rassegna stampa

Transcript

rassegna stampa
Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
via Modena, 5 – 00184 Roma – tel. 06-4746351 / fax 06-4746136
e-mail: [email protected]
sito web: www.fiba.it
Aderente alla UNI (Union Network International), alla CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e alla CISL Internazionale
RASSEGNA STAMPA
VENERDÌ 3 LUGLIO 2009
In questo numero (clicca sul numero di pagina per andare direttamente all’articolo):
Î
Un aforisma al giorno _________________________ 2
Î La disoccupazione record piega le Borse ................................. 3 Î Le compensazioni tra crediti e cartelle ..................................... 4 Î Trichet: «Ripresa nel 2010. E adesso le banche siano più responsabili» .......................... 5 Î Banche, non abbassare la guardia sulle regole ....................... 6 Î Faissola va all’attacco: no ai tetti anti‐mercato ........................ 7 Î Un prestito‐infrastrutture dalle assicurazioni ........................ 8 Î Addio a Rondelli, il banchiere indipendente che guidò la svolta privata del Credit .................................... 9 Î Deficit al 9,3%, mai così da dieci anni ...................................... 11 Î Disoccupazione “storica” in Eurolandia e Stati Uniti ........... 12 Î Rc auto, nuovi aumenti in arrivo “Il settore non è in equilibrio” ................................................ 13 Î Rondelli, banchiere d’altri tempi combattè il credito “pietrificato” ............................................ 14 Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.1
UN AFORISMA AL GIORNO
by eater_communications
mettetela come vi pare:
prima viene lo stomaco,
poi la morale!!
((BBeerrttoollddBBrreecchhtt))
Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.2
CORRIERE DELLA SERA pag. 5 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Roberto Bagnoli La disoccupazione record piega le Borse Senza lavoro in crescita negli Usa e in Europa. Italia, il deficit del primo trimestre al 9,3% del Pil ROMA — Dopo la speranza che il peggio fosse alle spalle, la crisi economica presenta il volto peggiore, quel‐
lo della disoccupazione. Negli Usa e in Europa vola al 9,5%. A giugno gli Stati Uniti hanno perso 476 mila posti di lavoro, 120 mila più delle stime degli analisti. Si tratta del record negativo degli ultimi 25 anni. Così Eurolandia ha eliminato 273 mila occupati facendo balzare a 15 milioni i senza lavoro. Sono numeri choc che hanno «profondamente deluso e preoccupato » il presidente americano Barack Obama e trasformato i mercati in una Waterloo finanziaria. Wall Street ha accusato un ribasso di oltre il 2% mentre l’Europa (indi‐
ce Dj) ha perso il 2,55% bruciando in una giornata 102,5 miliardi di euro. Il giovedì nero delle Borse ha visto Milano arretrare del 2,65%, Francoforte del 3,81%, Parigi del 3,13%, Londra del 2,45%. Se l’Italia è stata colpita meno degli altri sul fronte disoccupazione (7,4% a marzo) la crisi si è però scaricata sui conti pubblici. Secondo l’Istat il rapporto deficit‐Pil nel primo trimestre dell’anno ha raggiunto quota 9,3%, il peggior dato degli ultimi dieci anni. L’anno scorso era al 5,7%. È vero che, fisiologicamente, nei primi mesi dell’anno aumentano le spese e calano le en‐
trate, ma resta la forza del dato che dovrebbe rientrare entro il tasso annuo del 5% pre‐
visto dalle principali stime. Così, a cascata, il primo trimestre mostra il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) negativo per 16 miliardi di euro con una incidenza del 4,6% sul Pil rispetto al meno 0,8% dello stesso periodo dell’anno scorso. In calo anche le entrate fiscali del 2,8% (tendenziale 2,9%) dovuto all’effetto combinato di una diminuzione delle imposte dirette (‐4,6%) di quelle indirette (‐4,9%), dei contributi sociali (‐0,1%) e della crescita delle altre entrate correnti (+ 0,9%). Una boccata d’ossigeno sui conti pubblici è arrivata dal decreto anticrisi approvato ve‐
nerdì dal governo che, secondo la relazione tecnica del Tesoro allegata al testo trasmesso alla Camera, dovrebbe migliorare di quasi 1,4 miliardi di euro il saldo netto da finanzia‐
re nel triennio 2009‐2011 con un effetto sul fabbisogno dello stesso importo. Dalla rela‐
zione è emerso inoltre che la stretta sulle compensazioni Iva porterà un beneficio per le casse dello Stato di 1 miliardo di euro (entro il 2011) mentre un altro miliardo arriva dall’imposta del 6% sulle plusvalenze sullʹoro. Salta invece la norma che in una prima versione del testo prevedeva la reintroduzione della possibilità di pensionare d’ufficio i dipendenti della pubblica amministrazione che avessero maturato i 40 anni di anzianità contributiva. Come aveva anticipato il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria appena dieci giorni fa, la disoccupazione nei Paesi più industrializzati del mondo e quindi quelli più colpiti dalla crisi innescata dai titoli tossici, è la vera piaga da combattere. Il rischio è che au‐
menti ancora di più il crollo dei consumi innescando un pericoloso effetto valanga. Pur‐
