IL DIARIO IMMAGINARIO DI FRAMURA IL DIARIO
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IL DIARIO IMMAGINARIO DI FRAMURA IL DIARIO
IL DIARIO IMMAGINARIO DI FRAMURA IL DIARIO REALE DI FRAMURA 3 giugno Maricruz e io siamo arrivati a Framura e Donatella ci ha incontrati in centro e, seguendo la sua auto, siamo arrivati alla residenza. Era pomeriggio tardi e il sole a occidente gettava sul mare un manto giallo luccicante. Ci è stata mostrata la casa e siamo usciti in giardino dove ci siamo seduti con Donatella, abbiamo preso il tè, e abbiamo ricevuto una breve introduzione alla residenza, i dintorni e i posti da visitare. Piú tardi siamo saliti nella nostra camera per disfare le valigie. Il posto è straordinariamente bello. Ci era stata preparata una cena di pasta, vitello, verdure e un egregio vino rosso leggero. Dopo cena abbiamo cercato di leggere, ma eravamo troppo stanchi sicché siamo andati a letto presto. 3 giugno Qui comincia il diario del nostro soggiorno a Framura. Siamo partiti nella Toyota Prius nuova di zecca di Maricruz da Madrid alle 14 del primo del mese e abbiamo passato la notte a Girona, una città tranquilla con strette viuzze di acciottolato, molto medievale specialmente al lume pressoché inesistente dei lampioni. Siamo partiti il giorno seguente a mezzogiorno (dopo aver imparato a usare il nostro GPS) e abbiamo attraversato il paesaggio spettacolare che va da Nizza a Ventimiglia: tanti tunnel e viadotti drammatici per non dire paurosi. Abbiamo pernottato a Imperia in un simpatico alberghetto sul mare e abbiamo cenato ottimamente in un ristorante vicino dove si dava il caso stesse cenando la nazionale femminile italiana di pallanuoto. Erano molto sane, molto larghe di spalle, e molto grosse. Il viaggio per Framura è iniziato verso le dieci di mattina. Siamo usciti a Rapallo dove pensavamo di pranzare ma c’era troppo traffco e mancanza di posteggi sicché proseguimmo per Chiavari dove abbiamo trovato un posteggio e abbiamo fatto un eccellente pranzo leggero in un simpatico ristorante vecchio stile, sorprendentemente silenzioso. Abbiamo continuato per Framura e qui all’uscita ci hanno accolti Donatella e Carlo. Abbiamo appreso che Carlo è il proprietario della casa dove staremo. Li abbiamo seguiti lungo stradine per circa venti minuti, e siamo arrivati a Framura verso le 15.30. Niente — neppure le fotografe che avevamo visto — ci aveva preparati per lo spettacolo del posto. Il mare esiste con un’ intensità da me mai prima sperimentata; la sua estensione, il suo blu, le macchie di luce sull’acqua distante. Domani sarò più preciso nella mia descrizione. Carlo, che non solo è il proprietario, ma sarà pure il cuoco per tutto il nostro soggiorno, sta preparando la cena. Lo osservo al lavoro. Gli dà piacere, per la non ultima ragione che è molto bravo in questo campo. La cena è stata eccezionale: del sampietro (un grande pesce piatto), cotto su patate cosparse di capperi, ripieno di aglio e rosmarino, e circondato da pomodorini. Durante la cena la conversazione è stata vivace: si è parlato molto dei tentativi che fece Canova per recuperare le opere d’arte italiane sottratte dai francesi. Donatella e Carlo sono molto cari. Federer ha battuto Djokovic sullo schermo muto della TV. 4 giugno Ci siamo svegliati riposati. Ho fatto un sogno in cui camminavo per una città dove le persone brillavano come lampadine da pochi watt. Il fatto che io stesso non brillassi non mi dava fastidio. Ho preso il caffè, Maricruz il té. Poi siamo andati in centro. Al ritorno abbiamo deciso di passare il pomeriggio sul bordo della piscina