voci della nostra gente - Centro Socio

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voci della nostra gente - Centro Socio
3a Edizione
Premio letterario
“Città di Corridonia”
VOCI
DELLA NOSTRA GENTE
Poesie
A cura del Centro Socio-Culturale e Ricreativo
“Mons. Raffaele Vita”
2011
Patrocini:
Città di Corridonia
È con vero piacere che questa Amministrazione,
che investe molto nella cultura, offre il proprio patrocinio,
il sostegno e tutta la collaborazione possibile al Centro Sociale
“Mons. Raffaele Vita” per la riuscita di una fra le più importanti
manifestazioni culturali della nostra Città.
Assessorato alla Cultura
Nell’accordare il patrocinio di questa Provincia alla terza edizione
del Concorso Letterario “Città di Corridonia”, esprimiamo
compiacimento e auguro alla manifestazione il più vivo successo.
Regione Marche
Accordiamo con piacere il patrocinio della Regione Marche
e formuliamo i migliori auguri per lo svolgimento
del Concorso letterario “Città di Corridonia”
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Patrocinio:
ANCeSCAO
DA CORRIDONIA UN MESSAGGIO DI POESIA
Con la nuova edizione del concorso di poesia, il Centro Sociale
di Corridonia continua una esperienza importante che, sin dalla
prima edizione, Ancescao - Marche e la Presidenza Nazionale hanno
convintamente sostenuto.
Ancora più adesso che il concorso di poesia si sta estendendo a livello
nazionale.
A qualcuno potrebbe sembrare anacronistico e un esercizio superato
parlare di poesia in un mondo in cui sembrano prevalere atteggiamenti
che vanno in ben altra direzione.
E invece va ricordato che da sempre gli uomini si sono espressi con un
brano poetico o musicale per esprimere i propri sentimenti: amore o
odio, solidarietà, fratellanza, ammirazione per la natura.
In un momento in cui tornano a prevalere guerre, egoismi personali e
nazionali, discriminazioni, è bene che la poesia torni a parlare alla gente.
E i nostri anziani, non solo loro si spera, che hanno vissuto giorni belli e,
purtroppo, anche quelli amari, fanno bene a tornare alla poesia.
Finchè ci sarà un poeta ci sarà speranza di un mondo migliore.
Ancora i complimenti per la iniziativa e i migliori auguri di successo
anche per gli anni futuri.
On. Lamberto Martellotti
Presidente Nazionale Ancescao
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Benvenuti alla terza edizione del Premio Letterario “Città di
Corridonia” VOCI DELLA NOSTRA GENTE e un grazie al Presidente, al
Consiglio Direttivo e alla Commissione del Centro Socio-Culturale
e Ricreativo “Mons. Raffaele Vita” che con il loro impegno hanno reso
possibile questa edizione a carattere nazionale.
Questo evento non solo caratterizza le attività e la vita del Centro SocioCulturale ma valorizza tutta la Città di Corridonia nonché la nostra
Associazione ANCeSCAO.
Da diversi anni il Centro Socio-Culturale è un enorme contenitore di
tantissime iniziative che le danno vivacità e ne colorano ogni spazio;
questo premio letterario è l’evento più importante e più coinvolgente,
in quanto ha coinvolto tutte le nostre realtà associative ANCeSCAO nel
territorio nazionale.
Un saluto ed un ringraziamento a tutti i partecipanti al Premio Letterario,
in quanto la loro partecipazione è l’elemento indispensabile per
raggiungere ambiti traguardi: inserire la Città di Corridonia nei grandi
itinerari nazionali della Cultura; con le loro opere ci hanno fatto partecipi
dei loro momenti più intimi e ci terranno gradevole compagnia nella
lettura.
Ai lettori del libretto che raccoglie i lavori di questa edizione auguro
buona lettura, ricordando ed invitando tutti loro ad essere vicini alla
nostra Associazione, cercando di contribuire nell’azione di costruzione
che ci possa far sentire orgogliosi di appartenervi.
A Maria Salamone un ringraziamento dal profondo del cuore, ci è stata
sempre vicina e con affetto, Le tributiamo l’amicizia di tutti i Soci e
dell’ANCeSCAO.
