13 12 14 Libero La Cupola romana riciclava i soldi degli 007

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13 12 14 Libero La Cupola romana riciclava i soldi degli 007
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Sabato 13 dicembre 2014
ANNO XLIX NUMERO 295 EURO 1,40*
Il Pd nella bufera
Solito rito inutile
LoscioperodellaCgil:
7miliardibuttati
perfareundispetto
VIENI A TROVARCI ANCHE SUL SITO
di MAURIZIO BELPIETRO
Susanna Camusso canta vittoria: il 70
per cento dei lavoratori ieri avrebbe incrociato le braccia, partecipando allo
sciopero generale contro il governo. Bene. Anzi male. Non so se le cifre diffuse
dal sindacato rosso siano rispondenti alla realtà o se siano, come spesso accade,
gonfiate quanto i numeri dei manifestantiai cortei.Ma se lo fossero,se davvero la maggioranza dei lavoratori si fosse
astenuta dal lavoro, il giochino della segretaria della Cgil sarebbe costato a tutti
gli italiani circa 7 miliardi di euro. Mica
male come scherzo. Con sette miliardi
si sarebbe potuto cancellare del tutto l’Irap o ridurre un po’ l’Irpef, magari anche estendere i famosi 80 euro a pensionati e lavoratori autonomi.
E invece 7 miliardi se ne sono andati
in fumo. Bruciati così, in un solo giorno,
per fare dispetto a Renzi. Il quale, come
è ovvio, può fare spallucce perché una
volta passato il 12 dicembre, tutto procede come prima, senza cioè che lo sciopero generale abbia spostato una virgola
del Jobs Act. Naturalmente si potrebbe
scrivere un trattato circa l’inutilità di una
protesta che risale al secolo scorso e che,
forse, funzionava quando il sindacato
era davvero una potenza e, soprattutto,
era in grado di condizionare il partito.
Ma quel tempo è passato da un pezzo e
il segretario della Cgil non è più Luciano
Lama, ovvero un tipo carismatico che
poteva contrapporsi a Enrico Berlinguer (che infatti non lo amava). Adesso
il segretario della principale organizzazione sindacale è una signora che ripete
stancamente i riti di un tempo che fu e la
Cgil, come la Cisl o la Uil, sono fantasmi,
resi sbiaditi dal calo delle tessere. Mentre prima mobilitavano milioni (e se
non erano milioni li inventavano), adesso silimitano a qualche migliaio di manifestanti e se non ci fossero un po’ di antagonisti a fare casino, scontrandosi con la
polizia, i cortei neppure finirebbero sui
giornali.
Insomma, passato lu giorno - di sciopero -, passato lu santo. Susanna Camusso ha avuto il suo momento di gloria, il presidente del Consiglio ha goduto
di qualche titolo nei tg in cui ha ribadito
che lui tirerà diritto nonostante lo sciopero e tutto procederà esattamente come
prima. Con due eccezioni. La prima riguarda la busta paga di dicembre di coloro che hanno deciso di scioperare, i
quali, avendo rinunciato a un giorno di
lavoro, si vedranno assottigliare (...)
Renzi: legge anticorruzione
E gli indagano due deputati
Il governo vara le nuove norme,ma è un bluff: niente decreto.Intanto per il Mose finiscono
nei guai Michele Mognato e il bersaniano Davide Zoggia: avrebbero intascato 450mila euro
ELISA CALESSI e CATERINA MANIACI alle pagine 4-5
Lambertow Dini mena tutti
La coop della Cupola
sbianchetta
l’amico Veltroni
«Monti? Un pavone
Premier arrogante
Padoan equilibrista»
di GIANCARLO PERNA
di FRANCO BECHIS
Mancano il caminetto acceso e l’alano impettito, per il
resto è come se mi trovassi in
casa di un Lord nella Londra
di mezzo secolo fa. Il signore
dei luoghi, Lamberto Dini, è
in completo scuro con gilè come c’era da aspettarsi. Non
vedo però il mitico orologio
da taschino che da direttore
generale di Bankitalia (...)
La giunta del comune di Roma guidata da Walter Veltroni «ha proseguito e rilanciato l’azione delle precedenti giunte comunali riguardo i
diritti di cittadinanza (...)
segue a pagina 7
segue a pagina 10
Politica estera da incapaci
«Perdiamo» la Libia
un’altra volta:
ci supera pure Putin
La fabbrica della falsa solidarietà
La leggenda del santo marziano
di GIANANDREA GAIANI
Buzzi, il «buono» che tifa
per guerre, bufere e carestie
In Mafia capitale sei motivi
per mandare a casa Marino
di MARIO GIORDANO
di MASSIMO DE’ MANZONI
Attenti ai buoni. Salvatore Buzzi era
uno di loro. Buono, buonissimo, l’esempio dell’ex detenuto che ce l’ha fatta, quello che vince il male (...)
Scusate, ma davvero non se ne può più
di questa maldestra e strumentale santificazione di Ignazio Marino. Non c'è
talk show o trasmissione (...)
segue a pagina 6
segue a pagina 9
Il premier libico Abdullah alThani, alla testa del governo
laico nato dalle elezioni del
giugno scorso, vola nel Golfo, omaggia i suoi sponsor
sauditi ed emiratini e striglia
l’Occidente reo di aver «lasciato sola la Libia» contro gli
estremisti islamici. Gli «amici
di Tripoli» ora sono altri e
non sono solo i vicini (...)
segue a pagina 3
segue a pagina 15
Tour guidati in Harley-Davidson nei luoghi della revolucion
Laure Manaudou beccata a rubare con la figlia in braccio
Il figlio del Che fa affari con la faccia di papà
La nemica della Pellegrini ladra a Eurodisney
L’OMICIDIO DI LORIS
Veronica resta in carcere
Ritrovato il telefonino
ora c’è il giallo dei vestiti
di ALBERTO SAMONÀ
a pagina 12
di MAURIZIO STEFANINI
di FABRIZIO BIASIN
Il figlio del Che si dà agli affari sfruttando il logo del padre per organizzare tour. Quarantanove anni, Ernesto Guevara March è il più giovane tra i cinque figli di Ernesto Guevara de la Serna detto il Che. E con
il padre ha in comune la passione
per le moto: non sappiamo se per
un fatto di cromosomi, (...)
Laure Manaudou ce la ricordiamo
tutti: bella ma con la faccia da stronzetta, piuttosto libertina, un neo affatto fastisioso sulla guanciotta sinistra, nemica per la pelle di Federica
Pellegrini per questioni di record in
piscina e - soprattutto - di corna e
fidanzati «scippati» a bordo vasca.
Le due vanno avanti (...)
segue a pagina 14
segue a pagina 31
* Con: "CANTO DI NATALE" € 6,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 4" € 8,00; "PERCORSI CON LE CIASPOLE - VOL. 3" € 8,00.
FINALE CON SORPRESA
Fedez si prende X Factor
Morgan «pensionato»
e insultato dal pubblico
di ALESSANDRA MENZANI
a pagina 27
Prezzo all’estero: CH - Fr 3.30 / MC & F - € 2.20
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PRIMO PIANO
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romanzo criminale
LA DIFESA I deputati si dichiarano estranei. Sotto la
lente i soldi per la campagna elettorale del 2010 versati
dal Consorzio Venezia Nuova al candidato di sinistra
Lavori per Expo
Odore di mafia
A Milano chiudono
altri due cantieri
■■■
Proprio mentre Matteo
Renzi, nella sala stampa di Palazzo Chigi, stava illustrando le nuove norme approvate dal governo
in materia dicorruzione, da Venezia piombava una tegola sul Pd. A
dir la verità attesa, ma non per
questo meno dolorosa. Indagati
nell’ambito dell’inchiesta sul Mose due deputati del Partito democratico: Davide Zoggia e Michele
Mognato. La vicenda è quella su
cui la procura del capoluogo veneto sta lavorando da mesi e che
ha portato alle dimissioni del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni,
anche lui del Pd. Il reato attorno a
cui si indaga è il finanziamento illecito dei partiti a proposito dei
contributiche Giovanni Mazzacurati, allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, avrebbe versato nel 2010 a Orsoni per la campagna elettorale a sindaco di Venezia. I
due deputati del Pd, ascoltati martedì dai magistrati
veneziani, si sono detti
estranei ai fatti. A coinvolgerli è stato proprio Orsoni
che avrebbe fatto illoro nome,in quanto referenti della sua campagna elettorale. Secondo fonti della procura, sia Zoggia sia Magnato hanno smentito le affermazioni dell’ex sindaco,
negando di essere statii destinatari finali del finanziamento in nero di 450mila euro
messo a disposizione da Mazzacurati.
