IVS Group: dalla quotazione in Borsa la spinta verso la
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IVS Group: dalla quotazione in Borsa la spinta verso la
IVS Group: dalla quotazione in Borsa la spinta verso la crescita CMYK 100,0,0,0 CMYK 0,0,0,100 PANTONE CYAN PANTONE BLACK Massimo Trapletti, amministratore delegato della più grande impresa di gestione italiana, ci racconta il mondo IVS a tutto tondo IVS è un “unicum” nel Vending italiano. Il pioniere, l’azienda che ha saputo precorrere con successo i tempi, esplorando sempre nuove strade nel business della Distribuzione Automatica. Le origini sono legate alla genialità del suo fondatore, Cesare Cerea, che nel 1971 cominciò a gestire la sua prima macchina per il caffè e fondò, un anno dopo, assieme a Pietro Gualdi ed Angelo Bonacina, l’allora Bergamo Distributori. Oggi, a distanza di 42 anni, siamo di fronte ad un colosso internazionale del Vending da 300 milioni di fatturato. La trasformazione in un bigplayer del settore trae fondamenta nella fusione del 2006 di diverse società provenienti da un precedente processo di acquisizioni. Tanto è cresciuta, infatti, la “nuova” IVS che, sei anni più tardi, si è ritrovata tra le mani risorse e credibilità per apri- re le porte della Borsa al comparto dei servizi di ristoro automatici. L’azienda con sede centrale a Seriate è, infatti, il secondo operatore vending a livello europeo ad aver ottenuto l’ingresso nel mercato delle contrattazioni borsistiche ed ora è l’unico dopo il delisting di Selecta di qualche anno fa. Il percorso di quotazione in Borsa era partito ad inizio 2012 quando IVS Group Holding (ora IVS Group SA) aveva perfezionato l’accordo per un’operazione di fusione con la Italy 1 Investment SA – veicolo d’investimento che nasce per trovare investitori in vista dello sbarco in Borsa di un’azienda – quotandosi a Milano sul segmento MIV (listino riservato ad investitori professionali). Dopo circa un anno, il 3 Giugno 2013, è arrivato per IVS lo storico esordio nel listino principale della Borsa Massimo Trapletti italiana: MTA (il mercato telematico azionario). Per capire come IVS sia diventata il più grande gestore nazionale nel foodservice (con una quota di mercato stimata dell’11.8%) e terzo in Europa, VM ha incontrato a Seriate Mas14 luglio/agosto 2013 simo Trapletti, amministratore delegato del Gruppo lombardo. Dottor Trapletti, parlare di IVS significa citare un’azienda dai grandi numeri. Ce ne può fornire alcuni? I numeri di IVS Italia sono propri di un grande leader di settore: 298 milioni di fatturato nel 2012, 2.050 dipendenti, 50 filiali in Italia e 9 all’estero (5 nel Sud e Nord della Francia e 4 Spagna nella’area di Madrid, Barcellona e Saragozza), 4 controllate (D.D.S. spa di Imperia, Eur Coffee srl di Roma, E.V.S. srl di Monza ed Eurovending srl di Trento). IVS ha 62mila clienti, gestisce un parco di circa 144.000 distributori, di cui 90.000 automatici e 55.000 semi automatici, che erogano circa 650 milioni consumazioni all’anno. Com’è composto il d’amministrazione? consiglio Il presidente del CDA è Cesare Cerea, il ruolo di amministratore delegato è svolto dal sottoscritto (responsabile per le attività di back-office) e da Massimo Paravisi (responsabile per il front-office); Antonio Tartaro è il CFO (Chief Financial Officer); come consiglieri ci sono gli ex soci della Italy1 Spac: Vito Gamberale (vice presidente CDA assieme a Paolo Covre), Carlo Mamola e Mariano Frey. A maggio è stato cooptato come consigliere indipendente il dottor Franco Tatò in sostituzione del Prof. Gian Maria Gros-Pietro, dimissionario per incompatibilità con altri incarichi. Qual è l’andamento del titolo IVS? L’andamento del titolo sul MIV è stato sostanzialmente stabile da maggio a novembre 