Connessioni multi-protocollo DExtra, DPlus, DCS,Controlliamo il
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Connessioni multi-protocollo DExtra, DPlus, DCS,Controlliamo il
Connessioni multi-protocollo DExtra, DPlus, DCS Il nostro reflector D-Star XRF077 (Server per la condivisione del flusso dati verso tutti i sistemi connessi) è diventato già da tempo XLX077. Questo significa, come anche per tutti i reflector XLX a lui connesso, che può operare in “multiprotocollo” ovvero accetta in ingresso connessioni dai ripetitori e hotspot in modalità DExtra, DPlus e DCS. Il protocollo DPlus è il “linguaggio originale primario” sviluppato per supportare i sistemi ICOM. Successivamente si è diffuso il protocollo DExtra, open source, sviluppato da Scott KI4KLF, e infine il protocollo DCS (Digital Communication Service) sviluppato in Germania. Per una idea dei sistemi reflector attualmente collegati fra loro (“peers”, usano un protocollo proprietario denominato XLX per la connessione tra i link: server) seguire questo http://xrf077.duckdns.org/db/dashboard/index.php?show=p eers E’ bene ricordare che per collegare dal proprio ripetitore (o hotspot D-Star casalingo) un XLX va opportunamente aggiunto nel relativo file di identificazione del protocollo un record. Nel dettaglio, prendendo come esempio il nostro reflector 077 (ogni server reflector ha il proprio IP/DNS) per aggiornare il proprio sistema: CONNESSIONE DEXTRA: editare il file DExtra_hosts.txt ==> inserire XRF077 xrf077.duckdns.org CONNESSIONE DPLUS: editare il file DPlus_hosts.txt ==> inserire REF077 xrf077.duckdns.org CONNESSIONE DCS: editare il file DCS_hosts.txt ==> inserire DCS077 xrf077.duckdns.org (questa tipologia di connessione è indicata in presenza di una connettività non performante e stabile, es. rete mobile o wi-fi) IMPORTANTE: non è necessario eseguire NAT e aperture di porte per le connessioni a reflector XLX La lista aggiornata dei reflector XLX, e quindi identificare il record che ci interessa inserendolo nei file come sopra indicato, può essere scaricata da questo indirizzo: http://xlxapi.rlx.lu/api.php?do=GetReflectorHostnam e Quanto sopra indicato non deve interessare il semplice utilizzatore del sistema perchè la gestione della configurazione è demandata al sysop del ripetitore.E’ altresì buona norma per l’utilizzatore attendere sempre qualche secondo prima di premere il PTT; si capisce bene che ci sono molti e vari sistemi connessi tra loro, ed è importante, oltre che per fare entrare altri colleghi nel QSO, lasciare i tempi di sincronizzazione necessari. Proseguiamo nel “dettagliare” in maniera semplice come le informazioni vengono mostrate sulla dashboard del reflector (una lavagna, un cruscotto che riepiloga le varie informazioni sui transiti e posizionamento dei ponti ripetitori sul server). Una panoramica può essere visionata all’indirizzo: http://xrf077.duckdns.org/db/dashboar d/index.php La dashboard è uno strumento fondamentale; chi opera “in digitale” sa benissimo che dietro alla sua emissione in radio ci sono complicati sistemi di rete, protocolli, server. Questo il motivo per il quale al ricetrasmettitore, quando possibile, va affiancato l’uso e la conoscenza della dashboard: su di essa vengono mostrate le informazioni necessarie ad un corretto utilizzo dei sistemi. Usare i protocolli radioamatoriali digitali senza un minimo di studio e approfondimento è quantomai riduttivo e cagionevole di problemi. Troppe volte è stata data colpa al “sistema digitale” di malfunzionamenti quando l’utilizzatore non è neanche in grado di programmarsi correttamente il proprio ricetrasmettitore (saltiamo qui i dettagli di questa fase poichè già l’argomento è stato affrontato e approfondito a sufficienza). Il primo passo è quello di conoscere i pulsanti presenti: Il bottone “users/modules” mostra una lista degli ultimi nominativi “transitati” sul sistema, a seguire “repeaters/nodes” visualizza i ripetitori radio e hotspot connessi al reflector. Il bottone “peers” come in precedenza accennato permette di ottenere un elenco dei server tra loro connessi e i relativi moduli condivisi. “Reflectorlist” mostra l’elenco di tutti i server (non forzatamente tra loro connessi) esistenti nel mondo e regolarmente registrati al database centrale; “d-star live” è una finestra “live” ovvero in tempo reale sul traffico radio attualmente operato. Vediamo in dettaglio le singole opzioni partendo da “users/modules”: Il passaggio di ogni trasmissione/nominativo è evidenziato con una riga nella tabella. A seguire il nominativo (N0CALL può significare un passaggio non identificato da un’altra rete, come il suffisso /DMR evidenzia il flusso proveniente dal sistema DMR connesso al reflector), il suffisso (dati preimpostati nel proprio ricetrasmettitore), la posizione su APRS (http://aprs.fi) se correttamente trasmessa dal ricetrasmettitore/sistema gps. Infatti facendo click sul nominativo si apre la pagina di QRZ.com comunicandoci i dettagli del collega e sul simbolo gps la mappa con la posizione. La colonna “via/peer” mostra la “provenienza” della