza che ve ne fosse necessità e non rispettando i dosaggi
previsti dalla legge. Nell'inchiesta dei Nas che ha travolto i vertici della casa farmaceutica "Sandoz" e che
vede ad un passo dal banco degli imputati 12 informatori scientifici e 29 medici compiacenti, spuntano anche
i nomi di otto dottori romani. Sono accusati di corruzione e violazione del Testo Unico delle Leggi Sanitarie.
Gli ospedali in cui i camici bianchi prestano servizio sono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale
processo dopo aver aperto un procedimento disciplinare a carico dei loro dipendenti. In prima linea in difesa
dei pazienti, ci sono il Policlinico Gemelli e l'ospedale pediatrico Bambino Gesù. Tre sanitari operanti tra i loro
reparti, in cambio di regali e tangenti, avrebbero assecondato il piano dei vertici della casa farmaceutica:
pubblicizzare e diffondere in modo "fraudolento" due medicinali, l'Omnitrope, un ormone della crescita, e il
Binocrit, farmaco che produce un aumento della produzione di globuli rossi. REGALI E MAZZETTE Secondo
la Procura di Busto Arsizio, che per competenza territoriale ha concluso le indagini partite da Roma e ha
chiesto il processo, il direttore generale e il responsabile commerciale della divisione biofarmaceutici della
"Sandoz" sarebbero «promotori di un'associazione il cui scopo era l'incremento illecito delle prescrizioni di
medicinali, in taluni casi anche con dosaggi superiori alla posologia autorizzata». Gli informatori avrebbero
"comprato" con regali e mazzette la complicità dei medici di strutture pubbliche e private. Un chirurgo del
Bambino Gesù e quattro chirurghi del Gemelli avrebbero ceduto: avrebbero prescritto «il medicinale
Omnitrope indicando dosaggi superiori rispetto alle esigenze terapeutiche». I vertici dei nosocomi sono decisi
a prendere provvedimenti: il primo passo sarà la costituzione di parte civile in caso di rinvio a giudizio. Tra gli
imputati, ci sono anche altri dottori romani. Un chirurgo del San Camillo Forlanini, in cambio della
sponsorizzazione, avrebbe ricevuto dalla "Sandoz" 12 mila euro sotto forma di «finanziamento per un
congresso» e un soggiorno a Londra. Identica accusa per due camici bianchi del Sant'Eugenio e del
Policlinico di Tor Vergata. Due medici dell'Umberto I, invece, avrebbero inserito il farmaco in terapia per 60
pazienti, ottenendo 10 mila euro per una collaborazione scientifica e il pagamento della quota d'iscrizione a
un congresso a New York.
Foto: La prescrizione di un dottore
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L'INCHIESTA
01/12/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 30
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TOMBOLINI: INVESTIRE O NO IN VIA CORRIDONI? MOSTRINO GLI ATTI DEL RISCHIO SISMICO
D'ANGELO: ALLA VECCHIA SEDE I 22 MILIONI STATALI
SANITÀ
«La commissione di giovedì si deve concludere con la certezza che il nuovo Salesi sarà costruito e sarà
autonomo. E che il trasferimento dei reparti pediatrici a Torrette sia transitorio. A quel punto, con i documenti
firmati, la politica dovrà fare un passo indietro e lasciare alla direzione generale di Torrette e ai medici la
gestione della fase transitoria». Gianluca Busilacchi, presidente della commissione regionale Sanità, indica gli
obiettivi da raggiungere nella riunione convocata sul futuro del Salesi. Si partirà da due punti diametralmente
opposti e tanti dubbi. La Regione e l'azienda ospedaliera puntano a trasferire i reparti a Torrette,
sottolineando che il trasloco durerà il tempo necessario per realizzare il nuovo Salesi nell'area dove ora sorge
la camera mortuaria. I costi? 4,2 milioni, di cui 2,5 milioni dai risparmi previsti dall'operazione. Anche perché
sistemare l'attuale sede costerebbe, secondo la relazione del dg Galassi, 21 milioni tra rimozione amianto,
infissi, adeguamento sismico, impianti, sistemazione del pronto soccorso. Il budget per un Pediatrico ex
novo? La stima nei mesi scorsi era di 40 milioni, ma in base alla mail invitata dagli uffici regionali a Palazzo
del Popolo ora si è arrivati a 55 milioni: 45 per costruire il nuovo Pediatrico più 10 milioni per eliminare le
cosiddette "interferenze", come la rimozione degli impianti nel sottosuolo della camera mortuaria e la
demolizione della palazzina ex anatomia patologica. I fondi? Certi solo i 22 milioni cofinanziati dalla Stato. Gli
altri li dovrebbe trovare la Regione. E Palazzo Raffaello punta a far cassa con le vendite del Salesi di via
Corridoni (immobile stimato 290 milioni), ex Lancisi (5 milioni) e Poliambulatorio del Vaile (2 milioni).
Troppe incognite per il Comune. Così il sindaco Mancinelli ha sottolineato ad alta voce i dubbi e il rischio di
vedere trasformato «il Salesi a corsia dell'ospedale regionale» in nome dei risparmi. Con il trasferimento da
temporaneo a definitivo. Da qui la controproposta: spostare a Torrette solo Ostetricia, Ginecologia e
Neonatologia, 98 posti letto su 190, lasciando in via Corridoni il polo pediatrico. Costo? 2,5 milioni, meno di
quelli previsti dalla Regione. Così si potrebbe salvaguardare l'autonomia del Pediatrico, recuperare qualche
risorsa da investire nelle manutenzioni, magari vendendo gli uffici e gli ambulatori di Villa Maria in via Toti,
invece di mettere all'asta il Salesi, in attesa della costruzione del nuovo materno infantile. E il rebus dei 55
milioni ora necessari per costruire il nuovo Salesi? «Martedì scorso ho parlato con i dirigenti regionali sui costi
- aggiunge Busilacchi - Mi è stato detto che per la palazzina servivano 40 milioni e 7,5 milioni per le
interferenze. Come si è arrivati a 55 milioni voglio capirlo anch'io».
Certezze e atti chiesti anche Tombolini (60100). Pure per capire se sia possibile investire fondi per sistemare
a regola d'arte l'attuale Salesi. «Il costo dell'adeguamento sismico indicato nella relazione di Galassi è di circa
9 milioni, ma poi attira tutta un'altra serie di opere necessarie che devono essere sommate. Parlare di
permanenza dei reparti sanitari o di una parte di essi all'interno del Salesi, parte imprescindibilmente dalla
lettura delle risultanze della verifica sismica che potrebbe dire che nulla è necessario o viceversa che la
situazione sia di pericolo. Prima di esternare pronunciamenti frettolosi e tirare le somme sarebbe d'obbligo
una disamina, da parte dei tecnici delle parti, degli atti esistenti da cui discendono poi anche responsabilità
dirette su chi omette di tenere in debito conto situazioni di possibile rischio. Siano perciò mostrati gli atti, se vi
sono, i progetti, i programmi, i computi, le analisi economiche». Un invito alla trasparenza anche da parte di
D'Angelo (La Tua Ancona): «Le carte della Regione, ovvero la lettera dei primari sulla opportunità di un
trasferimento totale del Polo, e la relazione dell'ingegnere che attesterebbe la pericolosità del Salesi non le
abbiamo lette nè sembrerebbero averlo fatto il sindaco e l'assessore che pure le hanno reiteratamente e
formalmente richieste. A questo punto se i soldi del Ministero non bastano per il nuovo Salesi, allora si
spendano per mettere a norma il vecchio Pediatrico, trasferendo i soli Reparti di Ginecologia ed Ostetricia.
Eviteremmo così che al centro della città, per qualche altra decina di anni, si debba guardare ad un grande
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Busilacchi: nuovo Salesi e trasloco, ora certezze
01/12/2014
Il Messaggero - Ancona
Pag. 30
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contenitore di spazi vuoti».
M. Petr.
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29/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:192677, tiratura:292798)
«Pronti a bloccare altri lotti del Fluad»
Il direttore generale dell'Aifa: «Dai primi esami nessuna contaminazione» "Precauzione Nel dubbio
preferiamo imporre lo stop Attesa Dall'Iss risultati certi tra sette giorni
FA
Professor Luca Pani come direttore generale dell'Aifa ha deciso di bloccare la distribuzione di due lotti del
vaccino antinfluenzale Fluad. Eppure si dice certo della sicurezza del vaccino. Ma è ancora certo dopo tutti
questi decessi sospetti avvenuti sempre dopo la somministrazione dello stesso vaccino e le altre segnalazioni
ancora da verificare? «Dai primi accertamenti già eseguiti dalla stessa casa farmaceutica produttrice del
vaccino antifluenzale, la Novartis, non risultano contaminazioni. Non c'è lo squalene, non ci sono batteri, non
ci sono difetti, i vaccini sono sicuri per la Novartis. Ovviamente noi faremo i nostri accertamenti e se
necessario bloccheremo anche altri lotti». Chi si occuperà di verificare l'integrità del farmaco? «L'Istituto
superiore di sanità in una settimana ci darà risultati certi rispetto ad eventuali anomalie o contaminazioni. Ma
resto convinto della sicurezza del farmaco. Le morti sono una casualità, il vaccino per me non è
responsabile». Se è così certo perché bloccare la distribuzione del vaccino? «La nostra Agenzia di vigilanza
prevede l'allarme con due decessi che si verifichino con la stessa concordanza temporale. Per esser chiari se
due persone muoiono entro le 48 ore dopo la somministrazione del farmaco allora scatta il blocco e la
procedura di controllo e verifica». In questo caso i morti sembrano essere molti. In tutti i casi abbiamo lo
stesso lotto di vaccini e la stessa concordanza temporale? «In cinque casi si tratta dello stesso lotto di vaccini
ma per far scattare il blocco basta che ci sia concordanza temporale per due casi. Una volta scattata la
procedura tutti i casi di decesso dopo la somministrazione di quel vaccino vengono comunque segnalati.
Dunque ora arrivano segnalazioni di presunti casi sospetti provenienti anche da altri lotti. Nel dubbio noi
preferiamo cautelarci. Atri paesi per far scattare l'allarme aspettano anche 10 decessi». Quante dosi di quei
due lotti sono già state somministrate e quante sono ancora in circolazione? «Le dosi di vaccino di quei due
lotti sono circa 475.000. Stiamo verificando quante ne sono state somministrate e in quale lasso di tempo.
Sottolineo che la campagna è partita da oltre un mese dunque se ci fosse un reale pericolo le segnalazioni
sarebbero già state molte di più. I lotti in questione poi venivano distribuiti soltanto attraverso le strutture
sanitarie pubbliche, dunque Asl e medici di famiglia. Non ci sono in farmacia quindi dal momento in cui è
scattato l'allarme la distribuzione è stata bloccata». Il vaccino è prodotto dalla Novartis. Nel 2012 erano già
state registrate anomalie in alcuni lotti di Fluad? «Si trattava di una microparticella presente in alcuni lotti del
vaccino antinfluenzale ma che non comportava alcun rischio per la salute». Quali saranno le conseguenze
per la campagna vaccinale e per la salute pubblica? «Quest'anno la campagna stava andando benino. In
generale in Italia il vaccino antifluenzale copre una percentuale ridotta della popolazione che continua a
nutrire pregiudizi. Invece di pensare ai pochi decessi per i quali oltretutto non esiste certezza di correlazione
col vaccino le persone dovrebbero pensare alle migliaia di decessi per influenza che registriamo ogni anno
tra gli anziani e le categorie a rischio. Il vaccino in molti casi salva la vita».
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Il professor Luca Pani l'intervista
29/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:192677, tiratura:292798)
QUANDO LA CURA CHE TI SALVA DIVENTA UNA PAURA CHE UCCIDE
Massimiliano Parente
Mi vaccino o non mi vaccino, questo è il problema, l'amletico dubbio. Magari siete allegri perché non siete
morti non avendo preso il vaccino antinfluenzale, però non ne farei una parata di orgoglio naturalistico.
Piuttosto aspetterei la valutazione clinica dei singoli casi, si muore per tante ragioni, e in generale, comunque,
purtroppo, poiché si è vivi, si muore. Insomma, stiamo parlando di una decina di morti sospette su nove
milioni di vaccinati. In ogni caso leggete i bugiardini dei farmaci? Sbagliate. Anzitutto ciò che è riportato nelle
controindicazioni è il risultato di un'ampia statistica sperimentale. Tenete conto che tutto ha un effetto
collaterale, perfino vivere, perfino respirare, perfino mangiare solo verdure. Mi spiace per gente come Red
Ronnie, refrattaria ai farmaci e convinta di non ammalarsi mai perché prende una tisana prima di dormire.
Perfino il vegano Steve Jobs si è pentito di essersi curato all'inizio con i rimedi naturali. In generale se
volessimo essere pignoli nei bugiardini delle automobili dovrebbe comparire la dicitura sugli incidenti stradali,
e ne risulterebbe che fumare è molto meno rischioso che mettervi al volante. Se ci fossero i bugiardini sulle
tegole in testa sarebbe vivamente sconsigliato uscire a camminare per strada senza casco. Anche fare sesso
sarebbe caldamente sconsigliato per l'organismo, a prescindere dall'uso o meno del Viagra. Un bravo
giornalista di Repubblica, Giuseppe D'Avanzo, è morto d'infarto mentre andava in bicicletta, eppure non è
nata una campagna contro il ciclismo. E quando hanno chiesto a Winston Churcill come abbia fatto a arrivare
a novantun'anni ha dato una risposta lapidaria: «No sport». Perfino se in una mela al giorno, che nella
saggezza popolare leva il medico di torno, ci fosse il foglietto illustrativo, andrebbero elencati tutti i casi di
shock anafilattico per un'improvvisa intolleranza alle betullacee. Per non parlare delle nocciole. Nello
specifico auspico pochi allarmismi in un paese dalla radicata cultura antifarmacologica, dove spesso si
preferisce curarsi con le erbe e con l'omeopatia, la cosiddetta medicina naturale o alternativa. Alternativa a
cosa? Alla scienza, ai test del doppio cieco. Basti pensare all'epidemia di morbillo in Inghilterra dell'anno
scorso, in seguito a una campagna allarmistica contro i vaccini, prodotti, secondo i complottisti, dai soliti
interessi delle case farmaceutiche, cose per cui la signora Milena Gabanelli va pazza. Niente vaccini, niente
dolcificanti, e niente piumini d'oca. E per la stessa ragione le staminali di Vannoni vanno alla grande. Il punto
è che le morti in seguito a un vaccino fanno scalpore, le non morti no. Chi si è salvato perché si è vaccinato
non interessa, non se ne parla. Ehi ciao, mi sono vaccinato, non ho preso il virus, sono vivo, che ce ne frega?
Eppure nell'ultimo secolo la vita media in Occidente è quasi raddoppiata, proprio grazie a farmaci: antivirali,
anti-ipertensivi, betabloccanti. I chemioterapici sono un veleno, ma anche per le cellule malate, e ne so
qualcosa perché una delle persone che amo di più al mondo, mio padre, si sta curando con farmaci
antitumorali. Perché alternativa non c'è. Idem per gli antidepressivi, che hanno salvato dal suicidio molte
persone. Valga come viatico il magnifico esempio dato da Doctor House a una mamma riluttante a
somministrare degli steroidi al proprio bambino affetto da asma: «Non voglio darglieli perché ho letto degli
effetti collaterali». E House risponde: «Va bene, però tenga presente che c'è un solo effetto collaterale nel
non prenderlo, signora, e è la morte».
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il commento 2
29/11/2014
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Scoperta italiana: sconfitto il dolore cronico
Daniela Salvemini trova l'«interruttore» nel cervello che fa sentire meno il male SPERIMENTAZIONE La
chiave è uno stimolatore chimico: nelle cavie diminuisce la sofferenza VITE ROVINATE Uno dei disturbi più
diffusi, legato a tumori, reumatismi o conseguenze di interventi
Scoperto l'interruttore del dolore. Un primo passo per accedere alla possibilità di «spegnere» la sofferenza
nei casi di malattie croniche, come i reumatismi, o nelle conseguenze di terapie invasive. Il merito di questa
prima conquista in un campo ancora tutto da esplorare è di una donna italiana. La ricercatrice Daniela
Salvemini, docente di Farmacologia presso la Sant Louis University in Missouri. Insieme ad un team di
esperti di questo college ha individuato il meccanismo attraverso il quale bloccare il percorso del dolore
neuropatico. Per ora la sperimentazione ha avuto successo sugli animali. Le ricerche condotte sulle cavie
hanno dimostrato che «l'accensione» del recettore A3 nel cervello e nel midollo spinale provoca una reazione
di blocco della percezione del dolore. La chiave è uno stimolatore chimico, l'adenosina, che può prevenire o
capovolgere il dolore causato dai danni subiti dai nervi senza presentare effetti collaterali. La rivista scientifica
Brain riporta le dichiarazioni della scienziata. «È riconosciuto che sfruttando gli effetti antidolorifici
dell'adenosina, che sono molto potenti si può compiere un salto in avanti rispetto ai trattamenti contro il
dolore cronico -spiega la Salvemini- Le nostre ricerche suggeriscono che questo traguardo può essere
raggiunto concentrando il nostro lavoro sul percorso del recettore A3AR, visto che la sua attivazione permette
una consistente riduzione di diversi tipi di dolore». In particolare i ricercatori puntano a sfruttare gli effetti di
questo potente inibitore del dolore nei casi di trattamenti chiemioterapici o nei casi di tumore osseo che
provocano dolori insopportabili nei pazienti. La Salvelmini ha dedicato tutta la sua vita allo studio del dolore e
a come alleviare le sofferenze dei pazienti. Per il suo contributo nella conoscenza del dolore ha già ricevuto in
passato diversi riconoscimenti. Insieme ad altri ricercatori la Salvemini ha contribuito alla scoperta della
peroxynitrite, una molecola che ha un ruolo chiave nello sviluppo del dolore e delle infiammazioni croniche. Il
suo lavoro è iniziato presso il Kings College di Londra accanto al professor Jack Botting ed in seguito ha
collaborato presso il Willliam Harvey Reasearch Institute di Londra con il premio Nobel Sir John
Vane,farmacologo. Collaborazioni riconosciute come essenziali dalla stessa scienziata per lo sviluppo dei
suoi studi futuri. L'interesse nel contrastare il dolore, racconta la Salvemini, nacque nell'osservare come una
carissima amica di sua madre, sofferente per un cancro al seno, non riuscisse ad avere sollievo dal dolore
nonostante prendesse potenti antidolorifici.
50%
Foto: Uno studio in Gran Bretagna ha svelato che varie forme di dolori affliggono metà della popolazione
Foto: DOCENTE Daniela Salvemini, ricercatrice, insegna scienze farmacologiche e fisiologiche alla Saint
Louis University
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Scienza tricolore Ma lavora in un team negli Usa
29/11/2014
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Pag. 35
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Cure utili per il polmone
Con la diagnosi precoce l'80% dei pazienti viene operato efficacemente
Luigi Cucchi
Una vera rivoluzione sta avvenendo anche nella cura del tumore al polmone. Le tecnologie applicate alla
diagnosi, alla chirurgia, ai farmaci e alle conoscenze del profilo genetico di ogni malato, hanno modificato le
prospettive terapeutiche di questa neoplasia ed aumentano i pazienti che convivono a lungo la patologia.