2012. Il MIV è un seg- mento di Borsa dedicato solo ad operatori istituzionali, costituito da Borsa Italiana da poco tempo, quindi i volumi di azioni negoziate non sono elevati. I titoli sono, come si dice in gergo tecnico, illiquidi e non vi sono mai grossi scossoni per le aziende lì collocate. L’aumento dei volumi di azioni in vendita all’indomani della assegnazione delle azioni ai fondatori della Spac – che evidentemente non ha potuto trovare idonea contropartita di acquirenti stante la limitazione della platea che può accedere al MIV – ha comportato una discesa del valore del titolo dagli iniziali 10 Euro a circa 6.20 Euro. Nulla a che vedere, quindi, con i fondamentali dell’azienda che erano e sono sani. Immediatamente dopo la l’ingresso sull’MTA – ed in particolare sul FTSE MIB – ad un prezzo di 6.79 Euro, in presenza di un 35% di azioni in mano ad azionisti pubblici (cosiddetto “flottante”) – che diveniva così accessibile finalmente anche agli investitori privati – si sono generati vivacità ed interesse per il titolo rispetto a quanto accaduto sul MIV. Autorevoli report finanziari di Banca IMI ed Equita, tutti documenti pubblici, ci confermano, poi, che, il valore dell’azione IVS è sottostimato e che la sua consistenza reale sia intorno a 8-8.5 Euro (attualmente il titolo vale sui 7.20€ ). Sono stati staccati dei dividendi? L’assemblea degli azionisti, tenuta lo scorso 14 maggio, ha deliberato la distribuzione di un dividendo pari a Euro 0.125 per azione, per un importo complessivo di circa 4,8 milioni di Euro, con stacco 3 giugno 2013, “record date” 5 giugno e data di pagamento 6 giugno 2013. 16 luglio/agosto 2013 Al netto dei valori borsistici qual è la situazione finanziaria di IVS? I parametri sono più che soddisfacenti. Nel 2012, anno di crisi economica conclamata, i ricavi consolidati al 31 dicembre sono stati pari a 297.8 milioni di Euro, in aumento del 7% rispetto al 2011. L’Ebitda consolidato, pari nel 2012 a Euro 60,8 milioni, è risultato in crescita rispetto al 2011 (Euro 59.3 milioni), nonostante il forte aumento dei costi dei carburanti e dei trasporti. L’aumento del prezzo medio per erogazione è stato pari al 4.4% circa rispetto al 2011, con un prezzo medio a battuta di 43.3 centesimi contro i 38.4 del 2009. La crescita è continuata anche nel 2013 malgrado il perdurare della crisi e della disoccupazione in Italia. Abbiamo appena pubblicato la semestrale 2013 che ci consente di raggiungere un EBITDA (al netto dei costi delle operazioni finanziarie straordinarie) di oltre 64 milioni, con un fatturato consolidato di 158.4 milioni di Euro, in incremento del 7.4% rispetto al 30 giugno 2012 (147.4 milioni di Euro), grazie anche ad un aumento del prezzo medio per erogazione di circa il 3.2%. Il bilancio 2012 era stato pesantemente penalizzato da una posta meramente contabile legata alla fusione tra IVS e la Spac che contabilmente è stata considerata come una fusione inversa, “scaricando” un costo non monetario di circa 24 milioni. La semestrale rende giustizia alla redditività dell’azienda, presentando un utile netto di gruppo di oltre 4 milioni che sarebbe stato di oltre 8 milioni senza i costi straordinari legati al cambio di segmento borsistico e all’emissione del bond. Tali evoluzioni confermano come IVS stia costantemente aumentando la propria posizione di leader di mercato e come risulti premiante la maggiore presenza nei settori pubblico e travel, meno toccati dalla crisi economica rispetto al vending tradizionale. A proposito di bond. Quali sono i benefici che arriveranno dal prestito obbligazionario di 200 milioni di Euro garantito da BNP e Banca IMI? Lo scorso 4 aprile è stata completata l’emissione di un prestito obbligazionario senior da Euro 200 milioni, con