troppo dalle stime nessuna buona notizia: il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha indicato che secondo gli esperti dellʹamministrazione il tasso di disoccupazione Usa salirà oltre quota 10% nellʹarco dei prossimi due‐tre mesi. I 40 anni di contributi Per gli statali salta l’uscita automatica dopo 40 anni di contributi. La stretta sui paradisi fiscali riguarda attività per almeno 8,3 miliardi Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.3
M. Barroso (Ue) Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.4
CORRIERE DELLA SERA pag. 5 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Massimo Fracaro Vademecum Le misure del decreto ‐ 7 Le compensazioni tra crediti e cartelle
Rimborsi fiscali e cartelle esattoriali non viaggeranno più su binari paralleli destinati a non incontrarsi mai. Ma finalmente troveranno uno sbocco comune: le tasche dei contribuenti. Arriva finalmente in stazione un treno partito ancora nel 2006: il decreto legge 262 aveva, infatti, stabilito la possibilità di compensare i crediti tributari con le somme iscritte a ruolo da parte dell’Agenzia delle entrate. In pratica lʹopportunità di sfruttare un rimborso Irpef, ad esempio, per far fronte a una cartella, si spera non pazza. Ora, due anni dopo, la procedura è stata messa finalmente in moto. I primi a beneficiarne saranno circa 170.000 contribuenti, tutte persone fisiche, per un importo di 100 milioni. Facendo un rapido calcolo si tratta in media di 600 euro che invece di essere spesi saranno risparmiati. Nella presunzione, abbastanza ovvia, che le cartelle sono in genere più veloci dei rimborsi. È una delle tante novità del Fisco d’estate. Che si accompagna ad altre innovazioni apportate dal decreto anticrisi sempre sul fronte delle compensazioni, cioè la possibilità di pareggiare debiti e crediti verso il Fi‐
sco. Uno dei frutti migliori del processo di semplificazione avviato a metà degli anni novanta, poi in parte interrotto. Tentiamo un bilancio delle varie misure. Rimborsi. Il contribuente che ha chiesto un rimborso al Fisco, ed è stato contemporaneamente iscritto a ruo‐
lo, riceverà nelle prossime settimane una comunicazione da parte dellʹente incaricato della riscossione con cui, in buona sostanza, viene proposta la compensazione, ovvero uno scambio tra le somme che sta aspet‐
tando e quelle che dovrebbe pagare per qualche infrazione commessa. Ci sono 60 giorni di tempo per accet‐
tare. Dire sì è la soluzione più conveniente perché tanto prima o poi la cartella arriverà. Inoltre l’accettazione blocca ogni azione esecutiva da parte dell’agente della riscossione. Rifiutare non conviene perché comporta, oltretutto, il pagamento da parte del contribuente degli oneri della procedura. Una norma che appare abba‐
stanza strana. La spesa dovrebbe essere a carico dello Stato. Tutto bene? In apparenza sì, ma con un piccolo neo. Negli ultimi anni le cartelle pazze non si sono sprecate e, quindi, c’è il rischio di scambiare un credito buono con un debito cattivo. Si spera, quindi, che l’invio del‐
la comunicazione avvenga dopo un’attenta verifica. La compensazione tra rimborsi e cartelle dovrebbe poi riguardare ogni tipo di somma iscrivibile a ruolo. Dalla procedura sono esclusi i rimborsi del 730. E non possono beneficiarne gli eredi di contribuenti dece‐
duti né chi ha scelto la rateizzazione. Iva. Il decreto anticrisi ha rallentato la procedura di compensazione dei crediti Iva superiori ai 10.000 euro. Il credito potrà essere utilizzato solo dopo la presentazione della dichiarazione. In pratica i tempi si allun‐
gano. La denuncia annuale, però, potrà essere presentata separatamente da Unico, in anticipo rispetto a og‐
gi, in modo da non penalizzare eccessivamente i contribuenti. Inoltre sarà necessario farsi apporre il visto di conformità da un commercialista o da un consulente del lavoro. Tetto. Dal 2010, se le finanze pubbliche lo permetteranno, sarà innalzato da 500.000 a 700.000 euro il tetto dei crediti che si potranno utilizzare in compensazione. Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.5
Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.6
CORRIERE DELLA SERA pag. 5 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Marika de Feo Trichet: «Ripresa nel 2010 E adesso le banche siano più responsabili» Gli Usa: ancora mesi per uscire dalla crisi
FRANCOFORTE ‐ Per il secondo mese consecutivo la Banca centrale europea ha lasciato invariato all’1% il costo del denaro di Eurolandia, giudicandolo «appropriato». Un segnale, questo, colto dai mercati come an‐
ticipatore di tassi di interesse costanti per i prossimi mesi. Tuttavia, il presidente della Bce Jean‐Claude Tri‐