Fino a ieri senza diagnosi precoce, più del 70% dei tumori polmonari veniva scoperto quando la malattia era
già in fase avanzata, spesso inoperabile e con una percentuale di guarigione non superiore al 15%. Con gli
strumenti di anticipazione della diagnosi oggi a disposizione, l'80% dei pazienti può essere operato con un
intervento chirurgico conservativo e con una percentuale di sopravvivenza dell'85%. Ma anche quando la
diagnosi non è tempestiva, le nuove frontiere della genetica hanno messo a disposizione farmaci fino a due
volte più efficaci di quelli tradizionali. Alcuni dati: il tumore del polmone è la neoplasia più diffusa in tutto il
mondo, con 1.35 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno è la principale causa di morte per cancro,
responsabile di 1.18 milioni di decessi all'anno. Ogni giorno nel mondo muoiono di tumore del polmone 3.000
persone, in Europa le nuove diagnosi sono 375mila l'anno, negli Stati Uniti 200mila, in Italia per il 2014 si
stimano 38mila nuovi casi, che rappresentano l'11% di tutte le nuove diagnosi di cancro: il 30% riguardano la
popolazione femminile. In Italia convivano con una diagnosi di carcinoma polmonare 75.365 persone, pari al
3,4% di tutti i pazienti con neoplasia. Un dato che merita una riflessione e che indica quanta strada dobbiamo
ancora percorrere è quello della sopravvivenza a 5 anni. Nell'ultimo ventennio è aumentata,ma non di molto:
è passata dal 10 al 14% negli uomini, dal 12 al 18% nelle donne.Lo scorso 26 novembre a Milano si è svolto
primo «Lung Cancer Meeting», organizzato dallo Istituto Europeo di Oncologia (IEO) dove si sono discusse le
nuove strategie di cura personalizzata. «La divisione di chirurgia toracica dello IEO opera 1.000 casi l'anno,
con una mortalità a 30 giorni dello 0,9%, si colloca in cima alle classifiche nazionali.L'approccio è
multidisciplinare, i medici sono immunologi, anatomo patologi, esperti in medicina molecolare. Negli ultimi
anni si sono acquisite importanti conoscenze sui meccanismi di crescita dei tumori polmonari. È stata
fondamentale l'identificazione di alcuni oncogeni coinvolti nello sviluppo dei tumori polmonari non a piccole
cellule, portatori di anomalie geniche che sono il bersaglio dei farmaci biologici, due volte più efficaci della
tradizionale chemioterapia e con un profilo di tollerabilità molto superiore. La mutazione più importante finora
identificata è quella del gene EGFR, relativa a circa il 14% dei malati con adenocarcinoma polmonare in fase
metastatica, che possono essere trattati con un inibitore di questo gene. A breve, gli inibitori di EGFR,
rimborsabili dal SSN in Italia, saranno tre: gefitinib, erlotinib, afatinib; ognuno con caratteristiche, studi clinici,
peculiarità, costi e possibilità prescrittive differenti. «La chirurgia rappresenta un passaggio fondamentale e
oggi le sue potenzialità sono accresciute grazie alle nuove tecnologie mininvasive. La chirurgia - precisa il
professor Spaggiari, direttore della chirurgia toracica dello IEO - è in primo luogo relativa al momento della
diagnosi. Le tecnologie diagnostiche sempre più sofisticate offrono la possibilità di mettere a disposizione
dell'oncologo e del patologo materiale biologico sufficiente ad effettuare le indagini istologiche e biomolecolari
per definire il profilo genetico del tumore».
Foto: SPAGGIARI Il profilo genetico del tumore viene acquisito con avanzate indagini istologiche e molecolari
preziose per la terapia oncologica del paziente
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medicina ONCOLOGIA Le nuove strategie dell'Istituto oncologico europeo
29/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 35
(diffusione:192677, tiratura:292798)
La crescita dei feti e dei neonati dipende dall'ambiente oltre che dai geni
Gloria Saccani Jotti
Sotto il colore della pelle siamo tutti uguali. Infatti non esistono differenze tra le popolazioni del mondo nella
crescita dei feti e dei neonati a pari condizioni socioeconomiche e di salute ottimali. E per la prima volta sono
stati definiti gli standard mondiali di riferimento di crescita dei feti e dei neonati. Sono questi i principali risultati
dello Studio mondiale Intergrowth 21st, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet. Lo studio,
coordinato dal professor Villar dell'università di Oxford e finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, ha
coinvolto otto centri di ricerca ed assistenza in diverse parti del mondo (Brasile, Cina, India, Italia, Kenya,
Oman, USA ed Inghilterra). Al progetto ha partecipato, unico Centro dell'Europa continentale, l'ospedale
Sant'Anna della Città della Salute e della Scienza di Torino, in collaborazione anche con la Neonatologia
dell'ospedale Mauriziano di Torino ed i Consultori Famigliari sul territorio. I risultati al termine dello studio,
primo al mondo nel suo genere, indicano che, in condizioni ottimali di salute e nutrizione, le differenze nella
crescita precoce tra due esseri umani qualsiasi nella stessa popolazione (anche in due aree diverse della
città di Torino) sono le stesse osservate in soggetti appartenenti a popolazioni diverse (in Italia ed in Kenya).
Si confermano quindi, anche per i feti ed i neonati, le osservazioni dell' Organizzazione mondiale della sanità
sulla crescita dei bambini dalla nascita a 5 anni: le differenze di crescita tra soggetti appartenenti a gruppi
etnici diversi sono basate prevalentemente su differenze nelle condizioni di salute, socioeconomiche ed
ambientali, più che su differenze geneticamente determinate. Una crescita adeguata in tutta l'età pediatrica
viene oggi riconosciuta come l'indicatore principale di salute, ma in modo particolare le anomalie di crescita in
eccesso od in difetto durante il periodo fetale e neonatale sono risultate associate in adolescenza ed in età
adulta a disturbi dello sviluppo neuro-cognitivo e ad aumentato rischio di malattie metaboliche, quali diabete,
ipertensione arteriosa, obesità. Sono quindi da oggi disponibili tabelle con i valori ottimali di crescita.
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Malati & Malattie
29/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 36
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Con iLife i check-up sono gratuiti Piena sicurezza per i familiari
Nunzia Pagani
Check-up gratuiti e sconti dedicati ai clienti con uno stile di vita sano e che hanno a cura il proprio benessere:
è l'idea alla base di iLife, la nuova propoposta di Generali life, la compagnia diretta vita di Generali Italia. Si
tratta di una polizza temporanea caso morte (Tcm) che permette non solo di proteggere lo stile di vita dei
propri cari, offrendo un capitale in caso di decesso dell'assicurato, ma anche di controllare il proprio stato di
salute attraverso semplici ed efficaci strumenti di prevenzione che premiano chi cura il proprio benessere. Il
capitale assicurato può arrivare fino a un massimo di 2 milioni di euro, mentre la durata del contratto oscilla, a
scelta del cliente, da 2 a 25 anni. Gli assicurati iLife, grazie al Care Program, possono infatti beneficiare da
subito di un check-up gratuito presso un centro convenzionato Previmedical. Questo comporta, inoltre, uno
sconto immediato del 10% sul premio e un ulteriore 10% extra qualora in base all'esito del check-up. Il
programma di prevenzione prevede inoltre gli esami gratuiti ogni due anni, per consentire all'assicurato di
verificare regolarmente il suo stato di salute. Per mantenere lo sconto per tutta la durata del contratto, sarà
sufficiente seguire il programma. «Con i nostri prodotti vogliamo promuovere i comportamenti virtuosi nella
clientela, l'abbiamo fatto con Quality Driver, la polizza auto con black box che monitora lo stile di guida, e ora
proseguiamo con iLife, un'innovativa polizza vita che incentiva la prevenzione e premia lo stile di vita sano»,
sottolinea l'amministratore delegato di Genertel e Genertellife, Manlio Lostuzzi aggiungendo come sia
importante non solo «proteggere il cliente», ma anche «educarlo alla prevenzione». La polizza iLife prevede,
inoltre, che ogni dieci anni di polizza, uno non si paghi e, in caso di decesso dell'assicurato, un anticipo fino a
10.000 euro ai beneficiari per le spese impreviste. Vale la pena poi ricordare che i premi versati beneficiano
della detraibilità del 19% nei limiti previsti dalla legge.
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SALUTE
30/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Alessandro Sallusti
Pensavamo di essere vaccinati a tutto, ma oggi scopriamo che anche vaccinarsi non offre grandi garanzie di
sopravvivenza. In politica è la stessa cosa. La cura Renzi, spacciata come miracolosa, non ha neppure
scalfito il virus della crisi. Anzi, il bollettino medico quotidiano parla di un peggioramento continuo delle
condizioni del paziente Italia. È che il premier sta distribuendo farmaci convenzionali, buoni forse per malattie
conosciute ma totalmente inefficaci contro l'Ebola economica. Gli effetti collaterali degli 80 euro e il mini taglio
dell'Irap - finanziati con il taglio agli enti locali - sono stati peggio del male. I comuni hanno innalzato le tasse
sulla casa bloccando l'edilizia - settore trainante di tutta l'economia - i consumi non sono ripartiti e
l'occupazione neppure. Con l'Aspirina-Renzi non si andrà lontano. Serve molto più coraggio. Per questo le
proposte lanciate ieri da Silvio Berlusconi nel giorno del suo ritorno in piazza aprono una speranza. È una
cura non convenzionale che prevediamo sarà osteggiata dalla medicina tradizionale. Cito alcuni ingredienti
della ricetta: via le tasse per alcuni mesi dalla compravendita di immobili, alzare le pensioni minime a mille
euro, istituire una sola aliquota fiscale per tutte le famiglie al 20 per cento, stampare una moneta parallela all'
euro su cui poter fare leva. Roba da matti? Forse, ma il mondo non lo mandano avanti certo, detto con
rispetto, i ragionieri, i burocrati e neppure, come abbiamo ben sperimentato sulla nostra pelle con il governo
Monti, i professori della Bocconi. Dove troviamo i soldi? Li stampiamo, e se all'Europa non piace pazienza,
crepi l'Europa, non noi. Era tempo, troppo tempo, che non sentivamo più proposte concrete da Forza Italia,
avvitata sulle beghe di Fitto in combutta con i finiani e D'Alema. Basta, per favore basta. Dopo le panzane di
Grillo e le promesse a vuoto di Renzi, quella di ieri è musica per le nostre orecchie. Basta crederci, e
possibilmente farsi tornare la voglia di andare a votare. Ma su proposte come queste. O la va, o la spacca.
Da perderci, non abbiamo proprio più nulla.
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BASTA CON LE ASPIRINE CONTRO L'EBOLA ECONOMICA O LA VA O LA
SPACCA
30/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:192677, tiratura:292798)
È peggiorato il dottore di Emergency ammalatosi in Sierra Leone Allo Spallanzani di Roma: «Puntiamo sul
sistema immunitario» NUMERO VERDE Il ministero della Salute potenzia la squadra per l'emergenza virus
Pier Francesco Borgia
Roma Peggiorano le condizioni del medico di Emergency, ricoverato allo Spallanzani di Roma dal 25
novembre scorso. L'uomo aveva contratto il virus Ebola in Sierra Leone, dove lavorava proprio per aiutare la
popolazione africana martoriata dal virus. Le sue condizioni, dopo un cauto miglioramento nei primi giorni
romani, sono precipitate. La febbre è salita e la spossatezza anche. I sanitari che lo hanno in cura nel reparto
speciale di malattie infettive del nosocomio romano ricordano nel bollettino emesso ieri che il paziente ha
iniziato ad accusare «disturbi gastrointestinali importanti» (vomito, nausea e diarrea). Presenta inoltre un
esantema cutaneo accentuato e la febbre - al momento del bollettino ieri in tarda mattinata - era salita a 39C.
Il comunicato dei medici dello Spallanzani sottolinea, però, che «il paziente continua a rispondere a tono alle
domande e riesce anche a muoversi autonomamente all'interno della stanza in cui è ricoverato». Inoltre i
valori dei globuli bianchi e delle piastrine sono sostanzialmente stazionari, mentre riesce a respirare
spontaneamente. La prognosi, ovviamente, continua a essere riservata; però ieri i medici hanno deciso di
iniziare a somministrargli un nuovo farmaco che agisce sulla risposta immunitaria. Si tratta di una prima volta
assoluta. Spiegano i medici che mai, finora, questo tipo di farmaco è stato somministrato a un paziente affetto
dal virus Ebola. Ed è su questa cura «inedita» che vogliono puntare allo Spallanzani dopo le tiepide reazioni
registrate con la somministrazione del plasma ricavato da pazienti convalescenti, quindi guariti dall'infezione.
«L'evoluzione della malattia - spiega all'Ansa il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito, - può
presentare alti e bassi. Stiamo monitorando la situazione e le caratteristiche del virus. Ed è il motivo per cui
abbiamo aggiunto il nuovo farmaco». Sul nome del quale, come per le precedenti cure, viene mantenuto il più
stretto riserbo. Difficile per il momento fare previsioni sui tempi di recupero. Ippolito non si sbilancia e ricorda
che per reperire questo nuovo farmaco lo Spallanzani è in «diretto contatto con un gruppo specializzato
dell'Organizzazione mondiale della sanità che ci permette anche di confrontarci con i maggiori esperti
mondiali di questa patologia». La famiglia del medico siciliano, intanto, non rilascia dichiarazioni. La moglie
rifiuta di commentare la situazione mentre al collega arriva la solidarietà dei responsabili dell'Enpam che
«incoraggiano i sanitari dello Spallanzani a proseguire nel loro lavoro fin qui svolto». Il ministero della Salute
ha poi fatto sapere che è stata potenziata la squadra di operatori che rispondono al «numero di pubblica
utilità» 1500 dedicato proprio al virus Ebola. Agli operatori è stato anche affidato il compito di rispondere alle
domande dei cittadini in merito all'emergenza vaccini. Il servizio - spiegano al Ministero - resterà attivo tutti i
giorni della settimana dalle ore 9 alle ore 18.
Foto: TIMORI Sotto nella foto grande una confezione di vaccino antinfluenzale Fluan in questi giorni al centro
delle polemiche. In basso a sinistra il medico italiano malato di Ebola
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Ebola, grave il medico italiano «Adesso una cura mai tentata»
30/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Mentre le morti sospette salgono ancora, a far paura è ora anche l'anti-influenzale Agrippal, sempre della
Novartis TEST DI LABORATORIO Intanto dai primi esami nessuna correlazione tra decessi e vaccini»
Francesca Angeli
Roma Continuano a salire le segnalazioni di morti sospette dopo la somministrazione del vaccino
antinfluenzale Fluad. A queste se ne aggiunge una registrata a Cuneo in concordanza temporale con un altro
tipo vaccino l'Agrippal, sempre prodotto dalla Novartis. L'allarme sulla sicurezza del farmaco cresce insieme
alla preoccupazione dei pazienti e il ministro della salute, Beatrice Lorenzin individua un primo colpevole:
l'inadeguatezza del sistema di vigilanza sui vaccini delle Regioni. La Lorenzin invita i pazienti ad evitare
psicosi ed allarmismi e conferma che i primi testi sono negativi non risulta una correlazione tra decessi e
vaccini. Allo stesso tempo lancia una pesantissima accusa che infuocherà ulteriormente il clima. «Le regioni
sono responsabili della vigilanza dell'applicazione dei vaccini e devono informare tempestivamente sugli
effetti delle vaccinazioni - attacca il ministro -. C'è stata in questo caso una carenza da parte delle Regioni
molto forte. Dal primo caso avvenuto il 7 novembre c'è stato un ritardo di 15 giorni. É quindi in corso una
riflessione sulla necessità di rafforzare la normativa sulla farmaco vigilanza e portare la comunicazione
obbligatoria da parte delle regioni entro 24 o 48 ore». Insomma il sistema di allarme è partito in ritardo. Se ne
deduce che se dovesse emergere un effettivo nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e i
decessi la Lorenzin riterrebbe responsabili delle morti successive alla prima le carenze dei sistemi sanitari
regionali. Non a caso la reazione delle Regioni è immediata. «Basta. Noto con stupore che il ministro
Lorenzin si lascia andare ad uno sport troppo praticato: lo scaricabarile.-sbotta Sergio Chiamparino
presidente della Conferenza delle Regioni - Si verifichi se qualcosa non ha funzionatao a cominciare
dall'Aifa». Respinge le accuse anche l'assessore alla sanità della Toscana, Luigi Marroni: «La segnalazione
da parte nostra èstata in tempo reale». Le morti sospette hanno messo in moto anche l'Ema, l'agenzia
europea per i medicinali che condivide la posizione rassicurante delle istituzioni italiane. Non ci sono
evidenze che confermino «la causalità tra il vaccino e gli eventi avversi riportati», scrive in una nota ufficiale
l'Ema. Domani si terrà un vertice con i massimi esperti europei sulla questione cui prenderà parte anche
l'Agenzia italiana del Farmaco, Aifa. E i ntanto si fa sempre più concreta l'ipotesi che, in attesa dei risultati
delle indagini sui vaccini, l'Aifa, decida di bloccare tutti i lotti di Fluad visto che i decessi segnalati
riguardavano dosi provenienti da lotti diversi. «Aspettiamo di completare l'analisi dettagliata sulle morti
sospette al vaglio e di conoscere anche l'esito dell'analisi a livello europeo - spiega il direttore generale Aifa,
Luca Pani-. Stiamo valutando l'ipotesi di un divieto di utilizzo per tutto il vaccino antinfluenzale Fluad.
Prenderemo domani le nostre decisioni». Ma quella scientifica non è l'unica indagine in corso sulle morti
sospette. Sono molte le Procure che hanno aperto un fascicolo sulla vicenda dei vaccini antinfluenzali. Prato,
Siracusa e Chieti investigano sui decessi avvenuti nelle loro aree di competenza mentre la Procura di Siena
ha aperto un'inchiesa sulla produzione dei vaccini negli impianti della Novartis che infatti sono già stati visitati
dai Nas. La Procura di Prato ha disposto la riesumazione della salma dell'anziano deceduto il giorno dopo
essere stato vaccinato, l'uomo aveva 89 anni. Nonostante l'allarme gli esperti insistono: è molto più rischioso
non vaccinarsi. La Società italiana di Medicina Generale ricorda i dati Istat. Ogni giorno in Italia muoiono circa
1.600 persone sopra i 65 anni. Tra questi il 50 per cento si sottopone a vaccinazione. Quindi ogni giorno
muoiono 800 persone che si sono vaccinate. Nessun nesso dunque tra decessi e vaccino, insistono gli
esperti.