scadenza 2020, tasso d’interesse pari al 7.125% e quotato sull’Extra-MOT di Borsa Italiana e sull’ MTF-Market del Luxembourg Stock Exchange. Tale operazione, i cui proventi sono principalmente stati utilizzati nei mesi di aprile e maggio 2013 per l’estinzione della maggior parte dell’indebitamento finanziario del Gruppo esistente al 31 Dicembre 2012, ci consentirà di rafforzare la flessibilità finanziaria e le capacità di sviluppo di IVS Group nel medio termine. Grazie a questa operazione IVS può ridurre significativamente la dipendenza dai prestiti bancari – la cui gestione tanto angustia molte aziende, altrimenti sane, nel nostro settore – ed allungare l’orizzonte temporale delle scadenze finanziarie sino al 2020, e per altre esigenze, incluse acquisizioni mirate. Questa operazione di emissione sui mercati pubblici internazionali – che ha visto una accoglienza entusiasta (domanda per 4 volte l’offerta) malgrado il difficilissimo momento per l’Italia – ha reso, quindi, granitiche le fonti di finanziamento della società. Effettivamente, però, gli interessi allo 7.125% non sono cosa banale (oltre 14 milioni di interessi all’anno)… Nel 2016 avremmo dovuto ridiscutere il debito con le banche e le proiezio18 luglio/agosto 2013 ni parlavano di tassi d’interesse ben superiori a quelli applicati in questo prestito obbligazionario. L’indebitamento netto è di 170 milioni e la cospicua liquidità disponibile ci consentirà continuare nello sviluppo per vie esterne. Toccherà al management operare con i giusti investimenti per garantire profittabilità ed annullare l’effetto dei tassi d’interesse. Capitolo acquisizioni. sono gli obiettivi di IVS? Quali Negli ultimi 5 anni IVS ha completato qualcosa come 60 acquisizioni. Nel corso del 2012, la capogruppo ha acquisito il controllo di alcune società italiane (Selecta Italia S.p.A., Fast Service Italia S.r.l., Mr. Vending S.r.l.) e di diversi rami di aziende di piccole dimensioni (in genere con fatturati inferiori a 1 milione di Euro) per un valore complessivo di circa 63 milioni di Euro. Nel primi tre mesi del 2013 sono state realizzate tre acquisizioni di piccole dimensioni: il 100% del capitale della società Liguria Caffè Automatico S.r.l. (veicolo societario contenente la concessione Nespressotm per la Liguria; acquisto perfezionatosi a febbraio 2013) e di due rami d’azienda, per un valore complessivo inferiore al milione di Euro. La nostra intenzione è quella di procedere ad acquisizioni “scientificamente mirate”. Lo scenario di volumi calanti richiede un approccio selettivo alle possibili acquisizioni. C’è da considerare che l’aumento dell’IVA dal 4% al 10% avrà certamente degli effetti sui volumi del Vending. È, quindi, possibile che le risorse necessarie per affrontare tale cambiamento in tempi relativamente brevi possano mettere in difficoltà alcuni operatori e contribuire ad un’ulteriore accelerazione dei processi di concentrazione del settore. La solida posizione finanziaria pone IVS nelle condizioni ideali per continuare l’attività di ricerca e negoziazione di possibili acquisizioni. Faremo, però, solo piccole operazioni di merger su società da 1 a 3 milioni di Euro di fatturato anche in zone in cui siamo già presenti ma che intendiamo consolidare. Su VM di luglio/agosto 2007, chiedemmo al presidente Cerea quale fosse il giusto valore di una gestione. Ci rispose che, volendo rientrare dell’investimento in 5 anni, il prezzo doveva essere pari a 5 volte l’Ebitda (o 6 € a battuta, supposto un’Ebitda di 10 cent, per battuta/mese). Con la crisi economica è cambiato il mondo, si figuri il Vending. I valori sono scesi e non torneranno mai più a quei livelli. Non faccio cifre ma siamo ben al di sotto dei 6 Euro a battuta. Comunque, l’uso del valore a