chet ha lasciato aperta la porta a eventuali tagli («non abbiamo detto che questo è il livello più basso dei saggi di interesse») se la situazione dovesse peggiorare ancora. Anche ieri, il banchiere centrale francese ha visto provenire dall’economia indicazioni che secondo la Bce riflettono una attenuazione della crisi. Alla quale dovrebbe succedere prima una stabilizzazione. Poi, solo fra un anno, a metà del 2010, arriverà una «graduale ripresa», sulla scia delle significative misure di stimolo varate in tutte le maggiori economie, che «dovrebbero sostenere la crescita globale, inclusa quella dell’area euro». Le previsioni restano però sotto la spada di Damocle di «effetti avversi ritardanti », come l’aumento della disoccupazione ‐ salita in maggio al 9,5% in Eurolandia, e all’8,7% nella Ue, il dato peggiore da dieci anni ‐ il cui impatto potrebbe far peggiora‐
re le aspettative, e quindi i consumi e gli investimenti. Da qui la cautela nel tono di Trichet, colta dai merca‐
ti in modo negativo. E il dato sull’occupazione negli Stati Uniti balzata al 9,5% in giugno ‐ ha fatto fare pre‐
visioni grigie al presidente Barack Obama che ha detto: «Ci vorranno ancora mesi per uscire dalla crisi». Il numero uno della Bce ci ha tenuto a rassicurare i mercati che l’inflazione, scesa a livelli negativi (‐0,1%), era largamente attesa, ed è legata a «fattori temporanei». Per i prossimi mesi è previsto un «ritorno a valori positivi», che tuttavia resteranno deboli anche l’anno prossimo. Anche per questo, e di fronte a una crescita anemica per tutto il 2010, Trichet ha esortato i governi a tornare a pensare al risanamento dei bilanci pubblici a partire dal 2011, per non minare la fiducia dei mercati. Nel frattempo, Trichet ha spiegato che anche la Bce ha impostato tutte le manovre, anche quelle straordinarie di concessione illimitata di liquidità alle banche (l’ultima, di settimana scorsa, pari a 442 miliardi di euro), in base a una «exit strategy facile». Ciò permetterà un drenaggio della liquidità in linea con gli obiettivi di con‐
trollo dell’inflazione. Nel frattempo, la Bce ha fornito dettagli su un altro provvedimento straordinario, l’acquisto di 60 miliardi di «covered bonds», sul mercato primario e secondario, che partirà dal 6 di luglio. Ora, secondo Trichet, «spetta alle banche assumersi piena responsabilità nell’assicurare il credito» all’eco‐
nomia, e trarre vantaggio delle diverse possibilità offerte per rafforzare i loro bilanci, in particolare «tramite aumenti di capitale » . Francoforte Il presidente Bce: «Spetta agli istituti assumersi piena responsabilità nell’assicurare il credito» Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.7
CORRIERE DELLA SERA pag. 12 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: SALVATORE BRAGANTINI SEGNALI DI RIPRESA E NECESSITÀ DI VIGILANZA Banche, non abbassare la guardia sulle regole
Sono passati due anni dall’inizio della crisi e le banche hanno già ingoiato aiuti pubblici per migliaia di miliardi: bisogna definire in fretta le nuove regole e l’architettura della vigilanza, prima che passi la paura e il santo sia gabbato. Il 17 giugno gli Usa han definito la nuova vigilanza, che resta sì balcanizzata ma rafforza la Fed. In Con‐
gresso sarà dura per Obama: i Big della finanza, ringalluzziti dal sostegno pubblico, daranno battaglia, so‐
prattutto per continuare a trattare fuori dai mercati regolamentati — e quindi con grandi utili — i famigerati Credit Default Swap. Le linee della vigilanza nella Ue sono state fissate il 19 giugno dal Consiglio europeo, in base alle proposte del Gruppo de Larosière ( Corriere del 2 marzo scorso). Va detto che il disegno istituzionale non è tutto. Esso è cru‐
ciale, specie in un’entità complessa come la Ue, ma avranno almeno altrettanto peso le nuove regole, sulle quali il Financial Stability Board (presieduto da Mario Draghi) sta costruendo il consenso di chi dovrà recepirle e ap‐
plicarle. Il sistema de Larosière è un compromesso, grigio ma realistico, fra le esigenze di sorveglianza sopranazionale e le gelosie degli Stati membri; lo schema approvato dal Consiglio europeo è un ulteriore compromesso al ribasso, che lascia molte ombre, e qualche speranza. Gordon Brown ha avuto la sua libbra di carne; il Regno Unito, che finge di voler uscire ma non può farlo, getta sabbia nell’ingranaggio della Ue. È grave che salti — per proteggere la City — la competenza delle autorità europee sul post trading (compensazione e regolamento delle operazioni in titoli). È questa infatti un’area naturaliter sopranazionale; i costi delle operazioni fra un Paese e l’altro nella Ue sono troppo alti. Ancor più serio è il danno derivante dall’aver statuito il principio — a prima vista ovvio — che le decisioni delle Autorità europee non devono comportare obblighi a carico del bilancio degli Stati membri. Certo, in passato era pacifico che la vigilanza su una banca spettasse allo Stato in cui ha sede, cui tocca l’eventuale salvataggio. L’emergere dei gruppi cross border ha cambiato le cose, e per tener conto del mutato quadro de Larosière propo‐
ne non solo il rafforzamento dei collegi internazionali di supervisori, ma soprattutto di consentire alle Autorità europee di assumere, in casi determinati, decisioni vincolanti per quelle nazionali. Timorosa dell’attentato alle sue competenze, però, Londra ha fatto barriera. I danni prodotti dalle grandi banche della piccola Islanda sul suo territorio l’hanno costretta a sopportare i costi di un’insolvenza forestiera. La lezio‐
