26 La formazione interprofessionale e i percorsi di tirocinio per lo
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26 La formazione interprofessionale e i percorsi di tirocinio per lo
CONTRIBUTI La formazione interprofessionale e i percorsi di tirocinio per lo studente infermiere: il progetto RAId di Matteo Cecchi* e Manuela Marcucci** *Professore a contratto di Scienze infermieristiche, Corso di laurea in Infermieristica, Università degli Studi di Firenze Infermiere formatore, Agenzia per la Formazione, Azienda USL 11, empoli **Professore a contratto di Scienze infermieristiche, Corso di laurea in Infermieristica, Università degli Studi di Firenze Direttore UOC Formazione Universitaria, Agenzia per la Formazione, Azienda USL 11, empoli Introduzione Il lavoro di squadra è più importante oggi di quanto non lo sia mai stato in passato, nell’ottica di soddisfare in maniera più efficace i bisogni sempre più complessi dei pazienti. Ne deriva che la formazione continua verso le skill interprofessionali diviene inderogabile nella definizione e valutazione delle competenze professionali (Epstein et al., 2002). La formazione interprofessionale (FIP) è divenuta uno degli obiettivi principali di molte politiche governative. Diverse iniziative in questa direzione sono state intraprese: ad esempio dal servizio sanitario nazionale britannico e dal dipartimento per la salute nel Regno Unito, nonché dal Governo canadese attraverso il progetto Health Canada. L’esperienza più precoce di educazione interdisciplinare viene dall’Università di Linköping (Svezia), che da più di 20 anni dedica a questa modalità didattica una parte consistente (almeno 10 settimane) dei programmi di formazione di medici, infermieri, fisioterapisti, terapisti occupazionali e biologi, allo scopo di far conseguire agli studenti le competenze necessarie al lavoro interprofessionale (Areskog, 1994). Il curriculum dell’Università di Linköping prevede la frequenza trasversale a corsi teorici per tutti gli studenti delle scienze sanitarie, allo scopo di fornire una piattaforma di valori comuni per stabilire i concetti di salute ed etica, introdurre l’apprendimento Problem Based Learning e rafforzare l’identità professionale dei partecipanti, attraverso l’interazione e la riflessione comune con le altre discipline. Una fase successiva è la ricerca di competenze di collaborazione interprofessionale nella pratica clinica. Per la maggior parte dei programmi, questa fase si concretizza in un’esperienza di tirocinio della durata di due settimane in una unità operativa dedicata alla formazione e basata sul principio della interprofessionalità. Il Karolinska Institutet di Stoccolma ha presto seguito l’esempio di Linköping predisponendo un periodo di tirocinio interprofessionale obbligatorio di due settimane per gli studenti di Medicina, Infermieristica, Fisioterapia e Terapia Occupazionale. Un’altra esperienza significativa a proposito di formazio- 26 L’InFeRMIeRe 3/2010 ne interprofessionale è stata condotta nel Regno Unito, proprio sulla falsariga dei precursori di Linköping, dalla St. Bartholomew and The Royal London School of Medicine and Dentistry e dalla St. Bartholomew School of Nursing and Midwifery: nel 2002 è stato realizzato uno studio sull’efficacia della formazione interprofessionale in un’unità operativa organizzata appositamente per la didattica (Reeves et al., 2002). La valutazione è risultata positiva: • per gli studenti, che l’hanno considerata utile e altamente rilevante per la loro pratica futura («Ti insegna che cosa aspettarti in futuro»), pur attribuendo all’alto livello di realismo notevoli livelli di stress; • per i facilitatori, che vi hanno visto una buona opportunità per la propria crescita personale, accademica e professionale; • per i pazienti, più soddisfatti rispetto ad altri a loro affini per età, genere e bisogni assistenziali, di unità operative ordinarie appartenenti a gruppi uniformi. Uno studio del 2007 (Hylin et al., 2007), realizzato attraverso la somministrazione di un questionario a 633 ex studenti del Karolinska Institutet di Stoccolma due anni dopo la