coelum 97
Transcript
coelum 97
COELUM 97* 6-07-2006 19:28 Pagina 50 50 LUGLIO-AGOSTO 2006 Maksutov-Cassegrain SkyWatcher MK 180 f/15 serie Pro di Plinio Camaiti e Cesare Baroni Q uesto mese abbiamo provato, in anteprima, il nuovo nato di casa Sky-Watcher, un Maksutov-Cassegrain da 180 mm di apertura con apertura f/15, appartenente alla serie Pro dell’ormai noto costruttore di Shangai. Questo strumento si rivolge, come tutti i Maksutov di lunga focale, principalmente agli appassionati dell’Alta Risoluzione, ma l’apertura di 180 mm, già notevole per uno strumento di questo tipo, oltre a classificarlo come strumento di un certo prestigio, lo rende anche sufficientemente luminoso per le osservazioni e le riprese del cielo profondo. DESIGN E IMPRESSIONI Costruito con il classico schema Maksutov-Cassegrain (specchio primario sferico e grande lente correttrice a menisco con spot metallizzato al cen- tro come specchio secondario), questo nuovo telescopio possiede un rivestimento antiriflettente su entrambe le facce della grande lente anteriore; di tipo multi-strato, facilmente riconoscibile per il colore verde, l’elevata tra- sparenza e una sostanziale assenza di riflessi. Le dimensioni dello specchio secondario e quindi dell’ostruzione centrale sono particolarmente contenute (abbiamo misurato una ostruzione totale, pa- PRINCIPALI CARATTERISTICHE TECNICHE Tipo Maksutov-Cassegrain Apertura libera (misurata da Coelum) 185 mm Focale 2700 mm (f/15) Ostruzione centrale (44 mm, compreso paraluce secondario) 0,237 Potere risolutivo teorico (Dawes) 0,65" Magnitudine limite teorico (Schaefer) Lunghezza tubo Peso 14,7 (con oculare 20 mm) 480 mm 7 kg (senza cercatore) Oculari a corredo LE 9 mm, LE 20 mm Altri accessori a corredo Cercatore 9x50 mm Costruttore Sky-Watcher (Cina) Distributore Auriga - Milano (www.auriga.it) Prezzo al pubblico 1200 euro Pagina 51 COELUM 97 ri al diametro più largo del paraluce incollato sul menisco, di 44 mm, pari a poco meno del 24% del diametro totale), e questo, in teoria, dovrebbe conferire al nuovo MC 180 un contrasto particolarmente brillante, quasi da rifrattore. Ipotesi che ha poi trovato conferma sia nel test di laboratorio che nella prova sul campo. Il menisco è fisso, mentre lo specchio primario è collimabile tramite le solite 3 coppie di viti a contrasto. La messa a fuoco avviene tramite spostamento dello specchio primario comandata da una manopola – dall’avanzamento un po’ duro ma fluido e senza scatti – sulla destra del portaoculari. Si tratta di un sistema molto diffuso e collaudato che offre all’utilizzatore diversi vantaggi, il più importante dei quali è il “back focus” regolabile a piacere, mentre l’“image shift” è risultato, come vedremo più avanti, molto contenuto. I Maksutov sono di solito strumenti piuttosto pesanti a causa dell’elevato spessore del menisco anteriore, ma il peso dello Sky-Watcher MC 180 Pro (7 kg senza il cercatore) si può considerare contenuto e la lunghezza del tubo di soli 48 cm ne fanno uno strumento molto portatile. Suggeriamo però al costruttore, per le prossime produzioni, di applicare al tubo una maniglia per il trasporto. La barra di montaggio, fissata al tubo con viti (ma avremmo preferito un fissaggio più solido, con un collegamento tra le due celle), è a coda di rondine tipo Vixen, perfettamente compatibile con la grande maggioranza delle montature. Dietro alla culatta posteriore del telescopio si trova l’innesto filettato e il portaoculari standard che accetta oculari diametro da 31,8. Siamo rimasti 51 Un planetario in ogni città di Plinio Camaiti L a mia “carriera” di appassionato di astronomia ha avuto inizio anche per merito del Planetario di