A. CARBONE, R. HENKE, G. SUBIOLI, Specializzazione e
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A. CARBONE, R. HENKE, G. SUBIOLI, Specializzazione e
SOCIETA’ ITALIANA DI ECONOMIA AGRARIA XLVI Convegno di Studi “Cambiamenti nel sistema alimentare: nuovi problemi, strategie, politiche” Piacenza, 16-19 settembre 2009 Comunicazione UN’APPLICAZIONE DELL’INDICE PRODY AL COMMERCIO AGROALIMENTARE ITALIANO * Anna Carbone Università della Tuscia, Viterbo (e-mail: [email protected]) Roberto Henke Istituto Nazionale di Economia Agraria (INEA) (e-mail: [email protected]) Giovanna Subioli Università della Tuscia, Viterbo (email: [email protected]) Abstract: In questo lavoro si applica agli scambi agroalimentari un indicatore (l’indice Prody) che misura il cosiddetto livello di “complessità” (sophistication) dei beni esportati e che, recentemente, è stato utilizzato per l’analisi dell’intero commercio con l’estero di un Paese. Con il termine “complessità” si intende un insieme di caratteristiche incorporate nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la tecnologia, la qualità ed il grado di diversificazione, le limitazioni alla concorrenzialità del mercato. Nell’ipotesi alla base dell’uso di questo indicatore, tali caratteristiche sono correlate al livello del reddito pro-capite dei paesi esportatori e descrivono in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato nel quale un Paese si trova a competere per un dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue potenzialità in termini di capacità di remunerazione delle risorse impiegate. Nell’analisi proposta, si analizza il livello di sophistication dei prodotti agroalimentari commercializzati sui mercati mondiali, ed il posizionamento di ciascun paese. Un approfondimento è dedicato alla specializzazione del nostro paese ed all’evoluzione del tipo di mercati e di concorrenza nel quale si colloca il made in Italy agroalimentare. Parole chiave: agroalimentare * export sophistication, specializzazione commerciale, made in Italy Questo lavoro è frutto di una ricerca che beneficia del sostegno finanziario del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale 2007 su “Politiche dell’Unione Europea, processi di integrazione economica e commerciale ed esiti del negoziato WTO”). 1. Introduzione Il lavoro proposto nelle pagine seguenti sperimenta l’applicazione agli scambi agroalimentari di una famiglia di indicatori proposti in alcune recenti analisi di commercio internazionale. Si tratta di indici che misurano il livello di sophistication (traducibile in italiano con il termine complessità, ma qui si preferisce usare il sintagma originale inglese) di ogni bene esportato e di ogni paese esportatore. In particolare, in questo lavoro si prende in considerazione il cosiddetto indice Prody (Lall, Weiss e Zhang 2006; Hausman, Hwang e Rodrik, 2007). Con il concetto di sophistication si designa un insieme di caratteristiche incorporate nei beni e legate alla loro redditività; tra queste, la tecnologia, la qualità ed il grado di diversificazione, la presenza di altri elementi che possono limitare la concorrenzialità di un mercato. Nell’ipotesi alla base dell’uso di questo indicatore, tali caratteristiche sono correlate al livello del reddito pro-capite dei paesi esportatori ed inoltre il livello di sophistication delle esportazioni di un paese sarebbe, più generalmente, legato alle potenzialità di crescita economica del Paese stesso (Rodrick, 2006). I vantaggi principali che derivano dall’utilizzo di questi indicatori consistono nella facilità di reperimento dei dati necessari alla loro costruzione, nella semplicità di calcolo ed interpretazione, nella loro notevole capacità di sintetizzare efficacemente una grande mole di dati attraverso la determinazione di graduatorie e tendenze evolutive (Di Maio e Tamagni, 2008; Hausman, Hwang e Rodrik, 2003). In particolare, questa tipologia di indicatori descrive in modo sintetico ed efficace il tipo di mercato nel quale un Paese si trova a competere per un dato prodotto e, quindi, indirettamente, le sue potenzialità in termini di capacità di remunerazione delle risorse impiegate nel processo produttivo. Il paper intende offrire alcune valutazioni sull’utilità e sulle eventuali limitazioni nell’uso di questa semplice metodologia – ed in particolare dell’indice Prody – finora applicata con riferimento all’intero vettore delle esportazioni di più Paesi, nel caso in cui venga applicata allo studio del commercio di un settore ed in particolare di quello agroalimentare. A questo scopo, il prossimo paragrafo è dedicato ad illustrare nel dettaglio il concetto di sophistication e la natura degli indicatori che misurano tale fenomeno. Nello stesso paragrafo vengono brevemente inquadrati i contributi di analisi nell’ambito dei quali questa famiglia di indicatori è stata sviluppata e le peculiarità ed accortezze interpretative necessarie ad una applicazione in campo agroalimentare. Nel paragrafo 3 viene illustrato e discusso il livello di sophistication delle 95 voci nelle quali è stato scomposto il commercio agroalimentare mondiale. Il paragrafo 4 si concentra, invece, sul rapporto tra l’indice Prody e l’indice di vantaggio comparato rivelato, che aiuta a mettere a fuoco l’evoluzione del livello della sophistication del paniere dei 1 prodotti esaminati. Il paragrafo 5 si concentra sull’Italia e propone un’applicazione di questi indicatori all’analisi del tipo di collocazione commerciale dei prodotti del cosiddetto made in Italy agroalimentare. Questo approfondimento ha una doppia valenza, in quanto da un lato aiuta a dare una valutazione concreta dell’interesse dei risultati specifici forniti dagli indicatori e, dall’altro, consente di capire quale sia la tendenza cui va incontro la specializzazione internazionale del settore agroalimentare italiano, in una fase in cui le analisi più recenti fotografano un paese che nel suo insieme mantiene una specializzazione produttiva che permane sbilanciata nei settori tradizionali (Lanza, 2007; Di Maio e Tamagni, 2008). Infine, nel paragrafo 6, vengono proposte alcune riflessioni conclusive. 