2013 Rivista Gennaio - Ospedale Fatebenefratelli di Erba, Como
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2013 Rivista Gennaio - Ospedale Fatebenefratelli di Erba, Como
FATEBENE FRATELLI N° 1 Gennaio/Marzo 2013 - Anno LXXVII ISSN 0392 3592 - Notiziario della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio POSTE ITALIANE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 - COMMA 1, DCB MILANO TAXE PERÇUE IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI MILANO ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI E Editoriale Marco Fabello o.h. • e-mail: [email protected] UNA LUCE INTENSA NELLA NOTTE “Fratelli e sorelle… buona sera” Sono queste semplici parole che hanno squarciato il cielo e la folla di piazza San Piet o dopo che la lunga f mata bianca e le campane della basilica avevano annunciato l’elezione del nuovo Papa. “Francesco”, questo il nome scelto dal nuovo Papa, per comunicare a t o il mondo, non solo ai credenti, il suo implicito prog amma di g ida della Chiesa. “Vescovo di Roma” è una ulteriore specificazione del suo ministero che vuol dare il senso della collegialità e dell’aper ra alle chiese orientali e non solo. Ma che sopra o mi preme far risaltare di Papa Francesco è la sua condivisione con i poveri, con la gente semplice me endosi così in cor elazione con i g andi santi che si sono presi cura degli ultimi. Queste cara eristiche me ono Papa Francesco molto in sintonia con l’Ospitalità di San Giovanni di Dio che andava alla ricerca dei poveri e si faceva povero coi poveri. E povere sono le persone che assistiamo nelle nost e opere ospedaliere e assistenziali e per le quali cerchiamo di essere seg o dell’a enzione della Chiesa verso di Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 3 Editoriale loro. Viviamo tempi di pover à spirit ale, morale ed economica ma nonostante ciò l’Ospitalità di Giovanni di Dio continua nel suo incedere quotidiano a creare sit azioni di vita e di assistenza sempre più deg e con la creazione di nuove comunità per i malati psichici a Brescia, con l’aper ra di una nuova comunità a Cer usco per persone con problematiche legate all’alimentazione e a Romano d’Ezzelino con l’accoglienza a 25 donne anziane di prolungata mala ia mentale. Tu o ciò anche so o la spinta dell’ultimo Capitolo Generale che ha posto all’attenzione for emente l’opzione per i poveri e per i malati che pochi o nessuno vuole! Una delle espressioni più usate da Papa Francesco nei primi gior i del suo ministero è stata: “camminiamo insieme”. Dobbiamo camminare insieme con i poveri, per i poveri, con i malati e per i malati andando cont o cor ente in questa società sempre più lontana dai bisog i della gente e preoccupata solo di mantenere i suoi interessi e i suoi privilegi. I tagli da qualunque par e fa i ricadono sempre di più sulla povera gente ment e la politica è ripiegata sempre più su se stessa nella arcig a difesa dei propri interessi e dei propri privilegi. Papa Francesco è stato accolto da t i con rinnovato ent siasmo nel mondo e nella Chiesa e tanti potenti della ter a sono andati ad ossequiarlo seduti in prima fila: saranno riusciti a cogliere qualche seppur minimo inseg amento? Ma t i noi che abbiamo gioito per la sua elezione siamo chiamati a fare la nost a par e perché il messaggio del Papa venuto “dalla fine del mondo” si concretizzi e prenda la for a di una Chiesa che si rinnova e di un mondo che si inter oga. 4 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 ISSN: 0392-3592 FATEBENEFRATELLI NOTIZIARIO Rivista trimestrale degli Istituti e Ospedali della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Registro Stampa tribunale di Milano n. 206 del 16.6.1979 - Spedizione in abbonamento postale art. 1, comma 1, del DL 353/2003 convertito in L 46/2004 - DCB Milano. Direttore responsabile: Marco Fabello o.h. Sommario n. 1-2013 FATEBENE FRATELLI In coper ina: «Giovanni di Dio, Granada sarà la t a croce» for ella in ceramica, Chiesa della Casa di salute di Thelal (Por ogallo) Approfondimento a pagina 31 di questa Rivista N° 1 Gennaio/Marzo 2013 - Anno LXXVII ISSN 0392 3592 - Notiziario della Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio POSTE ITALIANE SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1 - COMMA 1, DCB MILANO TAXE PERÇUE IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP DI MILANO ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI EDITORIALE MARCO FABELLO O.H. 3 Capo redattore: Elvio Frigerio. «LA FAMIGLIA DI SAN GIOVANNI DI DIO AL SERVIZIO DELL’OSPITALITÀ» 7 Redazione: Giusi Assi, Gianni Cervellera, Rina Monteverdi, Rosaria Pioli. CHIESA E OSPITALITÀ Collaboratori: Luca Beato o.h., Eugenio Borgna, Cristina Beffa, Carlo Bresciani, Lorenzo Cammelli, Serafino Acernozzi o.h. LA VITA SPIRITUALE COME VERTICE DELLA VITA UMANA 28 ETICA E OSPITALITÀ CARLO BRESCIANI I "LUOGHI" DELLA COMPASSIONE ESERCIZI SPIRITUALI - VARAZZE Corrispondenti: Brescia: Giosuè Caletti; Erba: Silvia Simoncin; Venezia: Silvia Manente; Cernusco sul Naviglio: Gianni Cervellera; S. Maurizio Canavese: M. Elena Boero; Solbiate: Anna Marchitto; Gorizia: Fulvia Marangon; Varazze: Agostino Giuliani; Romano d’Ezzelino: Lavinia Testolin. PASTORALE E OSPITALITÀ RINA MONTEVERDI Redazione - Pubblicità Segreteria e abbonamenti: 20063 Cernusco sul Naviglio - Via Cavour 2 Tel. 029276322 Fax 029230673 e-mail [email protected] INNOVAZIONE IN SALUTE MENTALE IN LOMBARDIA: IMPATTO SULL’UMANIZZAZIONE E SULLA QUALITÀ DELLE CURE DAL LATTE ALLA FEDE 32 36 SOCIETÀ E OSPITALITÀ GIANNI CERVELLERA LA MITEZZA COME APERTURA ALL'ALTRO 38 DI EUGENIO BORGNA 41 DI ELENA MASOTTI PSICHIATRIA E OSPITALITÀ ROSARIA PIOLI Abbonamento euro 13,00 C. C. Postale n. 29398203 Padri Fatebenefratelli Via S. Vittore 12 - 20123 Milano Proprietario e Editore: Edizioni Fatebenefratelli srl - 20121 Milano Via Sant’Andrea 5 - Iscrizione al R.O.C. n. 5666 del 10.12.2001 (già RNS n. 9161) I SACRAMENTI DELLA FEDE 45 FEDE E OSPITALITÀ LUCA BEATO O.H. SULLE STRADE DELL'OSPITALITÀ 49 OSPITALITÀ NEL MONDO GIUSI ASSI STEVIA REBAUDIANA 53 ERBE E SALUTE LORENZO CAMMELLI Amministratore unico: Giuseppe Macchitella. Grafica, fotolito, prestampa: TeamGraphic s.n.c. - Gorgonzola (Mi) Stampa: Arti Grafiche Bianca & Volta srl Truccazzano (Mi) RECENSIONI ELVIO FRIGERIO 56 DALLE NOSTRE CASE 57 CRONACHE EDITH STEIN, UNA DONNA CHE HA LASCIATO IL SEGNO 83 OSPITALITÀ AL FEMMINILE CRISTINA BEFFA Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana Visto dal Superiore Provinciale Massimo Villa o.h. l'8 Aprile 2013. Finito di stampare in 21.000 copie nel mese di Aprile 2013. Gli occhielli di questo numero sono presi dal documento dell'Ordine: «La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio» Roma 2012. Trovi la Rivista sul sito: http://www.fatebenefratelli.eu by Ci hanno scritto... S pett. le Redazione, sono la vostra affezionata lettrice abbonata che vi ha scritto una lettera, pubblicata nel notiziario del trimestre luglio-settembre 2011, nella quale esprimevo stima e gratitudine per l’opera ammirevole che i Fatebenefratelli compiono quotidianamente, nelle loro varie strutture ospedaliere, a favore dei disabili psichici e degli ammalati di altre patologie. Scrivevo anche della “buona notizia” circa il tanto desiderato ritorno dei frati ospedalieri nella terra di Croazia, dopo i lunghi anni di assenza, a causa delle avverse circostanze politiche. Dopo 93 anni, dalla fine della prima guerra mondiale, è stato inaugurato il nuovo Centro Ospedaliero, il primo ospedale psichiatrico cattolico nella Repubblica libera e democratica della Croazia, a Strmac, un piccolo paese nella Slavonia occidentale, vicino alla città di Nova Gradisca. Terminavo la mia lunga lettera con queste parole: «Viva i Fatebenefratelli e la Croazia, terra bellissima tutta da scoprire e chissà... forse un giorno lo faremo. Se Dio vorrà». E così Dio ha voluto, nonostante alcune difficoltà superate con la mia volontà. Da domenica 26, nelle primissime ore, giorno in cui sono arrivata dopo un lungo viaggio, fino a mercoledì 29 agosto, giorno del mio rientro in Italia, ho visitato quel luogo incantevole immerso nella foresta che mi ha subito conquistata, nonostante sapessi che ospitava persone ammalate gravi e gravissime bisognose di tante cure. Qualcuno ha detto che la bellezza salverà il mondo e io credo che anche gli ammalati nel fisico e nello spirito possono sentirsi salvati dall’infinito Amore che Dio manifesta con il primo sole del mattino, che trafigge il verde degli alberi, e con il candore della luna che è magia incomparabile nella notte del silenzio e della pace. Ho vissuto un’esperienza unica, ma non irripetibile, perché io già mi sono prenotata per il 2013. Una visita desiderata e necessaria per lo spirito perché là si respira non solo aria salubre, ma aria dell’Eterno Dio, onnipresente e onnipotente, misericordioso e generoso, sempre cercato dalle anime inquiete. Solo in Lui c’è riposo. Ho guardato con gli occhi e con il cuore, colmo di gioia, quegli uomini e quelle donne, frati e suore, che lavorano là e hanno rinunciato a tanto, ma hanno guadagnato tutto. Per Amore, soltanto per Amore a Lui che li ha chiamati e loro hanno scelto liberamente e responsabilmente. Ringrazio i Fatebenefratelli, in particolare fra Dario, per l’affettuosa ospitalità e per l’opportunità che mi è stata donata di vivere nell’ Amore quei giorni benedetti. Saluto tutti gli operatori sanitari e il personale dell’ospedale augurando loro di seguire scrupolosamente la Via, la Verità e la Vita proposte dai frati perché sono “Parola del Vangelo” che non tramonta e non delude mai. E ancora ringrazio fra Giovanni, il farmacista polacco studioso, che conosce, parla varie lingue e perfettamente anche la nostra dolce lingua italiana, che si è mostrato attento alla mia “pressione arteriosa ballerina” e sollecito nei consigli. Vi porto tutti, ma proprio tutti, sani e malati, nel mio cuore; sono vicina a voi nel ricordo e nella perseverante preghiera. Adriana Verardi Savorelli da Ascoli Piceno 6 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 C Chiesa e ospitalità «La famiglia di San Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità» L ’Ordine ha celebrato, dal 22 ottobre al 9 novembre 2012, nella casa per ritiri "Nuestra Señora del Carmen" presso il Santuario dedicato alla Madonna del Rosario a Fatima (Portogallo), il suo LXVIII Capitolo Generale, con il titolo: “La Famiglia di San Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità”. I partecipanti sono stati 130: 79 confratelli e 20 collaboratori che hanno partecipato di diritto, mentre gli altri erano invitati, personale della segreteria e un gruppo di interpreti. Da sottolineare il fatto che per la prima volta i collaboratori, uno per Provincia, Vice-provincia e Delegazione Generale, hanno partecipato al Capitolo Generale di diritto, secondo l’art. 120 dei nostri Statuti Generali. Il Capitolo ha eletto il nuovo governo dell’Ordine formato da fra Jesus Etayo, Superiore Generale, e dai consiglieri: fra Rudolf Knopp, fra Giampietro Luzzato, fra Benigno Ramos e fra Pascal Ahodegnon (nella foto da sinistra a destra con al centro il Generale). Un aspetto rilevante del Capitolo è stata la presenza, come invitati, dei Piccoli Fratelli del Buon Pastore. Si tratta di una Congregazione fondata dal Fatebenefratello fra Mathias Barrett che attualmente opera in diversi Paesi, principalmente in Canada e negli Stati Uniti. Tale congregazione ha chiesto di potersi unire al nostro Ordine, e il Capitolo Generale ha accolto favorevolmente questa richiesta. Il nuovo Governo dell’Ordine. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 7 Chiesa e ospitalità LINEE D’AZIONE E PRIORITÀ Il LXVIII Capitolo Generale dell’Ordine ha studiato, analizzato e proiettato la realtà dell’Ordine verso il futuro. Il Governo Generale, secondo il mandato ricevuto dal Capitolo e con l’aiuto di una Commissione istituita ad hoc, ha elaborato ed approvato questo documento sulle linee d’azione e le priorità, che costituirà la base di lavoro per l’animazione e il governo dell’Ordine da parte del nuovo Governo Generale. Le linee d’azione fondamentali, emanate dal Capitolo Generale per affrontare le sfide che l’Ordine si trova di fronte e per proiettare il suo futuro nei prossimi anni, sono le seguenti: • È accertata e adeguata per la realtà attuale e futura della nostra istituzione, la visione dell’Ordine come Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, secondo quanto indicato dagli Statuti Generali dell’Ordine, e deve essere considerata come un processo che sta sviluppando gradualmente la sua struttura e i suoi contenuti. • È una priorità mantenere vivo e attuale il carisma e la missione dell’Ordine, dedicandoci al servizio dei poveri, dei malati e di quanti si trovano nel bisogno, secondo lo spirito, i valori e la filosofia che ci sono stati ispirati da San Giovanni di Dio. In particolare, dobbiamo essere sensibili verso le nuove situazioni di povertà che esistono nel mondo a 8 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 causa della crisi, delle disuguaglianze e delle situazioni di ingiustizia, che assumono il volto delle persone più vulnerabili della nostra società. • È necessario continuare il processo di rinnovamento dell’Ordine, sia della vita religiosa, sia della missione, al quale ci esorta la Chiesa, e che in modo speciale è stato incoraggiato durante il precedente sessennio. • È opportuno continuare ad animare la vita spirituale e comunitaria dei Confratelli, così come la loro formazione iniziale e permanente, al fine di rafforzare e promuovere la missione che la Chiesa e l’Ordine ci chiedono in questo momento. In modo particolare, il Capitolo vuole promuovere la vocazione alla vita consacrata nell’ospitalità, dedicandovi le risorse umane e spirituali necessarie. Allo stesso modo, reputa necessario promuovere la vocazione all’ospitalità dei nostri collaboratori. • È doveroso ringraziare e apprezzare la partecipazione e la presenza dei collaboratori, soprattutto nella missione dell’Ordine, della quale sono corresponsabili. Consideriamo essenziale promuovere la trasmissione dei valori e la formazione dei collaboratori, così come continuare a sviluppare forme e modelli di corresponsabilità e di partecipazione al carisma, alla missione e alla spiritualità dell’Ordine. • È fondamentale e necessario, guardando al futuro, continuare a pensare e a cercare nuove formule riguardo le strutture dell’Ordine, al fine di garantirne la continuità, la presenza e la missione. LA FAMIGLIA OSPEDALIERA DI SAN GIOVANNI DI DIO L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, riconosciuto canonicamente dalla Chiesa e costituito dai confratelli, è andato sviluppandosi lungo la sua storia attraverso la collaborazione e l’impegno di molte persone. Questa realtà ci ha permesso di crescere nella visione dell’Ordine come Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. A questo proposito, condivide il carisma, la missione e la spiritualità con i collaboratori, secondo l’art. 20 degli Statuti Generali dell’Ordine: «L’Ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio trascende l’ambito dei Confratelli che hanno professato nell’Ordine. Promuoviamo la visione dell’Ordine come “Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio” e accogliamo, come dono dello Spirito nel nostro tempo, la possibilità di condividere il nostro carisma, spiritualità e missione con i Collaboratori, riconoscendone le qualità e i talenti». In ogni realtà dell’Ordine, secondo la cultura e il contesto specifici, si articolano formule diverse, che rendono possibile ed evidente il modo di essere e di vivere della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. Come confratelli, promuoviamo la visione universale della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio con tutte le persone che si legano all’Ordine e si identificano con i nostri valori e con la nostra filosofia, anche se a diversi livelli, come indica l’art. 22 degli Statuti Generali: «I Collaboratori possono essere legati nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’Ordine ad uno o a diversi dei seguenti livelli: attraverso il proprio lavoro professionale ben fatto; attraverso la propria adesione alla missione dell’Ordine, in base ai loro valori umani e/o convinzioni religiose; attraverso il proprio impegno di fede cattolica». La nostra Famiglia, composta da confratelli e collaboratori, e definita dall’art. 21 degli Statuti Generali, vuole avere una considerazione speciale per coloro che sono al centro della nostra missione, vale a dire le persone di cui ci prendiamo cura e i loro familiari. «Sin dall’inizio l’Ordine ha potuto contare sull’aiuto dei Collaboratori che partecipano alle iniziative e alle opere apostoliche, realizzandone le finalità e la missione. Ai fini dei presenti Statuti Generali i diversi tipi di Collaboratori nell’Ordine sono: a) Lavoratori: Sono le persone che esprimono la propria capacità di servizio al prossimo nelle Opere dell’Ordine, con un contratto di lavoro. b)Volontari: Sono le persone che dedicano parte di sé, e quindi del proprio tempo, in modo generoso e disinteressato, al servizio dell’Ordine e delle sue Opere. c) Benefattori: Sono le persone che aiutano economicamente, materialmente e/o spiritualmente l’Ordine. Altri che si legano in modi diversi all’Ordine, in conformità con i pre- Chiesa e ospitalità senti Statuti». L’Ordine promuove la creazione di movimenti e associazioni, regolati da Statuti, per i collaboratori che ne condividono il carisma, la spiritualità e la missione. È possibile far parte della Famiglia Queiroga e Cervellera (a destra): i moderatori. Ospedaliera di San Giovanni di Dio attraverso un’adesione formale o non formale, nel rispetto delle tradizioni e delle culture locali, laddove l’Ordine è presente. Il Governo Generale animerà le Province affinché promuovano la creazione e lo sviluppo della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, come espressione dell’impegno di ospitalità nei confronti delle persone malate e che si trovano nel bisogno. LA MISSIONE La Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio ha come missione principale quella di offrire il miglior servizio possibile ai malati e a quanti si trovano in una situazione di bisogno, contribuendo così attraverso l’ospitalità, all’evangelizzazione e al dialogo interculturale e 10 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 interreligioso. Per realizzare questa missione, l’Ordine ha definito i valori che la identificano e che vuole promuovere: ospitalità, qualità, rispetto, responsabilità e spiritualità. Nel contesto globale e pluralista del nostro mondo, l’Ordine vuole promuovere la trasmissione di questi valori attraverso i confratelli e i collaboratori, così da permeare lo stile della sua presenza e i suoi modelli assistenziali. Per realizzare questa missione, il Capitolo ha evidenziato la necessità di continuare a incoraggiare e a sviluppare: la gestione carismatica, le scuole dell’ospitalità, la collaborazione ad intra e ad extra (Networking) e di continuare a promuovere l’identità della missione attraverso le seguenti priorità e proposte: 1. Ogni Opera Apostolica deve avere un servizio di attenzione spirituale e religiosa, costituito da persone adeguatamente formate. Questo servizio potrà contare su un piano pastorale, secondo le li- nee guida e i criteri del documento di Pastorale dell’Ordine: «La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio». 2. Consolidare le Commissioni Generali e Provinciali di Etica e Bioetica, affinché garantiscano la formazione e decisioni adeguate su questi temi in tutto l’Ordine. 3. Promuovere l’insegnamento e la ricerca in conformità con i criteri della Carta d’Identità dell’Ordine, così come il lavoro in rete tra Province, Regioni e Opere Apostoliche. 4. Visto che sin dalle sue origini l’Ordine ha fatto un’opzione preferenziale per i più poveri, è prioritario stabilire nuove forme di ospitalità per rispondere alle necessità derivate dall’attuale crisi economica e finanziaria, che sta generando nuove povertà. 5. Promuovere la presenza di volontari e benefattori nelle nostre Opere Apostoliche. Creare in tutte le Province, ove sia possibile, una équipe responsabile per la promozione e il coordinamento del volontariato. Fra Gian Carlo Lapic' (a destra): eletto segretario del Capitolo. Chiesa e ospitalità La gestione carismatica La gestione delle Opere e dei Servizi dell’Ordine si basa sul carisma e sulla missione di ospitalità di San Giovanni di Dio. Si tratta di fare le cose bene e in modo significativo, seguendo i principi che motivano e definiscono la nostra Istituzione e la sua missione. Gli Statuti Generali e la Carta d’Identità descrivono la missione che è stata affidata all’Ordine, oltre ai criteri per realizzarla in modo adeguato. La messa in atto di queste affermazioni, che potrebbero sembrare un po’ astratte, si deve applicare concretamente secondo i principi che portano ad un continuo miglioramento e deve essere sottoposta a verifica attraverso valutazioni e revisioni. In questo modo, si dovrebbe garantire un’evoluzione sostenibile delle Opere secondo lo spirito di San Giovanni di Dio. 6. Il documento sulla gestione carismatica nell’Ordine «La gestione carismatica nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Guida per la valutazione e il miglioramento della nostra missione apostolica», dovrà essere messo in pratica nei diversi servizi assistenziali, secondo la realtà e la situazione concreta, e in accordo con le diverse culture. Il programma informatico di valutazione della gestione carismatica potrà tornare utile a tal fine. 7. I confratelli e i collaboratori Fra Aires Gameiro (a destra) e fra Seraphim Schorer ricevono dal Generale la nomina di scrutatori. devono essere formati e accompagnati nella gestione carismatica in base ai principali documenti dell’Ordine: «Carta d’Identità dell’Ordine»; «La gestione carismatica nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Guida per la valutazione e il miglioramento della nostra missione apostolica»; «La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio»; «La formazione dei Collaboratori. Guida per la formazione sulla filosofia e i valori dell’Ordine»; Forkan Donatus Lettera circolare «Il nuovo volto dell’Ordine»; Leone Salvino «L’Etica in San Giovanni di Dio». 8. Riservare un’attenzione speciale alla voce dei nostri assistiti, al fine di salvaguardarne i diritti e migliorare la qualità della nostra offerta assistenziale. Il progetto dell’Ordine può essere messo in atto in modo sostenibile a favore dei malati, delle persone disabili e di quelle che si trovano nel bisogno, se esiste una base economica solida. 9. Per rendere più dinamica l’azione evangelizzatrice e garantirne lo sviluppo carismatico, le Province e i Centri dovranno disporre di un piano strategico, che comprenda le linee d’azione e il preventivo economico. 10. Prima di fondare un’Opera, è necessario realizzare uno studio di fattibilità: verificare la necessità, le risorse economiche e quelle umane. Ogni Opera dovrà elaborare e valutare un piano finanziario a breve e a lungo termine, per valutare la fattibilità dell’Opera stessa. 11. L’autonomia economica di alcune Opere sociali dell’Ordine nei Paesi o nelle Regioni meno favorite, difficilmente potrà essere raggiunta.Tuttavia, bisognerà considerare attentamente il valore della loro testimonianza carismatica. 12. Il Capitolo ribadisce il valore della elemosina, secondo la tradizione dell’Ordine. Di conseguenza, esorta le Province a incoraggiare Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 11 Chiesa e ospitalità la raccolta fondi con le forme attuali, e chiede a chi si occupa della gestione dei fondi di agire con trasparenza e rendendo conto di questa gestione. Le Scuole dell’Ospitalità La formazione nel campo dell’ospitalità deve portarci a una dinamica di continua crescita ed approfondimento di concetti, atteggiamenti e comportamenti che ci identificano come persone che praticano l’ospitalità. Le Scuole dell’Ospitalità hanno come obiettivo la promozione della cultura e la formazione all’ospitalità, nei luoghi in cui l’Ordine è presente. Questa formazione, che comprende sia gli aspetti cognitivi, sia quelli esperienziali, è uno spazio comune per confratelli e collaboratori, in cui troviamo un arricchimento reciproco, animandoci a vicenda per continuare ad approfondire i valori e i principi (Cfr. SG, art. 50) che derivano dall’ospitalità. Questa formazione include gli ele- Visita alla chiesa di Montemor-o-novo dove fu battezzato il Fondatore. menti teorici e pratici raccolti nel documento dell’Ordine sulla formazione dei collaboratori: «La formazione dei Collaboratori. Guida per la formazione sulla filosofia e i valori dell’Ordine». 13. Si propone di effettuare una valutazione del lavoro realizzato dalle Scuole dell’Ospitalità già esistenti – valutazione della formazione, dei programmi pedagogici e della loro applicazione nella pratica della missione – e promuo- Il gruppo italiano presente al Capitolo in una fase di lavoro. 12 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 verne la creazione nelle Province e Delegazioni in cui non fossero ancora presenti. 14. Studiare la possibilità di istituire un centro internazionale di formazione e spiritualità per confratelli e collaboratori, ad esempio a Granada, che promuova l’obiettivo di ciò che si realizza nelle Scuole dell’Ospitalità. La collaborazione ad intra e ad extra Il Capitolo ha preso coscienza delle possibilità che offre il poter condividere e collaborare come Ordine presente in tutti i Continenti, per aiutarci reciprocamente nello sviluppo e nella promozione del carisma e della missione di ospitalità. Il Capitolo ha espresso l’importanza di continuare a fare dei passi avanti e potenziare gli incontri e le commissioni per Regioni: Africa, America, Asia-Pacifico e Europa, mantenendo allo stesso tempo l’unità e la comunione con tutto l’Ordine. Chiesa e ospitalità Come aspetti prioritari, il Capitolo propone di: 15. Migliorare lo scambio reciproco di conoscenze ed esperienze accumulate dall’Ordine lungo la sua storia, attraverso il lavoro in rete e utilizzando le nuove tecnologie per la comunicazione. 16. Promuovere i Gemellaggi tra Opere che realizzano attività simili, per migliorare la missione, le tecniche e la formazione. 17. Promuovere la collaborazione con la pubblica amministrazione, al fine di cooperare nella definizione delle politiche socio-sanitarie. 18. Richiedere finanziamenti alle pubbliche amministrazioni e ad altre istituzioni, per portare avanti dei progetti che favoriscano la cura e l’assistenza alle persone e ai gruppi meno favoriti. 19. Favorire e incoraggiare lo scambio di persone, confratelli e collaboratori, che occasionalmente o con cadenze periodiche, possano appoggiare o collaborare a progetti di altre Province, oltre a condividere conoscenze ed esperienze. 20. Il Governo Generale, attraverso l’Ufficio Missioni e Cooperazione Internazionale: - Promuoverà e coordinerà la solidarietà nell’Ordine. - Stabilirà formule di collaborazione economica fattibili, che aiutino la sostenibilità e lo sviluppo di tutte le Opere. - Raccoglierà e pubblicherà le informazioni su tutto quanto viene realizzato a livello dell’Ordine nell’ambito della cooperazione. I CONFRATELLI «Il ruolo del religioso deve essere può essere paragonato al lievito nel pane (…), deve dare una testimonianza viva della sequela radicale di Gesù, manifestando chiaramente il carisma che ha ricevuto, alla cui missione orienta e destina la propria vita» (Cfr. Forkan op. cit., 3.2.2). In virtù del dono ricevuto e della loro consacrazione, i confratelli sono i depositari del carisma e hanno il dovere di conservarlo e di svilupparlo nel tempo, trasmettendo lo spirito di San Giovanni di Dio a quanti lavorano con loro. Il Capitolo ha sottolineato varie Pertanto è prioritario riservare un’attenzione speciale alla promozione delle nuove vocazioni, alla qualità della formazione iniziale e permanente dei confratelli e a uno stile di vita comunitaria rinnovato, autentico e coerente con quanto siamo chiamati a vivere. La promozione vocazionale 21. Creare una Commissione di Pastorale Vocazionale presso la Curia Generalizia e nelle diverse Regioni dell’Ordine, e incoraggiarle a lavorare in rete coinvolgendo anche i collaboratori nelle riflessioni e nelle azioni che realizzano. 22. Promuovere nell’Ordine un anno dedicato alla pastorale voca- Religiosi e laici della nostra Provincia. volte, nell’ambito delle riflessioni che hanno avuto luogo, la necessità di lavorare nel prossimo sessennio al rinnovamento della vita religiosa e spirituale dei confratelli, sottolineando l’importanza della coerenza tra vita di preghiera e vita apostolica. zionale nell’ospitalità. Per questo si suggerisce che le Province, le Delegazioni e le Comunità collaborino con altre istituzioni della Chiesa. Saranno forniti i mezzi necessari, con uno stile di comunicazione adattato al linguaggio di oggi. 23. Sottolineare la specificità del- Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 13 Chiesa e ospitalità la vocazione del Fatebenefratello, vale a dire l’ospitalità offerta ai poveri e ai malati. La formazione La nostra formazione, iniziale e permanente, è tutta orientata a rispondere alle necessità della nostra missione, e a vivere la nostra consacrazione religiosa secondo quanto ci chiede la Chiesa nel momento attuale. 24. Applicare in tutto l’Ordine il documento di formazione dei Fatebenefratelli: «Progetto Formativo dei Fatebenefratelli», adattandolo sia alle realtà locali e culturali, sia alle circostanze attuali. 25. Integrare nei programmi di formazione i documenti pubblicati di recente dall’Ordine, specialmente quello sulla Spiritualità: «Il camino di ospitalità secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Spiritualità dell’Ordine». Elaborare a livello dell’Ordine le linee guida per valutare la formazione e la sua La segreteria al lavoro. 14 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 assimilazione. 26. Provvedere alla qualità della formazione dei formatori, prevedere l’aggiornamento dei formatori e realizzare incontri regionali e/o interprovinciali. 27. Durante la tappa dei voti temporali aiutare i confratelli a perseverare nella loro vocazione, identificandosi sempre più con il carisma, la spiritualità e la missione di San Giovanni di Dio. A tal fine, si dovranno offrire i necessari mezzi materiali e umani, insistendo sull’accompagnamento personale. 28. Continuare, a livello dell’Ordine, con i corsi di preparazione alla professione solenne. Il Capitolo ha ribadito la necessità imperativa che si definiscano programmi di formazione permanente nelle Province e nelle Regioni, così come specificato nell’art. 89 degli Statuti Generali: «In conformità con l’art. 61 di questi Statuti Generali, le Province abbiano un piano di formazione permanente. Le Comunità devono includere un programma di formazione permanente nel loro Progetto Comunitario. Ogni Confratello deve realizzare, in modo responsabile e attivo, un proprio piano di formazione permanente, in sintonia con quelli della Comunità e della Provincia». 29. Continuare a promuovere il processo di rinnovamento, insistendo sulla vita spirituale dei confratelli. 30. Organizzare seminari e incontri per i confratelli, affinché possano assimilare i recenti documenti dell’Ordine. La vita comunitaria Alla luce della situazione attuale, il Capitolo ribadisce che i confratelli e le Comunità sono chiamati a svolgere un compito fondamentale nella missione dell’Ordine. Per questo il Capitolo propone di: 31. Tutelare e promuovere una vita comunitaria che permetta il rinnovamento della vita spirituale dei confratelli, il rafforzamento della fraternità, la revisione di vita, la correzione fraterna, e un approfondimento nella condivisione della vita di fede. 32. Costituire forme alternative di vita comunitaria, includendo quei collaboratori che si sentono chiamati a vivere con maggiore intensità il carisma e la missione dell’Ordine, così come previsto dagli artt. 26 e 28 degli Statuti Generali: «I Collaboratori che si sentono chiamati ad una partecipazione Chiesa e ospitalità più attiva nel carisma, nella spiritualità e nella missione dell’Ordine insieme ai Confratelli, possono costituire organizzazioni o movimenti nelle Province. Essi dovranno avere statuti o regolamenti propri e protocolli di affiliazione che devono ricevere l’approvazione del Definitorio Generale, su proposta del Superiore Provinciale e il suo Consiglio. Il Superiore Generale e il suo Consiglio coordinino le diverse iniziative delle organizzazioni o movimenti creati nelle Province» (art. 26). «Le Province possono costituire, in modo prov- visorio o permanente, Comunità per condividere alcuni aspetti della propria vita religiosa-ospedaliera con i Collaboratori. Il Superiore Provinciale e il suo Consiglio definiscano la normativa atta a regolare le suddette Comunità» (art. 28). PICCOLI FRATELLI DEL BUON PASTORE L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, nel suo LXVIII Capitolo Generale, dà il benvenuto ai Piccoli Fratelli del Buon Pastore e I Piccoli Fratelli del Buon Pastore. CONTRIBUTO DEI “GIOVANI” CONFRATELLI E COLLABORATORI Stimati confratelli e collaboratori, membri della Famiglia di San Giovanni di Dio convocati al LXVIII Capitolo Generale del nostro Ordine Ospedaliero. A suo tempo siamo stati convo- cati dall’attuale Governo Generale per condividere, discutere ed elaborare i nostri progetti, pensieri, opinioni e proposte di fronte al futuro e al cammino di Ospitalità che tutti dobbiamo percorrere, accetta la loro richiesta di unirsi al nostro Ordine. Il Capitolo incoraggia tutti i membri della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio a considerare la fusione dei due Istituti come fonte di arricchimento reciproco. Il processo di preparazione per raggiungere la completa unione dovrà essere portato avanti con la massima attenzione. PROPOSTE VARIE 33. Che il prossimo Capitolo Generale sia organizzato con due tappe differenziate: la prima aperta ai collaboratori e dedicata alla missione; la seconda riservata ai confratelli, per trattare i temi relativi alla vita religiosa. 