Rotavapor® Büchi: un successo lungo 50 anni
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Rotavapor® Büchi: un successo lungo 50 anni
020_024_BUCHI_COVER STORY.qxd 25-01-2008 9:58 Pagina 20 Cover Story a cura di Simone Giordano Product Manager Evaporation Büchi Italia S.r.l. In primo piano Büchi Rotavapor Büchi: un successo lungo 50 anni ® 20 LAB IL MONDO DEL LABORATORIO gen./feb. 2008 020_024_BUCHI_COVER STORY.qxd 25-01-2008 9:58 Pagina 21 1957 Nasce il primo Rotavapor® Raccontare la storia di un apparecchio scientifico che compie 50 anni significa raccontare l’evoluzione delle scienze chimiche dal dopoguerra ai giorni nostri, fissando l’attenzione sui progressi delle scoperte e sull’effetto che esse hanno apportato alla società moderna, mentre in un piccolo villaggio del cantone di San Gallo c’è un artigiano che impara l’arte del vetro soffiato, applicandola alle esigenze della chimica di laboratorio e segnando l’inizio di un percorso che arriva fino a noi, grazie a un successo di livello mondiale I l Rotavapor nasce verso la fine degli anni ’50, quando tutto il mondo sta ancora facendo i conti con il dramma della seconda guerra mondiale, mentre va consolidandosi la supremazia economica e industriale americana, di conseguenza anche nel settore della chimica. Sono gli anni in cui compaiono alcune strepitose innovazioni tecnologiche nel campo della chimica-fisica, che segneranno per decenni le metodologie analitiche di ricerca: pensiamo soltanto alla microscopia elettronica, alla spettroscopia IR e alle varie tecniche di cromatografia liquida e gassosa. In questa situazione si profila la nascita di una nuova competizione, industriale e scientifica, indirizzata contro gli USA da parte della comunità scientifica europea, soprattutto da parte della Germania. Non è un caso, perciò, che il Rotavapor nasca nella Svizzera tedesca, a pochi chilometri dal confine sul Lago di Costanza e a stretto contatto con gli ambienti universitari di Zurigo. Già dall’origine si intuisce quale sarà il filo conduttore del successo che Walter Büchi portò alla ribalta nel 1957 e che trasformò la sua piccola azienda in una multinazionale: la collaborazione con il mondo della ricerca, mirata alla soddisfazione di un’esigenza tecnica che diventa dapprima idea, poi oggetto e infine articolo di commercio mondiale. Il Rotavapor non è un’invenzione tout-court, modelli simili esistevano già nel XVIII secolo, ma rappresenta il perfetto connubio tra l’arte del vetro soffiato e la meccanica di precisione svizzera applicata ad essa. È un esempio di sinergia che si riflette nelle grandi economie degli anni ’60, quando la produzione di polietilene e polipropilene, secondo i processi messi a punto da Ziegler e Natta, che riceveranno il Premio Nobel nel 1963, raggiunge le 250.000 tonnellate e avvia l’impulso esplosivo dell’uso della plastica in tutti i settori dell’industria moderna e nell’ambiente domestico. È il decennio in cui brillano le collaborazioni industriagoverno nella produzione di innovazioni tecnologiche: si pensi alla tedesca IG Farben, che realizza ben 30 innovazioni sulle 51 totali prodotte, alla statunitense Du Pont, piuttosto che la britannica ICI, che firmano in- 1964 sieme ai propri governi decine di protocolli industriali innovativi. Negli anni ’70 si sviluppano molti settori delle scienze moderne, dalla chimica macromolecolare si passa alla chimica supramolecolare, mentre appare per la prima volta il termine ‘nanotecnologie’. L’attività della ricerca si focalizza su alcuni concetti fondamentali, quali lo studio dei recettori, il riconoscimento molecolare, la coordinazione ioni-leganti, la stabilità dei composti, il cosiddetto self-assembly molecolare. In questa epoca la produzione del Rotavapor è giunta