2. Gli indici di sophistication e il commercio agroalimentare Come anticipato nell’introduzione, gli indicatori sui quali si basa l’analisi proposta in questo contributo misurano il cosiddetto livello di sophistication delle voci di esportazione. Il termine sophistication sta ad indicare gli attributi di un bene che ne aumentano il contenuto in valore, ovvero ne aumentano la capacità di remunerare i fattori della produzione impiegati. Tra questi, la tecnologia, gli specialised skills, il design, il marchio, altre qualità uniche o difficilmente imitabili legate alla natura intrinseca del prodotto o anche ad aspetti estrinseci. Gli autori che, negli anni più recenti, hanno proposto l’uso di questo concetto nell’analisi delle tendenze del commercio internazionale, misurano indirettamente la sophistication dei beni esportati attraverso il Pil dei paesi esportatori (cit. Lall et al. 2007; Hausamann, 2006). Più precisamente, l’indice di sophistication di una voce commerciale definita a livelli di aggregazione più o meno spinti (di seguito indice Prody) è costruito come sommatoria dei Pil pro capite (Pilpc) dei paesi che esportano tale prodotto (o aggregato), ognuno ponderato con un peso che esprime la specializzazione commerciale del paese in quel prodotto. N Pr odyi = ∑ sij Pil j j =1 Dove si,j pondera il Pil di ciascun paese j esportatore del prodotto i ed è dato da: si , j = RCAi , j ∑ RCA i, j i e RCA (Revealed Comparative Advantage, Indice di Balassa) è: 2 X i, j RCAi , j = Xi X j ,w Xw L’idea sottostante è che paesi ad alto Pilpc, per definizione, sono generalmente in grado di remunerare meglio le risorse impiegate. Dunque, l’indice Prody misura il livello medio di ricchezza dei paesi esportatori e, quindi, indirettamente, fornisce una indicazione sintetica del livello di sophistication del bene e, quindi, del tipo di concorrenza che il prodotto incontra sui mercati internazionali, in quanto la sophistication genera forme imperfette di concorrenza che sono premessa di una maggiore profittabilità (Lall, Weiss e Zhang, 2007). Inoltre, secondo gli autori che propongono l’uso di questi indici, una specializzazione delle esportazioni orientata verso prodotti ad alto valore Prody è promotrice di crescita economica anche in quanto gli attributi di sophistication, che conferiscono maggior valore ai prodotti, danno luogo a fenomeni di spill-over/imitazione tra imprese di uno stesso paese che ampliano la capacità di esportare in quel settore1 (Hausmann et al., 2006). Ad esempio, questo sarebbe, secondo Rodrick (2006), proprio ciò che è accaduto alla Cina, paese i cui eccezionali tassi di crescita sarebbero, in gran parte, spiegati da una specializzazione delle esportazioni verso prodotti ad elevata sophistication2. L’evoluzione della misura del Prody nel corso del tempo, inoltre, consente di apprezzare eventuali processi di delocalizzazione geografica del commercio dovuti a cambiamenti nella specializzazione delle esportazioni dei paesi. Questi, naturalmente, possono a loro volta essere la conseguenza di processi di trasformazione del tessuto produttivo paesi della più varia natura e dovuti cause diverse, determinabili solo con analisi ad hoc di maggiore dettaglio ed approfondimento. Un paese le cui esportazioni sono orientate in favore di prodotti il cui indice di sophistication si riduca nel tempo è un paese la cui competitività è compromessa da una specializzazione produttiva inadeguata a valorizzare le risorse presenti e verosimilmente andrà incontro ad una crescente concorrenza da parte dei prodotti meno sofisticati di paesi a più basso reddito (più intensa concorrenza di prezzo). Ciò è proprio quanto sarebbe accaduto in Italia, secondo Di Maio e Tamagni (2008), che hanno analizzato l’evoluzione della sophistication delle esportazioni italiane nell’arco di un ventennio, spiegando così, almeno in parte, il declino della competitività 1 Secondo Hausmann et al. (2006) si tratta di produzioni con maggiore contenuto innovativo in cui è forte la componente pioneristica dove sono elevati i “cost of discovery” dei primi entranti e quindi vi è maggiore convenienza/probabilità che si inneschino comportamenti di imitazione e diffusione da parte dei followers. 2 La capacità di alcune imprese cinesi di collocarsi in segmenti di mercato dinamici e remunerativi, perlopiù dominati da paesi ad elevato Pil avrebbe agito da traino verso una numero crescente di altre imprese cinesi, diffondendo così una crescente capacità di remunerazione degli input (Rodrick, 2006). 3 internazionale del paese3. Questo tipo di analisi sembra di particolare interesse proprio nel caso dei prodotti agroalimentari (in particolare quelli dell’industria di trasformazione) in quanto si tratta di produzioni per le quali i paesi a medio-basso reddito hanno avuto negli ultimi anni relativamente maggiore facilità di accesso entrando nel novero degli esportatori. Nell’analisi qui proposta, infatti, ci si limita a calcolare il Prody per i beni del paniere delle esportazioni agroalimentari. La natura settoriale dell’analisi, oltre alle caratteristiche peculiari che distinguono fortemente il settore primario da molti altri settori produttivi, richiedono alcune cautele nell’interpretazione dei risultati che verranno di volta in volta presentate al lettore4. 3. La sophistication dei prodotti agroalimentari Il calcolo dell’indice Prody per il comparto agroalimentare ci restituisce un quadro molto composito e variegato, sia rispetto alla composizione merceologica (settore primario e prodotti trasformati) che rispetto all’origine e alla destinazione dei prodotti (prodotti per il consumo diretto, per l’industria alimentare, input, ecc.) (vedi allegato 1). Se si guarda alla distribuzione delle frequenze relative per classi dell’indice Prody per il 2006/07 si evidenzia come la distribuzione mostri un andamento assimilabile ad una curva normale, con un picco per valori compresi tra 16.500 e 18.500 dollari (figura 1). Rispetto al 1996/97, si evidenzia un complessivo miglioramento della distribuzione dei valori dell’indice per il totale delle 95 voci considerate: il picco delle frequenze si sposta a destra nel 2006/07 ma è decisamente più basso rispetto al dato del 1996/97. Dai dati della tabella 1, che riporta alcune statistiche descrittive “standard” dell’analisi dei dati, notiamo che l’indice mostra un notevole campo di variazione e che questo campo di variazione è aumentato tra il primo ed il secondo periodo, aumentando la distanza tra valori bassi e alti, come testimoniato dall’aumento della deviazione standard5. La media e la mediana sono molto vicine tra loro (dunque la posizione del valore medio coincide quasi con quello che si lascia a sinistra il 50% delle osservazioni), il che dimostra una distribuzione piuttosto simmetrica e regolare dei dati, ed entrambe aumentano leggermente. Al contempo, il valore del primo quartile resta sostanzialmente 3 Più nel dettaglio, le esportazioni del paese si sarebbero progressivamente concentrate in settori a bassa sophistication riducendo la capacità dello sbocco estero di promuoverne la crescita, spostando progressivamente il piano della competizione commerciale sugli elementi propri di settori maturi a basso valore aggiunto. 