Pets Housing - Comunicati.net
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Massimo Premuda Pets Housing a cura di Caterina Skerl triestèfotografia VI edizione Spazio Juliet > Trieste 15 settembre > 21 ottobre 2010 photo by Robert Ograjenšek, courtesy Galerija Plevnik-Kronkowska, Celje_Slovenia La caratteristica concretezza dell’idioma britannico riassume perfettamente nel termine housing gli intenti dell’attuale ricerca artistica di Massimo Premuda, già da tempo impegnata nella bizzarra e, forse, utopica ipotesi di urbanizzazione e architettura animale. Vocabolo quanto mai azzeccato, che racchiude intuitivamente le diverse accezioni di un’idea di alloggio intesa come rifugio, riparo, housing intende anche l’atto dell’offrire ospitalità e nella terminologia tecnica indica strutture di sostegno o gabbie. Si mescolano così, semplicemente, gli ingredienti fondamentali di un’indagine artistica dedicata alle possibili soluzioni abitative pensate per ospitare piccoli animali domestici, pets, ed allargata inevitabilmente verso i confini più ampi del comportamento umano. Attori inconsapevoli, a volte spaventati o incuriositi, altre inaspettatamente disinvolti, i roditori sono gli esclusivi soggetti prediletti dall’artista: porcellini d’India, ratti, criceti e topolini vari si muovono nervosamente tra le cromie pop, tipiche di Premuda, che, ammorbidite da luci soffuse, fanno da scenografia per scatti fotografici o opere video, documenti visivi delle stravaganti congetture urbanistiche del loro proprietario. Cavie a tutti gli effetti, dunque, di esperimenti edilizi incominciati nel 2008 con Popcorning, quando, accanto a immagini di chicchi di mais dilatati dalla macrofotografia e topolini spauriti, scherzosamente infornati nel microonde, venivano esposte le prime cellule abitative progettate dall’artista. Semplici rettangoli di legno, assemblati sulla falsa riga delle più comuni gabbie per roditori, diventano oggetti curiosi e raffinati quando i neon rossi e verdi sagomano dall’interno i fori delle finestrelle, ispirati, chiaramente, ad un fetta di emmenthal svizzero… non banali ricoveri per ratti dunque ma salottini di tendenza per topi alla moda e padroni ricercati! Realizzate in quantità ed esposte in serie, una accanto all’altra, le casette non si limitano a compiacere il senso estetico, e probabilmente anche quello dell’umorismo, di chi le guarda, ma si fanno moduli embrionali di futuri blocchi residenziali ispirati ad una cultura edile di stampo popolare. Germogli di riflessioni concretizzati più specificatamente nel video TOPAIA_Rat’s Hotel che già nel titolo unisce quel binomio suggerito dal piacere del lusso e insieme dall’idea di un ricovero di massa. Qui l’artista è ripreso nell’atto creativo del comporre un collage fotografico costruito con le immagini ingigantite delle piccole dimore. Grattacieli di formaggio prendono forma sotto le mani laboriose del loro creatore che si dichiara esplicitamente artista e non architetto: la manualità e la laboriosità del suo lavoro rimandano al concetto di arte intesa come artificio, manufatto artigianale scandito dall’estro e dalla tecnica. L’esaltazione del prodotto fotografico è affidata ad un esperto utilizzo delle luci che riscaldano e stemperano i toni quasi fosforescenti del viola, del verde o del blu, evidenziando le spiritose sagome dei topolini intenti ad esplorare le loro nuove residenze. Grandi pannelli in stile “Gruviera” diventano carta da parati pronta a tappezzare la ex-casa abbandonata del giardiniere dell’odierno parco pubblico di Villa Revoltella a Trieste. Il progetto è stato elaborato nell’ambito della più estesa iniziativa di Public Art “La città radiosa” in cui è stato affidato a diversi artisti il compito di individuare e rivalutare, con metodo artistico, i luoghi dismessi della città. Massimo Premuda coglie l’occasione quindi per ampliare la propria ricerca ed affidarla allusivamente alle problematiche del riciclo e della valorizzazione dello scarto, in una prospettiva di riadattamento degli spazi comuni, in questo caso dedicati ad animali considerati infestanti che spontaneamente nidificano in luoghi derelitti. Un’immagine utopica ma attuale, tinta di biodiversità, si prospetta sotto lo sguardo dello spettatore che certamente coglierà con ironia i molteplici riferimenti possibili alle note architetture popolari fasciste, come ad esempio il moderno quartiere romano dell’EUR, pianificato in ambito razionalista negli anni Quaranta. Il tentativo di organizzare la vita di queste minuscole bestiole ha un ulteriore risvolto nelle ultime creazioni artigianali pensate dall’artista e presentate recentemente nella personale Living Design for Pets, presso la galleria Plevnik-Kronkowska di Celje, in Slovenia. Qui le “spartane” casette in legno sono accompagnate da alcune più scherzose, in plastica, dotate di carta da parati, luce elettrica e tettucci colorati, e da altre, assolutamente elegantissime, tradotte in forme essenziali dalla ceramica smaltata e modellate in sobrie gradazioni, come il beige, il nero e il rosso porpora che ne fanno a tutti gli effetti sfiziosi oggetti di design, adatti a soddisfare le duplici esigenze dei topi e dei loro padroni. L’osservazione della vita degli amati roditori diventa per l’artista presupposto di considerazioni sulle possibili alternative alla loro organizzazione sociale che si traducono in soluzioni estetiche tipiche del suo stile: atmosfere pop, soggetti divertenti, colori esplosivi, immagini ironiche, creano oggetti d’arte caratterizzati da una piacevole, e a volte necessaria, leggerezza, componente essenziale per approcciarsi alle intuizioni edilizie, definite dall’artista stesso, futuribili, a metà tra il reale e il possibile, tra l’architettura animale e il design. Caterina Skerl inaugurazione mercoledì 15 settembre 2010 ore 18.30 Trieste, Spazio Juliet, via Madonna del Mare 6, II piano La mostra, ad ingresso libero, sarà visitabile fino al 21 ottobre: ogni martedì dalle 18 alle 20, o su appuntamento telefonando al numero 040 313425 in collaborazione con Girardi Spumanti con l’adesione della Casa dell’Arte di Trieste