alla sua terza serie, quella dei modelli RE/EL, riconosciuta unanimemente dalla Büchi come la serie di maggior successo, tanto che gli strumenti di questa serie fanno ancora mostra di sé (e non come soprammobile) in moltissimi laboratori in tutto il mondo. Pensate che la Büchi fornisce ancora tutti i ricambi originali della vetreria e del sistema di tenuta! L’avvento dell’era ‘tecnologica’, considerata dagli anni ’80 in avanti, mette in risalto le scienze della vita, in particolare la biochimica legata alla scoperta del DNA, dunque anche la chimica cambia orienta- 1984 mento e si focalizza sulle strutture proteiche, sulla sintesi peptidica e proteica in fase solida (per la quale Merrifield riceverà il Nobel), fino alla riscoperta dei composti naturali e dell’attività sintetica ad essi correlata. In quest’ultima epoca, anche il Rotavapor subisce i condizionamenti tecnologici, dunque largo spazio all’elettronica e ai display digitali, all’ergonomia e al design funzionale ed estetico. Per la prima volta Büchi affianca al Rotavapor una propria linea di pompe e soluzioni per il controllo del vuoto in laboratorio, mentre parallelamente prendono piede altri strumenti eccezionali come il Mini Spray Dryer e l’estrattore Soxhlet, fino ai primi sintetizzatori/evaporatori multipli (Syncore) e al rinnovamento della linea cromatografica MPLC. Sono così passati 50 anni e il Rotavapor Büchi riesce a esprimere ancora oggi i principi da cui è nato, ovvero la conoscenza delle attività di laboratorio e la sapiente commistione di materiali ‘artigianali’ con alta tecnologia e design d’avanguardia, ma soprattutto il reciproco scambio di esperienze con la propria clientela, che fa della Büchi un’azienda dal volto ancora umano. 1990 LAB gen./feb. 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO 21 020_024_BUCHI_COVER STORY.qxd 25-01-2008 9:58 Pagina 22 Cover Story a cura di Simone Giordano Product Manager Evaporation Büchi Italia S.r.l. Distillazione ecologica per il rispetto dell’ambiente 22 LAB IL MONDO DEL LABORATORIO gen./feb. 2008 020_024_BUCHI_COVER STORY.qxd 25-01-2008 9:58 Pagina 23 L’evaporazione dei solventi è ormai diventata un processo di routine per il laboratorio. Per questa ragione, è indispensabile che gli strumenti aiutino in modo ottimale gli utilizzatori e che siano adattati alle condizioni e alle esigenze specifiche del luogo di lavoro. L’utilizzo di Rotavapor® e la tecnologia Büchi riducono notevolmente le emissioni potenzialmente velenose per l’atmosfera P er spiegare l’origine delle proposte tecniche che Büchi ha immesso nel mercato a partire dagli anni ’80 è necessario partire da una considerazione di fatto: nelle quotidiane applicazioni di laboratorio, l’utilizzo del Rotavapor come strumento per portare a secco soluzioni organiche è pratica ormai diffusissima e consolidata. Pochi sanno, però, che tale attività è strettamente connessa al livello di emissioni potenzialmente velenose nell’atmosfera, specialmente quando gli apparecchi utilizzati sono obsoleti o non manutenuti, o ancora quando gli strumenti accessori (pompe da vuoto) non sono perfettamente controllati o dimensionati alle necessità del laboratorio. La Büchi, che è sempre stata attenta a questo tipo di considerazioni, stima che nel mondo si disperdano ogni giorno fino a 200.000 litri di solvente organico, sotto forma di vapori aspirati dalle sorgenti di vuoto ed emessi di conseguenza in atmosfera. Essendo il dato allarmante, è necessario riflettere sulle possibili soluzioni, ma soprattutto sulle cause che determinano tali effetti, partendo dalla teoria chimica della distillazione, che la Büchi raccomanda di applicare rigorosamente in occasione dell’utilizzo dei propri strumenti. Bastano poche e semplici regole, peraltro