laurea, volto a indagare le impressioni a medio termine sull’esperienza svolta in servizi di tirocinio interdisciplinari, ha evidenziato come questa abbia contribuito allo sviluppo di indipendenza e autoresponsabilità e al rafforzamento dell’autostima negli intervistati. Lo scambio di esperienze reso possibile in questo modo è stato descritto da infermieri, terapisti occupazionali e fisioterapisti come utile alla comprensione del lavoro degli altri professionisti e al rafforzamento delle abilità di lavoro in squadra. È stata sottolineata l’importanza dell’esposizione precoce degli studenti di diversi profili al confronto reciproco. Questa tesi è stata suffragata anche da Horder (1996), Parsell et al. (1998), Tunstall-Pedoe et al. (2003). È emersa, inoltre, la necessità di standard elevati nell’attività di tutorship e supervisione degli studenti. Questo contributo presenta l’organizzazione di un setting di tirocinio che prende spunto dalle esperienze descrit- CONTRIBUTI te, volto a garantire agli studenti in Infermieristica e delle professioni sanitarie opportunità di interazione e di apprendimento reciproco. In particolare l’esperienza mira a sviluppare competenze relative alla gestione del lavoro in équipe e alla presa in carico interdisciplinare del paziente. Il progetto RAId (Reparto di Apprendimento Interdisciplinare) Destinatari del progetto Il progetto riguarda gli studenti del Corso di laurea in Infermieristica e del Corso di laurea in Fisioterapia, al secondo semestre del III anno, oltre agli studenti del Corso di laurea in Medicina e Chirurgia al II semestre del V anno. Questa scelta è derivante dalle abilità e competenze necessarie per la partecipazione all’esperienza RAId: la cura e assistenza dei pazienti di un’unità operativa, sia pure sotto la supervisione e la guida di un gruppo di tutor professionali opportunamente formati, rappresenta infatti una grossa sfida per gli studenti, in termini di mobilizzazione delle competenze e di applicazione dei principi del Problem Based Learning e del Problem Solving. Soltanto in una fase avanzata del percorso formativo si può supporre che lo studente sia in possesso degli strumenti necessari per svolgere in sicurezza e autonomia gli impegni previsti dall’esperienza RAId. La scelta è motivata inoltre dalla considerazione che, allinizio della propria carriera universitaria, gli studenti sono impegnati nella comprensione della loro disciplina e nella costruzione della propria futura identità professionale (Barr et al., 2005). Aspettarsi che gli studenti lavorino in maniera interprofessionale prima di sviluppare un ruolo e un’identità può creare problemi (Gilbert, 2005). Obiettivi del progetto Il progetto RAId vuole offrire allo studente l’opportunità di: • sviluppare competenze per rispondere in maniera autonoma ai bisogni del paziente relativamente al proprio profilo professionale; • rafforzare la comprensione del proprio ruolo professionale, dei ruoli degli altri professionisti, del paziente come risorsa; • acquisire gli strumenti necessari alla presa in carico interdisciplinare della persona assistita; • apprendere le dinamiche di gruppo e attuare strategie comunicative efficaci; • sviluppare il senso della responsabilità professionale; • sperimentare gli strumenti di lavoro funzionali alla continuità assistenziale. Gli obiettivi individuati per gli studenti RAId comprendono lo sviluppo sia di abilità e comportamenti previsti per i singoli profili professionali, e acquisibili anche in sedi di tirocinio standard, sia di competenze trasversali, che è possibile maturare specificamente in questo contesto. Ci riferiamo in primo luogo a tutti gli strumenti che creano i presupposti per un approccio di lavoro basato sulla presa in carico della persona assistita da parte dell’équipe interdisciplinare. Lo sviluppo del senso di responsabilità professionale, della consapevolezza dei limiti al proprio operato dettati dalle norme e dal rispetto dell’altrui campo di competenze, della considerazione dell’altro professionista come risorsa a integrazione e complemento delle proprie competenze sono questioni