ne che Londra ne ha tratto è che serve meno Europa, e bisogna modificare il passaporto europeo, in base al quale una banca autorizzata da uno Stato membro può operare negli altri. È un peccato che il governo abbia ignorato il parere della sua Autorità nazionale, la Fsa, che in un recente rapporto mostra invece una velata preferenza per imboccare, sia pur a velocità moderata, la strada di più Europa. Donde viene, allora, la speranza? Dal fatto che siamo alfine giunti a Rodi, e qui saltare bisogna. Il mondo è cam‐
biato troppo per lasciare tutto come prima, o peggio tornare indietro; anche Londra dovrà abbozzare. La soprav‐
vivenza del mercato unico postula la vigilanza integrata sulla stabilità dei grandi gruppi Ue. Perderemo tempo, ma con i collegi internazionali di de Larosière e le regole uniformi ( single rulebook) per tutta la Ue chieste da Bini Smaghi della Bce (e prima da Padoa‐Schioppa) intanto progrediremo un po’. In base alla decisione del Consiglio, inoltre, i Comitati di settore — per banche, assicurazioni e mercati finanziari — si trasformeranno in Autorità eu‐
ropee indipendenti, sovraordinate a quelle nazionali e in grado di imporre loro (bilanci nazionali a parte) deci‐
sioni vincolanti. Vanno infatti superate le timidezze dei regolatori nazionali, spesso soggetti ad influenze impro‐
prie. Mentre cresce l’attesa messianica della mitica legge planetaria — a giorni la cometa del Global Legal Standard illuminerà il cielo sopra Coppito, e anche i miscredenti vedranno — speriamo che il Financial Stability Board se‐
gua una linea che la lezione della crisi pare rendere ovvia. Come gestori di un’infrastruttura essenziale — il siste‐
ma dei pagamenti — e tramite della fiducia, le banche godono di protezione pubblica; vanno perciò scoraggiate, Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.8
con tutte le leve regolamentari, dall’operare nel ramo scommesse, se non nei limiti minimi in cui ciò sia necessa‐
rio a servire i clienti. Le scommesse si fanno altrove, dai Casinò agli hedge fund: non a spese del pubblico. Errare è umano, perseverare è folle: evitiamo che l’incentivo perverso a scommettere si impadronisca ancora dei ban‐
chieri, appena la paura si muterà in speranza. ❜❜ Dobbiamo evitare che l’incentivo perverso a scommettere si impadronisca ancora dei ban‐
chieri Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.9
CORRIERE DELLA SERA pag. 33 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Fausta Chiesa Allo sportello Le nuove norme prevedono per le commissioni un limite dello 0,5% Faissola va all’attacco: no ai tetti anti‐mercato
Dopo il decreto sul massimo scoperto. Conte: le banche hanno aggirato le regole MILANO ‐ L’Abi torna in campo con il governo. Dopo aver chiesto l’altro ieri chiarimenti in merito all’attività dei Prefetti per funzionamento dell’Osservatorio sul credito, il presidente dell’Associazione, Cor‐
rado Faissola, è intervenuto ieri nella questione sul massimo scoperto. Durante un’audizione davanti alla Commissione Finanze della Camera, Faissola ha detto che «la definizione per legge del livello di un prezzo costituisce una misura antitetica alla logica del mercato e al dispiegarsi della concorrenza fra operatori che su quel mercato sono attivi». Lʹarticolo 2 prevede, in particolare, che la commissione di massimo scoperto non possa comunque superare lo 0,5% per trimestre dellʹimporto dellʹ affidamento, pena la nullità del patto di remunerazione. «Noi siamo sempre nettamente contrari a interventi legislativi che definiscono prezzi attinenti alla nostra attività ‐ ha aggiunto Faissola ‐ . Se può considerarsi ragionevole il varo di disposizioni che presidino il terreno della trasparenza in modo più puntuale di quanto non già regolato in via generale, appare singolare, e in defini‐
tiva non positivo per la stessa clientela, lʹimposizione per legge di limiti quantitativi massimi a corrispettivi liberamente pattuiti per servizi resi». I nuovi vincoli potrebbero andare a intaccare i conti degli istituti che sono ancora alle prese con la coda delle crisi finanziaria. «Al momento ‐ ha concluso Faissola ‐ è presto per delineare le ripercussioni delle nuove misure sui bilanci e non ci sono nemmeno stime sullʹ impatto del primo decreto. Ma la mia impressione è che ci fosse già prima una bella legnata e non è che ora cambi molto». A difesa dell’azione del governo è intervenuto il presidente della Commissione Finanze, Gianfranco Conte (Pdl): «Le nuove norme sulle commissioni bancarie sono una diretta conseguenza dell’atteggiamento delle banche, che a fronte di una norma deliberata dal Parlamento hanno cercato vie traverse per applicare lo stesso una commissione » . Alla Camera Il presidente dell’Abi Corrado Faissola Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.10