contenute nella bellissima guida didattica ‘L’assistente di Laboratorio’, che la Büchi Italia ha distribuito gratuitamente a 3.000 operatori in Italia e scaricabile dal sito www.buchi.it Bisogna, quindi, ripensare alla distillazione come processo chimico completo, pertanto avendo ben chiari gli obiettivi che muovono da questa tecnica di base. L’obiettivo della distillazione è la separazione di un solvente da ciò che in esso è disciolto (soluto), attraverso un procedimento dinamico che vede coinvolti equilibri chimico-fisici che devono essere governati dall’operatore. È lecito ammettere che sempre più frequentemente l’attenzione degli operatori si focalizza sulla rapidità di ottenere il ‘prodotto’, piuttosto che sull’esecuzione di un processo distillativo completo, che comprende anche il recupero del solvente distillato. Ciò trova riscontro sia nelle necessità del laboratorio analitico (che appunto ha bisogno di analiti), che in quelle del laboratorio sintetico (che attende con ansia il buon fine di una reazione, ovvero la formazione di un prodotto), dunque perfettamente in linea con la ‘frenesia’ dell’attività moderna. Se però ci si imbatte in una vecchia dispensa di chimica, alla voce “distillazione” si troverà una definizione che comprende i termini ‘evaporazione’ e ‘condensazione’ come fasi proprie del processo, dunque come obiettivi stessi, perciò è corretto porre la giusta attenzione anche sulla parte meno ‘interessante’ del fenomeno, ovvero il recupero del solvente evaporato. La distillazione nel Rotavapor comincia con la fornitura di calore da un bagno riscaldante (normalmente ad acqua), che serve ad apportare la necessaria energia cinetica alle molecole del solvente, perché queste possano liberarsi e raggiungere il passaggio dalla fase liquida a quella gassosa (vapore), separandosi dalle molecole del soluto, che rimarrà così disponibile in forma concentrata o solida. La temperatura del bagno deve perciò essere correlata alle caratteristiche del solvente e alla struttura del soluto, poiché esso potrebbe essere termolabile (è il caso delle proteine o di alcuni inquinanti volatili), dunque è già necessario un compromesso che metta d’accordo queste due esigenze. In questo senso l’aiuto viene dall’impiego del ‘vuoto’, o meglio dalla riduzione della pressione atmosferica, che determina l’abbassamento della tensione di vapore, quindi della temperatura di ebollizione del solvente. Per fare un esempio pratico, riducendo la pressione atmosferica a 72 mbar (dai 1016 di partenza), l’acqua raggiunge l’ebollizione a 40° C invece che a 100° C, premessa una temperatura riscaldante di 60° C. LAB gen./feb. 2008 IL MONDO DEL LABORATORIO 23 020_024_BUCHI_COVER STORY.qxd 25-01-2008 9:58 Pagina 24 Cover Story Prima regola della distillazione secondo Büchi: la temperatura del bagno riscaldante deve essere prossima ai 60° C, o più in generale, la massima compatibile con la ‘sensibilità’ del prodotto. Siamo dunque arrivati all’ebollizione del solvente, mantenendo moderata la temperatura del bagno, ma per ottenere questo risultato abbiamo dovuto ridurre la pressione atmosferica a un valore ben preciso. La domanda è lecita: quanti operatori possono affermare di aver regolato con precisione l’abbassamento di pressione? Ebbene, la risposta è semplice: tutti gli operatori che abbiano a disposizione un dispositivo di controllo della pressione, installato tra il Rotavapor e la sorgente di vuoto. Si tratta di semplici vacuometri di precisione, che intercettano il vuoto in un polmone e consentono di chiudere il circuito di aspirazione solo quando si è raggiunto il valore di vuoto desiderato. Per conoscere il valore esatto, è sufficiente consultare la tabella dei solventi, stampata nei manuali di istruzione e