battuta, vuoto per pieno, come indicatore per stabilire l’Equity Value di una gestione è ormai superato ed inattendibile. D’altronde parafrasando una celebre frase: non tutte le battute sono uguali! Noi oggi acquisiamo un’azienda in base alla reale redditività delle battute: è il margine per erogazione il focus che genera il prezzo di acquisto in una trattativa per la cessione d’azienda. Siamo ben lontani dai fattori moltiplicazione di alcuni anni fa. C’entra l’ingresso nel mercato dei fondi di private equity? L’ingresso dei fondi speculativi nel nostro settore in un momento di eccessiva (con il senno di poi, ovviamente) disponibilità di indebitamento ha avuto l’effetto di “drogare” e iperleveredgiare il mercato, scaricando su talune società un eccessivo indebitamento. La finanza credeva di aver fatto un colpaccio penetrando in un comparto ricco e generatore continuo di cash-flow; la crisi finanziaria e l’incapacità di taluni manager non esperti del settore ha portato al disastro, prosciugando le riserve di liquidità e le casse delle imprese e generando uno stress dei conti economici così violento che oggi vi sono realtà che hanno un debito di 1.5 volte il fatturato che avranno difficoltà a rimborsare. In passato certe iper-valutazioni si reggevano solo sulla disponibilità di debito e sulla leva da questo fornita. L’acquisto di una gestione veniva finanziato dalle banche sulla solvenza attribuita agli acquirenti, sulla loro capacità di rimborsare il debito contratto per l’acquisto. Certi fondi arrivarono a pagare un’azienda fino a 9 volte l’Ebitda, finanziando l’operazione un po’ con mezzi propri ma, soprattutto, con il debito bancario. Un modus operandi destinato a scomparire, perché le banche hanno 20 luglio/agosto 2013 ben capito che non possono più supportare certe operazioni a quelle condizioni. Ormai la leva non deve mai superare 3 volte e mezzo l’Ebitda prodotto annualmente dalla azienda. Siamo quindi al “game over” per una D.A. troppo “finanziaria”? Il ruolo che potranno giocare i fondi d’investimento in futuro sarà quello di “medico” al capezzale delle aziende acquisite, per curarne la “malattia” da eccessivo stress finanziario da loro stessi causata. Detto in parole semplici, vedo la finanza operante su società a rischio fallimento attraverso dei piani di ristrutturazione e riconversione. Uno scenario, direi, non proprio esaltante ma che reputo realistico. Purtroppo non tutte le aziende esistenti saranno destinate ad essere salvate. In questi frangenti la teoria economica ci dice che il numero degli operatori è immancabilmente destinato a ridursi di una percentuale a doppia cifra. Secondo lei, IVS rimarrà una “mosca bianca” tra le gestioni o ritiene ci sia le possibilità di assistere ad altre operazioni di quotazione in Borsa? Mi auguro di essere presto in compagnia, perché vorrebbe dire che vi sono altre gestioni che sono cresciute e hanno raggiunto numeri e capacità tali da avere la forza per sostenere un’operazione così importante e particolare coma la quotazione in Borsa. Inoltre ciò significherebbe che il settore è arrivato finalmente a compiere il sempre auspicato salto di qualità e ad attuare il ricambio a livello generazionale. Non serve necessariamente avere un fatturato da 300 milioni di Euro per quotarsi in Borsa. Ci può arrivare anche un’azienda da 80-100 milioni di Euro. I mercati messi a disposizione dalla nostra Borsa sono tanti e hanno diversi gradi di difficoltà, ma tutti consentono di approcciare una fonte di liquidità diversa dalle solite banche che hanno tanto anestetizzato la nostra finanza dal dopoguerra ad oggi. La quotazione rappresenta una forma di finanziamento alternativo a quello del debito bancario e funge da moralizzatore di un settore visto che, per legge, i