che l’esperienza di tirocinio nel RAId sottopone continuamente allo studente, stimolandolo così a un apprendimento continuo. Relazionarsi con i propri colleghi e con le altre figure professionali, lavorare in squadra per uno scopo comune e progettare percorsi assistenziali interdisciplinari costituisce, inoltre, una condizione irrinunciabile delle competenze di un professionista sanitario. Requisiti del RAId Il RAId dovrà realizzarsi in un servizio che garantisca opportunità di apprendimento per gli studenti e, al tempo stesso, la sicurezza del paziente. In linea con le esperienze europee in atto, specialmente quella del Södra KUA del Karolinska Institutet di Stoccolma, l’obiettivo è di assicurare un’esperienza di apprendimento sul campo integrata a partire dai quadri clinico-assistenziali, per gli studenti di tutte le professioni coinvolte, considerando l’esposizione dello studente a casi congruenti con le competenze richieste al suo specifico profilo. Proponiamo che il RAId presenti le seguenti caratteristiche: • unità operativa di ortopedia (a sé stante o parte di un servizio più ampio; • numero di pazienti: minimo 8 – massimo 10. A esso sono assegnati in pianta stabile professionisti di estrazione interdisciplinare: medici ortopedici, infermieri, fisioterapisti, oltre a operatori socio-sanitari. CRITERI DI INCLUSIONE DEI PAZIENTI • maggiorenni; • orientati sotto l’aspetto cognitivo; • candidati a interventi di chirurgia protesica di elezione (ad esempio anca, ginocchio, spalla) oppure portatori di patologie ortopediche acute (ad esempio frattura di femore, frattura di caviglia). Sicurezza e responsabilità Il paziente candidato al RAId viene messo al corrente delle caratteristiche dell’unità operativa che lo ospiterà, al fine del suo consenso informato, rivalutato poi ogni giorno. Gli infermieri, i medici, i fisioterapisti in servizio in pianta stabile presso la sede ospitante il RAId sono responsabili del processo di cura e assistenza dei pazienti. Essi hanno L’InFeRMIeRe 3/2010 27 CONTRIBUTI anche la responsabilità della supervisione degli studenti secondo i propri ruoli specifici. Durata e articolazione pratica L’esperienza presso il RAId ha una durata di due settimane consecutive per gli studenti dei corsi di laurea interessati. I periodi possibili per l’esperienza in RAId sono quelli corrispondenti ai periodi di tirocinio dei singoli corsi di laurea. Lo studente viene inserito in uno dei tre team che si alternano nelle 24 ore. Ogni team è composto indicativamente da1: • tre studenti di Infermieristica; • uno studente di Fisioterapia; • uno studente di Medicina. In totale ogni periodo RAId coinvolge circa 15 studenti. Ogni team opera sotto la supervisione dei professionisti appartenenti alle diverse discipline, che fungono da tutor interni per gli studenti: • un chirurgo ortopedico (dedicato al RAId per il 100% del suo orario di servizio); • sei infermieri (100%); • un fisioterapista (75%). Gli infermieri in servizio presso il RAId, oltre a svolgere funzione di nei confronti degli studenti di Infermieristica, fungono da supporto per il lavoro comune del team; alla sera e nei fine settimana, l’attività di facilitazione viene svolta dai soli infermieri. Sono previste risorse umane aggiuntive per il RAId (ad esempio formatori, tutor clinici), che svolgano attività di supporto agli studenti e ai tutor interni al RAId (tutor esterni). Al di fuori dei periodi dell’anno in cui è attivo il RAId, e nei turni notturni, l’unità operativa ospitante viene gestita dal personale assegnato a essa in pianta stabile. Ogni periodo di tirocinio al RAId viene inaugurato da una giornata dedicata al team building (orario 8-16). La giornata inizia con una breve introduzione del RAId, per poi focalizzarsi sul concetto di lavoro in team e sulla sua importanza per la pratica interprofessionale2. La documentazione clinica Lo studente, all’inizio di ogni anno accademico, firma un documento per la tutela della privacy, con il quale si impegna ad avere accesso esclusivamente ai dati necessari per la presa in carico e la gestione del paziente. Durante il periodo al