a leggere. Sto ancora leggendo la prima parte del Don Chisciotte. Scrivere alcunché a parte questo diario é al di sopra delle mie capacità. Mi sembra persino di non poter pensare. Mi domando come riuscirò a sostenere la conversazione che dovrò portare avanti con Massimo Bacigalupo sulla spiritualità nella poesia americana. In serata abbiamo fatto un altro giro a Framura e abbiamo deciso di esplorare le altre cittadine lungo la costa, specialmente Porto Venere, che ricordo dalla mia prima visita in Italia nel 1960, un bellissimo borgo dove si poteva sedere in uno dei caffè sul mare e guardare oltre il porto fno a Lerici. Volevo anche visitare Sestri Levanti dove nel corso di un viaggio scriteriato in Spagna la mia Lambretta si bloccò e dovetti abbandonarla. E naturalmente dobbiamo visitare Genova e mangiare la farinata. 4 giugno Stamattina Massimo e Angela e il loro amico Popi sono venuti a trovarci a Framura e Donatella li ha incontrati alla stazione, poi li ha accompagnati al villaggio su per la collina. Noi ci siamo andati a piedi: circa 400 scalini per varie viuzze. Ero assolutamente esausto. Ma abbiamo trascorso un’ora piacevole prendendo un caffè nella piazzetta. Dopo siamo scesi a casa, Carlo ha preparato dei fusilli al pesto e pomodorini affettati. C’era anche dell’altro, ma non ricordo cosa. Poi Massimo è andato a fare una nuotata, Maricruz ha fatto un sonnellino. Non sono riuscito a far funzionare la TV, che ogni tanto va in tilt, sicché ho perso la fnale femminile del Roland Garros. Ho letto qualche pagina del Don Chisciotte. Quando Massimo è tornato dalla spiaggia, abbiamo registrato la nostra conversazione sulla spiritualità nella poesia americana, un tema in cui ho tradito la mia ignoranza. In effetti, ora che ci penso, non c’è argomento sul quale non tradisca la mia ignoranza; e questo comprende anche l’argomento eternamente sfuggente della mia poesia. Massimo ha fatto delle domande assai vivaci e ha fatto del suo meglio per tirarmi fuori qualcosa. Ma cosa c’era da tirare fuori? Bene, abbiamo parlato, e Donatella che ha assistito allo scambio, come anche Popi, è stata generosa nel suo apprezzamento. Ma era sincera? Sono sicuro che si aspettava di più. La cena era pronta. Carlo aveva fatto una succulenta grigliata di bistecche e salsicce. E abbiamo gustato un’ottima torta alla crema. Poi abbiamo accompagnato a piedi Massimo, Angela e Popi alla stazione. Per tornare abbiamo dovuto fare una bella salita. Sono esausto. E non ho nessuna idea. 5 giugno Mi sono svegliato e mi é venuta voglia di continuare a scrivere i brani di prosa che pensavo di aver finito a febbraio. Mi è venuta 5 giugno Stamattina ho fatto una lunga passeggiata in paese, per una strada diversa. E’ stato stancante come la vecchia un’idea su una gamba fantasma. Un uomo con una gamba sola sente un crampo nella gamba fantasma e aspetta che il dolore passi. Prova a stirarsi ma teme che il dolore torni. La sua gamba fantasma va meglio sicché si alza in piedi ma la gamba fantasma non lo sostiene. Cade. Il giorno dopo va dal dottore e prende accordi perché la gamba fantasma sia amputata. Il dottore si offre di operarlo gratis. L’uomo viene sottoposto ad anestesia. La gamba viene rimossa. Ma la gamba fantasma sviluppa una propria gamba fantasma. Anche questa provoca dolore all’uomo. Il dottore dice che l’uomo dovrà subire un’altra amputazione. La cosa va avanti per anni. Il numero delle gambe fantasma dell’uomo supera il centinaio. La storia non ha conclusione. Ho deciso di non scrivere altri pezzi in prosa. Chiaramente, la mia incapacità di trovare una