34. Al fine di promuovere una migliore animazione dell’Ordine, il Capitolo chiede al nuovo Governo Generale di presentare alla prossima Assemblea dei Superiori Maggiori una proposta di riorganizzazione della Curia Generalizia. facendo così parte del progetto comune dell’Ospitalità. Con la semplicità che ci caratterizza come confratelli e collaboratori, più che come rappresentanza del numero di giovani che oggi si impegnano nei confronti del Carisma di San Giovanni di Dio, vogliamo far pervenire il frutto del lavoro che abbiamo elaborato, per prima Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 15 Chiesa e ospitalità cosa a livello personale nel nostro luogo di lavoro, e successivamente tutti insieme, a Roma, come gruppo di 30 persone. Con quanto ci accingiamo ad esporvi, e dai molti contributi che sono scaturiti dopo la prima redazione di questo documento, vogliamo trasmettervi un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro di questo progetto, quello di Giovanni di Dio e di tutti noi. Crediamo in esso, crediamo che la nostra missione abbia senso e che sia valida, oggi più che mai. Confidiamo nell’amore di Dio e nella sua misericordia verso di noi, e gli affidiamo tutte le nostre capacità e le nostre speranze. Vi chiediamo di accoglierli per ciò che sono: suggerimenti, idee, proposte e anche sogni di un Ordine che, nelle sue prospettive per il futuro, non può mai dimenticare l’impronta di San Giovanni di Dio, il quale ci ricorda come: «Dato che tutti miriamo a un medesimo traguardo, benché ognuno cammini per la propria strada, sarà bene che ci facciamo forza gli uni gli altri». Su questa base, radicati nella Fede per il Signore Misericordioso e guidati dalla Vergine Maria, proponiamo quanto segue: 1. Incoraggiare e fare passi avanti in tutto ciò che attiene la comunicazione interna ed esterna, condivisa a livello dei centri e della vita dell’Ordine, creando e potenziando dei meccanismi che possano gestire le tecnologie attuali per diffondere 16 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 un maggior senso di appartenenza da parte di tutti. Inoltre, consideriamo particolarmente importante promuovere e incoraggiare Reti Internazionali, Forum e spazi di incontro tra collaboratori e confratelli, che aiutino a progredire sia in ambito professionale, sia nell’esperienza di vivere il Carisma in tutte le sue espressioni, usufruendo in modo particolare delle nuove tecnologie, e attraverso pubblicazioni sulla pagina web dell’Ordine, per poter condividere conoscenze e pratiche professionali, oltre a questioni attinenti le espressioni di vita comunitaria del carisma. 2. Suggerire e diffondere la proposta di celebrare e inaugurare un “Anno Vocazionale nell’Ospitalità” a livello di tutto l’Ordine e delle Congregazioni affini, come le Suore Ospedaliere e le Suore di San Giovanni di Dio, come un lavoro congiunto che ci proietti verso il futuro. 3. Consideriamo necessario, nella nostra cultura attuale, poter ottimizzare le risorse umane a livello di organizzazione interna, appoggiando l’unificazione delle Province e/o degli Organismi Interprovinciali. 4. Continuare a potenziare o a creare canali concreti e operativi per accogliere ed ascoltare le persone assistite nei nostri Centri, come elementi integrati e quotidiani della dinamica e della gestione dei centri stessi. 5. Considerando Granada come la culla delle nostre radici e dei nostri principi come Famiglia, proponiamo di creare un “Centro Formativo” aperto nella sua composizione a confratelli e collaboratori, che abbia come missione l’Accoglienza dei Pellegrini, oltre ad essere un centro di riferimento per la Formazione e la Spiritualità dell’Ospitalità con un progetto concreto elaborato a tal fine. Questo Centro Formativo dipenderà dalla Curia Generalizia. 6. Agevolare e creare piccole “Cellule di Ospitalità” concrete a livello dei Centri o delle Province, di attenzione e servizio alle nuove povertà o situazioni di necessità e/o emarginazione, che possano essere assistite a livello olistico da confratelli e collaboratori motivati e animati dallo stile di San Giovanni di Dio. Creare una Commissione che si occupi delle nuove povertà o situazioni di necessità e/o emarginazione, proponendo soluzioni ai problemi emergenti. 7. Stabilire protocolli concreti che facilitino sia i gemellaggi reali dei Centri, sia l’interscambio di operatori professionali per dei periodi concreti, al fine di favorire l’arricchimento personale e di gruppo, sempre nell’adempimento delle normative del caso. 8. Proponiamo la costituzione di Gruppi di Pastorale Giovanile Vocazionale nelle diverse aree dell’Ordine nel mondo che, tra le altre cose, si facciano carico di promuovere e animare le diverse Vocazioni all’Ospitalità, specialmente per la vita religiosa come Fatebenefratelli. 9. Potenziare la formazione all’Ospitalità dei collaboratori, che li Chiesa e ospitalità aiuti a conoscere e ad approfondire il Carisma dell’Ospitalità e la Storia dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio. Confidiamo nella presenza dello Spirito Santo, affinché in questi giorni ci accompagni e ci illumini nel lavoro che ciascuno di noi è chiamato a realizzare, e vi assicuriamo la nostra vicinanza e il nostro ricordo nella preghiera, nei nostri luoghi di origine. Il Gruppo dei Giovani Fatebenefratelli, confratelli e collaboratori, col Generale. MESSAGGIO DEI COLLABORATORI PARTECIPANTI AL CAPITOLO Cari confratelli, da oltre 25 anni state promuovendo la partecipazione dei collaboratori alla missione di ospitalità dell’Ordine. Ci avete aperto le porte della vostra Famiglia religiosa, per accoglierci nel campo della vostra missione al servizio degli ammalati e dei bisognosi, come faceva San Giovanni di Dio nella Granada del XVI secolo. L’alleanza con i collaboratori per servire e promuovere la vita è stata inizialmente vista dall’Ordine come una collaborazione nel compiere insieme una stessa missione, per poi diventare un vincolo più stretto che è stato denominato Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, della quale siete il nucleo ispiratore mediante la vostra consacrazione religiosa e la vostra testimonianza attiva. Ci invitate ora a partecipare a questa Famiglia affinché, come collaboratori, apportiamo al servizio dell’ospitalità non solo il nostro contributo professionale o di pura solidarietà, ma anche i principi e i valori dell’Ordine che, una volta recepiti, danno un senso al nostro lavoro e lo arricchiscono. Oggi molti collaboratori, in diverse parti del mondo, aderiscono alla missione di ospitalità con situazioni personali, legami e impegni di diverso tipo. In questo modo, confratelli e collaboratori portano Fatima, 26 ottobre 2012 avanti il progetto che San Giovanni di Dio avrebbe voluto realizzare ancora oggi. Questa diversità inclusiva, in cui tutti trovano uno spazio per svolgere il proprio lavoro con dedizione, è già di per sé segno di Ospitalità. La crescente corresponsabilità tra confratelli e collaboratori, nel servizio alla persona umana più vulnerabile, è per noi una dimostrazione della fiducia reciproca – di cui siamo riconoscenti – della quale beneficiano milioni di persone nei cinque Continenti. Tuttavia, l’esercizio della corresponsabilità comporta l’esigenza di assimilare un modo di essere, di sentire e agire secondo lo stile di San Giovanni di Dio. Riteniamo pertanto doveroso rafforzare e approfondire sempre di più questi vincoli e vi chiediamo di Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 17 Chiesa e ospitalità continuare a trasmetterci la forza di San Giovanni di Dio, soprattutto nelle circostanze e nei luoghi in cui non abbiamo ancora assunto, come vorremmo, la responsabilità alla quale ci chiamate. Auspichiamo che si intensifichi la formazione dei collaboratori nelle Scuole dell’Ospitalità, al fine di migliorare la qualità carismatica del nostro impegno e di studiare i criteri etici, scientifici, amministrativi, pastorali e umanizzanti che sono oggi quanto mai necessari per realizzare il servizio agli ammalati e ai poveri. Riteniamo che il presente e il futuro dell’Ordine saranno garantiti nella misura in cui sapremo mantenere questa stretta relazione. La diminuzione delle vocazioni alla vita religiosa ci preoccupa. Siamo uniti a voi nella preghiera affinché lo Spirito Santo guidi le nuove vocazioni verso l’Ordine Ospedaliero. Confidiamo tutti nelle decisioni che saranno adottate dal Capitolo Generale nel campo della pastorale vocazionale, affinché i confratelli possano continuare ad essere per noi una guida morale. Contate su di noi. Vogliamo portare avanti il progetto di San Giovanni di Dio. Vogliamo assumere in modo sempre più deciso la nostra parte di responsabilità nella gestione congiunta delle opere apostoliche dell’Ordine, non solo dal punto di vista tecnico, amministrativo o medico-scientifico, ma anche nell’ottica dell’attuazione pratica dei valori dell’Ospitalità. Aiutateci a superare i nostri li- miti ed offriteci la testimonianza dell’Ospitalità che ci guida sulle orme di San Giovanni di Dio. Vi ringraziamo per queste giornate di preghiera, di riflessione, di preoccupazioni e di speranze condivise. L’atmosfera di fraternità che si è instaurata ha consentito di rinsaldare ancora di più i nostri legami. In particolare, abbiamo vissuto con speranza e con gioia il progetto di fusione con i Piccoli Fratelli del Buon Pastore. Fra Mathias, un altro “pazzo d’amore”, e la sua opera saranno sicuramente per noi un esempio di Ospitalità. Grazie per averci permesso di partecipare alla costruzione di un progetto di Ospitalità per il nuovo sessennio che sta per iniziare. Riteniamo che questo percorso possa essere così caratterizzato: - accoglienza indiscriminata di tutte le persone bisognose; - internazionalizzazione e solidarietà; - apertura ad intra e ad extra; - partecipazione dei giovani, confratelli e collaboratori; - consolidamento delle strutture amministrative per poter affrontare il futuro a livello di Curia Generale, Province e Centri; - complementarietà, per consentire ai confratelli e ai collaboratori di adempiere ai loro compiti; - comunione, affinché il progetto di San Giovanni di Dio continui a crescere e ad attirare un maggior numero di persone a beneficio delle persone malate, vulnerabili ed emarginate. In questo clima di corresponsabilità, potremo elaborare insieme programmi di assistenza integrale, facendoci portatori della misericordia di Dio soprattutto nei confronti dei più sofferenti e dei più disperati. Un ringraziamento al Consiglio Generale uscente per il lavoro realizzato, e per i frutti che ne sono conseguiti. Formuliamo i nostri migliori auguri al nuovo Consiglio Generale e ci mettiamo a sua completa disposizione. Due momenti della celebrazione nella Cappella dell’Apparizione di Fatima. 18 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 Chiesa e ospitalità La partecipazione al Capitolo Generale è stata per noi un’esperienza entusiasmante e arricchente, che proietta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio verso il futuro con un cuore rinnovato. Ci affidiamo all’intercessione di DISCORSO DI CHIUSURA Fra Jesús Etayo Superiore Generale Cari confratelli e collaboratori della Famiglia di San Giovanni di Dio, Caro Superiore Generale e Confratelli del Buon Pastore, siamo giunti al termine del nostro LXVIII Capitolo Generale, che per tre settimane abbiamo celebrato in questo bel luogo del Portogallo, nel Santuario di Fatima, meta di pellegrinaggio di tanti credenti di tutto il mondo, che giungono qui, ai piedi di Maria e del Signore. Anche noi siamo giunti qui chiedendo la loro intercessione e quella del nostro Padre Fondatore, San Giovanni di Dio, la cui immagine si staglia maestosa sul Santuario, come uno dei grandi Santi del Portogallo. L’ambiente che circonda il Santuario ha contribuito a farci vivere il nostro incontro capitolare in un clima di fede e di preghiera, necessario e fondamentale per il suo buon andamento. È stato un buon Capitolo, in cui lo Spirito Santo, che abbiamo invocato tante volte, ha fatto sentire la sua presenza guidando i lavori e soprattutto orientando il futuro del nostro amato Ordine, che Nostra Signora di Fatima e di San Giovanni di Dio, affinché ci aiutino a realizzare il nostro sogno condiviso. si dispone con realismo, fede e speranza ad affrontare le sfide cui ci pongono di fronte il mondo, la Chiesa e le persone che soffrono. Desidero ringraziare i confratelli capitolari e tutta la Famiglia di San Giovanni di Dio per la fiducia che avete riposto in me per guidare, come Superiore Generale, la vita della nostra istituzione. Alcuni di voi lo hanno fatto attraverso il processo elettivo che il Capitolo ha vissuto nel momento preposto; molti altri con la loro dimostrazione di affetto, fiducia e vicinanza espresse in forme diverse, con lettere, chiamate telefoniche, messaggi di posta elettronica o di persona. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 19 Chiesa e ospitalità Assumo questa elezione con grande emozione e senso di responsabilità, perché tutti conosciamo le difficoltà che esistono, ma allo stesso tempo con una forte sensazione di pace, perché come ho già detto abbiamo avvertito la presenza dello Spirito del Signore, e sono certo che Lui, che ha voluto questa elezione, sarà sempre accanto a me e mi guiderà lungo le strade più giuste da prendere. Lo assumo anche come un servizio che il Signore e l’Ordine mi chiedono, riconoscendo le mie povertà e le mie limitazioni, ed essendo consapevole che avrò bisogno dell’aiuto del Signore, dell’ispirazione permanente di San Giovanni di Dio, nostro Fondatore, e dell’aiuto di tutti, confratelli e collaboratori, per poter portare avanti la missione che mi viene affidata. Ringrazio anche il Capitolo per la fiducia che mi ha espresso nell’eleggere i confratelli che, assieme a me, avranno la missione di Governo dell’Ordine, e concretamente ringrazio ciascuno di loro per aver accettato di condividere con me questa responsabilità. Senza alcun dubbio, per tutti noi è anche un grande onore poter servire in questo modo il nostro Ordine. Fedeli a Giovanni di Dio La sua ispirazione e la sua vicinanza ci hanno accompagnati durante tutti questo tempo, e 20 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 sono certo che sarà contento anche del lavoro realizzato e degli orientamenti che i suoi figli e la sua famiglia hanno approvato, per continuare a concretizzare nella realtà il carisma e la missione dell’Ospitalità nel nostro mondo che cambia continuamente e con diversi contesti culturali. L’esperienza della misericordia di Dio che egli sperimentò e visse sulla propria pelle produsse nel suo cuore una sensibilità squisita per le persone che si trovavano nel bisogno, arrivando ad identificarsi con il Cristo povero, facendosi povero con i poveri, i malati e i bisognosi. Abbiamo molte espressioni sue e di chi lo conosceva che ce lo dimostrano. Ne segnalo una soltanto: «li ho visti così poveri e così malconci, che mi spezzarono il cuore… li soccorsi come potevo, perché andavo di fretta per trattare con il maestro Avila, ma non diedi loro come avrei voluto» (Prima Lettera di San Giovanni di Dio alla Duchessa di Sessa, 15). Fratelli, anche a noi oggi succede la stessa cosa: sono tante le necessità di ogni tipo cui oggi ci troviamo di fronte, che in alcuni luoghi sono aumentate ed aggravate dalla crisi mondiale che stiamo vivendo, alle quali non riusciamo a dare una risposta. Come Giovanni di Dio, anche noi siamo chiamati a vivere profondamente l’esperienza della misericordia di Dio o dell’O- spitalità di Dio verso ciascuno di noi, per avere un cuore misericordioso, sensibile, aperto e accogliente nei confronti di tutti, specialmente dei più sofferenti e dei più bisognosi. Una sensibilità che non è sentimentale, ma spirituale, capace di mettere in moto tutta la persona, fino al punto di soffrire quando non si può fare di più. Il presente e il futuro, del quale a volte parliamo come se avessimo dei dubbi, si basano fondamentalmente sulla fedeltà allo spirito del Fondatore, essendo testimoni di fronte al mondo dell’amore di Dio, traboccante di misericordia e di tenerezza verso tutti, in particolare nei confronti dei più vulnerabili e bisognosi. Vivendo così, San Giovanni di Dio aprì una nuova via per la santità e iniziò da solo un progetto, e in pochissimo tempo diede il via ad un movimento di ospitalità che è giunto fino ai giorni nostri. Si tratta di un progetto di Dio, un progetto emozionante, e che tutti noi che facciamo parte della Famiglia di San Giovanni di Dio siamo chiamatia vivere con entusiasmo, speranza e determinazione. Desidero che San Giovanni di Dio sia presente ogni giorno nella mia vita, come guida e come fonte di ispirazione, e che soprattutto illumini le decisioni che dovremo prendere, ma anche che mi aiuti a crescere nell’esperienza dell’amore mise- Chiesa e ospitalità Fra Etayo e fra Forkan: passaggio di consegne tra "Generali". ricordioso di Dio e nella sensibilità del cuore verso i confratelli, i collaboratori, i malati e tutte le persone con le quali verrò a contatto. Invito anche voi a vivere identificati con lo spirito e l’ispirazione di San Giovanni di Dio. «Se considerassimo quanto è grande la misericordia di Dio, non cesseremmo mai di fare il bene mentre possiamo farlo, poiché, mentre noi diamo per suo amore ai poveri quello che Lui stesso ci dà, Egli ci promette il cento per uno nella beatitudine del cielo. O felice guadagno e usura!» (Prima Lettera di San Giovanni di Dio alla Duchessa di Sessa, 13). Anno della fede e rinnovamento dell’Ordine L’11 ottobre del 2011, il Santo Padre Benedetto XVI, con il Motu Proprio Porta fidei, ha proclamato l’Anno della Fede, che ha avuto inizio l’11 ottobre 2012, data in cui si commemora il 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e che si concluderà il 24 novembre 2013, nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo. «L’Anno della fede è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo… Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza… Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire… Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7, 9; 13, 8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati… L’Anno della fede sarà anche un’occasione propizia per intensificare la testimonianza della carità… La fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino» (Benedetto XVI, Porta Fidei, Roma). La Chiesa ci offre una grande opportunità per approfondire e rinnovare la nostra fede, per crescere nell’unione con Mistero di Cristo e, in definitiva, affinché la nostra vita spirituale di consacrati e di laici si rafforzi, così da poter essere testimoni dell’amore misericordioso di Dio, con semplicità e con passione evangelica. L’Anno della Fede costituisce anche per noi una chiamata a continuare e ad approfondire il rinnovamento della nostra vita e di tutta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. È un processo che ha avuto inizio anni fa, ma che non si è ancora concluso, e che forse non avrà fine, perché la sua essenza consiste nella crescita spirituale permanente, a partire dalla conversione personale, l’unica che rende Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 21 Chiesa e ospitalità I Vocali della nostra Provincia Lombardo-Veneta. possibile un vero rinnovamento, un autentico cambiamento di atteggiamenti e comportamenti. È l’unica cosa capace di alimentare gli ideali, di entusiasmare, di appassionare e di farci abbandonare gli atteggiamenti di apatia, scoraggiamento e prostrazione, per aprirci alla speranza. Confratelli e collaboratori, abbiamo un grande compito davanti a noi: quello di continuare a rinnovare le nostre vite e la vita della nostra Istituzione. In continuità con i precedenti Superiori Generali, e specificatamente con Fra Donatus Forkan, voglio continuare a promuovere il rinnovamento della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, nelle sue forme e soprattutto nei suoi contenuti, nella fedeltà al Vangelo, al nostro Fondatore San Giovanni di Dio, alla Chiesa e alle diverse realtà sociali e culturali 22 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 in cui operiamo. La Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio Il Capitolo Generale ha esaminato e approvato le linee fondamentali per continuare a lavorare sulla Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. La visione dell’Ordine come Famiglia era stata accolta e approvata dall’Ordine nel precedente Capitolo Generale, celebrato a Guadalajara (Messico), nel 2009, così come appare nell’articolo 20 degli Statuti Generali. Si tratta di una visione accertata, che è sempre stata presente tra noi, e che ora vogliamo promuovere e incentivare aprendo le porte a moltissime persone, che ogni giorno si uniscono a noi per realizzare la missione di Ospitalità. Formiamo, pertanto, un grande movimento, uniti dal- la figura di San Giovanni di Dio, dalla missione, dalla spiritualità e dal carisma dell’ospitalità, capace di generare una forza evangelica in favore dei malati, dei poveri e di quanti si trovano nel bisogno. Questo modo di proiettare il nostro futuro risponde alla tradizione dell’Ordine, e all’invito che ci rivolge la Chiesa a condividere il nostro carisma, la missione e la spiritualità con i laici. Come ha detto di recente Benedetto XVI, più che collaboratori essi sono realmente corresponsabili della missione della Chiesa, e pertanto della nostra missione di ospitalità (Cfr. Benedetto XVI, Messaggio al forum internazionale dell’Azione Cattolica. 10 agosto 2012). Certamente, cari confratelli e collaboratori, abbiamo ancora molta strada da fare, e molte cose da chiarire nella vita della nostra Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. Viviamo in un’epoca in cui i cambiamenti avvengono così rapidamente da non permettere di consolidare le cose, ma dobbiamo vederlo come un processo, una strada che dobbiamo continuare a percorrere e, certamente, se proseguiremo su questa strada troveremo le soluzioni più giuste e i chiarimenti necessari. Vorrei ringraziare tutti i collaboratori della nostra Famiglia, per il loro impegno nei confronti della missione dell’Ordine, e li invito a continuare a sentirsi sempre più Chiesa e ospitalità identificati con i nostri principi e valori, per continuare ad offrire al mondo la testimonianza dell’ospitalità. Un ringraziamento molto speciale a voi, collaboratori che avete partecipato al Capitolo Generale, per i vostri contributi, per averci dedicato interamente il vostro tempo, per le vostre dichiarazioni a supporto e, in modo particolare, per l’impegno, l’affetto e la vicinanza all’Ordine. Una vita consacrata appassionata per Cristo, per i malati e i bisognosi In San Giovanni di Dio, nei nostri Santi e Beati, così come in tanti nostri altri confratelli, abbiamo un chiaro esempio del fatto che una vita consacrata appassionata per Cristo e per l’umanità sofferente è la fonte del rinnovamento, della speranza per il nostro Ordine e della felicità per ogni confratello. È altresì la fonte e la base fondamentale per una pastorale vocazionale rinnovata. Molti di loro hanno iniziato da soli e dal niente, ma la passione e la forza di Dio li ha portati a creare o a restaurare l’Ordine. Sono stati dei veri testimoni e profeti, che non sono stati ignorati, ma tutto il contrario. Concludendo il Capitolo, vorrei rivolgere un appello a tutti i confratelli ad essere audaci, coraggiosi e intraprendenti, superando le difficoltà e aprendosi alla speranza. Vi esorto a cerca- re la felicità della nostra vita, in una dedizione totale per amore a Cristo e ai poveri, ai malati e a quanti si trovano nel bisogno; a vivere radicati in una vita spirituale profonda e curata, una vita comunitaria fraterna e una vita apostolica in cui ciascun confratello si senta protagonista attivo dell’ospitalità, nel luogo in cui vive, secondo la sua età, il suo stato di salute e la sua preparazione professionale e pastorale. È necessario consolidare la vita fraterna in comunità, con creatività e fedeltà, cercando nuove forme se è necessario, potenziando la comunità provinciale, interprovinciale e regionale, ma facendo sì che ogni confratello abbia perlomeno una comunità di riferimento, della quale possa sentirsi parte, e della quale possa condividere la vita, la fede, la fraternità e la missione. In questi tempi di crisi globale, i religiosi e pertanto noi confra- telli, siamo chiamati ad assumere uno stile di vita che sia coerente con questa realtà. Questa situazione ci colpisce direttamente, e si deve notare nel nostro stile di vita, che deve essere semplice e austero, eliminando il superfluo e mostrandoci sensibili e solidali con le persone che ci circondano e che stanno attraversando delle difficoltà. Solo così noi confratelli potremo realizzare una pastorale vocazionale che possa attirare nuove persone al nostro Istituto, che vedranno in noi l’entusiasmo e la passione per la nostra vocazione. In questo senso, tutti siamo chiamati ad essere membri attivi della pastorale vocazionale. Ovviamente, sarà necessario allo stesso tempo elaborare dei piani adeguati di pastorale vocazionale giovanile attraverso i mezzi di comunicazione e le persone necessarie, compresi i confratelli e i collaboratori. La formazione iniziale e quella permanente sono essenziali per il futuro del nostro Ordine, per trasmettere ai nuovi candidati la passione per la vita consacrata nell’ospitalità e per rinnovare quella di tutti i confratelli, indipendentemente dalla loro età. Assieme alla pastorale vocazionale, sono le maggiori sfide che dobbiamo affrontare con molta deFra José Luis Redrado, vescovo dell'Ordine, terminazione. ospite il 29 e 30 ottobre al Capitolo. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 23 Chiesa e ospitalità Stile di governo Il nostro desiderio è che il Governo Generale si realizzi partendo dal dialogo e dalla collegialità, riconoscendo allo stesso tempo la responsabilità e l’autorità che gli competono, e che talvolta comporterà anche il dover prendere delle decisioni difficili. L’animazione dell’Ordine per Regioni è una buona maniera di promuovere il dialogo e la partecipazione, oltre ad essere una forma adeguata per affrontare da vicino la realtà di ogni regione, e per questo continueremo a lavorare per Regioni. Oltre al Consiglio Generale, potremo contare sul Consiglio Generale Allargato, o un organismo simile, che si ritroverà a Roma almeno due volte l’anno e del quale faranno parte fra Jairo Enrique Urueta, Superiore Provinciale di Colombia, come Delegato Generale per la Regione America Latina, e fra Joseph Smith, appartenente alla Provincia dell’Oceania, come Delegato Generale per la Regione Asia-Pacifico e le Province anglofone. Entrambi risiederanno nelle loro Province, da dove animeranno le rispettive Regioni. Anche fra Pascal Ahodegnon, Consigliere Generale per la Regione Africa, trascorrerà buona parte del tempo nella sua Regione. Vogliamo che il dialogo con i Superiori Provinciali sia uno strumento adeguato di governo. Per questo, oltre ai contatti persona- 24 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 li che manterremo, realizzeremo un incontro annuale con tutti i Provinciali, per esaminare la vita dell’Ordine, condividere la vita delle Province, presentare proposte e affrontare diverse situazioni dell’Ordine. Nella Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio esiste un ricco potenziale umano, formato da confratelli e collaboratori, sul quale vogliamo fare affidamento per il buon governo dell’Ordine. Per questo, solleciteremo l’aiuto e la partecipazione concreta di confratelli e collaboratori per il coordinamento di alcune aree di animazione e la partecipazione a diversi gruppi di lavoro che saranno organizzati dalla Curia Generalizia o dalle Regioni. Per realizzare la missione del Governo Generale sarà necessario poi rivedere l’organizzazione della nostra Curia Generalizia, in linea con la proposta di riorganizzazione che è stata presentata al Capitolo. Nel corso della prima riunione che avremo con i Provinciali, presenteremo una proposta concreta da esaminare. Piccoli Fratelli del Buon Pastore È stato un vero regalo, per questo Capitolo e per l’Ordine, la notizia recente che la Congregazione dei Piccoli Fratelli del Buon Pastore ha deciso di fondersi con il nostro Ordine e far parte della nostra Famiglia. La presentazione del Fondatore e della Congregazione sono stati momenti molto importanti, che ci hanno emozionato, così come le parole e i gesti del Superiore Generale della Congregazione, fra Justin Howson. Anche il nostro Capitolo Generale si è espresso positivamente riguardo questa fusione, e non ho dubbi che lo Spirito Santo stia animando questo processo sin da quando i Piccoli Fratelli lo hanno avviato. Sono molti i punti che abbiamo in comune sia nella missione sia nella spiritualità, dato che il loro Fondatore è stato un religioso del nostro Ordine, fra Mathias Barrett. Sono sicuro perciò che il processo che stiamo iniziando arriverà a buon fine. Per questo, abbiamo previsto già il lavoro di due commissioni, formate da confratelli appartenenti ad entrambe le istituzioni, che a breve inizieranno a lavorare. Ci prenderemo il tempo necessario affinché tutto sia fatto correttamente, e riferiremo sui passi avanti che saranno fatti. Ringraziamento a fra Donatus Forkan Desidero rivolgere con tutto il cuore alcune parole a fra Donatus Forkan, che è stato il nostro Superiore Generale negli ultimi sei anni. Lo voglio ringraziare soprattutto per il grande amore che nutre per l’Ordine, e che ha espresso ogni giorno in questi Chiesa e ospitalità sei anni attraverso la sua dedizione e il suo grande impegno, e principalmente con l’entusiasmo e la passione con cui ha vissuto e vive la sua vocazione come Fatebenefratello. Lo ringrazio per la fiducia che mi ha dimostrato nel periodo in cui abbiamo vissuto alla Curia Generalizia, durante il quale abbiamo lavorato molto e sempre con la voglia di fare il meglio. Lo ringrazio per la convinzione e la determinazione che ha avuto nel guidare l’Ordine, con uno spirito amabile e allegro, profondamente ospitale, proprio di un figlio di San Giovanni di Dio. Sono state tante le cose che ho imparato da fra Donatus: la sua semplicità, la sua amabilità, la vicinanza e la profondità spirituale, la sua apertura agli altri e la capacità di comprensione nei confronti delle persone di culture diverse, la sua disponibilità per andare laddove era richiesta la sua presenza, e potrei elencarne tante altre. Grazie fra Donatus; il suo contributo alla Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio è stato molto importante, per il presente e per il futuro. I suoi scritti, le sue riflessioni e le sue idee continueranno ad essere molto importanti per tutti noi, e certamente ne terremo conto, così come faremo affidamento su di lei. Le auguro ogni bene per il suo futuro, e sono certo che continuerà a servire il nostro amato Ordine con lo stesso coraggio e con l’impegno di sempre. Personalmente so che potrò continuare a fare affidamento sulla sua esperienza e sulla sua vicinanza. Grazie anche a fra Brian O’Donnell e a Fra Pascual Piles, ex Superiori Generali dell’Ordine, per il loro appoggio, i consigli e la vicinanza che mi hanno dimostrato. Spero di poter contare su di loro anche nel futuro. Grazie ai miei confratelli del precedente Consiglio Vorrei ringraziare di vero cuore i confratelli del Governo e della Curia Generalizia del sessennio che si è appena concluso: Rudolf Knopp, Vincent Kochamkunnel, Elia Tripaldi, Robert Chakana e Daniel Márquez, oltre a fra José M. Chávarri, Segretario e Procuratore Generale, fra Gian Carlo Lapic', Segretario personale del Padre Generale, fra Moisés Martín, Direttore dell’Ufficio Missioni e Cooperazione Internazionale, e fra Innocenzo Fornaciari, Priore della Nocetta. Abbiamo vissuto sei anni molto intensi e tutti insieme abbiamo cercato, assieme a fra Donatus Forkan, di portare avanti la missione di governo e di animazione dell’Ordine. Abbiamo trascorso dei momenti felici, e abbiamo condiviso anche le difficoltà proprie della nostra missione. Ai confratelli che lasceranno la Curia Generalizia e che torne- ranno alle loro Province auguro il meglio, e sono sicuro che continueranno a servire l’Ordine con dedizione e entusiasmo. Grazie ai confratelli del nuovo Consiglio Generale Ringrazio sentitamente per loro disponibilità e per l’impegno assunto dai confratelli che assieme a me formeranno il nuovo Consiglio Generale: Rudolf Knopp, Giampietro Luzzato; Benigno Ramos e Pascal Ahodegnon. La responsabilità è grande e lo sarà anche il lavoro, ma ci siamo assunti questo compito con spirito di servizio e con una grande speranza, che si fondamenta nel Signore e in San Giovanni di Dio, che ci dovranno guidare ogni giorno lungo questo sessennio. Il Capitolo Generale non si è concluso; ci sono ancora molte cose da concretizzare, ma vorrei già ringraziare fra Joseph Smith e fra Jairo Enrique Urueta per aver accettato la responsabilità di condividere con il Consiglio Generale il governo e l’animazione delle Regioni che ho menzionato prima. Ringrazio anche fra André Sène, del Senegal, che appartiene alla Provincia Africana di Sant’Agostino, per la disponibilità dimostrata nell’accettare la carica di Segretario Generale. Auspico che insieme potremo lavorare in équipe e in clima di fraternità e di fiducia reciproca, per il bene di tutta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 25 Chiesa e ospitalità 27 ottobre: visita ai luoghi dove sono nati i Pastorelli di Fatima. Ringraziamenti In questa parte, dedicata ai ringraziamenti, vorrei che il mio grazie giungesse a tutti coloro che hanno partecipato al Capitolo Generale: grazie per il vostro appoggio, per la vostra vicinanza e per l’intenso lavoro che avete realizzato in queste tre settimane. In modo particolare, e sperando