LA SITUAZIONE L'EGO 11 segnalazioni per morti sospette Bloccata la vendita di due lotti del vaccino Fluad:
il 142701 e il 143301 Ancora non accertata la relazione tra morti sospette e il vaccino 4 milioni le dosi di
Fluad in Italia , ma è utilizzato per la vaccinazione anche in Austria, Germania e Spagna Le procure che
indagano Siena, Prato e Siracusa La reazione delle Regioni Continuano con il Fluad Lombardia, Umbria,
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Vaccini, altri farmaci a rischio E il ministro accusa le Regioni
30/11/2014
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Emilia-Romagna, Piemonte Ha sospeso il Fluad Lazio Ha sospeso i lotti Liguria 250.000-500.000 i morti nel
mondo ogni anno per l'influenza
8.000 I morti causati ogni anno in Italia dall'influenza. Nel mondo le vittime superano le 500 mila
30/11/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
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«Tra 7 giorni sapremo se il Fluad è sicuro Ma la profilassi non può essere
fermata»
Il direttore del dipartimento malattie infettive dell'Iss: «Niente allarmismi»
FA
Roma Il compito di stabilire se il vaccino antinfluenzale Fluad è sicuro ora spetta all'Istituto Superiore di
Sanità. Professor Gianni Rezza lei è direttore del dipartimento di malattie infettive dell'Iss, quando si potrà
avere una risposta certa? «Una settimana circa per i primi risultati dal punto di vista tossicologico. Per le
analisi più approfondite una ventina di giorni». Le morti sono state causate dal vaccino? «Non credo ma sono
uno scienziato e non posso dare risposte certe prima di aver cancellato anche il minimo dubbio sulla
sicurezza del farmaco. Al momento non ci sono evidenze che confermino un nesso di causalità tra la morte e
la somministrazione del vaccini. Un principio di precauzione però mi impone una verifica che non lasci spazio
a dubbi». Le segnalazioni di decessi avvenuti dopo il vaccino aumentano e riguardano diversi lotti. Ieri poi è
stato segnalato anche un decesso in concordanza temporale con l'assunzione di Agrippal, un altro tipo di
vaccino antinfluenzale. «Una volta partito l'allarme è abbastanza ovvio che aumentino le segnalazioni. Le
persone sono preoccupate e si è generato uno stato di allarme generale. In realtà se è plausibile che ci possa
essere una qualche anomalia in un lotto è davvero improbabile che diversi lotti di diversi tipi di vaccini
presentino lo stesso difetto». Che cosa può rendere pericoloso un vaccino? «I vaccini sono i farmaci più sicuri
in commercio. Sono testati e verificati con la massima accuratezza prima di essere distribuiti. Certamente non
si può escludere che sia accaduto qualcosa nel processo di sviluppo che possa aver provocato una
contaminazione. Un'anomalia. Ed è per questo che l'Iss sta effettuando tutte le analisi del caso». Nei
confronti dei vaccini esistono pregiudizi molto radicati «Pregiudizi del tutto ingiustificati. Le persone,
specialmente quelle in precarie condizioni di salute devono avere molta più paura dell'influenza. Il vaccino
distribuito quest'anno è sostanzialmente identi all'anno scorso , non è neanche un virus attenuato è già stato
usato su milioni di persone ». Eppurel'Aifa ha deciso di bloccarlo. Per ora soltanto due lotti ma forse
siprocederà alla sospensione di tutte le dosi di Fluad in circolazione. «Bisogna capire che si tratta di un
procedimento cautelativo. Ha fatto benissimo l'Aifa a bloccare i lotti. Il blocco rappresenta una tutela per i
pazienti ma non la conferma del nesso tra il vaccino e le morti. Questo punto deve essere chiarito. Il blocco
serve ad eseguire verifiche che garantiscono il paziente. É una cautela non la conferma di un rischio». É
stato deciso di eseguire l'autopsia per i decessi sospetti. Pensa che da questi esami arriveranno risposte
certe? «Sicuramente contribuiranno. Poniamo che le morti siano tutte avvenute per cause diverse, così come
sembrerebbe dalle prime notizie. E' ovvio che diverse cause di morte avvalorerebbero la tesi che il vaccino
non abbia nulla a che fare con i decessi». Ricorda casi analoghi in passato? «Non mi pare. Venne bloccato il
Crucell nel 2012 ma non era stato distribuito nè somministrato. Ricordo però tanti falsi allarmi come quello
dello squalene nel 2009. Falsi allarmi che hanno fatto danni veri perchè l'influenza miete migliaia di vittime
ogni anno.
Foto: Le frasi
Foto: PRECEDENTI
Foto: É raro che vari lotti di vaccini diversi presentino lo stesso difetto
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Intervista Il professor Gianni Rezza
30/11/2014
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Farmacisti da 11 generazioni «Ma non smercio profilattici»
Anche moglie e figli vendono farmaci. Il fratello del nonno s'arricchì col Vick's. «L'elisir di lunga vita? Si faceva
con i testicoli dei passeri...» «E condanno la pillola del giorno dopo: il peggior peccato degli italiani è la
denatalità» Il decano degli speziali, 88 anni, resiste dietro il banco che un avo comprò da Napoleone
Stefano Lorenzetto
Era già un giovanotto quando il medico, dopo avergli palpato i muscoli, sentenziò: «Hai i tessuti immaturi».
Dipenderà da quello se Antonio Corvi, 88 anni fra meno di tre mesi, farmacistainPiacenza, riesceancora
apresidiare imperterrito il bancone che il suo avo Giovanni nel 1805 comprò all'asta da Napoleone I, il quale
lo aveva fregato al convento degli Agostiniani, il più ricco della città, dopo aver trasformato la chiesa annessa
in scuderia per i propri cavalli. E dipenderà sempre dai tessuti immaturise scalaconl'agilità diuntrentenne,
mentre il cronista arranca alle sue spalle, i 100 scalini in cotto, datati 1790 e dunque assai malconci, che
separano la farmacia di via XX Settembre dal laboratorio ospitato in soffitta, rimasto attivo dal 1850 al 1950,
sulla cui porta d'ingresso c'è ancora il numero civico 65 che il Bonaparte assegnò al palazzo. Essere
ammessi in quest'antro, sovrastante il più antico negozio della provincia di Piacenza, è come salire sulla
macchina del tempo. Ecco i vasi della coca in foglie e della teriaca veneziana, il primo farmaco nella storia
dell'umanità, che il medico Andromaco somministrava all'imperatore Nerone. Ecco la tintura di cantaride, un
revulsivo ricavato dall'insetto puzzolente, considerato (per uso esterno) un progenitore del Viagra.
Eccoun'insegnadelcalmanteMurriinventatodalcattedratico bologneseprotagonista di uno scandalo nell'Italia
del 1902. Ecco il mosaico che in quello stesso anno i maestri vetrai di Murano
regalaronoaLuigiCorviinsegnodigratitudine per le migliaia di fiale ordinate. Gran bel tipo, questo Luigi, nato
nel 1835, creatore del laboratorio officinale e bisnonno di Antonio Corvi. Fervente
patriota,nel1859accorseaTorinoesiarruolò nei Cacciatori delle Alpi, combattendo la seconda guerra
d'indipendenza al fianco di Giuseppe Garibaldi e Nino Bixio. Tornato nella sua farmacia di Piacenza, ordinò
alla Ginori di Firenze una serie di vasi in porcellana, che il pronipotecustodiscegelosamente,suiquali i nomi
dei vari preparati officinali sono scritti dentro cartigli tricolori in memoria dell'esperienza bellica risorgimentale.
«Malato di diabete, morì nel 1909, a 74 anni non ancora compiuti,pochigiornidopoessersi fatto amputare una
gamba in gangrena dal professor Vecchi», informa il discendente. «La sala operatoria fu allestita qui, sopra la
farmacia, al primo piano. Allora a farsi operare in ospedale andavano solo i poveri». S'ignora se, per il
funerale, Luigi Corvi poté contare sulla stessa dotazione di candele che suo padre aveva assicurato nel 1848
al defunto Nicola Peretti, fornitura per la quale è ancora conservata in farmacia regolare fattura: 166 libbre di
cera in torce, di cui 156 ritornate, più 32 libbre in candelotti e candeline, totale 88,38 lire, sconto 38 centesimi.
A valori di oggi, 500 euro. Sono abituati a non buttar via nulla, i Corvi, né potrebbe essere
diversamente,giacchéilloropuntodiforzaèilpassato. Farmacisti da 11 generazioni, ciò che fa di loro la più
longeva dinastia italiana di speziali, hanno trovato in Antonio V (danon confonderecon Antonio IV,che
erailnonno),perunquartodisecolopresidente dell'Accademia di storia della
farmacia,ilcultorepiùaccanitodegliantichi fasti. E infatti a lui sarebbe piaciuto diventare uno storico. Ma il
richiamo di pestello e mortaio ebbe il sopravvento: laurea in chimica a Genova nel 1951 e in farmacia a
Modena nel 1955; dottorato in storia della farmacia a Barcellona nel 1970; premio Schelenz alla carriera
(quasi un Nobel dei farmacisti) nel 2006. Inoltre: matrimonio nel 1964 con Gisella Pampari (farmacista, ça va
sans dire, e biologa), tuttora di turno al suo fianco di giorno e di notte; figlia farmacista, Maria Giovanna, nata
lo stesso anno; figlio farmacista, Luigi, nato due anni dopo. Il tutto da non confondere con la farmacia Camillo
Corvi ubicata al numero106dellamedesimaviaXXSettembre, aperta nel 1910 dal fratello di suo nonno, noto
per aver importato dagli Stati Uniti il Vick's Vapo Rub che aveva incassato 3 milioni di dollari durante la
pandemia di spagnola del 1918. Chi fu il capostipite? «PetrusdeCorvis,aggregato nel 1570 al paratico
deglispeziali,lanostracorporazione. È rimasto famoso come primo gestore della farmacia dei poveri». Si
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tipi italiani ANTONIO CORVI
30/11/2014
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capisce al volo che siete brava gente. «La peste del 1630, narrata dal Manzoni nei Promessi sposi , ha
lasciato un buco nell'alberogenealogico.Nel1650ricompare un Joseph Corvi, 4 figli. Il primo
maschioèRaimondo,cheebbealmeno5discendenti.IlprimogenitoAntoniovaapprendista dallo speziale Arisi e ne
sposa lafiglia.Nel1733apreunapropriafarmacia. Gli subentra il figlio Carlo Giuseppe, che la lascerà agli eredi
Antonio II e Angelo. Il primo ne apre un'altra per conto suo a 24 anni in piazza Cavalli, fa i soldi e costruisce il
palazzo nel quale ci troviamo. Un figlio, Giovanni, muore nel 1836 acausadell'incendiodiungrande alambicco.
Il primogenito di questi, Antonio III, si laurea in ars pharmaceutica a Parma, ci tramanda un ricettario con 700
formule, fa 12 figli e muore nel 1873». Tiri il fiato, la prego. «Il suo primogenito Francesco è farmacista alla
corte di Parma. L'ultimogenito Luigi, quello che combatte con Garibaldi, ne prende il posto e mette al mondo
6 figli, uno dei quali è Antonio IV, mio nonno, laureato in chimica. Arriviamo così a mio padre, Luigi II,
farmacista, al quale subentro nel 1961». Undici generazioni. Un record. «Ci sarebbero i Betti, a Bagni di
Lucca. Però la loro storia comincia più tardi, nel 1709, e mi pare che non superino le 8 generazioni, con
qualche cambio di nome per parte di madre». Vende ancora preparati galenici? «Solo sei-sette al giorno. È
un lavoro manuale molto faticoso: per fare la mia pomata antidecubito ci metto 20 minuti». Gli altri suoi cavalli
di battaglia? «Lo sciroppo per la tosse al destrometorfano. La soluzione acetica che cura l'alopecia areata. I
sedativi alla valeriana, più efficaci delle benzodiazepine. E le capsule alle cinque erbe contro la stipsi, un
lassativo dolce dolce». Non ha paura di sbagliare i dosaggi? «Mai. Però molti farmacisti ce l'hanno. Così
come conosco tre ingegneri che non volevano progettare i muri portanti, per paura che gli edifici cadessero».
Che farmaco vendeva di più all'inizio della sua carriera? «Il Proton, un ricostituente a base di glicerofosfati. Lo
produceva il dottor Camillo Rocchietta nel suo stabilimento di Pinerolo e andava per la maggiore grazie ai
manifesti disegnati da Marcello Dudovich, il cartellonista triestino che creò le pubblicità per Fiat, Alfa Romeo,
Pirelli, Rinascente, Martini, Strega, Campari.Glifaceva concorrenzal'Ischirogeno, rigeneratore delle forze
contenente fosforo, ferro, calce, chinina pura, coca e perfino stricnina, messo a punto dalcavalier
ufficialOnoratoBattista nella farmacia Inglese del Cervo a Napoli». E oggi al top che cosa c'è? «La
Tachipirina. Si prende per tutto». Èvero chehalaricettadell'elisirdilunga vita, fatto con testicoli di passero? «Ma
non è mia. L'ho rintracciata nelle farmacopee spagnole del 1600. Credevano di giovarsene nobili e prelati».
Bisogna essere bravi a trovare i coglioncini del povero passero. «Cosa vuole mai, quelli erano tempi in cui i
ricchi malati all'ultimo stadio si curavano con i frullati di perle. A Lorenzo il Magnifico fu propinata polvere di
diamanti, smeraldi, topazi e rubini, cosicché schiattò a 42 anni per un blocco renale. Piero Leoni, il medico
curante, fu trovato morto in un pozzo». Il suo elisir di lunga vita qual è? «Mia moglie. È presidente nazionale
del Club del fornello. Cucina sul fuoco invece di scongelare nel microonde. Il modo di nutrirsi è fondamentale,
lo capii all'esame di scienze degli alimenti, quello che m'è servito più di tutti». Visti di persona i risultati, le
credo. «Da piccolo ero come un bimbo del Biafra, sempre malato, in preda ad acetonemia cronica. E sa
perché?Ero stato allevatocon il latticello Glaxo, il primo in polvere che giunse nel nostro Paese, che per me
era troppo grasso. Adesso mangio molto meglio: poco al mattino, primo e secondo sia a mezzogiorno che
alla sera. Oggi a pranzo c'erano tortelli alle erbette ecoppa piacentina». Le risulta che tante medicine
vengano boicottate perché sono poco costose? «Agli inizi sono stato propagandista alla Glaxo e all'Istituto
biochimico di Genova, dove producevamo un estratto della corteccia surrenale dei suini, l'Ormosandrina, che
era eccezionale per combattere la caduta dei livelli pressori durante gli interventi chirurgici. Ma coni
prezzibloccati non cistavamodentro. Risultato: addio Ormosandrina e addio istituto. Così oggi c'è di tutto e di
più per curare l'ipertensione, ma non c'è più nulla contro l'ipotensione». C'è voluto un piacentino, Pier Luigi
Bersani, per mettervi in ginocchio, quand'era ministro, con la liberalizzazione delle parafarmacie. «È il nostro
nemico numero 1». L'ha fatto per aiutare le coop rosse? «Veda lei. E la moglie Daniela Ferrari, mia collega, lo
appoggiava. Adesso la gente va nei centri commerciali, pensa di curarsi comprando i farmaci da banco con lo
sconto, poi arriva qui disperata perché sta peggio di prima». Gli affari sono calati da allora? «In cinque anni le
farmacie dei centri storici hanno perso il 40-50 per cento del fatturato mutualistico». E la crisi economica
influisce sull'acquisto delle medicine? «Moltissimo. Ci salviamo con gli integratori. Rispetto al 2013, sarò
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bravo se chiudo in pareggio. I clienti si sono buttati tutti sui generici. Molti entrano, chiedono il prezzo di un
farmaco e se ne vanno dicendo: "Tornerò"». Favorevole o contrario alla cannabis per uso terapeutico? «Se si
vendesse solo come farmaco, perderebbe quell'aura di proibito che induce i ragazzi a trasgredire, facendosi
del male». IlBedrocan,unicopreparato galenico a base di cannabis ammesso dal ministero per malati di
sclerosi multipla e cancro, costa 318,73 euro per 300 milligrammi, 35 volte più dell'oro.Nonè chequalcuno
cistia marciando, visto che si tratta di erba? «Eh... L'ha detto lei». Ci sono medicine che si rifiuta di vendere?
«Sono molto contrario alla pillola del giorno dopo. Ma se si presenta una ragazza con una ricetta per il
Norlevo, sono obbligato a fornirgliela, perché è una specialità come le altre. A noi farmacisti non è stato
riconosciuto il diritto all'obiezionedi coscienza,garantito invece ai medici contrari all'aborto. Una grave
discriminazione: ci considerano di serieB. Badi bene,nonè questione di essere credenti o atei. Per me il
peggior peccato degli italiani è la denatalità». Però fa affaroni con i profilattici. «Io? Non li vendo proprio. Ne
avrò in bottega 10 pezzi, giusto per chi si trovasse a tarda ora con l'acqua alla gola». (Contati all'uscita: erano
7). «Che vadano a comprarseli negli autogrill». Capisco la difesa dall'Aids e dalle malattie veneree. Ma che
c'entrano con le farmacie i condom dotati di anello vibrante? «E vabbè, le soddisfazioni fisiche tengono su il
morale. Se non avessimo le nostre colpe, non saremmo qui a lamentarci degli affari che vanno a rotoli». Il
Viagra risente della crisi? «Ricette pochissime. Mi chiedono il generico. Secondo me, sotto banco c'è un
grande spaccio di quello fabbricato clandestinamente». Non le sembra che le farmacie siano diventate bazar
in cui si vende di tutto, dagli zoccoli alle caramelle? «È precisamente l'andazzo che combattiamo con
l'Accademia di storia della farmacia. Purtroppo mantenere un negozio antico comporta costi molto più elevati.
Ma io non ci vivrei in una farmacia di vetro e plastica». Riesce sempre a decifrarelagrafia deimedici sulle
ricette? «Avolte mitocca telefonare in ambulatorio. Per fortuna ho fatto studi di paleografia». Ma a 75 anni i
farmacisti non sono obbligati a passare la mano, cedendo addirittura la licenza? Che ci fa ancora qui a
bottega? «La legge è pronta. Forse andrà in vigore a gennaio. Forse. Siamo in Italia».
Nonmihadettoseleiprendefarmaci. «Una pastiglietta di Congescor per il cuore. Ho le carotidi occluse al 40 per
cento dal colesterolo. Per forza, non mangiamo più la roba di una volta. Perfino qui a Piacenza non si sa più
dove comprare la coppa buona». (730. Continua) [email protected]
Foto: EX TOCCASANA
Foto: Quando cominciai, bastavano Proton e Ischirogeno. Bersani è stato una rovina
Foto: EX GARIBALDINO
Foto: Mio bisnonno si fece amputare la gamba in una sala operatoria qui sopra la farmacia
Foto: CENTO GRADINI Antonio Corvi nel laboratorio-museo allestito all'ultimo piano della sua farmacia di
Piacenza [Maurizio Don]
01/12/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
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Vaccino, altra morte sospetta Salgono a cinque le inchieste
Dopo la fiammata iniziale rallenta il numero delle segnalazioni di morti di anziani che si erano vaccinati contro
l'influenza con il Fluad della Novartis o con altri vaccini: 13 in tutto. L'ultimo caso segnalato ufficialmente è
quello di una donna di Spoleto in Umbria, ha spiegato il direttore dell'Aifa Luca Pani. L'agenzia del farmaco in
queste ore ha messo a punto anche la relazione che verrà consegnata domani all'Ema, l'agenzia regolatoria
europea con sede a Londra. E salgono a 5 le inchieste. Dopo quelle aperte dalle procure di Siena, Siracusa,
Prato e Chieti ora la procura di Parma ha aperto un fascicolo sulla morte dell'ultranovantenne morto giovedì
dopo la somministrazione del vaccino antinfluenzale. L'ipotesi di reato (contro ignoti) è di omicidio colposo.