soluzione al problema della gamba fantasma era un segno che dovevo rinunciare. strada. A pranzo, è arrivato Luca, un amico di Carlo, con i suoi genitori. Luca mi è parso una persona gentile e rilassata, fondamentalmente piacevole. Lui è rimasto, i genitori sono ripartiti. Ero stanchissimo. La passeggiata mi aveva distrutto. Ho continuato a leggere Don Chisciotte e ho guardato Nadal battere Federer. Non mi sentivo affatto bene, ma ho cenato soffiandomi di continuo il naso. O era una reazione allergica o mi ero preso un brutto raffreddore. Tutti gli altri erano in gran forma. Maricruz e Donatella erano particolarmente vivaci. Abbiamo deciso di visitare Ivana e Alessandra a Bogliasco. La villa a Bogliasco é bella come la ricordavo. Siamo andati in quattro a Genova in macchina per un pranzo di farinata. Deliziosa. 6 giugno Stamattina un’altra passeggiata. Ottimo esercizio scendere la collina e risalire. Un’altra giornata splendida, per cui abbiamo decidere di andare in auto a Porto Venere per pranzo. Maricruz ha guidato e io ho meditato sull’impossibilità e l’insignificanza della fama. Beh, non la fama in senso esatto, ma il tipo di fama che si autogenera e che continua a lungo dopo la morte. In altre parole, ció che chiamiamo immortalità. Mi limito a considerare l’immortalità degli scrittori. Diciamo che ci sono cento scrittori che risiedono nella Stanza dell’Immortalitá, la sala centrale del Palazzo dell’Aldilà. Così come l’American Academy of Arts and Letters non ammette più di 250 membri, così la Stanza dell’Immortalitá non ammette piú di 100 scrittori. Uno scrittore può entrare nella stanza dei cento solo se uno dei cento ammessi è buttato fuori perché la sua fama è decresciuta o addirittura svanita. Il periodo di attesa già per il tentativo di entrare è di cinquant’anni. Molti che hanno una stima esagerata dei propri meriti si mettono in 6 giugno Il mio naso tappato mi ha quasi impedito di respirare. Uno spray è stato solo parzialmente efficace. Lo Zyrtec non ha funzionato. In qualche modo sono riuscito a fare una gran bella passeggiata nella prima parte della giornata. fila e bussano alla porta principale. Si apre una finestrella e la faccia dell’usciere appare e chiede il nome dell’aspirante. Gli ci vuole solo un secondo per dire sì o no, ma la risposta è quasi sempre no. Io ho aspettato in fila quasi 200 anni prima di arrivare alla porta e bussare. Il portiere chiede il mio nome. “Strand, Mark Strand”, rispondo. Con mia sorpresa la porta si apre e vengo fatto entrare. Sono curioso di sapere chi è stato cacciato per fare posto per me, ma sono troppo sbalordito dalla mia fortuna per chiederlo. Gli altri, uomini e donne, sono coricati su sedie a sdraio con gli occhi chiusi, e nessuno dice niente. Anch’io mi accomodo. Ma dopo un quarto d’ora viene da me un tizio e dice: “Signor Strand, ora deve andarsene”. “Così presto?” mi lamento. “Temo di sì”, risponde. “Vede, uno studioso autorevole ha appena pubblicato un libro in cui dice che di tutte le poesie del secolo XX le vostre sono fra le peggiori. Questo volume persuasivo ha controbilanciato le lodi che le ha riservato uno studioso meno autorevole il quale sosteneva che gli anni seguiti alla sua morte erano stati ingenerosi nei confronti della sua reputazione la quale in realtà era meritevole di una rivalutazione”. In meno di un secondo mi trovai fuori dalla Stanza dell’Immortalità, che mi parve, dai quindici minuti che vi trascorsi, non il genere di posto che fa per me. Maricruz e io abbiamo pranzato con un buon piatto di spaghetti alle vongole veraci. Per dessert ho preso della panna cotta al mandarino. Siamo tornati a Framura a fare un sonnellino. Ho risposto ad alcune mail. Cena leggera. 