Cardiologia L Aneurisma Dell Aorta
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CARDIOLOGIA A cura di Giuseppe Galgano * L’Aneurisma dell’aorta Una patologia potenzialmente fatale ma spesso silenziosa Aorta è il principale vaso arterioso del corpo, attraverso il quale il cuore spinge tutto il sangue ossigenato nei vasi sanguigni periferici. Si tratta di un vaso a struttura elastica composto da tre stratificazioni denominate, partendo dall’interno: intima, media e avventizia. Il termine aneurisma, dal greco aneurysma indica la dilatazione patologica di un’arteria, che deve essere distinta dall’ectasia, che sta ad indicare, invece, una modesta dilatazione di un vaso arterioso dovuta al fisiologico fenomeno dell’invecchiamento. La trasformazione dell’aorta da normale ad aneurismatica può interessare qualunque parte di essa: dalla sua porzione iniziale (aorta ascendente) sino alla sua porzione finale (aorta addominale) e tutti i suoi principali rami di divisione (arterie iliache, femorali, renali, etc.). Gli aneurismi possono essere classificati da un punto di vista anatomico a seconda della loro forma in fusiformi e sacculari (Fig. 1); si possono classificare poi in base alla porzione dell’arteria aorta colpita (toracica, addominale), poiché i sintomi e la gravità dipendono molto dalla posizione dell’aneurisma stesso. Fig. 1 I fattori legati all’origine degli aneurismi sono legati a fenomeni di invecchiamento, ad aterosclerosi (la causa principale), ad infezioni (tubercolare, luetica, da batteri), a malattie infiammatorie generalizzate con interessamento vascolare (vasculiti), a traumi o forme congenite (associate talvolta ad altre malformazioni cardio-vascolari) legate a degenerazione degli strati muscolari o elastici dell’aorta pugliasalute che ne indeboliscono progressivamente la parete. Tutte queste alterazioni possono portare a fenomeni di ispessimento, assottigliamento, rigonfiamento, restringimento sino alle più gravi conseguenze quali lacerazione, dissezione e rottura dell’aorta. Le lesioni aterosclerotiche si verificano più frequentemente a livello della porzione addominale dell’aorta mentre la porzione ascendente dell’aorta toracica è solitamente risparmiata dall’aterosclerosi, a questo livello infatti gli aneurismi sono dovuti principalmente a fenomeni di degenerazione della porzione media della parete arteriosa (detta medionecrosi cistica), che tuttavia non risparmiano anche gli altri tratti dell’arteria soprattutto nella Sindrome di Marfan (fenomeno degenerativo presente nei pazienti di giovane età). Il principale pericolo determinato dall’aneurisma è il rischio di rottura della parete del vaso con perdita cospicua di sangue, che si correla oltre che con la sede ed il tipo di aneurisma anche con l’estensione dello stesso. Particolarmente minacciosa per la vita è la dissezione della parete aortica, nota anche come aneurisma dissecante dell’aorta, caratterizzata da una elevata mortalità iniziale, pari a circa l’1% ogni ora nei pazienti che non vengono prontamente diagnosticati e trattati. Tuttavia, con una pronta diagnosi e con l’istituzione di una adeguata terapia medica e chirurgica, le possibilità di sopravvivenza iniziale del paziente possono essere elevate, dal 74% al 92% a seconda della gravità del quadro clinico. I pazienti anziani con una storia di ipertensione arteriosa costituiscono la popolazione più tipica che si presenta con una dissezione aortica. Anche i pazienti giovani che sono affetti da Sindrome di Marfan e presentano una congenita debolezza e alterazione della parete arteriosa sono a rischio particolarmente elevato di dissezione aortica, nonché di dissezioni ricorrenti e richiedono pertanto un approccio diagnostico e terapeutico più aggressivo. Per quanto riguarda gli aneurismi che interessano la porzione addominale dell’aorta essi presentano una incidenza di 36 casi su 100.000 abitanti, aumentano con l’età, soprattutto dopo i 60 anni e prediligono il sesso - ventotto - gennaio 2005 maschile. In questi pazienti spesso