«Domani avrà inizio l'esame approfondito dell'intera problematica in sede europea presso il Comitato per la
Valutazione dei Rischi e la Farmacovigilanza dell'Agenzia Europea dei Medicinali, che si concluderà entro
giovedì 4 dicembre», ha spiegato Pani. I risultati dei primi esami condotte all'Istituto Superiore di Sanità non
rilevano problemi nelle decine di campioni ricevuti subito dopo lo stop precauzionale da part dell'Aifa. Il
commissario straordinario dell'Istituto, Walter Gualtiero Ricciardi, spiega che ci vorranno altri 15 giorni per i
risultati finali e si dice abbastanza ottimista.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Cresce la psicosi
29/11/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
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UN CALVARIO durato 43 giorni al termine del quale Liliana, romana di 58 anni, si è spenta in una stanza di
ospedale. Una vicenda iniziata il 15 ottobre con una banale bronchite ma che a causa, come denunciano ora
i suoi familiari, di errori medici si è trasformata in tragedia. La recisione dell ' ar teria femorale, il dosaggio
errato di farmaci e la mancata somministrazione di altri l ' hanno portata al decesso. Ora il marito e il figlio
chiedono giustizia. Liliana è morta questa mattina all ' ospedale San Camillo dopo alcuni giorni di coma
indotto. Nel nosocomio era giunta il 10 novembre scorso dalla Clinica San Raffaele. Nella struttura privata si
trovava da alcune settimane dopo che il 15 ottobre aveva avvertito i sintomi di una bronchite. Dopo un primo
ricovero all ' Aurelia Hospital, infatti, i medici avevano disposto il trasferimento lì ritenendo la struttura più
attrezzata per il suo tipo di patologia. Stando alla denuncia presentata negli uffici di piazzale Clodio dall ' av
vo c a to Marco Borrani, al San Raffaele sarebbe stati commessi numerosi errori nella procedura di
assistenza medica e farmacologica fino alla recisione, così come constatato dai medici del San Camillo, dell '
ar teria.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
103
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Entra in ospedale per bronchite, dopo 43 giorni il decesso
29/11/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
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L ' Agenzia del Farmaco tra guai giudiziari e affitti d ' oro
GLI SCANDALI Il primo nel 2008, che porta all ' arresto di otto dirigenti dell ' e n te . Il secondo a giugno per il
presunto " car tello " Roche-Novar tis
Chiara Daina
Nasce appena undici anni fa e la sua storia è già avvolta nel mistero. In pochi sanno cos ' è l ' Aifa, cioè l '
Agenzia italiana del farmaco, ente governativo diretto dal ministero della salute. Eppure riguarda tutti da
vicino. Perché la sua funzione è quella di garantire l ' accesso ai farmaci nel nostro Paese. Come? Prima con
una valutazione del farmaco sulla scorta del parere dell ' Ema (l ' Agenzia del farmaco europea). Poi tramite
la negoziazione del prezzo con l ' azienda produttrice. LE AZIENDE fanno l ' offerta e l ' Aifa prende o lascia,
difficilmente riesce a contrattare. Dal 2004 il prezzo di un medicinale (rimborsato dal Servizio Sanitario
Nazionale) è assegnato in funzione del suo valore terapeutico, e non dal valore industriale. Quindi il vero
paradosso è che lo spreco di denaro pubblico dovuto ai costi esorbitanti di alcune molecole (come il
Sofosbuvir contro l ' epatite C da 50 mila euro, o l ' imatinib, un antileucemico, da 24 mila euro) è legale. Fino
al 2010 la sede Aifa era un edificio umile nella periferia di Roma, non lontano dalla metropolitana. Poi si è
trasferita in un palazzo faraonico di sette piani in via del Tritone 181, nel centro di Roma, a due passi dalla
Fontana di Trevi, e guarda un po ' , quasi di fronte all ' ingresso di Farmindustria, l ' asso ciazione delle case
farmaceutiche. Ora l ' Aifa paga un affitto di quasi 4 milioni di euro l ' anno, il doppio di quello che spendeva
prima. E il numero dei dipendenti è lievitato da 250 a 402. Il bilancio del 2013 chiude con un utile di 1,6
milioni. Riceve dallo Stato il 29% dei finanziamenti. Il direttore è Luca Pani, psichiatra e farmacologo
cagliaritano, che riceve un compenso lordo di 222.107 euro l ' an no. I dirigenti sotto di lui prendono dai 96
mila ai 162 mila euro lordi. L ' Aifa cresce su un terreno inquinato. Prima di lei, a fare le stesse cose era il
Servizio farmaceutico dentro il ministero della Salute che fino al 1993 è in mano al re della sanità, Duilio
Poggiolini, già iscritto alla P2 di Licio Gelli, a capo del servizio e destinatario di montagne di mazzette da
parte di Big Pharma per autorizzare la vendita e stabilire i prezzi dei farmaci. Al momento dell ' arresto gli
vengono sequestrati oltre 15 miliardi di vecchie lire su un conto svizzero, lingotti d ' oro, gioielli, quadri,
monete antiche. Nel 2013 viene scoperto un tesoro di 26 milioni di euro nel caveau di Bankitalia. Un anno
prima la Corte di Cassazione lo obbliga a risarcire lo Stato di oltre 5 milioni di euro per il reato di corruzione.
POI ARRIVANO i due scandali più grandi in casa Aifa. Il primo nel 2008, che porta all ' arresto di otto dirigenti
dell ' ente e 19 avvisi di garanzia tra i suoi funzionari e i titolari di imprese farmaceutiche, per aver alterato l '
iter di autorizzazione per la messa in commercio di alcuni farmaci. Nell ' inchie sta è coinvolto anche Nello
Martini, allora direttore dell ' ente, accusato di disastro colposo perché non ha ordinato l ' aggiornamento di 20
foglietti illustrativi. Il 21 giugno 2008 viene licenziato. L ' 8 luglio 2010 è prosciolto perché " il fatto non
costituisce reato " . La mancata correzione dei bugiardini infatti non ha messo in pericolo la salute dei
cittadini. Qual è la sua vera colpa? Di non farsi comprare da Big Pharma. Lui è il primo direttore dell ' Aifa e
inaugura un programma d ' avanguardia indipendente per medici, infermieri e farmacisti: bollettini, guide e
corsi di aggiornamento slegati dagli interessi delle aziende. Nel 2005 chiede a queste di versare il 5 per cento
di quello che spendono in convegni e attività di marketing per finanziare ricerche indipendenti in settori di
business poco interessanti, come malattie rare e farmacovigilanza. Un piano che dà fastidio e dopo cinque
anni svanisce. Spariscono anche i bollettini. Nel 2014 l ' Aifa cade sotto i riflettori per un altro guaio. Lo scorso
giugno la Guardia di finanza fa un blitz in via del Tritone: il sospetto dei pm è la presenza di un piano
artificioso messo in piedi da Roche e Novartis per manipolare i criteri di determinazione del prezzo dei
farmaci Lucentis e Avastin da parte dell ' Agenzia del farmaco.
1,6 mln
L ' utile del 2013
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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SERVE DAVVERO?
29/11/2014
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Il numero di dipendenti
CI SONO ANCHE SOLDI PUBBLICI Riceve dallo Stato il 29% dei f i n an z i a m e n t i
ASSUNZIONI A GO GO All ' inizio erano 250. Poi il numero dei lavoratori è lievitato
Foto: La sede dell ' Aifa a Roma. Sotto, il direttore Luca Pani Ansa
Foto: Luca Pani Ansa
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30/11/2014
Il Fatto Quotidiano
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Il medico salva-vita troppo bravo: retrocesso
Antonello Caporale
Giuseppe Nardi è uno dei nostri specialisti più noti in Europa: ha ridotto la mortalità dal 40 al 16%. La sua
équipe è stata tagliata e lui costretto a fare i turni di notte. L ' azienda non gli ha mai riconosciuto il ruolo di
direzione e ora vuole sostituirlo » pag. 12 Questa è la storia infinita del precario più illustre d ' Italia che ha
perso il posto a sessant ' anni. Si chiama Giuseppe Nardi, è uno dei rianimatori italiani più noti in Europa. È
colui che ha fatto ottenere più successi alla sanità pubblica guidando per quindici anni il Centro shock e
trauma dell ' Ospedale San Camillo di Roma, portandolo all ' eccellenza dopo aver ridotto di tre volte la
mortalità tra i suoi pazienti (dal 40 al 16 per cento). È l ' unico italiano nel gruppo dei dieci " super esperti "
europei incaricato di redigere e aggiornare le linee guida per la gestione del trauma grave. Ha un curriculum
con un profluvio di pubblicazioni. Un professionista rigoroso, un dipendente modello. Qui, dunque, il guaio.
Con delibera della direzione sanitaria del 16 luglio scorso è stato sollevato dal suo incarico, il suo centro è
stato sciolto e accorpato ad altra unità di emergenza e infine, qualche giorno fa gli è stato chiesto di ritornare
in corsia da medico semplice. Il motivo? Chiarissimo: era primario facente funzioni, quindi guidava il reparto
ma non aveva i gradi. Era eccellente sì, ma sempre un irriducibile precario. E adesso che la sanità del Lazio
deve fare i conti con la spending review tutti coloro che non hanno un grado in petto vanno restituiti, come
fosse il gioco dell ' oca, alla casella iniziale della carriera. Oggi il sessantenne Nardi riprende a fare i turni di
guardia, le notti, e l ' orizzonte torna indietro ai suoi 38 anni quando era chiamato ad assistere non a dirigere.
LA STORIA ha dell ' incredibile e per riprendere il filo dell ' irragionevolezza bisogna partire dall ' inizio. È il
1999, il Giubileo alle porte, milioni di pellegrini in arrivo e un carico di possibili emergenze a cui dare una
risposta efficace. Il direttore sanitario del San Camillo ha un problema: il reparto per traumatizzati gravi,
degenti altamente instabili, ha un indice di mortalità elevatissimo. Oltre il 40 per cento di chi giunge lì viene
poi trasferito all ' obitorio. A Udine c' ' è un giovane e bravo rianimatore, il direttore dell ' azienda ospedaliera
lo convoca e gli propone la sfida. Purtroppo non può conferirgli l ' incarico di primario, il concorso non è
bandito, ma il convocato accetta senza condizioni. Sembra persino non interessargli troppo la qualifica. Firma
il contratto da dirigente ma con l ' aggiunta: facente funzioni. Le funzioni sono giustificate dal merito, dalle
pubblicazioni e dai successi del medico friulano. Nardi appena mette piede a Roma convoca tutti i rianimatori.
Sono 150. La proposta di far parte del nuovo team esclude incarichi bis, le responsabilità esterne, la clinica di
riserva, la parcella supplementare. Si lavora solo in ospedale e il tempo che rimane libero si destina alla
ricerca. In 25 si fanno avanti e accettano. Nessuna retribuzione straordinaria, solo lavoro in più. Matti. Le
cose funzionano e il circuito che monitora le attività nelle sale di rianimazione, la qualità delle cure, e
soprattutto l ' esito finale del trattamento sembrano dar ragione agli intraprendenti sanitari. Il reparto diviene
una unità operativa complessa, chiamata Shock e Trauma per la particolare disponibilità a raccogliere i
pazienti molto " acuti " , coloro che con la morte hanno un conto da saldare presto. Giviti si chiama la rete che
monitora le buone e le cattive pratiche nelle terapie intensive. Quella romana da cattiva si trasforma in buona.
Ogni anno che passa sempre meglio, fino a raccogliere il successo: solo il 16 per cento dei ricoverati per
gravissimi traumi non ce la fa. Indice tra i più bassi al mondo. PASSANO GLI ANNI - quindici - senza che l '
ospedale riesca a dare a Nardi quanto promesso e dovuto, a indire un concorso per la funzione di primario.
Da trombato eccellente ha però l ' ono re delle cronache. Questo giornale dedica al caso un articolo. Altrove
distribuiscono primariati, ma, nonostante le richieste di essere messo in pari dall ' azienda, per lui nulla
accade. Nulla? Dovremmo dire l'opposto. Perché a luglio al dottor precario viene contestata la precarietà. In
ragione della quale, stante le restrizioni di spesa, viene soppressa la direzione e sciolta l ' équipe. A Nardi,
udite, viene anche contestato di aver fatto causa all ' azienda negli anni passati per ottenere almeno la
retribuzione da primario. L ' azienda insomma resta mortificata dal senso di sfida di questo precario
irriducibile che non solo aveva avuto la faccia tosta di dirigere con successo un reparto svolgendo le funzioni
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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» SANITÀ PUBBLICA » Il rianimatore del San Camillo di Roma
30/11/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 1
(tiratura:100000)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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di dirigente senza esserlo, e per questo rinunziando cocciutamente a piantare un casino come la generalità
degli umani avrebbe fatto, ma aveva avuto l ' ardire di chiedere al giudice che almeno gli venisse saldata la
busta paga e riconosciuto quel lavoro. Un ' in famità. Tutto qua? Forse no. Perché sempre Nardi nel 2008
puntò il dito su una serie di morti sospette nel reparto di Chirurgia d'urgenza. Troppi e troppo ravvicinati casi
di malasanità coincidenti con la discesa in sala operatoria del dottor Donato Antonellis, chiamato alle funzioni
di primario dopo un lunghissimo rodaggio nel piccolo ospedale di Marino, ai Castelli Romani. Era riuscito a
sbaragliare illustri concorrenti, eppure da quel reparto, con lui alla guida, i pazienti uscivano così malconci
che parecchi cronisti accorsero in corsia e tratteggiarono il ritratto di Antonellis, uomo di relazioni perfette,
vicepresidente del sindacato Anaao e dell ' Ordine dei medici del Lazio. I potenti però hanno la memoria
lunga. IN EFFETTI con Nardi i vertici dell ' ospedale sono stati inflessibili, imbattibili. Dopo approfondita
analisi e viste le condizioni delle casse pubbliche hanno deliberato il gioco dell ' oca: dalla prima all ' ultima
fila della corsia. Al suo posto prende le redini il dottor Francesco Cremonese. Rispetto a Nardi ha un
curriculum nano. Sulla scena scientifica non compare essendo zero le sue pubblicazioni. Con delibera
apposita viene vidimato il trapasso, sciolto il reparto modello e restituito ai turni di guardia il medico
eccellente. La storia poteva finire così. Senonché, guarda tu il mondo, i rianimatori colleghi di Nardi hanno
iniziato a rumoreggiare e le voci, le proteste, gli ammutinamenti hanno preso una tale piega che Cremonese
ha preferito lasciare l ' incarico. Fosse finita qui! Invece hanno iniziato a scrivere da tutt ' Italia, dalle Terapie
intensive del Niguarda e di Cesena, di Chieti e di Torino. Poi hanno preso a scrivere i colleghi europei di
Nardi e in queste ore sulla scrivania di Zingaretti, il presidente della regione Lazio, e del ministro Lorenzin si
accumulano le richieste di rettifica: avete sbagliato nome, dovete scrivere Nardi. In Parlamento un '
interrogazione chiede perché, se il merito conta, il bravo, anzi il più bravo, è stato escluso. Com ' è finita? Il
prescelto ora si chiama Orsetti.
Foto: L ' ospedale San Camillo nel quartiere Gianicolense; in basso, il dottor Giuseppe Nardi Ansa
30/11/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 12
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TAM TAM di segnalazioni, numeri e dichiarazioni. Poche certezze. C ' è un nuovo caso e quindi sono 12 le
morti che si ritiene possano essere collegate all ' assunzione del vaccino Fluad, l'antinfluenzale per anziani
prodotto dalla Novartis. Le ultime due vittime sono due abruzzesi, uno dei quali deceduto a una settimana
dalla somministrazione del vaccino. Per quest ' ultimo caso la Procura di Chieti ha aperto un fascicolo. Nel
vicino Molise dopo l'ennesimo ricovero sospetto, la Regione ha ritenuto opportuno sospendere l ' uso di tutti i
lotti del vaccino Fluad. In Toscana, dove si sospettano due decessi e due segnalazioni per reazioni avverse,
la Procura di Prato ha disposto il sequestro a livello nazionale di tutti i vaccini antinfluenzali Fluad
appartenenti a uno dei due lotti sotto accusa, lo stesso somministrato ad una delle vittime. Intanto il Ministero
della Salute ha istituito il numero verde 1500 che già da giovedì sera, gli operatori avvertono, squillano senza
sosta. L ' Agenzia Europea del Farmaco ha aperto un ' inda gine, sostenendo che finora non è stata rilevata
nessuna evidenza tra morti e vaccino e l ' Agenzia del farmaco (Aifa) deciderà nei prossimi giorni se
mantenere ed eventualmente estendere lo stop.
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Vaccino Fluad: i decessi sospetti sono a quota 12
01/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 2
(tiratura:100000)
Peggiora il medico di Emergency ricoverato per il virus Ebola
Si aggravano le condizioni del 50enne medico siciliano ricoverato allo Spallanzani per il virus Ebola: la febbre
è rimasta alta ed è stazionario ma è ancora in prognosi riservata. Persistono disturbi gastrointestinali e
profonda spossatezza. Ma, secondo i medici dell ' ospedale romano, ci sono anche segni positivi: è
autosufficiente, risponde a tono alle domande e riesce a camminate autonomamente nella stanza. Il medico
di Emergency " ha ben tollerato il terzo trattamento sperimentale " : dopo cioè il plasma di un guarito dalla
Spagna, gli è stato iniettato quello di un ex paziente in Germania.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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ROMA DIARIO DELLA GIORNATA
01/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 3
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Fluad, un altro decesso sospetto Rossi, Toscana: Lorenzin collabori
L'ULTIMO caso è di ieri: una donna 83enne è la tredicesima vittima sospetta del vaccino anti-influenzale
Fluad prodotto dalla Novartis. È successo a Spoleto, in Umbria: la donna, affetta da gravi patologie che
curava con numerosi farmaci, è deceduta mercoledì scorso. Secondo quanto comunicato dalla direzione
sanitaria della Regione Umbria, il vaccino influenzale somministratole non appartiene ai due lotti segnalati
dall ' Aifa: " Sebbene apparentemente la morte non sia immediatamente correlabile alla somministrazione del
vaccino - sottolineano - il medico curante ha proceduto correttamente a segnalare l ' accaduto " . Come
prevedibile, la vicenda sta provocando allarme in tutta Italia. Per questo si attende una informativa del
ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ieri è stata sollecitata alla Camera da Forza Italia e dalla deputata
Paola Binetti. Il ministro finora ha accusato le Regioni di ritardi e inefficienze. Ieri le ha risposto il presidente
della Toscana Enrico Rossi: " Non c ' è bisogno di polemiche, le polemiche non servono, dobbiamo
collaborare: se ci sono Regioni in ritardo il Ministro dica quali sono, se va migliorato il sistema il Ministro
convochi la Conferenza delle Regioni per trovare i miglioramenti. Si potrebbe semmai osservare che
comunicazioni di questo tipo potrebbero essere effettuate non solo via mail " .