7 giugno Oggi ero un po’ disturbato di stomaco. Ho deciso di non mangiare niente, prendere del tè e starmene in giardino a leggere Don Chisciotte. 7 giugno Oggi mi sento meglio e mi sto avvicinando alla fine della parte prima di Don Chisciotte, divertendomi molto a leggere di un inganno dopo l’altro, di lacrime versate e tragedie evitate, e della folle dignità del protagonista. Carlo ci ha fatto fare un giro a Levanto, una cittadina molto tranquilla che un tempo era un porto operoso dove le barche venivano per essere riparate e armate. Abbiamo fatto un pranzo veloce, la cosa migliore era la focaccia e quella meno gustosa la farinata troppo salata. Al ritorno Carlo ci ha portati in uno dei suoi posti preferiti. Ha posteggiato sul lato della strada, dopo aver guidato per circa venti minuti, sempre salendo una delle strade più tortuose che io abbia mai visto. Questo posto di Carlo valeva l’escursione. Eravamo sul dosso in cima a un colle assai alto e la vista si estendeva per decine di miglia di colli e valli fittamente boschive e densamente verdi. Più tardi abbiamo fatto una cena semplice, preparata da Carlo con la consueta facilità ed eleganza. Il mio naso è di nuovo tappato, ma ho la sensazione di stare meglio. Domani Maricruz e io prendiamo il treno per Genova. 8 giugno Oggi siamo andati a trovare Massimo Bacigalupo a Rapallo. Ci ha fatto fare un giro della cittadina, indicando i luoghi dove sono passati Yeats, Pound e Hemingway. Poi siamo usciti per una veleggiata sulla sua barca e quando eravamo abbastanza lontani dalla costa abbiamo fatto una nuotata. L’acqua era freddina, ma il sole era particolarmente caldo e così non mi sono venuti dei brividi come temevo. Più tardi siamo saliti a casa di Massimo, abbiamo incontrato sua moglie Angela, molto simpatica, e abbiamo cenato. Dieci anni fa avevo scritto qualche sciocchezza nel suo libro degli ospiti e questa volta ho scritto delle sciocchezze più indovinate. E’ stato molto bello e il viaggio di ritorno è stato piacevolissimo. Di nuovo mi è venuta un’urgenza indesiderata di scrivere, di continuare i brani in prosa che per qualche tempo mi hanno dato tanto piacere. Questa volta, con Maricruz al volante, ho pensato di continuare a lavorare su “Le circostanze squisite della mia espulsione” e “Il Ministro della Cultura alla vigilia della sua esecuzione”. 8 giugno In effetti oggi sto meglio. Il naso non è più bloccato. Ho solo un’irritazione alla gola, probabilmente perché ho esagerato con lo spray nasale. Pur non essendo guarito al 100%, mi sento benino. E ho iniziato la parte II del Don Chisciotte, che conto di finire prima di arrivare a Civitella Ranieri fra 10 giorni. Ho paura che questo diario deluderà Donatella, nella cui rivista dovrebbe apparire, e tutti gli altri che dovessero leggerlo. Faccio questo e quest’altro, ma non mi vengono pensieri interessanti su questo e quest’altro, né alcuna idea su come salvare il mondo. Ahimè, il mondo non fa nessuna comparsa in questo diario, il primo che io abbia mai cercato di tenere. Cioè, tranne quello immaginario che ho composto prima di arrivare qui. In questo momento, sono in salotto, e guardo il mare mosso. Il vento soffia, le onde s’infrangono sugli scogli, scagliando in alto fiori di schiuma. Ieri sera e stamane, fino a circa un’ora fa, ha piovuto forte e il mare era scuro e solcato da bianche creste. Noto delle chiazze di acqua verde chiaro che i miei occhi ignoranti interpretano come segni di un fondo sabbioso. Ma dove