La vicenda è solo all’inizio e il
provvedimento di chiusura delle
indagini non è certo indizio di colpevolezza. Resta il fatto che per
Renzi e per il Pd non è certo un
bello spot. Soprattutto perché arriva quando i giornali sono ancora
pieni dell’inchiesta su Mafia Capitale, che ha travolto non solo la
classe dirigente romana del centrodestra, ma anche esponenti
delcentrosinistra.E si aggiunge alla condanna in secondo grado,
proprio l’altro giorno, di un altro
deputato Pd, Salvatore Margiotta,
per corruzione e turbativa d’asta.
La preoccupazione del premier
per vicende giudiziarie che coinvolgono uomini del Pd è però mitigata da un fatto. Cioè che Zoggia, come Michela Campana a
Roma, spuntata nell’inchiesta ro-
::: MICHELA RAVALICO
■■■ Dopo l’inchiesta sulla cupola degli ap-
I deputati del Partito democratico Michele Mognato e Davide Zoggia: sono indagati per il Mose [Web, Ansa]
Due parlamentari pd
indagati per il Mose
Michele Mognato e Davide Zoggia, entrambi veneziani, sono stati sentiti in procura:
citati dall’ex sindaco Orsoni, si sospetta un finanziamento illecito da 450mila euro
::: L’INCHIESTA
L’OPERA
Il Mose è una struttura per proteggere
Venezia e il resto della laguna dai periodici allagamenti causati dall’alta marea.
Il progetto e i lavori sono stati affidati al
Consorzio Venezia Nuova.
VERIFICHE
Le prime grane giudiziarie attorno al
Mose risalgono al 2009, con una verifica fiscale nei confronti di una delle
aziende che si occupavano dei lavori. I
primi arresti risalgono all’anno scorso.
NOMI PESANTI
I primi arresti hanno riguardato (febbraio 2013), tra gli altri, Piergiorgio Baita –
il presidente di Mantovani, una delle
società costruttrici – e Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Giancarlo
Galan. Poi è stato il turno, tra gli altri, di
Giovanni Mazzacurati, per lungo tempo presidente del Consorzio Venezia
Nuova. Nei guai anche il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni (che si è dimesso)
e l’ex ministro di Fi Galan.
mana per un sms a Salvatore Buzzi e Daniele Ozzimo, ex assessore
alla Casa del Campidoglio, nella
geografia del Pd sono bersaniani.
Zoggia, in particolare, è considerato un fedelissimo dell’ex segretario e negli ultimi tempi era stato
uno dei leader dell’ala più dura
della minoranza del partito. Eletto sindaco di Jesolo nel 1990, poi
nel2004 diventato presidente della provincia, fa il salto nella politica nazionale nel 2009, quando
Pierluigi Bersani lo chiama a far
parte della segreteria come responsabile enti locali, proprio per
l’esperienza di amministratore.
Resta al partito anche con Guglielmo Epifani, che lo nomina capo
dell’organizzazione, dopo essere
stato nel frattempo eletto deputato.Alla vigilia di un’assemblea dura come quella di domani all’Eur,
dove Renzi si prepara a una resa
dei conti con la minoranza inter-
na, il coinvolgimento giudiziario
di esponenti bersaniani è quindi,
politicamente parlando, un assist
al segretario. Per quanto si tratti
di vicende diverse e tutte da verificare, per quanto Zoggia abbia un
buon rapporto con i nuovi inquilini del Nazareno, è un elemento
che, nel suo complesso, si ragiona dalle parti del premier, fa sì
che la minoranza si presenti azzoppata all’assemblea nazionale.
Se Renzi ieri sera ha evitato qualunque commento (e probabilmente terrà la stessa linea anche
oggi), tra i suoi la reticenza è meno ferrea. La «vecchia guardia»,
quella che a detta del premier sta
tentando l’agguato nei suo confronti, sta cadendo, si dice, sotto i
colpi dei pm. Expo, Mose, Mafia
Capitale. «Dove c’è un’inchiesta»,
ironizzano, «spunta un bersaniano».
EL.CA.
palti, ora per Expo arriva una nuova accusa
di mafia. Una ditta che gestisce due dei cantieri più importanti a Milano, quello per la
ristrutturazione della Darsena e quello per
la costruzione della strada Eritrea-Expo che
collegherà la città col sito della manifestazione, è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia. La notizia ha mandato in panico
l’amministrazione cittadina, che a quattro
mesi dal taglio del nastro per la manifestazione che, tanto per citare Matteo Renzi e
Giorgio Napolitano «deve restituire l’orgoglio all’Italia», si trova a dover gestire una
situazione di emergenza molto spinosa.
Uno stop ai cantieri significherebbe arrivare
al primo maggio con transenne e strade ancora incomplete. Impensabile. Il rifacimento della Darsena, il porto di Milano, è a
buon punto e dunque l’interdittiva per mafia non dovrebbe causare ritardi. Maggiori
problemi si profilano per i cantieri della Eritra Expo, un’opera fondamentale visto che
si tratta dell’unica strada che collegherà la
città con il sito espositivo. In quel caso la
ditta in odore di mafia non è la sola a lavorare sui cantieri (sono tre ad aver vinto l’appalto). La strategia che il Comune di Milano,
assieme al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, conta
di seguire è molto probabilmente quella del
commissariamento. Le interdittive, che ora
sono alvaglio del Prefetto,saranno esaminate entro i prossimi giorni. Per interesse di
ordine pubblico, però (in base all’articolo
32 del Decreto Legge 90) si chiederà di procedere il più rapidamente possibile con il
commissariamento. «Non c’è il rischio di
uno stop ai lavori», si affretta a rassicurare
l’assessore ai Lavori pubblici di Milano, Carmela Rozza. «Siamo stupiti, soprattutto per
il cantiere in Darsena: l’azienda implicata è
sempre stata molto rigorosa sia per le norme di sicurezza sia nella gestione del pagamento dei contributi» racconta l’assessore.
A Palazzo Marino, sede del Comune dove ieri si è celebrato con un consiglio straordinario il ricordo della strage di piazza Fontana, si respira aria di preoccupazione. Il delegato del Comune per Expo, Gianni Confalonieri, è rimasto fino a tardi in ufficio e non
ha nascosto l’angoscia per l’ipotesi di uno
stop ai lavori. Il sindaco Giuliano Pisapia
non ha commentato: era a casa con una pesante influenza.
Con Monti a Palazzo Chigi
La Cupola romana riciclava i soldi degli 007
::: FOSCA BINCHER
■■■ C’è una intercettazione
telefonica del 24 luglio 2012
agli atti nell’inchiesta su Mafia
Capitale che potrebbe creare
più di un problema al governo italiano. Due protagonisti
minori delle indagini, Francesco La Cava e Roberto Viglianti, entrambi amici e in rapporti telefonici con Massimo Carminati, parlano fra loro della
possibilità diriciclare su richiesta dei direttiinteressati «denaro che viene da palazzo Chigi», e nella lunga telefonata
spiegano che si tratta di fondi
neri dei servizi che vengono
utilizzati da loro stessi e da al-
tri militari durante le missioni
internazionali di peace keeping.I due siriferiscono a somme molto consistenti: «Questo mese ci sono 60 milioni», e
l’operazione che debbono fare è cambiare questo denaro
contante «sicuro, perché governativo», dagli originali bigliettoni da 500 euro in biglietti di piccolo taglio. La proposta viene da La Cava, di cui
non si forniscono altre informazioni(salvo il numero di telefono intercettato). Con quel
nome e con quel cognome esisteva un funzionario di polizia
del servizio immigrazione della capitale che l’anno dopo sarebbe finito nei guai- arrestato
proprio dallo stesso pm di questa inchiesta, Luca Tescaroli
per tutta altra vicenda: progettava rapine e vendeva informazioni all’agenzia investigativa privata Tom Ponzi. Potrebbe trattarsi di un caso di
omonimia, ma le coincidenze
sono molte. Il suo interlocutore,nell’occasione delprogettato riciclaggio di fondi neri dei
servizi, Viglianti, si dice sicuro
che quei 60 milioni puliti sia
in grado di trovarli proprio
Carminati. Per fare l’operazione di riciclaggio i due avevano
in mente di chiedere «una
stecca» (o una commissione)
del5% poi da spartirsi. Ascoltata la telefonata, i pm di Roma
Il Procuratore Capo di Roma Giuseppe Pignatone [Ansa]
hanno chiesto di mettere sotto controllo tuttii telefoni riferibilia La Cava e Viglianti e quelli di chi li avesse contattati.