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IL VACCINO INCRIMINATO
01/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
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Un alieno conquista la " superstar " dei nostri manicomi
OLTRE 30 MILA METRI QUADRATI PROPRIETÀ DELLA ASL: PER BEN 675 ANNI QUESTE MURA TRA
LA CATTEDRALE E IL TEATRO ROMANO SONO STATE DESTINATE ALLA CURA DEI MALATI
Matteo Maffucci e David Diavù Vecchiato
L ' OSPEDALE PSICHIATRICO DI SANT ' ANTONIO ABATE, UN IMMENSO EDIFICIO DEL CENTRO
STORICO A vederlo oggi, abbandonato e degradato, non lo diremmo così importante. Eppure l ' Ospedale
Psichiatrico Sant ' Antonio Abate, questo immenso edificio del centro storico di Teramo, è stato la superstar
dei manicomi italiani. Oltre 30 mila mq di proprietà della Azienda USL di Teramo dedicati ai cosiddetti matti,
uno dei manicomi più grandi d ' Europa. In pratica una città nella città, oggi in abbandono. Per ben 675 anni
queste mura tra la Cattedrale e il Teatro Romano sono state dedite alla cura dei malati. Era il 28 febbraio del
1323 quando il regio notaio Lorenzo di Nicola Angelo redasse il documento nel quale il vescovo Niccolò degli
Arcioni autorizzava l '" hospitalario " teramano Bartolomeo Zalfoni ad aprire all ' interno di alcuni suoi locali un
ricovero per l ' assistenza di bisognosi, malati o poveri che fossero. In cambio della bolla vescovile, che
garantiva a Zalfoni l ' esenzione da ogni tassa o diritto ecclesiastico sull ' Ospizio, il vescovo chiedeva un
pranzo a titolo di simbolico canone, da effettuare il 17 gennaio di ogni anno, consistente in " dieci rotoli di
carne porcina ed una focaccia " . " Qui solamente pochi, forse neppure i veri " era la scritta che accoglieva
fino a metà anni 60 del novecento i visitatori all ' ingresso. E neanche tanto pochi: quando il 10 maggio 1931
fu inaugurato il nuovo Ospedale Civile Vittorio Emanuele III e il complesso di Porta Melatina divenne
esclusivamente Ospedale Psichiatrico c ' erano ricoverate ben 1.400 persone, su una popolazione del centro
storico di 9.000 abitanti. L ' ala riservata ai ricoverati per malattie psichiche, che ospitava anche alcolizzati,
prostitute, disagiati e tutti gli indigenti emarginati dalla popolazione della città, all ' epoca tutta in condizioni di
vita difficili, fu aperta nel 1818, e dal 1893 i pazienti cominciarono ad aumentare costringendo la Chiesa ad
ampliare. SONO BEN 7 I PADIGLIONI della ciclopica struttura. Al pianterreno, oltre ai tanti cortili, vi erano la
portineria, la chiesa, gli alloggi delle suore, la grande cucina, la panetteria, la camera mortuaria, le officine da
fabbro ed elettricista, ora senza più i tetti, la falegnameria e la sartoria. E ancora la farmacia, la lavanderia, i
depositi, gli ambulatori e la sala per la macellazione e conservazione della carne. Poi c ' era la Comunità Sant
' Antonio, composta da pazienti che si gestivano da soli come in un primo esperimento di casa-famiglia, e ai
piani superiori le camere di degenza dei pazienti e gli alloggi di medici e personale, gli uffici tecnici e
amministrativi, l ' archivio, la parrucchiera, la direzione, la sala operatoria, quella per l ' autopsia e quella per l
' elettroshock. Quest ' ultima era color sabbia, piastrellata di bianco, al centro aveva un lettino metallico
collegato al dispositivo per la terapia elettroconvulsivante, un craniostato per le radiografie e un
elettroencefalografo per rilevare i potenziali elettrici del cervello. Infine c ' era il settore dei " semiagitati " ,
divenuto poi reparto Cerulli, per i malati cronici, quelli che hanno trascorso l ' intera vita tra queste mura,
segregati dietro le sbarre. Sotto la direzione di Raffaele Roscioli, che guidò il manicomio dal 1892 al 1916, fu
inoltre fondata all ' interno la scuola professionale per infermieri e fu istituita la colonia agricola per rendere
autosufficiente l ' ospedale attraverso il lavoro dei malati stessi. Roscioli inaugurò inoltre il no-restraint,
sistema di trattamento degli alienati che esclude l ' uso di mezzi di coercizione meccanica. Il direttore
successivo, Giulio Garbini, nel 1917 fece smantellare le celle di isolamento, eliminò molte inferriate e sbarre
che facevano somigliare il Sant ' Antonio Abate a un carcere e introdusse laboratori clinici e una biblioteca. In
una di queste stanze dove ora giacciono una vecchia branda, qualche sedia rotta, una scala e una porta dal
vetro spaccato, il 7 giugno del 1925 fu fondata dallo psichiatra Marco Levi Bianchini, all ' epoca direttore della
struttura e amico personale di Sigmund Freud, la Società Psicoanalitica Italiana. Il 13 maggio del 1978 giunse
poi la cosiddetta legge Basaglia a sancire la chiusura dei manicomi e, dopo lunga dismissione, il 31 marzo
1998 il Sant ' Antonio Abate chiuse definitivamente. Tra Museo della Psichiatria, Casa dello Studente e Polo
Culturale della città, le ipotesi per un riutilizzo dell ' ampia area oggi non mancano. Mancano però i soldi per
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TERAMO
01/12/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
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farlo, come al solito.
Foto: Foto di Marco Ciampani
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29/11/2014
QN - Il Resto del Carlino - Ancona
Pag. 16
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Chiude il centro prelievi, Latini: «In arrivo grossi disagi»
CASTELFIDARDO LA SANITÀ perde pezzi nella Valmusone, Latini: «Adesso tocca anche al punto prelievi di
Castelfidardo, da un servizio di valenza quotidiana si passa alla chiusura totale del centro». Nell'aria c'era già
da qualche giorno il triste presagio ma ieri è stato il consigliere regionale Dino Latini a confermare l'ipotesi
dando l'annuncio ufficiale. Lo scenario che si profila e a dir poco allarmante. «I primi a pagarne le
conseguenze saranno come al solito i cittadini che dovranno sobbarcarsi tutti i disagi che un centro prelievi,
prenotazione e riscossione ticket creerà con la sua chiusura», precisa il consigliere, mettendo il dito sulla
piaga del territorio depauperato e provato in ambito sanitario. «Siamo di fronte ancora una volta a una sanità
che ragiona solo in termini di bilancio e di tagli secchi senza tener conto dei disservizi continua Latini
focalizzandosi sulle conseguenze . La chiusura del punto prelievi fidardense si inserisce nel solco di una
sanità sempre più a indirizzo privato. I cittadini si vedranno costretti a raggiungere i centri sanitari delle città
limitrofe come Osimo o Loreto, caricandosi di costi aggiuntivi per il trasporto, problema aggravato poi dagli
anziani, malati o allettati, dato che il trasporto pubblico sanitario non può soddisfare tutte le richieste». Per
questo Latini ieri ha presentato un'interrogazione in Consiglio regionale per chiedere all'Assessore
competente di salvaguardare il centro prelievi ed evitarne a tutti i costi la chiusura per il bene della vallata,
stanca dei continui tagli. si.sa.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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CASTELFIDARDO SANITA', L'ALLARME DEL CONSIGLIERE REGIONALE DOPO L'UFFICIALITA'
29/11/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Telemedicina, la marcia in più per l'Africa»
Il dottore italiano Bartoli ha aperto centri connessi con gli specialisti: «Un nuovo modello di cooperazione ad
alto impatto e a basso costo»
MATTEO MARCELLI
Michelangelo Bartolo, angiologo dell'ospedale San Giovanni di Roma e «medico missionario», ha già
raccontato la sua storia ad Avvenire . L'occasione fu il suo primo libro «La nostra Africa, diario del suo lavoro
con Dream» (il programma della Comunità di Sant'Egidio per la lotta contro l'Aids), ma anche uno spaccato
esilarante dell'Africa subsahariana e un romanzo molto apprezzato. Sono passati 10 anni da quando il
problema era far capire che l'Aids è una malattia curabile, a patto di fornire, anche in Africa, una terapia
continuativa e i farmaci necessari. Dream segue ora oltre 260mila pazienti tra Malawi, Kenya, Mozambico e
Tanzania. Un'esperienza da cui è nata la onlus Global health telemedicine che si occupa di formazione
medica e istallazione di centri di teleconsulto in Africa. «L'idea l'ho rubata - così dice Bartolo - da un progetto
del ministero della Salute: Alleanza degli ospedali italiani del mondo», al quale però non si è dato il giusto
seguito. Bartolo ha appena terminato un corso di formazione in Malawi, cui seguirà l'istallazione di altri due
centri di telemedicina che si aggiungono agli otto già esistenti in tutta la regione. «Il progetto mi è esploso tra
le mani, pensavamo di aprire tre o quattro centri ma mi sono ritrovato decine di richieste da molti Paesi». Con
lui una équipe di otto medici italiani, con diverse specializzazioni. «Questo perché sia sempre più un servizio
di medicina globale, non solo per l'Aids». I 52 medici locali formati, possono mandare un
elettrocardiogramma, una lastra e chiedere una serie di informazioni. Possono scegliere se mandarla a un
cardiologo o a un ematologo. «C'è un collegamento continuo tra i centri africani e vari medici (una rete di
circa 25 dottori). Le richieste vengono smistate anche per lingua. Una volta partito il preconsulto, i medici che
rientrano nei parametri richiesti ricevono un Sms. Il primo che si collega al pc controlla gli esami e risponde».
In pochi mesi sono già arrivate risposte per più di 1.200 teleconsulti. La formazione è un punto essenziale:
«Non solo abbatte i costi, ma dura nel tempo. Il medico anche in un centro sperduto della Tanzania non si
sente solo ed è continuamente formato». Si tratta insomma di «un nuovo modello di cooperazione ad alto
impatto e a basso costo - conclude Bartolo -. L'istallazione del centro in Malawi è costata 10mila euro».
Bartolo sarà a Roma il 2 dicembre per presentare il suo nuovo libro «Sognando l'Africa in sol maggiore», già
vincitore del premio Capalbio 2014 e del premio Mario Soldati: la storia (vera) della ricerca di un pastore
luterano di un villaggio sperduto della Tanzania, inventore di una cura "miracolosa" per l'Aids. Ma ovviamente
c'è molto di più.
Foto: Michelangelo Bartoli in Malawi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Malawi.
29/11/2014
Avvenire - Milano
Pag. 3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Al via servizio ad hoc di assistenza sanitaria e legale Psicologi e medici legali al Pronto soccorso del Circolo
e del polo Del Ponte. La novità grazie all'onlus Amico Fragile
MARIA TERESA ANTOGNAZZA
no «spazio buono» negli ospedali di Varese, il Circolo e il polo materno-infantile Del Ponte, dove le donne
maltrattate, vittime di violenza e di abusi sessuali, possono trovare il sostegno di un pool di professionisti,
dallo psicologo al medico legale, in grado di dare ascolto e sostegno, e di raccogliere tutti i dati necessari ad
avviare un eventuale processo a carico dell'aggressore. L'iniziativa, pronta a partire - e che si concretizzerà
anche in una stanza apposita a fianco del Pronto soccorso di Giubiano dai primi di gennaio, dove gli psicologi
saranno presenti ogni notte dalle 19 alle 7 del mattino - è frutto dell'impegno e della progettazione
dell'associazione «Amico Fragile». La onlus, in collaborazione con l'Azienda ospedaliera universitaria
Fondazione Macchi, ha raccolto la disponibilità dei professionisti e ne ha curato la formazione. «Abbiamo
quattro psicologi già pronti - spiega la referente scientifica, Liliana Colombo, nota senologa varesina - e ne
stiamo preparando un'altra decina, così da avere un pool qualificato per il servizio costante alle donne che si
presentano al Pronto soccorso. Grazie poi al supporto prezioso e qualificante di Mario Tavani, cofondatore
della onlus e direttore del Dipartimento Medicina legale dell'Università dell'Insubria, anche un gruppo di
medici legali ha assicurato la propria disponibilità». Ogni volta che in Pronto soccorso, al Circolo o al Del
Ponte, arriverà una donna maltrattata, se quest'ultima è d'accordo, il medico di turno potrà chiamare su un
numero dedicato «Amico Fragile» che manderà immediatamente lo psicologo e il medico legale. «Dopo una
lunga serie di incontri, in cui abbiamo studiato il problema della violenza e dei maltrattamenti alle donne e ai
minori e il tipo di risposte presenti sul territorio - continua Colombo - con un impegno biennale all'interno del
Soroptimist Club di Varese, siamo arrivati a formulare questo progetto e a fondare la onlus, che adesso arriva
alla fase operativa, grazie al sostegno del professor Tavani, dell'Azienda ospedaliera e dell'Asl di Varese». La
sfida? «Dare risposte concrete alle donne maltrattate nell'immediatezza del fatto, con un'assistenza integrata,
come ora Amico Fragile inizierà a fare». Nell'attività di assistenza sanitaria e legale dell'onlus, anzitutto, sarà
curata l'accoglienza della persona abusata nello «spazio buono», contiguo al Pronto Soccorso del Del Ponte;
dopo la raccolta dell'anamnesi e la valutazione della situazione con tutti i rischi connessi, verranno date alla
donna le informazioni sui suoi diritti e indicazioni su un eventuale ricovero o per un coinvolgimento dei Servizi
sociali. L'associazione col suo pool di esperti potrà anche dare supporto tecnico al personale sanitario del
Pronto soccorso per informare l'autorità giudiziaria.
Foto: Un aiuto a Varese per le vittime di violenza
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Donne maltrattate, a Varese l'aiuto trova spazio in ospedale
29/11/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 9
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Dipendenza dalla droga Oltre 2000 pazienti in cura
Integrare nella società i pazienti cronici con un percorso di recupero e riabilitazione anche senza una
guarigione completa dalla dipendenza dallo stupefacente. È questo il nuovo progetto a cui sta lavorando il
CoRi (Coordinamento Veneziano per la Riabilitazione nelle Dipendenze Patologiche) con il supporto della
cooperativa sociale Coges. Ad essere coinvolte sono tutte le strutture dei sette SerD che afferiscono alle
quattro Asl della provincia di Venezia in una attività di coordinamento che permette uno scambio continuo di
esperienze e anche l'avanzamento di un percorso comune nella cura dei pazienti. «Il nostro compito è quello
di provare a dare delle risposte a questo tipo di emergenze - ha spiegato don Franco De Pieri, presidente del
centro Don Milani a cui fa riferimento il Coges - E quando ci riusciamo siamo felici di aver raggiunto
l'obiettivo». «Ci siamo posti il problema di curare la malattia di dipendenza anche per chi non riesce ad uscire
dalla cronicità - spiega il dottor Diego Saccon, psichiatria della Ulss 10 - e praticare un sistema di
riabilitazione a prescindere dalla guarigione completa del soggetto. Un percorso di studio avviato nel 2010 e
durato 5 anni che ci ha consentito di tracciare anche una mappa precisa di quelli che sono i pazienti in cura e
aggiornare il loro percorso». «La mancanza di guarigione clinica competa non vuol dire che i pazienti
abbiamo bisogno solo di assistenza e contenimento (quindi metadone o altro tipo di farmaci) - ha aggiunto il
responsabile del SerD di Chioggia dottor Ermanno Malagutti - ma può aiutarli a superare la cronicità anche
un inserimento nelle aree del lavoro, dell'abitare, delle interazioni sociali». Ma veniamo ai numeri aggiornati al
primo semestre del 2014 dei pazienti in cura. In totale sono assistiti 2270 pazienti, 1886 uomini e 384 donne.
L'Asl 12 ha in carico 778 pazienti, seguita dalla Asl 13 con 640, Asl 10 con 433 e Asl 14 con 131. La
maggioranza dei pazienti non è sposata ma ha un'occupazione stabile ed hanno anche una residenza fissa. I
pazienti mediamente abitano con i genitori. 80 sono gli operatori del Soges impegnati nella cura dei pazienti
che accusano una patologia da dipendenza. Da far notare che il progetto riguarda solo la dipendenza da
droghe e non quella da problemi legati all'alcolismo che nelle 4 Asl provinciali contano circa 1500 casi.
Raffaele Rosa © riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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SANITÀ I dati provinciali del Coordinamento che si occupa della riabilitazione
30/11/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 7
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«Bisogna ridurre le Ulss del Veneto»
La lista civica "Cavallino-Treporti" appoggia le proposte del governatore Luca Zaia
Questione sanità: la lista civica «Cavallino-Treporti», appoggia la proposta del governatore del Veneto Luca
Zaia. Ovvero la possibilità di valutare un'organizzazione territoriale diversa per la sanità veneta riducendo il
numero delle Ulss, portandolo dalle attuali 24 (considerando anche le due Aziende ospedaliere di Padova e
Vicenza e l'Istituto Oncologico) a 7, vale a dire una per provincia. «Siamo con il presidente Zaia - spiega
Angelo Zanella - e sosteniamo pienamente questa sua proposta responsabile e di buon senso, perché, come
ha lui stesso affermato, i cittadini sono più interessati alla qualità delle cure che alla scritta del numero
dell'Aziende sanitarie sulla carta intestata. Così, una volta per tutte, si porrebbe anche fine alla diatriba
relativa a quale Ulss debba appartenere Cavallino-Treporti». Secondo l'esponente della lista civica, già oggi i
pazienti si rivolgono alle strutture sanitarie che ritengono migliori, indipendentemente dall'Ulss di
appartenenza. «E in questo modo deve continuare a essere confidando che nella propria località di residenza
funzionino adeguatamente quei servizi territoriali di cui più frequentemente abbiamo bisogno - aggiunge
Zanella - per questo è essenziale che Cavallino-Treporti possa continuare a disporre dei servizi offerti dal
distretto sanitario, che deve essere però potenziato e reso più funzionale di quanto lo sia oggi». Il punto di
partenza per ogni ipotesi è poi legato alla diminuzione delle risorse a disposizione per un determinato
territorio. «Occorre risparmiare dove è possibile - conclude l'esponente della lista - ma senza toccare la
qualità. E se dobbiamo economizzare, facciamolo eliminando qualche sedia da manager è non qualche posto
letto per gli ammalati». © riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Domenica 30 Novembre 2014,
30/11/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 20
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ospedale, il Consiglio boccia la Conferenza dei sindaci
Dolo. Non passa l'emendamento sulla sospensione delle schede e nemmeno l'assestamento di bilancio: è
polemica
DOLO - Il consiglio ha bocciato il documento che la Conferenza dei sindaci lo scorso 24 ottobre aveva
sottoscritto con l'impegno venisse approvato in ogni consiglio comunale e che riguardava la salvaguardia
delle funzioni ospedaliere dell'asl 13 e la maggioranza è stata battuta sull'assestamento di bilancio. La
votazione per il documento che chiedeva, di sospendere l'attuazione delle schede ospedaliere ha visto gran
parte della maggioranza votare contro il documento unitamente alla Lega Nord 9 voti contrari, 7 favorevoli e 4
astenuti. Saltato anche l'assestamento di bilancio perché la votazione ha visto 10 voti a favori e 10 contrari.