RAId, allo studente viene fornita una password personale con la quale può avere accesso in lettura e scrittura alla documentazione relativa al paziente. Lo studente compila autonomamente la documentazione necessaria alla presa in carico e gestione del paziente, controfirmata dal rispettivo supervisore. valutazione dello studente La valutazione si basa su: • obiettivi generali dell’esperienza RAId; • obiettivi specifici della professione di appartenenza. Al termine dell’esperienza viene redatto un documento scritto di valutazione da parte del personale supervisore presente nel RAId. Una giornata-tipo al RAId L’attività svolta dal gruppo di studenti presso il RAId segue l’andamento di massima riassunto dal diagramma di Gantt nella Tabella 1 (pag. 29). Al pari dei piani di attività che descrivono la routine delle unità operative ordinarie, la scansione dei tempi nei quali si svolge il lavoro dell’équipe di professionisti e studenti nel RAId è meramente indicativa, potendo subire variazioni a seconda di eventi e necessità contingenti. La durata delle diverse fasi del diagramma di Gantt, così come il loro posizionamento all’interno del turno di lavoro, possono così essere soggetti a variazioni in relazione all’assetto di priorità clinicoassistenziali individuato dagli studenti e dai loro tutor. Per la stessa ragione, il contenuto delle attività, oltre il livello di specificazione generica indicato nel diagramma, viene lasciato volutamente indefinito. Dal punto di vista educativo, ogni fase descritta dal diagramma di Gantt viene associata allo sviluppo di specifiche competenze da parte dello studente di Infermieristica (Massai et al., 2007) (Tabella 2, pag. 30). La pianificazione congiunta delle attività riveste un ruolo centrale nell’apprendimento, attraverso una sessione di briefing, condotta da tutto il personale e dagli studenti presenti nel RAId. Ogni professionista, affiancato dai relativi studenti, partecipa alla pianificazione delle attività compatibilmente con le proprie competenze, avvalendosi in questo dei vantaggi derivanti dalla compresenza dell’intera équipe e dal conseguente approccio globale al paziente. Questi incontri di servizio sono progettati per dare agli studenti la possibilità di considerare i bisogni dei pazienti da diverse prospettive professionali. Il briefing, coinvolgendo le diverse figure professionali che hanno in 1. Può essere previsto l’inserimento, in una fase successiva del progetto, anche di studenti dei corsi per operatore sociosanitario, in modo tale da rendere l’équipe di lavoro ancora più completa e realistica. 2. Karolinska institutet, Studiehandledning Vårterminen 2010 Klinisk Utbildnings Avdelning KUA - Södersjukhuset (“Guida allo studio semestre primaverile 2010 - reparto di formazione clinica - Ospedale Södersjukhuset”), Stoccolma, 2010. 28 L’InFeRMIeRe 3/2010 CONTRIBUTI Tabella 1 - PIANO DI ATTIvITà DEL MATTINO – ESEMPLIFICAZIONE, RAID - DIAGRAMMA DI GANTT CHE COSA CHI report attività della notte T Briefing interprofessionale T interventi clinico-assistenziali iT, iS, OS, OT, mS Trattamenti terapeutici iT, iS 7.00 7.15 7.15 7.45 7.45 9.00 9.00 10.00 10.00 12.00 12.00 13.00 13.00 13.45 13.45 14.00 14.00 14.30 Colloquio-visita interprofessionale iT, iS, OT, con pazienti e care-giver mS, fT, fS Trattamenti riabilitativi fT, fS, iT, iS Gestione aspetti documentali T report attività del mattino T Sessione di riflessione T Legenda infermiere tutor fisioterapista tutor Chirurgo ortopedico tutor O.S.S. iT fT OT OS Studente infermieristica Studente fisioterapia Studente medicina TUTTi carico il paziente, è un potente strumento a disposizione dello studente per l’apprendimento delle competenze necessarie alla definizione di percorsi assistenziali ispirati alle logiche della continuità. Un altro momento fondamentale nella routine del turno mattutino è il colloquio con i pazienti e i care-giver, condotto dal team interdisciplinare. Gli studenti appartenenti ai diversi profili, guidati dal personale di tutorato, esperiscono le competenze necessarie alla comunicazione, al lavoro in gruppo e alla capacità di negoziare. Coinvolgendo