«Occorre monitorare l’operazione», scrivono i magistrati
romani, al fine di verificare la
veridicità di quanto riferito telefonicamente da La Cava a Viglianti, in modo da appurare
se la ingente somma di denaro, della quale parlano i predetti (60 milioni di Euro), sia il
frutto del delitto di peculato,
posto in essere da appartenenti alle Istituzioni, e se sia, pertanto, un’operazione di riciclaggio.(...) Invero,a tal proposito, Francesco La Cava riferiva a Roberto Viglianti quanto
segue: «Sì, tranquillo, guarda
che è un gioco che si fa in un
quarto dora. Capito, loro fisseranno un giorno, mò fissiamo
un giorno, cioè loro fissano un
giorno e dicono ci vediamo
quel giorno lì, noi fissiamo il
nostro albergo, loro fissano il
loro, uno loro viene là, uno di
noi va là, a controllà le cose, e
poi se prendono e se portano
via». Nella telefonata intercettata La Cava dice: «Questi sono soldi praticamente governativi, di gente nostra che sta
fuori in missione (…) Siccome
li pagano con pezzi da 500 e
siccome questi sfruttano tutto
quanto palazzo Chigi gli dà
eh... so soldi regolari. E sò tutti
soldi puliti, capito? Non è
che... Poi so, ti ripeto, so tutta
gente,dirigenti nostridei servizi segreti, dell'esercito...».
PRIMO PIANO
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romanzo criminale
LA FARSA Il Guardasigilli Orlando esulta: aggrediremo
anche i patrimoni. L’esecutivo annuncia di voler mettere
la fiducia e nasconde le liti con Ncd
Sulla corruzione Renzi tenta un altro bluff
Il premier annunciava misure aspre contro l’illegalità, ma il governo rinuncia al decreto: i tempi si allungano
e la palla passa al Parlamento. Matteo: «Chiederemo la fiducia». Ritocchini a pene e prescrizioni. Tensione con Alfano
::: CATERINA MANIACI
■■■ C’è già chi la definisce
ennesima legge-spot sfornata dal team renziano. Sono le
norme «irrobustite» per combattere la corruzione, decise
e presentate ieri dal governo.
Ma più che un irrobustimento sembr un annacquamento: per esempio, si passa dal
decreto, che sarebbe stato
operativo da subito, al disegno di legge. E poi pene più
severe, sì, ma di qualche anno, e confische più facili.
«Modifiche alla legge penale
sostanziale e processuale per
un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo»: questo
era il primo punto dell’ordine del giorno del Consiglio
dei ministri, convocato ieri
nel pomeriggio, nel giorno
caldissimo dello sciopero generale. Sin dal momento in
cui il governo ha annunciato
la volontà di inasprire pene e
azioni contro la corruzione anche sotto l’ulteriore spinta
del maxi-scandalo della Cupola romana - sembrava che
il provvedimento dovesse essere blindato e veloce. Ma, in
realtà, quel che il Cdm ha deciso di presentare è un disegno di legge, non un decretolegge come avrebbe dovuto
essere,almeno secondo le voci circolate in questi giorni. Il
ddl ha un iter meno veloce
del decreto. Il braccio di ferro
è stato con il Nuovo centrodestra, proprio sulla possibilità
di allungare i tempi della prescrizione. Però il presidente
del Consiglio, Matteo Renzi,
presentando in conferenza
stampa le decisioni appena
prese, ha tenuto a specificare
che, se sarà necessario, il governo chiederà la fiducia sul
disegno di legge. E mentre il
governo era riunito, è arrivata l’ennesima notizia-bomba
sugli scandali dilaganti, questa volta da Venezia, per il caso Mose, con due deputati
del Pd coinvolti.
In concreto, che cosa prevedono le nuove norme anticorruzione? Innanzitutto per
i reati di corruzione le pene
minime passano da quattro
a sei anni di carcere, mentre
le massime da otto a dieci anni. La filosofia è semplice: «Il
punto centrale è che chi viene condannato deve pagare
tutto,fino all’ultimo giorno, fino all’ultimo centesimo».
L’altra novità sono le misure
sui beni confiscati per i reati
di corruzione come quelle
previste per le associazioni
mafiose. «L’aggressione dei
patrimoni fa più paura dela
detenzione», ha detto il ministro della Giustizia Andrea
Orlando,«come per la lotta alla mafia è una chiave di volta».
Renzi ha insistito: «Noi
pensiamo che la corruzione
::: LA SCHEDA
L’ANNUNCIO
Matteo Renzi aveva annunciato misure più dure contro
la corruzione all’indomani
dello scandalo di «Mafia Capitale», segnalando che in
galera ci sono troppi pochi
condannati per questo tipo
di reato.
LA PROPOSTA
«Si sappia che da questa parte del tavolo c’è gente che
non si darà tregua finché
ogni angolo d’Italia non sarà analizzato, eviscerato sui
fenomeni corruttivi» ha annunciato ieri Renzi.
LE PENE
Il governo prevede la confisca dei beni, che riguarderà
anche gli eredi. Aumentate
le pene: quella minima per
la corruzione passerà da 4 a
6 anni, la massima da 8 a
10. E i condannati dovranno
restituire il denaro.
I TEMPI
«Aumentando di due anni
la pena massima aumentano anche di due anni i termini di prescrizione per la corruzione» ha spiegato il ministro della Giustizia Andrea
Orlando.
LE LITI
Il governo s’è detto pronto a
chiedere la fiducia e ha negato tensioni, ma il premier è
stato costretto a trattare con
il Nuovo centrodestra sui
tempi dei processi. Con particolare riferimento alla prescrizione.
L’ex sindaco di Firenze e attuale premier (nonché leader del Partito democratico), Matteo Renzi [Ansa]
è una grande, grande, grande sfida per il nostro Paese»,
ha detto il presidente delConsiglio, assicurando: «Si sappia che da questa parte del tavolo c'è gente che non si darà
tregua finché ogni angolo d’Italia non sarà analizzato, eviscerato sui fenomeni corruttivi». Pene «più severe», dunque. Renzi ha spiegato che
nel Cdm si «è discusso di
quattro punti che integrano il
disegno di legge già esistente
che sarà irrobustito da queste norme». Come si spiegava, la pena minima della corruzione passa da quattro a
sei anni; la massima da otto a
dieci. È prevista la «restituzione del maltolto: la confisca diventa più semplice» e «questo riguarda anche gli eredi»,
che saranno «corresponsabili nel senso patrimoniale».
Per quanto riguarda la pre-
scrizione,che si allunga, Renzi ha spiegato che la nuova
norma non si applica al passato. Le nuove regole sulla
prescrizione si approveranno a partire da quando «il testo diventerà legge, mi auguro nel tempo più breve». Le
tensioni con Alfano e l’Ncd?
In consiglio dei ministri c’è
stata «piena condivisione da
parte di tutti» sul ddl, anche
perché era una «discussione
Ieri l’ex premier Massimo
D’Alema, acerrimo rivale di
Matteo Renzi, è stato
contestato a Bari durante lo
sciopero generale indetto da
Cgil e Uil. D’Alema è reduce
da un duro scontro con
Delrio [Ansa]
In vista dell’assemblea nazionale
La rivolta della vecchia guardia Pd
«Ora basta, sarà scontro totale»
::: ELISA CALESSI
■■■ I collaboratori di Matteo Renzi
hanno passato l’intera giornata al telefono. E lo stesso faranno oggi per contattare, uno per uno, gli oltre seicento
delegati renziani dell’assemblea nazionale. Appuntamento, domani alle
10.30 al Salone delle Feste dell’Eur. Perché se non sarà una resa dei conti finale - nessuno si illude che la guerra tra
maggioranza e minoranza finisca -,
quella di domani vuole essere, nelle intenzioni del premier e segretario, una
prova di forza. La dimostrazione che
«questo è ilPd, sono loro a mettersi fuori». La parola d’ordine, quindi, è serrare i ranghi e tutti presenti. Da un punto
di vista numerico, il risultato sarà
schiacciante. Tra renziani, giovani turchi, ormai in quota maggioranza, e “filo-governativi” della minoranza (Area
riformista che fa riferimento a Roberto
Speranza), si dovrebbe superare gli
800 delegati pronti a votare ildocumento del premier. Quello che non solo
sancirà un sostegno all’agenda del governo, riforme comprese, ma conterrà
un passaggio in cui si stigmatizza chi
vota diversamente dalla linea decisa
negli organismi dirigenti. Un vero e
proprio anatema contro i dissidenti. E
contro il regista, che il “giglio magico”
individua in Massimo D’Alema. Il fatto
che l’ex premier, ieri, sia capitato guarda caso a Bari nel mezzo di una manifestazione della Cgil, dove non ha risparmiato critiche al governo, è stato letto
come l’ennesima conferma di questo
attivismo. Punito, però, dai militanti,
persino quelli antigovernativi, visto
che - si nota - è stato contestato.