Milano, il cui proiettore Carl Zeiss ci fu donato dalla Germania negli anni ’30 come risarcimento di guerra, e successivamente installato in Corso Venezia sotto una imponente cupola di quasi 20 metri di diametro finanziata dall’editore mecenate Ulrico Hoepli. Per molti anni fu l’unica struttura dedicata alla divulgazione astronomica in tutta Italia. Il planetario gemello di Roma rimase infatti scandalosamente inattivo per decenni, relegando Roma nella poco onorevole posizione di unica capitale europea priva di un planetario. Una situazione a cui, per fortuna, si è posto rimedio negli ultimi anni. Negli anni ‘60 la celebre ditta fiorentina Officine Galileo costruì una ventina di proiettori di piccole dimensioni, commissionati principalmente da Istituti Nautici per l’istruzione dei propri associati, ma questi piccoli planetari rimasero però, di fatto, non accessibili al grande pubblico. Negli anni ’80 avvenne una piccola ma significativa svolta nel mercato, quando la Carl Zeiss di Jena pubblicizzò una nuova generazione di proiettori destinati a locali di medie dimensioni, in grado di ospitare un pubblico di 50 persone sotto cupole della classe degli 8 metri. In conseguenza di questa nuova disponibilità, alcune medie città come Ravenna, Modena ed anche capoluoghi come Firenze si dotarono di questa strumentazione. Per merito della crescente diffusione dei club locali di astronomia, alcuni dei quali dotati di piccoli planetari itineranti, e della nuova disponibilità di fonti di finanziamento europee, nazionali ma anche private, la domanda di questi importanti strumenti divulgativi e didattici crebbe notevolmente negli anni ‘90, e questo spinse alcune ditte artigianali italiane, in particolare le ditte Gambato e Zen di Venezia e a seguire la Columbia Optics di Ferrara, ad iniziare con successo la produzione e l’installazione di piccoli e medi planetari destinati a Comuni, Biblioteche ed anche – per la prima volta in Italia – alle scuole pubbliche. A tutt’oggi, anche grazie all’abbattimento dei costi di un fattore 10 dovuto ad un radicale cambio di tecnologia – il passaggio dalla costosa e complessa tecnologia optoelettro-meccanica tradizionale ai sistemi digitali, che negli impianti piccoli e medi impiega un solo proiettore a risoluzione XGA, computer e software tradizionali ed altre tecnologie multimediali per aumentare la spettacolarità – in Italia sono ormai presenti centinaia Nel sito della rivista www.coelum.com di planetari (2-3 per ogni provincia nella pagina “Astronomia in Italia” trovereitaliana), alcuni dei quali itinerante l’elenco di tutti i planetari pubblici sudti, la maggioranza fissi, installati divisi per provincia, con orari di vista e nuanche presso associazioni private e meri di telefono per le prenotazioni. musei di Storia Naturale. COELUM 17:47 TEST DI 6-07-2006 I COELUM 97* COELUM 97* 6-07-2006 17:47 Pagina 52 I TEST DI COELUM 52 LUGLIO-AGOSTO 2006 Si tratta di un numero importante e in costante crescita. Infatti, un sistema digitale completo di cupola può oramai costare poche decine di migliaia di euro, mentre nel passato un planetario tradizionale di medie dimensioni costava almeno un miliardo di vecchie lire. Se ne deduce facilmente che, di fronte a questi costi, anche le amministrazioni dei piccoli comuni, che possono mettere a disposizione locali pubblici in cui inserire uno di questi “teatri” multimediali, possono permettersi di acquistare questo potente mezzo di divulgazione, di didattica ed anche di intrattenimento. Arriveremo quindi a vedere, prima o poi, un planetario (magari affiancato da un piccolo Osservatorio) in ogni piccola città e scuola, come già accade in Giappone e in parte in