Molte le reazioni. Il Comitato Bruno Marcato ha osservato. «Purtroppo i partiti 'comandanò anche per
l'Ospedale di Dolo che subirà lo spostamento degli uffici da Dolo a Noale Spostamento della Chirurgia,
Urologia, Ortopedia a Mirano. Riduzione del Pronto Soccorso e previsione di alcuni posti letto di Chirurgia
funzionante solo in orario diurno e chiusura totale al sabato e domenica. Radiologia sarà chiusa, rimarrà solo
Rianimazione. Ecografia diagnostica ed interventistica sarà chiusa.» Il coordinatore della manifestazione del
16 novembre, Emilio Zen ha aggiunto. «L'amministrazione ha affossa un Ordine del Giorno già approvato in
altri Comuni, fondamentale documento che mette in ordine tutte le valutazioni e rivendicazioni ormai dominio
comune di chi sta conducendo una battaglia di civiltà. Che delusione, che amarezza! - osserva amaramente
Zen - Sindaco, giunta, maggioranza si sono fatti incantare da vacui progetti futuristi, da specchietti per le
allodole.» Per finire l'esponente del Partito Democratico Alberto Polo attacca duramente l'amministrazione del
comune «La maggioranza a Dolo non esiste più, questi signori sono pregati di smetterla di prendere in giro la
nostra città e di liberare tutti noi cittadini da questo indecoroso spettacolo. Dopo aver invano cercare di
approvare il P.A.T.I. - continua Polo - giovedì si è consumato l'ennesimo scempio alle istituzioni cittadine con
la mancata approvazione dell'assestamento di bilancio, uno strumento indispensabile per tutta la
programmazione del Comune e per evitare le pesantissime sanzioni in caso di non rispetto del patto di
stabilità». (l.per.) © riproduzione riservata
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Domenica 30 Novembre 2014,
01/12/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 11
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«Andremo ad occupare l'ufficio di Luca Zaia»
La battagliera promessa del Coordinamento per la buona sanità in difesa dell'ospedale cittadino
Decise le prime iniziative per la salvaguardia dell'ospedale cittadino, dell'esecutivo del Coordinamento per la
buona sanità, riunitosi per la prima volta al centro culturale «Da Vinci». L'obiettivo è quello di ottenere la
riattivazione della struttura complessa di chirurgia, l'equa distribuzione delle risorse, quindi fondi per la Asl 10
in linea con quelli di altri territori e lo sviluppo delle dotazioni territoriali prima di qualunque provvedimento che
riguardi gli ospedali. Per cercare di arrivare a tutto questo, il Coordinamento intende attivare un
coinvolgimento della cittadinanza attraverso una lettera (che sarà inviata nei prossimi giorni) a tutti i
sandonatesi che spieghi cosa sta avvenendo al proprio ospedale oltre a un presidio delle istituzioni in
Regione. «A quanto pare il presidente Zaia non ha tempo di incontrare gli esponenti del territorio su un tema
cruciale come la sanità, delegando assessori o dirigenti - spiegano dal Coordinamento - Se questo incontro
non verrà fissato al più presto andremo a presidiare il suo ufficio in Regione finché non ci riceverà e ci dirà
quali sono i suoi intendimenti per il Veneto Orientale».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Lunedì 1 Dicembre 2014,
30/11/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:125215, tiratura:224026)
Morti sospette e vaccino antinfluenza Governo e Regioni litigano sulle
colpe
CHIARA GIANNINI
La psicosi per i presunti vaccini killer ha varcato i confini nazionali, tanto che anche l'Agenzia europea per i
medicinali (Ema) ha iniziato a indagare sulle morti in Italia. Oltre alle 11 segnalazioni ricevute dall'Agenzia
italiana del farmaco (Aifa), ieri si sono registrati infatti quattro (...) segue a pagina 11 segue dalla prima (...)
nuovi casi: uno in Toscana, dove un 90enne ha perso la vita in seguito all'iniezione di Fluad, il vaccino
appartenente a uno dei due lotti incriminati (il 142701 e il 143301), uno a Cuneo, dove a morire è stato un
68enne che, però, era stato trattato con l'Agrippal, un farmaco anti-influenzale diverso, ma sempre prodotto
dal colosso farmaceutico Novartis, infine due decessi sospetti sono stati segnalati in Abruzzo. C'è poi il caso
a Genova, dove un uomo ha denunciato la morte del padre 65enne, morto alcuni giorni dopo aver assunto il
Fluad. In serata, con una nota, l'Aifa ha fatto sapere che «le morti ufficiali sospette sono dodici» e che «sono
aumentati da 2 a sei i lotti di vaccino sospettati di aver provocato diversi decessi in varie regioni italiane». Il
totale ammonta così a 1.357.399 dosi «sospette». Come fatto per gli altri lotti, in queste ore, i vertici
dell'Agenzia stanno valutando se ripetere lo stesso iter anche per gli altri 4 lotti, per i quali ancora non ci sono
casi sufficienti per giustificare statisticamente un ritiro dell'intero lotto. E ieri - a tre giorni dall'inizio della
psicosi-vaccini in tutta la Penisola - ha parlato anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha
puntato il dito contro le Regioni: «Sono responsabili della vigilanza dell'applicazione dei vaccini e devono
informare tempestivamente sugli effetti degli stessi. C'è stata in questo caso una carenza da parte delle
Regioni molto forte. Appena l'Aifa ha avuto la segnalazione da parte delle Regioni il ministero è intervenuto.
Dal primo caso avvenuto il 7 novembre c'è stato un ritardo di 15 giorni». Parole cui a breve è seguita l'irata
replica da parte delle Regioni arrivata per voce del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio
Chiamparino: «Noto con stupore che anche il ministro Lorenzin si lascia andare a uno sport troppo praticato
nel nostro Paese: quello dello scaricabarile. Penso sia più opportuno, verificare insieme, nell'interesse dei
cittadini, se c'è qualcosa che non ha funzionato nell'azione di farmacovigilanza e dove eventualmente ciò sia
avvenuto, senza escludere le stesse agenzie nazionali, a cominciare dall'Aifa». Polemiche a parte, in serata,
il ministro della Salute ha fatto sapere che «i primi risultati dei test che si stanno effettuando sui lotti
sequestrati stanno dando esito negativo e non evidenziano una correlazione tra le morti sospette e i vaccini
antinfluenzali assunti». Nel frattempo, il lavoro delle procure di territori in cui si sono verificati decessi
prosegue senza sosta. Di ieri la notizia che quella di Prato, in via precauzionale, ha disposto il sequestro del
lotto sospetto 143301 a livello nazionale. I sequestri avverranno per mano del Nas di Firenze. I carabinieri
dello stesso nucleo ieri si sono recati a Rosia, in provincia di Siena, per sequestrare le dosi rimanenti del
farmaco incriminato. Non ne avrebbero trovate, però. In Toscana l'allarme cresce, visto che sono 60mila i
vaccini distribuiti e 2/3 quelli somministrati, anche se il presidente della Regione invita alla calma e spiega
«tutti i lotti sospetti sono stati ritirati». L'Aifa «sta acquisendo tutti gli elementi necessari per verificare caso
per caso le segnalazioni pervenute. Per non è possibile affermare che vi sia una relazione diretta fra la
somministrazione del vaccino e le morti riportate, in quanto sono necessarie informazioni più complete e deve
essere condotta un'analisi accurata dei casi». Analisi che è in corso, ma i cui risultati si potranno avere solo
tra pochi giorni per i tossicologici e fra un mese per gli altri tipi di esami. Sempre secondo l'Agenzia, peraltro,
«è possibile che l'aumento repentino delle segnalazioni di eventi verificatisi diversi giorni fa possa essere in
parte ricondotto all'impatto mediatico di tali notizie sulla popolazione e all'acuita sensibilità stimolata nei
cittadini e negli operatori sanitari». E gli esperti dell'Agenzia ribadiscono l'importanza del vaccino «in quanto
l'influenza non è un malanno di stagione, ma una malattia infettiva seria che può aver complicanze gravi in
soggetti a rischio».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Tragicommedia all'italiana
30/11/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 2
(diffusione:136993, tiratura:176177)
«Chi può aspetti un po' La campagna vada avanti »
I medici di famiglia: «Tranquilli, i lotti pericolosi sono stati ritirati» IL CONSIGLIO «Parlate con il dottore, saprà
dirvi cosa fare Prima o dopo vaccinatevi»
PAURA del vaccino. E il rischio che la campagna antinfluenzale sia finita qui insieme ai casi di morte
sospetta. Cosa fare? Lo abbiamo chiesto a Vittorio Boscherini, segretario regionale della Fimmg, la siglia
sindacale che riunisce la maggior parte dei medici di medicina generale. «Le persone con malattie croniche
che ancora non si sono vaccinate devono andare dal medico di famiglia e consultarsi sull'opportuinità di fare
o meno la vaccinazione». La vaccinazione va avanti? «Attualmente il problema è relativo solo ad alcuni lotti
relativi al vaccino adiuvato (potenziato da sostanze che ne aumentano l'azione, ndr ). I medici di famiglia
hanno sicuramente ricevuto due tipi diversi di vaccino, quindi la campagna di vaccinazione può andare
avanti». Ora fare vaccino è un atto di coraggio: come affidarsi alla roulette russa. «Chi non ha stretta
necessità, visto che ancora non ci sono segni della pandemia influenzale, sicuramente può aspettare qualche
giorno. Il tempo che il ministero della Salute verifichi la reale connessione tra le morti e la somministrazione
del vaccino». Difficile stare tranquilli. «I cittadini devono farlo. Il servizio sanitario nazionale ha comunicato a
tutti i medici i lotti dei vaccini che non devono essere somministrati, chi vuol fare la vaccinazione può farla
tranquillamente». Sicuramente dopo le morti sospette la sfiducia nella vaccinazione aumenterà. Dopo il crollo
per il flop della 'suina'. «Questo episodio può influire ulteriormente negativamente sulla vaccinazione
antinfluenzale che tutti gli anni salva un numero elevato di vite. Da quando i medici di medicina generale
hanno assunto in prima persona l'onere della vaccinazione hanno portato la percentuale di vaccinati al 7080% con un importante calo delle morti che prima degli anni Ottanta si verificavano per polmoniti e
complicanze cardiovascolari dovute all'influenza». Cosa potrebbe accadere se la campagna vaccinale finisse
qui? «Si potrebbe andare incontro a un nuovo aumento di decessi. E anche a una maggiore diffusione
dell'influenza». Qual è il suo consiglio? «Che i toscani vadano dal medico di famiglia senza alcun timore e si
consiglino con lui sull'opportunità di fare immediatamente la vaccinazione, nel caso di persone a rischio, o
sull'opportinità di spostarla di qualche giorno. Il guaio sarebbe se la vaccinazione non venisse effettuata».
Bisogna ammettere che ciò che sta succedendo non è trabquillizzante. «Ciò che sta accadendo è il segno
che il sistema di controllo del servizio sanitario nazionale e dell'Aifa (l'agenzia del farmaco, ndr ) funziona e
che al minimo accenno di problema immediamamete scattano meccanismi per la tutela della salute dei
cittadini». Ilaria Ulivelli
L'assessore
«Decide l'Aifa Altrimenti giungla»
«Avanti con le vaccinazioni - dice l'assessore regionale al diritto alla salute Luigi Marroni -. C'è un organo
competente che decide: è l'Aifa, se ognuno comincia a fare come gli pare diventa una giungla».
Il governatore
«Evitiamo il panico»
«Invito gli organi di informazione a evitare campagne allarmistiche che potrebbero suscitare panico e quindi
errati comportamenti sanitari», ha detto il governatore della Toscana, Enrico Rossi.
Foto: Un ambulatorio Asl dove vengono effettuate le vaccinazioni (foto d'archivio)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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IL SEQUESTRO L'ALLARME LA PROCURA DI PRATO HA DISPOSTO IL SEQUESTRO A LIVELLO
NAZIONALE DI TUTTI I VACCINI DEL LOTTO 143301
01/12/2014
Corriere Economia - N.40 - 1 dicembre 2014
Pag. 1
Le nuove reti multidisciplinari per battere la crisi
ISIDORO TROVATO
A pagina 23
D i nuovo scontro. Il mondo delle professioni sanitarie è agitato da nuove turbolenze perché nel disegno di
legge 1324 (quello che riconosce l'albo professionale alle nuove professioni sanitarie) dovrebbero essere
inserite anche l'omeopatia e la chiropratica.
I nuovi Albi
«La chiropratica è già riconosciuta come professione sanitaria primaria dal 1° gennaio 2008 - ricorda John
Williams, presidente dell'Associazione italiana chiropratici -. L'attività doveva essere disciplinata con un
decreto di attuazione entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, ma nonostante siano passati quattro
ministri della Salute, stiamo ancora aspettando. Questa situazione reca gravi danni non solo ai chiropratici,
ma anche a chi vuole farsi curare dal chiropratico, perché il mancato riconoscimento aumenta i costi delle
prestazione (causa Iva). Inoltre, la salute del cittadino è messa al rischio dalla proliferazione di pericolosi
abusivi che mettono le mani sui pazienti senza avere la preparazione necessaria».
Il riconoscimento però non piace per nulla al Coordinamento nazionale associazione professioni sanitarie:
«Fa onore al legislatore porsi il problema di garantire maggiore sicurezza ai cittadini di fronte a discipline
prive di regolamentazione ma che operano in campo sanitario - osserva Antonio Bortone, presidente del
Conaps - . Però le regole poste a garanzia dei cittadini e del sistema delle professioni che la salute di questi
devono tutelare, non possono essere violate per assecondare interessi di figure non sanitarie e senza titoli
legali».
In realtà i titoli legali ci sarebbero perché la chiropratica richiede un corso accademico post-secondario di
sette anni negli Stati Uniti per ottenere la laurea di «Doctor of Chiropractic» e cinque anni in Europa. Il punto
è che questi titoli fanno storcere il naso ai nostri professionisti della sanità che li ritengono inadeguati.
«Esistono nove corsi universitari in Europa - precisa il presidente dei chiropratici - e la nostra specializzazione
è riconosciuta in 16 Paesi europei di cui 13 disciplinati con un profilo professionale specifica». Ecco il perché
della richiesta del nuovo albo.
Lo scontro
«Ma già oggi - ribatte Bortone - esistono professionisti sanitari, che praticano tecniche osteopatiche e di
terapia manuale, che alcuni vorrebbero incluse nel capitolo 'chiropratica'. E lo fanno avendo alle spalle una
formazione universitaria di base, un codice deontologico, la riconoscibilità del proprio agire derivante
dall'esame di Stato abilitante. Per questo ribadiamo la posizione già più volte espressa: il riferimento alle
'nuove professioni' deve essere totalmente stralciato dal disegno di legge 1324».
Una richiesta che irrita e insospettisce chiropratici e osteopati. «Adesso che il governo e il ministero della
Salute hanno deciso finalmente di correggere questa mancanza giuridica, si fa avanti, chi per interessi
personali o di categorie, con l'intenzione di scippare o sminuire le competenze del chiropratico - osserva
Williams -. Il Conaps è un'organizzazione che rappresenta professioni sanitarie tecniche che niente hanno a
che fare con la chiropratica. La nostra non è una mera tecnica, ma una professione con una sua particolare
filosofia che determina un iter diagnostico funzionale unico e un regime di trattamento estraneo alle altre
professioni sanitarie, perché non basato principalmente sulla sintomatologia. C'è, purtroppo, spesso il
desiderio, o per ignoranza o per furbizia, di espropriare un titolo professionale per via burocratica o
legislativa, invece di seguire il giusto iter formativo della professione». Toccherà al ministro Beatrice Lorenzin
dirimere (in tempi brevi) la controversia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Volti Il ministro della Giustiza Andrea Orlando e Beatrice Lorenzin a capo della Sanità che vigila sulle
professioni sanitarie
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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Piccole imprese
30/11/2014
La Repubblica - Album - Festa toscana
Pag. 25
Le frontiere della cura cannabis "di Stato" prodotta dai militari
Hanno rifornito l'esercito italiano con chinino e antidoti alle radiazioni Oggi sono gli unici esperti di farmaci
orfani e sperimentali La preparazione dovrebbe iniziare nel 2015. Saranno i medici di famiglia a prescrivere le
dosi necessarie per le terapie
SIMONA POLI
CANNABIS terapeutica, l'Italia la produrrà in proprio. E sarà lo Stato a farsi carico della fabbricazione. Il
derivato della pianta utilizzato per combattere il dolore nei malati gravi sarà creato in questo "Stabilimento
chimico militare" di Firenze, dove già vengono preparati i cosiddetti "farmaci orfani", capaci di curare
patologie rare e invalidanti ma snobbati dalle multinazionali che li considerano poco remunerativi. L'accordo
tra i ministeri della Difesa e della Salute risponde a una richiesta avanzata dal consiglio regionale toscano, da
Palazzo Vecchio e dal senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della commissione dei Diritti umani, che a
gennaio aveva presentato uno disegno di legge. «Bella notizia e vicenda sommamente istruttiva», commenta
Manconi. «Ci sono voluti sette anni perché un farmaco capace di ridurre il dolore venisse sottratto
all'interdizione ideologica», è stato il suo commento. La decisione è accolta con entusiasmo dentro l'Istituto
nato a Firenze nel 1931: «Qui lavorano 80 professionisti, tra civili e militari, ma ora speriamo di ampliare
l'organico». La Toscana è stata la prima regione ad approvare una legge per consentire l'uso di cannabis per
combattere il dolore nelle fasi avanzate del tumore e di altre patologie ma finora i preparati venivano importati
dalla Svizzera. Il prodotto sarà somministrato in forma di tisana oppure potrà essere inalato a freddo, con un
dosaggio personalizzato su richiesta del medico curante. «Non per tutti questa terapia è valida ma è
importante che si possa utilizzare senza tabù», avverte Paolo Morino, direttore del Coordinamento delle cure
palliative dell'azienda sanitaria di Firenze. «La cannabis funziona bene nel controllo dell'astenia e
dell'anoressia nei pazienti sottoposti a chemio e contro il dolore oncologico, nella spasticità e nella sclerosi
multipla». L'oncologo Umberto Veronesi va oltre: «I cannabinoidi sono validi nella prevenzione del dolore e
come sedativo contro gli stati d'ansia. Ma la marijuana va liberalizzata e legalizzata, il proibizionismo ha
fallito». La Regione ha dettato recentemente le regole per la somministrazione della cannabis terapeutica:
una delibera, portata dall'assessore al diritto alla salute Luigi Marroni e approvata dalla giunta, dà una serie di
indirizzi procedurali e organizzativi per l'attuazione della legge regionale 18 del maggio 2012. Tra le
indicazioni si stabilisce, spiega una nota, «che tutti i medici possono prescrivere le preparazioni a base di
cannabis, nei limiti previsti dalla normativa nazionale vigente. Che la prescrizione e l'inizio del trattamento con
questi medicinali deve essere eseguita in strutture ospedaliere (o assimilabili) del servizio sanitario regionale,
inclusi reparti di degenza, day-hospital o strutture ambulatoriali. Che nel caso ci sia necessità di proseguire il
trattamento farmacologico anche dopo la degenza in ospedale, il medico o la struttura possono attuare una
dimissione assistita del paziente e provvedere direttamente alla consegna dei farmaci ritenuti necessari al
proseguimento della terapia farmacologica. Che le farmacie ospedaliere devono attivare tutte le procedure
relative all'acquisto o all'importazione delle sostanze medicinali e all'allestimento dei preparati magistrali».