Angelo Formica
Il Presidente
Coordinamento Provinciale ANCeSCAO
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PRESENTAZIONE
… abbiamo fatto nostra una massima:
“DARE È AMARE; RICEVERE È IMPARARE AD AMARE.”
Un semplice sorriso, un saluto sincero,
la capacità di ascoltare con il cuore
anche il silenzio di chi ci è accanto,
la gioia di condividere momenti lieti e tristi
rendono bello stare insieme.
Il Centro Sociale di Corridonia
ha indetto il terzo Concorso di
poesia, a livello nazionale,
riservato ai soci dei Centri
di tutta Italia.
La raccolta si intitola
“VOCI DELLA NOSTRA GENTE”.
I contenuti trattano
momenti di vita quotidiana.
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SALUTO DEL PRESIDENTE DEL CENTRO SOCIALE
La terza edizione rappresenta un importante banco di prova
per il nostro premio letterario.
L’apertura del concorso a poeti di tutta Italia, infatti, rispetto
agli anni passati mette l’efficienza dell’apparato al vaglio di una
platea più vasta ed esigente, di fronte alla quale c’è il rischio di
risultare provinciali e inadeguati.
Inoltre, rispetto allo scorso anno l’organizzazione deve fare
a meno, per motivi diversi di due delle collaboratrici più valenti ed
impegnate nel progetto.
In memoria di una delle due, purtroppo scomparsa, da
quest’anno è stato istituito il Premio Speciale “Marcella Tomassoni”,
assegnato direttamente dal Direttivo del nostro Centro Sociale.
Con questi presupposti, al momento di andare in stampa
non so ancora quale sarà l’esito di questa manifestazione tanto
importante per il nostro Centro.
Posso però cullare un minimo di ottimismo basato, da un
punto di vista contenutistico, sulla riconosciuta qualità delle opere
presentate e, da un punto di vista della organizzazione, sul visibile
moltiplicato impegno del Direttivo e di tutti i soci coinvolti a cui va
il mio ringraziamento più sentito.
Desidero inoltre ringraziare la Poetessa Maria Salamone
per la sua affettuosa vicinanza, la Presidente e i componenti della
Commissione Giudicatrice per la competente e disinteressata
collaborazione fornitaci, nonché per il partecipe impegno oltre il
mero esame delle opere.
Un doveroso ringraziamento infine a tutti gli Enti patrocinanti,
senza il cui sostegno il Concorso non potrebbe esistere: il Comune,
la Provincia, la Regione e - per ultimo solo perché di famiglia
- l’ANCeSCAO, il sodalizio a cui il nostro Centro è affiliato, il cui
contributo è stato assolutamente determinante.
Giampaolo Montecchia
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ANATOLIA
In uno strazio arido di sabbia
si arrampicano a fatica
case rubate
alle rocce del deserto,
esse stesse aride pietre
riarse e sabbiose,
faticosamente abbarbicate
per dare rifugio e speranza
a chi non sa cosa vuol dire
tenerezza umida e verde
di fiori, alberi e ruscelli,
per offrire sopravvivenza
a chi morirà
dopo aver conosciuto
solo lotta e miseria.
1 a Classificata e vincitrice
del concorso di poesia
Maria Bagiardi
Descrivo un viaggio in Cappadocia. Conoscere un paese dove solo la miseria e la sofferenza sono la loro
vita. Una grande emozione ha invaso il mio cuore e per non dimenticarlo l’ho riportato sulla tela e in
questa poesia.
Motivazione della Giuria
Attraverso l’uso di un stile lucido e di un linguaggio essenziale, con immagini ricche di richiami emotivi, il poeta scruta – con amore e con dolcezza – gli aspetti fisici e metafisici di un arido paesaggio desertico, roccioso
e sempre bruciato dal sole, diventando esso stesso luogo-emblema dei limiti e della povertà della condizione
umana”
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AL FINIR DEL GIORNO
Camminano vicini, lenti;
lei si appoggia al bastone,
lui, più gagliardo, la sostiene:
due reduci della vita
sulla soglia del non ritorno.
Li accoglie, amorevole, una panchina.
Lui Ie sfiora una spalla
in un gesto di istintiva tenerezza;
sorride dolcemente, malinconico:
assapora la patetica bellezza
di un fiore che sta appassendo.