Come lui sono scesi in piazza a fianco dei sindacati - in cortei dove il premier era bersaglio polemico di cartelli,
caricature e palloncini - anche Gianni
Cuperlo, Stefano Fassina, Barbara Pollastrini. Non l’hanno fatto, invece, Pierluigi Bersani, Cesare Damiano e Guglielmo Epifani, scelta che è stata apprezzata.
Resta il fatto che con l’ala dura della
minoranza,sinteticamente indicata come «la vecchia guardia», si ammette
tra i renziani che «lo scontro è totale». E
se il premier è arrabbiato, i suoi lo sono
perfino di più. «C’è una classe dirigente», osserva un fedelissimo del premier, «che sta con Matteo dalla prima
ora e che in questi mesi non è stata utilizzata, proprio per fare spazio a questi
qui. Hanno incassato posti, poltrone.
La Bindi all’Antimafia, Speranza capogruppo, la segreteria unitaria. Ed ecco
fatta ad agosto», ha voluto
precisare il premier. È stato
scelto il ddl, ha spiegato Renzi, perché «non si fa un decreto sulla materia penale, ma si
può chiedere al Parlamento
di correre e noi lo facciamo».
A chi gli potrebbe rinfacciare
che di compromesso si tratta, il premier ha risposto: «Se
queste norme sono un compromesso, farò compromessi tutta la vita».
come lo ripagano». Un’arrabbiatura
che contiene anche una larvata critica
al “capo” per la scelta di mantenere
molti della minoranza ai loro posti, di
fare patti con quelli che lo avevano
combattuto, di valorizzare gli avversari
interni spesso a scapito diquelli che l’avevano seguito fin dall’inizio.
E’ l’antico dilemma tra renziani della prima, della seconda e ormai dell’ultima e ultimissima ora, categorie che il
premier spesso ignora o utilizza a suo
piacimento, a seconda della situazione. Fatto sta che lo «scontro totale» è in
corso. E, passata la prova di forza dell’Eur, proseguirà nelle aule parlamentari. In particolare in Senato, dove gli
uomini del premier sono molto preoc-
cupati per i tempi dell’Italicum. Già si
mette in conto che la montagna di
emendamenti presentati, oltre diecimila, ritarderà la scadenza che il governo
si era dato, cioè la fine dell’anno. Dal
punto di vista quantitativo il grosso delle modifiche è stato presentato dalla Lega, ma dal punto di vista qualitativo a
impensierire sono quelli della minoranza Pd. In particolare i 9 emendamenti e 8 subemendamenti presentati
dal bersaniano Miguel Gotor e firmati
da oltre una trentina di senatori, che
puntano a eliminare i capilista, a legare
l’Italicum all’entrata in vigore della riforma costituzionale, eliminando la
clausola del Mattarellum, che prevedono un listino nazionale con cui eleggere il 25% dei deputati e il resto con preferenze. Su questi potrebbe crearsi in
Aula un consenso trasversale che va da
frange di Fi alla Lega, fino al M5S. La
partita della legge elettorale, del resto,
è importante anche perché decide molte mosse. Se, per esempio, fosse approvato un emendamento che prevede il
Consultellum come norma transitoria
in caso di elezioni anticipate, la minoranza, si dice nel Pd, potrebbe tentare
la spallata finale al governo, contando
poi di presentarsi alle elezioni con una
forza identitaria di sinistra.
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romanzo criminale
«Più sfollati e bufere»
La lista dei desideri
di Buzziil «buono»
Il capo della Coop «29 giugno» era diventato l’emblema della solidarietà
In pubblico parlava di «inclusione», ma a Capodanno mandava un sms
agli amici: speriamo in un 2013 pieno di monnezza, immigrati e nevicate
::: segue dalla prima
MARIO GIORDANO
(...) e fa trionfare il bene, ilprincipe delle cooperative sociali,
dava lavoro agli emarginati
(ex carcerati) per aiutare gli
emarginati (stranieri e nomadi),la summa del politicamente corretto, ilmassimo dell’impegno civile, l’emblema stesso della solidarietà. Quando
parlava in pubblico non perdeva occasione di sdottoreggiare su «inclusione», «attenzione agli ultimi», «quando il
sociale diventa impresa d’avanguardia». Formule perfette. Poi, per gli auguri di Capodanno mandava un sms agli
amici: «Speriamo che il 2013
sia pieno di monnezza, profughi, sfollati e bufere». Tutte cose molto buone, si capisce. Soprattutto per il suo conto in
banca.
Il re della Cupola di Roma
ce l’aveva chiaro. Finita la siderurgia, finita la metallurgia, ormai archiviata la stagione del
tessile e della chimica, c’è solo
un’industria in Italia in grado
di produrre redditi per tutti gli
appetiti: la fabbrica della solidarietà. E allora avanti con gli
immigrati che, come è ormai
noto, «rendono più della droga», e avanti con i rom, perché
«con i rom io ci faccio fatturato». Vogliono far arrivare 250
immigrati? «No, datecene
2.500». Tutti adulti? «No, meglio se bambini perché rendono di più». Così lucrava sul disagio, così speculava sulla disperazione. E perfarlo non esitava neppure a gettare micce
sulle periferie in rivolta o a
stringere accordi con la ’ndrangheta. Ma attenti: per farlo doveva mostrare sempre il
volto buono.
Dai buoni mi guardi Iddio
che dai cattivi mi guardo io. E
com’era buono Buzzi. Com’era buono quando faceva le foto con tutti i big della sinistra,
quando pontificava daiconvegni, quando andava a «La vita
in diretta» a parlare dei «suoi
ragazzi». Non perdeva occasione per riempiersi la bocca,
parlando divalori. Valori, valori,valori. E poi ovviamente impegno e solidarietà. Appena
poteva citava la Banca Etica,
la tutela dell’ambiente, l’importanza di riciclare i rifiuti,l’educazione civica, l’integrazione, l’attenzione agli altri, la generosità. C’è l’alluvione? Lui
dà subito un aiuto.C’è la beatificazione dei due Papi? Luipulisce l’isola Tiberina per «servizio alla città». Il maltempo abbatte gli alberi storici della Capitale? Lui si offre di ripiantarli. C’è l’iniziativa sul femminicidio con la Dandini e la Boldrini? Lui ovviamente sponsorizza. È così buono che lo fanno anche presidente del comitato che dovrebbe sorvegliare
sulle cooperative: chi meglio
di lui può garantire sulla loro
moralità?
Speriamo che il nuovo anno sia pieno di bufere e profughi, ve lo augura un uomo
buono. Ma non buono così,
per modo di dire: talmente
buono da diventare simbolo
della solidarietà. Emblema
del riscatto sociale. E lui ne era
consapevole, si metteva in posa,ricercava tuttii totem possibili per far passare il messaggio dell’umile che trionfa attraverso la limpida onestà. Quando lo intervistavano nel suo ufficio alle spalle mostrava una
riproduzione del Quarto Stato
di Pelizza da Volpedo. Sulla testata del gruppo aveva fatto
stampare un verso di De Andrè: «Storia diversa per gente
normale, storia comune per
gente speciale». E sulla sua rivista grondavano gli articoli inzuppati di retorica dell’accoglienza, un «valore» che ovviamente bisogna difendere. Ma
certo:valori, valori, valori. I valori non sono mai stati in discussione alle coop di Buzzi.
Soprattutto i valori economici, quelli ottenuti sfruttando
immigrati e rom.
Ma Buzzi ha fatto perfin di
peggio che usare biecamente
gli emarginati e i rom per i
suoi loschi traffici di denaro.
Ha usato biecamente il concetto stesso dibontà.Di solidarietà. E si è nascosto dietro le
cose più nobili dell’animo
umano perché sono il paravento perfetto per poterne
combinare di tutti i colori: tanto chi ti viene a controllare?
Tutti quelli che rubano, diceva Flaiano, devono far mostra
di amare i bambini e temere
Iddio. Si capisce: se siamo
buoni chi ci attacca? Chi ci denuncia? Chi ci scopre? Siamo
nati in carcere, abbiamo recitato l’Antigone di Sofocle, abbiamo organizzato il convegno sulreinserimento in società, abbiamo persino anticipato la legge Gozzini, tutti erano
Salvatore Buzzi, capo
della cooperativa «29
giugno», in un
fermoimmagine
di un video di
un'intercettazione
telefonica dei
carabinieri del Ros
[Ansa]
LA COLPA Il socio di Carminati ha fatto di peggio che
utilizzare gli emarginati e i rom per i suoi traffici
di denaro. Ha usato biecamente il concetto stesso di bontà
“
■ Speriamo
che il 2013 sia
un anno pieno
di monnezza,
profughi,
immigrati, sfollati,
minori, piovoso
così cresce l’erba
da tagliare
e magari con
qualche bufera
di neve: evviva
la cooperazione
sociale
IL MESSAGGIO
DI SALVATORE BUZZI
Il «paradosso» del presidente della Camera
commossi per quant’eravamo bravi e puliti, ci hanno applaudito, omaggiato, celebrato al Forum della Pubblica
Amministrazione cihanno dato pure il riconoscimento Best
Pratctice Patrimoni 2014. Chi
osa criticare tale miracolo di
::: DAVIDE GIACALONE
bontà? Ah quanto funziona lo
schermo della solidarietà.