IL FUTURO LA TERAPIA Saranno essiccate le infiorescenze delle piante femmine di cannabis messe in
commercio a scopo terapeutico nel 2015 LO STABILIMENTO Fondato il 22 dicembre 1832, data in cui Re
Carlo Alberto creava il Consiglio Superiore della Sanità dell'Armata Sarda,
Foto: I LABORATORI Si producono molti farmaci nell'Istituto farmaceutico militare di via Reginaldo Giuliani
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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La sanità
29/11/2014
Gente - N.49 - 9 dicembre 2014
Pag. 14
(diffusione:372741, tiratura:488629)
Diffidate di chi dice non allattarlo
Dopo lo scandalo dei 12 pediatri arrestati perché prescrivevano il latte artificiale in cambio di regali costosi, si
riapre il dibattito. «Quello materno è più completo e protegge dalle allergie», spiega l'esperto
Alessandra Gavazzi
Smartphone, tablet, Tv. Ma anche vacanze pagate per tutta la famiglia. Poca voglia di viaggiare? Allora soldi
in contanti di pari valore. E per chi stava ristrutturando casa, perché no, anche un condizionatore nuovo.
Ognuno aveva il suo prezzo, ma la merce di scambio era sempre quella: prescrivere l'utilizzo di una certa
marca di latte in polvere a puerpere che avrebbero invece potuto allattare i loro bambini al seno. Con questa
accusa gravissima, i Nas e i magistrati di Pisa hanno arrestato dodici pediatri, tra i quali due primari, e altre
sei persone (informatori scientifici e dirigenti d'azienda specializzati in alimenti per l'infanzia). «Mi chiedo», ha
tuonato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, «come possano quei pediatri andare contro l'etica della
professione sulla pelle di bambini appena nati». Già perché il business illecito in questione si svolgeva tra
Liguria e Toscana, ma ha riacceso i riflettori su un tema da sempre controverso. Perché se è vero che
l'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l'allattamento materno esclusivo nei primi sei mesi d'età
del piccolo, è anche vero che in Italia secondo il rapporto della Convenzione sui diritti dell'infanzia e
l'adolescenza questo accade solo per 30 neonati su cento. Ma davvero il latte in polvere può essere un
rischio? «No, oggi è ultra controllato e quindi non può essere dannoso per i neonati», spiega Enzo Corbella, il
pediatra di Gente . «Ma, in assenza di controindicazioni, il latte materno ha molti indiscutibili vantaggi». Uno
su tutti: «È l'alimento più naturale e completo che esista. Per quanto il latte in polvere cerchi di avvicinarsi il
più possibile, non coprirà mai il reale completo fabbisogno dei bambino». Come dire: Madre Natura si può
imitare, mai eguagliare. Ma i benefici più evidenti sono quelli sul sistema immunitario e nella lotta alle allergie.
«Il latte materno non ne provoca mai», continua il pediatra. «Se invece uno dei due genitori o entrambi sono
intolleranti alle proteine del latte, il bambino nutrito con l'alimento artificiale ha alte probabilità di diventare
allergico entro il primo anno d'età». E anche di sviluppare più infezioni. «L'allattamento naturale ha una
funzione protettiva sul sistema immunitario. In particolare, vengono registrati meno episodi di infezioni al
sistema gastrointestinale». Con la crescita, la grande nemica è l'obesità. «Molti studi ormai indicano che chi
viene nutrito con il latte artificiale ha maggior predisposizione all'aumento di peso da adulto». Tutte evidenze
mediche, dunque. Ma c'è dell'altro e riguarda un aspetto squisitamente poco scientifico. «L'allattamento al
seno favorisce un miglior rapporto tra madre e bambino. Quel contatto unico tra i due corpi non è solo
nutrizione, ma anche la prima forma di gratificazione per il neonato». Così, dopo la gravidanza e il trauma da
separazione dopo il parto, «mamma e figlio riempiono nuovamente di significato il loro legame grazie a quel
momento che niente può sostituire». Neppure il miglior biberon.
Foto: GrAnDe AccuSAto Stefano Parmigiani, 57 anni, primario di pediatria all'ospedale Sant'Andrea di La
Spezia: è ai domiciliari per aver prescritto latte in polvere (sotto) in cambio di regali.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 01/12/2014
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PERSONE & FATTI
29/11/2014
Gente - N.49 - 9 dicembre 2014
Pag. 17
(diffusione:372741, tiratura:488629)
I macabri selfie dell'infermiera-killer
Daniela Poggiali è in carcere perché sospettata d'aver ucciso molti suoi pazienti all'Umberto i di lugo di
romagna. e, si scopre ora, non li lasciava in pace neppure quando erano ormai senza vita
r.l.
lei nega che l'anziana paziente a fianco della quale ha posato per un sorridente selfie con i pollici alzati fosse
già deceduta al momento dello scatto, ma in fondo non fa una grande differenza: il senso di raccapriccio che
quella foto suscita non muta. Certo, se l'oltraggioso rito risultasse confermato, Daniela Poggiali, l'infermiera
dell'ospedale Umberto I di Lugo di Romagna, già ribattezzata "killer delle corsie", perché sospettata di aver
procurato la morte di molti degenti, dovrebbe rispondere anche di vilipendio di cadavere. Intanto però, proprio
quelle foto ripugnanti, saltate fuori dai faldoni dell'inchiesta e trovate nella memoria del telefonino
dell'indagata da un ingegnere informatico incaricato dal tribunale, sono costate alla Poggiali, e alla sua
collega Sara Pausini che le avrebbe scattate, il posto di lavoro. E se Stefano Della Valle, l'avvocato della
Poggiali, ha già impugnato il licenziamento davanti al giudice del lavoro, la Pausini avrebbe invece
confermato con le dichiarazioni rese ai carabinieri di aver accompagnato la collega nello stanzino dove
vengono portati i pazienti deceduti e, per non contraddirla, perché «lei è un tipo vendicativo», di aver
acconsentito a scattare. Intanto l'infermiera-killer, che ha 42 anni, resta in carcere, dove è rinchiusa dal 10
ottobre dopo un'indagine durata sei mesi per la morte di Rosa Calderoni, settantottenne diabetica ricoverata
all'Umberto I per un banalissimo malore e deceduta incomprensibilmente pochi giorni dopo. Solo l'esito
dell'autopsia disposta dal pm ha accertato nei giorni successivi che nel corpo della donna era presente una
sospetta quantità di cloruro di potassio, sostanza letale usata anche nelle esecuzioni capitali negli Stati Uniti,
della quale si sono riscontrate tracce anche all'interno della flebo dell'anziana signora. Il giorno del decesso,
era l'8 aprile del 2014, Daniela Poggiali, che è anche accusata di piccoli furti ai danni dei pazienti risalenti al
2013, era di turno: così come lo era in concomitanza con la morte di altri 38 pazienti, deceduti dall'inizio
dell'anno nello stesso reparto all'Umberto I in circostanze poco chiare. Troppi, dicono gli inquirenti che hanno
disposto il sequestro di tutte le cartelle cliniche dei degenti morti. Anche perché il numero di decessi, rispetto
alla media, è cresciuto dell'80 per cento.
Foto: arrestata e licenziata Lugo di Romagna (Ravenna) . Daniela Poggiali, 42 anni, nell'oltraggioso
autoscatto con una paziente deceduta. a sinistra, al momento dell'arresto il 10 ottobre.
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La foto-choc
29/11/2014
Gente - N.49 - 9 dicembre 2014
Pag. 52
(diffusione:372741, tiratura:488629)
scommettere, vizio assurdo vite d'azzardo
Stefano Nazzi
Marco Baldini ha un merito: aver acceso i riflettori su un problema drammatico. La storica spalla di Fiorello ha
abbandonato Fuori programma , trasmissione quotidiana che va in onda su Radio1, rivelando di essere
inseguito 24 ore su 24 dai creditori per vecchi debiti di gioco: «Mi fanno 150 telefonate al giorno, è un incubo.
E minacciano di presentarsi dove lavoro. Non posso continuare così e mettere a rischio le persone che mi
circondano e che mi vogliono bene. E poi con la trasmissione guadagno poco e mi preclude altri lavori più
convenienti. Devo guadagnare di più per pagare i debiti di gioco». La storia di Marco Baldini è la goccia in un
mare enorme, composto da milioni di solitudini e angosce. Un milione di persone in Italia è ammalato o
rischia di ammalarsi di gioco d'azzardo. Altri due milioni sono border line , e cioè sul confine, considerati a
rischio più basso. Ma è pur sempre rischio. Ludopatia è il termine tecnico: è una patologia moderna, terribile
e in continua crescita. Giocare d'azzardo, e poi continuare a giocare, e poi ancora. Senza riuscire a smettere.
Don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione Libera (coordinamento nazionale di oltre 1.600 associazioni
impegnate in Italia per la legalità), parla di "Azzardopoli", un fenomeno devastante «che ha costi umani e
sociali immensi. L'offerta continua di gioco crea dipendenze, determina una corruzione della speranza perché
si vendono alla gente facili illusioni. E le famiglie si lacerano». In Italia 19 milioni di persone tra i 15 e i 64 anni
hanno puntato almeno una volta su giochi che promettono denaro. La grande maggioranza gioca per svago,
per divertimento, per socializzare. Ma la fetta di chi non riesce a controllarsi è sempre più vasta e in aumento.
Il fatturato è enorme: 85 miliardi di euro. È come se ogni italiano, neonati compresi, puntasse ogni anno 1.260
euro, una cifra due volte superiore a quanto le famiglie spendono per la salute. Addirittura a giocare sono più
di 600 mila under 18 che aggirano la legge che proibisce il gioco d'azzardo ai minorenni. Si gioca con il
Gratta e Vinci e al Lotto, ai cavalli e sulle partite di calcio, nelle ricevitorie e nelle agenzie di scommesse. Si
gioca "dal vivo" di giorno e su Internet di notte. Si gioca e si perde. Si tenta l'azzardo per sperare in un futuro
migliore. Oppure per scappare lontano con la mente, dimenticarsi dei problemi, dissociarsi dalla vita di tutti i
giorni. Spesso con il risultato opposto: ci si isola ancora di più, si ingigantiscono i problemi e si escludono gli
affetti dal proprio mondo. Più si va a fondo e più il gioco diventa compulsivo. È un circolo vizioso, per perdere
soldi si cercano soldi, spesso affidandosi a strozzini. «E se da una parte», spiega Carlo Rienzi, presidente di
Codacons, associazione per la difesa dei consumatori, «ci si rende conto che in Italia siamo di fronte a una
vera e propria epidemia, dall'altro l'offerta aumenta con pubblicità incessanti». Non c'è crisi economica che
tenga. «È vero che per la prima volta dal 2004 nel 2013 c'è stato un minimo decremento del fatturato»,
spiega Matteo Iori, presidente del Conagga, Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d'azzardo, «ma in
realtà noi vediamo che la disperazione aumenta, che le persone malate di gioco sono tantissime, troppe.
Anzi, la crisi economica rischia di essere un incentivo: molti cercano una scorciatoia per togliersi da situazioni
difficili». Come se ne esce? Come si può aiutare chi si ammala di ludopatia? Mara Maionchi, celebre
discografica e conduttrice di ExtraFactor , la striscia che va in onda dopo X Factor , la racconta così:
«Perdevo più di quanto guadagnavo, dovevo smettere. Così, semplicemente, ho scritto una lettera a tutti i
casinò: "Non fatemi più entrare, se mi vedete, sbattetemi fuori"». Sembra facile, non lo è. Lo spiega bene
Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, un passato da giocatore d'azzardo furioso: «Per il momento ne sono uscito, non
gioco e ho trovato nel lavoro l'adrenalina, la motivazione. Ma non canto vittoria, quando un demone è dentro
di te sai che lo stai controllando, ma hai paura che riesploda». Pupo racconta che il gioco gli «succhiava via
la vita». Come si è salvato? «Ho la fortuna di avere una carattere positivo, ce l'ho fatta. Marco Baldini è un
mio amico. Paradossalmente penso che, lasciando il lavoro, abbia finalmente preso la vita nelle sue mani: è
sempre stato la spalla di Fiorello, ora è come se dicesse: "Basta, me la devo cavare da solo"». Ad aiutare chi
soffre di ludopatia sono soprattutto Asl, con i servizi contro le dipendenze patologiche, e i centri privati.
Spiega Cesare Guerreschi, fondatore e presidente del Siipac, Società italiana intervento patologie
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Un milione di italiani malati di gioco compUlsivo: è emergenza inchiesta
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Gente - N.49 - 9 dicembre 2014
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compulsive, uno dei primi centri in Italia che si è occupato del problema: «Da un punto di vista neurobiologico
non si sa ancora cosa spinga a questo comportamento anche se un ruolo importante sappiamo che lo gioca
la dopamina, l'ormone che tra le altre cose regola il piacere. Noi utilizziamo una forma di terapia che prevede
incontri individuali e lavoro di gruppo sotto la supervisione di un terapeuta». Ma in cosa consiste la possibile
cura? «Training autogeno, gruppi autogestiti di mutuo aiuto e, importantissimo, tutoraggio economico che
permette a chi ha il problema un controllo sulle proprie spese, riabituando così a un uso controllato del
denaro». Ma prima dell'intervento terapeutico serve la prevenzione. «Bisogna spiegare, soprattutto ai più
giovani, che giocare d'azzardo è rischioso», spiega ancora Matteo Iori, «e che giocando si affidano
all'aleatorietà e non all'abilità». E bisogna sfatare falsi miti. Ci prova Valter Drusetta, responsabile
Prevenzione del Dipartimento Dipendenze della Asl di Mantova dove è stata allestita una finta sala giochi con
roulette e slot machine: «Abbiamo creato un percorso didattico per smontare con la pratica quello che
chiamiamo "pensiero magico". E cioè, per esempio, che il numero che non esce da molto tempo ha più
probabilità degli altri di uscire: ecco, quest'idea "magica" è priva di fondamento. Insomma, usiamo la
matematica per cercare di dare una visione estremamente razionale del gioco». È ciò che fa per esempio il
sito Internet www.fateilnostrogioco.it, creato da tre giovani, matematici e fisici. Sul loro sito si scopre per
esempio che, calcoli alla mano, dopo circa 2 mila puntate, ogni 100 euro giocati alla roulette se ne perdono
2,70. È una media: un giocatore in serie positiva dopo 10 giocate può decidere di fermarsi per sempre. E
allora avrà vinto. Ma se continua a puntare alla lunga il risultato non potrà essere che quello dei 2,70 euro
persi. È scientifico. Alle slot machine chi gioca tanto perde 15 euro ogni 100, chi gioca al Lotto alla lunga
perderà 87 euro ogni cento giocati. Sempre la matematica spiega che al Superenalotto la probabilità di
vincere, per chi gioca tanto, è una ogni 622 milioni 624.630 possibilità. Non basta una vita, nemmeno due.
Stefano Nazzi strega anche le donne Una giocatrice davanti alla slot machine in una sala giochi. Il 38% degli
italiani amanti delle scommesse è di sesso femminile. le donne prediligono il gratta e Vinci.
ultimo arrivato: il texas hold'em sopra, una delle forme di azzardo che si è più diffusa negli ultimi anni, il texas
hold'em, specialità di poker. allo stesso tavolo, virtuale, possono sedere oltre dieci giocatori. a destra, una
slot machine in cui si punta sulla combinazione di carte del texas hold'em.
soluzione drastica mara maionchi, 73 anni, era assidua frequentatrice dei casinò. Poi scrisse a tutti: "non
fatemi più entrare, se mi vedete, bloccatemi".ciFre da capogiro
quanti record 85 miliardi di euro: il fatturato in italia del gioco d'azzardo. vanno aggiunti altri 15 miliardi di
attività illegali. 56% proviene da slot machine e video lotterie, 14,7% dai gratta e vinci, 9,5% dal lotto, 4,9%
dalle scommesse sportive, 4% dal superenalotto, il rimanente da Bingo e scommesse ippiche. Secondo
posto: è la posizione occupata dall'italia in europa per fatturato del gioco d'azzardo (prima è la Finlandia).
Sesto posto: è la posizione occupata dall'italia nel mondo per fatturato del gioco d'azzardo. 1.260 euro: la
spesa media annua pro capite in italia, neonati compresi, per il gioco. 1.634: la spesa media annua pro capite
nella città di pavia, che detiene il record in italia.
A mANtovA c'è lA curA: uNA fiNtA SAlA giochi e lA mAtemAticA la finta sala giochi terapeutica allestita dalla
Asl di mantova dove, con un percorso guidato, vengono spiegati in maniera matematica i meccanismi del
gioco e le probabilità di vittoria. in primo piano valter Drusetta, responsabile Prevenzione Dipendenze.under
18 in pericolo
attira i ragazzi 19 milioni: gli italiani tra i 15 e i 64 anni che hanno puntato almeno una volta sui giochi presenti
sul mercato (38% donne, 62% uomini). 3 milioni: gli italiani a rischio ludopatia (2 milioni a basso rischio, 1
milione ad alto rischio). il 78% di chi è a rischio ha tra i 15 e i 34 anni. 1 milione: gli studenti che nell'ultimo
anno hanno giocato d'azzardo. 630.000: gli under 18 che, nell'ultimo anno, hanno puntato almeno un
euro.scommessopoli
si punta ovunque 3.472: i gratta e vinci acquistati in italia ogni secondo. 32.343: gli euro giocati ogni minuto
alle slot machine. 70 milioni: gli euro giocati ogni giorno al Bingo. 2,2 miliardi: euro giocati ogni anno al lotto. 4
miliardi: euro puntati ogni anno sulle sommesse sportive. 10.229: i punti-vendita dove acquistare concorsi
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pronostico. 7.059: le attività dove si possono "piazzare" scommesse sportive. 5.657: i punti dedicati alle
scommesse sull'ippica. 33.624: le ricevitorie del lotto. 63.321: i punti dove acquistare tagliandi della lotteria.