4 L’analisi è stata condotta con riferimento all’ultimo decennio, rappresentato dai bienni 1996-97 e 2006-07. I dati di commercio usati sono quelli della Banca Dati Contrade (Nazioni Unite) nella classificazione HS a 6 digit per un totale di 704 voci, poi aggregate in 95 comparti.I dati di Pil e popolazione vengono dalla Banca Dati WDI (Banca Mondiale). I dati sul Pil sono in dollari costanti 2005 in parità di potere d’acquisto. 5 È interessante sottolineare che la deviazione standard è più elevata in questo set di dati relativi al solo comparto agroalimentare rispetto al set di dati riferito al commercio nel suo complesso, come mostrato da altro lavori (Di Majo, Tamagni, 2008). In altre parole, l’ampiezza del campo di oscillazione è maggiore in questo set di dati rispetto a quello del commercio nel suo complesso. 4 stabile, mentre il terzo quartile, nel decennio in esame, aumenta6. Tutto ciò, a conferma di quanto già visto dalla dinamica delle frequenze, sta ad indicare un complessivo “spostamento” verso l’alto della distribuzione dei valori dell’indice, ovvero un aumento dei valori dell’indice per buona parte dei prodotti e, comunque, una maggiore ampiezza dell’arco dei valori dei dati che aumentano rispetto a quello dei valori che diminuiscono. Fig. 1 - distribuzione delle frequenze del valore dell'indice Prody per le 95 voci dei prodotti agroalimentari 35 30 frequenze relative prody 25 20 freq.rel 96-97 freq.rel 06-07 15 10 5 0 25004500 45016500 65018500 8501- 10501- 12501- 14501- 16501- 18501- 20501- 22501- 24501- 26501- 28501- 3050110500 12500 14500 16500 18500 20500 22500 24500 26500 28500 30500 32500 classi Fonte: elaborazioni su dati Comtrade Tab. 1 - Statistiche descrittive relative all'indice Prody (95 1996/97 Valore minimo 3.887,4 1° quartile 12.972,7 Mediana 15.229,3 Media 15.106,9 3° quartile 17.738,7 Valore massimo 25.051,9 Deviazione standard 4.501,2 prodotti) 2006/07 2.935,5 12.992,7 16.712,4 16.559,2 20.334,7 30.803,6 6.012,6 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade Passando ad osservare il tipo di voci commerciali che si trovano nelle diverse posizioni della distribuzione, si nota come nelle prime dieci posizioni per grado di sophistication si collocano, nel biennio 2006/07, esclusivamente beni legati alla filiera zootecnica, sia bovina che di altre specie, 6 Si ricorda che il primo quartile rappresenta il valore che identifica la posizione del 25% delle osservazioni. In questo caso, un quarto dei dati assume valore inferiore a 12.972,7. Allo stesso modo, il terzo quartile identifica la posizione del 75% delle osservazioni. 5 con la sola eccezione dei vini spumanti7. In particolare, la voce che fa registrare il valore più alto del Prody è quella dei “formaggi erborinati”, che si collocava al primo posto anche nel 1996-97. Nel complesso, si tratta di prodotti frutto di un processo “medio” di trasformazione (formaggi, vini spumanti), complessivamente piuttosto “maturi” (grassi animali, frattaglie, carcasse congelate), o anche riconducibili alla attività primaria ma con uno specifico contenuto tecnologico ed un alto valore commerciale (animali riproduttori). Per tutti questi prodotti, e, in generale, per buona parte delle prime posizioni, il Prody migliora tra il biennio 1996-97 ed il 2006-07, con pochi rilevanti spostamenti di posizione tra i prodotti, il che potrebbe essere letto come una certa stabilità nel “pacchetto” di prodotti agroalimentari che, attraverso il proprio grado di sophistication, garantisce, ai Paesi che si specializzano nella loro esportazione, una maggiore competitività ed un impatto virtuoso sul livello di reddito (Di Maio Tamagni, 2008). A questo proposito, è interessante notare che, mentre nel complesso, la maggior parte dei prodotti che si collocano in alto nella graduatoria vede il Prody migliorare nel decennio considerato, al contrario, i prodotti in fondo alla classifica registrano un peggioramento dell’indice. In sostanza, dunque, sembra che i prodotti con un minor grado di sophistication, che necessariamente spesso ma non sempre coincidono con prodotti “primari” dell’agricoltura, vedano peggiorare ulteriormente il valore dell’indice nel corso del tempo. Un elemento atteso, in accordo con quanto sostenuto dagli studiosi che hanno proposto l’uso dell’indice, è che le commodities si collochino nella parte bassa del ranking dell’indice, mentre prodotti a più alta sophistication siano nella parte alta. Vale senz’altro la pena di rilevare che nel caso dell’alimentare, questo tipo di relazione, pur sussistendo in molti casi, è notevolmente attenuata per cui, come visto, si hanno prodotti indifferenziati del settore primario anche in posizioni relativamente alte del ranking e prodotti trasformati dell’industria alimentare in posizioni non sempre elevatissime. Ciò, come si discuterà anche più avanti, dipende da diversi fattori che influenzano significativamente la specializzazione produttiva dei paesi nel settore agroalimentare, tra cui elementi legati al clima ed alla disponibilità di risorse, scelte politiche legate al ruolo strategico tradizionalmente accordato all’autosufficienza alimentare ed alla presenza di un settore primario vitale anche al di là del suo contributo all’efficienza economica complessiva del paese8. Avendo esaminato i dati nel loro insieme, il passo successivo è quello di verificare, per i prodotti a maggiore valore dell’indice Prody, le quote di esportazioni sul mercato mondiale (tabella 2). 7 Per un quadro completo del ranking delle 95 voci qui utilizzate per l’agroalimentare, si veda anche l’allegato 1 in appendice. 