A tratti si guardano complici.
Amici e compagni da tempo.
Si conoscono, si appartengono.
Non sanno di rivelare
un ricco universo
colmo di grande vitalità.
2 a Classificata
Gina Massini
E’ nelle persone mature che, oggi, è più facile scoprire sentimenti profondi segretamente nascosti o
espressi con grande semplicità
Motivazione della Giuria
L’autore ha colto il tema centrale della precarietà della vita con il fluire delle cose e delle
persone, sottolineando, con delicatezza e sensibilità, gesti e dettagli legati ad una vita
intimamente condivisa e che sta per volgere al termine. La descrizione del lento cammino dei
due, inframmezzato da pause di silenzio e di cauto timore, sembra voler riavvolgere il nastro
del destino che ha tenuto la coppia felicemente unita ed ancora aggrappata alla vita.
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L’ORGOGLIO E LA SPERANZA
Noi che siamo partiti dalla guerra 3 a Classificata
Noi che abbiamo mangiato pane e crusca
Noi che abbiamo vagato su macerie
Noi che abbiamo lasciato i nostri luoghi
Noi che abbiamo raccolto pietra a pietra
per rialzare i muri rovinati
Noi che siamo incurvati sopra i libri
Noi che abbiamo schiacciato i nostri sogni
pur di gettare un ponte all’avvenire
Noi che ai Padri obbedienza abbiamo dato
ed ai Figli indulgenza e comprensione
Noi, marchiati nel sangue di Dovere
e Sacrificio ed Onestà e Lavoro
Noi che vediamo adesso lo sfacelo
di questa società senza valori
e la sfiducia imbelle dei figlioli
Noi ci sentiamo dire “fortunati”
da chi sconosce il prezzo già pagato.
Ma forse in parte è vero.
Noi che nulla avevamo per ricominciare
guardavamo - caparbi - alla distanza:
Noi avevamo l’orgoglio e la speranza.
Irene De Pace
Noi, giovani di un tempo, non avevamo nulla ma credevamo nel futuro; i nostri giovani hanno molto più
di noi, ma vivono l’oggi senza progetti e prospettive.
Motivazione della Giuria
Avvalendosi di un linguaggio incisivo ed efficace, l’autore rievoca le trascorse vicende umane con la positiva visione ed il fermo convincimento di essere “uomo, servitore e soldato
della speranza”(Ungaretti). Come un monito rivolto ai più giovani, la poesia è un canto di
dolore che narra dell’esistenza degli uomini e dell’umanità, destinata a soffrire in quanto
uomini che vivono, mitigato dalla ottimistica fiducia nelle nuove mete del futuro.
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6 APRILE 2009
La terra trema forte
oscilla il cielo nero,
urla la sorte
il mistero
della vita e della morte.
4 a Classificata
Il buio inghiotte
vane richieste di un aiuto
di occhi sbarrati
nel sonno non compiuto
spezzato dai latrati.
Rigurgita la notte
corpi straziati
dall’intreccio di macerie
e ricordi di un vissuto,
affetti persi,
senza una ragione
svuotati dei pensieri,
privati del futuro,
sommersi
da cocci d’illusione
di ciò che fino a ieri
era sicuro.
Sull’intimità violata
di gente esanime,
impastata
di vomito e polvere di anime
che tormenta e duole,
lacrime
trasparenti al sole,
di un’alba insanguinata.
Cinzio Cacaci
Terremoto in Abruzzo. Impreca chi non crede.
Urla la poesia il dolore delle vittime innocenti e dirada la polvere del sisma per rappresentare la realtà
cruda del tragico evento.
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ARENARIA
Pennellate appassionate e sicure,5 a Classificata
stratificazioni
ondulanti e danzanti
di un’esistenza
pregna di emozioni.
Arenaria, evoluzione dell’io più profondo,
sabbia fragile e indistruttibile,
ricordi nel movimento
l’onda del mare dal quale vieni
fatta di ritorni
a volte teneri,
a volte tenebrosi.
Su tutto, un rosso fuoco,
una fiamma d’amore per la vita,
un brivido forte ti strappa l’anima
verso l’alto
per farla volare lontano.