report sull’andamento dell’azienda quotata sono pubblici, controllati con il bilancino e standardizzati. Si è quindi obbligati a mantenere certi comportamenti di correttezza imprenditoriale. Sei sempre sotto i riflettori e sei valutato dal mercato. Come siete riusciti a spiegare agli investitori il valore di un settore dai più conosciuto con la locuzione di “quelli delle macchinette”? Spiegare a grossi Gruppi della finanza e dell’industria, non solo italiani, cos’è il Vending non è stato facile ma, nel contempo, è risultato affascinante ed è per me e per le persone di IVS motivo di orgoglio. Pochi conoscono le potenzialità del nostro settore e la sua capacità di generare fatturati e redditività. Solo dopo aver raccontato come facciamo impresa e la qualità che offriamo a milioni di persone anche gli investitori si rendono conto del valore del servizio di cui ogni giorno usufruiscono nel loro ufficio o nella loro comunità. Tutti immancabilmente finiscono per guardare l’oscuro e familiare distributore automatico con un occhio diverso. Anche queste fasi sono momenti di sviluppo e visibilità per il Vending e ne favoriscono la crescita. Quale sarà, secondo IVS, l’impatto sulle gestioni del prossimo aumento dell’IVA dal 4% al 10%? Per noi, grandi player del settore, tale aumento non va considerato totalmente negativo. Esso, infatti, ridurrà il differenziale tra aliquote IVA su acquisti e investimenti (10% e 21%) e quella media del 4.5% sulle vendite. Tale differenziale, com’è noto, genera importanti crediti IVA che lo Stato poi stenta a rimborsarci. Si tratta di un aumento inevitabile per far quadrare i conti pubblici e che era già in ballo da tempo. È, sicuramente, meglio un incremento del 6% in un’unica soluzione, anziché fare come in Spagna e Francia dove il rincaro dell’IVA è stato frazionato in tanti micro-aumenti dell’1% (Spagna) e 2% (Francia). Questo secondo metodo rende più complicato ed oneroso l’aggiornamento dei prezzi con continui interventi su macchine e sistemi di pagamento. IVS, solo in Italia, gestisce oltre 90mila distributori sui quali occorrerà intervenire materialmente. una situazione di normalità, se per normalità si intende quella degli altri Paesi europei dove l’IVA viene rimborsata entro i 60 giorni dalla domanda. Il prestito obbligazionario da 200 milioni nasce anche correlato a questa situazione di incertezza sui tempi di incasso di una somma tutt’altro che trascurabile. Qual è la metodologia operativa che userete per l’adeguamento delle macchine? La crisi è molto forte in Spagna e si sta profilando minacciosa anche in Francia. In questi Paesi fatichiamo a crescere e a raggiungere le dimensioni che vorremo. Fa eccezione la Francia meridionale, dove invece IVS è il secondo operatore locale. Nel 2012, il fatturato in Spagna ha avuto un leggerissimo aumento (+0.2%), mentre in Francia è calato del 2.9%. Nel primo trimestre del 2013 i volumi di battute sono scesi del 6.9% in Spagna e del 5.4% in Francia rispetto all’identico periodo del 2012. Per cercare uno sviluppo stiamo puntando su un incremento della forza commerciale, su acquisizioni mirate e sull’ottimizzazione dei costi di fornitura grazie alle sinergie con la sede centrale in Italia. Non è, per il momento, nostra intenzione aprirci ad altri mercati esteri. Le azioni operative e di politiche di prezzo connesse a tale incremento sono già state considerate ed avviate dal management e tra queste si inserisce anche la decisione di anticipare al primo semestre gli investimenti in macchine, in quanto nei mesi successivi molti degli addetti tecnici (oltre che i commerciali) saranno impegnati in un lavoro straordinario sul campo per l’adeguamento dei prezzi e le relative modifiche ai distributori automatici. Sicuramente