America? Spero tanto di sì, ma mi sento di lanciare due avvertimenti. Il primo è il seguente: ci sono segnali del fatto che il planetario, a causa delle sue notevoli capacità multimediali che permettono ai programmatori di proiettare qualunque spettacolo anche non astronomico con incredibile realismo, diventi un puro mezzo di intrattenimento, perdendo la sua funzione principale – la divulgazione della scienza astronomica – per diventare un proiettore di film pseudo-3D senza altro contenuto che gli effetti speciali. Il secondo avvertimento è che il planetario può diventare un alibi per le amministrazioni pubbliche – sta succedendo a Torino – per chiudere entrambi gli occhi davanti all’inquinamento luminoso. Il ragionamento che, secondo me, non deve assolutamente passare è che “non si può fare niente per salvare il cielo naturale, quindi vi abbiamo dato un cielo artificiale perfetto”. Ma noi appassionati non ci pensiamo neppure per un secondo: il cielo artificiale del planetario è bellissimo ma il cielo naturale è insostituibile e lo rivogliamo puro, scuro e pieno di vere stelle. abbastanza perplessi nel constatare che la SkyWatcher continua a proporre, anche su uno strumento di punta come questo, un innesto filettato (diametro circa 45 mm con passo metrico) non compatibile con lo standard Celestron-Meade (Ø 2 pollici, 24 filetti per pollice). Per fortuna, sull’esterno del portaoculari è invece presente una filettatura T2 (Ø 42 mm passo 0,75 mm) che serve per collegare tramite anello T una fotocamera reflex, ma che rende anche compatibile questo telescopio con tutti gli accessori ottici e meccanici – e sono moltissimi – dei sistemi Baader Astro-T2 o Borg-Tomy. È anche presente, nel portaoculari, una filettatura con diametro di 36,4 mm, molto diffusa in Giappone ed usata sia da Takahashi che da Vixen. Sfruttando queste filettature è possibile applicare al telescopio un diagonale da 2", che però risulta penalizzato dallo stretto diametro di uscita, pari a soli 25 mm, del tubo paraluce Cassegrain. Si tratta di una caratteristica normale in un telescopio MC, nato per le osservazioni ad alti ingrandimenti e quindi a campo stretto. Chi volesse utilizzarlo con oculari da 2 pollici di lunga focale, ultragrandangolari come i Meade UWA serie 5000, i TeleVue Na- golazione rapide ed efficaci. Lo strumento viene offerto con due oculari di tipo LE – a grande estrazione pupillare – di focale 9 e 20 mm a corredo. La loro qualità può essere giudicata passabile, ma non all’altezza di quella delle ottiche del telescopio. Il portaoculari e il diagonale da 31,8 sono un po’ scomodi perché obbligano l’utilizzatore a stare con la testa troppo vicina alla culatta dello strumento. Consigliamo quindi di allontanarlo di qualche centimetro tramite un semplice tubo di prolunga. LA PROVA SU CAMPO Abbiamo usato lo SW MC 180 sulle montature EQ6 SkyScan e HEQ5 Pro. Il peso di 7 kg, che diventano 8 con il cercatore, il diagonale e un oculare da 31,8, consente di utilizzare lo strumento anche con montature tipo GP o EQ5, anche se solo per un uso visuale. Lo abbiamo usato con successo, per fare qualche osservazione terrestre, anche sulla poco diffusa, ma robustissima altazimutale Gyro II, di produzione tedesca. Lo Star test gler o simili, noterà quindi una forte vignettatura ai bordi del campo. Una estetica gradevole. Troviamo gradevole la verniciatura color bianco e champagne tipica della serie Pro, ed abbiamo giudicato buono il livello delle finiture. L’annerimento interno del tubo è di tipo tradizionale ed ha dimostrato di essere efficace. Il tappo principale dello strumento è in plastica, ed ha il difetto di uscire molto facilmente dalla sede; suggeriamo