Maria Bagiardi
E’ un mio quadro, è il voler entrare nel cuore della terra con la mia fantasia, colori di fuoco, emozioni e
brividi forti come un vero e grande amore.
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LE TUE MANI
6 a Classificata
Le tue mani la prima volte su di me.
Le tue mani
sul mio corpo si muovono,
leggere, tenere,
lo stanno ad accarezzare.
Poi un giorno
non so perché,
le tue mani si agitano,
diventano nervose,
volano, cadono,
ricadono su di me.
Mi picchiano
Mi fanno male.
Forse, hanno smesso di amare!
Lucia Lozzi
Quando una donna subisce una violenza sa cosa vogliono dire quelle mani che prima ti amano poi ti
odiano.
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Da sinistra il Presidente Provinciale ANCeSCAO Angelo Formica, la Poetessa Maria Salamone, il Sindaco Nelia Calvigioni, il Presidente del Centro Giampaolo Montecchia, la Vice
Presidente del Centro Marcella Tomassoni e Giandomenico Lisi, animatore dell’evento.
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La Poetessa Maria Salamone in compagnia del Presidente Giampaolo Montecchia.
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CI SEI ANCHE TU
Premio speciale
Nuvole bianche vagano nel cielo Marcella Tomassoni
e zefiri leggeri van per l’aria;
Vice Presidente del Centro
volteggiano su petali di fiori
soavi aromi… come una carezza.
Premio speciale
Maria
Salamone
Ed io guardo
Poetessa Internazionale
e respiro
e mi abbandono
al soffio lieve che mi sfiora il viso.
Poi chiudo gli occhi
e in tanta tenerezza
il tuo volto mi appare e il tuo sorriso.
Ci sei anche tu - di certo tra Ie cose
minime e immense a noi così vicine.
Ci sei anche tu
ed io vorrei vederti...
Dove dovrò cercare per trovarti,
tra Ie nuvole bianche
o dentro i soffi
di zefiri leggeri
o in mezzo ai fiori
fra i colori... e i profumi... ed i velluti
morbidi di corolle e di bocciòli?!
Dimmelo,
che io mi inoltri nei giardini
o mi offra al vento
o mi alzi verso il cielo.
O chiuda gli occhi e viaggi dentro me
se - come credo dentro me tu sei.
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Nuvole bianche e zefiri e profumi
e il tuo sorriso …
balsami del cuore
realtà e memorie
suggestioni ed echi
che accompagnano il viaggio di una vita
lungo la strada
sempre più in salita.
Irene De Pace
Anche quando scompaiono, gli affetti più cari non ci lasciano, ma continuano ad essere in noi ed
intorno a noi.
Motivazione del direttivo del Centro Sociale
Versi intensi e coinvolgenti sono dedicati dal poeta ad una persona cara, ormai lontana.
La lirica, dolce e sentita, sviluppa il tema della funzione del ricordo e della memoria - fonte di gioia e di
consolazione durante il cammino umano - intersecando repertori di registro che creano rapporti logici e
semantici tra la bellezza della natura e quella della vita stessa.
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GABBIANO FERITO
Quella sera un affanno lo colse,
come un gabbiano ferito a terra si posò,
ad alzarsi in volo più volte tentò …
Spinto da una forte fede, mista a speranza
e da un emanato calore dai suoi amici,
quel gabbiano ferito presto in volo si alzò!
Con fatica, caparbietà e speranza
cercò di raggiungere in breve tempo
quello spazio infinito, oltre l’oceano …
Il gabbiano ferito ormai era salvo!
Marcella Tomassoni
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A UNA DONNA SPECIALE
Il “Gabbiano Ferito”, al quale si è paragonata in una recente
poesia, non è riuscito a volare.
Marcella se ne è andata nonostante tutto il suo ottimismo, la sua
forza di volontà e il suo attaccamento alla vita, che resteranno
di esempio.
Figura positiva e rassicurante, trascinante ma non prevaricatrice,
con la sua solarità e la sua coinvolgente allegria ha comunicato
entusiasmo e voglia di fare sia nel lavoro che nelle associazioni
di volontariato di cui faceva parte.