direttamente il paziente e i suoi familiari, attuano il processo diagnostico, valutando inoltre, all’interno dell’équipe multidisciplinare, il loro fabbisogno educativo e attuando strategie educative mirate. La gestione della documentazione è un’attività costante, trasversale a tutte le professioni presenti nel RAId: le attività svolte vengono registrate contestualmente alla loro iS fS mS T attuazione, mentre l’accesso alle informazioni è requisito imprescindibile per le decisioni di tutti i professionisti e degli studenti in servizio. La pratica di essere a contatto costante con professionisti e studenti appartenenti ad altri profili facilita il processo di apprendimento della significatività delle informazioni e del loro aspetto funzionale per gli altri membri del team. La sessione di riflessione Al termine di ogni turno pomeriggio-mattina, i membri del team uscente hanno a disposizione un periodo di tempo, della durata di circa 30 minuti, da dedicare a una sessione di riflessione3, in cui si discute dell’apporto individuale e del team nel suo complesso alle attività di cura e assistenza dei pazienti. I tutor che hanno prestato il loro servizio durante il turno mattutino sono i responsabili della conduzione di questo processo, coadiuvati in questa 3. Karolinska institutet, Studiehandledning Vårterminen 2010 Klinisk Utbildnings Avdelning KUA - Södersjukhuset (“Guida allo studio semestre primaverile 2010 - reparto di formazione clinica - Ospedale Södersjukhuset”), Stoccolma, 2010. L’InFeRMIeRe 3/2010 29 CONTRIBUTI Tabella 2 - ATTIvITà SvOLTE E COMPETENZE SvILUPPATE - RAID CHE COSA COMPETENZE INFERMIERISTICHE SVILUPPATE report attività della notte Utilizzare gli strumenti di integrazione organizzativa Comunicare Briefing interprofessionale Comunicare Lavorare in gruppo negoziare Utilizzare gli strumenti di integrazione organizzativa elaborare piani integrati di assistenza in collaborazione con altri profili socio-sanitari Valutare il fabbisogno educativo della persona assistita e della famiglia Definire un progetto educativo efficiente ed efficace Promuovere la sicurezza del paziente in collaborazione con altri profili ricercare soluzioni che riducano il rischio e aumentino il livello di sicurezza in collaborazione con altri profili Definire i percorsi assistenziali e le procedure per favorire la continuità assistenziale in collaborazione con altri profili socio-sanitari Proporre soluzioni ai problemi organizzativi in collaborazione con gli altri profili interventi clinico-assistenziali assistenziale Attuare gli interventi clinico-assistenziali in base all’intensità di cura e alla complessità mettere in atto il piano d’assistenza Applicare Procedure Protocolli e istruzioni Operative Attuare il processo diagnostico Coinvolgere la persona nella valutazione dei bisogni assistenziali al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito Valutare il fabbisogno educativo della persona assistita e della famiglia educare le persone assistite e i familiari ad apprendere abilità di autocura e recupero funzionale Pianificare modelli assistenziali orientati all’autogestione e all’autocura Organizzare la dimissione garantendo la continuità assistenziale Trattamenti terapeutici Valutare il fabbisogno educativo della persona assistita e della famiglia educare le persone assistite e i familiari ad apprendere abilità di autocura e recupero funzionale Colloquio-visita interprofessionale con pazienti e caregiver Attuare il processo diagnostico Coinvolgere la persona nella valutazione dei bisogni assistenziali al fine di esplicitare il livello di assistenza garantito identificare il care-giver da coinvolgere nel piano di cura su indicazione dell’assistito Comunicare Lavorare in gruppo negoziare Valutare il fabbisogno educativo della persona assistita e della famiglia educare le persone assistite e i familiari ad apprendere abilità di autocura e recupero funzionale Promuovere la sicurezza del paziente in collaborazione con altri profili ricercare soluzioni che riducano il rischio e aumentino il livello di sicurezza in collaborazione con altri profili