al costruttore di fornire un tappo progettato in modo più razionale, che stia fisso al suo posto. Accessori a corredo. Il cercatore 9x50 fornito a corredo è di buona qualità, ed offre un supporto solido e con viti di re- Dopo avere atteso un’ora per lasciare alle ottiche il tempo di raggiungere l’equilibrio termico con l’ambiente abbiamo puntato due stelle brillanti e di colore sostanzialmente bianco: Vega e Altair, osservandole a circa 540x. Le immagini di diffrazione intrafocale ed extrafocale erano quasi perfettamente identiche, dimostrando che lo strumento è dotato di ottiche da manuale. Le immagini stellari a fuoco erano molto secche e puntiformi. Non abbiamo inoltre notato luce diffusa, né cromatismo. Il telescopio ci ha anche dato l’immediata sensazione di essere piuttosto luminoso. LUNA - Abbiamo deciso di osservare la Luna con la torretta binoculare (Baader, nel nostro caso), ormai irrinunciabile per le nostre osservazioni visuali a causa del drastico aumento di “sensazione di nitidezza” che questo accessorio è in grado di donare. L’abbiamo usata con due oculari SkyWatcher LE 15 mm, provando, per merito dell’alta qualità delle immagini, l’effetto “sorvolo della superficie lunare” e una netta sensazione di tridimensionalità. Abbiamo osservato in sostanziale assenza di luce diffusa e con grande 6-07-2006 17:47 Pagina 53 53 TEST DI COELUM COELUM 97 I COELUM 97* Commento al Test interferometrico Come di consueto abbiamo affidato lo strumento al nostro collaboratore Massimo Riccardi per eseguire il relativo test interferometrico. I risultati parlano chiaro: lo strumento vanta una correzione elevatissima della aberrazione sferica, pari a 1/34 di lunghezza d’onda RMS (1/20 è il limite di diffrazione) e una Strehl Ratio di 0,97 (il minimo per un’ottica ben corretta è 0,80). La curva MTF (rappresentativa del contrasto offerto dal sistema ottico) non si discosta molto dalla curva teorica (un risultato notevole per un telescopio ostruito) e la PSF simmetrica e regolare significa che il telescopio offre immagini stellari secche e puntiformi. Quindi, pur non raggiungendo il contrasto di un rifrattore apocromatico, questo Maksutov-Cassegrain non gli è molto lontano. Inoltre, l’esemplare testato, oltre ad avere una correzione ottica di primissimo livello, ha mostrato di possedere una elevata luminosità. Il costruttore ha quindi raggiunto uno standard di qualità elevatissimo. È uno strumento “killer”! soddisfazione visiva (nonostante il seeing non particolarmente buono) le Rimae Gassendi, le difficili raggiere in Aristarco (visibili con difficoltà con rifrattori medi), 3 craterini sul fondo di Plato, con la percezione – a tratti – di altri dettagli e craterini. A nostro avviso questo è uno strumento veramente ottimo per le osservazioni lunari in alta risoluzione. GIOVE - In notti di seeing discreto, usando la torretta binoculare ma anche con un solo oculare, abbiamo osservato il pianeta gigante, notando senza problemi la Grande Macchia Rossa, che ci è apparsa di colore rosa pallido. Abbiamo visto anche molti dettagli nelle zone equatoriale e temperata sud. In un paio di osservazioni abbiamo anche ammirato il transito dell’ombra di Io (nerissima e di forma perfettamente rotonda), e del disco di Ganimede sul globo (un disco netto, bianchissimo, proiettato su una banda). Già a 190x era facile distinguere con facilità i dischi dei satelliti Galileiani, notando le differenze di diametro tra le varie lune. Con il visore binoculare, ci siamo goduti un gradevole effetto “tridimensionale” in cui Giove appariva come una bellissima sfera di marmo sospesa nello spazio, ma abbiamo altresì notato che l’uso della torretta