Al Centro Sociale tutti la ricordano con grande affetto e
gratitudine per l’impegno sempre gioiosamente profuso.
Anche se il “Gabbiano Ferito” non è riuscito a volare, resta a tutti
la certezza che ora lo fa in spazi più ampi e più alti.
Gli amici del Centro faranno in modo che il suo nome non venga
dimenticato e che il suo esempio diventi un punto di riferimento
costante.
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ANIMA
Le poesie successive sono
classificate ex æquo
(in ordine alfabetico)
Un cerchio nel cuore
in un istante di cielo sulle note di un’inaspettata armonia.
Quello che voglio sentirmi dire
non è così scontato.
Mi illudo di non pensarci,
ma divoro solamente la mia anima,
gelosa della sua essenza
quanto della sua apparenza.
Anima che si copre con un velo
e lascia scoperta un’innata fragilità,
derisa nella realtà.
Una presenza incostante e imperfetta,
un filo che lega parole ed emozioni.
Libera da scogli
la poesia sbatte involontariamente su di lei.
Nuvola sconfinata raccoglie
i raggi di un pensiero svogliato.
Non è semplice ascoltarla, lo so,
odio sentirla mentre lascia scivolare le lacrime
senza poterle asciugare.
Amo vederla dipinta di passione
pronta a donarsi al suo cuore
in un moto incoerente.
Jessica Malfatto
Questo componimento nasce dalla voglia di esplorare le emozioni, dal bisogno di una ricerca costante che
avviene nell’interiorità, attraverso un viaggio che non conosce la parola “fine”. Il titolo, “Anima”, richiama la
dimensione più intima dell’essere umano.
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CERCO UN’OASI
Quanto tempo spreco,
forse inutilmente,
ad elaborare versi,
a rivestire di parole
il tempo che mi porto dentro,
a rendere musicale
la segreta intimità delle cose.
È il grido,
contenuto e dolce,
della mia presenza;
un volo, senz’ali,
in una macchia d’azzurro.
E lì, in quell’azzurro,
cerco un’oasi
dove gli avvenimenti
perdono il moto,
dove gli angoli
si sciolgono in cerchio,
dove il respiro
si decanta
del quotidiano affanno.
Cerco un’oasi
Dove mi chiudo
e una corrente leggera
mi porta lontano.
Angelo Gandolfi
“Cerco un’oasi” è il volo in un mondo senza tempo, la fuga dalla precaria e tumultuosa realtà che ci
avvolge. La ricerca del luogo dove i moti dell’anima trovano pace.
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COME VORREI …
Ah! Come vorrei sapermi spiegare,
ma non so dire,
un nodo mi stringe la gola
e mi fa scoppiare il cuore.
Tutto è come sempre
confuso dentro di me.
E sono io ad essere come non vorrei,
a cercare ciò che non ho ancora trovato
in questo tempo delle parole vuote.
Ah, quanto vorrei potermi
guardare dentro senza vergogna
e accettarmi così come sono!
Saper cogliere le finitudini,
il grido del povero,
con la febbre del fare politica,
del fare comunità nella responsabilità,
nella fiducia che viene dal cuore,
negli anni come chicchi di grano,
nella poesia come miele di memoria.
Come vorrei ch’io vivessi
come il cuore mi detta dentro,
come pulsa il sangue nelle vene!
Credevo di dover morire correndo
mi sono accorto che vale più
il lento morire nei miei giorni incerti,
nei miei passi lenti,
nel mio timore di non essere
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tra quanti gridano verità tra gli umiliati
ed offesi di sempre,
tra quanti cercano nella fede nuda,
nel silenzio orante.
Cosimo Damiano Piccolo
E’ una poesia scritta di getto dopo aver visto il film “La strada” di Federico Fellini. Ero rimasto con un nodo
strozzato alla gola, impotente ad esprimere l’intensa emozione e la carica umana apparsa sul volto di
Gelsomina, interpretata dall’indimenticabile Giulietta Masina.
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CHIOME CANUTE
Le chiome canute...
pensieri nascosti,
memorie smarrite.
Rimpianti! Rimorsi!
Ricordi velati
di eventi sepolti.
I volti segnati.
A volte... sconvolti.
Non essere triste!...
Se il tempo è scomparso.