CORRIERE DELLA SERA pag. 33 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Antonella Baccaro Assemblea Ania La proposta di Scajola. Cerchiai: sì, ma dipende dalle garanzie dello Stato Un prestito‐infrastrutture dalle assicurazioni ROMA — Destinare una parte delle «ingenti riserve finanziarie (450 miliardi) al finanziamento di progetti di sviluppo e al potenziamento delle infrastrutture». È l’appello lanciato dal ministro dello Sviluppo, Clau‐
dio Scajola, alle imprese assicurative riunite ieri nell’assemblea annuale associativa dell’Ania, guidata da Fabio Cerchiai. Il ministro ha rivendicato al governo il varo di misure «tempestive anticrisi» a sostegno del settore, nonché il ritorno alle polizze poliennali, «che non è un regalo ma la correzione di una norma sbagliata». Dopo aver annunciato l’interesse del governo a un’assicurazione contro i rischi catastrofali, Scajola ha sollecitato «un più attivo coinvolgimento» delle compagnie «nelle strategie per superare l’attuale, difficile congiuntura e‐
conomica». Il riferimento del ministro è a un provvedimento, varato dal governo francese nella Finanziaria 2005, che accordava ai consumatori vantaggi fiscali se avessero acquistato strumenti finanziari, anche assi‐
curativi, a condizione che questi investissero la raccolta al 30% in azioni, al 10% in fondi pubblici (per l’innovazione e Pmi) e al 5% in azioni non quotate. Cerchiai ha espresso «piena apertura» a Scajola, aggiungendo tuttavia «che il ministro ha sicuramente ben presente che i nostri investimenti devono rispondere ai criteri di convenienza, liquidità e salvaguardia degli assicurati ». In sostanza il presidente di Ania ha mostrato una maggior propensione all’ipotesi di nuovi prodotti assicurativi con una simile vocazione, lasciando intendere che sarebbe molto più difficile interve‐
nire su quelli già esistenti. Nell’illustrare lo stato del settore, Cerchiai ha detto che non ci sono stati casi di crisi aziendale né richieste di aiuti pubblici. Una curiosità: il totale dei crediti vantati dalle compagnie italiane verso la Lehman Bro‐
thers, l’istituto finanziario fallito negli Usa, è di circa 2,7 miliardi di euro, lo 0,5% del totale degli attivi. Tali compagnie hanno offerto ai risparmiatori, cui fa capo l’80% dei prodotti, titoli alternativi o conservazione del valore nominale del capitale investito. Il presidente dell’Isvap (istituto di vigilanza), Giancarlo Giannini, ha annunciato uno stress test sul settore. Cerchiai ha affermato che «i risultati finanziari hanno risentito inevitabilmente della crisi ma la gestione in‐
dustriale si è mantenuta ancora positiva sia pure in presenza di preoccupanti segnali di peggioramento» dell’Rc auto ». Qui il conto economico, per la prima volta dal 2001, è risultato in perdita «seppur lieve ». In‐
somma se non si riuscirà a intervenire «incisivamente» sui costi dei sinistri e di gestione, saranno le tariffe a risentirne. Una dura critica alle liberalizzazioni dell’ex ministro Bersani, le «lenzuolate», è venuta sia da Scajola che da Cerchiai, che ha auspicato un tavolo per «correggere le norme sbagliate». Intanto nel ramo vita i primi 4 mesi dell’anno hanno visto un aumento della produzione di oltre il 25% sull’anno precedente. La previsione per tutti i rami nel 2009 è di un aumento della raccolta del 5,4%, a fron‐
te di una diminuzione del 7,1% stimata per il 2008. Stress test Il prezzo medio delle polizze è calato del 3,6%. L’Isvap annuncia gli stress test per i bilanci delle compagnie Rc auto Il settore dell’Rc auto in rosso per la prima volta dal 2001 Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.11
CORRIERE DELLA SERA pag. 33 – sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: Sergio Bocconi Il personaggio Si è spento all’età di 86 anni. La carriera in Piazza Cordusio e la passione per le auto veloci Addio a Rondelli, il banchiere indipenden‐
te che guidò la svolta privata del Credit Geronzi: un amico vero. Dagli scontri con la politica alla scelta del delfino, Profumo MILANO — Ha interpretato la rivoluzione in banca in almeno tre modi: ritornando al Credit privato dopo essere stato «cacciato» dal Credit pubblico; avviando la grande stagione delle aggregazioni in banca con la scalata al Rolo; chiamando al timone dell’istituto un ʹgiovanottoʹ nemmeno quarantenne allora pressoché sconosciuto, Alessandro Profumo. Lucio Rondelli è morto ieri a 86 anni e non desta sorpresa che la famiglia abbia fatto sapere di voler mantenere il lutto in forma strettamente privata: lui, bolognese, non ha mai cer‐
cato riparo in un carattere chiuso, ma ha conservato la riservatezza del banchiere e dai riflettori è fuggito sempre (o meglio, quando possibile) a gran velocità. Preferibilmente a bordo di auto velocissime, verso le quali nutriva una vera passione. Anche solo le ragioni che hanno determinato il suo «esilio» nel ’90 ne definiscono lo spirito di innovatore: da alfiere della finanza laica, anche se pubblica, voleva aggregare (con spirito pionieristico nella ʹforesta pie‐
trificataʹ di quegli anni) la Bna, la banca di Giovanni Auletta Armenise. Ma il conte era andreottiano e an‐