Foto: uNa vita paSSata al caSiNò Marco Baldini, 55 anni, storica spalla di Fiorello, davanti a una roulette:
«Non gioco più», ha detto, «ma devo pagare i moltissimi debiti accumulati». il gratta e viNci ha 20 aNNi un
gesto comune: con una moneta si scoprono i numeri del gratta e vinci. la lotteria istantanea arrivò in italia nel
1994 ed ebbe subito successo.
Foto: mA quAlcuNo ce lA fA... il cartello che annuncia la super vincita in una ricevitoria.
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Il Pediatra - 6 novembre 2014
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Farmaci in pediatria La sperimentazione è un bene necessario
Sono ancora troppo pochi i medicinali sviluppati specificatamente per la popolazione pediatrica. Per questo
servono iniziative indirizzate a sensibilizzare l'opinione pubblica e a incentivare la ricerca
Marvi Tonus
rescnvere a un bambino un farmaco off-kibel è come camminare su un ponte di corda sospeso nel vuoto: è
una decisione che il pediatra non prende a cuor leggero e che può comportare dei rischi ma spesso è l'unica
possibile in assenza di alternative. Questo accade perché oltre il 50 per cento dei farmaci non è testato per
uso pediatrico poiché è stato sperimentato solo su una popolazione di adulti. Si tende a proteggere i bambini
dalla sperimentazione andando contro i loro interessi. Da un punto di vista normativo, l'uso al di fuori delle
indicazioni autorizzate, qualora il medico lo ritenga necessario, è una pratica consentita e rappresenta per i
pediatri un'importante opportunità, come verrà illustrato in questa inchiesta. Aggirare il problema però non
equivale a risolverlo. La campagna dell'Aita Di per sé un tritii clinico rappresenta sempre un'impresa
impegnativa dal punto di vista economico, etico e organizzativo, tanto più quando i soggetti arruolati nello
studio sono piccoli o addirittura neonati. L'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), consapevole dell'esigenza di
arricchire il patrimonio terapeutico dei pediatri, aumentare la sensibilità del pubblico verso l'importanza della
sperimentazione e di promuovere un uso corretto dei medicinali nei bambini, ha lanciato alcune settimane fa
una campagna mediatica che si articola in pubblicità televisiva e radiofonica, affissioni, strumenti informativi
Web e azioni sui social media, da cui ci si attende un buon riscontro, come dichiara Luca Pani, direttore
generale dell'Aifa: «Siamo ottimisti anche se la rilevazione dell'impatto quali-quantitativo della nostra iniziativa
sarà nota solo alla fine. La campagna è frutto di un lungo percorso di dialogo con la pediatria italiana ed
europea, con ricercatori e rappresentanti delle istituzioni della salute che, nel corso degli ultimi anni, hanno
affrontato il delicato tema della disponibilità di farmaci e trattamenti destinati specificatamente ai bambini. Per
questo uno dei visual è dedicato espressamente alla sensibilizzazione verso un maggior ricorso alle
sperimentazioni cliniche. L'obiettivo è smuovere le coscienze e favorire la disponibilità di un più ampio
numero di farmaci adatti all'età pediatrica, prodotti testati sulle reali esigenze e caratteristiche di questa
popolazione di pazienti. Tutti i farmaci, per adulti e per bambini, ricevono l'autorizzazione alla loro immissione
in commercio dall'Aifa solo dietro scrupolose verifiche su efficacia, qualità e sicurezza ma il nostro auspicio
sarebbe ridurre quanto possibile il ricorso all'impiego off-label» (vedi il riquadro "Questioni di etichetta"). Con
l'età varia la farmacocinetica Uno degli slogan della campagna dell'Aifa intitolata "Farmaci e pediatria" recita: /
bambini non sono adulti in miniatura, il senso della misura non basta. «I minori non possono essere
equiparati agli adulti nella risposta al trattamento farmacologico» spiega Pani. «L'errore che si commette
ricorrendo al fai-da-te è quello di ridurre arbitrariamente le dosi di un medicinale comunemente utilizzato per
adulti, ritarandole in base al peso corporeo e all'età del bambino. Il ruolo del pediatra è fondamentale perché
è consapevole dei rischi che comporta somministrare un farmaco con dosaggi, indicazioni e formulazioni non
approvati specificamente per l'età pediatrica». Il problema nasce dal fatto che la farmacocinetica nelle diverse
fasce di età dell'infanzia si modifica in modo sostanziale, come illustra Armando Genazzani, professore
associato di farmacologia presso l'Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro: «Tradizionalmente la
farmacocinetica è suddivisa in assorbimento, distribuzione, metabolismo ed escrezione. Durante lo sviluppo
di un individuo queste fasi si modificano, talvolta anche drammaticamente. L'assorbimento intestinale, per
esempio, dipende dal pH gastrico che nel primo mese di vita è molto meno acido se paragonato a quello
dell'adulto. I farmaci che normalmente verrebbero in parte degradati non lo sono più e la biodisponibilità
aumenta. Un altro elemento da tenere in considerazione è la flora intestinale, il famoso microbioma, che può
alterare la quantità di farmaco assorbita o trasformata. Ovviamente, quando la flora è assente, ridotta o
qualitativamente diversa come può accadere nei prematuri, l'assorbimento si modifica. Nei neonati e nei
lattanti invece l'aumentata permeabilità capillare e l'immaturità degli strati della pelle portano a un incremento
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Inchiesta / Terapia
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dell'assorbimento a livello transdermico». Una volta penetrato nell'organismo il farmaco si distribuisce nei
diversi compartimenti acquosi, arrivando a una concentrazione che dovrebbe consentire il miglior rapporto
rischio/beneficio. «La percentuale relativa di acqua durante lo sviluppo post-natale non è però uguale nelle
diverse fasce di età» spiega Genazzani. «I neonati hanno una percentuale di acqua rispetto al loro peso
totale superiore agli adulti. Tale aumento si riduce progressivamente durante tutto il corso della vita, dalla
nascita alla vecchiaia e quindi la concentrazione di farmaco che ci possiamo aspettare è più bassa nel
lattante, più alta nell'anziano e intermedia nell'adulto. Anche la percentuale di fluidi intra- ed extra cellulare si
modifica con il tempo comportando un aumento o una ridotta concentrazione di farmaco nei diversi
compartimenti e sui recettori bersaglio. La distribuzione di un farmaco è però molto più complicata perché
dipende dalla quantità e dalla qualità di proteine plasmatiche che si modifica con l'età. La percentuale di
farmaco libero, quello attivo a parità di dose/ Kg, risulta superiore nel lattante e nel neonato e si normalizzerà
invece nel bambino. Con l'età si verifica anche un mutamento dei trasportatori e un relativo aumento di enzimi
della famiglia CYP, quelli del citocromo P450, coinvolti nel metabolismo. Alcuni raggiungono livelli
paragonabili all'adulto entro i primi 6 mesi di vita ma altri, come il CYP2D6 responsabile del metabolismo di
oltre il 20 per cento dei farmaci, si normalizza solamente nei primi 5 anni. Nei primi mesi vita la clearance è
molto bassa rispetto all'adulto, ma è addirittura aumentata nei primi anni rispetto all'adulto. Ci sono poi altre
considerazioni sulla sicurezza: nei primi anni di vita sono espressi recettori che mediano effetti indesiderati
che non esistono nell'adulto o che non sono rilevanti, quali quelli della crescita ossea. Nell'adolescente,
infine, vanno considerate le differenze farmacologiche di genere, qualcosa che stiamo cominciando a
comprendere solo ora anche nel paziente adulto». Le difficoltà di gestire farmaci non testati sulla fascia di età
interessata è pane quotidiano delle terapie intensive neonatali, come racconta Maria Letizia Caccamo,
pediatra neonatologa, segretaria del gruppo di farmacoterapia della Società Italiana di Neonatologia e
responsabile scientifica della segreteria del Comitato etico dell'Azienda Ospedaliera Meyer di Firenze, unico
Comitato pediatrico regionale attualmente in Italia: «Oltre alle variazioni di farmacocinetica legate all'età, ci
sono difficoltà rispetto alle vie di somministrazione. Nei nostri reparti non possiamo, per esempio, utilizzare le
compresse e neanche gli sciroppi che contengono zucchero, alcol o altri eccipienti non idonei ai neonati. Il
problema più evidente però riguarda le dosi perché se usiamo un farmaco offlabeì formulato per un adulto o
per un bambino più grande, cosa che capita spesso, è necessario ridurre la sua concentrazione. Ogni
diluizione è causa di approssimazione e ogni passaggio diventa fonte potenziale di errore». «Somministrare
farmaci non specifici per l'età pediatrica o ricorrere a dosi e durata delle terapie approssimativi può esporre i
piccoli pazienti a rischi di maggiori reazioni avverse legate al diverso comportamento delle molecole nelle
varie fasi di crescita» commenta Luca Pani. «Secondo uno studio britannico le reazioni avverse ai farmaci
utilizzati ojf-label nei bambini raddoppiano, arrivando al 12,4 per cento rispetto a quelle per farmaci utilizzati in
label e in generale il trend di segnalazioni di sospette reazioni avverse ai farmaci in età compresa fra gli 0 e i
17 anni, riportate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, è in crescita nell'ultimo decennio. Da circa 2.000
sono passate a quasi 8.400 in sei anni arrivando a costituire il 22 per cento del totale». «L'utilizzo di farmaci
ojf-label è sempre un aspetto molto delicato della pratica medica, che mette il pediatra al centro del processo
decisionale ma lo carica di enormi responsabilità» sottolinea il professor Genazzani. «Il primo consiglio è
utilizzare, ove possibile, farmaci approvati nella fascia d'età. Nel caso questo non sia possibile è meglio
adoperare farmaci maneggevoli e che hanno un utilizzo consolidato in quel contesto». Ostacoli e risorse Da
questa breve disamina emerge la necessità impellente di investire nell'ambito della sperimentazione
pediatrica e di alleggerire le procedure. Questioni dibattute in occasione della seconda edizione del Clinical
Trial Day organizzato il 2 ottobre scorso dall'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Paolo Rossi,
professore ordinario di pediatria presso l'Università Tor Vergata di Roma, direttore del Dipartimento
interaziendale dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e membro italiano del Paediatric Committee (Pdco)
dell'Agenzia Europea dei medicinali (Ema) è stato uno dei protagonisti dell'evento: «Rispetto all'anno
precedente abbiamo fatto progressi ma non possiamo considerarci soddisfatti. Grazie al Regolamento
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Pediatrico europeo approvato nel 2007 sono stati attivati alcuni studi anche molto complessi tuttavia, sia per
ragioni di carattere strutturale sia per effetto di alcune priorità industriali, i risultati sono ancora pallidi». La
gran parte dei Piani di investigazione pediatrica (Pip), documenti su cui dovrebbe basarsi 10 sviluppo e
l'autorizzazione dei medicinali per uso pediatrico e che include le misure per dimostrare la qualità, la
sicurezza e l'efficacia del medicinale per la popolazione a cui è indirizzato (vedi il riquadro "Questione di
regole") non si traduce in tempi rapidi nell'immissione sul mercato di farmaci per i bambini. «A fronte di 650
Piani di investigazione pediatrica solo 38 farmaci sono entrati in commercio» conferma il professor Rossi. «Le
principali difficoltà sono di ordine procedurale ed economico. Per quanto riguarda le nuove molecole, il Piano
di investigazione pediatrica deve essere presentato quando la sperimentazione del farmaco è in fase 2, un
momento precoce dello sviluppo. La data di inizio del trial che coinvolgerà 11 bambino, e che rappresenta la
base scientifica su cui poggia la domanda di commercializzazione del prodotto in fascia pediatrica, è troppo
lontana rispetto alla data di presentazione del Piano. In questo lungo arco di tempo il progetto originale
rischia di snaturarsi. Perciò sarebbe utile modificare il Regolamento in modo che non si perda memoria di ciò
che è stato presentato in origine». Anche l'aspetto economico non va sottovalutato perché gli studi pediatrici
sono costosi e le aziende farmaceutiche sono riluttanti a investire sui bambini, una platea eterogenea che
differisce per caratteristiche biologiche e metaboliche e che impone una diversificazione della ricerca con un
incremento dei costi. «Sotto l'aspetto organizzativo arruolare un neonato in una sperimentazione clinica
richiede giustamente maggiori garanzie dal punto di vista etico e quindi anche maggiori difficoltà, per esempio
non si possono arruolare pazienti in età pediatrica come controlli sani. Inoltre è difficile avere un quadro
veramente completo dei risultati delle sperimentazioni cllniche farmacologiche perché spesso negativi di uno
studio sponsorizzato non vengono pubblicati. L'industria non è un ente di beneficenza, compito di noi pediatri
è mantenere uno spirito critico» afferma Maria Letizia Caccamo. «Purtroppo anche la sperimentazione no
profit risente della crisi economica che ha un impatto negativo sugli investimenti pubblici dedicati alla ricerca.
Anche di questo si parlerà in un convegno del nostro gruppo di studio a Roma il 17-18 novembre».
L'esigenza di promuovere la ricerca clinica sperimentale di farmaci in età pediatrica e di sensibilizzare la
popolazione a un uso responsabile e consapevole nei bambini è sentita da tutte le Autorità regolatorie a
livello mondiale, nonché dalle Società scientifiche e dai pediatri, che sostengono la necessità di effettuare un
maggior numero di studi clinici su lattanti, bambini e adolescenti» ribadisce Luca Pani. «Da un punto di vista
legislativo, per garantire efficacia e sicurezza dei medicinali approvati specificatamente per questi soggetti,
sono stati introdotti diversi impianti normativi che incentivano la ricerca clinica e gli studi post-marketing in
ambito pediatrico. Mentre gli Stati Uniti hanno emanato due diversi atti complementari quali il Best
Pharmaceuticals far Children Act (Bpca) e il Pediatrie Research Equity Act (Prea), l'Europa sta applicando il
Regolamento Pediatrico». «Sono già disponibili alcuni incentivi economici come il prolungamento di validità
del brevetto se l'azienda presenta il Piano di investigazione pediatrico» spiega il professor Rossi. «Si tratta di
un vantaggio molto concreto in caso di medicinali utilizzati su larga scala nella popolazione adulta come, per
esempio, il prolungamento di sei mesi di un brevetto in scadenza di una statina autorizzata anche per la
sindrome metabolica del bambino. In questo caso ci sarebbe un buon riscontro in termini economici e
l'azienda avrebbe tutto l'interesse a presentare il Pip. Andrebbe tuttavia considerato anche l'impatto di questo
incentivo sullo sviluppo dei farmaci generici e i costi per la collettività che si ritrova a pagare più caro quel
medicinale per altri sei mesi. Poi ci sono i farmaci utilizzati per le malattie rare o esclusivamente in età
pediatrica per i quali il Pip è più veloce, ma l'alto costo dello studio si scontra con il mancato guadagno.
Bisogna perciò trovare i giusti pesi e contrappesi affinchè tutti remino dalla stessa parte. La campagna di
comunicazione delPAifa ha il merito di allargare la platea del dibattito oltre la cerchia degli addetti ai lavori,
ma per far emergere una coscienza collettiva c'è ancora tanto lavoro da fare. Spesso i ritardi
nell'approvazione di un nuovo farmaco, o di un adiuvante per un vaccino, che andrebbe testato su una coorte
di bambini sani, sono in parte dovuti alla ritrosia dei pediatri di famiglia nel mettere a disposizione la propria
casistica. È indispensabile creare un'alleanza tra azienda e sperimentatori, perciò accogliamo nel nostro
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Clinical Trial Center - istituito nel 2010 al fine di rispondere all'esigenza di condurre studi clinici farmacologici
in pediatria e coordinare trial nazionali e internazionali chiunque sia interessato alla sperimentazione, in
particolare gli studenti e i pediatri di famiglia, mettendo a disposizione tutte le informazioni in un sito dedicato.
Sosteniamo la rete di pediatri sperimentatori Pedianet e abbiamo anche attivato il primo Master
Internazionale in Paediatric Medicines Development and Evaluation organizzato dalla Scuola di alta
formazione universitaria degli Studi di Roma Tor Vergata, in collaborazione l'Ospedale Pediatrico Bambino
Gesù e il progetto europeo Global Research in Paediatrics (GRiP) di cui andiamo molto orgogliosi».
Questione di etichetta «In Italia l'uso dei tarmaci off-label è disciplinato dalla Legge 648/96 in cui possono
rientrare i medicinali con un'indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata, ma impiegati in ragione
dell'uso consolidato e sulla base di dati di letteratura scientifica» spiega il direttore dell'Aifa Luca Pani.
«Questi farmaci vengono somministrati sotto diretta responsabilità del medico e una volta inseriti nell'elenco
dei farmaci off-label possono essere rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Nel caso dei bambini si tratta
di un utilizzo a volte inevitabile per poter garantire loro l'accesso alle cure, anche se potenzialmente li espone
a rischi di maggiori reazioni avverse legate al diverso comportamento delle molecole nelle varie fasi della
crescita. Al momento della somministrazione, quindi, deve essere posta molta attenzione alla scelta dei
medicinali e ai rispettivi dosaggi, da valutare in base alle età dei pazienti e sempre dietro consulto del
pediatra».
II 26 gennaio 2007 è entrato in vigore in tutti i Paesi dell'Unione Europea il Regolamento Europeo relativo ai
medicinali a uso pediatrico. L'obiettivo è agevolare lo sviluppo e l'accessibilità di farmaci appositamente
studiati per i bambini da 0 a 18 anni di età, garantendo che i medicinali utilizzati nella popolazione pediatrica
siano oggetto di una ricerca etica di qualità elevata, e di un'autorizzazione specifica per l'uso nei bambini. Il
Regolamento Pediatrico prevede che tutte le nuove richieste di autorizzazione all'immissione in commercio di
medicinali o estensioni di linea vengano corredate da dati su studi in età pediatrica, secondo quanto indicato
dai Piani di Investigazione Pediatrica previsti dal Regolamento e condivisi e approvati dal Pediatrie
Committee, il gruppo di esperti istituito presso PEma. «Ogni qual volta un'azienda propone un'indicazione per
l'adulto, se c'è anche spazio per l'indicazione nel bambino, l'azienda è costretta fare un'investigazione
pediatrica» spiega Paolo Rossi. «Grazie alla nuova legislazione, almeno per le nuove molecole, si avranno
dosaggi precisi e specifiche informazioni sulla sicurezza e sull'efficacia nell'uso pediatrico. Per quanto
riguarda i vecchi farmaci, simili obblighi esistono quando il farmaco è ancora coperto da brevetto e se ne
vogliano estendere le indicazioni, la forma farmaceutica e le vie di somministrazione».
Foto: Luca Pani, direttore generale dell'Aita
Foto: Armando Genazzani, professore associato di farmacologia presso l'Università del Piemonte Orientale
Amedeo Avogadro
Foto: Maria Letizia Caccamo, pediatra neonatologa, segretaria del gruppo di farmacoterapia della Società
Italiana di Neonatologia
Foto: Paolo Rossi, professore ordinario di pediatria presso l'Università Tor Vergata di Roma e membro
italiano del Paediatric Committee (Pdco) dell'Agenzia Europea dei medicinali (Ema)