■■■ Non ci sono mica solo i criminali dell’acQuanto aiuta. Quanto protegcoglienza. Ci sono anche gli sciacalli del buonige. Ancora a maggio, presensmo e del cattivismo. Ai primi interessa poco e
tando il bilancio, Buzzi faceva
nulla dei profughi e degli sfollati. Ai secondi pola ruota in via del Frantoio,
co e nulla dei soldi spesi per raccoglierli in luoproprio uno dei centri accoghi circoscritti. A tutti costoro interessa solo il
glienza immigratifiniti poi nelproprio tornaconto. Me ne convinco leggendo
lo scandalo. «La nostra intenLaura Boldrini, che con la politica dei profughi
zione è far diventare questo
s’è assicurata una carriera da funzionaria e poi
luogo un polo di integrazione
il debutto in politica. Sostiene Boldrini: quelli
persuperare itanti steccaticreche profittano sui profughi deturpano il valore
ati dal pregiudizio e dall’ignodella solidarietà, mentre sono moltissimi gli
ranza. Un luogo di incontro di
operatori competenti e motivati. Lo spero. Ma
cultura e ditradizioni». Un luodove erano mentre i campi profughi costavano
go di incontro di cultura e di
dieci o cento volte quel che valevano? Non si
tradizioni, capite? E intanto
erano accorti che il livello di vita, in quei campi,
lui faceva la cresta sulla dispeera infinitamente inferiore al costo che la colletrazione.
tività sosteneva? Fra i propagandisti del cattiviUna cresta redditizia per alsmo, del mandiamoli via, del
tro. Dietro lo schermo
chiudiamo le frontiere, ce ne
della bontà, la Coop
sono stati che poi davano sol29 giugno ha moltiplidi pubblici ai cooperatori del
cato il suo fatturato,
ladrocinio; mentre fra gli
passando da 600mila
sventolatori del prendiamoeuro a 60 milionidieune di più, accogliamoli tutti,
ro in vent’anni, centuvolemose bene, ce ne sono
plicando cioè le entrache vogliono bene solo a sé,
te.Negliultimi due analla parte che si sono scelti,
ni, dal 2011 al 2013,
incapaci di vedere e capire il
mentre gli altri imrisultato della propria propaprenditori chiudevaganda.
no e si suicidavano, lo- Laura Boldrini [LaPr]
Scrive Boldrini: «Paradosro sono riusciti a cresalmente il meccanismo che doveva facilitare
scere di 21 milioni di euro.
la convivenza sta generando ostilità verso i miMazzetta dopo mazzetta, apgranti». Paradossalmente un corno, perché
palto truccato dopo appalto
quella è la logica conseguenza della premessa:
truccato, Spezzapollice dopo
i buonisti della convivenza se ne infischiano
Er Cecato. Solo la cooperativa
dell’indecenza. Mettono la propria bontà sul
del gruppo che si occupa di
conto degli altri. La scaricano nei quartieri dozingari è passata da 1 a 15 mive mettono piede solo se accompagnati dalle
lioni di euro. Del resto, si sa,
telecamere. Se vedono il disagio lo traducono
basta un poco di zucchero e la
in colpa di quanti non osannano la bontà un
pillola va giù, ma i profitti vantanto al chilo, chiedendo ancora più soldi.
no su. «Semo pieni di soldi»,
Quindi favorendo gli affaracci cooperativistici.
come diceva Buzzi, l’uomo
E se si stupiscono dello scandalo (dico «se», perbuono che augurava un buon
ché una parte di quegli stupori è stupefacente)
anno pieno di profughi, sfollaè solo perché ignorano del tutto la realtà conti, bufere e monezza. Come se
creta.
la monnezza che ha fatto lui
Proviamo a usare il buon senso e immaginain nome della bontà non fosse
re come porre rimedio. Intanto vanno separati
abbastanza…
E la Boldrini si preoccupa per i migranti
«Ostilità verso di loro per colpa degli indagati»
due gruppi: i profughi e i migranti. Buonisti &
cattivisti li mischiano, ma è l’errore che poi degenera in impotenza e sperpero. I profughi vanno accolti e istradati verso le destinazioni finali.
Per farlo occorre identificarli. Identificarli non
ha alcun senso se non per scoprire chi non è
profugo e, quindi, metterlo nel secondo gruppo.Nell’identificarli servono i soldi e la collaborazione dell’Onu, che dovrebbe funzionare soprattutto ai confini delle zone da cui i profughi
fuggono, onde evitare il commercio di carne
umana e il rischio di morte. Ergo: fare capi profughi in Italia serve a poco e niente, ma per
quel che si fanno devono essere finalizzati non
alla permanenza, ma all’identificazione e ripartenza.
I migranti, invece, non c’è alcun dovere di
accoglierli. Avere immigrati è un affare. Un
buon affare. Il saldo è positivo, e non solo economicamente, in Italia come nel resto d’Europa, se riferito agli immigrati regolari. Gli altri, gli
irregolari, i clandestini, non si ha il dovere di
prenderli.Quindi:identificarli, valutarne l’accoglimento,ove non possibile siprocede al rimpatrio. Che è il solo modo serio per stroncare le
gambe ai trafficanti dei barconi. Qui abbiamo
fatto proposte concrete, a cominciare da zone
extraterritoriali sotto la giurisdizione Ue. Inutile
dire che né ai buonisti né aicattivisti sono minimamente interessate. E gli altri disagiati? Chi?
Scusate, ma perché dovremmo spendere soldi
pubblici per i campi nomadi? Se sono nomadi,
girano. Se stanno nei campi, non sono nomadi. Siccome li considero depositari di diritti e di
doveri al pari di me, credo che vadano difesi da
eventuali aggressioni e messi nella condizione
difermarsi temporaneamente, ma non in quella di fare i mantenuti, consentendo una delinquenza che è ripugnante pietismo di chi li considera essere inferiori, destinati a quel tipo di
vita. Il razzismo dei buonisti non ha nulla da
invidiare a quello dei cattivisti. Mentre gli attivisti della bontà, incapaci di denunciare il malaffare prima che si intervenga la procura, meritano un solo invito: è ora che anche voi andiate a
lavorare. Scrive Boldrini: l’accoglienza genera
posti di lavoro per gli italiani. No, genera spesa
pubblica degenerante, produttiva di tasse e debiti. L’accoglienza è un business sono laddove
non ha nulla di buono.
www.davidegiacalone.it
@DavideGiac
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__Sabato 13 dicembre 2014__
7
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A RITROSO Recuperare le versioni precedenti del portale
web è possibile: e si scoprono gli elogi (poi tolti) all’ex
segretario Pd. Ancora visibili invece le lodi a Rutelli
romanzo criminale
La cupola sbianchetta l’amico Veltroni
L’ex sindaco di Roma era molto amico di Buzzi e sotto di lui il fatturato della cooperativa lievitò. Ma adesso dal sito della società
di Mafia capitale sono state cancellate le foto di Walter col manager rosso. Censurato anche un finanziamento di Marrazzo
Walter Veltroni, nato a
Roma nel 1955, ex
segretario del Pd, è
stato sindaco di Roma
dal 2001 al 2008
[LaPresse]
::: segue dalla prima
FRANCO BECHIS
(...) e di integrazione dei soggetti svantaggiati ed inoltre
noi abbiamo il privilegio di
conoscere personalmente il
Sindaco,che sovente ci incoraggia in questo nostro difficile
percorso
di
imprenditorialità sociale».
Parola di Salvatore Buzzi,
per lustri presidente della coop sociale 29 giugno, fino a
quando non è diventato l’indagato principe dell’inchiesta su Roma capitale, finendo agli arresti nel carcere sardo di Badu ’e Carros.
Quella rivendicazione di
amicizia con il fondatore del
Pd, che è stato sindaco di Roma, quel riconoscimento tributato alla giunta Veltroni
che si era data un gran da fare per sostenere le cooperative sociali come la 29 giugno,
era contenuto nella storia
del gruppo vergata proprio
da Buzzi e inserita in apertura del sito internet della coop. Bisogna parlarne al passato, perché quella storia è
tutt’oggi in apertura del sito:
nove cartelle dall’inizio ai
giorni nostri. Ma quella rivendicazione dell’amicizia
con Veltroni è misteriosamente scomparsa insieme a
un paio di altri periodi, dove
era contenuta anche la notizia di un finanziamento ricevuto nel 2005 dalla Regione
Lazio di cui era appena divenuto presidente Piero Marrazzo. Mancano questi due
periodi nella storia che oggi
è visibile da tutti. Qualcuno
li ha sbianchettati, senza
spiegare perché.