dreottiano era pure Franco Nobili, che da poco aveva sostituito Romano Prodi all’Iri. Così, dopo alcune riunioni fra Andreotti, Forlani, Gava e Cirino Pomicino, la sorte di Rondelli è decisa: fuori, a 65 anni per «raggiunti limiti di età». Un addio dopo 21 anni di banca. Perché, come ricorda Gianni Zandano, dall’83 al ’98 numero uno del San Paolo e artefice della sua privatizzazione, Rondelli «è stato uno che ha fatto la gavetta, era un indipendente, non un professorino....». Sì, dopo una laurea in scienze economiche a Bologna lui avrebbe preferito la car‐
riera diplomatica, ma le cose sono andate diversamente e nel ’47 è entrato in banca. Nella quale ha percorso l’intera carriera finché, 45enne e quindi per l’epoca un enfant prodige, nel ’69 viene nominato amministra‐
tore delegato, con il sostegno del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. Dopo l’uscita «secondo statuto» Rondelli avrebbe potuto dedicarsi a tempo pieno alle sue passioni, come la vela, la musica e le auto sportive, e in parte l’ha fatto. Ma all’esilio preferisce qualche incarico (come Arca) e soprattutto l’ingresso nel comitato privatizzazioni istituito nel ’93 da Carlo Azeglio Ciampi: una task force che indirizzerà l’addio allo Stato Padrone in Italia presieduta da Mario Draghi e alla quale partecipano Rondelli, Piergaetano Marchetti, Ariberto Mignoli, Ottavio Salamone e Francesco Giavazzi. Poi, quando il Credit viene privatizzato, i soci lo chiamano: il 18 aprile ’94 rientra da presidente in Piazza Cordusio. In breve tempo fa le mosse decisive. Nell’ottobre ’94 lancia l’Opa sul Credito Romagnolo, operazione chiusa nel febbraio 2005 dopo il ritiro della controcordata Cariplo Imi Carisbo e Reale Mutua. Quattro mesi più tardi nasce il terzo gruppo bancario italiano con la fusione decisa dal board che, nella stessa riunione, no‐
mina direttore generale Profumo, il giovane banchiere ex McKinsey che Rondelli ha pescato un anno prima dal gruppo Ras. È l’inizio di un «binomio felice», e non solo per l’altezza di entrambi (con i suoi 1,98 Ron‐
delli batte Profumo per soli tre centimetri), bensì perché si assegnano territori definiti. Così, da quando nel ’97 il «ragazzo» diventa amministratore delegato, il presidente è il ministro degli esteri, colui che tratta e smussa con i soci‐fondazioni e le autorità, mentre il banker ristruttura e pensa alle ulteriori aggregazioni e alla crescita. Però il tandem non dura a lungo. Nel ’99 Rondelli lancia l’Opa su Comit mentre il San Paolo si dirige su Banca Roma. Ma Fazio blocca e Cuccia è contrario. Nel 2001 infine Rondelli decide di lasciare in anticipo, dopo che i soci di Unicredit si sono divisi sulle nomine in Mediobanca. Paolo Biasi di Cariverona propone alla presidenza dell’istituto Francesco Cesarini, mentre Rondelli sostiene la candidatura di Berar‐
Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.12
dino Libonati, presentata da Cesare Geronzi, il banchiere oggi presidente di Mediobanca che ricorda così Rondelli: «Un banchiere vero, di grande spessore umano e professionale, un vero amico ». Alla fine Cinga‐
no viene confermato, ma Unicredit decide che nel patto di Piazzetta Cuccia Biasi sostituisca Rondelli. E a quel punto la comunità finanziaria intravede in Piazza Cordusio l’addio del presidente. Che si dimette. So‐
stituito da Cesarini. Inizia l’ultima stagione di Rondelli. Con l’ultimo ruolo operativo in banca Italease. Ne denuncia il crac e lo definisce una vicenda malavitosa, ma non sarà l’ultima uscita pubblica. Nell’intervista più recente traccia un bilancio della sua vita professionale. A suo modo: «Avrei voluto fare il diplomatico. Ma certo non mi è andata male ». Da sinistra, Alessandro Profumo, chiamato da Rondelli al Credit, e il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi, che istituì il comitato privatizzazioni 1924‐2009 Lucio Rondelli Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.13
la Repubblica pag. 12– sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: ROBERTO PETRINI Deficit al 9,3%, mai così da dieci anni Dato trimestrale record. La Camera frena il governo: niente collegati, manca il Dpef Il Pd: i dati sono allarmanti e il governo non può limitarsi a fare spallucce ROMA ‐ La crisi affossa i conti pubblici. I dati del primo trimestre dell´anno indicano che il rapporto defi‐
cit‐Pil è schizzato a quota 9,3 per cento, il risultato peggiore da un decennio. I primi tre mesi sono normal‐