di non dimenticare nessuno, vorrei ringraziare in modo speciale la Provincia Portoghese per la preparazione e l’organizzazione del Capitolo: lo hanno fatto in modo stupendo, e ci hanno offerto una dimostrazione pratica di Ospitalità in tutti i sensi. Grazie a fra José Augusto Gaspar Louro, Superiore Provinciale e a tutto il suo gruppo; è stata un’esperienza che non dimen- 26 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 ticheremo. Chiedo a fra José Augusto di trasmettere i nostri ringraziamenti a tutti i confratelli e i collaboratori della Provincia e in particolare ai Superiori e ai Direttori che ci hanno offerto la loro ospitalità e ci hanno omaggiati con regali, pranzi, cene e tanto altro ancora. Le visite ai Centri e agli altri luoghi sono state veramente piacevoli. Grazie per tutto quello che avete fatto per noi. Grazie all’équipe della Curia Generalizia che ha preparato il Capitolo, a quanti hanno fatto parte della Commissione che ha redatto l’Instrumentum laboris e a coloro che si sono fatti carico dei temi riguardanti la logistica, la documentazione, ecc., coordinati da fra José M. Chávarri. Grazie ai confratelli che hanno fatto parte delle diverse commissioni capitolari: la commissione di coordinamento, la commissione di redazione e quella per il benessere. Grazie anche ai moderatori e ai segretari dei gruppi. Tutti avete fatto un grande sforzo perché tutto funzionasse bene. Grazie a fra Gian Carlo Lapic' per il servizio che ha realizzato come Segretario del Capitolo e grazie alla Commissione che ha rivisto i verbali del Capitolo Generale. Indubbiamente è stato un lavoro difficile, ma molto necessario. Il mio ringraziamento speciale anche ai moderatori del Capitolo, Susana Queiroga e Gianni Cervellera, che con la loro simpatia, serenità, il loro lavoro e la direzione, hanno fatto un lavoro magnifico che ci è stato di grande aiuto per il buon andamento del Capitolo. Grazie al gruppo di interpreti guidati dalla sig.ra Kathleen Elslander, e alle interpreti di lingua coreana. In una assemblea così variegata e in cui si parlano lingue diverse, la vostra collaborazione e il vostro lavoro sono stati fondamentali per rendere possibile l’andamento del Capitolo. Molte grazie. Il mio riconoscimento e il mio ringraziamento vadano anche all’équipe tecnica, ai signori João Ascenção, Alexandre Torres, João Santos e Nuno Barradas. Un grazie molto speciale ai colla- Chiesa e ospitalità boratori della Segreteria del Capitolo, che ci hanno appoggiati permanentemente e che hanno svolto un magnifico lavoro: Silvia Farina, Klaus Mutschlechner e Mario Da Rocha Ávila. Grazie anche al nostro collaboratore Nuno Lopes, che oltre a lavorare molto nella preparazione del Capitolo è stato il nostro infermiere per quanti ne hanno avuto bisogno durante il nostro soggiorno a Fatima. Ringrazio fra José M. Chávarri per aver preparato il libretto della liturgia, e fra Gian Carlo Lapic' per aver coordinato tutta la liturgia. Ringrazio anche i sacerdoti e i vescovi che hanno presieduto l’Eucaristia e il Coro Irlandese e quello della Casa di Barcelos che hanno cantato molto bene, animando le celebrazioni liturgiche. Infine, ringrazio il personale e le Suore della casa che ci hanno accolto qui a Fatima per tutta la durata del Capitolo. Siamo stati molto bene, e tutto il personale è stato a nostra disposizione, cercando di fare il possibile per il buon andamento del Capitolo e per il benessere dei capitolari. Molte grazie a suor Maria do Carmo, Superiora della Comunità. Conclusione Il Capitolo ha costituito un’esperienza di universalità e di ospitalità. Le sfide sono tante, ma facciamo affidamento sulla forza del Signore e sulla buona disponibilità di tutta la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, così che – ne sono certo – potremo affrontare il futuro con speranza affinché il progetto di Ospitalità iniziato da San Giovanni di Dio continui a vivere nel tempo e a rafforzarsi, nella fedeltà alla missione che il Signore e la Chiesa ci hanno affidato. Il Capitolo ha approvato un documento di proposte, che orienteranno la missione del Governo Generale e di tutto l’Ordine per i prossimi sei anni. Si tratta essenzialmente di continuare e approfondire il lavoro che stiamo realizzando da alcuni anni, nel raggiungimento di obiettivi ancora più ambiziosi. Altre proposte vertono su temi che sono di grande importanza per il nostro Istituto. Non vogliamo però rivolgere la nostra attenzione soltanto a noi stessi. La nostra missione esige che siamo sempre vigili, per servire e assistere le persone malate e quelle che si trovano nel bisogno. In questi tempi di crisi, il Capitolo ci esorta ad essere particolarmente sensibili nei confronti delle necessità dei più vulnerabili del nostro mondo, e in particolare di coloro che ci sono vicini. La solidarietà con i più bisognosi, l’aiuto reciproco tra diverse Province e organismi dell’Ordine, è una forma concreta di manifestare la comunione e l’ospitali- tà. In questo senso, ringrazio il Capitolo per la solidarietà e la generosità che ha manifestato, e che ci ha permesso di raccogliere 100.000 euro per un progetto dell’Ordine a Timor Est. L’importanza di questa somma esprime la volontà di cooperare che esiste nella nostra Famiglia. Cari confratelli e collaboratori, il Capitolo sta giungendo al termine. È tempo di fare rientro alle nostre comunità e ai nostri Centri. Auguro a tutti un buon viaggio, e spero che porterete con voi il ricordo di una buona esperienza vissuta a Fatima: trasmettetela agli altri confratelli e ai collaboratori, e portate loro i miei saluti e quelli di tutto il Capitolo e del nuovo Consiglio Generale. Dite loro che l’Ordine guarda al presente e al futuro con speranza e ottimismo, e che siamo tutti chiamati a partecipare alla costruzione e allo sviluppo del progetto di San Giovanni di Dio. Per questo faccio affidamento su ciascun componente della nostra amata Famiglia di San Giovanni di Dio. Che il Signore, Padre misericordioso, la Madonna di Fatima, che ci ha accompagnato durante tutto il Capitolo, l’Arcangelo Raffaele, nostro Fratello maggiore, San Giovanni di Dio nostro Fondatore e ispiratore, e tutti i nostri Santi e Beati ci accompagnino, ci proteggano, ci orientino e ci aiutino lungo il sessennio che sta per iniziare. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 27 E Etica e ospitalità Carlo Bresciani La vita spirituale come vertice della vita umana L e molteplici questioni bioetiche, che per molti aspetti animano il dibattito nella cultura medica contemporanea e per altri alimentano le ansietà di molti cittadini, hanno certamente a che fare con una concezione della vita che negli ultimi decenni è mutata nella percezione di molti. Certamente un ruolo particolare giocano il clima secolarizzato e una visione della vita che si allontana da una concezione religiosa della stessa. La vita umana tende a non essere più pensata in relazione a Dio: ciò ha un peso notevole sia nella percezione delle problematiche bioetiche, sia nelle proposte di soluzione delle stesse. È, quindi, utile riprendere gli elementi fondamentali sui quali si fonda la visione cristiana, e più in generale religiosa, della vita umana. La vita nella Bibbia Per l’uomo biblico parlare della vita significa parlare di Dio: non è possibile pensare una qualsiasi forma di vita (e di realtà esistente) che non sia originata da Dio e in relazione con Lui. Non solo la Bibbia si apre descrivendo come la vita abbia principio dall’intervento creatore di Dio, non solo essa si chiude con il 28 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 trionfo della vita (“vieni Signore Gesù”: Ap 22, 20), ma in tutto l’arco in cui si dispiega la Rivelazione al centro sta sempre questa verità fondamentale: “Il Signore, il Dio della vita di ogni essere” (Nm 27, 16). Da un capo all’altro della Bibbia, un senso profondo della vita in tutte le sue forme ed un senso purissimo di Dio stanno in stretta e indissolubile relazione. La vita è un dono sacro in cui Dio fa risplendere il suo mistero di amore e la sua infinita fecondità. Da qui deriva che, per la cultura dell’Antico e del Nuovo Te- stamento e per tutta la cultura occidentale che deriva da essa, la vita umana deve essere amata: è talmente evidente da non ammettere alcuna discussione. Oggi, invece, noi ci troviamo nella strana condizione di dover riflettere non solo sul significato e sul valore della vita umana, ma del doverci chiedere se e perché ogni vita umana debba essere amata, custodita e protetta. Come tutti i concetti biblici, anche quello di vita si presta a molteplici considerazioni e presenta significati diversi. Per cui, quando parliamo di vita, dobbiamo sta- Etica e ospitalità re attenti ai diversi significati del termine. Il termine vita riferito alla vita umana Il termine ‘vita’, infatti, nella Bibbia copre diversi significati, prendo spunto per questa elencazione dalla meditazione del cardinal Carlo Maria Martini dal titolo “Il vangelo della vita e l’impegno per la difesa della vita”, tenuta al Convegno delle Chiese di Lombardia su “Nascere e morire oggi” (Milano, Università Cattolica del S. Cuore, 23 novembre 1991): - innanzitutto il termine vita è riferito alla vita biologica, al fatto cioè di possedere un corpo organico capace di auto-regolarsi e di organizzarsi nei suoi processi biologici: è la vita di cui si fa carico la medi- Il tempo che stiamo vivendo rappresenta per noi un'opportunità per offrire anche una testimonianza concreta e profetica a favore del valore della vita umana e della dignità della persona, che sta perdendo sempre più di significato, con il rischio che anche le nostre strutture ed i nostri collaboratori, con il tempo, perdano la sensibilità, la tensione verso una missione a favore della dignità e della sacralità della vita umana. La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio cina in tutte le sue branchie; è quella posseduta da ogni essere vivente (vegetale o animale); - il termine vita viene riferito anche alla vita psichica: sul supporto della vita biologica si sviluppa la vita che si apre alla relazione con le cose, le persone. In queste relazioni sono vissute sensazioni, emozioni, affetti, impulsi... È la vita di cui si fanno carico gli psicologi. Anche gli animali hanno sensazioni, vivono emozioni; in altre parole essi pure hanno una vita psichica, sia pure molto diversa da quella umana; - la vita psichica sta alla base della qualità della vita relazionale o sociale vera e propria dell’essere umano che si sviluppa attraverso il linguaggio, il dono di sé, l’amore, la generazione, la famiglia, le amicizie, il rapporto sociale nella comunità, il lavoro e il divertimento ... È la vita sociale che viene organizzata attraverso le istituzioni: la politica, l’economia, l’educazione, ecc. - come ultimo e supremo livello c’è la vita spirituale sia in senso lato (la vita intellettuale) sia in senso stretto con il quale intendiamo la partecipazione dell’essere umano alla vita stessa di Dio, partecipazione che ci viene donata da Dio e comunicata in Gesù. La vita spirituale corona e porta alla massima espressione tutti i livelli precedenti di vita umana. È la vita di cui si fa carico la religione e la Chiesa attraverso l’annuncio della Parola di Dio e i sacramenti. Tutti i livelli precedenti di vita sono finalizzati e trovano il loro senso ultimo nella vita spirituale; senza di essa mancano di qualcosa di essenziale: mancano di quella qualità che dà loro senso. Il primato della vita spirituale Ha scritto Romano Guardini, “l’eterno non è in rapporto con la vita biologica, bensì con la persona. La consapevolezza di questa perennità cresce nella misura in cui la caducità è sinceramente accettata. Chi cerca di schivarla, nasconderla o negarla, non ne prenderà mai coscienza. Il contingente lascia trasparire l’assoluto”. I primi tre livelli di vita umana, nel piano divino, sono finalizzati al quarto, in quanto la vita puramente fisica si approfondisce in quella psicologica, prima, relazionale, poi, ma ha il suo completamento nella finalità ultima della vita umana: la comunione con Dio come vocazione suprema donata da Dio stesso. Il catechismo di Pio X diceva che siamo stati creati da Dio per “conoscerlo, amarlo e servirlo Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 29 Etica e ospitalità in questa vita e per poi goderlo nell’altra in Paradiso”. Ciò dice quale sia l’ampiezza e l’altezza della vita spirituale e a quali infinite dimensioni aprano i livelli precedenti di vita, dando così piena espressione a quella immagine di Dio che l’essere umano è. La vita spirituale non solo immerge nella vita stessa di Dio, ma introduce nella vita che non avrà mai fine, quella eterna del Paradiso. La vera sfida della vita umana, quindi, non è superare ogni limite biologico, psichico o relazionale (cosa comunque impossibile alla creatura), ma quella di saper accettare quel limite che è insuperabile e scoprire che anche nel limite più pesante (il dolore e la morte) esiste una relazione “misteriosa” con il divino che ci definisce. È la vita spirituale che è capace di riscattare l’essere umano da tutti i limiti nei quali è immerso. È la relazione con il divino – che nessuna ricerca medicoscientifica potrà negare, ma dalla quale non potrà mai prescindere senza negare l’essenza stessa dell’essere umano – che rende quest’ultimo (anche nella sua struttura biologica) non manipolabile e indisponibile. La riflessione cristiana sulla vita non prescindere dalla sua dimensione spirituale, la cui profondità ci è rivelata in Gesù Cristo. É a partire da qui che si 30 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 possono valorizzare tutti i diversi livelli di vita di cui si è detto e trovare quelle verità fondamentali che dovrebbero ispirare le motivazioni dell’agire umano nei loro confronti. Il primato della vita spirituale e la finalizzazione di ogni vita umana al traguardo della vita eterna in Dio sono il fondamento della dignità propria dell’essere umano. Il dono di sé alla sorgente della vita Prendo alcuni spunti per le riflessioni che seguono da “L’insegnamento biblico sul dono della vita” di C. Ghidelli e da “Il dono della vita” a cura di E. Sgreccia (Vita e Pensiero, Milano 1987, pp. 51-71). La vita umana ha origine da una relazione caratterizzata dal dono di sé: quello reciproco dei genitori i quali non solo pongono gli atti fisici necessari al concepimento, ma soprattutto stabiliscono con la vita generata una relazione di dono gratuito assolutamente indispensabile affinché il figlio raggiunga una positiva coscienza di sé. Perché il soggetto generato possa raggiungere una adeguata coscienza psicologica di sé è, infatti, necessaria molta dedizione gratuita dei genitori, molta abnegazione e molta cura. Tutto ciò è necessario prima che il soggetto generato possa dire “io” e sperimentare la propria vita come ‘promettente’ e meritevole di essere vissuta. Tuttavia non bastano i genitori e la loro generosa dedizione perché la vita relazionale del soggetto possa essere vissuta in maniera soddisfacente: sono necessari tutti gli organismi sociali (la scuola, gli ospedali, la cultura, le istituzioni legislative che danno ordine al vivere sociale, la politica, l’economia…) che permettono uno strutturarsi pacifico e armonioso delle molteplici relazioni di cui la vita sociale di ognuno ha bisogno. Anche a questo livello, affinché i molteplici organismi sociali possano essere adeguatamente organizzati, è necessario il dono di sé di molte persone e gruppi di esse. Ciò significa che la stessa vita relazionale, per quanto affidata al soggetto, presuppone e vive del dono di un ambiente che è stato preparato da altri. La stessa vita spirituale, il livello più intimo della vita di ognuno di noi, non può essere che generata da un dono, innanzitutto quello che Dio ha fatto di sé generando la vita umana stessa, ma poi quello della comunità che lo introduce alla fede (la Chiesa). La percezione di questo grande dono apre alla relazione con Dio e con la Chiesa. Tutto ciò aiuta a comprendere che dietro i livelli di vita biologico, psichico, sociale e spirituale c’è la grande dedizione di tante Etica e ospitalità persone, spesso anonime. Quando si afferma che Dio è dono e che la vita è dono, non si intendono negare i momenti difficili e dolorosi della vita (suonerebbe, come minimo, come una presa in giro offensiva per coloro che li stanno vivendo). Si intende invece dire che solo dal dono di Dio e degli altri (genitori, società, ecc.) è generata la vita e che solo imitando quel dono da cui siamo generati (in altre parole: amando) si è continuamente rigenerati e si diventa generatori di vita per sé e per gli altri, anche nelle situazioni più dolorose in cui ci si può trovare. Tutto è generato dal dono e noi viviamo di esso e immersi in esso. Tanto più l’essere umano è consapevole di questo, tanto più diventa capace di apprezzare e di impegnarsi in tutti gli aspetti della vita umana, sopportandone anche le fatiche e la pesantezza che li caratterizzano. Questa consapevolezza, però, viene meno nelle prospettive edonistiche e esasperatamente individualistiche della vita umana. L’impostazione edonistica e individualista della vita, infatti, rende i momenti di pesantezza, di fatica e di dolore molto più difficili da affrontare (nella solitudine tutto è più difficile), costruisce così personalità sempre meno capaci di donarsi e di essere generatrici di vita per sé e per gli altri. Gesù, il Figlio di Dio, il dono per eccellenza di Dio Padre a tutti noi, non nega i momenti dolorosi della vita fisica, psichica e relazionale, anzi li assume nella sua propria vita (la morte in croce), fino ad amare anche coloro che glieli infliggono: la dimensione spirituale della sua vita raggiunge così il massimo della sua espressione, diventa generatore di Vita per sé (“per questo Dio Padre l’ha risuscitato dai morti”: Gal 1,1) e di vita eterna per tutti coloro che lo seguono sulla stessa via. La foto in copertina: Giovanni di Dio, Granada sarà la tua croce «Un giorno – Giovanni aveva 46 anni – un fanciullo gli offrì una melagrana, misteriosamente soggiungendo che essa sarebbe stata la sua croce. Poiché questo frutto in spagnolo si chiama "granada", che è anche il nome della famosa città andalusa, Giovanni pensò che forse quello strano fanciullo era il Bambino Gesù, apparsogli per suggerirgli di troncare il suo vagabondare e di stabilirsi a Granada e così dedicarsi al commercio librario in una città che era stata per secoli faro di cultura. Ma Dio aveva disposto diversamente: la vera avventura iniziò per Giovanni proprio quando egli credeva d'avervi ormai rinunciato. Granada divenne davvero la sua croce, ma anche la sua gloria! Ancor oggi l'emblema dei Fatebenefratelli è per l'appunto una melagrana sormontata dalla croce e sfolgorante di luce». Prendiamo questo racconto scritto da fra Giuseppe Magliozzi per commentare l’episodio della vita del nostro Fondatore illustrato in copertina. L’immagine la troviamo nella chiesa della Casa di Salute dei Fatebenefratelli a Telhal, in Portogallo, l’opera è stata realizzata nel 1949 dalla Fabrica de Sant’Anna. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 31 P Chiesa e ospitalità Pastorale e ospitalità Rina Monteverdi • [email protected] I "Luoghi" della Compassione Esercizi spirituali - Varazze G li esercizi spirituali I ”LUOGHI” DELLA COMPASSIONE sono stati organizzati dall’AIPaS (Associazione Italiana di Pastorale della Salute). Si sono svolti dal 17 al 22 febbraio presso la casa religiosa di Ospitalità “B. V. della Guardia” Fatebenefratelli di Varazze e sono stati condotti da un religioso camilliano, Padre Gianluigi Valtorta. Hanno aderito all’iniziativa 43 persone: 15 donne, tra cui tre suore, 28 uomini tra cui sacerdoti diocesani, religiosi camilliani, fatebenefratelli, un cappuccino e due frati minori. “L’incontro con Dio è un’avventura quotidiana” così ha esordito padre Gianluigi Valtorta nell’introdurre le giornate di esercizi spirituali. Nella stupenda cornice di fiori e piante odorose, di mimose profumate e di brezza marina, che dal mare arriva fino alla casa, lambendo il sentiero nascosto tra gli alberi del grande parco e il tepore di un sole primaverile, ci siamo avventurati in un percorso o meglio ci siamo “esercitati nelle cose dello spirito” accompagnati dalla carezza di tanta Grazia. Il tema degli esercizi era I luoghi della compassione: situazioni, emo- 32 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 zioni, persone, stati d’animo, sofferenze, nei quali fare l’esperienza della compassione unita alla consolazione. Il primo passo per capire e vivere tale dimensione è la purificazione del cuore. È parso subito chiaro che se non ci liberiamo dalle “scorie” dell’invidia umana, dell’ipocrisia, del potere speso male, della mancanza di accoglienza e dialogo, del malumore, non potremo far posto alla pratica della compassione che solo un cuore “pulito” può esprimere e trasmettere. Questi “luoghi”, che padre Gianluigi ci ha fatto visitare, sono stati di Laura Maria Zorzella Esistono molteplici forme di iniziative per strappare gli operatori dalla routine lavorativa quotidiana e per offrire loro l'opportunità di rigenerarsi spiritualmente. Tutte hanno come obiettivo centrale quello di creare ed offrire occasioni di rivitalizzazione e rifornimento di nuova forza... momenti che hanno come modalità principale non l'"agire" ma il "lasciar agire", momenti in cui la persona ritrova se stessa e si dispone a lasciarsi arricchire da Dio. La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio Pastorale e ospitalità individuati nei seguenti passi del Vangelo: “…una fede così grande!” (Lc 7 ,1-10), “Che io riabbia la vista!” (Mc 10, 45-52), “Andate a vedere!” (Mc 6, 30-44), “Dov’è la vostra fede?” (Lc 8, 22-25), “Vedendo le folle” (Mt 9, 35-38), “Sapete ciò che vi ho fatto?” (Gv 13, 1-17), “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 15-11-18). Per compiere tale percorso il religioso ci ha preso per mano e ci ha chiamato a fare esperienza di fraternità attraverso l’investimento di tempo e risorse personali affinché questo stare insieme avesse senso e significato. La prima giornata, considerata introduttiva, l’ha dedicata a due passaggi essenziali: “Dov’è tuo fratello?” (Gn 4, 1-16) e “Come ti chiami?” (Mc 5, 1-20). Il senso era comprendere l’importanza del discernimento e del pensare il proprio agire: “il peccato è accovacciato alla tua porta” (Gn 4, 7), facile è l’inciampo con la nostra umanità, se l’invidia prende il sopravvento e ci fa dimenticare da che parte sta il bene “Caino alzò la mano contro Abele, suo fratello,…” (Gn 4, 8) Padre Gianluigi ha sottolineato, attraverso il dialogo che Dio intrattiene con Caino, la costanza della comunicazione che Lui ha con noi. Bruciati dall’ira, dalla gelosia mostriamo il lato peggiore, la nostra “animalità” e non lasciamo spazio alle ener- gie positive che ci aprirebbero gli occhi sul bene e all’ascolto. Bisogna assumersi la responsabilità di essere promotori di dialogo, là dove siamo, con le persone che incontriamo. È nel dialogo fraterno che ci si conosce: esso è parte integrante della persona stessa e favorisce l’esperienza della fraternità. Ciò che conta è che sia autentico, universale, sincero e che sia espressione di libertà. Le parole devono costruire comunione in una tensione ad andare avanti per superare gli “steccati delle nostre abitudini consolidate”. Questo dialogo implica la povertà di chi vuole accogliere ma anche la ricchezza di chi vuole dare. Ecco che fare spazio nel proprio cuore permette di riconoscersi per quelli che siamo, consapevoli che non possiamo farcela da soli. Questa è l’umiltà, questo è l’atteggiamento di fede: si gioisce dei doni di Dio, si accolgono con umiltà, come Grazia. Per questo ci vuole un cuore mite. In questi giorni anche un Papa, un grande Papa, ci ha mostrato il percorso possibile, lui ha avuto coraggio e ha scelto di farsi da parte per salire sul monte a pregare e favorire la strada di un rinnovamento necessario. Così è per ognuno di noi. Non dobbiamo avere paura di quello che ci costa, in rinunce, sforzi, coraggio, per essere “salvati” da Lui, perché ne vale la pena, perché godremo della Sua tenerezza di Padre, della freschezza della Sua misericordia. Lo scenario si è poi aperto sulla personalità di Gesù presentata da padre Gianluigi come quella di un uomo venuto per farci cambiare mentalità, cambiare modo di vivere, per insegnarci ad usare una logica diversa da quella umana. Di fronte alla stanchezza dei suoi discepoli e della folla che li segue, Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 33 Pastorale e ospitalità Gesù si commuove profondamente: vorrebbe fare riposare i suoi amici ma la gente, assetata delle Sue parole, della sua guida li ha seguiti, ed è stremata. La compassione di Gesù è apertura e disponibilità al «dono fatto dall’altro, il dono di una presenza che si fida di trovare luce e cura (…) Gesù è pronto a modificare il suo programma, programma di legittimo riposo e di intimità con gli amici per rispondere alla folla che non aveva smesso di cercarlo. I programmi valgono per mettere ordine nella vita ma non devono mai mortificare il dinamismo della compassione, la quale quando è autentica è pronta ad accogliere l’inatteso e l’imprevisto, anzi ne sono il terreno più favorevole. La vita è fatta di incontri in cui l’altro ti può passare accanto nel momento per te meno favorevole con il suo carico di tristezza e la sua fame di umana pietà. Che cosa si fa in quel momento? Gesù prova compassione: è la compassione la risposta giusta, cosa che comporta la disponibilità totale senza difese, sottili difese che spesso mascherano la non voglia a cambiare impostazioni, programmi, precedenze nella nostra vita» (GIALUIGI VALTORTA, stralcio tratto dalla riflessione “Andate a vedere” - Varazze - 20 febbraio). La vita rinnovata comincia da un atto di compassione: “Ciò che rende bello il deserto, disse il piccolo principe, è che da qualche parte nasconde un pozzo” (da Il piccolo principe di Antoi- 34 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 ne de Saint Exupery) e Dio agisce attraverso la nostra povertà e la nostra capacità di condividere. In questo ha origine l’atto del compatire. Ma dobbiamo fidarci e la fede esige ascolto e coraggio, solo così si può essere autentici e spendere la vita come dono d’amore: “Non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Nelle parole e riflessioni di Padre Gianluigi che via via si susseguono intravvedo che il “cammino” si fa difficile: noi che ci consideriamo credenti siamo chiamati a superare le nostre paure, la nostra tiepidezza. Siamo chiamati ad essere audaci, a non far prevalere il timore nel prendere certe decisioni o l’angoscia se le abbiamo prese. La fede, il fidarci di Lui deve renderci capaci di superare queste incertezze con coraggio nella consapevolezza che ogni sì della vita esige l’attraversamento di prove, di difficoltà che mettono a nudo la nostra fragilità. Solo se ci lasciamo guardare da Gesù, se ci facciamo avvolgere dal suo sguardo che legge nel profondo, che comprende e che ha compassione, sapremo accettare le nostre debolezze e la nostra finitudine. Fatta questa esperienza sapremo proporci agli altri con la serenità di un cuore accogliente, avendo compreso la logica di un “servizio che dobbiamo” agli altri perché è Dio stesso a “servizio” dell’uomo. Sul sentiero che avverto sempre più in salita ecco un altro spunto inserito in una prospettiva tutt’altro che scontata per la vita di un cristiano: è necessario che ci riconosciamo bisognosi di essere serviti da Dio. Noi siamo spesso portati a pensare che dobbiamo farcela da soli, ma questa è la logica umana. In questo senso Gesù che lava i piedi ai discepoli compie un gesto rivelatore perché ci dice che Dio è a servizio dell’uomo e indica che la vera grandezza è quella del servizio. Noi sappiamo chi siamo e cosa siamo chiamati a diventare attraverso questa azione, ma prima dobbiamo fare tale esperienza. Anch’io avrei sicuramente fatto come Pietro: non mi sarebbe venuto spontaneo accettare che Gesù, il mio maestro, mi lavasse i piedi. È difficile ricevere un simile “dono” con animo libero e spontaneo, vogliamo egoisticamente bastare a noi stessi. Ma questa è la nostra logica non quella del servizio e dell’umiltà di accoglierlo come regalo. Le giornate si susseguono, quasi volano via. Sono tanti gli spunti per rinnovare il cuore, mi devo impegnare, devo fidarmi di più. Qui si sta davvero bene, mi sembra tutto così chiaro: vorrei fare come Pietro sul monte Tabor, piantare una tenda per Gesù che si rivela pian piano ai miei occhi e fermarmi in Sua compagnia. Sarebbe troppo bello, troppo facile… Pastorale e ospitalità È già venerdì e Padre Gianluigi è pronto a proporci il passaggio più impegnativo: l’angoscia della morte e il suo senso, partendo da quella di Gesù. È un percorso obbligato per comprendere anche le ragioni della resurrezione. Ragioni che hanno radici nella croce, nella sofferenza. Chi incontra per primo Gesù risorto? Una donna, Maria di Magdala, che ha saputo stare nel dolore. Lei, con il suo gesto, ci invita a non andare via troppo presto dalla sofferenza incompresa, lei che non ha neppure più un corpo su cui versare le lacrime perché il sepolcro è vuoto. E Gesù è lì e comprende le ragioni del suo pianto, il pianto di ogni uomo davanti al dolore che non ha ragion d’essere. È Lui che indica la strada per capire la radice ultima della sua e dell’umana sofferenza: la mancanza d’amore. Certo nel dolore si è tentati di fuggire o di indugiare con curiosità, da spettatore. Maria invece ha il coraggio di rimanere nella sofferenza e davanti alla morte con tutta se stessa profondamente provata, di chiedere ragione di questa angosciosa esperienza. Gesù aspetta che lei faccia il percorso, che apra gli occhi, lo veda e comprenda che il dolore non ha l’ultima parola perché c’è la resurrezione. Maria riesce a fermarsi: fatta l’esperienza del dolore e poi della gioiosa meraviglia capisce che solo se avrà il coraggio di lasciare Gesù è sicura che lo ritroverà nei fratelli, nel servizio, nella fraternità, perché questo le è stato insegnato, questo ha sperimentato. Fuori Le giornate erano suddivise nei momenti di preghiera, la santa messa, l’adorazione e in due momenti di lectio divina, al mattino e al pomeriggio, a cui seguiva il silenzio e la riflessione personale. dalla Grazia della fraternità c’è solo uno sterile e possessivo trattenere Gesù, chiuso nella logica dell’uomo (Caino uccide Abele). Il sentiero si apre su questa nuova prospettiva: consolare da fratelli, consolarci tra fratelli, passa dagli occhi che sanno piangere perché conoscono il dolore. «Il velo delle lacrime fa guardare più lontano e il pianto del nostro soffrire rende lo sguardo limpido, la nostra pupilla come quella di un’aquila. Gli occhi possono giungere solo dove è già arrivato il cuore. E se il cuore si è perso per strada nemmeno gli occhi riescono a vedere» (GIALUIGI VALTORTA, stralcio tratto dalla riflessione “Ho visto il Signore!” Varazze - 22 febbraio). Mi sovviene un proverbio africano: “Se vuoi arrivare primo corri da solo, se vuoi arrivare lontano corri insieme”: è su quell’insieme che dobbiamo centrare l’attenzione, quell’insieme vissuto nella fraternità con un cuore mite e aperto ad accogliere l’umana sofferenza con profonda compassione, aperto ad accogliere «il dono di una presenza che si fida di trovare luce e cura», sicuri che Lui è sempre con noi. Grazie Padre Gianluigi per averci mostrato la strada e averci condotto per mano. Grazie ai partecipanti che come fratelli si sono uniti a me in questo cammino (compresa la mia mamma). Grazie a Dio per il dono di questa esperienza. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 35 S Società e ospitalità Gianni Cervellera • [email protected] Dal latte alla fede D omenica mattina. Non ci siamo accorti in tempo che il latte era finito. Mia moglie gentilmente mi ordina di andare a prenderlo. Qualcuno ha avuto la felice idea di installare a poche centinaia di metri da casa mia un comodo distributore automatico di latte. Latte non pastorizzato. Per anni ci hanno detto che bisognava bollirlo, ora invece è di moda bere il latte crudo. Il sole di fine gennaio scalda l’aria e scioglie i cumuli di neve ai bordi delle strade e annuncia che presto arriverà la primavera. C’è ancora silenzio. La gente lentamente si sveglia, godendo di un ritmo diverso dai giorni feriali. Mentre cammino mi diverto ad osservare ogni cosa che incontro e soprattutto le persone. Incrocio una donna intabarrata nel suo cappello di lana dall’aria familiare, anche se non la conosco, perché mi capita di vederla spesso nei negozi dintorno. Passo davanti al panificio dove ogni mattina mi faccio servire un fragrante sfilato al sesamo e scambio una battuta scherzosa di buon giorno con la mia amica panettiera. Oggi è serrato. Vedo il piccolo, ma ben fornito orto della mia collega. Devo ricordarle di farmi assaggiare ancora i suoi pomodori, quando matureranno. Più in là due automobilisti si sono leggermente scontrati con i loro mezzi e tentano di scrivere quell’incomprensibile modulo di concor- 36 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 dato che dovrebbe facilitare le procedure. Al ritorno troverò che sono ancora lì a scrivere l’accaduto. Svolto l’angolo e mi trovo davanti una piccola folla all’ingresso di una pasticceria. Per un attimo torno con la fantasia alla mia infanzia al sud, quando la domenica mattina vedevo arrivare mio papà che dal bar dello zio portava i dolci per la festa. La città in cui vivo è piena di gente che è arrivata dal sud nei decenni precedenti e che ha conservato alcune buone tradizioni come quella del vassoio di pasticcini per il pranzo della domenica. Qui fanno le paste come si usava una volta, prima che le diete impo- nessero porzioni “mignon”, belle grosse, abbondanti, con tanta crema che straborda. Certo è difficile consumarne una intera e proprio per questo devi chiedere a qualcuno della famiglia di condividerne metà. Così la festa è più bella. Rallento per godere la scena e la visione delle creme, ma devo proseguire. Meno male che sono uscito solo con le monete per il latte. Avessi avuto del denaro, non avrei resistito all’acquisto. Pochi metri dopo, una signora con un cappotto viola sotto il quale si intravede un abbinato vestito tonsur-ton e con un cagnolino al guinzaglio mi blocca il marciapiedi. La Società e ospitalità scanso a destra e la piccola bestiola mi abbaia contro. La padrona subito la riprende con fare stizzito e mi accorgo che il tono della signora è simile a quello della cagnetta. Sarà vero che vivendo insieme si finisce per somigliare! Al ritorno, incontro ancora i due e la scena questa volta mi mette tristezza. La signora rovista in tutti i cestini della spazzatura lungo la strada. Non voglio pensare al motivo di quell’azione, se è fatta per povertà o per mania, mi fa solo una gran pena. Avvisto il distributore del latte. Adesso mi è venuto un certo appetito e ho fretta di tornare a casa per godere di un bel cappuccino cremoso. Così mi appresto a introdurre la moneta e riempire la mia bottiglia, anzi due. Ma che bello! Al distributore hanno aggiunto anche una parte per lo yogurt e una parte per salami e salsicce. Quest’ultima evito di guardarla. Sa, la dieta! Ritorno con il mio fagotto di provvista mentre nell’aria si diffonde il suono delle campane. Eh, sì, è domenica e devo far presto perché tra un poco c’è la Messa. La strada del ritorno è più veloce, ma mi basta per pensare a cosa rimarrà delle diverse scene e persone che ho incrociato. Quando qualcuno fra qualche secolo si chiederà come vivevano gli antichi del 2013, sarà difficile che possano ritrovare segni di un modulo per incidenti, oppure dei pasticcini o del pane (chissà come si produrranno!). Il latte, se non sarà sostituito da un altro alimento chimico, arriverà per altre vie. Di tante cose della vita quotidiana si perderà traccia. Cosa rimarrà di questi nostri anni? E intanto, un altro rintocco di campane a ricordarmi che oltre gli avvenimenti c’è un senso che cerchiamo nelle cose che accadono, e magari è proprio la fede – a cui rimanda il suono di quelle campane – a dare sapore e colore agli eventi. È ciò in cui crediamo che può cambiare la vita quotidiana e dare un nome agli sconosciuti, una mano a chi è in difficoltà, un sorriso a chi si è appena svegliato. Qualche metro ancora e quelle campane continuano a interrogarmi. E della nostra fede, delle idee in cui abbiamo creduto, cosa resterà? Ci saranno ancora le chiese? E le campane? Si parlerà ancora di Gesù Cristo? Sarà valsa la pena insistere nel credere che il bene trionfa se la giustizia di Dio dimora tra gli uomini? Ancora oggi noi viviamo e crediamo anche per i segni che i nostri avi ci hanno tramandato. Continuiamo a crescere sulle loro radici. Ma la nostra fede resterà nel futuro? La fede. Un tema difficile da affrontare nel nostro quotidiano ormai dominato da leggi e abitudini secolarizzate. Possono le fragili espressioni del Vangelo confrontarsi con le ferree leggi del mercato che governano il mondo? La fede ha qualcosa da dire sulle scelte che siamo obbligati a compiere? Nei rapporti con gli altri domina il nostro orgoglio o la nostra dispo- nibilità all’ascolto? La fede ha anche un valore sociale, oppure deve rimanere confinata nel privato di ciascuno o al massimo nei cosiddetti spazi sacri? Mi ritrovo spesso con un mio amico a chiedermi: che tipo di cristianesimo stiamo trasmettendo ai nostri figli? Se, cioè la nostra fede è capace di scardinare certe arrugginite modalità religiose per confrontarsi con le scelte richieste da una sana incarnazione del Vangelo. Insomma, la fede, il Vangelo, Gesù Cristo quanto contano nelle nostre decisioni, nei nostri atteggiamenti e nei nostri comportamenti? Mi lascio prendere da queste domande e senza rendermene conto sono già arrivato sotto casa. Si sono alzati anche i ragazzi. Metto a scaldare il latte, preparo il caffè e mi gusto la mia famiglia assonnata. Un biscotto e uno sguardo mi fanno vedere il bello di questa giornata che è solo all’inizio. Forza ragazzi, che andiamo a Messa! La fede é un dono e come tale si può accogliere o rifiutare, mettere da parte o coltivare perché possa crescere e maturare. Nelle nostre opere abbiamo voluto una presenza pluralistica di professionisti. Pertanto vi sono persone che hanno accolto il dono della fede e lo hanno fatto maturare e altre che non lo hanno fatto. La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 37 P Psichiatria e ospitalità Rosaria Pioli • [email protected] La mitezza come apertura all’altro L a mitezza non si concilia con le grandi passioni, con l’aggressività e con l’angoscia, con l’impazienza e con la fretta, con l’orgoglio e. con l’ira, con la superbia e con l’indolenza, con la sicurezza di sé e con la violenza. Sconfina nella bontà e nella misericordia, nella gentilezza e nella tenerezza, nella malinconia e nella nostalgia, nel rispetto e nella tolleranza, nell’accoglienza e nell’amicizia, e nella speranza. Il discorso della montagna Il tema del discorso della montagna è quello delle beatitudini, e vorrei ora dire qualcosa della terza beatitudine: quella che, nel vangelo di Matteo (5, 1- 12), riguarda la mitezza, e che dice: «Beati i miti perché erediteranno la terra». Le parole del cardinale Carlo Maria Martini, che nascono dalle mirabili pagine di una sua predicazione quando era arcivescovo di Milano, mi aiuteranno a coglierne la dimensione non solo religiosa ma umana. In esse egli 38 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 si chiede quale senso abbia la mitezza nel discorso della montagna. «Indica forse una situazione. sociale sfavorita (i poveri, gli sfortunati, gli oppressi), oppure un atteggiamento del cuore (gli umili, coloro che non usano violenza, che non sono prepotenti, che usano con moderazione dell’eventuale potere, che non prevaricano)? Credo che per mitezza si debba intendere la capacità di distinguere la sfera della materia, dove opera la forza, dalla sfera dello spirito, dove opera la persuasione e la verità. Mitezza è la capacità di cogliere di Eugenio Borgna che nelle relazioni personali – che costituiscono il livello propriamente umano dell’esistenza – non ha luogo la costrizione o la prepotenza ma è più efficace la passione persuasiva, il calore dell’amore». Ma egli dice ancora: «L’uomo mite secondo le beatitudini è colui che, malgrado l’ardore dei suoi sentimenti, rimane duttile e sciolto, non possessivo, interiormente libero, sempre sommamente rispettoso del mistero della libertà, imitatore, in questo, di Dio che opera tutto nel sommo rispetto per l’uomo, e muove l’uomo all’obbedienza Psichiatria e ospitalità e all’amore senza mai usargli violenza. La mitezza si oppone così a ogni forma di prepotenza materiale e morale; è vittoria della pace sulla guerra, del dialogo sulla sopraffazione». Non possono nemmeno esserci estranee le cose che egli dice in ordine alla dimensione evangelica della mitezza. «Comprendiamo allora perché Gesù promette ai miti il possesso della terra. Eredità della terra che è sicuramente la terra dei santi in cielo, ma che non è priva di riflesso sulla terra di oggi chiamata a lasciarsi modellare dalla forza del regno già presente in noi. La rinuncia alla vendetta, infatti, la rinuncia alla sopraffazione, alla prepotenza, fa trovare al cristiano, in ogni occasione, la via per aprire spazi alla misericordia della verità, alla costruzione di un nuovo volto della società»; e ancora: «Naturalmente, la mentalità evangelica della mitezza Senza dubbio la religione deve aiutare gli uomini ad aprirsi a Dio, fonte della vita; al mondo, di cui facciamo parte; e alle persone con le quali condividiamo l'esistenza, al fine di costruire una comunità umana basata sulla pace, la giustizia, la libertà e la solidarietà. La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio matura soltanto lentamente nel singolo cristiano e ancora più lentamente nell’esperienza dei popoli. Bisogna essere passati per molte prove, delusioni, amarezze, sconfitte, per capire che la violenza di ogni tipo, compresa quella morale e ideologica, è alla fine perdente». Come essere miti Certo, sono bellissime considerazioni ermeneutiche, queste, ma Carlo Maria Martini non si limita ad esse; giungendo ad indicare modi semplici e concreti di realizzare la mitezza, di essere miti, nella vita di ogni giorno. Sono questi: «Non voler aver sempre l’ultima parola nelle discussioni.Talora non ci rassegniamo a che sia l’altro a concludere il discorso e vogliamo per noi la battuta finale. Sarebbe bello imparare la beatitudine di chi, a un certo punto, sa tacere nell’umiltà lasciando che l’altro magari prevalga, perché non è poi così importante spuntarla». Non posso rileggere senza nostalgia pensieri così semplici e così gentili, che ci fanno ripensare ai grandi significati religiosi e umani che la sua parola ha rappresentato nella coscienza umana e cristiana di ciascuno di noi. Sono pensieri che si ritrovano, del resto, in altre sue riflessioni: «Non rispondere al male col male. Per “male” non intendo soltanto le violenze fisiche, ma pure quelle piccole malignità della conversazione a cui noi siamo spesso tentati di rispondere con altrettante piccole cattiverie; tutte le insinuazioni a cui vorremmo rispondere con altrettante insinuazioni; tutte le piccole allusioni offensive, che infiorano purtroppo il nostro parlare e quello altrui, a cui siamo tentati di replicare con altre allusioni offensive.Tutto ciò va contro la mitezza cristiana, contro lo spirito di pace, contro l’umiltà vera; offusca il cuore, aggrava la mente, impedisce la preghiera, riempie la fantasia di emozioni confuse e pesanti». Come non fare una ultima citazione da questo libro così breve, e così animato dalla grazia. «Infine, per vivere la mitezza, occorre una grande attenzione a coloro che sono più deboli, che sono dei miti per natura perché incapaci di difendersi. Penso agli anziani non autosufficienti, a come talora vengono aiutati con sbrigatività, con durezza; penso agli stranieri soli e abbandonati, dei quali spesso si approfitta anche sul lavoro». L’esperienza umana della mitezza si intreccia ad altre esperienze, e fra queste alla bontà: una qualità, una virtù, della quale si parla così poco, e quasi vergognandosi; e vorrei ora citare quello che di essa ha scritto Romano Guardini in uno dei suoi bellissimi lavori sulla fenomenologia delle virtù. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 39 Psichiatria e ospitalità «Il termine induce facilmente alla disistima del suo contenuto, a scambiare la “bontà” per bonarietà, la quale senza dubbio non significa nulla di particolarmente pregevole. Essa è passività che lascia fare; oppure inerzia a cui si può far credere di tutto. Invece la bontà è qualcosa di forte e di profondo, ma proprio per questo qualcosa non facile da definire». La bontà non ha nulla a che fare con la bonarietà, dunque, e Guardini ne definisce l’area semantica: «La bontà invece è in grado di prescindere da sé, di consentire agli altri la gioia di quanto in lei difetta, o addirittura di gioirne lei stessa»; ma anche: «Bontà significa che uno è ben disposto verso la vita. Tutte le volte che s’incontra in qualcosa che vive, la sua reazione prima non è quella di criticare e di diffidare, ma di apprezzare, di favorire, di aiutare affinché cresca. Quanto ha bisogno la vita d’un simile atteggiamento interiore, questa vita umana così fragile e vulnerabile!». Cosa occorre ancora alla bontà? «Alla vera bontà occorre pazienza. A essa arriva di continuo il dolore e vuole essere capito. Di continuo essa avverte i difetti altrui, che sono insopportabili proprio perché li si sa a memoria. Di continuo la bontà deve rendersi pronta e disposta a volgersi dov’è il bisogno»; ma un’ultima cosa Romano 40 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 Guardini vuole dire della bontà, e cioè che essa è silenziosa. «La vera bontà non parla molto; non spinge per farsi strada; non fa chiasso con organizzazioni e statistiche; non fotografa e non analizza. Quanto più è profonda, tanto più si fa silenziosa. È il pane quotidiano di cui si nutre la vita. Là dove tutto questo scompare, ci potrà essere scienza, politica, benessere, ma in ultima analisi tutto resta freddo». Alcuni di questi aspetti, che Romano Guardini attribuisce alla bontà, mi sembrano rientrare nella più ampia parabola semantica della mitezza; benché in essa siano più complesse le articolazioni esistenziali e dialogiche, più sofisticate le aggregazioni emozionali e intenzionali, e più ampie le implicazioni comunitarie, e in fondo politiche. La mitezza come esperienza di vita Nel concludere questo capitolo sulla mitezza, vorrei ripetere come essa sia una componente essenziale della nostra esistenza e come essa non possa essere compresa, fino in fondo, se non nel contesto della sua fragilità. La mitezza fa pare della vita sana e della vita malata, della vita normale e della vita patologica, e questo ne riconferma le sue fondazioni radicalmente umane e metafisiche che sono al di là di ogni categoria clinica. La mitezza è nondimeno una esperienza umana inattuale e faticosa da vivere nel mondo di oggi, che dà importanza a qualità umane ad essa radicalmente antitetiche; la fragilità ne costituisce una emblematica connotazione tematica: dilatando il valore, e il significato, di testimonianza radicale che la mitezza ha anche in situazioni storiche così negate all’ascolto dell’indicibile, e dell’inesprimibile. Ma la mitezza, nella sua fragilità, si nasconde nella vita interiore di ciascuno di noi, ne è una delle risorse essenziali nel creare relazioni umane dotate di senso, sta a noi difenderla e mantenerla viva, o inaridirla e spegnerla. Non la si capisce fino in fondo, certo, se non la si confronta con le sue fondazioni filosofiche e teologiche, ma anche psico(pato)logiche e poetiche. Ci sono esperienze psicopatologiche nelle quali la mitezza rifulge nelle sue penombre fragili e dolorose, struggenti e nostalgiche; ci sono friabili esperienze poetiche nelle quali, come in Sergio Corazzini, si snodano le tracce fosforescenti della mitezza e della tenerezza, che l’attesa della morte rende ancora più arcane e smarrite. La mitezza insomma fa parte della vita, è difficile realizzarla, e nondimeno è necessario guardare ad essa come ad una stella del mattino che accompagni con la sua luce fragile e umbratile il nostro cammino; al di là dell’essere, o del non essere, psichiatri, genitori, Psichiatria e ospitalità o insegnanti, che hanno compiti fra i più difficili e complessi della vita. Non le mie considerazioni, ovviamente, ma quelle di Carlo Maria Martini possano aiutarci a comprendere meglio gli orizzonti di senso e i confini tematici della mitezza e possano educarci a riconoscerla, a dilatarla, nella nostra vita interiore. Sogni di una notte di mezza estate? Sì, e nondimeno senza di loro non è facile vivere, e soprattutto non è possibile essere di aiuto agli altri. Innovazione in salute mentale in Lombardia: impatto sull’umanizzazione e sulla qualità delle cure S tudio realizzato in collaborazione tra l'IRCCS San Giovanni di Dio di Brescia e l'Associazione Civitas di Milano. Ha coordinato il progetto la dottoressa Rosaria Pioli coadiuvata dalle ricercatrici dottoresse Elisabetta Costa ed Elena Masotti. Il progetto ha avuto la supervisione del Comitato Tecnico per l'Innovazione in Salute Mentale della Regione Lombardia. di Elena Masotti Fra Pierluigi Marchesi, nella foto, nella storia dell’assistenza sanitaria e nell’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli può essere considerato la pietra miliare della umanizzazione delle cure. In occasione del decimo anniversario della sua scomparsa fra Marco direttore generale dell’IRCCS (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico) di Brescia ha voluto ricordare questa importante figura di religioso e di uomo, con un progetto volto a indagare lo stato dell’arte della umanizzazione oggi, nei servizi psichiatrici. Il progetto si è posto per obiettivo la valutazione dello stato di attuazione dei principi e degli stru- menti contenuti nel Piano Regionale per la Salute Mentale (PRSM) della Regione Lombardia inerenti l’umanizzazione e la personalizzazione delle cure, dal punto di vista dei responsabili e degli operatori dei Servizi di Salute Mentale, degli utenti e dei loro familiari. Sono stati messi a punto dei questionari allo scopo di rilevare la qualità dell’organizzazione, la qualità delle cure e l’umanizzazione degli interventi nella Regione Lombardia nell’ultimo triennio (2009-2011). Le aree indagate sono state: dipartimenti di salute mentale, servizi psichiatrici di diagnosi e cura, area territoriale e percorsi di cura e innovazione, residenzialità e residenzialità leggera. I risultati preliminari della survey sono stati presentati nel convegno che si è tenuto il 4 dicembre 2012 a Milano, presso l’Auditorium San Carlo, al quale hanno partecipato i rappresentanti di molti dei Centri Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 41 Psichiatria e ospitalità coinvolti nel progetto. Tra i relatori, ricordiamo fra Marco Fabello, che ha invitato i partecipanti a riflettere sulla necessità di accostarsi al tema dell’umanizzazione avendo in mente come destinatario della attività di cura e di ricerca l’uomo malato e leggendo gli scritti di fra Pierluigi Marchesi, per la sfida ancora attuale che essi rappresentano nei confronti della sanità, non solo religiosa. Hanno aderito al progetto 13 DSM (dipartimenti di salute mentale) delle province di Milano, Mantova, Monza-Brianza, Cremona, Lecco, Brescia e Sondrio e la ASL Monza e Brianza. Hanno inoltre partecipato alla survey tutte le Strutture Residenziali lombarde dei Fatebenefratelli: Centro Sacro Cuore di Gesù - S. Colombano al Lambro, IRCCS San Giovanni di Dio Fatebenefratelli - Brescia, ‘Centro Sant’Ambrogio - Cernusco sul Naviglio. I questionari di rilevazione sono stati raccolti nel periodo febbraioaprile 2012 e sono stati compilati dai direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale Lombardi e dai responsabili delle UOP (unità operative di psichiatria) disponibili alla rilevazione dei dati, da gruppi di operatori, da gruppi di utenti e da gruppi di familiari, che hanno dato adesione volontaria al progetto. Infine, sono stati raccolti i suggerimenti, i commenti e le proposte di tutti i partecipanti al progetto. Nei DSM sono stati compilati 599 42 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 questionari, di cui 13 dai direttori dei DSM, 104 da operatori dell’SPDC, 110 da operatori nell’area della residenzialità, 156 da operatori dei Centri Psico-Sociali, (CPS) 133 da utenti e 83 da familiari afferenti ai Centri Psico-Sociali che si sono resi disponibili per la survey. Nelle Strutture Residenziali lombarde dei Fatebenefratelli sono stati compilati 298 questionari di cui 14 da operatori dell’Unità Ospedaliera di riabilitazione psichiatrica dell’IRCCS San Giovanni di Dio, 134 da operatori nell’area della residenzialità, 131 da utenti e 18 da familiari. Le analisi dei risultati hanno permesso di individuare alcuni ‘punti forza’, ossia le aree di indagine in cui, secondo operatori, utenti e familiari, l’attuazione dei principi del PRSM ha prodotto conseguenze molto positive e abitualmente o costantemente soddisfacenti sulla qualità della cura e sulla personalizzazione degli interventi, e alcune ‘aree di miglioramento’, aree in cui l’attuazione dei principi del PRSM ha prodotto il minimo impatto, ossia in cui non è stato prodotto nessun cambiamento rilevante, oppure in cui le conseguenze prodotte sono state modeste e incostanti. Dall’analisi delle risposte di utenti e familiari non emergono aree in cui l’attuazione del PRSM abbia prodotto il massimo impatto, ma le risposte indicano, nella maggior parte dei casi, la produzione di ‘alcune conseguenze positive’ sulla qualità dell’organizzazione e delle cure e sull’umanizzazione degli interventi, tranne che nell’area ‘partecipazione ad associazioni di familiari’ in cui i familiari segnalano la produzione di conseguenze modeste e incostanti. Nei DSM, le risposte degli operatori hanno messo in evidenza alcuni punti di forza: • ‘gestione della contenzione’ in SPDC (servizio psichiatrico di diagnosi e cura) • ‘accoglienza degli utenti’ nell’area della residenzialità • ‘definizione di una microéquipe di riferimento’ per i pazienti inseriti nel percorso territoriale di “presa in carico”’ nell’area territoriale. Le aree di miglioramento segnalate dagli operatori sono state, invece, le seguenti: • ‘follow-up degli utenti dimessi’ e ‘integrazione con la NPI per il trattamento dei soggetti in età giovanile/adolescenziale’ nell’area della residenzialità Psichiatria e ospitalità • ‘trattamento dei disturbi nelle aree di confine’ nell’area territoriale Nelle Strutture dei Fatebenefratelli, le risposte degli operatori hanno messo in evidenza i seguenti punti di forza: • ‘individuazione di un operatore di riferimento con il compito di coordinare gli interventi’ ‘pratiche per l’accoglienza degli utenti’ e ‘pratiche per concordare la dimissione con l’utente, con la sua famiglia e con i servizi territoriali’ nell’area della residenzialità Le aree di miglioramento rilevate sono state invece: • ‘valutazione e gestione dell’aggressività’ e ‘gestione della contenzione’ nell’Unità Ospedaliera • ‘follow-up degli utenti dimessi’, ‘collaborazione con le associazioni di familiari e di volontariato’ e ‘inserimento lavorativo degli utenti’ nell’area della residenzialità. Nei DSM, i direttori hanno assegnato un punteggio molto alto all’area ‘collegamento-collaborazione con la neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza’, in disaccordo con quanto affermato dagli operatori dell’area territoriale, secondo i quali l’impatto dei principi del PRSM nella stessa area è stato minimo. Inoltre, i direttori hanno assegnato un punteggio minimo all’area ‘informazione rivolta all’utente ed ai familiari, compresa la preparazione di opuscoli e di altro materiale informativo’ in accordo con l’opinione espressa da utenti e familiari, che hanno segnalato la necessità di coinvolgere di più le famiglie nei progetti riabilitativi e di fornire maggiori informazioni e aggiornamenti sulla salute dei familiari. Infine, sia le risposte dei direttori dei DSM sia le risposte degli operatori dell’area territoriale, hanno evidenziato che il ‘collegamento-collaborazione con il servizio per le dipendenze SerT (servizi tossico dipendenze), NOA (nuclei operativi per alcologia)’ ha avuto un impatto minimo sull’umanizzazione e sulla qualità delle cure e non ha prodotto risultati soddisfacenti. Le risposte ed i suggerimenti di utenti e familiari hanno permesso di rilevare che lo stato di attuazione del PRSM ha avuto un discreto impatto sul gradimento del sistema di cura, ad eccezione che in alcune aree, in cui le conseguenze prodotte sono state poco soddisfacenti, tra cui: ‘partecipazione ad associazioni di familiari’, ‘informazione rivolta all’utente ed ai familiari’ e ‘inserimento lavorativo degli utenti’. Complessivamente, i risultati ottenuti indicano che nelle Strutture partecipanti al progetto la maggior parte dei criteri/obiettivi oggetto di indagine sono stati discretamente realizzati ed hanno prodotto alcune conseguenze positive rilevabili, in parte soddisfacenti, sull’umanizzazione degli interventi. Questi primi dati indicano l’attenzione che è stata posta a nella maggior parte dei servizi psichiatrici della Regione Lombardia alla personalizzazione delle cure e nel coinvolgimento dei diretti interessati (pazienti e familiari), elementi basilari per la umanizzazione. Esistono ancora numerose aree di miglioramento, ma il cammino è tracciato. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 43 “OSPITALITÀ È...”: IN ONDA LE PRIME PUNTATE DELLA NUOVA RUBRICA FBF È in onda tutte le settimane su Telepace dall’inizio del 2013, “Ospitalità è…” , prima rubrica tv della storia dell’Ordine registra[HKPYL[[HTLU[LKHNSPZ[\KP[LSL]PZP]PÄUHSPaaH[HHMHYJVUVZJLYL SLKP]LYZLYLHS[nLZMHJJL[[H[\YLKLSS»LU[LVZWLKHSPLYVKLP-H[LILULMYH[LSSP0SWYVNYHTTHuPKLH[VLJ\YH[VKHSS»<MÄJPV:[HTWHPU JVSSHIVYHaPVULJVU-YH4HYJV-HILSSVVZWP[LÄZZVKLSSLW\U[H[L arricchite da altri ospiti in studio, servizi video, interviste per accompagnare i telespettatori nel percorso conoscitivo del carisma KP6ZWP[HSP[nKLSS»6YKPULKP:HU.PV]HUUPKP+PVPU[\[[PNSPHZWL[[P KPJ\YHLHZZPZ[LUaHHPTHSH[PLHPIPZVNUVZP ;YHNSPHYNVTLU[PÄUX\PWYVWVZ[PJOLOHUUV]PZ[VJVPU]VS[PYLSPNPVsi e collaboratori della Provincia: la ricerca, la pastorale sanitaria, SLTPZZPVUPLS»<;(SHTHSH[[PHKP(SaOLPTLYSL]VJHaPVUPSHMVYTHaPVULSHX\HSP[n3LW\U[H[LZVUV[YHZTLZZLHSJHUHSLKLS KPNP[HSL[LYYLZ[YLLKP:R`ULPNPVYUPKPS\ULKyVYLTHY[LKyVYLZHIH[VVYL]PZPIPSPHUJOLZ\WPH[[HMVYTH ;=:(;PU,\YVWH5VYK(MYPJHL4LKPV6YPLU[LL[YHTP[LPU[LYUL[ PU[\[[VPSTVUKVHSSPUR!www.telepace.it/web-tv.php INAUGURAZIONE DELLA NUOVA COMUNITÀ PER DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE A CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI) È stata promossa con una mirata azione stampa, divulgazione di comunicati e attivazione di contatti giornalistici, nei giorni scorsi, la notizia dell’apertura di una nuova comunità per disturbi del JVTWVY[HTLU[V HSPTLU[HYL HS -H[LILULMYH[LSSP KP *LYU\ZJV Z\S 5H]PNSPV 40 3»PUPaPH[P]H WYLZLU[H[H ULS JVYZV KP \U *VU]LNUV Z\S[LTHuZ[H[HX\PUKPVNNL[[VKPHY[PJVSPLZLY]PaPW\IISPJH[PKH! Il Sole 24 Ore Sanità; L’Espresso; La Repubblica; AdnKronos Salute; Corriere della Sera.it; RAI3 Tg Regionale; Ansa Salute; Il Giorno; Telepace; Il Punto, Gazzetta della Martesana; Redattore SocialeLHS[YPZP[PVUSPUL SAN GIOVANNI DI DIO 7LY SH :VSLUUP[n KP :HU .PV]HUUP KP +PV ZVUV Z[H[P JVU[H[[H[P alcuni giornalisti di importanti testate ad ispirazione religiosa: PS X\V[PKPHUV L’Osservatore Romano ha pubblicato un serviaPV H ÄYTH KLS 7HKYL .LULYHSL -YH 1LZZ ,[H`V Z\SSH Z[VYPH L PS JHYPZTH KLS -VUKH[VYL [LZ[PTVUL ZLTWYL H[[\HSL KP JHYP[n L speranza per l’opera assistenziale dell’Ordine presente oggi nel mondo; Radio Vaticana OH [YHZTLZZV S»PU[LY]PZ[H H -YH 4HYJV -HILSSV Z\SSH ÄN\YH L]HUNLSPJH KLS I\VU ZHTHYP[HUV JVTL TVKLSSV KP HZZPZ[LUaH HP IPZVNUVZP 0UVS[YL SL [LZ[H[L Avvenire, A sua immagine, Giornale di Vicenza, Brescia Oggi, Giornale di BresciaOHUUVW\IISPJH[V\UHZPU[L[PJHIPVNYHÄHKLS:HU[V7LY SL PUPaPH[P]L WYVTVZZL KHSSL *HZL -H[LILULMYH[LSSP PU VJJHZPVUL KLSSHMLZ[P]P[nZVUVZ[H[PW\IISPJH[PHY[PJVSPKHGiornale di Erba e Giornale di Brescia GIORNATA MONDIALE DEL MALATO *VU\U»PU[LY]PZ[HPUKPYL[[HH-YH4HYJV-HILSSVKHNSPZ[\KP[LSLvisivi di TV 2000VZWP[LKLSWYVNYHTTH¸5LSJ\VYLKLPNPVYUP¹ ZPuHWLY[HSHUVZ[YHHaPVULTLKPH[PJHWLYSH??0.PVYUH[H4VUKPHSL KLS 4HSH[V 3»PU[LY]PZ[H PUJLU[YH[H Z\SS»VWLYH VZWLKHSPLYH KLP -H[LILULMYH[LSSP WLY P THSH[P L P IPZVNUVZP VS[YL HK VMMYPYL SH sua testimonianza di religioso a servizio del malato, ha dato particolare risalto agli aspetti terapeutici e assistenziali della malattia psichiatrica, parte privilegiata dell’Ordine Ospedaliero di :HU.PV]HUUPKP+PV0SX\V[PKPHUVAvvenire ha invece pubblicato S»HY[PJVSV KP ,UYPJV 5LNYV[[P KHS [P[VSV ¸3H ZWLYHUaH JYPZ[PHUH KP MYVU[LHSKVSVYL¹JVUPU[LY]PZ[LH-YH4HYJV-HILSSVLHS=PJHYPV ,WPZJVWHSLKLSSHaVUHWHZ[VYHSL=KLSSH+PVJLZPKP4PSHUV4VUZ 7H[YPaPV.HYHZJPH!\UHYPÅLZZPVULZ\SSHNYHUKLWYV]HJOLSHTHSH[[PH W\~ KP]LU[HYL ULS WLYJVYZV KP MLKL L Z\SSH ZWLYHUaH JOL ]PLULKH.LZPUJHYUH[VWLYWVPKHYLZWHaPVH[[YH]LYZVSLWHYVSL KP -YH 4HYJV HSS»LZLTWPV KP \UH ZHUP[n KP PZWPYHaPVUL JYPZ[PHUH KLKP[HHSS»\VTVLHSILULJVT\UL NUOVA RESIDENZA PSICHIATRICA DEL FATEBENEFRATELLI DI BRESCIA 0STLUZPSLQui BresciaOHW\IISPJH[VULSU\TLYVKPMLIIYHPV\UV ZWLJPHSLZ\SSHU\V]HYLZPKLUaHWZPJOPH[YPJHPUH\N\YH[HHSS»09**: -H[LILULMYH[LSSP KP )YLZJPH SV ZJVYZV KPJLTIYL 0S ZLY]PaPV JVUtiene anche un commento dettagliato delle opere pittoriche che HIILSSPZJVUVPS*LU[YV-H[LILULMYH[LSSPKP]PH7PSHZ[YVUP MIRACOLO DI TANGUIETA Questo il titolo del documentario trasmesso recentemente dalla tv France 5Z\SS»6ZWLKHSL-H[LILULMYH[LSSP¸:HPU[1LHUKL+PL\¹ KP;HUN\Pt[H)LUPU LA RICERCA È di gennaio la notizia di un nuovo studio internazionale che JVPU]VSNL Z[Y\[[\YL P[HSPHUL [YH SL X\HSP S»09**: -H[LILULMYH[LSSPKP)YLZJPHWLYSHYLHSPaaHaPVULKP\UWYVNL[[V¸/\THU)YHPU 7YVQLJ[/LSW¹ÄUHUaPH[VKHSSH*VTTPZZPVUL,\YVWLHÄUHSPaaH[V HYPWYVK\YYLPSJLY]LSSV\THUVPUMVYTH[VLSL[[YVUPJV:JVWVKLSSV Z[\KPVuX\LSSVKPZ[\KPHYLWVZZPIPSP[LYHWPLWLYJVU[YHZ[HYLTHSH[[PLUL\YVSVNPJOLJVTLS»(SaOLPTLYPS7HYRPUZVUS»LWPSLZZPHVSH ZJOPaVMYLUPH 0S -H[LILULMYH[LSSP YLUKLYn KPZWVUPIPSP NYHUKP ZL[ KP KH[P MY\[[V KP Z[\KP LWPKLTPVSVNPJP KP [\[[V PS TVUKV 5L OHUUV dato notizia: Il Sole 24 ore, Corriere della Sera, Avvenire, Il Giorno, La Nazione, Corriere Fiorentino, AdnKronos Salute, Galielo, Daily FATEBENEFRATELLI La crisi non ferma l’Ospitalità Gennaio • Marzo 2013 La crisi non ferma l’Ospitalità « In tempi di crisi economica, che sottrae risorse alla tutela della salute, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice ‘merce’ sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi» così si è espresso Benedetto XVI alla chiusura della XXVII Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari del 17 novembre scorso. N ella pagina accanto pubblichiamo la lettera della Conferenza Episcopale Italiana che esprime la seria preoccupazione circa la sopravvivenza delle strutture della cosiddetta “sanità cattolica” richiedendo un rinnovato sforzo di testimonianza della carità evangelica. S i è da poco concluso il LXVIII Capitolo Generale del nostro Ordine ospedaliero, che aveva come titolo “La Famiglia di San Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità”. Ha visto i religiosi Fatebenefratelli ripartire da Fatima carichi di speranza e guidati dal loro Fondatore, la copertina dell’inserto ci offre una bellissima immagine, realizzata dal Maestro Gian Calloni e già utilizzata nel precedente numero della nostra Rivista: San Giovanni di Dio assiste, seduto sotto la statua della Vergine Maria, alla partenza dei suoi fratelli che accettano le nuove sfide di Ospitalità che il mondo intero richiede. INSERTO FATEBENEFRATELLI A nche fra Jesus Etayo, eletto nuovo Superiore Generale dei Fatebenefratelli, si è così espresso nel suo discorso di chiusura dei lavori capitolari «È stato un buon Capitolo, in cui lo Spirito Santo, che abbiamo invocato tante volte, ha fatto sentire la sua presenza guidando i lavori e soprattutto orientando il futuro del nostro amato Ordine, che si dispone con realismo, fede e speranza ad affrontare le sfide cui ci pongono di fronte il mondo, la Chiesa e le persone che soffrono». L a Provincia Lombardo-Veneta pur nelle difficoltà economiche-gestionali del momento ha accettato la sfida consapevole che l’Ospitalità propria dei Fatebenefratelli vuole essere un segno di Chiesa che sa offrire ai malati, specialmente i più poveri, le cure migliori. L’impegno al rinnovamento dei religiosi sfida la crisi di questo periodo per mostrarci un futuro di speranza: a Brescia presso il Centro San Giovanni di Dio sono state presentate alla città due nuove Comunità Protette di venti posti ciascuna; a Romano d’Ezzelino (Vicenza) presso la Casa di Riposo San Pio X in un nuovo reparto totalmente ristrutturato sono state accolte 25 signore con diagnosi psico-geriatrica; a Cernusco sul Naviglio (Milano) all’interno del Centro Sant’Ambrogio l’apertura di un nuovo polo specialistico con 20 posti per disturbi del comportamento alimentare; mentre ad Erba (Como) all’Ospedale Sacra Famiglia si conferma l’eccellenza dell’équipe oculistica. 2 La crisi non ferma l’Ospitalità Giosuè Caletti I l 14 dicembre scorso presso il Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia sono state presentate alla città due nuove Comunità Protette di venti posti ciascuna, una comunità psichiatrica è ad alta assistenza accreditata col Sistema sanitario per accogliere con trattamenti socio riabilitativi pazienti con schizofrenia, sindromi affettive come depressione e disturbo bipolare, disturbi gravi della personalità, inviati dai Centri psicosociali della Lombardia. L’altra comunità accreditata è a media assistenza, e ospiterà persone con un maggior grado di stabilizzazione clinica. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del neo Generale dell’Ordine dei Fatebenefratelli fra Jesús Etayo Arrondo, del neo II Consigliere Generale fra Giampietro Luzzato, del neo Provinciale fra Massimo Villa, del Sindaco di Brescia dott. Adriano Paroli, del Consigliere Regionale ing. Mauro Parolini, e di altre numerose autorità locali in ambito sanitario. A presenziare la cerimonia fra Marco Fabello che ha ricordato come «dare ai malati l’ospedale migliore è nella nostra missione, secondo il pensiero di San Giovanni di Dio, nostro fondatore e ideatore dell’ospedale moderno: un impegno ancora più importante per i malati psichiatrici, spesso lasciati ai margini» ed ha colto l’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno permesso la realizzazione di questa opera altamente innovativa per le tecniche di costruzione utilizzate, a seguire un video messaggio del Ministro della Salute dott. Renato Balduzzi che non ha potuto presenziare personalmente causa impegni istituzionali e gli interventi del Sindaco di Brescia, di fra Massimo Villa, del Direttore Generale della Provincia Lombardo-Veneta dott. Belloli. INSERTO FATEBENEFRATELLI Gennaio • Marzo 2013 BRESCIA - DUE NUOVE COMUNITÀ 4 Dott. Adriano Paroli Fra Jesus Etayo Dott. Andrea Belloli 5 La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia so le varie strutture dei Fatebenefratelli. La due Comunità sono state dedicate, a due religiosi Fatebenefratelli: una a fra Cosimo Bettonagli e l’altra a fra Raimondo Fabello. Particolarmente interessante è stata la presentazione degli ing. Roberto Zani e dell’ing. Matteo Brasca che hanno illustrato nel dettaglio la progettazione del nuovo edificio (si veda descrizione nel riguardo). Don Carmine Arice, neo Direttore dell’ufficio nazionale per la Pastorale della Sanità ha portato i suoi saluti ed ha letto la lettera di mons. Mariano Crociata segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (in allegato l’intero testo). Da ultimo ha preso la parola fra Jesús Etayo che ha voluto sottolineare come nonostante le difficoltà del momento l’Ordine dei Fatebenefratelli cerca quotidianamente di dare nuove risposte di cura ed umanizzazione ai propri ospiti grazie anche alla attenta collaborazione degli operatori che lavorano pres- Gennaio • Marzo 2013 INSERTO FATEBENEFRATELLI PRESENTAZIONE TECNICA La nuova struttura, che sorge nell’area del vecchio campo da calcio è articolata attorno a una corte centrale, è stata realizzata nell’ottica della “costruzione sostenibile”. Grazie ai pennelli fotovoltaici e solari termici, a un attento isolamento interno e a un sofisticato sistema di ricambio d’aria l’edificio è orientato al contenimento dei consumi energetici, ottenuto anche mediante un sistema a pompa di calore geotermica per l’acqua calda e fredda, che consentirà risparmi del 30 per cento. L’architettura è il prodotto di approfonditi studi tecnici (illuminotecnici, termici e acustici) e tecnologici (uso di nuovi materiali e tecnologie). La ricerca di un edificio estremamente orientato al contenimento dei consumi energetici (mediati dalle esigenze 6 I progettisti 7 La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia normativo/strutturali) ha considerato i fondamentali principi della progettazione sostenibile. Per garantire un comportamento spontaneo, il più possibile passivo, sono stati considerati l’orientamento, gli apporti solari gratuiti, le prestazioni dell’involucro, le schermature, la ventilazione naturale, le più efficienti tecnologie impiantistiche e l’utilizzo di fonti rinnovabili. I due corpi residenziali si distinguono per la semplicità distributiva: un unico corridoio centrale distribuisce a nord e a sud le camere di nucleo (11 di cui 9 doppie e 2 singole) di circa 25 mq (esclusi servizi e depositi). Al piano interrato, collegato con un tunnel pedonale alla rete distributiva sotterranea dell’intero complesso, sono stati dislocati servizi complementari e parte degli spazi dedicati agli impianti tecnologici. Il portico (utile come schermatura meteorica contro la radiazione solare diretta in estate e le precipitazioni atmosferiche), studiato a copertura di un’ampia area per le attività di socializzazione, è raggiungibile per via esterna, al coperto, da tutto l’edificio (grazie a un percorso ad anello) e in particolare dalle zone più residenziali, transitando al di sotto dei brise-soleil in vetro. Quest’ultima soluzione consente di creare una zona coperta ma trasparente, limitrofa alle camere, che non comprometta il comfort visivo interno. A sud la soluzione tecnologica è arricchita da schermature esterne costituite da tende a lamelle orientabili, in grado di intercettare la radiazione solare diretta estiva e di permetterne invece l’ingresso nella stagione invernale incrementando il benessere visivo e termico. L’edificio e le sue pertinenze abbracciano un’ampia corte centrale, luogo riparato e sicuro fulcro delle attività riabilitative e di socializzazione nella stagione più mite. Le sistemazioni esterne sono state trattate con una variabilità di temi moderati (movimenti terra, piantumazioni percorsi ecc.) utili alle funzioni terapeutiche. All’interno del plesso troveranno spazio anche il laboratorio Lucena con attività creative e la palestra per fisioterapia e attività motorie, mentre la vicinanza con il Millennium e la piscina di Lamarmora favorirà l’integrazione degli ospiti nel contesto di quartiere. L’area di sosta, a supporto delle attività del nuovo organismo edilizio, è localizzata a sud e conta circa 52 posti auto. Gennaio • Marzo 2013 Conferenza Episcopale Italiana Roma, IO dicembre 2012 Reverendissimo Superiore, La ringrazio per il cortese invito a partecipare all’inaugurazione a Brescia di due nuove Comunità Protette per malati psichiatrici, volute dall’Ordine Ospedaliero di S. Giovanni di Dio - Fatebenefratelli. Non potendo rendermi presente di persona, sono lieto di farLe giungere il mio saluto, espressione della riconoscenza della Chiesa italiana per la generosa dedizione con la quale il vostro Ordine testimonia l’amore e la presenza di Dio accanto ai malati e ai sofferenti. In questo momento di grave crisi economica che il nostro Paese sta attraversando e che vede coinvolte in modo preoccupante anche Istituzioni Sanitarie Cattoliche, l’inaugurazione di opere a servizio dei malati, volute per partecipare «alla missione evangelizzatrice e terapeutica della Chiesa intera» (Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità, Le Istituzioni sanitarie cattoliche in Italia, n. 15), è motivo di profonda gioia e grande speranza, sia per la comunità cristiana che per quella civile. INSERTO FATEBENEFRATELLI Il mondo della sofferenza, infatti, interpella la nostra coscienza e la nostra responsabilità affinché valori fondamentali, quali il riconoscimento incondizionato della dignità della persona, soprattutto quando è debole e fragile, nonché il diritto alla cura anche dei più indigenti, siano concretamente riconosciuti e realizzati. In occasione dell’udienza concessa il 17 novembre scorso al Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari a conclusione della XXVII Conferenza Internazionale, il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato con forza quanti vivono, a vario titolo e mansione, la missione di operatori sanitari a una testimonianza responsabile e coerente, che riconosca nella salute un bene universale da assicurare e difendere. «Il vostro essere cattolici, senza timore, – ha detto il Papa – vi dà una maggiore responsabilità nell’ambito della società e della Chiesa: si tratta di una vera vocazione ... È questo un impegno di nuova evangelizzazione anche in tempi di crisi economica che sottrae risorse alla tutela della salute. Proprio in tale contesto, ospedali e strutture di assistenza debbono ripensare il proprio ruolo per evitare che la salute, anziché un bene universale da assicurare e difendere, diventi una semplice “merce” sottoposta alle leggi del mercato, quindi un bene riservato a pochi». Per questo San Giovanni di Dio e il carisma dell’ospitalità sono un dono prezioso dello Spirito per la Chiesa e in particolare per gli ammalati. L’offerta di assistenza e cure specialistiche, nonché l’impegno nella ricerca che ha portato al riconoscimento del centro 8 Infine, ricordando l’originale impulso dato dall’Ordine Ospedaliero all’umanizzazione della medicina, come condizione necessaria all’evangelizzazione nel mondo della salute, auspico che sia data attenzione anche alla cura pastorale, coessenziale alla cura assistenziale, necessaria per servire “tutto l’uomo”. L’occasione mi è propizia per sottolineare l’importanza del Corso di Alta Formazione universitario, voluto dalla Provincia Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli in collaborazione con la sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per formare operatori sanitari in grado di rispondere in modo olistico alle necessità delle persone che vivono situazioni di fragilità e formare operatori pastorali capaci di dare adeguata soluzione ai bisogni spirituali del malato. Il Signore sostenga con la sua grazia gli sforzi di quanti affermano la dignità di ogni persona umana e faccia crescere in noi «quella fede che ci permette di riconoscere Cristo ... per soccorrerlo ogni volta che si fa nostro prossimo nel cammino della vita» (Benedetto XVI, Motu proprio Portafidei, n. 14). Rinnovando i miei sentimenti di stima e riconoscenza, di cuore vi benedico. X 9 Mariano Crociata Segretario Generale La crisi non ferma l’Ospitalità - Brescia Don Carmine Arice mentre legge la lettera del Segretario Generale della CEI di Brescia come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, affermano con particolare eloquenza che la salute è un bene fondamentale da promuovere e tutelare. Se l’attenzione alla cura della salute va rivolta a tutti, in modo speciale essa deve essere riservata, con tutte le risorse necessarie, a quanti vivono particolari situazioni di disagio. Prendersi cura della persona con problemi psichiatrici significa avere attenzione a malati che talvolta, proprio per la complessità della cura di cui hanno bisogno, ricevono risposte parziali e inadeguate alle loro esigenze. Pensare per i malati psichiatrici luoghi di vita più consoni e adeguati alla dignità della persona significa dare loro motivo di speranza, offrendo alle famiglie, particolarmente provate dalla presenza di una persona malata in modo così grave, un aiuto, un sostegno e una forma concreta di vicinanza della Chiesa. Gennaio • Marzo 2013 INSERTO FATEBENEFRATELLI ROMANO D’EZZELINO - 25 NUOVE OSPITI Lavinia Testolin I l 2012 si è concluso, alla Casa di Riposo S. Pio X, con una novità a lungo preparata sia dal punto di vista organizzativo che amministrativo: l’ampliamento dei posti letto e l’accoglienza di un nucleo di venticinque ospiti psico-geriatriche. L’arrivo delle nuove anziane è stato possibile grazie ad una convenzione con l’ULSS 3 di Bassano del Grappa. Questo avvenimento si colloca pienamente all’interno della “mission” dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, Ordine che si è sempre impegnato concretamente al servizio anche dei malati più emarginati. L’apertura del nuovo reparto, inoltre, ha contribuito a dare visibilità politica e sociale all’Ordine, oltre che un nuovo respiro in termini di risorse economiche. Il cambiamento che ha coinvolto la casa di riposo si è rivelato di grande portata: non si è trattato, infatti, di fare spazio “solo” alle ospiti, ma anche al nuovo personale. Questo ha imposto una riorganizzazione a diversi livelli, che ha comportato, nonostante le inevitabili difficoltà iniziali, vantaggi per entrambi i nuclei con una presenza assistenziale e infermieristica ancor più capillare e solerte nell’arco delle 24 ore. Anche l’area socio-riabilitativa si è ampliata, con l’aumento di orario del personale già presente e l’assunzione di una nuova educatrice. Ognuno dei passaggi è avvenuto cercando di rispettare l’ottica dell’umanizzazione sia nei riguardi dei pazienti che del personale, essenziale per rendere efficaci i supporti al coinvolgimento con e per gli ospiti. Il nuovo nucleo è costituito da 25 signore che presentano da lungo tempo una diagnosi psichiatrica e la cui situazione clinica risul- 10 ciata sul comodino. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che se per noi il cambiamento è stato grande, per loro, che vivevano alcune anche da cinquant’anni nella stessa struttura, lo è stato in modo esponenziale. Quindi, abbiamo valutato fosse necessario mettere a disposizione dei piccoli oggetti che permettessero a ciascuna di riconoscere la presenza di un posto per sé e di orientarsi in un ambiente del tutto nuovo. Tutto il personale collaboratore, i religiosi e i volontari hanno, inoltre, validamente contribuito nel dare alle ospiti il benvenuto, accompagnandole personalmente. L’arrivo delle signore era stato programmato con cura, sia dal punto di vista ambientale che della progettualità educativo-assistenziale. L’ala della struttura è stata completamente ristrutturata e rinnovata, creando un ambiente che, oltre a rispettare le attuali normative in materia, si presenta particolarmente accogliente e molto luminoso. Le stanze, quando le ospiti sono arrivate, erano già state personalizzate con tante piccole cose che le aiutassero a sentirsi “a casa”, come la loro bambola sopra al letto o una foto incorni- Il 7 dicembre la struttura è stata visitata dal sindaco di Romano d’Ezzelino Rossella Olivo e nell’occasione il nostro Superiore fra Anselmo Parma ha benedetto il nuovo reparto, nella foto a pagina 10. Il progetto pensato dall’equipe per le nuove ospiti (ben se- 11 La crisi non ferma l’Ospitalità - Romano d’Ezzelino ta stabilizzata. Le loro esigenze sono quindi di due ordini: assistenziale, per quanto riguarda le problematiche fisiche legate all’invecchiamento e psicologico-relazionale per gli specifici disturbi presentati. In realtà, quello che abbiamo potuto vedere è che non si differenziano in modo sostanziale dagli altri anziani accolti in casa di riposo, che portano la stessa necessità di essere riconosciuti e ascoltati e lo stesso bisogno di relazioni. Gennaio • Marzo 2013 tive e ludico-ricreative che vanno a coinvolgere i due gruppi parallelamente, lasciando ad ognuno la possibilità di scegliere a quali iniziative prendere parte. L’obiettivo di un positivo inserimento e di una proficua integrazione appare raggiunto a due mesi dall’ingresso: le ospiti non hanno presentato particolari difficoltà né crisi, se non qualche momento di incertezza iniziale. Il progetto continuerà con l’arrivo della bella stagione, prevedendo un’integrazione non solo all’interno della casa di riposo, ma anche all’esterno, con uscite sul territorio e brevi gite. gnato nella nuova carta dei Servizi) è stato improntato immediatamente alla maggior integrazione possibile tra le signore e gli ospiti già presenti nella Casa, in modo da offrire ad entrambi nuove opportunità di socializzare. Questo attraverso attività educa- INSERTO FATEBENEFRATELLI Il bilancio, attualmente, si dimostra decisamente positivo. 12 CERNUSCO SUL NAVIGLIO COMUNITÀ PER DISTURBI ALIMENTARI U importanti argomenti: oltre 200 addetti ai lavori accreditati. Il convegno “I disturbi del comportamento alimentare: la complessità della cura e l’intervento riabilitativo residenziale” si è svolto nell’auditorium “Fra Pierluigi Marchesi” dopo i saluti di apertura di fra Massimo Villa, Superiore Provinciale, di fra Guido Zorzi, Superiore della Centro, del dottor Andrea Belloli, Direttore generale della Provincia religiosa, del dottor Antonio Mobilia, Direttore generale ASL Milano 2 e del dottor Eugenio Comincini, Sindaco di Cernusco, il convegno presieduto dal dottor Gian Mario Giobbio, Direttore medico del Centro cernuschese, è entrato nel vivo: medici esperti hanno affrontato i temi che riguardano il delicato quanto complesso problema dei disturbi legati al rapporto con il cibo. Questi i relatori e temi sviluppati: prof. Antonio Vita - Comorbidità nei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): focus sul disturbo di personalità borderline; dott. na nuova Comunità residenziale e semiresidenziale per la diagnosi, la cura e la riabilitazione dei disturbi del comportamento alimentare è stato inaugurato venerdì 1 marzo presso il nostro Centro di riabilitazione psichiatrica Sant’Ambrogio di Cernusco sul Naviglio. In collaborazione con la Regione Lombardia, l’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio, Fatebenefratelli, ha quindi deciso di fare un scommessa: creare un luogo di accoglienza in cui non solo queste patologie vengono curate, ma dove i pazienti possano essere accompagnati 24 ore su 24 in un percorso di riabilitazione verso una vita normale. L’apertura del nuovo polo specialistico è stata accompagnata da un convegno che ha visto la partecipazione della comunità religiosa e dei vertici della Provinciale Lombardo-Veneta dei Fatebenefratelli, del sindaco di Cernusco e di numerosi operatori e medici esperti per un confronto su alcuni 13 La crisi non ferma l’Ospitalità - Cernusco sul Naviglio Elvio Frigerio Gennaio • Marzo 2013 che soffrono di Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA). In prevalenza si tratta di giovani donne con età di esordio tra i 12 e i 25 anni soprattutto per l’Anoressia, anche se la percentuale di maschi affetta dalla malattia è in crescita (il rapporto maschi femmine è di 1 a 9) in particolare per la Bulimia e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Intitolata a Maria Bianca Corno, giovane che ha perso la sua battaglia proprio contro l’anoressia e alla quale i genitori hanno voluto dedicare un’associazione con la quale i medici del Fatebenefratelli hanno colla- INSERTO FATEBENEFRATELLI Luigi Enrico Zappa - Linee di appropriatezza per i Trattamenti - Istituto Superiore di Sanità; dott. Fulvio Arnone - Filosofia della riabilitazione nei DCA tra speranza e realtà; dott. Paolo Cozzaglio, Chiara Manila Galli e Paola Pattini - Trattamento riabilitativo residenziale dei DCA: il modello Fatebenefratelli; dottor Alessandro Chinello - Diario visivo sull’anoressia: spunti e riflessioni. Nel primo pomeriggio l’inaugurazione ufficiale della” Casa di Bianca” il Superiore Provinciale e il Superiore locale hanno tagliato il nastro, è seguito il momento di preghiera officiato dal cappellano, fra Andrea Faustini, il momento si è concluso con la benedizione. Sono quindi ripresi i lavori del convegno. La nuova comunità, dal nome “La casa di Bianca” accoglie 20 persone e vuole dare una risposta diagnostica e terapeutica ad un disagio psicosociale rilevante che in Italia colpisce milioni di individui, in prevalenza donne ma con una percentuale maschile in crescita ed una età di esordio sempre più giovane. Infatti secondo stime del Ministero della Salute sono tre milioni le persone 14 to convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, alla quale si accede su indicazione dello specialista e passaggio attraverso l’Asl. Accanto, ci sono altri 10 posti di centro diurno, in cui gli ospiti arrivano la mattina svolgono il loro programma quotidiano e nel tardo pomeriggio tornano a casa. Due polmoni estremamente connessi tra loro: il centro diurno è la fase terminale del percorso residenziale e si trovano in un contesto più vicino alla vita normale. All’interno del centro, si lavorerà con un modello multi dimensionale, tanto sugli aspetti psichiatrici e 15 La crisi non ferma l’Ospitalità - Cernusco sul Naviglio borato per ideare il centro cernuschese. La casa di Bianca di via Cavour è tra le prime in Lombardia ad associare la cura diurna con quella residenziale. Il polo sarà gestito in convenzione con la Regione Lombardia. I pazienti della struttura, la terza di questo tipo in Lombardia, verranno seguiti da un’équipe multidisciplinare con educatori presenti 24 ore su 24. Il dottore Gian Marco Giobbio, direttore medico del Centro Sant’Ambrogio, il complesso più ampio in cui la nuova struttura si inserisce, ci illustra la nuova sfida che i Fatebenefratelli hanno raccolto: «La comunità si occuperà dei disturbi del comportamento alimentare, con la presenza di operatori specializzati 24 ore al giorno, con progetti a medio e lungo termine dai 6 ai 24 mesi. In Lombardia, le strutture analoghe sono soltanto un paio, tanto che le persone devono spostarsi in altre regioni. Di solito in questi casi si interviene in ambito ambulatoriale o ospedaliero: in questo caso c’è un intervento riabilitativo con un percorso di durata sufficiente ad introdurre elementi di cambiamento. Il centro è composto da due sezioni: una propriamente residenziale con 10 posti let- Gennaio • Marzo 2013 INSERTO FATEBENEFRATELLI psicologici quanto su quelli di tipo fisico e nutrizionale. Le persone saranno seguite da un’équipe multiprofessionale, con medici psichiatri, sociologi, nutrizionisti, infermieri ed educatori, presenti sulle 24 ore, in collaborazione con la fondazione Maria Bianca Corno, che si occupa di questi temi dalla fine degli anni Novanta. Gli indirizzi di intervento su cui lavoreremo sono tre: uno di tipo cognitivo-comportamentale, che cerca di modificare la percezione alterata che queste persone hanno dell’immagine corporea; poi c’è un approccio di tipo psicodinamico, in cui l’assunto base è che il comportamento alimentare è legato anche alle esperienze di vita (traumi, stress, ambiente e contesto in cui la persona è cresciuta: dobbiamo rendere il soggetto più consapevole della natura del disturbo). Il terzo indirizzo è più medico-biologico e pertanto è necessario intervenire su alcuni fattori alterati come amenorrea, diete, esercizio fisico prolungato, lassativi e diuretici assunti per dimagrire. Dal punto di vista operativo, poi, c’è una prima fase di accoglienza in cui si motiva il paziente ad abbracciare il programma e una fase di destrutturazione in cui si cerca di demolire il pensiero disfunzionale. C’è quindi una di fase trattamento sulla corporeità in cui il compito è quello di modificare il funziona- mento del soggetto e, infine, quella di riabilitazione e di intervento sulle famiglie in cui ci si avvicina via via all’ambiente esterno con attenzione anche agli aspetti risocializzanti, volti non solo ad occupare il tempo dei pazienti ma anche a migliorare alcune loro competenze, con gruppi di tipo espressivo, cognitivo e psicoterapeutico. Per i disturbi del comportamento alimentare, il periodo a rischio è tipicamente quello dell’adolescenza. Nelle forme più gravi, l’anoressia ha una frequenza dello 0,5-1% tra le ragazze e la bulimia del 3,5%; ma nelle forme subcliniche, in cui non sono presenti tutti i sintomi, queste patologie colpiscono il 20-30 per cento della popolazione in questa fascia d’età. In questa prima fase prenderemo ragazzi sopra i 18 anni, pur rendendoci conto che c’è un bisogno forte che nasce da soggetti ancora più giovani. Il centro ha già una lista d’attesa con le strutture ambulatoriali della Regione Lombardia. Non facciamo inserimenti diretti, ma ci interfacciamo con gli specialisti che già seguono i ragazzi. In una prima fase di apertura del centro, saranno accolti solo soggetti maggiorenni. Questo perché le patologie legate ai disturbi alimentari sono molto complesse, abbracciano molti campi della medicina e quindi necessitano di una specializzazione diversa anche a seconda delle età dei pazienti. Non escludiamo che in futuro la Casa di Bianca possa accogliere anche minori che, come confermano le statistiche, sono quelli più esposti al problema». Per informazioni e consulenze: telefonate al numero 02.92416.421 o scrivete una mail all’indirizzo: [email protected] visitate il sito dell’associazione Il Sindaco di Cernusco coi Superiori Fatebenefratelli 16 ERBA - OCULISTICA: CHIRURGIA E TECNOLOGIA DA TERZO MILLENNIO Filippo Incarbone nel resto degli ospedali italiani, ma il fatto, ancora più importante, è che presso questa unità oculistica è operativa l’unica tecnologia in Italia in ambiente ospedaliero per la chirurgia della cataratta con laser a Femtosecondi. Il centro oculistico, nel corso di questi cinque anni è stato un fermento continuo di iniziative e innovazioni; nel novembre dello scorso anno è stato inaugurato nel suo nuovo assetto strutturale intitolandolo al prof. Fernando Trimarchi (già Direttore della Clinica Oculistica dell’Università di Pavia) Maestro di Giuseppe Perone, attuale Direttore Scientifico dell’Equipe oculistica erbese. La formula di questa realtà è tanto semplice quanto geniale e innovativa. Innanzitutto siamo noi dell’equipe oculistica che provvediamo alla tecnologia, questo ci permette di scegliere sempre tra tutto ciò che è all’avanguardia, ma soprattutto con tempi di realizzazione molto più veloci di qualsiasi realtà convenzionale. Di questo bisogna anche dar merito 17 La crisi non ferma l’Ospitalità - Erba I l Centro Oculistico dell’Ospedale di Erba nasce sul finire del 2007 per fermo, determinato e deciso volere, ma soprattutto per l’intuizione dell’attuale Superiore e Direttore di struttura, fra Sergio Schiavon che nel luglio 2007 incontrò nell’ospedale missionario di Tanguiéta (Benin) il prof. Giuseppe Perone oculista volontario in Africa. A quel tempo nell’ospedale funzionava, tre giorni alla settimana e solo al mattino, un ambulatorio di oculistica; oggi l’oculistica di Erba può, a buon ragione, essere definita un’eccellenza dell’oculistica italiana non fosse altro che per la tecnologia di cui si è dotata: basti pensare che, oltre ad essere operativi tre ambulatori giornalieri per cinque giorni alla settimana e ad una diagnostica strumentale di prim’ordine, è attiva una sala operatoria dove si esegue dalla chirurgia della cornea a quella della retina, è attivo un laser ad eccimeri per la correzione dei vizi refrattivi, cosa questa non comune Gennaio • Marzo 2013 INSERTO FATEBENEFRATELLI alla Direzione Sanitaria (dott. Enrico Cabrini) alla Direzione Amministrativa (dott. Nicola Antonicelli), all’ufficio tecnico (arch. Giovanni Tavecchio), agli anestesisti guidati dal dott. Massimo Fiorini. Riusciamo a realizzare in pochi giorni quello che in altre strutture si realizza in anni, grazie ad una armonia di lavoro tra tutti per il bene unico del paziente, ne è dimostrazione la realizzazione e attivazione del nuovo blocco operatorio con sala per laser ad eccimeri e sala per Femtolaser per cataratta. Un obiettivo di prestigio raggiunto in breve tempo, del resto con due “mastini” quali sono fra Sergio e Giuseppe non si scherza: quando si mettono in testa una cosa non li ferma più nessuno; sono capaci di chiamarti alle 4 del mattino Particolare attenzione l’abbiamo riservata alla selezione di tutte le figure paramediche sempre con lo stesso obiettivo e cioè quello di creare un gruppo di professionisti accomunati dalle stesse finalità. Mi piace ricordare che quando il prof. Perone si è presentato in questa struttura la prima volta nel 2004, con tutta questa progettualità i suoi interlocutori si erano quasi presi gioco di lui credendolo un “gradasso” ma, come si dice, “il tempo è galantuomo”: non a caso il prof. Perone viene definito “Maestro dell’Oftalmologia Italiana” perché, in sala operatoria, non fa “flanella” (come si suol dire), ma fatti ed è questo che giustifica i suoi numerosi interventi alla “chirurgia in diretta” dei congressi della Società Oftalmologica Italiana. Ora tutto questo lo sanno anche in questo ospedale; senza poi considerare che Giuseppe è tra i pochi in Italia ad eseguire con la stessa padronanza tutta la chirurgia oftalmica dal trapianto di cornea con Femtosecondi all’impianto di lenti fachiche per la correzione di miopia elevata alla chirurgia vitreoretinica, e sempre non a caso Giuseppe viene unanimemente riconosciuto dalla comunità scientifica tra i maggiori esperti di chirurgia refrattiva in Italia, da circa venti anni è sempre primo nelle tecnologie laser da quando agli inizi degli anni “90” portò in Italia il primo laser ad eccimeri per la correzione dei vizi refrattivi, con tecnologia Planoscan e oggi più che mai, dopo che, ancora una volta, nel 2005 è stato tra i primi in Italia per quanto riguarda la tecnologia Femtolaser per la chirurgia della cornea, con la tecnologia Femtolaser per la chirurgia della cataratta, posso garantire che la casistica chirurgica di Giuseppe non è seconda a quella di nessun altro in Italia. No- per dirti quello che devi fare da lì a qualche ora; c’è da dire però che vale la pena lavorare con persone come queste anche per mille altri motivi, sia umani che professionali. Altra strategia vincente è quella della selezione dei professionisti che avviene unicamente tenendo conto della loro dedizione alla professione, del loro impegno, ma soprattutto della loro professionalità senza trascurare quello che per noi è più importante di ogni altra cosa e cioè l’aspetto umano. 18 nostante questo, Giuseppe non smette mai di ricordare a noi tutti, qualora ve ne fosse ancora bisogno, che se tutto questo è divenuto realtà lo si deve all’impegno di tutti. Mi si consenta ora di illustrare brevemente quello che viene fatto in questo ospedale da me e dai miei collaboratori: dott. Camillo Cornelio, dott. Lorenzo Crisigiovanni, dott. Giulio Maione e da tutte le nostre ortottiste. Migliaia di visite annue con tre ambulatori giornalieri, diagnostica strumentale dal campo visivo alla topografia corneale, all’OCT ed altro ancora; chirurgia degli annessi oculari, dalle palpebre alle vie lacrimali dove in questi anni ho maturato una notevole esperienza così come altrettanto notevole è la mia esperienza in chirurgia refrattiva e del resto la nostra scuola è da circa 20 anni nel settore e da qualche settimana la mia équipe ha iniziato ad eseguire anche gli interventi di correzione dei vizi di refrazione con il laser ad eccimeri. Si tratta di uno strumento ormai ben conosciuto anche dai pazienti che presentano difetti come miopia, astigmatismo, ipermetropia o che sono affetti da patologie corneali che possono essere trattati con una Cheratectomia Fototerapeutica. In alcuni casi, vagliati dagli specialisti, tali interventi possono essere eseguiti con l’assistenza del Servizio Sanitario Regionale. Inoltre, grazie al potenziamento del blocco operatorio, vengono eseguiti anche interventi di chi- 19 La crisi non ferma l’Ospitalità - Erba rurgia del glaucoma (una malattia subdola in grado di portare alla cecità), la chirurgia vitreo-retinica e la chirurgia del trapianto di cornea. Ora anche la chirurgia della cataratta subirà una svolta grazie al fatto che la dotazione tecnologica del nostro Centro oculistico si è recentemente ampliata con uno strumento di assoluto riguardo; infatti, prima struttura in Italia, presso l’Oculistica dell’ospedale di Erba è possibile eseguire l’intervento di cataratta con l’aiuto del laser a Femtosecondi. Si tratta di un laser tecnologicamente avanzato che emette impulsi di pochi micron di diametro, brevissimi (nell’ordine appunto di femtosecondi) ed a frequenza elevatissima a controllo computerizzato. Questa tecnologia permette al chirurgo di eseguire incisioni di estrema precisione, senza bisturi e con minore impatto traumatico sulle strutture oculari. Lavoro con Giuseppe da più di venti anni anche se lo conosco sin dall’università. Il nostro cammino nel corso di questi anni nel mondo dell’oftalmologia è un qualcosa che inorgoglisce entrambi e oggi vedere tanti pazienti che da tutta la Lombardia arrivano in questo Ospedale per rivolgersi ad un servizio di oculistica che sino a cinque anni fa neppure esisteva sicuramente ci fa sentire ancora più orgogliosi per questo ennesimo risultato conseguito; conoscendo Giuseppe, ne sono certo: per lui questo è solo un punto di partenza! La ricerca ha bisogno anche di te! 5 x mille ll’IRCCS “Centro San Giovanni di Dio - Fatebenefr f atelli” Dona la tua : bastano 3 semplici gesti 1 INDIVIDUA IL RIQUADRO GIUSTO L’Irccs “Centro San Giovanni di Dio - Fatebenefra L f telli” è inserito all’interno del riquadro “Finanziamento alla ricerca sanitaria 1 Mario Rossi 2 01647730157 2 METTI LA TUA FIRMA 3 3 INSERISCI IL CODICE FISCALE è richiesto il nome dell’Irccs N.B.: Il 5 x mille è completamente gratuito e non costituisce ulteriore tassazione. Non è sostitutivo né alternativo all’8 x mille, ma rappresenta semplicemente una scelta aggiuntiva. Modello CUD Modello 730 Modello UNICO Aiuta la RICERCA, ridai SPERANZA! IRCCS Centro San Giovanni di Dio - Fatebenefratelli Tel. 030.3501587 | mail: irccs.fatebenefratelli@fatebenefratelli | web: www.irccs-fatebenefratelli.it F Fede e ospitalità Luca Beato oh • [email protected] I sacramenti della Fede I l Concilio Vaticano II nel decreto sulla Liturgia, dice chiaramente che “prima che gli uomini possano accostarsi alla Liturgia, è necessario che siano chiamati alla fede e alla conversione”(SC, 9). E cita San Paolo. “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno senza essere prima inviati?”