Per ritrovare il vecchio testo con il riferimento alla
amicizia personale di Buzzi
con Veltroni bisogna andare
a cercare il sito Internet precedente della Coop (www.
cooperativa29giugno.org)
attraverso la wayback machine che fa resuscitare testi
poi cancellati da internet. Diventa così un giallo la sparizione di quella citazione dell’amicizia con Veltroni. Anche perché nel lungo e pomposo testo sulla storia della
cooperativa, non mancano
riferimenti ad altri leader politici e sindaci della capitale.
Sono tutt’ora visibili i riferimenti alla giunta comunale
di Roma guidata da Francesco Rutelli. E le parole nei
suoiconfronti sono altrettanto cortesi:«Finalmente»,scrive Buzzi, «nel dicembre
1993 arrivò la Giunta Rutelli.
Fino al 1993 noi avevamo
rapporti con le municipalità, specialmente la V˚, ma
con l’Amministrazione comunale di Roma, con le
Giunte Signorello e Carraro,
non eravamo mai riusciti a
portare avanti progetti di integrazione sociale. Arrivò al
Governo della città una nuova classe dirigente, molti dei
quali conosciuti direttamente nelle nostre battaglie di integrazione, altri ancora erano stati compagni di viaggio
e grandi opportunità alla nostra Cooperativa furono date da molte persone».
In quella stagione politica
Buzzi considerava di avere
tre amici, che cita con affetto: l’attuale senatrice di Sel
Loredana De Petris, il compianto Mario Di Carlo e l’ex
assessore alla Sanità Giusy
Gabriele. Rutelli assegna a
Buzzi e ai suoi ex detenuti
anche una commessa che li
ha resi felici, tanto da scrivere: «Nel 2000 la nostra Cooperativa ha avuto l'onore di
partecipare all'apertura dell'
Anno Santo con la manutenzione delle aree verdi prospicienti le Basiliche di S. Paolo
il graffio
Il cacciatore di teste
«Lui è stato, in quegli anni, tra le persone più impegnate
sul fronte della lotta all’abuso e alla illegalità diffusa».
Così Walter Veltroni parlava recentamente del suo vecchio dirigente Luca Odevaine, oggi finito nell’inchiesta
Mafia capitale e con una precedente condanna per droga. Lui sì che capisce la gente.
I sindacati contro Annamaria Buzzi
Annamaria Buzzi, sorella
di quel Salvatore, dominus
della cooperativa 29 giugno
La sorella del «boss» dirigente al ministero
■■■ L’indagine sulla Mafia Capi-
tale rischia di mietere una vittima
anche al ministero dei Beni Culturali. Vittima illustre, peraltro: trattasi infatti di Annamaria Buzzi, sorella di quel Salvatore che, da dominus della cooperativa 29 giugno finito agli arresti per associazione
mafiosa, figura tra i protagonisti
dell’inchiesta che sta facendo tremare mezza Roma.
La signora Buzzi, a via del Collegio romano, ci sta da un’eternità:
iniziata la carriera nel 1977, dal
2012 è direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale. Sebbene non risulti indagata,
la donna si ritrova menzionata nel-
le carte dell’indagine. Il suo nome,
infatti, appare nell’informativa dei
Ros,dove si dà conto di un’intercettazione dalla quale emergerebbe
un’episodio di raccomandazione:
per favorire la figlia Irene Turchetti
in un maxi-concorso bandito dal
Comune di Roma per trecento posti di ispettore amministrativo, la
Buzzi avrebbe - per tramite del fratello - fatto arrivare un orologio di
gran lusso (cinquemila euro di valore) in regalo ad Angelo Scozzafava, all’epoca dirigente dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e componente della commissione esaminatrice.
A partire a testa bassa contro la
dirigente è uno dei sindacati interni dei Beni Culturali, la Uil Mibact.
In una durissima nota diffusa due
giorni or sono in occasione della
Giornata della Trasparenza tenutasi al ministero e che ha visto tra i
relatori proprio la signora Buzzi, il
sindacato chiede al ministro Dario
Franceschini di «tenere a disposizione del Ministero Annamaria
Buzzi, non affidandole alcun incarico» finché l’inchiesta non sarà terminata. «Certamente», si legge nel
comunicato sindacale, «la giornata ministeriale è stata organizzata
prima che esplodesse lo scandalo
di Roma, ma é del tutto evidente
che il nome della dottoressa Anna-
e di S. Giovanni e forse questo è uno dei lavori che più
ci inorgoglisce per la fiducia
dimostrata dal Comune di
Roma nei nostri confronti». I
rapporti con l'allora sindaco
di Roma sono invece stati
successivamente cancellati
dal materiale illustrativo della Coop. Sparito anche ogni
servizio fotografico che ritraeva Buzzi con Veltroni. Ogni
volta che un personaggio importante rendeva visita alla
coop naturalmente veniva
realizzato un servizio fotografico da utilizzare come distintivo. Nessuna citazione
invece della presenza del
fondatore del Pd e primo cittadino di Roma da quelle
parti.
Eppure un riferimento
non più cancellabile c’è: nel
bilancio della coop del 2006:
fra i fatti di rilievo citati dopo
la chiusura dell’esercizio sociale nella relazione che accompagna i conti economici, Buzzi scriveva: «Nel corso
del 2007 il Centro è stato visitato dal Sindaco di Roma
Walter Veltroni e dal Sottosegretario agli Interni Marcella
Lucidi». L’amicizia Buzzi e
Veltroni che dopo anni improvvisamente è diventata
imbarazzante per qualcuno
che ne ha cancellato ogni
traccia, è continuata fino all'
ultimo giorno in cui il fondatore del Pd è restato in carica
come sindaco di Roma. E in
quegli anni è anche lievitato
il fatturato delle coop di Buzzi,che sono riuscite ad acquisire dal Comune nuovi lavori anche in settori che non
erano loro tradizionali, come la raccolta rifiuti presso
le mense e i ristoranti di Roma.
maria Buzzi, in una giornata sulla
“trasparenza”,rappresenta una pagina nera per il ministro e per tutti
gli altri relatori». La nota si chiude
con un’ulteriore richiesta a Franceschini: «far verificare tutti gli accordi nonché i rapporti che la dottoressa Buzzi ha tenuto nel corso di
questi anni con ilmondo delvolontariato».
L’unica replica a giungere dal
ministero è quella della Buzzi stessa. La signora invia una lunga nota
all’agenzia Ansa per discolparsi.
Primo:«Smentisco categoricamente di avere avuto contatti o rapporti
con le attività svolte direttamente
o indirettamente dalle cooperative
di Salvatore Buzzi o con altri osggetti a qualsiasi titolo nella vicenda
giudiziaria».Secondo: «I riferimenti a presunte dazioni di denaro o
orologi al dottor Scozzafava spmp
prive di fondamento. Non ho mai
avuto alcuna ragione per dover riconoscere tale utilità né a titolo personale né per favorire i miei familiari». Pertanto, «quanto affermato
da Salvatore Buzzi nel corso di una
conversazione telefonica intercettata non mi riguarda ed il suo contenuto non è a me riconducibile in
alcun modo». La patata bollente,
adesso, è nelle mani del ministro
Franceschini.