mente piuttosto pesanti per i conti pubblici, tuttavia nello stesso periodo del 2008 il deficit si era arrestato al 5,7 per cento e l´anno si era chiuso al 2,7 per cento. Quest´anno, per effetto dello tsunami finanziario, le cose stanno andando molto peggio: lo stesso governo stima un deficit‐Pil al 4,6 per cento ma l´imminente Dpef dovrebbe portare questo livello vicino al 5 per cento. La situazione italiana è aggravata, sul fronte dei conti pubblici, da un calo delle entrate pari al 2,8 per cento e una rincorsa delle spese aumentate in termini tendenziali del 4,6 per cento. Il quadro non migliora se si prendono le cifre dell´intero primo semestre dell´anno: il fabbisogno dello Stato è raddoppiato in dodici mesi come ha indicato il Tesoro mercoledì. «Il deficit pubblico fa comprendere come si possa e si debba puntare su riforme di rilancio a costo zero per l´erario», ha commentato Fabio Pammolli, direttore del centro economici studi Cerm. Per Marina Sereni (Pd) i dati sonno «allarmanti» e il governo «non deve fare spallucce». Mentre Megale della Cgil sottolinea come il governo spenda «poco e male» e la Cisl chiede politiche anticicliche. Intanto il decreto anticrisi, che vale 1,8 miliardi (missioni militari comprese), comincia il suo cammino in Parlamento tra le polemiche: l´esame inizierà alla Camera martedì prossimo e il governo ha annunciato che il provvedimento deve essere considerato un collegato alla Finanziaria 2010. Questa intenzione è stata subi‐
to stoppata dal presidente dell´assemblea di Montecitorio, Gianfranco Fini: i collegati alla Finanziaria, sotto‐
linea una nota, devono essere indicati nel Dpef che a sua volta deve essere approvato con un risoluzione parlamentare. Poiché il Dpef non è ancora stato presentato, il decreto non può essere considerato «collega‐
to» alla Finanziaria. Oltre al richiamo di Fini al rispetto del percorso parlamentare ieri la relazione tecnica al decreto ha fornito nuove cifre sul provvedimento anticrisi. La Tremonti‐ter avrà il valore di 4,3 miliardi nel periodo 2009‐2011 mentre lo slittamento di 4 mesi delle missioni internazionali di pace costerà 510 milioni: su questo ultimo punto c´è da registrare un severo commento della parlamentare Pd, Rosa Calipari che, polemizzando con il ministro della Difesa La Russa, ha denunciato lo «svilimento ad organo consultivo» delle commissioni par‐
lamentari. Retromarcia del governo, invece, sulla rottamazione dei dirigenti: il testo del decreto legge anti‐crisi pubbli‐
cato sulla Gazzetta Ufficiale ha eliminato per la dirigenza del pubblico impiego e quindi anche per quella medica e veterinaria, la norma che mandava in pensione i diri‐genti con 40 anni di anzianità contributiva a discrezione dell´azienda. Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.14
la Repubblica pag. 13– sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: GIOVANNI PARENTE Disoccupazione “storica” in Eurolandia e Stati Uniti Toccata quota 9,5%, allarme di Obama. Borse a picco La Bce: si rischia una nuova emergenza lavoro, ma nel 2010 arriverà la ripresa ROMA ‐ L´inversione di tendenza non è ancora all´orizzonte. Negli Stati Uniti e in Europa si continuano a perdere occupati. Le ultime cifre diffuse ieri hanno fatto segnare risultati record. Dati negativi che hanno trascinato in ribasso tutte le principali Borse europee, in scia a Wall Street, con oltre 100 miliardi di euro bruciati in Europa. Le imprese americane, secondo i dati pubblicati dal dipartimento del Lavoro, hanno ta‐
gliato 467mila posti di lavoro a giugno: un valore superiore a quello previsto. Il tasso di disoccupazione ha toccato quota 9,5% che rappresenta il valore più alto registrato dall´agosto del 1983. E il presidente Barack Obama ha ammesso che «ci vorranno ancora mesi» per uscire dalla crisi. Se si tiene conto, infatti, di coloro che hanno smesso di cercare lavoro a tempo pieno e hanno accettato un part time la disoccupazione sarebbe addirittura al 16,5%. Gli economisti prevedevano, invece, in 363mila il numero dei nuovi senza lavoro il mese scorso e un aumento della disoccupazione al 9,6%. Non va meglio in Europa. Sempre ieri, infatti, Eurostat ha diffuso le rilevazioni sul mese di maggio. Anche nei Paesi che compongono l´area euro il tasso di disoccupazione è stato del 9,5% (ad aprile era del 9,3%), quando nello stesso mese di un anno fa era al 7,4%. Allargando il raggio all´Unione a 27, la percentuale si è attestata all´8,9% a maggio 2009 a fronte dell´8,7% di aprile e del 6,8% di dodici mesi prima. I valori regi‐
strati a maggio rappresentano la cifra più elevata nella zona euro da maggio 1999 e nell´Unione a 27 dal giugno 2005. L´ufficio europeo di statistica stima in 21,4 milioni il numero di disoccupati dell´Ue, di cui cir‐
ca 15 milioni nell´eurozona. Con 5 milioni di posti persi nel confronto con maggio 2008. Tra gli Stati mem‐
bri, i tassi di disoccupazione più elevati sono in Spagna (18,7%), Lettonia (16,3%) e in Estonia (15,6%). Sull´Italia, Eurostat registra un 7,4% relativo al primo trimestre dell´anno. Per Cesare Damiano, responsabi‐
le Lavoro del Pd, «le avvisaglie di una autunno estremamente pesante, per quanto riguarda la tenuta dell´occupazione, ci sono tutte». I possibili spiragli dovrebbero iniziare a intravedersi a partire dal prossimo anno. «Una progressiva ripresa è attesa per la metà del 2010 con tassi di crescita trimestrali positivi» ha ribadito il presidente della Bce, Je‐
an‐Claude Trichet. Mentre nei prossimi mesi potrebbe verificarsi «un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro». Intanto, il doppio colpo dei dati statunitensi ed europei sulla disoccupazione ha pesato sui mercati azionari. Piazza Affari ha lasciato sul terreno il 2,65%, mentre la maglia nera è andata Francoforte (‐