8 Se nel tempo il valore dell’indice per certi prodotti resta alto o aumenta, vuol dire che Paesi a basso reddito non sono entrati nel mercato delle esportazioni di quei prodotti, probabilmente a causa delle barriere tecnologiche e qualitative che caratterizzano quel determinato prodotto; al contrario, un peggioramento del Prody può essere letto come l’ingresso, nella specializzazione esportativa di quel prodotto, di Paesi più poveri o comunque a PIL pro-capite più basso (Di Maio, Tamagni, 2008). 6 Partendo dai formaggi erborinati, oltre il 70% delle esportazioni di questo prodotto sono riconducibili a tre Paesi dell’UE: Danimarca (27,8%) Italia (22%) e Francia (21,5%). In tutti e tre i casi le quote sono sostanzialmente stabili nel tempo, seppure con un leggero incremento. Il secondo prodotto in ordine di sofisticatezza è quello delle carcasse suine fresche o congelate. In questo caso, il prodotto risulta meno concentrato: la quota di esportazioni mondiale più ampia spetta alla Germania (18%), in grande espansione (nel 1996-97 la stessa quota si fermava al 4,5%), seguita dalla Danimarca. Da notare che la crescita delle esportazioni tedesche sembra essere bilanciata dal forte arretramento della quota olandese, che passa dal 21,3% del 1996-97 ad appena l’11,7% del 2006-07. Per quanto riguarda i vini spumanti, terzo prodotto per valore dell’indice Prody nel 200607, siamo di fronte ad una tipologia di prodotto le cui esportazioni sono fortemente concentrate: il 66% è ascrivibile alla Francia, poco meno del 10% all’Italia ed il 9% alla Spagna. La situazione non era molto diversa nel decennio precedente. Di seguito ci si riferisce a categorie di prodotti diversi per grado di trasformazione, concentrazione delle quote ed ampiezza dei marcati di riferimento, in modo da dare un’ampia panoramica di prodotti a diverso indice Prody. Tab. 2 - Valore dell'indice Prody, dell'indice di vantaggio comparato e delle quote per prodotti selezionati Prodotto Posizione Tip. prod.* Valore Prody Primi 3 esportatori 2006/07 2006/07 1996/97 Formaggi erborinati 1 i 30.803,6 25.051,9 Danimarca (27,8%) Italia (22,0%) Francia (21,5%) Suini - carcasse fresche, refrigerate 2 p 29.981,2 24.918,8 Germania (18,0%) Danimarca (15,7%) Olanda (11,7%) Vini spumanti 3 i 29.950,3 16.583,9 Francia (66,1%) Italia (9,9%) Spagna (8,9%) Carni bovine e suine preparate 4 i 29.110,7 22.734,4 Italia (19,6%) Olanda (16,4%) Danimarca (12,8%) Formaggi grattugiati 5 i 26.038,0 19.394,8 Olanda (19,4%) Italia (19,0%) Francia (13,0%) Pelati e conserve di pomodoro 46 i 11.210,7 17.052,0 Italia (44,3%) Cina ( 16,3%) Spagna (9,2%) Pasta alimentare 47 i 12.978,3 16.799,6 Italia (60,9%) Turchia (3,6%) USA (3,2%) Grano tenero 52 p 20.734,0 16.123,2 USA (25,5%) Canada (12,6%) Francia (12,0%) Caffè greggio 95 p 3.887,4 2.935,5 Brasile (27,2%) Colombia (13,8%) Vietnam (10,5%) * p = prodotto primario; i = prodotto dell'industria a limentare Fonte: elaborazioni su dati Comtrade La voce “pelati e conserve di pomodoro” occupa il 46° posto nella graduatoria dell’indice Prody, con un notevole aumento tra il primo ed il secondo biennio considerato. Questo prodotto rappresenta una delle voci principali del made in Italy agroalimentare italiano; infatti, la quota di mercato dell’Italia raggiunge il 44,3%, in leggero aumento rispetto al biennio precedente. Molto significativo è l’incremento della quota di mercato mondiale della Cina, che passa dal 2,9% del 1996-97 al 16,3% dell’ultimo biennio, collocandosi al secondo posto tra gli esportatori mondiali (Antimiani e Henke, 2005). L’ingresso della Cina nel mercato internazionale dei pelati di pomodoro come importante esportatore determina, come era da attendersi, una riduzione del valore del Prody per questo prodotto (tabella 2). La pasta alimentare si situa al 47° posto nella graduatoria dell’indice Prody, anch’essa in aumento nei due periodi di tempo considerati. In questo caso, ci troviamo di fronte ad un prodotto la cui quota di mercato dell’italia è superiore al 60%; al nostro Paese seguono altri con quote intorno al 3% (USA, Turchia), mentre in questo caso la quota della Cina tende a 7 ridursi moltissimo, fin quasi ad azzerarsi. Passando alla commodity agricola per eccellenza, il grano tenero, esso si colloca al 52° posto in graduatoria e fa registrare un peggiora mento del valore. Il paese con la più ampia quota di mercato sono gli USA (25,5%), in riduzione rispetto al biennio 1996/97; seguono il Canada e la Francia, mentre la Russia si mostra in forte aumento tra i due periodo considerati. Infine, prendendo in considerazione il prodotto con indice Prody più basso, il caffè greggio, la quota più forte spetta al Brasile (27,2%), seguito dalla Colombia e dal Vietnam. 4. La dinamica della sophistication delle esportazioni agroalimentare per paese Un approfondimento sul ruolo che giocano le diverse voci di esportazione sulla posizione relativa dei paesi nel commercio agroalimentare lo si può ottenere attraverso un interessante esercizio proposto dalla letteratura sulla sophistication delle esportazioni, che consiste nell’osservare congiuntamente per ciascuna voce e per ciascun paese il valore dell’indice Prody e quello dell’indice Rca (che, come si ricorderà, è l’indice in base al quale è definito il peso del Pil procapite nell’indice Prody stesso) (Lebre de Freitas e Salvado, 2009; Di Maio e Tamagni, 2008). Ponendo questi valori sugli assi di un grafico si ottiene una nuvola di punti per ciascun paese che può essere interpolata da una retta la cui pendenza offre, in maniera molto sintetica, la misura del tipo di specializzazione commerciale del paese. Fig. 2 - L'indice Prody e il Rca nel 2006-07 per alcunui paesui selezionati 40000 Lineare (ITALIA) Lineare (FRANCIA) 35000 Lineare (SPAGNA) 30000 Lineare (GERMANIA) Lineare (POLONIA) Prody 06-07 25000 Lineare (TURCHIA) 20000 Lineare (EGITTO) Lineare (CINA) 15000 Lineare (BRASILE) 10000 Lineare (INDIA) Lineare (UNGHERIA) 5000 Lineare (USA) 0 0 2 4 6 RCA 06-07 8 10 12 14 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 8 Una inclinazione positiva, infatti, si ha per i paesi che godono di Rca in produzioni con maggior valore dell’indice Prody. Viceversa, i paesi per i quali è più forte il vantaggio nelle produzioni meno sofisticate mostrano una nuvola di punti (e quindi una retta di regressione) rivolta in basso. La figura 2 mostra i valori assunti da questa relazione per 12 paesi di particolare interesse e rappresentatività. Osservando, quindi, le nuvole di punti formate dalle coppie di valori dei due indici, si può subito notare che in quattro