tutto questo lavoro comporterà un aggravio economico, generando costi tecnici straordinari che in qualche modo tenteremo di condividere con i nostri clienti. D’altra parte è una imposizione stabilita dal legislatore che colpisce i consumatori e non può essere a nostro carico. Qual è, per IVS, la situazione dei rimborsi IVA? IVS genera qualcosa come 4/5 milioni di crediti IVA al trimestre. Nel momento peggiore per le casse nazionali siamo arrivati a vantare nei confronti dello Stato quasi 35 milioni di crediti. Per ora ci sono arrivati tre rimborsi arretrati, ma siamo ancora lontani da 22 luglio/agosto 2013 La presenza in alcuni Paesi esteri fanno di IVS una multinazionale del Vending. Come valuta i mercati in cui operate? Quali le differenze tra i mercati oltre confine e quello italiano? Sembrerà paradossale, visto che è considerata una storica “spina nel fianco” del Vending italiano, ma da noi la marginalità è più alta che in Spagna e Francia. Prendiamo l’esempio della Francia: lì ci sono tanti elementi che concorrono ad una minore redditività delle battute: le alte spese del personale dovute al re- gime delle 35 ore lavorative settimanali e alla rigidità degli orari, ma anche gli elevati costi delle materie prime, in primis l’acqua. Proprio per permettere un’adeguata profittabilità alla nostra attività oltralpe abbiamo deciso di rivolgerci a clienti mediopiccoli che ci garantiscono un ritorno di marginalità rispetto alle grandi locazioni e agli appalti pubblici. L’anti-economicità di certi appalti per enti pubblici è fatto conclamato. IVS ne ha vinti di importanti, ultimamente quello di Poste Italiane. Quali considerazioni suggerisce l’aggiudicazione – costi quel che costi – di questo tipo di gare? Chiariamo subito una cosa. L’appalto nazionale di Poste Italiane non l’abbiamo vinto per i prezzi bassi di vendita e i ristorni. È sufficiente farsi un giro nelle locazioni e controllare a quanto vendiamo cibi e bevande. Siamo arrivati primi grazie all’innovazione di prodotto e di servizio. Abbiamo lavorato di concerto con i principali attori dei sistemi di accettazione delle carte di credito e di debito (Mastercard, Visa, Carta Sì, Consorzio Triveneto), Poste Italiane e il nostro fornitore MEI per sviluppare un sistema di pagamento con carte di credito consono al Vending. Perché questo sistema fosse realizzato abbiamo dovuto spiegare a tutta la comunità tecnica delle carte di credito cos’è la Distribuzione Automatica, come funziona il mercato e fargli “digerire” alcuni paletti (tra cui le loro commissioni…). Di fatto IVS ha oggi la più grande rete di POS italiana e l’ha creata per i micro pagamenti. I nostri clienti possono pagare con carte bancarie e postali senza addebito di costi e senza l’uso del PIN. Poste Italiane S.p.A. cercava essenzialmente questo per ampliare l’utilizzo della carta PostePay. L’accordo prevede che il sistema venga installato su tutti i 2mila d.a. presenti nelle sedi di Poste Italiane e in altrettante macchine al di fuori del loro circuito. IVS installerà, perciò, circa 4 mila punti selfservice gestiti con pagamenti con carte di credito. Agli appalti anti-economici, invece, non partecipiamo, o non arriviamo mai primi. Usiamo una tattica commerciale più aggressiva solo quando dobbiamo difendere lo- cazioni già in portafoglio dalle offerte di altri competitor. Come giudica la concorrenza delle imprese di Ristorazione Collettiva? Le ritengo dei competitor importanti, ma non per il ribasso dei prezzi e gli alti ristorni, per i quali si sono negativamente distinti negli ultimi periodi, ma per come possono integrare il servizio vending nel loro core business. Il loro punto di forza è il Global Service attraverso cui, sfruttando politiche di scontistica ed economie di scala, riescono