oggi c’è il verde, ieri non c’era. Le chiazze di verde pallido sembrano migrare e ora erano proprio davanti a casa nostra. Non ho una spiegazione razionale o veridica del fenomeno. Il cielo si è schiarito abbastanza. Tratti di blu si intravedono attraverso piccolo squarcio nelle nuvole, che ora sono bianche, non grigio scure e minacciose come prima. Avevamo programmato di andare a Genova per riportare a Massimo il portamonete che ha dimenticato qui sabato. Il tempo si è messo in mezzo, così andremo domani. Ora, per la prima volta oggi, noto del sole sull’acqua. Patrizia, che fa le pulizie, lava la biancheria e a volte cucina, ha preparato un ottimo pranzo di melanzane alla milanese. Non era tutto lì, ma certo era il piatto forte e piú gustoso a parte la stupenda crostata di ciliege che ci ha offerto per dessert. Ne ho preso tre fette. 9 giugno Un altro giorno in cui ci siamo chiesti perché mai qualcuno potrebbe scegliere di vivere in qualsiasi altro posto. Pranzo leggero, bagno in piscina. Mentre facevo il morto in acqua ho pensato di scrivere un altro brano in prosa intitolato “Prove dell’infinito”, ma naturalmente, e in tutta modestia, ho resistito alla tentazione. Maricruz e io decidiamo di andare in un ristorante locale, che ci è stato caldamente raccomandato da un uomo magrissimo in camicia bianca e scarpe da tennis giallo acceso. Ha detto che la focaccia è assolutamente la migliore. Dunque abbiamo cenato lì ed aveva quasi ragione, il che vuol dire che aveva un po’ torto. Ma avendo deciso che c’è di peggio che avere un po’ torto ce la siamo goduta, e abbiamo giudicato la focaccia veramente ottima. Fra qualche giorno sarà un mese che sono lontano da New York. Non ne ho sentito affatto la mancanza; tanto basta per la mia vita in America. Se Jessie e Lucian fossero trasportati qui insieme ad alcuni dei miei amici, come sarebbe perfetta la vita lontano dalla “nazione più potente del mondo”. Stasera c’è una brezza fresca dal mare e ho sconfitto la tentazione di scrivere un’ altra prosa intitolata “Le impurità dello specchio” in cui lo specchio è descritto come una discarica. 9 giugno Scrivo queste righe il 10. Ieri, 9 giugno, siamo andati a Genova, abbiamo visto Massimo e gli abbiamo restituito il portamonete, abbiamo incontrato Alessandra e Ivana, e tutti e cinque abbiamo visitato la Chiesa del Gesù, una vistosa e decoratissima chiesa-scrigno con una varietà di marmi maggiore persino che nella chiesa dei Portoghesi di Roma. Poi siamo andati a prendere della farinata in un ristorante dove Ivana e Alessandra mi avevano portato l’anno scorso quando ero a Genova per il Festival Internazionale di Poesia. Tutto il tempo mi sentivo poco bene. Il naso era così tappato che non potevo respirarci. E ho cominciato a tossire finché il petto mi ha fatto male. Dopo pranzo, Massimo ci ha lasciato per tornare a Rapallo mentre noi quattro siamo andati a Bogliasco dove Alessandra conosceva una farmacia che sarebbe stata aperta, infatti erano le 14.30 e tutte le farmacie vicine di Genova erano chiuse. Mi sono procurato dei rimedi per il raffreddore che, ho scoperto dopo, hanno avuto scarsi effetti. Mi hanno portato da un dottore che Alessandra conosceva, e che mi ha prescritto i farmaci antinfluenzali che avevamo appena comprato in farmacia. Maricruz e io abbiamo preso il treno per rientrare a Framura. Abbiamo dovuto cambiare a Sestri Levante per Levanto, e poi prendere un altro treno nella direzione opposta per Framura. Siamo arrivati alle 8. Carlo aveva preparato, ancora una volta, una cena eccellente di riso e gamberi. Dopo cena ho cominciato a provare le medicine che avevamo comprato. Ho infilato la testa in un asciugamano sopra una bacinella d’acqua bollente. Nessun effetto. Ho preso l’Afrin prima di andare a letto, almeno mi ha liberato le narici. Ho dormito sostenuto da due guanciali. 