coesistono patologie quali: ipertensione, coronaropatie, arteriopatie periferiche ostruttive e altre manifestazioni aterosclerotiche sistemiche. In un grande studio sulla popolazione generale effettuato mediante “screening” ecografico (126.000 uomini tra i 50 e 79 anni) che ha valutato il numero degli aneurismi trovati e li ha confrontati con i fattori di rischio presenti, è stato evidenziato come l’età, il fumo, l’ipertensione, una storia familiare di aterosclerosi e di aneurismi sono state le principali associazioni positive. La maggiore complicanza dell’aneurisma addominale è la rottura, spesso fatale. Sappiamo che nei pazienti con aneurismi più piccoli la sopravvivenza è superiore ed il rischio di rottura inferiore. Infatti è stato evidenziato che in pazienti non sottoposti a terapia chirurgica, che presentavano aneurismi dal diametro minore di 6 cm, la sopravvivenza media è risultata di 34,1 mesi contro i 17 mesi dei pazienti con aneurisma dal diametro maggiore di 6 cm. quadro clinico, ci permettono oggi di eseguire una diagnosi precoce e sicura. Alcuni aneurismi, quali quelli toracici, sono, a causa della posizione, più difficili da diagnosticare e necessitano di mezzi più sofisticati rispetto ad un aneurisma addominale, spesso individuabile con una normale ecografia dell’addome. Anche una radiografia “standard” del torace o dell’addome può evidenziare un ingrandimento dell’aorta e calcificazioni delle sue pareti; tale dato anche se aspecifico e spesso presente nella popolazione anziana, può orientarci verso la diagnosi, che deve essere comunque confermata da metodiche più sensibili e specifiche. Le metodiche ultrasonografiche, quali l’ecocardiografia bidimensionale transtoracica, sono particolarmente utili nella definizione del tratto prossimale dell’aorta ascendente (primo tratto) e può essere integrata con la metodica transesofagea che permette di esplorare gran parte dell’aorta nel suo tratto toracico (fig.2 in cui si evidenzia un aneurisma della prima parte dell’aorta valutato con metodica ecocardiografica). Quando sospettare un aneurisma aortico Generalmente silenti non determinano spesso nessun sintomo prima della rottura, anche se talvolta possono essere presenti una serie di segnali dipendenti soprattutto dalla localizzazione dell’aneurisma e dal suo rapporto con le strutture anatomiche vicine (visceri, vasi, colonna vertebrale), come ad esempio: • dolore di tipo “lancinante”, “lacerante” localizzato o diffuso sulla parete toracica o addominale spesso irradiato posteriormente al dorso accompagnato talvolta da sudorazione fredda, differenza di pressione o mancanza di polso agli arti, bruschi incrementi o diminuzione della pressione arteriosa; una massa addominale che si espande o pulsa può suggerire la presenza di un aneurisma addominale; • la presenza di un “soffio” addominale; • la presenza di sanguinamento intestinale; • dolore alla colonna vertebrale, localizzato, persistente, resistente ai farmaci antinfiammatori legato alla possibile erosione di un corpo vertebrale da parte della massa; • gambe gonfie ad entrambi gli arti per fenomeni di compressione sulla vena cava e difficoltà di scarico venoso; • erosione di un corpo vertebrale da parte della massa; • qualsiasi sintomo o dolore della parete toracica che compare dopo un trauma sulla parete toracica stessa (di solito traumi stradali a direzione antero-posteriore da decelerazione improvvisa); • comparsa di alterazioni agli arti inferiori tipo dita bluastre, fredde, legate alla migrazione di materiale trombotico dalla parete dell’aneurisma. Fig. 2 La tomografia computerizzata con mezzo di contrasto (TAC) e la risonanza magnetica ci permettono in maniera non invasiva di valutare la lunghezza, il diametro e la forma degli aneurismi fornendoci informazioni utili anche ai fini terapeutici. (fig.3 che mostra evidenziato dalla freccia un aneurisma della prima parte dell’aorta valutato mediante risonanza magnetica) Nelle forme addominali le metodiche ad ultrasuoni sono uno strumento Fig. 3 Come