3,81%). Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.15
la Repubblica pag. 34– sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: LUCIO CILLIS Rc auto, nuovi aumenti in arrivo “Il settore non è in equilibrio” ROMA ‐ All´assemblea dell´Ania il presidente Fabio Cerchiai traccia il profilo del mondo assicurativo. La raccolta 2008 è in rosso del 7,2%, per una perdita di quasi 2 miliardi di euro. Se nel complesso il settore do‐
vrebbe ritrovare la crescita nel 2009, di pari passo potrebbero tornare caldi i listini della Rc auto. La frenata dei prezzi (un ‐3,6% contestato dai consumatori), non è stata accompagnata da una riduzione dei costi: nel 2008 su 100 euro di premi incassati le imprese ne hanno spesi 101. Inoltre la frequenza dei sinistri è più alta rispetto agli altri Paesi europei: è del 40% più elevata della Germania e il doppio della Francia. «Il risultato ‐ spiega Cerchiai ‐ è che il settore delle polizze auto non è più in equilibrio». E quindi, «se non si riuscirà ad intervenire sui costi la tendenza alla progressiva riduzione dei prezzi è destinata ad interrompersi». Cerchiai, con il sostegno del ministro dello Sviluppo Claudio Scajola, punta poi l´indice sulle ʺlenzuolateʺ volute due anni fa dall´allora ministro Pierluigi Bersani: «Le liberalizzazioni hanno avuto effetti dirompen‐
ti, distorsivi e negativi». E resta alta l´attenzione contro il fenomeno delle frodi che si potrebbero combatte‐
re, «con l´attivazione di efficienti banche dati e di indagini preventive». Infine, imprese e governo sono pronte a ragionare su polizze che assicurino i cittadini in caso di catastrofi naturali e terremoti come quello che ha colpito l´Abruzzo. Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.16
la Repubblica pag. 37– sez. Economia VENERDÌ, 3 LUGLIO 2009 autore: GIOVANNI PONS La scomparsa dell’ex presidente e amministratore delegato di Unicredit. Aveva 85 anni Rondelli, banchiere d’altri tempi combattè il credito “pietrificato” A metà anni ’90 lanciò l’Opa sul Rolo e affidò la gestione della banca a Profumo MILANO ‐ Scompare all´età di 85 anni Lucio Rondelli, uno dei banchieri che più hanno contribuito al rin‐
novamento del sistema creditizio italiano. Era nato nel 1924 a Bologna e a soli 23 anni aveva cominciato come impiegato al Credito Italiano, la banca che lo ha reso protagonista di alterne vicende della finanza ita‐
liana fino al definitivo addio avvenuto nel 2001. La carriera, tutta interna alla banca, è stata inizialmente ve‐
locissima: già nel 1969, a soli 45 anni, Rondelli era diventato amministratore delegato, carica che ha mante‐
nuto per sette mandati consecutivi fino allo scadere dei 66 anni. Nella lunga contrapposizione tra banchieri laici e cattolici che ha caratterizzato gran parte degli anni ´70 e ´80 Rondelli apparteneva alla prima catego‐
ria e dal vertice della banca di Piazza Cordusio ha sempre sfidato i cugini di Piazza della Scala, la Comit dei banchieri illuminati e internazionali lasciata in eredità da Raffaele Mattioli. Uomo di notevole spessore culturale, definito un gentiluomo dall´establishment milanese, alla fine degli anni ´80 si era messo in testa di rilevare la dissestata Banca Nazionale dell´Agricoltura del conte Giovanni Auletta Armenise con il consenso tacito della Banca d´Italia e di Enrico Cuccia. Ma i legami politici di Au‐
letta impedirono l´operazione e costarono a Rondelli la poltrona ad opera del presidente andreottiano dell´Iri Franco Nobili. La rivincita arriva cinque anni più tardi, quando l´appena privatizzato Credito Italia‐
no lo chiamò alla presidenza. È da qui che riesce a imprimere una scossa senza precedenti alla ʺforesta pie‐
trificataʺ del credito come l´aveva definita Giuliano Amato. Lanciando l´Opa sul Credito Romagnolo inau‐
gurò l´epoca delle acquisizioni bancarie fatte sul mercato invece che nei salotti. E quando Roberto Gavazzi dell´Allianz gli presentò un giovane manager che si era formato alla Mc Kinsey, Alessandro Profumo, gli consegnò le chiavi gestionali della banca. Due mosse dirompenti per quegli anni ma che alla fine degli anni ´90 si infransero sull´immobilismo imposto dall´ex governatore Antonio Fazio. L´Unicredito Italiano riuscì comunque a inglobare le Casse di Risparmio di Torino e di Verona e a comin‐
ciare la sua crescita sui mercati esteri che oggi l´hanno portata ai vertici europei, mentre Cuccia tentava di‐
speratamente di costruire un approdo sicuro per la Comit. In fondo il grande merito di Rondelli è stato proprio questo: quello di essere riuscito a invertire, nel tempo, il pronostico che vedeva Piazza Scala un gradino sopra Piazza Cordusio. Con l´amarezza finale della presidenza Italease il cui dissesto non è riuscito a impedire pur avendolo toccato con mano e denunciato in varie occasioni.
Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.17
La Fiba-Cisl Vi augura
una serena
fine settimana!!
Arrivederci a
Lunedì 6 luglio
per una nuova
rassegna stampa!
Rassegna Stampa del giorno 3 LUGLIO 2009
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
pag.18