10 giugno Al risveglio mi accorgo della debolezza di questo diario. Non ho parlato a sufficienza del vero piacere di stare qui. Questo piacere è ovviamente del tutto sensuale: il contatto dell’aria, il profumo del mare, dei fiori, il canto degli uccelli. I minuti passati in uno stato di stupefatto entusiasmo nel quale si forma una relazione fra il piacere e l’infinito! E’ una relazione così potente che si pensa che essi collaborino nella creazione dell’inerzia. E questo diario? Forse dovrei scrivere una prosa intitolata “Una meditazione sulla falsificazione”. Ma perché? Perché scrivere qualsiasi cosa? L’evanescenza non é cosa da ridere… e fra pochi giorni ce ne andiamo da questo posto. 10 giugno Oggi mi sento molto meglio. Luca e Donatella sono di nuovo qui, dopo un’assenza di diversi giorni. Andiamo tutti a Porto Venere dove ceniamo. 11 giugno L’ultimo giorno tutto qui. Domani andremo in macchina a Basilea per la fiera dell’arte. Già prevedo di essere irritato non solo dall’ “arte”, ma anche dalle spiegazioni/giustificazioni offerte dai galleristi che sanno poco dell’arte e molto del denaro. Ma ecco che penso ancora a un’altra prosa basata su quello che mi disse una giovane al suo ritorno dalla Norvegia, e cioè che non c’è 11giugno Questo è stato il nostro ultimo giorno intero a Framura. Di mattina ho scritto un breve articolo sulla poesia per il supplemento culturale domenicale del giornale finanziario, Il Sole-24 Ore. Me l’hanno chiesto, dandomi meno di 24 ore per scriverlo, e non ho la minima idea se stamperanno quel che ho scritto. Oggi sono rimasto in casa, sperando che il mio naso si liberasse e che la Siamo andati ed è stato spettacolare come ricordavo. Il castello e la chiesa mi hanno stupito come cinquant’anni fa: ancora magnificamente posti su un promontorio con onde frangenti sulla sua base rocciosa. Ma il resto è cambiato. Nuove case, un garage sotterraneo, motoscafi dappertutto, e alcuni yacht ancorati nella baia così grossi come solo dei miliardari possono permetterseli. La Spezia, che abbiamo attraversato per arrivare a destinazione, sembrava molto più grande di quel che ricordavo. Ma la mia memoria è lacunosa. Non ricordo neppure come e con chi sono venuto a Porto Venere la prima volta. Solo la folgorazione della sua bellezza si è conservata. La fila di case medievali, alte e sottili, le barche da pesca dai colori chiari ormeggiate dirimpetto ai pochi caffè all’aperto formano ancora l’immagine del luogo che resterà con me. Abbiamo preso una lancia a motore attraverso il braccio d’acqua per raggiungere un eccellente ristorante specializzato ovviamente in pesce, e abbiamo mangiato all’aperto. Carlo ha ordinato per tutti. Tutto era ottimo. Problema: il mio naso era bloccato più che mai, la mia tosse era peggiorata, e ahimè ho ecceduto nel mangiare. Il viaggio di ritorno, come quello di andata, ha preso un’ora. vento a Oslo. Potrei scrivere di Oslo qui a Framura dove il vento è forte e il mare è verde? Lo potrei ma non lo farò. La nostra ultima cena è deliziosa: spigola, ottimamente cotta al forno, patate bollite, insalata verde, vino ligure fresco. Il mare è scuro mentre scrivo queste righe. Le persiane sono abbassate. Il domani procede passo passo attraverso il globo terrestre. tosse cessasse. Entrambi sembrano in fase di miglioramento. Domani puntiamo su Lucerna.