(Rm 10, 14-15). E prosegue: «Per questo motivo la Chiesa annunzia il messaggio della salvezza ai non credenti, affinché tutti gli uomini conoscano l’unico vero Dio e il suo inviato, Gesù Cristo, e si convertano dalle loro vie facendo penitenza. Ai credenti poi essa deve sempre predicare la fede e la penitenza, deve inoltre disporli ai sacramenti, insegnare loro ad osservare tutto ciò che Cristo ha comandato, e incitarli a tutte le opere di carità, di pietà e di apostolato, attraverso le quali divenga manifesto che i fedeli cristiani non sono di questo mondo e tuttavia sono luce del mondo e rendono gloria al Padre dinanzi agli uomini». Gesù ha predicato la fede I Padri Conciliari si sono ispirati a Gesù. Di Lui “nato da donna, nato sotto la Legge” (Gl 4, 4) gli studiosi sono concordi nel ritenere che era un pio Ebreo, inserito in una famiglia osservante delle regole religiose e delle norme morali della Torah. Eppure Egli è considerato il fondatore del Cristianesimo, quindi di una nuova religione diversa dall’ebraismo. Allora ci si chiede come mai possa essere avvenuto questo. Gesù non era un sacerdote, come quelli del tempio di Gerusalemme, tutti della tribù di Levi. Egli era della tribù di Davide. Gesù non era un Rabbi, studioso e osservante della Torah come gli Scribi e i Farisei. Gesù era un laico, libero da deformazioni professionali. Nella sua predicazione si ispira ai profeti. Predica la fede in Dio e si pone come coscienza critica nei confronti delle storture della Religione del suo tempo: esteriorismo, formalismo, esibizionismo; e contro le deviazioni della Legge morale: abusi di potere politico, economico e religioso. Quindi prende le difese del popolo ignorante, incapace di osservare le leggi religiose e morali, dei poveri schiavizzati dai ricchi, delle donne oppresse dal maschilismo imperante, dei bambini esclusi dal mondo degli adulti, dei malati, considerati castigati da Dio e dei peccatori pubblici, esclusi dalla Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 45 Fede e ospitalità salvezza. Egli chiede la conversione del cuore: un cambiamento di mentalità e di vita. Bisogna avere una grande fiducia in Dio, perché Padre buono e misericordioso, ricambiare il suo amore con una vita buona aperta alla lode e al ringraziamento, ma anche orientata al bene verso gli uomini nostri fratelli, tutti amati dal Signore, senza discriminazione di sorta. Predicando la fede viva, sempre accompagnata dalla speranza e dalla carità, Gesù non ha inteso eliminare la religione e la morale. Egli, invece, vi ha introdotto un processo di interiorizzazione. L’uomo viene chiamato a una scelta di vita fondamentale a favore di Dio e del prossimo, che impegna il suo “cuore”, cioè la sua coscienza, il suo giudizio di valore. Questa opzione fondamentale porterà poi l’uomo a compiere I sacramenti, segni che attestano l'amore di Dio per il malato o l'assistito, non devono essere riti isolati… gli agenti di pastorale devono evidenziare la dimensione simbolica dei gesti realizzati, mediante la creazione di un clima umano che sia in sintonia con i valori proclamati con la celebrazione sacramentale, facendo sì che i segni sacramentali siano veramente significativi. La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio 46 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 dei gesti concreti, individuali e collettivi, espressivi del suo amore a Dio e al prossimo. Ecco allora la religione pura e genuina che porta l’uomo alla lode di Dio, al ringraziamento, alla richiesta di perdono e di aiuto, senza cercare l’approvazione e la lode degli uomini. E così si opera il superamento dei sacrifici di animali alla divinità, che sono esterni all’uomo, perché Dio vuole l’offerta della nostra vita, la nostra interiorità e la nostra attività. La salvezza non si ottiene co«n il compimento di “opere” prescritte dalla Legge ebraica, come la circoncisione, il cibarsi dei cibi puri, l’osservanza ossessiva del riposo del Sabato e la separazione dai peccatori, ma la si ottiene con la fede nel Cristo, che con il suo sacrificio sulla croce e la sua resurrezione ha vinto il peccato e la morte. Ecco allora la morale disinteressata che cerca il bene degli uomini, come se fosse il proprio bene, perché il prossimo va amato come lo ama Dio e come noi amiamo noi stessi. Di qui il superamento del particolarismo ebraico, (della religione legata alla razza) perché Dio è padre di tutti e non solo degli Ebrei e vuole la salvezza di tutti anche dei peccatori pubblici. Liturgia e vita vissuta La Liturgia esprime la fede e la rafforza, ma è anche la fonte della vita cristiana vissuta. Il binomio, culmen et fons usato dal Concilio è diventato quasi proverbiale. Vale la pena di rileggere tutto il capitolo 10: «Nondimeno la liturgia è il culmine verso il quale tende l’azione della chiesa e, insieme, la fonte da cui promana tutto il suo vigore. Infatti le fatiche apostoliche sono ordinate a ottenere che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella chiesa, partecipino al sacrificio e mangino la cena del Signore. A sua volta, la liturgia spinge i fedeli, nutriti dei “sacramenti pasquali” a vivere “in perfetta unione”, domanda che “esprimano nella vita quanto hanno ricevuto con la fede”; inoltre la rinnovazione dell’alleanza del Signore con gli uomini nell’eucarestia conduce e accende i fedeli nella pressante carità di Cristo. Dalla liturgia dunque, particolarmente dall’eucarestia, deriva in noi, come da sorgente, la grazia, e si ottiene con la massima efficacia, quella santificazione degli uomini e quella glorificazione di Dio in Cristo, verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le altre attività della Chiesa». Il linguaggio simbolico Per esprimere le cose spirituali l’uomo ha bisogno di ricorrere all’uso di immagini prese dal mondo visibile e sensibile. Per esempio come ci si può fare l’idea di Dio? La cosa che più gli assomiglia, sotto certi aspetti, è il sole perché dà Fede e ospitalità luce e calore alla terra ed è fonte di tutta la vita. Gesù ha fatto largo uso del linguaggio simbolico. Le verità più alte e più ardue vengono illustrate con le immagini della vita di ogni giorno. Minacce di castigo e promesse di salvezza vengono formulate con le immagini del lutto e del dolore, della gioia e della festa. Come le parole, così anche i gesti di Gesù, indicavano sempre qualcosa che andava al di là del piano sensibile: squarciavano un velo, includevano una promessa. Chi ascoltava le sue parole o assisteva ai suoi prodigi, rimaneva ammirato e si apriva alla gratitudine e alla fede (Mc 2, 12; 3, 37). Così il sorso d’acqua chiesto alla samaritana diventa simbolo dell’acqua che zampilla per la vita eterna; la guarigione di uno storpio diventa la liberazione dal rattrappimento del peccato; la pesca del pesce nel lago diventa l’annuncio della pesca di uomini; i mietitori del frumento alludono agli operai impegnati nell’apostolato. Per la descrizione del Regno di Dio Gesù si serve delle parabole: la perla preziosa, il tesoro nascosto, il granello di senape, il lievito, la zizzania (Mt 13, 24-30; 44-45), il banchetto a cui tutti sono invitati (Lc 14, 15-24). La gioia per la conversione dei peccatori viene descritta con le parabole della dramma perduta, della pecora smarrita e del figliolo prodigo (Lc 15, 1-32). «Con le parole, Gesù fa grande uso di gesti, spesso assai comuni e perfino rituali: l’imposizione delle mani sui malati (Mt 19, 15; Mc 6, 5; 8, 23; Lc 4, 40;13, 13) e sui bambini (Mt 9, 13; 10, 16); il bagno nell’acqua del Giordano (Mc 1, 9-10; par.); il banchetto pasquale, il pellegrinaggio a Gerusalemme. Accanto a questi gesti consueti, egli ne compie degli altri, più insoliti: soffia sul volto degli Apostoli (Gv 20, 12), fa del fango con la saliva e l’impone sugli occhi del cieco (Gv 9, 6), guarisce in giorno di sabato (Gv 9, 13.16; Lc 13,10.14 ss; 14, 1.3.5); perdona la peccatrice (Lc 7, 36-50), l’adultera (Gv 8, 7.10) e accetta l’unguento di Maria di Betania (Gv 12, 7): tutti gesti che non avevano bisogno di molte parole; nella loro trasparenza era la loro forza. Tutto questo rientra in ciò che si è soliti chiamare linguaggio simbolico» (T. Goffi - G. Piana, Corso di Morale, n. 5 - Liturgia, pag. 94, Ed Queriniana, Brescia, 1986). Ritualizzazione La comunità primitiva trovò logico e spontaneo ripetere i gesti che Gesù aveva compiuto e comandato di ripetere: imposizione delle mani sui malati e indemoniati, frazione del pane, battesimo, preghiera del Padre nostro, ecc. (fate questo in memoria di me, Lc 22, 19; 1 Cor 11, 24.25; andate e battezzate Mt 28, 19; Mc 16, 16; voi dunque pregate così, Mt 6, 9; Lc 11, 2; imponete le mani ai malati, Mc 1, 18; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, Gv 20, 23). I discepoli erano perfettamente convinti che questi gesti avevano la stessa efficacia e potenza redentrice di quando li compiva Gesù in persona. Era Gesù stesso, spiritualmente vivo e presente nella comunità, che attraverso quei gesti dei discepoli continuava a parlare e ad agire. Ripetere quei gesti, quelle parole, significava farne rivivere la potenza e moltiplicarne le possibilità di applicazione. Come in tutte le religioni del mondo, anche nel Cristianesimo si è compiuta una ritualizzazione dei gesti del Fondatore. Il Concilio Vaticano II lo afferma espressamente: «Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, la Chiesa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti a tutti i tempi, perché i fedeli ne possano venire a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza» (SC 102). Con il passare del tempo si instaura un duplice processo: aggiunta di nuovi segni per motivi di inculturazione della fede nella vita di popolazioni diverse e modificazione dei segni originari per praticità dei riti liturgici di massa. Il Battesimo, per esempio che all’inizio si faceva per immersione totale nella vasca del battistero, si comincia a farlo versando un po’ d’acqua sul capo del battezzando. Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 47 Fede e ospitalità Nella celebrazione eucaristica il pane che originariamente veniva spezzato nel contesto di una cena di solidarietà, in seguito viene ridotto ad una piccola ostia preconfezionata. La grande libertà di cui godevano le comunità cristiane dei tempi andati ha dato luogo a una ricca fioritura di Liturgie diverse in varie parti del mondo. A questa libertà ha posto fine il Concilio di Trento con le sue rigide definizioni teologico-giuridiche sui sette Sacramenti e sul loro effetto “ex opere operato”, cioè sulla loro intrinseca efficacia, quando vengono validamente amministrati. Celebrare i sacramenti Il Concilio Vaticano II si pone su un piano dichiaratamente pastorale e vuole dare delle direttive perché i sacramenti vengano ricevuti fruttuosamente dai fedeli. Non biso- gna dare per scontato, come si faceva una volta, che i cristiani che si accostano ai Sacramenti abbiano la fede viva. Occorre fornire loro dei supporti per rigenerarla e/o per accrescerla. I Sacramenti vanno celebrati e non amministrati in formule riduttive che salvano solo l’essenziale. Questo è il criterio basilare di tutta la riforma liturgica, a partire dalla Santa Messa per arrivare ai rituali di tutti i sacramenti. Viene introdotta la Liturgia della Parola composta da Letture del Vecchio e Nuovo Testamento. Le parole della Liturgia della Parola proclamano ciò che Dio vuol compiere nel segno sacramentale e illustrano il mistero che in esso si compie; d’altra parte l’azione sacramentale manifesta a suo modo (tramite il linguaggio dei simboli) ciò che la Parola ha annunciato e rafforza la realtà salvifica espressa dalle parole. Ad essa fa seguito la “preghiera dei fedeli” che aiuta i cristiani alla partecipazione attiva al Sacramento esprimendo la propria fiducia nel Signore che ci dona la sua salvezza. È ovvio infatti che la parola che rivela e offre il dono di Dio deve essere ascoltata con fede, e quindi l’incontro con il Signore che santifica, secondo la virtualità propria del sacramento, deve avvenire come adesione, accoglimento, corrispondenza, impegno. Con queste direttive si pensa che sia superato, almeno teoricamente, il vecchio sacramentalismo, con la valorizzazione delle condizioni spirituali di chi si accosta ai sacramenti (ex opere operantis) e con la rilevanza dell’impegno del ministro di alimentare adeguatamente la fede dei partecipanti con la Parola di Dio e la sua attualizzazione nell’omelia. VARAZZE CASA DI OSPITALITÀ FATEBENEFRATELLI Esercizi Spirituali 2013 Presso la nostra struttura alberghiera in quest’Anno della Fede continua la positiva esperienza degli esercizi spirituali. OTTOBRE 2013 dal 6 al 11 "Il cammino di fede nel Vangelo di Marco" Padre Mariani Giuseppe NOVEMBRE 2013 dal 25 al 29 "Non intendiamo fare da padroni sulla Vostra fede: siamo invece i collaboratori della Vostra gioia" Cor 1, 24 Mons. Sanguineti Corrado 48 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 O Ospitalità nel mondo Giusi Assi • [email protected] Sulle strade dell’Ospitalità N ello scorso numero abbiamo letto il pensiero di fra Brian O’Donnell uno dei precedenti Superiori Generali che hanno guidato l’Ordine Ospedaliero dal 1988 al 1994. In questo numero continuiamo l’intervista agli altri confratelli che hanno guidato l’Ordine: fra Pascual Piles (spagnolo) e fra Donatus Forkan (irlandese). Ricordiamo, ai lettori, il quesito: «Voi, che avete vissuto questa particolare esperienza, potete raccontarci quali sono le difficoltà e le gioie che un confratello, come persona, può incontrare e vivere portando sulle spalle il peso di questa responsabilità?». Iniziamo con fra Pascual Piles, Generale dal 1994 al 2006. Gioie e difficoltà di fra Pascual Piles Q ueste responsabilità che, come persona, ho vissuto nell’essere Generale dell’Ordine, ti vengono affidate perché Dio, tramite i confratelli, elegge te per essere il primo responsabile dell’Ordine in un periodo concreto. Sentirti scelto dal Signore per questo, ti dà una grande e profonda soddisfazione, Lo senti vicino; io ho sentito vicino anche San Giovanni di Dio. Ogni giorno cercavo di parlare con Lui, gli presentavo le cose che Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 49 Ospitalità nel mondo dovevo fare, pensavo con Lui come avrei dovuto agire. La mia maniera di essere mi porta ad essere molto vicino alle persone: confratelli, collaboratori, ammalati e loro familiari. Cercavo di stimare tutte queste persone e mi sentivo anche stimato. Mi sono impegnato con forza in tutto quello che significava essere animatore e guida dell’Ordine in quel preciso momento, mi sentivo in forze, ho goduto di buona salute e questo mi ha aiutato molto. Mi svegliavo presto e, nei primi momenti della mia giornata, quando era ancora buio, con tanto silenzio mi dedicavo alla preghiera. Devo dire che ho avuto molto conforto dall’Alto. In certi momenti la responsabilità è stata pesante. Anche se sono stato aiutato da molte persone, alla fine le decisioni vere deve prenderle uno solo, e non sempre la situazione è gradevole. Cambiamenti di persone e di luogo, forzare ad assumere alcune responsabilità, accompagnare da lontano i confratelli osteggiati dai ribelli nella guerra civile della Sierra Leone, cercare sostenibilità per tutte le opere che l’Ordine ha nel mondo. Sono reali difficoltà che ho vissute. Nonostante ciò, posso dire che essere promosso a questo servizio e svolgerlo con serenità e disponibilità, è stato un grande, grande dono del Signore. 50 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 Per concludere ecco la riflessione del Superiore Generale uscente, fra Donatus Forkan, Generale dal 2006 al 2012; con uno stile diverso dal confratello che lo ha preceduto, dalle sue parole è possibile dedurre quanto possa avergli dato gioia o preoccupazione. Un futuro pieno di speranza di fra Donatus Forkan U n Capitolo Generale è un evento ecclesiale, l’incontro più importante che un Ordine o Congregazione religiosa ha ogni sei anni o giù di lì, almeno nel nostro caso è ogni sei anni. Il Capitolo Generale è un tempo in cui la vita dei fratelli e la Missione di Ospitalità, un mandato che l’Ordine ha ricevuto da Dio per mezzo di San Giovanni di Dio ed è confermato dalla Chiesa, viene attentamente esaminata. L’importante lavoro del Capitolo, quindi, è quello di valutare seriamente i sei anni appena trascorsi, per riflettere sulla realtà attuale del mondo in cui viviamo e prestiamo la nostra opera. Dopo questa disamina, il Capitolo dà un orientamento per la leadership entrante, così che la missione di Ospitalità sarà rilevante nel posto e al momento giusto per rispondere ai bisogni delle persone secondo lo stile di San Giovanni di Dio. A seguito di un processo di discernimento nella preghiera, il Capitolo sceglie, con voto segreto, il Superiore Generale e il Consiglio che avranno l’autorità e la responsabilità di animare, governare e guidare l’Ordine nel Ospitalità nel mondo prossimo sessennio. Si tratta di una grande responsabilità per i membri del Capitolo. Il nostro 68° Capitolo Generale è stato un evento, un momento storico in cui tutti i membri si sono seriamente impegnati nella preghiera, nel confronto e hanno preso alcune decisioni che dovranno guidare l’Ordine e dare coesione alla Famiglia di San Giovanni di Dio, che continua nel futuro la sua missione di misericordia con lo spirito e con lo stile che ci ha mostrato Giovanni. Leggere i segni dei tempi Ovviamente, la realtà in cui viviamo come Chiesa e come membri della società si riflette anche nel Capitolo. Per parafrasare la Prefazione del documento Gaudium et Spes (Concilio Vaticano II), le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo, in particolare quelli che sono poveri o comunque afflitti, coloro che sono colpiti dalla crisi economica attuale, queste erano le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti coloro che hanno partecipato al Capitolo Generale a Fatima, in Portogallo. Come Ospitalieri di San Giovanni di Dio, tutto ciò che è genuinamente umano trova eco nel nostro cuore. Per questo motivo la Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio, si rende conto che è veramen- te collegata con l’uomo e la sua storia con il più profondo dei legami. La sfida per l’Ordine Ospedaliero, la sfida per i Fratelli di San Giovanni di Dio, oggi e nel prossimo futuro, a mio parere, è quello di essere portatori di speranza, di offrire una leadership improntata al servizio e fedeltà nella consacrazione. Ricordo le parole del Beato Giovanni Paolo II, nella sua omelia all’inizio del suo ministero petrino, gridò con tutta la forza della sua costituzione formidabile: «non abbiate paura». Papa Giovanni Paolo II stava chiamando i seguaci di Gesù ad aprire il cuore e la loro vita a Cristo, a non avere paura di ciò che Egli può chiedere, sapendo che sarà con loro per rafforzare, guidare e sostenere attraverso qualsiasi situazione. Gesù disse ai suoi seguaci in molte occasioni: “non abbiate paura”. Nel mondo pieno di tanta paura, insicurezza e confusione il Fratello Ospedaliero è chiamato a dare una chiara, concreta, autentica e gioiosa testimonianza di ciò che è al cuore del messaggio evangelico. In questo contesto, il fratello deve essere una guida morale, una coscienza critica, assicurare una presenza, animare e incoraggiare. Il Beato Giovanni XXIII, nel suo discorso di apertura in apertura del Concilio Vaticano II, ha rimproverato i ‘profeti di sventura’. Giusto di recente, domenica 18 novembre, Papa Benedetto XVI, dopo aver recitato l’Angelus, ha dichiarato: «Anche nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi». In questo contesto la voce del fratello ha bisogno di essere ascoltata, la testimonianza di una vita che è centrata totalmente su Gesù ha un valore inestimabile, in questo modo il fratello proclama la sua ferma convinzione nelle parole senza tempo di Gesù; tutto passerà, ma le parole di Gesù non passeranno e sono la fonte sicura della speranza, l’u- Una caratteristica essenziale della missione dell'Ordine è la dimensione e l'esigenza di essere profeti. Si tratta di uno dei punti più originali dell'Ospitalità di San Giovanni di Dio, che donò tutto sé stesso a Gesù Cristo identificandosi con i poveri e gli infermi… Anche noi, che oggi formiamo la Famiglia di San Giovanni di Dio, siamo chiamati a vivere e a mettere in pratica la dimensione profetica dell'Ospitalità La Pastorale secondo lo stile di San Giovanni di Dio Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 51 Ospitalità nel mondo nica speranza per l’umanità. Usiamo la parola “fratelli”, perché ha un significato specifico che la gente capisce, piuttosto che il termine “religiosi”che può significare genericamente preti, suore o frati. Siamo orgogliosi di essere religiosi fratelli, e, ovviamente, hanno molto in comune con altri religiosi che sono sacerdoti o suore, ma come fratelli abbiamo un posto unico nella Chiesa, con una vocazione ben precisa con tutte le possibilità che questo ci apre come ministero. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro per realizzare il sogno di Giovanni. In tale contesto, il fratello di San Giovanni di Dio non deve avere paura di aprirsi agli altri Ospedalieri che fanno parte della Famiglia di San Giovanni di Dio, corresponsabili con lui per la missione di Ospitalità. I collaboratori che hanno partecipato al Capitolo Generale, quando hanno dichiarato quanto segue: «Potete contare su di noi. Anche noi vogliamo trasmettere il progetto di San Giovanni di Dio, per assumerci la nostra parte di responsabilità con maggiore decisione e proseguire con le opere apostoliche dell’Ordine, in un modo da metterein pratica i valori di ospitalità e non trattare la questione in modo puramente tecnico, o manageriale.... ». Come la melagrana matura si 52 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 apre per dare nutrimento e vita agli uccelli del cielo, il fratello di San Giovanni di Dio, aprendosi ed essendo ospitale verso nuovi modi di presenza e di servizio non perderà o non diminuirà in alcun modo la sua posizione, il ruolo o ministero di religioso. Al contrario, nel fuoco dell’amore di Dio e nell’umanità sofferente, egli cerca appassionatamente persone, eventi e risorse per portare il messaggio di pace, speranza e guarigione con la possibilità di un miglioramento della qualità della vita e di vivere e servire i molti fratelli e sorelle sofferenti, come può. Un fratello di San Giovanni di Dio non può, non deve riposare, mentre ci sono persone che soffrono in tutto il mondo. Ispirato dall’esempio di Giovanni di Dio, Benedetto Menni, Giovanni Grande, Eustachio Kugler, Ollalio Valdes e tanti altri ospitalieri che ci hanno preceduto nell’aver vissuto il sogno, fatta propria la visione di Giovanni di Dio ospitalità al massimo grado. Questi ospedalieri non avevano paura, erano appassionati, avevano una convinzione interiore e una libertà che ha permesso loro di correre rischi per il bene del Regno, molti dando la vita per la causa che gli era stata affidata o per la quale si erano consacrati attraverso i voti. La domanda che potremmo porci oggi potrebbe essere: sia- mo troppo cauti, abbiamo paura di aprirci a nuove strade e possibilità per il nostro ministero, oppure di abbandonare modalità e atteggiamenti del passato che oggi non sono molto appropriati? Un dono straordinario L’Ospitalità sulle orme di Giovanni di Dio è un dono bellissimo, che non è diritto esclusivo dei fratelli, ma appartiene alla Chiesa e per chiunque voglia accettarla. In questo contesto, oggi in tutto il mondo vediamo moltissimi collaboratori che, insieme ai fratelli vivono il sogno di Giovanni. Il ruolo del Fatebenefratello di oggi e domani è quello di riconoscere questo tesoro che si trova all’interno della Famiglia di San Giovanni di Dio. Il fratello, con un profondo senso della missione, fiducia e passione, pertanto, deve promuovere, incoraggiare e accompagnare questi membri della Famiglia in ogni modo possibile. Questo è il futuro, come lo vedo io, pieno di speranza e possibilità di fare il bene e, come San Giovanni di Dio ha dichiarato: «non dobbiamo mai smettere di fare il bene mentre possiamo farlo». Questa è la nostra missione, la nostra gioia, e in questo si pone la speranza per il futuro della Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio. E Erbe e salute Lorenzo Cammelli • [email protected] Stevia rebaudiana D olcificanti fatti in casa? Si possono fare con questa pianta molto utile utilizzata per arredare anche piccoli orti, terrazzi e balconi. Famiglia: Asteraceae Specie: Stevia rebaudiana Bertoni Nome comune: Stevia È originaria del Paraguay e le prime notizie sull’esistenza di questa pianta risalgono agli indigeni Guaranì che utilizzavano le foglie per coprire il gusto amaro di un infuso chiamato mate (il the del Paraguay) poco eccitante per il basso contenuto di caffeina. Ne Foto 1 sono state descritte più di 150 specie ma la Stevia rebaudiana è l’unica con importanti proprietà dolcificanti: infatti le foglie, allo stato naturale, contengono lo “stevioside” e il “rebaudioside”, che hanno un potere dolcificante rispettivamente di 110-270 e 180-400 volte superiore al saccarosio. Deve la sua diffusione al botanico italiano Santiago Bertoni che ne studiò le caratteristiche e i possibili usi. Generalità: cresce con portamento cespuglioso (altezza massima circa 80 cm.) in terreni ricchi di sabbia e permeabili. Le Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 53 Erbe e salute foglie (foto 1) sono ovali lanceolate, leggermente lobate all’apice e seghettate; presentano nella pagina inferiore una peluria rada avvertibile anche al tatto; il colore è un verde chiaro che contrasta con quello più scuro della pagina superiore. Il fiore (foto 2) è minuscolo, bianco e poco profumato. Coltivazione Il periodo ottimale per il trapianto è il mese di aprile quando le piogge assicurano uno sviluppo uniforme e le temperature sono miti. Se dovessero spuntare erbe infestanti intorno alla pianta queste vanno tolte manualmente e non con mezzi meccanici perché i rami sono fragili e rischierebbero di rompersi facilmente riducendo il raccolto. • Davanzale e terrazzo: é coltivata in contenitori per piante ricadenti o in vasi normali, (foto 3) oppure anche in piena terra 54 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 avendo l’accortezza di sistemarla in un angolo riparato dalle temperature fredde. • Orto e giardino (foto 4) è consigliabile una densità di 6-7 piantine per metro quadrato con interfila di 60 centimetri. L’assorbimento delle sostanze nutritive si ha trenta giorni dopo il trapianto e, solo per l’azoto, anche in prossimità della fioritura. Solitamente si ottengono due raccolti di cui il primo nel mese di luglio e il secondo, generalmente più abbondante, in settembre-ottobre. Temperatura: l’ideale è intorno ai 24° e resiste bene a valori prossimi allo 0°. Nel Sud Italia richiede un po’ d’ombra durante le ore più calde della giornata e in inverno è utilizzata come pianta d’appartamento. Terreno: deve essere permeabile per impedire i pericolosi ristagni d’acqua che possono causare malattie fungine al colletto; dovrà essere ricco di sostanza organica e con un pH di 6-7 circa. Moltiplicazione: si propaga facilmente per talea mentre per seme la germinazione è molto bassa, intorno al 10%. Irrigazione: durante la stagione secca si deve intervenire con irrigazioni di soccorso almeno 2-3 volte la settimana con 1 litro di acqua per ogni piantina coltivata. Concimazione: le esigenze nutrizionali sono elevate per il potassio e l’azoto tra i macroelementi e per il ferro e il manganese tra i microelementi. Utilizzare un fertilizzante standard da giardino. È consigliabile l’aggiunta di boro che contribuisce a mantenere alto il livello di Stevioside. Raccolta: viene fatta tagliando l’intera pianta alla base. Con un elastico si legano i sottili rami, che vengono appesi a testa in giù e posti ad asciugare in luogo caldo per 2-3 giorni. Malattie e parassiti: poiché la Stevia è una pianta destinata ad uso alimentare, si consiglia di non usare antiparassitari o sostanze chimiche. Le malattie cui va soggetta sono causate da Afide verde, Aleuronidi, Metcalfa che si combattono con Piretro naturale. Per l’uso domestico si ricorre ad una miscela di acqua, alcool etilico (quello che si usa in cucina) e sapone: si ottiene un insetticida da spruzzare sugli insetti. Erbe e salute Proprietà Dalla pianta essiccata si ricava un dolcificante naturale particolare, 300 volte più dolce dello zucchero non contenente calorie. Nella sua forma più comune, cioè di polvere bianca ottenuta dalle foglie, ha le seguenti proprietà: ha proprietà antiplacca e anticarie; regola il livello di glucosio nel sangue; migliora la digestione; presa prima dei pasti attenua il senso di fame; distende e ammorbidisce la pelle come maschera facciale; riduce il desiderio di dolci; migliora il metabolismo; aiuta a ridurre la fatica; aiuta ad accrescere il vigore e la vitalità; stimola ed aiuta a mantenere la calma. sapore in bocca che riduce anche il senso di fame. • Foglie in polvere: i rami recisi vanno messi in mazzetti appesi in un locale ventilato ed all’ombra finché saranno completamente essiccati. Poi si sbriciolano finemente usando un normale mixer da cucina. La polvere dolcifica circa 20 volte in più dello zucchero e può essere aggiunta sia a tisane sia agli alimenti. • Concentrato liquido d’estrazione acquosa: è possibile trasformare la polvere in sciroppo sciogliendone un cucchiaino in due tazze di acqua. Far bollire il concentrato finché non si forma uno sciroppo denso. Con questo si- stema si riduce la sensazione di fame prendendo 10-15 gocce di concentrato una ventina di minuti prima dei pasti che danno un senso di sazietà. Sicurezza per la salute Ad oggi non risulta alcuna notizia di controindicazioni all’uso della Stenia redaudiana. Non ci sono rapporti in cui si parli di casi in cui si siano verificate intossicazioni o effetti collaterali dovuti all’uso di Stevia. Gli studi effettuati sugli animali per verificare eventuale tossicità e per individuare la dose letale hanno accertato che la dose letale è pressoché impossibile da raggiungere. Anche l’uso prolungato di Stevia non ha dato fin’ora nessun tipo di effetto collaterale. Utilizzo Oltre a dolcificare caramelle, gomme da masticare, yogurt, gelati, tè, dentifrici può essere impiegata sotto forma di: • Foglie fresche (foto 5): vengono masticate da coloro che desiderano ridurre l’assunzione di zucchero. Rimane un piacevole Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 55 R Recensioni Elvio Frigerio • [email protected] Alfio Mariano Pappalardo Chi non è ospitale non è degno di vivere. Suggestioni per una spiritualità dell'accoglienza. Edizioni Dehoniane Bologna, 2011 – ISBN 978-88-10-51304-0, pp. 224, € 19,50 «L’ospitalità è come una realtà vivente: ha un volto che si può contemplare, ha un sapore di cui ci si può deliziare, possiede un profumo di cui ci si deve inebriare. L’ospitalità ha un corpo che si può toccare, una voce, un canto che si deve ascoltare. Tale voce può diventare lamento se e quando l’ospitalità è umiliata e calpestata. Può essere un inno alla vita se e quando il praticare l’ospitalità diviene ragione di speranza, sorgente di futuro, puro servizio all’uomo» così leggiamo nella presentazione di questo libro di alcuni anni fa ma sempre attuale per chi come noi ama l’ospitalità e la professa come voto. L’autore, un benedettino che ha fondato la Fraternità monastica della Trasfigurazione, disegna la mappa di una spiritualità dell’accoglienza, ricavando dai testi biblici suggestioni ed evocazioni che possano aiutare chiunque a delineare il volto di un’autentica disposizione all’ospitalità. L’ospitalità si porta comunque sulla soglia del credere. Se non in Dio, almeno nell’uomo. Annuario della Formazione in Sanità 2013 Sanità futura formazione, Roma 2013 Questo Annuario, alla prima edizione, vuole essere una guida ragionata e completa al mondo della formazione in sanità. Una guida – leggiamo nella presen tazione – che nasce per “fotografare” lo Stato dell’Arte della formazione nel settore sanitario, attraverso gli interventi dei suoi stessi protagonisti e presentare le molteplici organizzazioni che a diverso titolo vi operano. A pagina 188 troviamo anche il nostro IRCCS – Centro S. Giovanni di Dio di Brescia quale provider (numero 443) della formazione che cura la progettazione e l’organizzazione delle attività didattiche per lo sviluppo e la crescita professionale del personale. Oltre all’accreditamento dei corsi interni offre l’accreditamento dei corsi a strutture esterne sia sanitarie che di altra tipologia. 56 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 DALLE NOSTRE a cura di Elvio Frigerio CASE XXI GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 58 71 CERNUSCO SUL NAVIGLIO SOLENNITÀ DI SAN GIOVANNI DI DIO 61 73 SAN MAURIZIO CAVANESE VENEZIA 69 74 CROAZIA ERBA 70 81 OFFERTE XXI Giornata mondiale del malato GESÙ BUON PASTORE, MODELLO DI ASSISTENZA «Il Messaggio del Santo Padre per questa XXI Giornata Mondiale del Malato è incentrato sulla figura del Buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. È sorprendente constatare come l’insegnamento offerto dalla nota parabola evangelica del Buon Samaritano, sia sempre attuale. Così spiega don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio Nazionale di Pastorale della Sanità della Conferenza Episcopale Italiana. Sempre, la lettura di questa parabola ci provoca a fare un serio esame di coscienza sulla nostra capacità di guardare i malcapitati del nostro tempo e sulle nostre modalità di farci loro prossimi. Le motivazioni che talvolta ci inducono ad andare “oltre” senza guardare, sono sempre tante. Il modello da seguire è sempre uno solo: Gesù buon pastore! Sono proprio i gesti e le azioni del samaritano nel soccorrere l’uomo incappato nei briganti, a suggerirci le attenzioni necessarie per una efficace azione pastorale: dal vedere, all’avvicinarsi, al soccorrere con compassione e consolazione, al prendersi cura di lui per ridonare a quel “tale” una nuova dignità nella comunità degli uomini. Fatebenefratelli 1-2013 La pastorale della salute sarà buona se saprà annunciare in modo credibile che Dio è il grande alleato degli uomini che soffrono, che lotta con loro e che per loro ha donato se stesso. Come ogni cristiano, anche il malato può offrire all’evangelizzazione il suo prezioso contributo attraverso l’offerta amorosa delle proprie sofferenze. Non dimentichiamo che è stato l’amore di Cristo consumato fino alla fine sul legno della croce che ha redento il mondo. Allora comprendiamo come si possa non solo “far del bene a chi soffre” ma anche “far del bene con la propria sofferenza” come ci insegna Giovanni Paolo II nella Salvifici Doloris al n. 30. Dobbiamo valorizzare molto di più la presenza dei malati nella comunità cristiana, pensando ad una pastorale con i sofferenti e non solo per i sofferenti». Dalle case Fatebenefratelli Nei nostri centri assistenziali la giornata dell’11 febbraio è stata ricordata e vissuta con modalità diverse ecco alcune cronache. 