Si sa che avrà fine…
il giorno che è in corso.
Non contano i giorni
o gli anni trascorsi.
Più conta... lo stile
di quelli percorsi.
L’anziano, custode
di mille esperienze,
modella ai nipoti...
le loro coscienze.
Elio Mirimao
La poesia “Chiome canute” esprime l’inevitabile tristezza che accompagna l’avanzare degli anni, ma
anche la grande ricchezza costituita dai ricordi, dalle esperienze e da tutte le abilità apprese, che si
possono tramandare.
Si sa che l’esistenza terrena ha un termine, ma questo traguardo sarà meno triste e avrà avuto un senso,
se la nostra presenza avrà lasciato un’impronta positiva.
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CURVATURA
Tirando con l’arco...
essere la freccia.
Scoccando la freccia...
essere l’arco.
E con il sibilo che fruscia vibrante
nell’aria proiettarsi verso il bersaglio.
Con la punta acuminata che s’infigge
tra gli atomi della materia fondersi
con l’inquietudine densa che dimora
nel suolo; essere terra, essere cielo,
mentre i calzari affondano sul sentiero
sentire che non c’è nulla a cui tendere,
né mèta a cui giungere, né terra
incognita da disvelare, solo rare
radure dove flettere un arco
per scoccare una freccia per colpire
un bersaglio che nella curvatura
esiziale della vita e del vuoto
è celato solo dentro l’arciere.
Paolo Maria Borsoni
Si può diventare maestri del tiro con l’arco solo dimenticando il bersaglio. Si può diventare maestri del
tiro con l’arco anche quando non tutti i colpi sono centrati. I colpi centrati sono solo prove, conferme.
Quando si è maestri di tiro con l’arco, non esiste più alcun bersaglio, non c’è più nulla da raggiungere.
Il punto da colpire è l’attimo totale dove ogni scelta rende più liberi e la tensione si avvicina all’ascesi.
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MERAVIGLIOSO!
Meraviglioso
questo alzarmi la mattina
e scrivere ogni giorno
una nuova pagina
di questa vita meravigliosa
fatta di ripetute cadute e di rialzate
amiche nelle fatiche quotidiane.
Meraviglioso
questo slancio di dentro che mi spinge
ad uscire
ad esplorare il mondo di fuori
che mi mette in cammino
verso l’altro e I’ignoto.
Meraviglioso
Il sapore della fatica
che si fa sempre più intenso
ad ogni ferita e caduta
che torna a farsi bello
dopo ogni oscuramento.
Meraviglioso
questo tramonto
dei miei anni che mi fa scoprire
il dono della lentezza
e della meditazione, dopo aver gustato
l’ebbrezza della velocità
del sentire e del fare
nella primavera di questo camminare
che si fa cammino.
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Meraviglioso
lo sguardo di bimbo
a ottant’anni, del mio amico Arturo,
sul mondo che mi parla del miracolo
d’una vita donata, di questo viandante
che mi ritrovo, nel farmi prossimo.
Meraviglioso!
Cosimo Damiano Piccolo
E’ uno slancio senza tempo, un inno alla vita vissuta come dono, anche se nella fatica. Un dono: l’altro
che mi viene accanto e dà un senso quotidiano, il pane condiviso, come il sorriso che si fa forza etica e
vera gioia in questa società sempre più individualista e divorata dall’ansia dell’apparire.
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NEVE
Né un cinguettio, né un ululare di cani, né rumore,
solo I’orologio della torre batte, sordo, Ie ore.
È I’alba: un’altra giornata concessa!
Sbircio dalla finestra, sorpresa: nevica!
Lo sguardo si perde nel brulichio dei fiocchi;
pensieri affiorano, spariscono, si confondono
nello sfarfallio, leggero, della neve che cade.
Domani il sole toglierà I’incanto.
Adesso, però, il mondo è pulito,
primordiale, luminoso, accecante
e, nel biancore diffuso, mostra
tutta la sua naturale bellezza.
Gina Massini
Con le parole, spesso povere e inefficaci, si tenta di descrivere le meraviglie della natura, per poter trattenere nella mente tutto ciò che essa, spontaneamente, sa regalare.