presente anche nei software dei nuovissimi strumenti Büchi V-850/855. L’utilizzo di questi strumenti consente di mantenere costante la temperatura del vapore, che in questo modo si predispone alla fase di condensazione o di abbattimento, e di preservare le sorgenti di vuoto dall’aspirazione di vapori ‘indesiderati’. Seconda regola della distillazione secondo Büchi: applicare la riduzione di pressione suggerita dalla tabella dei solventi, o comunque in modo da avere una temperatura di vapore non inferiore a quella presente nel circuito di condensazione. Questa seconda regola ci introduce al- Rotavapor® R-210/215 con vacuum controller per una gestione ottimale del processo l’ultima fase della distillazione, quella in cui il vapore di solvente viene fatto condensare per mezzo del contatto diretto con una superficie più fredda, realizzando il principio della termodinamica secondo il quale “…il calore si sposta sempre da un corpo più caldo a un corpo più freddo…”. In questa fase non è importante soltanto la differenza di temperatura tra vapore e circuito di raffreddamento, ma anche l’abbattimento dell’energia sviluppata dal vapore (calore di evaporazione), per mezzo di quella disponibile costantemente nel circuito. Questo è il motivo per cui occorre disporre di fluido corrente nella serpentina del condensatore: l’acqua di rete è la soluzio- 1982 Rotavapor RE-111: Uno dei Rotavapor più venduto nella storia della BUCHI 24 LAB IL MONDO DEL LABORATORIO gen./feb. 2008 ne più immediata, ma non certo la più economica, efficiente, nè la più ecologica. Proprio per questo la Büchi ha introdotto nella gamma strumenti il Mini Chiller B-741 che va a sostituire idealmente il rubinetto dell’acqua, fornendo un circuito chiuso refrigerato costantemente a 10° C, con una velocità di 18 litri/minuto. Terza regola della distillazione secondo Büchi: verificare che la differenza di temperatura tra vapore e circuito di condensazione sia prossima ai 20° C e che vi sia un sufficiente rinnovamento del fluido corrente, in modo da mantenere costante lo scambio termico in corso. Per applicare questa regola non è necessario impiantare termometri in posizioni inaccessibili, ma più semplicemente osservare quanto avviene nel Rotavapor. Se abbiamo seguito i suggerimenti tecnici precedenti e se conosciamo la temperatura del fluido di raffreddamento, basterà guardare il gocciolamento del vapore dalle serpentine del refrigerante, per stabilire in che condizioni procede la condensazione. In generale si può affermare che la colonna di vapore non debba superare i due terzi dell’altezza del refrigerante, altrimenti significherebbe che la pompa da vuoto sta aspirando un eccesso di vapore, che inevitabilmente non verrebbe recuperato ma ‘sbuffato’ dalla pompa stessa in atmosfera, a meno che essa non sia provvista di un’apposita ‘trappola’ di post-condensazione in grado di abbatterlo nuovamente. Naturalmente, chi è dotato di controllore di vuoto può intervenire sulla pressione per regolare con finezza il giusto grado di condensazione, anche se a scapito di qualche minuto di ritardo nell’esecuzione del processo. La sintesi di questa divagazione didattica è evidente: la distillazione è un processo chimico quotidiano, che deve essere condotto con rapidità e precisione e i cui obiettivi sono l’ottenimento di un prodotto secco e il recupero di tutto il solvente di partenza, che deve essere poi smaltito (o riutilizzato) secondo le norme vigenti. Lasciamo alle aziende e alle strutture di ricerca il compito di decidere se e quanto si debba investire in tecnologia e qualità per adempiere pienamente a questa definizione. 1975 Rotavapor RE-110: Uno dei Rotavapor più venduto nella storia della BUCHI
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