casi la retta di regressione indica una specializzazione commerciale in prodotti ad elevato Prody: la Germania, la Francia, la Polonia e l’Italia. La Germania deve questo buon posizionamento prevalentemente alla sua specializzazione nelle esportazioni di carni suine e di salumi, ai formaggi, alla cioccolata al caffè ed alle bibite, tutti prodotti ai quali corrispondono livelli del Prody elevati. Per la Francia le voci che più influiscono sulla sua posizione sono riconducibili all’industria delle bevande: vini, spumanti, liquori e acque, oltre a formaggi e, in misura più ridotta, gelati. Per quanto riguarda la Polonia, oltre alle carni, al pollame, ai formaggi ed alla cioccolata hanno un ruolo importante frutta, ortaggi e uova. L’Italia si distingue per i valori estremamente elevati dell’indice di Balassa in corrispondenza di un gran numero di prodotti, perlopiù riconducibili al made in Italy. Tra questi soprattutto: le paste, i vermut, i pelati, l’olio, i formaggi, i vini, il caffè, le preparazioni di carni. Ciò sta ad indicare un elevato grado di specializzazione commerciale in un ampio ventaglio di prodotti che caratterizzano profondamente i beni agroalimentari italiani sui mercati esteri, molto più di quanto non accada per tutti gli altri potenziali competitors. Infine, merita attenzione la posizione di India e Cina, accomunate da una grande varietà nella specializzazione delle esportazioni che include, però, perlopiù beni esportati da paesi a basso reddito. La peggiore posizione dell’India si spiega, da un lato, con l’importanza del ruolo assunto dal riso nella sua specializzazione commerciale (prodotto a cui corrisponde uno dei Prody più bassi di tutto il vettore agroalimentare); dall’altro, con il contributo positivo dato al livello di sophistication della Cina da prodotti quali pesci, sia congelati che lavorati, pasta e pelati. Confrontando i valori assunti dall’indice Prody e dall’Rca all’inizio ed alla fine del decennio studiato (figure 2 e 3) si notano alcuni cambiamenti che vale la pena di segnalare (vedi allegato 2). Innanzitutto, si deve segnalare che è nella parte alta del grafico che si registrano i più diffusi miglioramenti, con la Germania, la Francia, l’Italia, la Polonia e la Spagna che orientano progressivamente le proprie esportazioni a favore di comparti il cui Prody è più elevato9. Tra i paesi a specializzazione più sfavorevole, il Brasile riesce a migliorare la propria posizione scavalcando i paesi asiatici, che dal canto loro arretrano, ed a raggiunge la Turchia che mantiene la sua posizione. 9 Per quanto riguarda il risultato positivo ottenuto dall’Italia per l’export agroalimentare, vale la pena di segnalare che questo è tanto più apprezzabile in quanto in controtendenza con la performance delle esportazioni complessive la cui specializzazione commerciale si concentra progressivamente a favore di comparti la cui sophistication appare in declino, secondo quanto rilevato in Di Maio e Tamagni (2008). 9 Alla base dei cambiamenti positivi osservati c’è quasi sempre una crescita di specializzazione nelle esportazioni di comparti appartenenti alle filiere zootecniche, che come si ricorderà corrispondono a valori dell’indice Prody elevati e crescenti nel tempo10. Il miglioramento della specializzazione italiana è dovuto a variazioni positive dell’indice di Balassa per prodotti del made il Italy il cui Prody è cresciuto nel decennio. Diverso è il caso della Polonia, che va incontro ad un riorientamento più complessivo della propria specializzazione commerciale, probabilmente spinto dalle trasformazione che hanno fatto seguito all’ingresso di questo importante paese agricolo nell’UE (Antimiani, De Filippis e Henke, 2006; Scoppola, 2004). Infine, anche il leggero miglioramento nella specializzazione produttiva della Spagna non è dovuto a fenomeni macroscopici a carico di uno o pochi comparti ma ad una diffusa riduzione nella specializzazione in un gran numero di comparti a basso valore del Prody. Tra i paesi la cui specializzazione commerciale arretra in termini di sophistication, nel corso del decennio, si segnala il caso degli USA, che accentuano la loro già forte propensione alle esportazioni dei cereali a cui corrispondono livelli relativamente bassi del Prody. L’India accresce la propria specializzazione nelle esportazioni di carcasse congelate di bovini, il cui Prody si riduce nel corso del periodo. Infine, la Cina registra un ampio ventaglio di cambiamenti senza che alcuno prevalga sugli altri. Ciò può essere letto come parte dei più generali processi di trasformazione e crescita dell’economia cinese che ne stanno ridisegnando il profilo sia interno che internazionale, tanto sul fronte dell’offerta che della domanda di beni strumentali e per il consumo finale. 10 Per la Germania si tratta specialmente di carni suine, sia fresche che lavorate, e di formaggi; per il Brasile di carni bovine e del pollame; in Francia l’effetto positivo di una crescente specializzazione nelle esportazioni di formaggi erborinati si accompagna a quella dei vini spumanti. 10 Fig. 3 - L'indice Prody e il Rca nel 1996-97 per alcuni paesi selezionati Lineare (ITALIA) 30000 Lineare (FRANCIA) Lineare (SPAGNA) Lineare (GERMANIA) 25000 Lineare (POLONIA) Lineare (TURCHIA) Lineare (EGITTO) Lineare (CINA) 20000 Lineare (BRASILE) Prody 06-07 Lineare (INDIA) Lineare (UNGHERIA) 15000 Lineare (USA) 10000 5000 0 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 RCA 96-97 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 5. Il caso del made in Italy agroalimentare In questo paragrafo si utilizza l’indice Prody per un’analisi più dettagliata del made in Italy agroalimentare. Anche in questo caso si può utilizzare questo indice per una prima collocazione dei prodotti nel ranking della sophistication che aiuta a capire su quali tipi di mercati ciascun prodotto si trova a competere. Inoltre, mettendo in relazione l’evoluzione del grado di sofisticatezza delle esportazioni agroalimentare italiane con la specializzazione del set di esportazioni si traggono informazioni sul tipo di traiettoria competitiva nella quale si colloca il paese. Da questo punto di vista, il made in Italy si presta bene come caso di studio, essendo esso composto prevalentemente da prodotti caratterizzati da un buon grado di trasformazione e differenziazione e dunque più sensibili all’indice Prody. Ciò che si vuole