58 XXI Giornata mondiale del malato seguire l’esempio del Buon samaritano. Con particolare cura si è preparato il gruppo di ospiti che ha animato i canti della liturgia. Nei precedenti incontri settimanali per le prove si è detto più volte dell’importanza di questa giornata. Nella settimana successiva ci sono state alcune celebrazioni eucaristiche nelle comunità dove gli ospiti non riescono ad uscire frequentemente a causa del loro stato di salute, con lo scopo di portare a tutti il messaggio di questa giornata. Le messe nelle comunità sono state anche un’occasione per ringraziare gli operatori del loro lavoro e per incoraggiarli a proseguire con generosità. VENEZIA OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO La celebrazione della Giornata del Malato è avvenuta nella nostra casa, come da tradizione, in modo festoso e solenne. Ecco gli eventi organizzati: - 5 febbraio: concerto del Coro Giudecca Viva (nella foto) diretto dal maestro Alberto Novello e con la partecipazione della soprano della Fenice Anna Filippi. - 10 febbraio: Santa Messa presieduta da mons. Valter Perini, delegato del patriarcato di Venezia per l’evangelizzazione e catechesi; - 11 febbraio: Esposizione Eucaristica, preghiera per il Santo Rosario e Benedizione eucaristica nel pomeriggio. SOLBIATE (COMO) RSA S. CARLO BORROMEO Tutta la nostra vita è fatta di colloquio e comunione con gli altri: vicini e lontani. Basiamo il quotidiano su tre parole: ascolto, comprensione, aiuto. Gesù nella sua realtà terrena ha dato se stesso nell’ascoltare i suoi contemporanei, nell’insegnare a capirci, nell’aiutare con “segni e prodigi” coloro che sono in difficoltà. Questa la riflessione tenuta da mons. Giorgio Pusterla, da qualche mese ospite nella nostra casa. CERNUSCO SUL NAVIGLIO CENTRO S. AMBROGIO Al Centro S. Ambrogio abbiamo ricordato la Giornata del Malato con una celebrazione semplice ma partecipata, presieduta dal Superiore Provinciale, fra Massimo Villa, che nell’omelia ha sottolineato il tema proposto, invitando i presenti a 59 Fatebenefratelli 1-2013 XXI Giornata mondiale del malato Figura di spicco la Madonna salute degli infermi, che ha fatto il suo ingresso soffermandosi tra i numerosi fedeli che con devozione l’hanno accolta, acclamandola con l’Ave Maria. La funzione religiosa ha rimarcato come la figura del Buon Samaritano deve essere punto di partenza nel servire la Carità da parte di ogni cristiano, a maggior ragione se operatore sanitario. gli ammalati che riceveranno l’Unzione degli Infermi con i nostri ospiti. Inizia così il Rosario meditato seguito dalla Messa, presieduta da fra Valentino, quale Cappellano della Grotta di Lourdes, concelebrava don Angelo, commovente il rito dell’Unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri sopra la malattia. Dopo la lettura del Vangelo, la riflessione tenuta dal celebrante, tra l’altro ha detto: «questa giornata ci richiama non solo a pregare ed affidare alla Madonna di Lourdes ogni persona che si trova nella fragilità della sofferenza e della malattia, ma vuole essere un momento di riflessione per noi, per vedere quale risposte diamo alla malattia e alla sofferenza, come il VARAZZE (SAVONA) CASA DI OSPITALITÀ Mons. Renzo Marzorati, del Capitolo Metropolitano del Duomo di Milano, ha celebrato la santa Messa alle ore 18, erano presenti: fra Lucio, superiore locale, fra Serafino, collaboratori e ospiti. Il celebrante dopo la lettura del Vangelo, ha ricordato il 165.mo anniversario dell’apparizione della Madonna a Bernardetta a Lourdes, e che la fede dei pellegrini, malati e sani, ci rivela che ogni persona malata o sana, ha un tesoro spirituale racchiuso nella sua esperienza, e chi si prende cura di loro, riceve in dono, imparando il valore della prossimità. Imitiamo l’esempio di Maria che con il cuore di Madre sollecita miracoli di guarigione materiale e spirituale a Lourdes e diventa Madre di tutta l’umanità. Il celebrante ha poi pregato per il Santo Padre Benedetto XVI che ha rassegnato le dimissione dal Magistero Petrino con coraggio e umiltà. Samaritano che si fa carico della persona in difficoltà e nel bisogno. Quindi è una giornata per riflettere e rivedere il nostro essere prima del nostro fare e in questo anno della fede la nostra carità diventerà più convinta, concreta e operosa se sapremo ogni giorno rinnovare la nostra fede». Una volontaria, prima della benedizione ha letto la preghiera dell’ammalato. La S. Messa è stata animata dal coro della Parrocchia di Trivolzio. Anna Castoldi TRIVOLZIO (PAVIA) RSA SAN RICCARDO PAMPURI Nel pomeriggio dell’11 febbraio il Superiore fra Valentino accoglie nella cappella il Parroco don Angelo Beretta con un folto gruppo di Trivolzini, tra i quali Fatebenefratelli 1-2013 60 Solennità di San Giovanni di Dio ERBA (COMO) OSPEDALE S. FAMIGLIA La Famiglia Ospedaliera di Giovanni di Dio celebra l’8 marzo la solennità del suo Fondatore San Giovanni di Dio. Giovanni visse nel XVI secolo, manifestò l’amore e la misericordia di Dio per i poveri, i malati e i bisognosi, fino ad annullarsi completamente per servirli. È motivo di grande emozione celebrare la memoria del nostro Fondatore, ricordare e rivivere l’amore e la misericordia verso i bisognosi rinnovando dentro di noi il desiderio quotidiano di testimonianza. Ripercorrere la sua vita deve aiutare a rinnovare le nostre attività quotidiane nell’ottica olistica dell’uomo. Nel dolore, nella sofferenza fisica e spirituale dobbiamo sostenere il nostro progetto assistenziale e l’esperienza di San Giovanni di Dio dev’essere per noi grande esempio del progetto di ospitalità dell’Ordine.Le difficoltà non devono far dimenticare l’importanza di assistere i bisognosi con le competenze a favore della persona e ogni collaboratore deve saper assistere il malato nella sua integralità, accompagnandolo con spirito cristiano nel percorso di cura fisico e spirituale. Al termine della celebrazione Eucaristica i dipendenti con 25 anni di servizio sono stati premiati per la loro fedele attività con la consegna della medaglia d’oro: Falcone Camillo, Raso Maria Stella, Casartelli Loris, Romanò Maria Assunta, Semprini Marco Andrea, Moja Paolo, Mauri Roberto, Lambrughi Isabella, Bartesaghi Cristina, Ciceri Claudio, Vicini Franca, Brocchieri Luisa, Sciannimanico Antonella, Corrado Maria Grazia, Martignano Giovanni, Carnovali Manuela, Andena Paola, Baronio Fabrizio. La mattinata è proseguita con un rinfresco dove i festeggiati insieme a colleghi, parenti ed amici, hanno potuto vivere un momento di gioia e la giornata si è conclusa con un “agape fraterna”. 61 Fatebenefratelli 1-2013 Solennità di San Giovanni di Dio ni. Giovanni di Dio non ha scritto molto e quel poco riporta semplice regole di vita e situazioni pratiche, perché questo gli interessava: amare con i fatti. Lo ricorda anche il Superiore Generale, fra Jesus Etayo, nella lettera che ha inviato ai religiosi e ai collaboratori quando dice che: «è piuttosto normale che una personalità di questo tipo non ci abbia lasciato tante cose scritte, anche perché non ne avrebbe avuto il tempo». Nel momento in cui tante certezze sembrano crollate Giovanni di Dio resta una colonna solida a cui appoggiarsi per continuare a realizzare quell’ospitalità di cui tanti hanno bisogno. CERNUSCO SUL NAVIGLIO CENTRO S. AMBROGIO La cordialità, il sorriso e l’approccio semplice di mons. Piero Cresseri hanno reso gradevole la celebrazione in onore di San Giovanni di Dio che nel nostro Centro si è svolta nella giornata dell’8 marzo a lui dedicata. Mons. Cresseri era già noto agli ospiti e agli operatori di Cernusco perché per diversi anni è stato il direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale della salute della diocesi di Milano e in diverse occasioni era stato ospite della nostra struttura. Questa volta è stato invitato come Vicario Episcopale della Zona VII della Diocesi – zona nella quale è inserita la città di Cernusco – carica che ricopre da pochi mesi. La sua conoscenza della realtà sanitaria lo ha portato a ringraziare subito gli operatori che con generosità si dedicano al servizio di chi soffre, specialmente in questo difficile momento che sta vivendo la società. Nell’omelia ha ripreso la vita del Fondatore dei Fatebenefratelli attraverso le letture proposte dalla liturgia e oltre l’immagine solita, ma sempre efficace del buon samaritano, ha sottolineato l’urgenza dell’amore che si dimostra nei fatti e non a parole come recita la prima lettera di San Giovan- Fatebenefratelli 1-2013 62 Solennità di San Giovanni di Dio BRESCIA CENTRO SAN GIOVANNI DI DIO vere nei nostri può risultare chiaro per sintetizzare il lavoro di Giuliano Binetti, Marina Colossi, Bianca Galatà, Damiana Galatà, Paola Giacomelli, Laura Girelli, walter Lazzaroni, Oliva Maninetti, Alessandra Saiani nostri operatori (vedi foto) che per 25 anni hanno collaborato, presso il centro partecipando quotidianamente da protagonisti al grande cambiamento avvenuto con la riforma Basaglia. Alla fine della messa, il momento significativo è stata la premiazione degli operatori sopra citati, alla presenza dell’Economo Provinciale fra Kristijan Sinkovic, festeggiati con un applauso scrosciante alle consegna della pergamena e della medagli d’oro, in ricordo appunto degli anni di grande cambiamento trascorsi al servizio del malato, per il malato con il malato. È seguito un rinfresco per festeggiare il Santo patrono degli infermieri e dei librai aperto a tutti, inoltre per i collaboratori festeggiati è stato organizzato un pranzo a loro dedicato. “Laetus deget cui licet in diem dixisse:vixi”(Orazio). La frase di Orazio “è felice chi, giorno per giorno, può dire: ho vissuto” ben si addice alla storia di San Giovanni di Dio. Per la festa del Santo fondatore dell’Ordine, qui a Brescia, è stata celebrata la Santa Messa per gli ospiti ed i loro familiari, gli operatori ed i volontari nella chiesa del Centro. La celebrazione è stata officiata da don Baronio Gianbattista, parroco di Lamarmora, il quale ha voluto sottolineare il valore dell’Ospitalità interpretato e attuato dal Santo e dell’intero Ordine dei Fatebenefratelli. Questa Ospitalità ha un significato ben ampio dall’accezione comune, ospitalità è intesa come prendersi cura della persona malata con amore, professionalità e dedizione. Lodiamo i tempi antichi, ma sappiamoci muo- 63 Fatebenefratelli 1-2013 Solennità di San Giovanni di Dio S. MAURIZIO CANAVESE (TORINO) PRESIDIO OSPEDALIERO BV CONSOLATA Padre Fabrizio Macchi, parroco di S. Maurizio C.se, ha presieduto la celebrazione nel giorno della festa di S. Giovanni di Dio nel nostro Presidio. Il messaggio che il celebrante ha voluto trasmettere agli operatori e ai pazienti presenti è stato di mettersi in ascolto della Parola e di dedicarsi al prossimo con compassione e misericordia. Il momento conviviale, animato dai pazienti e dagli operatori dell’U.O. Forense, è stata anche l’occasione di festeggiare Suor Amelia nel giorno del suo compleanno, nella foto con il Superiore del Presidio fra Angelo Sala. SOLBIATE (COMO) RSA S. CARLO BORROMEO Il salone polivalente della nostra Casa è gremito di ospiti, operatori e conoscenti. È giunto il giorno di ricordare un uomo che con le sue opere e la sua santità ha dato vita all’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli. Saldi nella fede e sicuri che Lui ci guarisce dalle ferite, di qualsiasi natura esse siano, sono le parole del canto iniziale into- Fatebenefratelli 1-2013 64 Solennità di San Giovanni di Dio nate dal coro, introducendo la solenne celebrazione presieduta da monsignor Diego Coletti vescovo di Como e concelebrata dai sacerdoti del vicariato. «Non si nasce santi… ma si può diventare capolavori di Dio se si accoglie il dono che Dio fa ad ognuno. Ciascuno deve dirsi: “Amo poco perché pecco di egoismo e ho poca voglia di volere bene all’altro”. Tutti abbiamo bisogno di un maestro e di un testimone e Giovanni di Dio lo è stato e deve esserlo per i Fatebenefratelli e per tutti coloro che si prendono compassione del loro prossimo. In questo modo, come San Giovanni di Dio, si costruisce con la Carità la fraternità», queste alcune parole espresse dal Vescovo nell’omelia. Al termine della Messa monsignor Coletti si è intrattenuto con i presenti che l’hanno amorevolmente salutato ricevendo una parola, un sorriso e una carezza di conforto. Naturalmente la festa è continuata nel pomeriggio con un intrattenimento canoro-musicale tenuto dal trio i Vejett che come in altre occasioni hanno allietato gli ospiti e tutti i presenti. Il carisma di San Giovanni di Dio non finisce in questo giorno della sua solennità, ma chiede, specialmente al popolo di fede cristiana, di essere reso vivo nel servire ogni uomo che ha bisogno delle nostre cure. VARAZZE (SAVONA) CASA DI OSPITALITÀ La liturgia per la festa di San Giovanni di Dio è stata celebrata l’otto marzo da don Loris Cena della Diocesi d’Ivrea, nostro ospite, per i nostri collaboratori e per i nostri ospiti. Nell’omelia il celebrante ha sottolineato l’importanza della parola di Dio. Domenica 10 marzo, IV di Quaresima, il Superiore Provinciale fra Massimo Villa ha celebrato una solenne S. Messa della “Domenica Letarae”, e ha commemorato San Giovanni di Dio sia per gli ospiti quanto per i fedeli esterni che hanno riempito la nostra Chiesa. Dopo la lettura del Vangelo: “La parabola del figliol prodigo”, il celebrante commenta: «Non è nel commovente ritorno del figlio perduto, ma nella gioia dell’accoglienza del padre». Poi nel commemorare San Giovanni di Dio continua: «In questi tempi, una particolare situazione di difficoltà coinvolge l’intera società, e sempre più confrontiamo con nuove e vecchie povertà che ci interroga- 65 Fatebenefratelli 1-2013 Solennità di San Giovanni di Dio no chiedendoci di scoprire o riscoprire nuove possibilità per rendere presente San Giovanni di Dio, affinché con il suo spirito possiamo portare “cura e salvezza” a quanti incontriamo… Sappiamo quanto è difficile in questi tempi sostenere le opere di San Giovanni di Dio, ma dobbiamo avere la certezza che nella collaborazione con tutti, nella confidenza e nella preghiera a Cristo, il nostro apostolato e il nostro lavoro al servizio dei poveri e dei malati sarà sempre fecondo». Erano presenti alle cerimonie: tutti i collaboratori, gli ospiti con i loro parenti, e molte persone esterne della frazione dei Piani d’Invrea. Serafino O.H. TRIVOLZIO (PAVIA) RSA SAN RICCARDO PAMPURI Angelo Beretta e fra Valentino Bellagente, Superiore locale. Dopo la lettura del Vangelo del Buon Samaritano, Mons. De Scalzi lo ha commentato con parole toccanti. Il coro della Parrocchia di Trivolzio ha animato con maestria la liturgia. Numerosi erano i presenti citiamo: fra Kristijan Sinkovic’, Economo provinciale, alcuni confratelli di Brescia, il sindaco di Trivolzio, rag. Paolo Bremi, con diversi assessori e consiglieri comunali, la Protezione Civile, la Diamante Verde Soccorso, i Volontari e numerosi Trivolzini, ma soprattutto i nostri ospiti con le suore e il personale collaboratore. Al termine della S. Messa, prima della benedizione, il Superiore Provinciale ha consegnato la pergamena attestante l’aggregazione all’Ordine a don Angelo Beretta, Parroco di Trivolzio e alla Volontaria Agnese Vigotti. È il caso di sottolineare che questo prestigioso riconoscimento, tanto inaspettato quanto sorprendente, che dona la gioia di entrare a pieno titolo nella “Famiglia di San Giovanni di Dio” non è un semplice premio di servizio, ma la via maestra per diffondere ancora maggiormente il Carisma dell’Ospitalità di San Giovanni di Dio e di San Riccardo Pampuri. Il giorno 1° marzo è stata celebrata in un clima festoso la liturgia di San Giovanni di Dio, anticipandola dall’8 marzo giorno della solennità del Santo Fondatore dei Fatebenefratelli e Patrono universale dei malati, degli operatori sanitari e degli ospedali. Nella stessa liturgia è avvenuta l’Aggregazione all’Ordine Ospedaliero di don Angelo Beretta, Parroco di Trivolzio e della Volontaria signora Vigotti Agnese. Mons. Erminio De Scalzi, Abate di Sant’Ambrogio e Vescovo Ausiliare di Milano, ha presieduto la solenne concelebrazione con il Superiore Provinciale fra Massimo Villa, il Parroco don Fatebenefratelli 1-2013 66 Solennità di San Giovanni di Dio AGGREGAZIONE A DON ANGELO BERETTA AGGREGAZIONE DELLA VOLONTARIA AGNESE VIGOTTI Nato a Pavia, il 10 marzo 1938. Ordinato Sacerdote, il 28 giugno 1963. Nominato Parroco nel 1988 della Parrocchia dei Santi Cornelio e Cipriano di Trivolzio (Pavia) dove è custodito e venerato il corpo del nostro confratello San Riccardo Pampuri. Nata a Trivolzio (Pavia), il 21 aprile 1936, figlia di Giuseppe e di Respizzi Maria. Battezzata il 26 aprile 1936 e Cresimata il 22 novembre 1942. Stato civile: libera. Abitante in Trivolzio. Motivazione per l’aggregazione: «Donna semplice, di fede, di preghiera, di grande disponibilità e generosità verso la comunità religiosa e gli ospiti sin dall’apertura, anno 1985 della R.S.A. San Riccardo Pampuri». Il suo impegno semplice e prezioso è stato soprattutto nei confronti della comunità, nei momenti in cui i confratelli fra Leopoldo e fra Tommaso per la salute precaria e compromessa avevano bisogno di assistenza, la signora Vigotti Agnese è stata accanto a loro con semplicità, con grande carità e disponibilità fino a quando sono tornati alla casa del Padre. Un particolare che fa notare il suo attaccamento al nostro Ordine è stato quello di accogliere la salma di fra Leopoldo nella loro tomba di famiglia dove è rimasto sino alla realizzazione della tomba di comunità. Fa parte di diversi gruppi di Volontariato ed è appassionata del carisma dell’Ospitalità. O.H. Motivazione per l'aggregazione: «Sacerdote semplice, umile ed esemplare, innamorato di San Riccardo Pampuri. Con tutti i mezzi si adopera per diffondere la devozione e la spiritualità del nostro confratello San Riccardo Pampuri». In occasione della canonizzazione di San Riccardo, nell’anno 1989, abbiamo visto tutta la sua passione e la sua devozione per far vivere, conoscere e diffondere con tutta la sua capacità questo avvenimento sia a livello locale che a livello di Diocesi e direi anche mondiale. La conoscenza e l’approfondimento della vita, degli scritti e delle opere del confratello Santo, sono per lui mezzi per trasmettere la semplice ma forte spiritualità del religioso San Riccardo ai numerosi pellegrini che ogni anno vengono a Trivolzio a visitare, pregare e a chiedere grazie. 67 Fatebenefratelli 1-2013 Solennità di San Giovanni di Dio CROAZIA STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO Venerdì, 8 marzo nel nostro ospedale psichiatrico è stata celebrata con solennità la festa del nostro Fondatore San Giovanni di Dio. La celebrazione è iniziata con l’Eucaristia presieduta dal Vescovo di Požega mons. Antun Škvorčević insieme con numerosi sacerdoti del decanato di Nova Gradiška, con i francescani della nostra parrocchia e due religiosi Figli di Maria Immacolata di Padre Monti presenti con una comunità a Kutina. All’inizio della celebrazione il Vescovo, ha salutato tutti i presenti in particolare il Superiore e direttore del centro fra Dario Vermi, e poi ha ringraziato tutti gli operatori per il loro sacrifico quotidiano a servizio dei malati ed ha salutato tutti gli ospiti dell’ospedale. Nella sua omelia, il Vescovo ha menzionato in particolare come San Giovanni di Dio ha capito che il nostro cammino verso Dio passa attraverso l’uomo e che San Giovanni di Dio è stato colui che ha aperto questa via di incontro con Dio attraverso il servizio dei poveri e dei malati e fondando un Ordine religioso specifico. I Fatebenefratelli a Strmac in Croazia continuano questa preziosa missione. La Messa celebrata in forma solenne è stata animata dal coro composto dagli ospiti dell’ospedale, guidato da suor Draga e Adele preziose collaboratrici. Al termine tutta la comunità ospedaliera si è incontrata per un momento di fraternità con il Vescovo e gli ospiti presenti. HRVATSKA BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA Proslava Svetog Ivana od Boga. U petak, 08. ožujka 2013. godine, u Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac, upriličena je proslava blagdana Svetog Ivana od Boga, utemeljitelja Reda Milosrdne braće koji je osnovao i vodi bolnicu na Strmcu. Proslava je započela Svetim misnim slavljem koje je predvodio požeški biskup Mons. Antun Škvorčević u zajednici sa brojnim svećenicima Novogradiškog dekanata, svećenicima iz Cernika i Kutine te drugim svećenicima. Na početku euharistijskog slavlja biskup je pozdravio sve prisutne, a posebno Priora Bolničkog reda Svetog Ivana od Boga i ravnatelja bolnice fra Daria Vermi, te je uputio zahvalu svim djelatnicima bolnice na njihovim svakodnevnim žrtvama i pozdrave svim pacijentima bolnice. U svojoj propovijedi biskup je posebno istaknuo kako je Sveti Ivan od Boga shvatio kako naš put prema Bogu ide po čovjeku, te je služio siromasima i bolesnima i osnovao zajednicu sa svrhom da služi prvenstveno psihički bolesnima. Po njegovome uzoru danas ovakvo služenje, upravo ovdje na Strmcu, vrše redovnici Milosrdne braće. Misno slavlje je posebno svečanim učinio zbor sastavljen od pacijenata bolnice predvođen jednom njegovateljicom i časnom sestrom Draganom, redovnicom Marijinih sestara od čudotvorne medaljice. Po završetku misnoga slavlja upriličeno je druženje pacijenata i zaposlenika sa biskupom i ostalim svećnicima u holu bolnice. Fatebenefratelli 1-2013 68 VENEZIA SAN RAFFAELE ARCANGELO - Silvia Manente adolescenti della Parrocchia dei Santi Apostoli. Altri momenti d’incontro sono stati pensati dai volontari dell’Arciconfraternita di S. Cristoforo e Misericordia Filo D’Argento, dell’Unitalsi e dell’Avapo che, in particolar modo nel giorno di Natale, hanno affetto e aiuto concreto ai numerosi ospiti dell’Hospice e della Casa di riposo. Ad arricchire il programma degli incontri, lo scambio di auguri natalizi con i familiari e i ricoverati del Reparto di riabilitazione alcologica, con i pazienti della Comunità Terapeutica intraospedaliera e i con membri dei gruppi di mutuo aiuto C.a.t. e A.A. e il concerto con il gruppo di cantori “Allegra Primavera” diretto dal sig. Roberto Artusi. Auguri doppi Duplice festa per la sig.ra Lucia Cosulich lo scorso 13 dicembre: sono stati festeggiati il suo onomastico e compleanno. Gli anni sono 101, gli ultimi tre dei quali trascorsi nella nostra casa di riposo. Al lieto incontro hanno partecipato numerose persone: i parenti, gli amici, i volontari e le suore della struttura. Il Superiore fra Eliseo e il Cappellano fra Salvino si sono uniti agli operatori nell’augurare alla nonna più anziana della casa un gioioso compleanno. Natale sì, ma non da soli! Con un certo ritardo vogliamo ricordare alcune iniziative svoltesi per rallegrare il Natale dei nostri pazienti. Nella Casa di riposo, oltre alle feste abitualmente programmate, sono state organizzate, come gesto di affettuosa vicinanza tra generazioni, le visite dei ragazzi della Parrocchia dei Frari e degli 69 Fatebenefratelli 1-2013 ERBA SACRA FAMIGLIA - Silvia Simoncin va missione di testimonianza cristiana presso di noi prevedendo una vera pastorale sanitaria. Portare ai sofferenti il messaggio di Gesù ed essere portatori in ogni momento del carisma dell’ospitalità; impegno e testimonianza che necessitano di una formazione continua del personale interno. Per fra Gian Carlo questa è la prima esperienza come cappellano in un ospedale generale ed ha sottolineato che portare la missione della Chiesa e i valori del nostro Ordine nell’intreccio della vita di questo ospedale è una grande sfida. L’inizio di questa missione è stato positivo in quanto la comunità ospedaliera lo ha accolto ed è pronta ad intraprendere questa nuova avventura. Nuovo cappellano per l’ospedale Fra Ireneo Ciserani dopo quasi mezzo secolo al servizio dei malati e di tutti noi lascia l’incarico di cappellano presso l’ospedale Sacra Famiglia e al suo posto arriva fra Gian Carlo Lapic’ che ufficialmente è stato presentato alla comunità ospedaliera lo scorso 12 febbraio celebrando la sua prima Messa domenicale nel nosocomio erbese. Giovane carismatico, uomo di profonda cultura che da segretario personale del Superiore Generale dell’Ordine Fatebenefratelli a Roma ha accolto con gratitudine la sua nuo- Fatebenefratelli 1-2013 70 CERNUSCO SUL NAVIGLIO SANT'AMBROGIO - Gianni Cervellera Le piccole cose che danno senso alla vita A volte cerchiamo nei grandi eventi il senso della nostra vita e poi ci accorgiamo che sono le piccole cose di ogni giorno che fanno la qualità del nostro vivere. Pensando a cosa inviare per la rivista ci siamo detti che forse era il caso di sentire che cosa ne pensavano i diretti interessati della loro vita e delle cose che avvengono. Alcuni hanno espresso a voce quello che sentivano, altri hanno scritto le loro idee. Eccole qua. A seguito dell’ultima riunione e come da voi suggerito ci siamo fra noi consultati sul risultato del progetto di socializzazione con i nuovi pazienti venuti nella nostra comunità. Per quanto riguarda l’inserimento dei nostri compagni il risultato è stato ottimo, abbiamo colloquiato e fatto amicizia alla grande e preso subito confidenza tra noi, come se fossimo vecchi amici. infermieri e il tempo è volato. Alle 19 ho cenato, poi qualche sigaretta con gli amici e dopo la terapia a letto. Mi sono svegliato il giorno dopo alle 6 ed era un’altra giornata. Sento che mi sto abituando in questa comunità e credo che sia un posto giusto per me e anche per i ragazzi. Maurizio Mi chiamo Adolfo e sono arrivato il 5 febbraio e sono stato accolto ottimamente. Ho partecipato alla preparazione dei dolci del carnevale che al parere di tutti sono risultati buoni. La festa è stata molto allegra: chi ballava, chi cantava. Ci siamo tutti divertiti. Hanno aderito ai dolci fatti: Marta, Adolfo, Edoardo, Maurizio, Patrizia e gli educatori Stefano e Valeria e Franca. Per essere la prima volta che ho partecipato alla preparazione dei dolci posso dire che oltre alla soddisfazione è stato piacevole, costruito e auto gratificante. Adolfo La festa di carnevale è stata molto divertente, abbiamo ballato, riso, mangiato e bevuto. Quindi l’esperimento è stato più che positivo e ci riproponiamo di continuare in futuro. Siamo grati che è stato chiesto il nostro parere su una iniziativa che si è fatta. Roberto La preparazione dei dolci in anteprima. Alcuni ospiti hanno collaborato alla partecipazione dei dolci carnevaleschi (frittelle, chiacchiere, ciambelle) con l’aiuto della caposala e dell’educatrice. È stata un’esperienza molto positiva e con questi dolci abbiamo fatto felici tutti gli ospiti della comunità. Con la musica di un familiare abbiamo trascorso due ore dimenticando le nostre sofferenze sia psichiche che familiari. Marta, Patrizia; Edoardo, Maurizio. Martedì mattina sono arrivato nella nuova comunità alle 10,40. dopo aver parlato con il medico e l’assistente sociale mi hanno dato la camera e poi ho mangiato. Nel primo pomeriggio c’è stata la festa di carnevale con la musica e da mangiare e da bere e con un ottimo dj da discoteca. Ho ballato con gli altri ragazzi e con gli 71 Fatebenefratelli 1-2013 DONA IL TUO 5 X 1000 Destinare il proprio 5x1000 è semplicissimo. Nel tuo modulo per la dichiarazione dei redditi troverai un riquadro destinato alle Onlus. Firma e inserisci il codice fiscale dell'Asilo Notturno o dell’Associazione “Dr. Luigi Fiori” nella tua dichiarazione dei redditi. Scrivi 98128070178 RINNOVA IL TUO ABBONAMENTO 13,00 EURO CONTO CORRENTE POSTALE NUMERO 29398203 AUGURI FRATEL ANTONIO Fra Anselmo Parma era presente e ci informa che la piccola comunità di Ruzzano si è stretta, lo scorso novembre, in un affettuoso abbraccio attorno a fratel Antonio Santini che ha festeggiato il venticinquesimo anniversario di Ordinazione sacerdotale. Era diventato sacerdote il 21 novembre 1987 a Brescia, e aveva camminato diversi anni sulle vie dell’Ospitalità prima di ritararsi a vivere in preghiera e povertà, nella celebrazione ha ringraziato il Signore per tutti doni spirituali ricevuti. Da queste pagine giunca il nostro augurio e la promessa di sostenerlo con la preghiera. Fatebenefratelli 1-2013 72 SAN MAURIZIO CAVANESE BV CONSOLATA - Maria Elena Boero Saluto a fra Massimo Tutta la comunità si è raccolta, giovedì 20 dicembre, intorno a fra Massimo Villa per lo scambio degli auguri di Natale, ma soprattutto per salutarlo e ringraziarlo per i suoi sei anni di vita trascorsa nel nostro presidio. Le nuove nomine dettate dal Capitolo Generale hanno portato fra Massimo a lasciare la guida del nostro centro per assumere la carica di Superiore Provinciale. «Portiamo nel cuore le parole e l’esempio della tua persona, con l’amicizia che è cresciuta in questi anni; grazie per il cammino fatto insieme. Con fiducia e speranza diciamo di sì alla vita, alla bellezza dell’incontro con gli ammalati, al progetto di Dio su ciascuno di noi» queste parole sono state scritte sulla pergamena che gli operatori hanno voluto dedicare al religioso, insieme ad un piccolo dono. Fra Massimo, durante la S. Messa, ricordando che l’Eucaristia è il Grazie per eccellenza, ha ringraziato il Signore per tutte le persone incontrate e per le amicizie nate nel corso degli anni, per la comunità religiosa e per le suore Francescane Angeline, per l’amicizia di fra Luigi Saccardi che lo accompagnava con la preghiera, per tutti i collaboratori e gli operatori. Durante il pranzo fra Massimo ha ringraziato operatori e pazienti dell’Unità Forense che si sono messi al servizio di tutti, come in ogni occasione di festa del presidio. Questa realtà dell’UO Forense è stata per fra Massimo un’esperienza positiva, un esempio di superamento delle barriere di qualsiasi genere e modo per ospitare l’altro che si trova in situazioni di grave difficoltà. Commozione e calore hanno caratterizzato tutta la giornata. 73 Fatebenefratelli 1-2013 CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO IL PRESIDENTE JOSIPOVIĆ IN VISITA AL NOSTRO OSPEDALE La nostra ancora giovane presenza in Croazia, è stata incoraggiata dalla visita del Presidente della Repubblica, il prof. Ivo Josipović, avvenuta l’11 dicembre segnando così un’altra giornata storica per il nostro ospedale. Il Presidente è stato accolto dal Superiore Provinciale fra Massimo Villa, da fra Dario Vermi Superiore locale e dal Presidente della Regione Slavonia il sig. Danijel Marušić. L’incontro ufficiale si è svolto nella nostra biblioteca alla presenza di alcuni collaboratori, di fra Gilberto Veneri Segretario provinciale, fra Giovanni Giemula e altre autorità locali. Il Presidente dopo aver ricevuto il saluto del Provinciale, ha ringraziato per l’accoglienza gentile e calorosa ricevuta. Fra Dario si è rivolto poi al Presidente illustrando la realtà dell’ospedale e presentando il lavoro che viene svolto con eccellenza e impegno nella realtà psichiatrica e nelle cure palliative. Il Presidente ha ascoltato attentamente e con interesse le tematiche che il religioso ha illustrato e presentato nel colloquio durato circa mezzora. Fra Dario, ha poi risposto ad alcune domande che il Presidente ha posto circa alcune questioni organizzative L'ingresso del Presidente in Ospedale accompagnato dal Pried economiche dell’ospedale. Terminata ore fra Dario Vermi. questa prima parte, il Presidente ha voluto Prior Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac, fra Dario Vermi i predsjednik Republike Hrvatske gospodin Ivo Josipović. visitare l’ospedale, percorrendo i diversi reparti e visitando anche la chiesa. Durante la visita, si è fermato a salutare e dialogare con alcuni ospiti. Al termine della visita, il Presidente ha pranzato insieme alla comunità religiosa e alcuni collaboratori. POSJET PREDSJEDNIKA REPUBLIKE PSIHIJATRIJSKOJ BOLNICI SVETI RAFAEL STRMAC Il Superiore Provinciale fra Massimo Villa porge il Benvenuto al Presidente. Govor dobrodošlice Provincijala Lombardo-venecijanske Provincije, fra Massima Ville. Fatebenefratelli 1-2013 74 U utorak, 11. prosinca 2012. godine, predsjednik Republike Hrvatske Ivo Josipović posjetio je Psihijatrijsku Bolnicu Sveti Rafael Strmac te se tom prilikom upoznao sa njenim specifičnostima i načinom rada. Predsjednika Republike Hrvatske Ivu Josipović jučer su, u bijelini snijegom ogrnutoga HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA Strmca kod Nove Gradiške, u Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac ugostili redovnici Bolničkog Reda Svetog Ivana od Boga predvođeni provincijalom fra Massimom Villa te priorom i ravnateljem bolnice, fra Dariom Vermi, djelatnici bolnice, župan Brodsko - Posavske županije Danijel Marušić sa svojim zamjenicima, načelnik Općine Cernik, NikoGruppo di operatori sanitari con il Presidente croato Ivo Josipović. la Jugović, te gvardijan župe Svetog Petra Apostola u CerGrupa zdrastuenih djelatnika sa Predsjednikom prof. Ivo Josipović. niku, fra Ante Perković. Domaćini su se sa svojim gostima uputili prema biblioteci bolnice gdje su Predsjednika pozdravili i zahvalili mu na dolasku provincijal fra Massimo Villa i prior fra Dario Vermi, a zatim su održali sastanak na kojemu su razgovarali o specifičnostima i poteškoćama ove prve katoličke bolnice u Hrvatskoj, koja ne može biti etiketirana kao javna bolnica, ali niti kao privatna bolnica, jer nije osnovana od strane države, ali je istodobno neprofitna ustanova te ne teži stjecanju dobiti. Njena specifičnost ogleda se upravo u tome da Osnivači, Bolnički red Svetog Ivana od Boga žele pružiti najbolju moguću zdravstvenu njegu i skrb, temeljenu na njihovim višestoljetnim iskustvima, svim ljudima kojima je ona potrebna, ali vodeći se temeljnom molitvom Svetog Ivana od Boga: “Isuse Kriste, usliši mi molitvu da imam bolnicu, gdje bih mogao okupljati siromašne i napuštene, te one lišene razuma, i služiti ih onako kako ja želim.” Nakon sastanka u biblioteci bolnice Predsjednik je, sa ostalim uzvanicima, pošao u obilazak bolnice gdje je se susreo sa djelatnicima i pacijentima te je imao prilike iz prve ruke vidjeti način rada i posvećenost koju medicinske sestre i njegovatelji poklanjaju svakom pojedinom pacijentu. Nakon obilaska bolnice predsjednik je posvetio nekoliko trenutaka prisutnim novinarima te je tom priliIl presidente coi membri dell’associazione “Ragazzo kom o radu bolnice izjavio: “Zaista su rezultati coraggioso” di Nova Gradiska. vrlo dobri, zadivljujući. Ovdje su smješteni teški bolesnici i briga o njima je iznimna.” Predsjednik Ivo Josipović sa članovima Udruge "Hrabro dijete" iz Nove Gradiške Nakon službenoga djela posjete Predsjednika 75 Fatebenefratelli 1-2013 CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO bolnici u bolnicu su pristigli članovi novogradiške udruge “Hrabro dijete” u druženju s kojima je Predsjednik završio svoju posjetu Novogradiškom kraju i Psihijatrijskoj bolnici Sveti Rafael Strmac. PROFESSIONE PERPETUA DI SUOR DRAGANA La nostra comunità ospedaliera si è stretta attorno a sr. Dragana, religiosa della Congregazione delle suore della “Medaglia miracolosa“ che lavorano nel nostro ospedale San Raffaele. Suor Dragana ha emesso la professione perpetua lo scorso 14 agosto nella Casa Provinciale a Osjek nelle mani della Madre Generale. La cerimonia, presieduta dal Vescovo ausiliare di Đakovo, è stata semplice e molto intima. Una celebrazione con poco sfarzo, ma ricca di fede, amore e gioia fraterna. Insieme a suor Dragana, hanno festeggiato il cinquantesimo di professione religiosa altre due consorelle. Facciamo gli auguri alle festeggiate, in modo particolare a suor Dragana perchè sull’esempio delle consorelle viva la sua donazione al Signore con generosità e dedizione piena ai fratelli poveri e malati. DOŽIVOTNO ZAVJETOVANJE ČASNE SESTRE DRAGANE Naša bolnička zajednica okupila se uz časnu sestru Draganu, redovnicu iz Družbe Marijinih sestara „Čudotvorne medaljice“ koje rade u našoj bolnici sveti Rafael. Časna sestra Dragana položila je Doživotne Zavjete Bogu u ruke Vrhovne poglavarice, 14. kolovoza 2012. u provincijalnoj kući u Osijeku. Sv. Misu i svečanost polaganja Doživotnih Zavjeta, predvodio je pomoćniBiskup Đakovačko- Osječki mons. Đuro