M. G.
8
PRIMO PIANO
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romanzo criminale
MARA CI STA A riportare ottimismo in casa azzurri è il
probabile buon esito della trattativa con la Venier, cui l’ex
premier ha chiesto di correre come sindaco di Venezia
IlCavaliereinmarciasuRoma
Ilpianoperfarcadereilsindaco
Berlusconi annuncia l’uscita di tutti i consiglieri azzurri ed Ncd si accoda
Intanto si cerca un candidato della società civile: sondato Alfio Marchini
L’APPELLO
Salvini con «Libero»:
adesso il Pd
restituiscai soldi
::: PAOLO EMILIO RUSSO
ROMA
■■■ IlCavaliere ha dovuto pe-
nare non poco per raggiungere
il risultato: i consiglieri comunali eletti a Roma con Forza Italia presenteranno le loro dimissioni. La richiesta del leader
era partita da Palazzo Grazioli
«Sono d’accordo con Li- martedì scorso e il coordinatobero: i politici che han- re romano del partito, Davide
no preso soldi da Salva- Bordoni, non ha raccolto soltore Buzzi devono resti- tanto risposte entusiaste degli
tuirli». Parola del leader eletti, anzi. Il problema è che le
della Lega Nord Matteo dimissioni dei soli forzisti non
Salvini. «A Roma sta av- saranno sufficienti a portare alvenendo una schifezza lo scioglimento del Comune, si
mai vista. Dato che il pre- rischia un pasticcio col subenmier Matteo Renzi si tro dei primi tra i non eletti e, di
spaccia sempre per un conseguenza, si è deciso di rinfenom eno,
viare il momensi dimostri
to della lettera
tale
restidiaddio alCamtuendo i solpidoglio al giordi». Buzzi,
no in cuiscegliegià condanranno di dimetnato
per
tersi anche i
omicidio, è
consiglieri degli
l’uomo della
altri partitid’opcooperativa
posizione. Per
29 giugno
non
lasciare
che ha incasspazio ai dubbi
sato nume- Matteo Salvini [LaPresse] su quale siano i
rosi appalti
desiderata del
dal Comune di Roma e Cavaliere e la linea del partito,
ha finanziato, tra le altre ieri mattina si sono presentati
cose, la campagna eletto- alla stampa nella sede di San
rale di Ignazio Marino Lorenzo in Lucina big del caliversando 30 mila euro. bro di Giovanni Toti, Maurizio
In un’intercettazione, Gasparrie Antonio Tajani.«SerBuzzi ha ammesso che ve un atto collettivo di almeno
con l’accoglienza degli 24 consiglieri per tornare al voimmigrati «si guadagna to: mi auguro che i consiglieri
più che con la droga». di altre forze politiche facciano
«Vorrei ricordare» con- come Forza Italia», ha detto
clude Salvini «che la Le- quest’ultimo, già vicepresidenga non ha nulla da resti- te della Commissione eurotuire...». Ieri ha aderito pea. Ncd raccoglie: Roberto
all’appello di Libero un Cantiani e Lavinia Mennuni, i
altro leghista: Mario Bor- due consiglieri eletti col partito
ghezio.
diAngelino Alfano,si potrebbe-
ro dimettere. L’appello è dunque rivolto ora agli eletti con
Fdi, ma anche a quelli della lista che sosteneva Alfio Marchini. Non c’è nessun imbarazzo
per il coinvolgimento di alcuni
esponentidel fu Pdlnell’inchiesta Mafia Capitale:«Fiè infinitamente meno coinvolta della sinistra», sottolinea Giovanni
Toti. Per Maurizio Gasparri,
che è anche vicepresidente del
Senato, toccherebbe innanzitutto al Pd prendere atto che
«la situazione è ingestibile, che
il Comune di Roma è in un
commissariamento di fatto». Il
coordinatore provinciale azzurro Davide Bordoni, che è anche consigliere comunale, ha
annunciato una «raccolta di firme nei gazebo per chiedere le
dimissioni di Ignazio Marino»
e la proposta di una «commissione d’inchiesta». Difficile che
il sindaco si dimetta.
La pressione sul leader Pd, i
dettagli dell’inchiesta romana
e di quella sul Mose a Venezia,
sembrano avere però convinto
Forza Italia che le elezioni anticipate nella Capitale sono un
obbiettivo possibile e, in alternatva, una buona occasione
per rinserrare le fila del centrodestra. Se l’ex premier giovedì
si è dedicato all’ambasciatore
della Federazione Russa e ieri
al Milan - con tanto di brindisi
tra la figlia Barbara e Adriano
Galliani -, nella Capitale i suoi
sherpa stanno sondando alleati e potenziali tali per preparare
una alternativa alsindaco in carica. Una soluzione presa in
considerazione è quella di “agganciare” Alfio Marchini, già
candidato indipendente due
anni fa della lista “Roma nel
cuore”, facoltoso, proveniente
da una famiglia di sinistra, telegenico. L’ex premier lo aveva
addirittura «considerato» come possibile candidato premier: i due si sono incontrati
nei mesi scorsi.
A riportare ottimismo in casa azzurri è il probabile buon
esito della “trattiva” con Mara
Venier,cui l’ex premier ha chiesto di candidarsi a sindaco di
Venezia.«In tempi in cuila politica segna una distanza dalla
gente, chi meglio di una donna
del popolo veneziano, che ormaifa parte diogni famiglia italiana, saprà guidare la macchina amministrativa?», dice entusiasta l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma. Stesso metodo, quello cioè di pescare fuori
dall’ambiente politico, potrebbe essere utilizzato anche nella
Capitale per individuare un
candidato. Lo ammette anche
il consigliere politico del Cavaliere, Toti: «Perchè no? Roma è
una città piena di talenti, eccellenze e capacità...». Il problema, semmai, sarà far digerire la
scelta a Fdi e Lega. Nonostante
la schiarita dei giorni scorsi, infatti,ilCavaliere non sembra intenzionato a partecipare all’evento organizzato da Matteo
Salvini oggi a Milano sul tema
della flat tax e le posizioni restano distanti. L’aliquota unica sarà comunque parte di un pacchetto di misure economiche
che il leader di Fi intende presentare a gennaio e che conterrà modifiche anche alle pensioni:potrebbe essere la base ideale attorno alla quale ricostruire
la coalizione. In compenso Berlusconi ha dato un ordine: «È
vietato rispondere alle provocazionidiRaffaele Fitto, va ignorato». E infatti la sua dichiarazione-provocazione di ieri su «Fi
che attraversa un momento in
difficoltà» non è stata raccolta
da nessuno.
COSTITUZIONE DI PARTE OFFESA
La Capitale vuole i danni dalla «Cupola»
Roma, la Capitale d'Italia, non vuole l’etichetta di «città mafiosa» e si muove per tutelare la sua immagine: il
Campidoglio sarà parte offesa nel processo sulla Piovra di Massimo Carminati&Co. Il sindaco di Roma, in
qualità di legale pro tempore di Roma Capitale ha firmato l’atto con cui formalizza alla Procura la «costituzione dell’amministrazione quale parte offesa». Una
mossa «in vista della futura costituzione di parte civile
dell’amministrazione nel processo penale», per ottenere il risarcimento dei «danni morali e materiali».
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romanzo criminale
COME FINI Se provi a eccepire qualcosa sull’allegro
chirurgo la risposta è che non è indagato. Succedeva
anche con l’ex An ai tempi della casa di Montecarlo
La leggenda diSanto Marino
I 6 motivi per mandarlo a casa
Il sindaco ha preso soldi da Buzzi ma diceva di non conoscerlo. Non ha vigilato sulla «29 giugno» che
con lui ci ha guadagnato. E ora si trova con l’assessore all’Abitazione indagato e le primarie inquinate
::: segue dalla prima
MASSIMO DE’ MANZONI
GLI RESTA LA PREGHIERA
Il sindaco Ignazio Marino in preghiera
durante la ricorrenza dell’Immacolata
Concezione in piazza di Spagna a Roma.
Marino è un medico ed è diventato sindaco
di Roma il 12 giugno 2013. Da senatore, dal
2006 al 2013, ha svolto il ruolo di presidente
della Commissione di inchiesta sull’efficacia
e l’efficienza del Ssn ed è stato membro della
Commissione igiene e sanità del Senato. Poi
nel marzo 2013 si è candidato alle primarie
del centrosinistra per eleggere il sindaco di
Roma. E sui i voti delle primarie sono emersi
particolari inquietanti nel corso delle
indagini su Mafia capitale [Ansa]
(...) radiofonica o tg imperniati su Mafia
capitale (cioè praticamente tutti) in cui,
non appena si pronuncia il nome del sindaco di Roma, non parta un coro di «ah,
ma no, che cosa c’entra, lui non è immischiato con il malaffare, mica è Alemanno, ma che dici, al massimo sarà stato
un po' ingenuo ma è sicuramente onesto». Gente, anche e soprattutto di sinistra, che fino a una settimana fa trattava
l’allegro chirurgo come un mentecatto e
ne invocava più o meno esplicitamente
le dimissioni immediate, adesso lo difende a spada tratta come ultimo baluardo
di legalità in una città corrotta: «non ha
preso soldi» (per definizione), «è andato
persino dal procuratore a portargli altre
carte» (niente popò di meno), «ha appena nominato un magistrato assessore
agli appalti» (ma tu guarda). E se provi a
eccepire qualche dubbio, ecco la presunta arma finale, molto usata anche con
Gianfranco Fini ai tempi della casa di
Montecarlo: «Non è indagato, quindi
non c’entra».
Si capisce molto bene questa levata di
scudi da parte di una sinistra (politica e
giornalistica) che non appena si è saputo dell’indagine ha gongolato pregustando la caccia al fascio-mafioso e si è ritrovata in evidente imbarazzo quando le
notizie uscite dalla Procura hanno disegnato un paesaggio del tutto diverso, al
centro del quale campeggia una delle
mitiche cooperative rosse, per di più particolarmente impegnata nelle predilette
attività di accoglienza e assistenza agli
immigrati. È evidente il terrore che cada
anche l’ultima foglia di fico e venga a
mancare quindi anche l’appiglio dialettico delle mele marce nel cesto sano al
quale appendere il solito ragionamento
giustificatorio capzioso e doppiopesista.