mettere in evidenza è il rapporto tra il grado di sofisticatezza ed il grado di specializzazione del made in Italy: se la specializzazione aumenta per prodotti con un indice Prody alto, o che comunque aumenta nel tempo, allora da ciò discende che il paese si sta orientando verso prodotti ad alto livello di sophistication e di redditività e, quindi, a maggiore potenziale di crescita. Al contrario, una specializzazione su prodotti che vedono peggiorare il valore 11 dell’indice Prody indica una specializzazione su prodotti che, perdendo nel tempo “sofisticatezza”, esprimono un più basso potenziale di crescita. Il made in Italy agroalimentare viene, in genere, definito come quella componente delle esportazioni agroalimentari del Paese proveniente dall’industria di trasformazione, per cui i saldi sono stabilmente positivi e che hanno una chiara identificazione con l’Italia all’estero11. In questo caso, delle 95 voci originali ne sono state individuate 20, che danno un quadro complessivamente esaustivo del made in Italy agroalimentare italiano. Nella figura 4 si mettono in relazione per l’Italia e per tutti i 95 comparti individuati, l’indice Prody con l’Rca. Il paragrafo precedente ha messo in evidenza come l’Italia si trovi nel gruppo di Paesi la cui specializzazione nelle esportazioni è fortemente legata a prodotti ad elevato grado di sofisticatezza (sebbene in misura meno accentuata rispetto ad altri Paesi europei) e come questa propensione sia aumentata nel corso del decennio indagato. Pur nella forte variabilità delle situazioni fotografate dal grafico, si può notare come la relazione prevalente tra i due indicatori sia di segno positivo, con una prevalenza nella crescita della specializzazione commerciale in comparti il cui Prody è migliorato nel tempo. Fig. 4 - Variazioni dell'indice prody e del Rca per le 95 voci agroalimentari 250 200 Variazioni % RCA 150 100 -70 -50 formaggi freschi‐latticini salumi 50 cioccolata e prodotti a base vermut di cioccolata pelati e conserve di formaggi (eslcusi già olio d'oliva vergine f. erborinati pomodori 0panetteria denom.) f.grattugiati miscele di olii d'oliva paste all'uovo e/o farcite -30 -10 10 30 50 olio d'oliva non vergine pasticceria riso lavorato 70 90 -50 -100Variazioni% Prody Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 11 In questo caso si è adottata la definizione proposta nel Rapporto sul commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari dell’INEA (INEA, annate varie). Avendo definito in questo modo il made in Italy, restano esclusi da essi importati prodotti del settore primario che pure contribuiscono stabilmente e significativamente al saldo positivo dell’export agroalimentare italiano, in particolare l’ortofrutta fresca. Il made in Italy agroalimentare rappresenta circa il 50% delle complessive esportazioni agroalimentari italiane In valori correnti, nel 2007 esso era pari a poco meno di 12 miliardi di euro. Per un’analisi della performance commerciale del made in Italy agroalimentare riferita a periodi precedenti si veda Carbone (1994). 12 Il primo quadrante rappresenta una evoluzione virtuosa in quanto vi si collocano i comparti per i quali è contemporaneamente cresciuto l’Rca ed il Prody. Si tratta di 35 voci molte delle quali appartenenti alle filiere zootecniche ma tra le quali spiccano anche comparti di rilievo più tipici del paniere delle esportazioni italiane (10 delle quali facenti parte del made in Italy), tra cui la frutta fresca e secca, le acque, i liquori. Anche al terzo quadrante può essere attribuito un giudizio in un certo senso positivo, in quanto corrisponde a comparti per i quali si ha una riduzione della sophistication e per i quali, al contempo, si attenua la specializzazione italiana nell’ambito degli scambi internazionali. Si trovano in questa condizione 15 comparti, perlopiù di prodotti non trasformati sia degli allevamenti che delle coltivazioni, a cui si aggiungono alcuni prodotti a basso grado di trasformazione. I rimanenti due comparti circoscrivono percorsi evolutivi negativi. Nel secondo quadrante ricadono 10 comparti (due dei quali del made in Italy: olio di oliva vergine e vermut) il cui Prody si riduce ma per i quali l’Italia va aumentando la propria specializzazione. Ancora più critica è la situazione individuata dal quarto comparto, nel quale ricadono ben 34 voci di esportazione (8 delle quali del made in Italy) per le quali si ha un arretramento della specializzazione del nostro Paese ma il cui Prody sta crescendo. Concentrandosi sulla evoluzione dei prodotti del made in Italy (tabella 3), 17 delle 20 voci si collocano nelle prime 50 posizioni del calcolo dell’indice Prody per il 2006/07, e 10 nei primi 25. Tra il 1996/97 ed il 2006/07 l’indice Prody migliora per la maggior parte di queste voci, con le sole eccezioni del riso lavorato, dell’olio di oliva vergine e dei vermut (figura 5). La categoria dei formaggi, in particolar modo le voci relative ai formaggi erborinati e grattugiati, è quella per cui ad un livello di Prody già alto nel primo biennio considerato, corrisponde la variazione positiva più consistente nel secondo biennio. Dunque, nel complesso, la sophistication del made in Italy agroalimentare aumenta nei dieci anni considerati. Tuttavia, come si evidenzia nella tabella 4, per molti dei prodotti selezionati si assiste ad una erosione delle quote delle esportazioni mondiali italiane: dunque, anche se ci si trova di fronte ad un comportamento che si differenzia per singola categoria di prodotto, nel complesso si può affermare che il miglioramento dell’indice Prody, e quindi del grado di sofisticatezza delle esportazioni agroalimentari italiane, corrisponde un arretramento sul fronte delle quote di mercato del Paese. In sostanza, sembra che l’Italia non riesca a restare competitiva nelle esportazioni di alcuni comparti a crescente grado di sofisticatezza perdendo peso, per questi stessi prodotti, come fornitore mondiale. 13 Tab. 3 - Valori del Prody per prodotti agroalimentari del made in Italy Prody 96-97 Prody 06-07 Prodotto 15.459,1 20.192,7 formaggi freschi-latticini 19.394,8 26.038,0 f.grattugiati 22.410,2 17.638,0 f. fusi 25.051,9 30.803,6 f. erborinati 22.536,7 23.097,6 formaggi (eslcusi già denom.) 