Trattamenti riabilitativi mettere in atto il piano d’assistenza Applicare Procedure Protocolli e istruzioni Operative educare le persone assistite e i familiari ad apprendere abilità di autocura e recupero funzionale Gestione aspetti documentali Gestire il sistema informativo a sostegno dell’assistenza infermieristica Gestire la documentazione clinica/assistenziale report attività del mattino Utilizzare gli strumenti di integrazione organizzativa Comunicare Sessione di riflessione Utilizzare gli strumenti di integrazione organizzativa Valutare il piano di assistenza Verificare gli outcomes e gli output dell’assistenza infermieristica erogata Proporre soluzioni ai problemi organizzativi in collaborazione con gli altri profili 30 L’InFeRMIeRe 3/2010 CONTRIBUTI attività dal personale di tutorato esterno (tutor esterni). Questa è anche l’occasione per proporre soluzioni di tipo organizzativo per la gestione del RAId, in collaborazione con gli altri profili professionali. Alcuni quesiti possono risultare funzionali all’attività di riflessione: • come ha lavorato la squadra nel suo complesso? • come ho lavorato individualmente nel mio ruolo professionale? • che cosa ha funzionato bene? • che cosa potrebbe funzionare meglio? In questa sede lo studente riceve un feedback sia dagli altri studenti sia dai tutor che lo hanno seguito durante il turno appena concluso. La sessione di riflessione è uno strumento potente per far esperire allo studente il confronto con i colleghi e con le altre figure professionali, per consentirgli di acquisire consapevolezza delle ragioni delle proprie scelte e di correggerle in base alle osservazioni che i più esperti o i pari possono suggerire. In altre parole è un’occasione per imparare ad analizzare criticamente il proprio operato, a socializzarlo con gli altri, a comprendere l’importanza della attività di consulenza da parte dei colleghi e degli altri professionisti. Conclusioni L’avvio di un’esperienza formativa come il RAId presuppone la creazione delle condizioni necessarie sia per gli studenti sia per il personale che li guiderà nel processo di apprendimento. Il rischio maggiore di fallimento per la FIP è che gli studenti non sappiano utilizzarne appieno le potenzialità educative, in carenza di un background formativo adeguato. Come sottolineato da più fonti (Faresjö et al., 2007; Hylin et al., 2007), l’esperienza interdisciplinare del RAId deve essere integrata da lezioni trasversali tra i diversi profili operanti il proprio tirocinio nel RAId, che riguardino la comunicazione e le dinamiche di gruppo. Sempre per favorire l’acquisizione di comportamenti utili al lavoro in contesti interdisciplinari, l’attività di laboratorio dovrà prevedere sessioni trasversali per gli studenti appartenenti ai diversi profili, appositamente dedicate allo sviluppo delle competenze relative alle aree “comunicare”, “lavorare in gruppo”, “negoziare”, che favoriscano la socializzazione interprofessionale. È necessario inoltre che lo studente venga seguito da personale adeguatamente preparato a svolgere attività di tutorato. Il tutor RAId, che è, allo stesso tempo, un professionista sanitario e un punto di riferimento per l’apprendimento (Wahstrom e Sanden, 1998), deve avere una formazione che ricomprenda: • la conoscenza del PBL, fondamentale per chi debba orientare lo studente secondo il principio della crescita delle competenze professionali; • i principi deontologici, per l’importanza che questa dimensione riveste nell’esercizio delle professioni sanitarie; • gli aspetti psicologici della relazione con gli altri e le strategie utili a prevenire la sindrome del burn-out, attraverso l’utilizzo di competenze di gestione del sé; • gli strumenti operativi che stanno alla base dell’attività degli studenti del RAId, come ad esempio il briefing e le occasioni istituzionalizzate di incontro a fine turno. Bibliografia Areskog NH (1994) Multiprofessional education at the undergraduate level: The Linköping model. Journal of Interprofessional Care, 8, 279-282. Barr H, Koppel I, Reeves S et al. 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