Però le cose non stanno così. E non c’è
alcun bisogno di un avviso di garanzia
per condannare un amministratore: la
vita non è tutta codice penale. Si può essere giudiziariamente innocenti e politicamente colpevoli. Ecco, per punti, per-
ché Marino non può assolutamente
chiamarsi fuori da Mafia capitale e perché dovrebbe dimettersi all’istante.
1) Ha mentito ai romani. Quando è
scoppiato lo scandalo, Marino ha giurato di non conoscere Salvatore Buzzi, l’«
assassino redento» diventato il boss della cooperativa 29 giugno che corrompeva a rotta di collo e lucrava sugli appalti
comunali. Quando è stato sbugiardato
dalle fotografie, il sindaco ha tentato un'
altra arrampicata sugli specchi: «Sì, l’ho
visto ma non ci ho parlato». Smentito anche su questo fronte. Ci ha parlato e gli
ha persino promesso il suo primo stipendio da primo cittadino. Poi non gliel'ha
dato, ma questo significa solo che ha raccontato una balla anche a Buzzi, non
che sia un giglio di campo.
2) Si è fatto finanziare da Buzzi. Proprio così: non solo lo conosceva, ma metà dei contributi elettorali presi da Marino (vale a dire 30mila euro su 60mila)
arrivano proprio dall’iscritto al Pd che
«guadagna più con i profughi che con la
droga». Arrivano cioè da una cooperativa che campa solo ed esclusivamente
dei soldi che incassa dall'amministrazione comunale. Non è reato e non è nemmeno proibito (chissà perché), ma si
può dire che non è il massimo della trasparenza? E che non ci vuole un genio
per prevedere che, dopo il voto, il finanziatore cerchi di passare all'incasso facendo valere il credito della propria generosità presso l'eletto?
3) Con lui gli affari di Buzzi sono
migliorati. Infatti, il bilancio della cooperativa 29 giugno è passato dai 20,9 milioni del 2012 ai 25,8 milioni del 2013,
primo anno dell'era Marino, che gli affida pure la manutenzione delle piste ciclabili (800mila euro). E così è avvenuto
con tutte le altre cooperative create e gestite da Buzzi, che ha continuato a ottenere appalti comunali a gogò anche nel
2014: in gennaio ha rinnovato quelli per
l'accoglienza immigrati, nel febbraio la
manutenzione del verde di Villa Borghese, in settembre nuovi appalti (per complessivi 1,6 milioni) per l'emergenza casa e così via. Non basta:a ottobre il sinda-
co Marino firma una delibera che concede alla coop un immobile in affitto per
14mila euro l'anno anziché i 73mila di
valore di mercato stimati dai tecnici comunali: uno sconto di quasi 60mila euro, pari a oltre l'80 per cento!
4) Non ha vigilato. È il minimo che si
possa dire:data l’enorme fetta che si intascavano (e distribuivano) i boss, è evidente che i servizi erogati non corrispondevano affatto alla quantità di denaro
sborsata dall’ente pubblico. In un anno
e mezzo, Marino non solo non se n’è accorto: non ne ha avuto il minimo sentore. Colpa grave per un amministratore.
5) Ha scelto male la squadra. Indagato l’assessore alla Casa, Mirko Ozzimo. Indagato il responsabile alla Trasparenza in Campidoglio, Italo Walter Politano. Non indagati ma con stretti legami
con Buzzi il vicesindaco Luigi Nieri e
Mattia Stella, capo della segreteria diMarino. Anche in questo caso, difficile per il
sindaco continuare a far la parte del marziano. Oppure: diciamo che un marziano come sindaco non è il massimo cui
possa aspirare una città.
6) Eletto con primarie inquinate.
Dagli atti dell’inchiesta (e dalle stesse ammissioni di esponenti di spicco del Pd romano) emergono schiere di rom e immigrati prezzolati per recarsi ai seggi in cui i
democratici sceglievano il loro candidato
per la corsa al Campidoglio, risultato poi
essere Marino. In altre parole, Buzzi e C.
hanno pagato persone estranee al partito
per deporre nell’urna un nome a loro gradito.Noi non sappiamo quale fosse questo
nome, ma è chiaro che tutto ciò getta un'
ombra di delegittimazione sull'intera faccenda. Per non parlare del sospetto che la
banda abbia manovrato anche in occasione del voto e del successivo ballottaggio
per l'elezione del primo cittadino.
Sembrano sei motivi più che sufficienti per mandare a casa un sindaco. E questo solo per limitarci al capitolo Mafia capitale. Perché se poi vogliamo aprire il
vaso di Pandora delle nomine sbagliate,
delle Panda rosse, delle multe sparite,
delle pedonalizzazioni a capocchia, dei
bilanci in rosso...
Confermata l’aggravante mafiosa per Carminati
Le mani dei boss sulle piste ciclabili di Ignazio
::: RITA CAVALLARO
■■■ Mafia Capitale aveva messo
le mani pure sulla manutenzione
delle piste ciclabili. Salvatore Buzzi,
l’uomo delle coop rosse e braccio
imprenditoriale dell’ex Nar Massimo Carminati, aveva vinto l’ennesimo appalto. Una commessa da
800mila euro, arrivata nell’estate
del 2013, quando in Campidoglio si
era già insediato il sindaco Ignazio
Marino. È questo che emerge da
un’informativa dei carabinieri del
Ros, depositata al Riesame. Il ruolo
chiave per mettere in atto l’operazione della cupola è stato svolto, secondo gli inquirenti, dal funzionario del X Dipartimento, Claudio Turella, quello che aveva a casa oltre
570mila euro in contanti, nascosti
in buste con il logo del Comune. È
lui che «garantiva al sodalizio continuità tra le diverse Giunte capitoline,consentendogli di esercitare pertanto le proprie influenze, indipendentemente dall’area politica al potere». Turella si sarebbe mosso per
far ottenere alla cooperativa di Buzzi gli 800 mila euro «al netto dell’Iva
invece che comprensivo di quest’ultima imposta», si legge nelle carte.
Per il disturbo, il funzionario infedele «avrebbe avanzato la richiesta di
100mila euro, successivamente rinegoziata in 30mila, come prezzo
per l’atto contrario ai doveri di ufficio». E del denaro dato al funzionario c’è traccia in un’intercettazione,
in cui Buzzi conferma che Turella
era un uomo del clan e che «gli davamo la pagnotta pure a lui...». Oltre alla mazzetta per la pulizia dei
percorsi delle bici tanto care a Marino, avrebbe ricevuto dagli uomini
delNero anche «40 mila euro, elargiti quale evidente tangente per l’emergenza neve». Un dare e avere,
insomma. Mafia Capitale investiva
i fondi neri per poi riprenderli con
qualche zero in più sotto forma di
gare. La coop «29 Giugno» aveva
poi la sfrontatezza di elargire «regali
alla città» e di metterli in bilancio.
Come l’intervento del 26 marzo
2014, quando i lavoratori di Buzzi
hanno ripulito gli argini dell’Isola Tiberina in vista della santificazione
dei due Papi. «L’operazione ha avuto un valore complessivo che si è ag-
L’arresto di Carminati [Ansa]
girato intorno agli 80mila euro», c’è
scritto nel rendiconto, al quale sono
allegate le parole del sindaco. «Sono particolarmente soddisfatto del
progetto che avete ideato e di questo regalo», ha detto Marino alla coop della cupola. Intanto ieri è arrivata la decisione del Riesame. I giudici hanno rigettato le richieste avanzate dagli avvocati e confermato sia
il carcere che l’aggravante mafiosa
per Carminati, il suo braccio destro
Riccardo Brugia, il manager Fabrizio Franco Testa e il commercialista
Roberto Lacopo. Resta in cella pure
il sodale Emilio Gammuto, che però risponde solo di corruzione aggravata, mentre va ai domiciliari
Raffaele Bracci, indagato per usura.
Il legale del cecato, Bruno Giosuè
Naso, ha già annunciato il ricorso in
Cassazione per la scarcerazione di
Carminati, che si trova nella stessa
cella in cui era recluso l’ex capitano
nazista Erich Priebke. Le indagini
proseguono e si attendono nuovi arresti. Sotto la lente c’è quel furto del
pc, di proprietà di un dipendente
della Protezione civile, rubato negli
ufficidel Servizio Giardini il 5 dicembre.I carabinieri sono ormai convintiche sia collegato con Mafia Capitale, soprattutto alla luce del ruolo di
Turella e al fatto che non è stato sottratto altro materiale di valore.