Hranić. Polaganje sv. Zavjeta je bilo jednostavno i svečano u krugu zajednice sestara i najbliže rodbine,s malo raskoši ali puno vjere, ljubavi i bratske radosti. Zajedno sa časnom sestrom Draganom, pedesetu obljetnicu redovničkog zvanja obilježile su i druge dvije sestre. Upućujemo čestitke slavljenicama, posebno sestri Dragani da na primjeru drugih sestara živi njezino darovanje Gospodinu sa velikodušnošću i potpunom posvećenju Bogu u siromašnoj braći i bolesnima. CONVEGNO DI CURE PALLIATIVE A STRMAC Nella settimana mondiale delle cure Palliative si è svolto, presso il nostro ospedale, il secondo Convegno di cure palliative dal tema: «Qualità della vita e cura nella fase terminale della malattia». La giornata di studio che si è svolta il 4 ottobre, ha visto la partecipazione di persone esperte che hanno affrontato il tema da diversi punti di vista. Oltre agli insigni relatori Croati come il dott. Toran Lonćar, la dott.ssa Lidija Fumić, l’infermiera Renata Marđetko e l’assistente sociale Olivera Tomas, Fatebenefratelli 1-2013 76 HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA hanno partecipato dall’Italia il dott. Agostino Mascanzoni e la dott.ssa Anna Lisa Frigo portando la loro lunga esperienza come palliativisti italiani. Oltre alla presentazione delle linee guida per le cure palliative in Croazia, si è affrontato il tema dei diritti del morente, l’importanza del coinvolgimento della famiglia nella cura e l’aiuto della spiritualità nella fase terminale della vita. Al convegno hanno partecipato diverse figure professionali: medici, infermieri, assistenti sociali, volontari e familiari degli ospiti. Questi momenti di studio, oltre ad essere incontri formativi, hanno lo scopo di creare cultura e promuovere in questa terra Croata l’interesse per questo tipo di cure. SIMPOZIJ PALIJATIVNE SKRBI U STRMCU U svjetskom tjednu Palijativne skrbi, u našoj bolnici S. Rafael arkanđeo održan je drugi simpozij Palijativne skrbi na temu: „Kvaliteta života i skrbi u terminalnoj fazi bolesti“. Predavanje je održano 4. listopada, na kojem su sudjelovale profesionalne osobe koje su pristupile temi s raznih točaka gledišta. Osim poznatih hrvatskih predavača dr. Zorana Lončara, dr. Lidije Fumić, medicinske sestre Renate Marđetko i socijalnog radnika Olivere Tomas, na predavanju su sudjelovali i predavači iz Italije, dr. Agostino Mascanzoni i Dr. Anna Lisa Frigo sa svojim dugogodišnjim iskustvom kao talijanski palijativisti. Osim predstavljanja smjernica za palijativnu skrb u Hrvatskoj, pričalo se i o temi prava umirućih bolesnika, o važnosti uključenja obitelji u liječenje i pomoć duhovnosti u terminal- 77 Fatebenefratelli 1-2013 CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO noj fazi života. Na simpoziju su bile uključene različite stručne osobe: liječnici, tehničari, socijalni radnici, volonteri i članovi obitelji gostiju. Ovakvi trenuci učenja, osim što su susreti profesionalnog usavršavanja, za svrhu imaju i stvaranje jedne kulture i promidžbu palijativne skrbi na ovoj hrvatskoj zemlji. NATALE CON I GIOVANI ALUNNI DEL LICEO DI NOVA GRADIŠKA. In preparazione alle feste di Natale, la nostra comunità ospedaliera ha accolto un gruppo di giovani del liceo di Nova Gradiška. I giovani accompagnati dalla direttrice della scuola e da alcune insegnati, si sono esibiti con canti tradizionali natalizi e alcune poesie natalizie di autori croati e italiani. All’incontro hanno partecipato molti dei nostri ospiti e collaboratori. Il Superiore fra Dario Vermi, durante i ringraziamenti e gli auguri che ha ricambiato a nome di tutta la comunità ospedaliera, ha ringraziato i ragazzi ed i loro insegnanti per la loro presenza e per le emozioni positive che hanno saputo trasmetterci e suscitare. Fra Dario, ha colto l’occasione per ringraziare il gruppo dei giovani per la loro costante presenza di animazione e collaborazione durante l’anno, segno dell’affetto e dell’amicizia che lega la nostra realtà ospedaliera con il ginnasio di Nova Gradiška. BOŽIĆ SA UČENICIMA GIMNAZIJE IZ NOVE GRADIŠKE U pripremi Božićnih blagdana, naša je bolnička zajednica primila grupu mladih iz Gimnazije Nova Gradiška. Učenici koji su bili u pratnji ravnateljice prof. Nade Peleh Serenčeš, pedagoginje Ljiljane Vidmar, profesorice hrvatskog jezika Vjekoslave Bagarić i profesorice glazbene umjetnosti Sanje Stičinski, održali su nastup sa tradicionalnim božićnim pjesmama i poezijom od hrvatskih i talijanskih autora. Susretu su prisustvovali gosti naše bolnice i suradnici. Prior Fra Dario Vermi je za vrijeme zahvale i čestitanja u ime cijele bolničke zajednice, zahvalio i učenicima i njihovim nastavnicima za njihovu nazočnost i za pozitivne emocije koje su izazvali i prenijeli našim gostima i suradnicima. Prior je tom prilikom zahvalio grupi mladih gimnazijalaca za njihovu aktivnost u animaciji i suradnji tijekom godine, što je znak osjećaja i prijateljstva koje povezuje našu bolničku stvarnost sa Gimnazijom iz Nove Gradiške. IL SIGNOR RAJKO BUNDALO SI RACCONTA Una testimonianza commovente quella offerta da Rajko Bundalo, conosciuto al pubblico come attore teatrale e cinematografico, ma soprattutto come un laico che vive profondamente e con Fatebenefratelli 1-2013 78 HRVATSKA - BOLNICA SVETOG RAFAELA ARKANDELA convinzione la sua fede. Il signor Bundalo è giunto al nostro ospedale lunedi 17 dicembre, ci ha parlato in un modo semplice e accessibile a tutti delle sue esperienze di vita e della sua testimonianza, iniziando con le ragioni della sua conversione al cristianesimo, fino a storie commoventi, che hanno contribuito non poco alla conversione di altre persone. La sua testimonianza ha incoraggiato tutti i presenti a riflettere sulla propria vita e sul modo in cui viviamo e sperimentiamo la fede. SVJEDOČANSTVO GOSPODINA RAJKA BUNDALA U pripremama za Božićne blagdane najbitnije je izvršiti pripremu duše i vjere. Upravo u tome djelatnicima i gostima Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac pomogao je svojim dirljivim i potresnim svjedočanstvom gospodin Rajko Budalo, koji je široj javnosti poznat kao hrvatski kazališni, televizijski i filmski glumac, ali sve više i kao duhovni laik i osoba snažne vjere. Gospodin Bundalo je u prošli ponedjeljak, 17. prosinca, gostovao u našoj Bolnici te je u svome svjedočanstvu na jednostavan i svima prihvatljiv način ispričao svoja životna iskustva, počevši od razloga svojega preobraćenja na kršćanstvo pa do dirljivih trenutaka u kojima je snažna vjera i drugim osobama mjenjala živote na bolje. Njegovo svjedočanstvo, u najmanju ruku, potaknulo je sve prisutne na razmišljanje o svojemu životu i načinu na koji doživljavamo i proživljavamo vjeru. LA LUCE DI BETLEMME La “luce di Betlemme”, che tradizionalmente si accende a Betlemme alla prima domenica di Avvento, viene portata nei vari Stati mediante candele e lanterne, con l’aiuto degli scout di tutto il mondo, accolta e conservata nelle parrocchie, ospedali e case di tanta gente, come un simbolo della luce e della pace. Da vent’anni anche gli scout dalla Croazia partecipano a questa solenne cerimonia di trasferimento del messaggio di pace. Domenica 23 dicembre 2012, la 79 Fatebenefratelli 1-2013 CROAZIA - STRMAC OSPEDALE S. RAFFAELE ARCANGELO luce di Betlemme è arrivata anche nella chiesa del nostro ospedale San Raffaele. La nostra fisioterapista Maria, rappresentante degli scout cattolici, ha portato la luce di Betlemme nella nostra Chiesa durante la processione d’ingresso della santa messa. La luce proveniva dalla cattedrale di Đakovo. Tutto è stato organizzato grazie all’associazione degli scout cattolici di Jarmina. In questa occasione Maria, ha illustrato il percorso che ha fatto questa luce e la sua simbologia. Con la luce di Betlemme sono state accese le candele della corona d’Avvento, situata accanto all’altare, e una lampada accanto alla culla che la notte di Natale accoglierà l’effige di Gesù Bambino. L’augurio che questa lampada riscaldi i cuori di tutti gli ospiti e operatori sanitari perché questo Natale sia l’inizio di una vita nuova. BETLEHEMSKO SVJETLO STIGLO JE I U PSIHIJATRIJSKU BOLNICU SVETI RAFAEL STRMAC Betlehemsko svjetlo tradicionalno se pali u Betlehemu na prvu nedjelju Došašća te uz pomoć izviđača iz cijeloga svijeta prenosi se fenjerima i svijećama u župe i domove milijuna ljudi, kao simbol svjetlosti i mira. Već dvadeset godina izviđači iz Hrvatske sudjeluju u ovakvom svečanom prenošenju poruke mira, a u nedjelju 23. prosinca 2012. godine, Betlehemsko svjetlo stiglo je i u crkvu Psihijatrijske bolnice Sveti Rafael Strmac. Betlehemsko svjetlo ušlo je u našu crkvu nošeno u svečanoj procesiji u rukama prvostupnice fizioterapije, Marije Delaš, koja ga je donijela iz katedrale u Đakovu, a zahvaljujući Udruzi katoličkih izviđača iz Jarmine. Tom prilikom Marija je upoznala prisutne sa putem koje je svjetlo prešlo po svijetu i sa njegovom simbolikom te je naglasila kako bi svjetlo, da može govoriti, možda reklo: „Potrebno je uvijek iznova sagibati koljeno pred Presvetim i moliti iskreno, iz srca. Zapalili ste me i gledate moje svjetlo. Radujem se jasnoći i toplini koju vam dajem, ja mala vatra. Jedno jedino svjetlo koje gori vrjednije nego sva tama svijeta, tako i jedne ruke sklopljene na molitvu. Pa dopustite da vas malo ohrabrim i potaknem na molitvu, ja mala sitna vatra iz Betlehema.“ Svjetlom iz Betlehema, zatim su zapaljene svijeće na adventskom vijencu u bolničkoj crkvi kako bi svim pacijentima i djelatnicima Bolnice osvijetlile i ogrijale srca te ih pozvale na molitvu u ovo predblagdansko vrijeme. Fatebenefratelli 1-2013 80 Offerte a favore delle opere missionarie CCP N° 29398203 Addarii Evita, Bologna Aroma Gianni, Romano d’Ezzelino (Vi) Badino Augusto, Genova Barletta Anna, San Michele Sal (Br) Battaini Alda, Brescia Bel Mario, Longarone (Bl) Beretta Sergio, Romano Lombardo (Bg) Beriola Maria Giulia, Arona (No) Bertini Manlio, Roma Bola Giuseppina, Andezeno (To) Borsato Giuseppe, Trevignano (Tv) Bozzolan Diomira, Treviso Breda don Luigi, Mestre (Ve) Callegher Ada, Venezia Campestrini Silvio e M. Luisa, Gorizia Caon don Angelo, Visnadello (Tv) Cappellano Ospedale, Rovereto (Tn) Capriotti Vincenzo, Padova Carbone Lucia, Cernusco s. Naviglio (Mi) Carera Maria Teresa Lecco Carobbi Franco, Gattatico (Re) Casoni Agostino, Sermide (Mn) Castorelli Piera, Berzo Inferiore (Bs) Derro Marco, Druento (To) Catullo Vincenzo, Mestre (Ve) Cecchin don Mario, Feltre (Bl) Chiarini Rosina Sassoli, Ponte a Poppi (Ar) Chiavegatti Norma, Ostiglia (Mn) Chielli Domenico, Garbagnate M.se (Mi) Chiusano don Fiorino, San Marzanotto (At) Coazzoli, Cusano Milanino (Mi) Codecasa Patrizia, Segrate (Mi) Coladonato fra Bartolomeo, Perugia Colombo Michele, Anzano del Parco (Co) Costantino Vincenzo, Vibo Valentia Crucchi Paolo, Firenze Daglio Giampiero, Mede (Pv) Dal Ponte Augusto, Flero (Bs) De Battisti Carlo, Verona Faita Copelli Noemi, Brescia Fornaro Antonella, Castelletto d’Orba (At) Franchilino Maria, Brembio (Lo) Franzoni Primo, Sabbio Chiese (Bs) Fratini Fabio e Patrizia, Citerna (Pg) Frignani Arnaldo, Milano Fumagalli Giovanni, Parabiago (Mi) Fusi suor Elisa, Desio (Mb) Gabrio-Minelli, Gubbio (Pg) Galli Fratelli, Milano Garbagnoli Enrico, Voghera (Pv) Garda Arnaldo, Cassina de’ Pecchi (Mi) Gattelli Adriana, S. Angelo in Vado (Pu) Giuliano Anna, Roma Goussikpe Antoinette, Pioltello (Mi) Guerrera Alfio Pietro, Ramacca (Ct) Guiducci Sparapani Milena, Arezzo In memoria di Fra Luigi Saccardi, Brescia Istituto Suore Marcelline, Milano Li Vecchi Giuseppe, Caltanissetta Lucarini Mario, Novafeltria (Rn) Lupano don Edmondo, Tonco (At) Maffei Luca, Roncadelle (Bs) Mangano Bianca, Ospitaletto (Bs) Marai Adriana, Verona Marchesi Maria Teresa, Bernareggio (Mb) Marchetto Mariano, Vicenza Mastronardi Enzo, Bari Medolago Luciano, Pontida (Bg) Melotti Lena, Breno (Bs) Menegon Giovanni, Pederobba (Tv) Mesotti Marcello, Firenze Miceli Luigi, Bereguardo (Pv) Miragliotta Salvatore, Milano Nalesso Paolo, Salzano (Ve) Negro Vittoria, Bra (Cn) Nidasio Luigi, Corsico (Mi) Ognissanti Francesco, Roma Pandini Elisa, Bariano (Bg) Parlato Enzo, Vicenza Parolini Sandro, Lodrino (Bs) Parrocchia S. Caterina e Michele, Castiglione Olona (Va) Parrocchia S. Maria dei Servi, Ancona Parrocchia S. Silvestro, Racchiuso (Ud) Parrocchia S. Bartolomeo, Borzonasca (Ge) Parrocchia S. Giovanni Battista, Inverno Monteleone (Pv) Pecchenini Rita, Cernusco sul Naviglio (Mi) Pecorari Pierina, Macerata Pegoraro Giuseppe, Thiene (Vi) 5,00 100,00 20,00 13,00 40,00 10,00 15,00 15,00 100,00 13,00 15,00 15,00 25,00 50,00 50,00 20,00 13,00 100,00 30,00 20,00 25,00 50,00 20,00 0,70 50,00 50,00 20,00 100,00 100,00 15,00 60,00 15,00 100,00 20,00 10,00 50,00 30,00 20,00 50,00 20,00 20,00 15,00 15,00 25,00 30,00 81 25,00 20,00 120,00 200,00 25,00 13,00 15,00 16,00 20,00 20,00 30,00 100,00 13,00 10,00 15,00 10,00 20,00 15,00 10,00 22,00 50,00 2,00 20,00 50,00 400,00 20,00 30,00 200,00 15,00 15,00 30,00 50,00 15,00 15,00 20,00 13,00 20,00 50,00 20,00 13,00 10,00 60,00 25,00 Fatebenefratelli 1-2013 Pelizzari Giuliana, Tavernole (Bs) Piccole Suore della S. Famiglia, Castelletto Brenzone (Vr) Pizza Gianedmondo, Milano Puia Vincenza, Milano Punzo Ariana, Cormons (Go) Redaelli Liliana, Tavernerio (Co) Ricca Edoardo, Brescia Ricci Giancarlo, Roma Ricciardelli Rosa, Torino Riva Claudio, Cesena (Fc) Rizzi Gallarati Maria, Pieve Emanuele (Mi) Rossi Lucia, Villasanta (Mb) Rossi Marina, Milano Ruggiero Ugo, Pescara Saltarin Francesco, Castelguglielmo (Ro) Salvini Raoul, Firenze Scaramuzza Orazio Ezio, Vanzago (Mi) Scarici Fabrizio, Roma Sconfietti Sagrada, Lodi Sfondrini Lina, Lodi Sordo Giorgio, Milano Spinelli Andrea, Cusano Milanino (Mi) Suore del Cottolengo, Torino Svanera Lucrezia, Brione (Bs) Traverso Vincenzo, Venezia Tredici don Sandro, Portoferraio (Li) Tronconi Ovidio, Pontoglio (Bs) Vai Alvaro, Buccinasco (Mi) Vai Luigia, Trovo (Pv) Venuda Renato, Venezia Vigolo Edoardo, Cornedo (Vi) Vismara Maria Teresa, Bellusco (Mb) Vitali Teresina, Cambiago (Mi) Volpato don Piergiorgio, Mirano (Ve) 20,00 25,00 200,00 35,00 80,00 30,00 13,20 15,00 15,00 15,00 30,00 30,00 50,00 10,00 10,00 5,00 25,00 50,00 TOTALE 10,00 40,00 10,00 25,00 13,00 13,00 52,00 30,00 10,00 50,00 15,00 30,00 50,00 120,00 50,00 13,00 4.630,90 “...OGGI OFFRO IO!!!” U.T.A. Associazione Benefica ONLUS Uniti per Tangiuéta e Afagnan 5x1000 C.F. 91011380242 L’ospedale Saint Jean de Dieu a Tanguiéta nel Benin assicura tre pasti al giorno a più di 300 malati che ricevono assistenza medica a condizioni di quasi gratuità da oltre 40 anni. I pasti vengono offerti anche ai bambini del centro nutrizionale ed agli ammalati del centro antitubercolare della zona sanitaria. CON SOLO 1 EURO AL GIORNO PUOI SOSTENERE LA SPESA QUOTIDIANA PER L’ALIMENTAZIONE DI UN MALATO. In pediatria le mamme si mettono in coda ogni giorno per ricevere la porzione di riso, di buille (zuppa di cereali e verdure) e la salsa con pesce o carne per i loro bimbi malati e per i fratellini. Fai la tua offerta specificando nella causale del versamento: “oggi offro io”. I letti dell’ospedale sono 232, in pediatria i letti sono 80, ma le mamme con i figli oltrepassano sempre i 300, ed in totale le bocche da sfamare tre volte al giorno sono più di 500. U.T.A. ONLUS (Uniti per Tanguiéta e Afagnan): • BANCA POPOLARE DI MAROSTICA FILIALE ROMANO D’EZZELINO IBAN: IT41 G055 7260 900C C087 0004 248. • C/C POSTALE N. 14280366. WWW.UTA96.IT 82 O Ospitalità al femminile Cristina Beffa Edith Stein, una donna che ha lasciato il segno A ffrontare una figura complessa come quella di Edith Stein è quasi follia. Ne sono pienamente consapevole. Però, nel corso degli ultimi decenni mi sono ripetutamente imbattuta in lei, per i motivi più vari, e ne sono rimasta sempre più affascinata. Di lei in tanti hanno scritto, creato movimenti di pensiero, fatto film (La settima stanza di Marta Meszaros, nel 1995), inaugurato Centri studi e ricerche, istituito premi (Il Premio Edith Stein, viene assegnato ogni due anni dal circolo Edith Stein di Gottinga, di cui fanno parte sia la Chiesa evangelica, sia la Chiesa cattolica che l’associazione per la collaborazione ebraico-cristiana), composto canzoni (Il Carmelo di Echt, scritta da Juri Camisasca e interpretata sia da Giuni Russo che da Franco Battiato), scritto musical (nel 2012, a Caltanissetta, Vincenzo Giovino ha portato in scena Edith, la verità dell’Amore). Già nel 1983, le poste tedesche avevano emesso un francobollo per celebrare il quarantennale della morte di Edith Stein. Donna colta, filosofa, ebrea convertita al cattolicesimo, monaca di clausura (entrata nel Carmelo di Colonia a 42 anni), morta in una camera a gas del campo di concentramento di Auschwitz, la Stein è stata un punto di riferimento in un secolo contraddistinto da guerre mondiali e da Con questo articolo esordisce suor Cristina Beffa, Figlia di San Paolo, giornalista professionista, laureata in filosofia, attualmente responsabile del Festival della comunicazione, era stata moderatrice al nostro convegno “Insieme per servire 4” nell’anno 2000. Si conclude così la collaborazione con suor Elena Bosetti, che ringraziamo anche a nome dei lettori che non dimenticheranno i personaggi femminili della Bibbia che ci ha sapientemente fatto incontrare in questi anni. Auguriamo a suor Elena ogni bene spirituale per il suo futuro apostolato e a suor Cristina una proficua collaborazione. La redazione Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 83 Ospitalità al femminile problematiche enormi che hanno investito non soltanto i Paesi del vecchio Continente. L’esperienza di una vita come la sua è sicuramente unica e irripetibile perché non è di tutti riuscire a tramutare la ricchezza intellettuale in forza spirituale, a trasformare la conoscenza in geniale energia per la vita. Anzi, lei è passata dalla conoscenza alla coscienza che genera la forza morale, dalla filosofia alla mistica che accetta la croce sino al martirio. «La via della fede ci dà di più della via della conoscenza filosofica; il Dio vicino come persona, che ama ed è misericordioso, ci dà la certezza che non è propria di alcuna conoscenza naturale. Ma anche il cammino della fede è un cammino oscuro» (Edith Stein, Essere finito e essere eterno, Città Nuova 1988). Passare dalla filosofia alla mistica come ha fatto lei, significa avere percorso delle tappe interiori a noi sconosciute. Del resto, lapidaria è la sua affermazione: «Chi cerca la verità cerca Dio, lo sappia o no». Di questa figura femminile così ricca e poliedrica, molti esperti hanno messo in risalto il suo contributo di pensiero e di azione negli ambiti culturale, filosofico, sociale. Edith si è adoperata, con scritti, lezioni e conferenze, a promuovere il ruolo della donna nella società e nella Chiesa. Nelle sue conferenze alle donne, dal 84 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 1928 in poi, sostiene che la donna è soggetto di tutti i diritti, voto e sciopero compresi, e nemmeno esiste unicamente in funzione dell’uomo. «Solo una totale e immotivata chiusura mentale ha potuto contestare il fatto che la donna sia in grado di esercitare attività diverse da quelle di sposa e madre... Non esiste un’attività professionale che non possa essere assunta dalla donna» (cfr. Ioachim Bouflet, Edith Stein, filosofa crocifissa, Paoline). E nel 1930, a Salisburgo, mentre la sua notorietà si diffonde fra i ceti più disparati, tiene una conferenza sul tema: L’etica della vita professionale delle donne, in cui affronta gli aspetti dell’identità femminile nei vari stati di vita. Precorrendo i tempi non esita a evocare per il futuro, una nuova situazione della donna nella Chiesa: «Non si può dire che l’uomo e la donna occupino una posizione identica, dal momento che la donna è esclusa da tutte le funzioni del ministero consacrato nella Chiesa. La situazione attuale è una regressione rispetto ai primi tempi della Chiesa….» (idem). Di tappa in tappa Negli anni Venti del secolo scorso, Edith Stein è tra le intelligenze più brillanti nell’ambiente filosofico tedesco, ma l’avvento del nazismo interrompe la sua promettente carriera e la co- stringe a lasciare l’insegnamento perché ebrea. Era nata, infatti, a Breslavia, nella Slesia, il 12 ottobre 1891 da una famiglia ebrea. Rimasta orfana del padre all’età di due anni, conosce la durezza e le opportunità che la vita offre a chi le sa cogliere. Sua madre, Augusta Courant, donna intelligente e sostenuta dalla fede nel Dio di Israele, per mantenere i figli, continua l’attività commerciale del defunto marito consentendo a Edith e a sua sorella Erna, di iscriversi all’Università di Breslavia, scelta inusuale a quel tempo, per le donne. Edith, durante gli anni universitari presso la facoltà di studi filosofici della sua città natale, scopre il richiamo della Verità che caratterizzerà il suo pensiero e la sua vita. Anche se non trascura gli interessi verso la storia, la filologia e la psicologia sperimentale, sarà la fenomenologia a imprimere una svolta radicale nel suo approccio allo studio. Per seguire le lezioni del prof. Edmund Husserl, fenomenologo molto in voga allora, si trasferisce a Gottinga, dedicandosi con passione alla ricerca della verità come assoluto, trovando in Husserl il suo indiscusso maestro. Elemento di spicco nel circolo fenomenologico, assistente di Husserl, ordinatrice dei suoi manoscritti, la Stein stringe rapporti con i discepoli più assidui (cfr. Il mio primo semestre a Gottinga, Ospitalità al femminile tratto da Sui sentieri della verità, San Paolo) ma anche con altri professori. Conosce, infatti, Max Scheler e ne frequenta con interesse le lezioni che risvegliano in lei l’attenzione verso la fede per tanti anni trascurata: «caddero le barriere del razionalismo cui, senza saperlo, ero stata educata e mi ritrovai d’un tratto di fronte al mondo della fede», scriverà più tardi (Elisabeth de Miribel, Edith Stein dall’università ai lager di Auschwitz, Paoline 1990). Nel 1916, segue Husserl a Friburgo e lì, nello stesso anno, consegue la laurea summa cum laude con la tesi Sul problema dell’empatia (l’editore Studium ha pubblicato per la prima volta in lingua italiana questa tesi, definendola un’opera di alto valore scientifico). A Friburgo Edith Stein ha la possibilità di conoscere anche l’esistenzialista Martin Heidegger, che inizialmente le piace molto, ma, in seguito, pur ammirandone la genialità, ne critica le idee. Incontri e idee che cambiano la vita Come si vede, nel suo percorso esistenziale, la Stein ha incontrato persone e idee che hanno avuto un peso sulle sue scelte e sulla sua conversione. Però, nei suoi scritti, lei stessa rammenta soprattutto due fatti che sono diventati importanti per il suo cammino verso la fede cattoli- ca: l’incontro con la vedova del prof. Rudolf Reinach, cui Edith era molto legata, e l’incontro con una sconosciuta che prega nel duomo di Francoforte. Anna, la vedova Reinach, è sostenuta nel suo dolore per la morte del marito, dalla fede. Ciò risveglia in Edith la nostalgia di qualcosa che da tempo aveva dimenticato: la religiosità in cui sua madre l’aveva cresciuta. Anna è cattolica, quindi, Edith si incontra per la prima volta «con la Croce, con quella forza divina che la Croce dà a coloro che la portano. Per la prima volta mi apparve visibilmente la Chiesa, nata dalla Passione del Cristo e vittoriosa sulla morte. In quel momento la mia incredulità cedette, il giudaismo impallidì ai miei occhi, mentre si levava nel mio cuore la luce di Cristo» (Elisabeth de Miribel, Edith Stein dall’università ai lager di Auschwitz, Paoline 1990). L’altro episodio è l’incontro casuale con una donna che entrata nel duomo di Francoforte vi sosta in preghiera. La cosa sorprende fortemente la Stein che osserva: «Ciò fu per me qualcosa di completamente nuovo. Nelle sinagoghe e nelle chiese protestanti, che ho frequentato, i credenti si recano alle funzioni. Qui però entrò una persona nella chiesa deserta, come se si recasse a un intimo colloquio. Non ho mai potuto dimenticare l’accaduto» (www.vatican.va). Il suo itinerario interiore la pone anche sulle tracce di Tommaso d’Aquino, San Giovanni della croce, Santa Teresa d’Avila, Sant’Agostino. Ma, a segnare la sua strada verso la conversione al cattolicesimo, è soprattutto la lettura della Vita di Teresa d’Avila che, Edith legge d’un fiato («non potei lasciarlo finché non l’ebbi finito») giungendo alla conclusione che in quelle pagine c’era la verità. L’elaborazione dei fatti e delle idee che la Stein persegue costantemente, la conduce nel 1922 a farsi battezzare. Ovviamente, la notizia coglie di sorpresa sua madre e per attutire il colpo, Edith, si trattiene presso di lei per alcuni mesi accompagnandola nella sinagoga e circondandola di attenzioni. Intanto, frequenta conventi e abbazie mentre continua il suo tormentato cammino di ricerca della verità e il suo lavoro di insegnante, prima a Spira e poi a Münster dove insegna presso l’Istituto tedesco di Pedagogia scientifica. Ma, con l’emanazione delle leggi razziali (25 febbraio 1933) svanisce ogni possibilità di insegnamento (agli ebrei, infatti, veniva vietato di insegnare). Varcare la soglia del Carmelo Superate le difficoltà frapposte dalla madre e dal direttore spiFatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 85 Ospitalità al femminile rituale, finalmente, il 4 ottobre 1933, Edith entra nel Carmelo di Colonia. Nel suo scritto Come giunsi al Carmelo di Colonia Edith annota alcune delle difficoltà che prevede di dover superare varcando quella porta: «la mia età, 42 anni, la mia discendenza ebraica, la mancanza di dote» e lasciare la madre: «Dovevo fare il mio passo nella totale oscurità della fede. Chi soccomberà di noi due, la mamma o io? Ma tutte e due abbiamo resistito fino all’ultimo giorno». Così, «In profonda pace varcai la soglia della casa del Signore» (cfr. Come giunsi al Carmelo di Colonia, tratto da Sui sentieri della verità, San Paolo). Dopo gli anni di formazione, Edith prende il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce ed emessi i voti solenni, si dedica allo studio e alla stesura di opere religiose, quali, Il mistero del Natale, La preghiera della Chiesa, Essere finito ed Essere eterno, Scientia crucis (rimasto incompiuto). Tuttavia il Carmelo (ha dovuto aspettare 12 anni prima di entrare), non le risparmia le vicissitudini cui sono sottoposti coloro che hanno origini ebraiche. Infatti, i rapporti fra potere nazista e gli ebrei si inaspriscono sempre più. Le sinagoghe bruciano. La gente vive nel terrore. La Priora delle Carmelitane di Colonia fa di tutto per portare Suor Teresa Benedetta del- 86 Fatebenefratelli Gennaio • Marzo 2013 la Croce nel monastero delle Carmelitane di Echt, in Olanda, considerandolo un luogo sicuro. Però, anche lì le cose si mettono male e la Gestapo arresta Edith insieme alla sorella Rosa (che si era battezzata e prestava servizio presso le Carmelitane di Echt), il 2 agosto 1942. Le due donne e altri ebrei convertiti al cristianesimo, vengono portati al campo di raccolta di Westerbork e da lì, all’alba del 7 agosto, un carico di 987 ebrei parte alla vota del campo di Auschwitz, dove, il 9 agosto, Suor Teresa Benedetta della Croce, sua sorella Rosa, concludono la vita in una camera a gas. Davanti a questo martirio, acquistano una luce diversa le parole che aveva scritto negli anni precedenti: «sapevo bene come fosse la sua croce che veniva posta sulle spalle del popolo ebraico: la maggior parte di esso non lo comprendeva, ma quelli che avevano la grazia d’intenderlo avrebbero dovuto accettarla con pienezza di volontà a nome di tutti. Mi sentivo pronta e domandavo soltanto al Signore che mi facesse vedere come dovevo farlo». E, «provai quasi un senso di sollievo al pensiero di essere colpita anch’io dalla sorte comune» (da Come giunsi al Carmelo di Colonia, tratto da Sui sentieri della verità, San Paolo). Nel suo testamento aveva scritto: «Già ora accetto con gioia, in completa sottomissione e secondo la Sua santissima volontà, la morte che Iddio mi ha destinato. Io prego il Signore che accetti la mia vita e la mia morte ... in modo che il Signore venga riconosciuto dai Suoi e che il Suo regno venga in tutta la sua magnificenza per la salvezza della Germania e la pace del mondo». Il passato non svanisce, il futuro è già vivo La vita di ogni persona è fatta di tappe, esperienze e vissuti concatenati: «è chiaro che le unità di esperienza vissuta non si allineano l’una dopo l’altra come anelli di una catena», ma come un “flusso di vissuti”. Ciò che non è più vivente, il passato, non svanisce semplicemente nel nulla, ma continua a esistere, e ciò che non è ancora vivo, il futuro, è già, prima che divenga vivo (cfr. Edith Stein, Essere finito e essere eterno, Città Nuova 1988). Anche la vita umana e religiosa della Stein è stata costruita da tappe in cui passato e futuro compenetravano il suo presente, senza esclusione di colpi e senza rinnegare ciò che era venuto prima. Il miracolo della sua vita non poteva che avere l’onore degli altari: Giovanni Paolo II, nel 1998 l’ha proclamata santa e compatrona d’Europa (1999) insieme a santa Caterina da Siena e santa Brigida di Svezia. ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Via Fatebenefratelli, 20 - Cap. 22036 Tel. 031638111 - Fax 031640316 E-mail: [email protected] GORIZIA Casa di Riposo Villa San Giusto Corso Italia, 244 - Cap. 34170 Tel. 0481596911 - Fax 0481596988 E-mail: [email protected] CURIA GENERALE [email protected] ROMA Curia Generale Centro Internazionale Fatebenefratelli Via della Nocetta, 263 - Cap. 00164 Tel. 066604981 - Fax 066637102 Ospedale San Giovanni Calibita Isola Tiberina, 39 - Cap. 00186 Tel. 0668371 - Fax 066834001 E-mail: [email protected] Sede dello Scuola Infermieri Professionali "Fatebenefratelli" Fondazione Internazionale Fatebenefratelli - F.I.F. Via della Luce, 15 - Cap. 00153 Tel. 065818895 - Fax 065818308 E-mail: [email protected] CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap. 00120 Tel. 0669883422 - Fax 0669885361 PROVINCIA ROMANA [email protected] ROMA Ospedale San Pietro - Curia Provinciale Via Cassia, 600 - Cap. 00189 Tel. 0633581 - Fax 0633251424 Curia Tel. 063355906 - Fax 0633269794 Sede del Centro Studi e della Scuola Infermieri Professionali "San Giovanni di Dio". Sede dello Scolasticato della Provincia BENEVENTO Ospedale Sacro Cuore di Gesù Viale Principe di Napoli, 16 - Cap. 82100 Tel. 0824771111- Fax 082447935 GENZANO Dl ROMA Istituto San Giovanni di Dio Via Fatebenefratelli, 2 - Cap. 00045 Tel. 06937381 - Fax 069390052 E-mail: [email protected] Sede Noviziato Interprovinciale NAPOLI Ospedale Madonna del Buon Consiglio Via Manzoni, 220 - Cap. 80123 Tel. 0815981111 - Fax 0815757643 PALERMO Ospedale Buccheri - La Ferla Via Messina Marine, 197 - Cap. 90123 Tel. 091479111 - Fax 091477625 PERUGIA Centro San Nicolò a Porta Eburnea Piazza San Giovanni di Dio, 4 - Cap. 06121 Tel. e Fax O755729618 ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel. 00972/4/6508900 Fax 00972/4/6576101 FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street, Quiapo, 1001 Manila Tel. 0063/2/7362935 - Fax 0063/2/7339918 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e Scolasticato MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli - Cap. 22040 Tel. 031650118 - Fax 031617948 E-mail: [email protected] San Ricardo Pampuri Center 26 Barrio Salaban, Amadeo, 4119 Cavite Tel. 0063/46/4131737 Sede del Noviziato PROVINCIA LOMBARDO-VENETA [email protected] Sede Legale: Milano Via San Vittore,12 - Cap 20123 BRESCIA Centro San Giovanni di Dio Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Via Pilastroni, 4 - Cap. 25125 Tel. 03035011 - Fax 030348255 [email protected] Sede del Centro Pastorale Provinciale Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Via Corsica, 341 - Cap. 25123 Tel. 0303501436 - Fax 03030386 E-mail: [email protected] CERNUSCO SUL NAVIGLIO (Ml) Curia Provinciale, Via Cavour, 2 - Cap. 20063 Tel. 0292761 - Fax 029241285 E-mail: [email protected] Sede del Centro Studi e Formazione Centro Sant'Ambrogio Via Cavour, 22 - Cap. 20063 Tel. 02924161 - Fax 0292416332 E-mail: [email protected] CROAZIA - Bolnica Sv. Rafael Milsrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik Tel. 0038535386731 / 0038535386730 Fax 0038535386702 E-mail:[email protected] ROMANO D’EZZELINO (Vl) Casa di Riposo San Pio X Via Ca’ Cornaro, 5 - Cap. 36060 Tel. 042433705 - Fax 0424512153 E-mail: [email protected] SAN COLOMBANO AL LAMBRO (Ml) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio, 54 - Cap. 20078 Tel. 03712071 - Fax 0371897384 E-mail: [email protected] SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenefratelli, 70 - Cap. 10077 Tel. 0119263811 - Fax 0119278175 E-mail: [email protected] Comunità di accoglienza vocazionale SOLBIATE (CO) Residenza Sanitaria Assistenziale S. Carlo Borromeo Via Como, 2 - Cap. 22070 Tel. 031802211 - Fax 031800434 E-mail: [email protected] TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia, 23 - Cap. 27020 Tel. 038293671 - Fax 0382920088 E-mail: [email protected] VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap. 17019 Tel. 01993511 - Fax 01998735 E-mail: [email protected] VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dell'Orto, 3458 - Cap. 30121 Tel. 041783111 - Fax 041718063 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia Edizioni Fatebenefratelli [email protected] · Centro Studi e Formazione > [email protected] · Centro Pastorale Provinciale [email protected] OGNUNO DEVE ABBRACCIARE LO STATO CHE DIO GLI DESTINA SI STA AVVICINANDO PER VOI IL TEMPO DI SCEGLIERE UNA STRADA Con te la mia strada... Signore Caro Giovane... SE cerchi i segni tracciati da Dio per te e la tua vita... SE il Signore, qualche volta, ha già bussato segretamente al tuo cuore... noi frati ti proponiamo di condividere un cammino. 20-21 Aprile 2013 25-26 Maggio 2013 Ecco io vengo per fare la tua volontà Camminando con San Giovanni di Dio Se sei interessato chiama: Fra Angelo Sala - telefono 011/9263811 E-mail: [email protected]
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