19.304,6 22.502,9 caffè lavorato riso lavorato 7.269,0 5.763,0 olio d'oliva vergine 14.907,2 12.713,7 olio d'oliva non vergine 14.016,6 16.678,5 miscele di olii d'oliva 15.757,9 18.431,9 16.046,7 20.476,7 salumi 23.439,7 cioccolata e prodotti a base di cioccolata 19.577,9 15.672,5 20.178,9 paste all'uovo e/o farcite pasta 12.978,3 16.799,6 18.909,6 20.603,2 pasticceria 20.404,5 20.962,6 panetteria 11.210,7 17.052,0 pelati e conserve di pomodori 14.582,3 15.874,0 succhi di frutta 17.594,0 22.132,3 gelati vini <2lt 16.053,1 17.639,3 18.534,7 18.354,1 vermut vini >2 lt 10.908,5 12.907,3 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade Fig. 5 - Indice Prody per il made in Italy agroalimentare formaggi erborinati 30000 formaggi grattugiati 25000 P R O D Y 0 6 0 7 gelati salumi formaggi freschi paste all'uovo 20000 pasta pelati e conserve miscele olii oliva vini<2litri olio oliva non vergine succhi frutta cioccolata caffè lavorato formaggi pasticceria panetteria vermut 15000 vini >2 lt olio oliva vergine 10000 riso lavorato 5000 5000 10000 15000 20000 25000 PRODY 96-97 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 14 Tab. 4 - Variazione dei valori dell'indice Prody e delle quote di esportazioni mondiale italiane Var. Quota Variazione Indice Prody posiz. 06/07 posiz. 96/97 var. posiz. var. indice export formaggi erborinati 1 1 = + = formaggi grattugiati 6 18 +12 + formaggi freschi 25 43 +18 + altri formaggi 14 6 -8 + + cioccolata 12 17 +5 + + caffè lavorato 15 19 +4 + + panetteria 21 12 -9 + pasticceria 23 21 -2 + gelati 17 26 +9 + + salumi 24 34 +10 + = miscele di oli di oliva 34 38 +4 + olio d'oliva vergine 74 53 -21 = olio d'oliva non vergine 50 60 +10 + succhi di frutta 55 57 +2 + pasta 47 71 +24 + = pasta all'uovo 26 41 +15 + pelati e conserve 45 77 +32 + = riso lavorato 90 91 +1 vini < 2 lt 41 33 -8 + + vini > 2 lt 72 80 +8 + vermut 36 22 -14 + Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 6. Conclusioni L’esercizio proposto in queste pagine va inteso come una esplorazione del tutto preliminare delle potenzialità della famiglia di indicatori che misurano la sophistication delle esportazioni quando applicati ad un solo settore dell’economia ed in particolare a quello agroalimentare, che presenta spiccate specificità. L’indice Prody è costruito in modo tale per cui le esportazioni di un determinato prodotto vengono messe in relazione con il Pil pro capite dei Paesi che contribuiscono al flusso di esportazioni di quello stesso prodotto. Il risultato è un ranking di prodotti per cui le voci con basso valore del Prody si collocano nella parte bassa del ranking in quanto i paesi che sono specializzati nella loro esportazione sono a basso Pil pro capite. Al contrario, nella parte alta del ranking si collocano prodotti che costituiscono una quota importante del set delle esportazioni di Paesi ad alto reddito. Venendo più in dettaglio ai risultati del lavoro, l’applicazione dell’indice al comparto agroalimentare evidenzia un ranking dei prodotti secondo cui le produzioni zootecniche si associano a paesi a reddito pro capite medio elevato, indipendentemente dal grado di trasformazione e dal livello di differenziazione. Più in generale, da questa analisi preliminare i dati sembrano 15 mostrare che il legame tra il ranking dei prodotti secondo l’indice Prody, da un lato, e il loro livello di trasformazione (settore primario e industria alimentare) e grado di differenziazione, dall’altro, sia, nell’insieme, piuttosto debole. Ciò si evidenzia anche per altre categorie merceologiche, in maniera più netta rispetto a quanto è stato mostrato in letteratura per altri settori dell’economia. Va d’altra parte, però, anche detto che per alcune produzioni vi è una relazione più stretta tra l’indice Prody ed il contenuto dei prodotti in termini di trasformazione e differenziazione, come ad esempio nel caso dell’ortofrutta o del vino. Per quanto riguarda l’Italia va senz’altro valutata positivamente la ulteriore specializzazione commerciale in comparti a crescente livello di sophistication. In particolare, il made in Italy agroalimentare rappresenta un buon esempio di quanto visto per le esportazioni italiane nel loro complesso: il livello di sofisticatezza nel complesso aumenta, il che vuol dire che si specializzano in questa tipologia di beni paesi a più alto livello di reddito pro capite. Ciò significa anche che il nostro paese è impegnato su fronti competitivi sempre più complessi, in mercati dove i clienti si conquistano conferendo ai prodotti caratteristiche distintive non banali, Allo stesso tempo, tuttavia, un campanello di allarme si accende quando si osserva l’erosione delle quote di esportazione dell’Italia rispetto ad alcuni prodotti che caratterizzano il made in Italy. In pratica, ad un aumento della sofisticatezza dei prodotti non corrisponde una capacità del paese di conquistare nuove quote di mercato mondiale, trovandosi spesso a competere con vecchi e nuovi paesi partner. Riferimenti bibliografici Antimiani A. e Henke R. (2005). Struttura e specializzazione degli scambi agro-alimentari tra Italia e Cina. Rivista di Economia Agraria, 4, pp.745-768. Antimiani A., De Filippis F. e Henke R. (2006). Allargamento dell’Unione Europea e specializzazione del commercio agroalimentare. QA–Rivista dell’Associazione Rossi-Doria, 2, pp. 43-74.. Borin A. e Lamieri M. 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Across-Product Versus Within-Product Specialization in International Trade. Quarterly Journal of Economics, 119, 2, pp. 647-678. Scoppola M. (2004). Il commercio internazionale dei prodotti agroalimentari: la posizione e le prospettive dell’Italia in un’Europa allargata. In Defrancesco E. (a cura di) Liberalizzazione degli scambi dei prodotti agricoli tra conflitti e accordi, Milano, Franco Angeli. 17 Allegato 1- Valori dell’indice Prody dei bienni 96-97 e 06-07 dei 95 comparti dell’agroalimentare Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97 formaggi erborinati 30.804 25.052 suini, carcasse fresche e refrigerate 29.981 24.919 vini spumanti carni bovine e suine preparate 29.950 16.584 29.111 22.734 formaggi grattugiati 26.038 19.395 animali vivi -riproduttori 25.731 22.224 suini -carcasse cong. 25.225 17.510 frattaglie di mammiferi fresche o cong. 24.801 22.922 semilavorati latte 23.934 20.276 yogurt, burro, spalmabili 23.634 17.879 cioccolata e prodotti a base di cioccolata 23.440 19.578 estratti e sughi di carni formaggi (eslcusi già denom.) 