binoculare ha comportato un certo abbassamento della luminosità delle immagini. Nel confronto, eseguito su Giove, con il rifrattore SkyWatcher 150/1200, abbiamo notato gli stessi dettagli, ma nello strumento a lenti l’immagine era “piatta” e disturbata dal cromatismo residuo. Abbiamo eseguito, sempre avendo Giove come soggetto, il confronto del Maksutov 180 con il Newton SkyWatcher 250/1200 e con un vecchio Celestron C8 arancione. Con entrambi abbiamo ottenuto, come è ovvio, immagini più luminose e con più dettagli (soprattutto con il Newton), ma meno nitide e soprattutto con meno “bordo”. SOLE - Abbiamo osservato il Sole usando un filtro Astrosolar a tutta apertura, la torretta binoculare e i soliti oculari LE 15 mm, ottenendo immagini nitide e contrastate nonostante il Sole si trovi nelle vicinanze del minimo della sua attività. Abbiamo notato solo un piccolo gruppo di macchie solari, ricche di dettagli molto fini. Ci ha soprattutto colpito la visione della granulazione fotosferica (i famosi “grani di riso”) che era evidente, con un elevato contrasto, ed abbiamo avuto la nettissima impressione di notare la lenta e continua evoluzione dei dettagli più minuti della superficie solare. STELLE DOPPIE - Abbiamo sottoposto lo SkyWatcher MC180 ad un test di risoluzione molto severo, usando la doppia zeta Bootis (separazione attuale di circa 0,75"), separata in modo netto al forte ingrandimento di 540x. Non poteva mancare una osservazione della bellissima doppia-doppia COELUM 97* 6-07-2006 17:47 Pagina 54 I TEST DI COELUM 54 epsilon Lyrae, che lo strumento ha mostrato sdoppiata in una immagine veramente bellissima, da manuale. PROFONDO CIELO - Abbiamo usato il telescopio nel corso di varie notti della prima estate, sotto cieli di montagna. Abbiamo subito notato un netto progresso in termini di luminosità rispetto ad altri Maksutov, e anche rispetto al modello più piccolo MC 127. Con l’aiuto della montatura a puntamento automatico HEQ5 Pro, abbiamo osservato molti oggetti del cielo profondo: l’ammasso M13 (risolto in stelle fino al centro), la nebulosa anulare della Lyra M57, la Dumbbell Nebula M27 (di cui abbiamo notato la forma squadrata), il Velo nel Cigno (visibile nettamente sia con, sia senza filtro nebulare), le galassie M51 (ben visibile il ponte di materia che la collega alla sua galassia satellite), NGC 7331 ed altre galassie minori visibili nello stesso campo e la galassia di taglio NGC 4565. L’uso di oculari grandangolari di lunga focale e di diametro 2" non ci ha aiutati ad ottenere un campo più vasto, a causa delle dimensioni limitate del tubo paraluce Cassegrain. Tirando le somme, nonostante la lunga focale l’alta luminosità di questo telescopio lo rende adatto anche alle osservazioni del cielo profondo. USO TERRESTRE - Abbiamo usato con soddisfazione il telescopio per fare osservazioni naturalistiche e terrestri, usando un prisma raddrizzatore (prisma di Amici). Applicando una reflex – tramite anello T – alla filettatura T2 incorporata nel portaoculari, si ottiene inoltre un poderoso teleobiettivo, nitido e sufficientemente luminoso per riprese diurne. Fotografia e riprese con webcam Abbiamo provato ad applicare una LUGLIO-AGOSTO 2006 Tabella riassuntiva delle aberrazioni Aberrazione sferica Errori zonali Astigmatismo Rugosità Luce diffusa Image-shift Molto ben corretta Assenti Non percepibile nell’uso visuale Assente Molto contenuta Molto contenuto (< 10 secondi d’arco) reflex digitale Canon EOS 20D, impostata alla sensibilità 400 ISO, su M13 facendo 3 minuti di posa senza guida. Nonostante il rapporto focale f/15 abbiamo ottenuto buoni risultati, con immagini stellari secche e puntiformi, per merito dell’alta