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RINASCITA
Gioivi tranquilla
godendo il sole
e le semplici delizie della vita.
Tutto era possibile
meno che un crudele destino
bussasse alla tua porta.
A quell’annuncio ore di ansia,
di trepidazione, di angoscia
hanno spento, in parte, la tua allegria.
Poi..., la rassegnazione
il dover lottare, corpo a corpo,
contro il nefando soggetto che, spesso, non lascia scampo.
Nessun nemico, infatti,
è più forte della malattia:
l’unico capace di rubare la vita, men che l’anima.
Non ti sei, però, arresa alle trepidanti attese,
ai momenti di sconforto, alle labili certezze:
hai guardato in alto per cercare, invano, una Luce.
Ora, di sembianze angeliche vestita, leggera e
libera da ogni terrena preoccupazione,
esulti e godi lo splendore e le meraviglie del Cielo.
Milvia Flamini
E’ dedicata ad un’indimenticabile amica con la quale ho condiviso parecchi momenti. Ho potuto costatare che, quando le sofferenze e i dolori causati dalla malattia diventano insostenibili, si chiede aiuto al
cielo. Il credente confida che nell’aldilà lo attenda una vita migliore di quella terrena.
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TI PENSO …..
Ti penso
dopo il temporale
che ha squassato la terra,
dopo la lotta dei pensieri
in continuo conflitto
per non sentirti...
ti penso
mentre osservo calma
il bianco della sigaretta
che lentamente si consuma
mandando
fumo azzurro negli occhi stanchi
ti penso
con languida tenerezza
quella tenerezza
che è fatta solo di noi
ti penso
senza quel solito romanticismo
ma con tanto desiderio di viverti
perché tu sei parte di me…
TI PENSO!!!!!!
Anna Rita Copparini
Si dice sempre che ognuno di noi ha la sua anima gemella, ma troppo spesso la si incontra quando è
tardi per condividere la vita, ma il cuore non lo ammetterà mai, e lotterà sempre con la ragione, anche
se soffrirà, vincerà sempre il cuore.
Anche se questo amore rimarrà il più bel sogno segreto … vivrà in noi.
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Chiesa Auditorium “S. Francesco” - panoramica dei presenti alla 2a Edizione.
Il vincitore della 2a Edizione Cinzio Cacaci
premiato dal Sindaco di Corridonia
Poetessa Maria Salamone e Marcello Alviti
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POETESSA INTERNAZIONALE,
AMICA DEL CENTRO
PER UN CANTO DI VITA
No! Io non chiedo la luna,
che brilli come diamante
o che porti fortuna!
Non aspiro allo splendor del firmamento,
nemmeno quando, maestoso s’ammanta,
d’un prezioso luccichio d’argento!
Non invidio i bagliori del sole:
un raggio solo basta
a riscaldarmi il cuore!
Ma voglio vivere su questa terra,
lottando contro il razzismo,
la fame, la guerra...
Voglio vivere in quest’universo,
che sia diritto, storto,
o che sia di traverso!
Voglio vivere su questo pianeta,
che han cantato gli dei, i profeti,
il romantico poeta!
Voglio vivere in questo mondo,
anche se perde a volte la ragione,
il senso della vita e dei suoi valori,
perdendosi in conflitti e provocazione.
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Voglio vivere quaggiù,
senz’alcuna paura, alcun timore,
per i nostri figli, per il loro futuro,
or che svanisce la speranza,
or che muore l’amore...
Vivere! Anche quando non ne posso più!
Vivere! Non chiedo altro, non chiedo di più!
Tu che senti il mio canto di vita
non sogni un nuovo mondo,
un mondo più giusto,
un mondo migliore...
un mondo ove la pace e l’amore
regnino in perfetta armonia:
Fate oh mio Dio! Che così sia!
Maria Salamone
Poesia con cui a Torino, nell’ottobre del 2009, ha ricevuto il 1° premio della Lega Internazionale dei Diritti
dell’Uomo, ovvero la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica Italiana.
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La parte grafica è stata curata dalla pittrice
Mariella Ciammella di Corridonia
Finito di stampare
nel mese di Maggio 2011
presso la Tipolitografia TAF srl - Corridonia
in 1.500 esemplari
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Esterno del Centro Sociale