a prendere l’appalto della mensa, delle pulizie, del ristoro automatico, ecc., magari utilizzando lo stesso personale. Il fatto che comincino a partecipare e a vincere grandi appalti è un segnale di un nuovo attore con cui dovremo confrontarci seriamente. Il Vending però, ha alcuni fattori tecnici non trascurabili che possono fare la differenza come è accaduto in passato quando gruppi, anche grandi, hanno poi deciso di ritirarsi dal nostro mercato. IVS è una realtà ramificata sul territorio. Quale sforzo organizzativo implica una così ampia struttura? Abbiamo centralizzato tutte le attività di acquisti, logistica, amministrazione, controllo di gestione, personale, IT, ecc., sotto un’unica unità operativa, a Seriate. Si deve massimizzare l’efficienza del sistema e se deleghi troppe funzioni alle filiali non riesci poi ad organizzare e gestire il back-office. È stato un processo lungo e non privo di difficoltà, perché non è mai facile togliere delle responsabilità alle filiali nate quali società indipendenti, ma è l’unica via percorribile, visti il peso che hanno per noi certi centri di costo ed attività. Due esempi: i costi del personale rappresentano circa il 30% del fatturato IVS, mentre gli acquisti sono pari al 26%. Visto la vostra forza contrattuale, avete mai pensato di farvi costruire delle macchine “taylor made”? Sì, questo accade normalmente quando vediamo la possibilità di sviluppare un segmento di mercato. La nostra dimensione ci permette di stabilire accordi in esclusiva e portare a termine progetti innovativi che consentono ad IVS di continuare a svi- lupparsi anche attraverso la propria rete commerciale, senza dover ricorrere sempre ad acquisizioni per crescere. È accaduto in passato e sempre di più accadrà in futuro. L’ultimo esempio è stato il distributore Italy Cup che ci ha consentito di rilanciare il segmento OCS. L’OCS e la famiglia sono ancora un business per un gestore? Perché questo servizio sia redditizio servono investimenti in macchine e prodotti. La politica commerciale del prezzo nel monoporzionato è inutile perché è troppo forte la concorrenza delle vendite su internet. In IVS abbiamo lavorato sull’ottimizzazione dell’offerta, cercando di “chiudere” i sistemi attraverso il controllo dei consumi sulla macchine e variando il più possibile le referenze per staccarci dagli standard di mercato che l’ufficio o l’utente trova sui canali paralleli. Facendo così abbiamo perso un po’ di volumi ma abbiamo più redditività sulle vendite. È una modalità che implica costi, ma serve per non vedere morire questo tipo di Vending. Di fatto lo stiamo” spostando” verso un servizio di tipo tradizionale, automatico. L’OCS classico è destinato a perdere sempre più spazio a favore della “gestione internet”. Sembra che l’80% dei consumatori sappia poco o nulla su chi gestisce le macchine? Come IVS intende rafforzare il proprio brand? È da poco partita una campagna pubblicitaria istituzionale su “Il Sole 24 Ore” e “Il Corriere della Sera” per riaffermare i valori fondanti di IVS – leadership, servizio ed energia positiva – arricchire l’identità del marchio ed attirare l’attenzione sulla recente quotazione presso Borsa Italiana. L’identificazione di IVS avviene anche attraverso la brandizzazione delle divise del nostro personale, dei furgoni, dei d.a. e delle relative locazioni. Lei fa parte sia del consiglio direttivo di Confida, sia di quello di Venditalia Servizi. Qual è il suo pensiero sulla nostra associazione? Il giudizio è positivo. Ritengo che la politica di valorizzazione e difesa del nostro settore presso istituzioni ed opinione pubblica non abbia paragoni – per intensità e coerenza – con il passato. Un lavoro così non era mai stato fatto. Oggi Confida non è più un’Associazione