efficienza luminosa di questa ottica. Tuttavia lo strumento è soprattutto adatto alle riprese Hi-Res di Luna, Sole e pianeti con telecamere e webcam, e per questo uso è sufficiente aggiungere una Barlow 2x per ottenere un ottimo campionamento della risoluzione dello strumento. GIUDIZIO FINALE Lo strumento ha dimostrato di possedere una qualità ottica ineccepibile, ed è stato progettato soprattutto per chi ama le osservazioni e le riprese di Luna e pianeti ma non può permettersi un rifrattore apocromatico oppure per chi cerca uno strumento molto compatto e leggero ma potente. Offre immagini quasi da rifrattore, molto secche, nitide e luminose, per merito della eccellente lavorazione, dell’ostruzione contenuta e dei trattamenti ottici Hi-Tech. Secondo noi la sua resa è paragonabile a quella di un rifrattore ED da 130 mm, ma con il vantaggio della maggiore apertura e quindi della maggiore luminosità delle immagini visuali. In compenso, il campo di questo MC è, come è ovvio, molto stretto, e quindi non può competere, nel campo delle riprese del profondo cielo, con i rifrattori. È invece uno strumento molto competitivo rispetto agli Schmidt-Cassegrain da 20 cm. È lo strumento definitivo? Secondo noi può esserlo, ma è un peccato che non sia compatibile con il sistema di accessori Celestron-Meade. I suoi difetti e limiti sono tutto sommato molto veniali e compensati da una notevole qualità ottica e da un prezzo molto contenuto. Ai futuri acquirenti consigliamo la seguente dotazione di accessori: vista la lunga focale nativa, la Barlow non serve, salvo che per le riprese di pianeti e Luna con webcam. Ai visualisti consigliamo un set di oculari di qualità decente e magari una torretta binoculare, con cui, lo possiamo testimoniare, si ottengono visioni entusiasmanti. Per chi ama la fotografia al cielo profondo, consigliamo un riduttore di focale compatibile (Baader o Columbia). Alla mancanza – sentita da chi è appassionato di imaging – di una scala graduata per determinare la posizione assoluta del fuoco, e di un avanzamento micrometrico, si può rimediare in seguito aggiungendo un fuocheggiatore esterno – di tipo Crayford con movimento micrometrico (come un Feather Touch oppure un MoonLight, ma è necessario far costruire un adattatore a causa della filettatura non standard di questo Maksutov) – oppure sostituendo il meccanismo fornito a corredo con il fuocheggiatore ABC Technology, testato sul numero 95 - maggio 2006, che è dotato anche di scale graduate. Il prezzo di 1200 euro è molto conveniente per la categoria, e classifica questo strumento come un “vero affare”, destinato a diventare un best seller. Ringraziamo l’Auriga di Milano che ci ha gentilmente prestato l’esemplare in prova. • I test possono essere effettuati sia in luce verde (532nm) che rossa (635nm) • Vengono utilizzati due interferometri di tipo Bath (common path) ed un Fizeau ad onda sferica (Ceravolo type) SI ESEGUONO SU RICHIESTA TEST INTERFEROMETRICI E-mail: [email protected] Tel. 338-8674692 • Si eseguono test sia in autocollimazione (fino a 40 cm di diametro) che al centro di curvatura (specchi singoli anche di diametro > 40 cm) • Viene rilasciato un report con i risultati del test
Documenti analoghi
Celestron NexStar SLT Celestron NexStar SLT
formato 24x43x97 cm e pesante 12 kg, riceviamo il
Newton computerizzato Celestron
NexStar SLT da 114 mm di diametro e 1000 mm di focale. Si tratta
di uno strumento compatto e di
uso semplice, che s...
coelum 101
che” e piccole come quelle pro- trattata Starbright XLT, e il supporto del secondario; infine, il C6 SC forniva immagini
dotte dal Maksutov SkyWatcher in basso, una foto d’insieme ritrae gli access...