23.198 16.077 23.098 22.537 caffè lavorato 22.503 19.305 grassi animali vari 22.454 23.114 semi da semina 22.324 19.962 gelati 22.132 17.594 bovini, carcasse fresche e refrigerate 22.066 19.659 bibite analcoliche pollame a pezzi fresco e cong. 21.913 19.226 21.168 15.744 cacao lavorato 20.973 21.899 panetteria 20.963 20.404 pasticceria 20.603 18.910 salumi 20.477 16.047 formaggi freschi-latticini 20.193 15.459 paste all'uovo e/o farcite 20.179 15.673 carni e frattaglie varie fresche e cong. 20.091 15.508 pesca fresco e refrigerato 20.008 19.714 ovic./equini, carcasse/mezzene fresche o cong. 19.937 18.472 salse, condimenti, estratti, zuppe, brodi, ecc. 19.528 16.412 latte 19.008 17.011 patate 18.914 13.151 birra 18.527 17.599 miscele di oli d'oliva preparazioni di carni 18.432 15.758 18.398 15.916 vermut 18.354 18.535 pollame intero fresco e cong. 18.238 14.953 carni varie preparate 18.113 14.947 animali vivi -volatili 17.849 15.754 pesci vivi 17.832 15.200 vini < 2lt (segue) 17.639 16.053 18 Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97 formaggi fusi 17.638 22.410 liquori e superalcolici 17.526 13.787 frutti bosco 17.503 15.371 preparazioni di carni dietetiche 17.060 14.815 pelati e conserve di pomodori 17.052 11.211 pasta 16.800 12.978 couscous, bulgur, ecc. 16.712 15.873 olio d'oliva non vergine 16.679 14.017 caramelle e chewingum 16.669 15.244 pesce congelato 16.386 15.261 grano tenero 16.123 20.734 mele, kiwi e pere 16.078 14.891 succhi di frutta 15.874 14.582 uova 15.823 15.229 preparazioni di pesce 15.788 13.450 acque 15.327 14.108 ortaggi lavorati e preparati 15.293 15.128 alimenti zootecnici (farine, panelli, ecc.) 15.273 13.951 agrumi 15.107 16.222 grano duro 14.709 20.994 frutta semilavorata congelata 14.384 12.967 uva 14.322 13.625 farine, semole, fiocchi di cereali e amidacei 13.891 11.970 frutta preparata 13.732 13.611 mosti, alcole, sidro 13.578 13.897 frutta secca 13.239 11.639 bovini -carcasse cong. 13.180 15.335 ortaggi freschi 13.154 13.093 ortaggi congelati 13.123 14.035 preparazioni di pesci 13.078 12.923 vini >2 lt 12.907 10.909 altri cereali 12.714 13.872 olio d'oliva vergine 12.714 14.907 piante, fiori, ecc. 12.660 13.555 miele 12.263 10.479 drupacee 11.680 10.738 radici, succhi, gomme, foglie-variamente conservate 11.618 9.440 pomodori freschi 10.868 14.719 oli di semi 10.513 12.262 meloni e cocomeri 10.262 10.915 semi e farine di proteaginose e oleaginose 9.675 10.057 (segue) 19 Prodotto Prody 06-07 Prody 96-97 animali vivi -non riproduttori 9.522 15.906 zuccheri 9.080 7.608 ortaggi in pezzi, tritati o in polvere 8.937 9.596 ortaggi semilavorati 8.400 7.574 frutta tropicale 8.390 6.357 frutta in guscio 8.141 7.530 radici 7.648 7.399 riso lavorato tabacchi greggi 5.763 7.269 5.454 6.005 spezie 4.359 4.853 canne, bambù ecc. 4.063 9.330 cacao grezzo e semilavorato 3.702 10.978 caffè grezzo 2.936 3.887 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade Allegato 2 - variazione Prody-RCA per i 95 comparti dell’agroalimentare italiano VARIAZIONI POSITIVE RCA- NEGATIVE PRODY VARIAZIONI POSITIVE RCA-POSITIVE PRODY Prodotto Var. Prody %Var.Rca % Prodotto Var. Prody %Var.Rca % ortaggi in pezzi, tritati o in polvere -6,87 13,84 animali vivi -riproduttori 15,78 116,08 caffè grezzo -24,49 83,74 bovini -carcasse fresche,refrig 12,25 20,62 spezie -10,19 117,83 suini -carcasse fresche,refrig 20,32 5,09 grano tenero -22,24 98,68 suini -carcasse cong. 44,06 11,67 altri cereali -8,35 6,27 ovic./equini carc./mezz. fr./cong. 7,93 17,34 semi e farine di proteaginose e oleaginose -3,80 95,05 frattaglie di mammiferi fr./cong. 8,20 55,09 grassi animali vari -2,86 6,81 pollame intero fresco e cong. 21,97 24,84 *olio d'oliva vergine -14,71 15,12 pollame a pezzi fresco e cong. 34,45 16,25 *vermut -0,97 26,87 carni bovine e suine preparate 28,05 18,79 grano duro -29,94 22,37 preparazioni di pesce 17,38 6,02 *formaggi freschi-latticini 30,62 111,73 VARIAZIONI NEGATIVE RCA-POSITIVE PRODY 22,96 9,30 Prodotto Var. Prody %Var.Rca %*f. erborinati animali vivi -volatili 13,30 -44,52 *formaggi (eslcusi già denom.) 2,49 8,29 carni e frattaglie varie fresche e cong. 29,56 -23,82 uova 3,90 51,63 carni varie preparate 21,18 -9,77 miele 17,02 31,98 pesci vivi 17,31 -26,57 ortaggi semilavorati 10,90 6,91 pesce congelato 7,37 -41,57 mele, kiwi e pere 7,97 20,76 Yogurt, burro, spalmabili 32,19 -53,45 frutta secca 13,74 10,91 *f.grattugiati 34,25 -0,75 *caffè lavorato 16,57 29,15 patate 43,82 -46,41 *salumi 27,61 50,31 ortaggi freschi 0,47 -35,78 preparazioni di pesci 1,20 14,96 radici 3,36 -72,28 *cioccolata e prod. con ciocc. 19,73 28,41 frutta in guscio 8,12 -16,53 *pasta 29,44 7,63 frutta tropicale 31,99 -33,41 *pelati e conserve di pomodori 52,10 9,28 uva 5,12 -34,02 salse, condimenti, estratti… 18,99 38,21 drupacee 8,77 -38,95 acque 8,64 42,28 semi da semina 11,83 -16,49 *vini <2lt 9,88 15,97 radici, succhi, gomme, foglie 23,07 -11,37 liquori e superalcolici 27,12 16,25 *olio d'oliva non vergine 18,99 -22,88 alimenti zootecnici 9,48 15,34 *miscele di oli d'oliva 16,97 -7,15 estratti e sughi di carni 44,29 109,79 preparazioni di carni 15,59 -43,19 *gelati 25,79 25,71 zuccheri 19,34 -4,94 birra 5,27 56,70 20 caramelle e chewngum *paste all'uovo e/o farcite couscous, bulgur, ecc. *pasticceria *panetteria ortaggi lavorati e preparati frutta preparata *succhi di frutta bibite analcoliche vini spumanti *vini >2 lt 9,35 28,75 5,29 8,96 2,74 1,09 0,89 8,86 13,98 80,60 18,32 -3,10 -11,95 -19,15 -27,77 -5,88 -2,12 -47,75 -22,20 -32,38 -5,98 -23,91 latte semilavorati latte preparazioni di carni dietetiche 11,74 18,04 15,15 242,65 182,53 0,71 VARIAZIONI NEGATIVE RCA-NEGATIVE PRODY Prodotto Var. Prody %Var.Rca % animali vivi -non riprod. -40,13 -51,67 bovini -carcasse cong. -14,05 -7,83 f. fusi -21,29 -18,28 piante, fiori, ecc. -6,60 -3,80 pomodori freschi -26,17 -15,94 ortaggi congelati -6,49 -7,99 agrumi -6,87 -17,59 meloni e cocomeri -5,98 -11,64 *riso lavorato -20,72 -59,36 canne, bambù ecc. -56,45 -42,28 oli di semi -14,27 -15,81 cacao grezzo e semilavorato -66,27 -42,87 cacao lavorato -4,23 -41,19 mosti, alcole, sidro -2,30 -69,76 tabacchi greggi -9,18 -5,18 Fonte: elaborazioni su dati Comtrade 21
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Diapositiva 1
coincide praticamente con quello dell’Italia. L’Italia segmenta le esportazioni
a seconda del mercato in cui si va a collocare. Fenomeni di delocalizzazione
(USA; Grecia).