diagnosticare un aneurisma aortico A seconda della localizzazione anatomica possiamo utilizzare diversi mezzi diagnostici che, se ben orientati dal pugliasalute - ventinove - gennaio 2005 diagnostico accessibile a tutti, importante per seguire nel follow-up il paziente, utile per confermare le dimensioni e per dimostrare la presenza di eventuali trombi sulla superficie interna (fig. 4 in cui si evidenzia un voluminoso aneurisma dell’aorta addominale di diametro maggiore di 6 cm in paziente asintomatico con lume quasi completamente occupato da trombi e piccolo lume residuo evidenziato dal colore). Fig. 4 La TAC ci permette, rispetto all’ecografia, di descrivere in maniera più accurata la morfologia e di stabilire i rapporti dell’aneurisma con le strutture anatomiche vicine. L’esame aortografico è importante nella fase preoperatoria, quando vi è la necessità di stabilire i limiti dell’aneurisma con le strutture vascolari vicine. Quando e come intervenire La terapia degli aneurismi è ancora essenzialmente di tipo chirurgico quando questi superano un diametro “critico”(con conseguente incremento del rischio di rottura e morte del paziente), quando aumenta velocemente o quando i pazienti diventano sintomatici. Diventa “salvavita” nelle fase di rottura dove il paziente è destinato a morire se non si interviene rapidamente. L’intervento “classico”consiste nell’incisione dell’aorta aneurismatica e nell’inserimento di una protesi in materiale sintetico all’interno del sacco aneurismatico che viene suturata alle porzioni meno alterate. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni nei pazienti con aneurismi dell’aorta addominale non trattati, del diametro superiore ai 5 cm, varia tra il 5% e il 10% contro un tasso di sopravvivenza del 50% dopo intervento chirurgico. Dopo l’intervento di riparazione la sopravvivenza a lungo termine è limitata principalmente da una malattia coronarica o cerebrovascolare concomitante. La mortalità operatoria attualmente è molto bassa in mani esperte e con paziente stabile ma può aumentare notevolmente quando il paziente arriva sul tavolo operatorio in fase di rottura dell’aneurisma o sono presenti gravi pugliasalute patologie cardio-respiratorie. Negli ultimi anni abbiamo inoltre a disposizione nuove metodiche di intervento che prevedono l’inserzione di protesi endovascolari (stentprotesi) tramite accesso per via arteriosa (fig.5 in cui si vede uno stent-protesi posizionato in un caso di aneurisma dell’aorta addominale). Tali metodiche, ormai standardizzate e sicure, essendo gravate da minori rischi di mortalità operatoria, sono indicate nei pazienti anziani ad alto rischio di complicanze chirurgiche per Fig. 5 presenza di patologie cardiache (pregresso infarto, etc.) o respiratorie gravi. Non sembra invece avere alcun vantaggio sulla sopravvivenza del paziente, l’intervento preventivo sui piccoli aneurismi (di diametro minore di 5.5-6 cm) rispetto ad un’attenta sorveglianza medico-diagnostica e successivo intervento. Conclusioni Rimane indispensabile il corretto inquadramento iniziale del paziente a rischio di evoluzione aneurismatica ed il riconoscimento e trattamento dei suoi fattori di rischio (ipertensione, aterosclerosi, fumo). Quando l’aneurisma dell’aorta si complica o evolve diventa una patologia potenzialmente fatale in cui il fattore “tempo” ed una diagnosi precoce sono un requisito fondamentale per la sopravvivenza del paziente. L’esito favorevole dipende infatti da una valutazione precisa con appropriate metodologie di indagine e da un intervento tempestivo e ponderato. Con la costituzione della rete integrata dell’emergenza-urgenza del 118 e la possibilità di accedere a strutture ospedaliere di alta specializzazione in tempi rapidi la regione Puglia può vincere la scommessa contro una patologia così insidiosa e spesso silente. - trenta - * Specialista in malattie cardiovascolari UOC di Cardiologia-UTIC Ospedale Regionale F. Miulli Acquaviva delle Fonti (BA) gennaio 2005
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