di pochi ma l’Associazione di tutta la filiera, in cui tutti si possono ritenere partecipi. Concordo anche con la scelta di rimanere equidistanti dalle dinamiche commerciali di mercato. Confida non potrà mai schierarsi con questa o quell’azienda. Il suo compito è di fare lobby ai massimi livelli istituzionali per promuovere il Vending ed evitare che si arrivi a decisioni deleterie per il nostro comparto. A tale riguardo sosteniamo la proposta avanzata dal’associazione di istituire un credito d’imposta per le gestioni che investiranno in macchine, accessori e prodotti. Sarebbe un bel modo per attutire l’impatto dell’aumento dell’IVA, sbloccare gli investimenti e dare ossigeno ai fabbricanti. Per finire, la quotazione in Borsa è per IVS un traguardo da consolidare o una strada tracciata verso il futuro? Riprendendo quanto già dichiarato dal presidente Cerea: la nostra dote è sapere guardare lontano, i cambiamenti non ci spaventano. In un mercato difficile abbiamo rafforluglio/agosto 2013 23 zato la nostra posizione di leader, dimostrando di essere una grande squadra capace di affrontare ogni genere di progetti. La sedia di alloro è pungente e non è adatta alla squadra IVS. Non ci fermiamo a specchiarci ma guardiamo sempre alla tappa successiva. La Borsa è per noi un traguardo importante, ma è solo una tappa intermedia. Vogliamo continuare a crescere. Enrico Capello IVS ITALIA PROMUOVE LA SALUTE SUL POSTO DI LAVORO IVS Italia, grazie alla impulso prodotto dalle funzioni responsabili degli uffici Qualità/Ambiente (Francesco Ferrari) e Marketing (Laura Rodriguez e Nicola Gualdi), ha aderito all’ENWHP, il Network Europeo di Promozione della Salute sul posto di Lavoro. Ciò, in ottica dell’accreditamento del certificato WHP, l’attestazione che premia le aziende che adottano strumenti di promozione della salute. È evidente come l’attenzione al benessere di chi lavora all’interno di un gruppo incida positivamente sia sulla capacità operativa del lavoratore, sia sulla produttività dell’azienda. Per questo IVS Italia, dopo il progetto “Educazione alimentare nelle scuole” e il premio “Azienda Family Friend”, per cui è stata fregiata del logo “Conciliazione Vita-lavoro”, si adopera ancora una volta nell’ambiente sociale-lavorativo. In che modo? Nel triennio 2013-2015, IVS svilupperà un percorso di promozione della salute che per quest’anno prevede: in tutte le aree break aziendali l’opportunità di visionare un “poster informativo sul tema”; utilizzare delle tovagliette per pranzare (stampate con informazioni sugli abbinamenti per mangiare equilibrato); approfittare della disponibilità di frutta fresca; utilizzare una bilancia per seguire i miglioramenti del giro vita. La seconda area tematica sarà supportata da dati informatici relativamente a: dotazioni di sicurezza dei mezzi aziendali; manutenzioni programmate; corsi di guida sicura; nomina del Mobility Manager. Anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) considera il posto di lavoro come l’ambiente ideale per la promozione della salute sociale. Garantire, quindi, un biotopo lavorativo sano, in cui si sviluppi il benessere psi- cofisico delle persone, non può che essere un caposaldo di una società progredita. Il progetto europeo ENWHP ha delle specifiche espressioni nazionali che, nel caso italiano, trovano i propri alfieri in Regione Lombardia, Confindustria Bergamo e ASL Bergamo. Grazie a loro e alle 34 aziende italiane che fanno parte del progetto, di cui IVS Italia è capofila, anche nel nostro Paese si inizia a ragionare secondo la filosofia che sottendono il progetto: “Dipendenti sani in aziende sane”. L’asilo aziendale all’interno di IVS Italia a Seriate 24 luglio/agosto 2013
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