trasmissione, nella fattispecie se sta usando un ripetitore/hotspot direttamente connesso a questo reflector oppure se sta transitando da un altro sistema (un altro server reflector) coneesso come “peer” (come detto prima, un XLX collegato al nostro). Prendendo in esame la tabella sopra mostrata si vede che il collega IZ5ILH con suffisso /ID51 ha effettuato un passaggio attraverso il suo nodo (hotspot) IZ5ILH C (in VHF, B = UHF) alle ore 11 e 24 minuti sul modulo B del reflector (ultima colonna). Ma cosa significa “sul modulo B” ? Ogni reflector XLX ha più moduli (stanze) a disposizione. Per convenzione il modulo B è la “stanza nazionale italiana” e su tale modulo si fa QSO a carattere generale e nazionale, quindi di comune interesse fra colleghi nelle varie regioni. Il modulo A è riservato a collegamenti “fuori Italia” mentre il C è a carattere regionale; viene quindi utilizzato, dopo aver preso un primo contatto sul nazionale, per spostarci sopra il ripetitore in uso. Così facendo non si “monopolizza” il modulo nazionale e si riserva il regionale per QSO locali. Generalmente il ripetitore può essere spostato attraverso toni DTMF dati dal proprio ricetrasmettitore (es. B77C sposta un ripetitore connesso al reflector XLX077 sul modulo C) o inserendo nel campo UR del trasmettitore (solitamente presente”CQCQCQ”) il comando “XRF077CL”. Anche in questo caso non mi dilungherò sulla configurazione e comandi da dare sugli apparati radio, c’è ampia documentazione su internet e sul nostro sito. Le colonne seguenti, con intestazione “[B] Italia”, etc. (ogni reflector può avere le proprie “scritte”) mostrano appunto queste “stanze” dove sono connessi i vari ponti ripetitori e hotspot D-Star. Sempre prendendo in esame la figura sopra si nota che, ad esempio, il ripetitore IQ5QE-B (in UHF come da lettera B) è connesso al modulo C e sarà impiegato “localmente” per i QSO in Toscana. Può essere “spostato”. Cosa sono i “nodi” collegati al reflector? Un reflector “vive” se ad esso ci sono ponti ripetitori e hotspot collegati. Questi, in gergo, si chiamano “nodi”. Il flusso dati passa tra di loro e viene esposto in ingresso ed in uscita in ogni punto della nostra “ramificazione”: La tabella, molto completa ed esaustiva, rappresenta quanto è in gestione al server. La “dvstation” è la stazione ripetitrice digitale (anche hotspot) con nominativo radioamatoriale e suffisso, ovvero lettera che indica la frequenza operativa (meglio descritto nella colonna “band”). Le colonne “last heard” e “linked for” ci comunicano l’esatto tempo dell’ultimo ascolto (quando i dati sono da questa stazione transitati l’ultima volta) e da quanto il “link” è operativo (tempo di connessione al reflector). A seguire il protocollo impiegato per il collegamento (DPlus, DExtra, DCS, sempre riferito al ripetitore) ed il modulo ove è parcheggiato (A = internazionale, B = nazionale, C = regionale, etc.). In ultimo viene riportata l’informazione dell’IP del sistema “client”, ovvero chi ha connesso il reflector. Si capisce bene che queste informazioni, se ben lette e capite, ci permettono di sfruttare a pieno questo sistema. Infatti posso decidere di spostare il mio ripetitore su di un altro modulo e cambiare il tipo di protocollo usato per connettere il reflector (es. XRF077BL per DExtra oppure REF077BL per usare il protocollo DPlus). Conoscere il sistema significa “padroneggiarlo” e non “subirlo”. La figura sopra mostra i “peers”. Immaginiamo una specie di “maglia” che unisce i vari server reflector. Nella fattispecie i sistemi/reflector sopra elencati sono tra loro collegati (e al nostro 077 chiaramente) attraverso una serie di moduli condivisi. Quindi XLX911 (dal quale sono transitati i dati l’ultima volta in data …. colonna “last heard” ed è connesso con noi da … colonna “linked for”) che utilizza il protocollo proprietario XLX per l’unione agli altri sistemi ha, come da colonna “module”, le varie stanze “condivise”. Operativamente questo significa che se ho un ripetitore lo posso collegare a XLX077 modulo B oppure XLX911 modulo B (o qualsiasi altro reflector della tabella con il modulo B condiviso) ed il risultato è lo stesso, ovvero transito nella stanza nazionale indipendentemente quale XLX stia utilizzando. Questo principio vale per tutti i moduli che sono condivisi; non importa su quale reflector sono attivamente collegato, fondamentale è che il modulo dove sto transitando sia “visto e condiviso” da tutti i server, e l’uscita della mia trasmissione (e ricezione degli altri colleghi) sarà la medesima. L’ultima colonna della tabella mostra (anzi nasconde, è “ad libitum” del sysop) l’IP del server, ma all’utilizzatore del sistema non serve tale informazione. Analizziamo la tabella che visualizza la lista dei reflector registrati al database mondiale. Grazie al bottone “reflectorlist” viene mostrata una lista dei vari server raggiungibili. Quindi se inseriamo nei file di configurazione del nostro ripetitore o hotspot tali informazioni non abbiamo limiti nelle connessioni D-Star “in giro per il mondo”. Come mostrato, se faccio click su XLX068 verrà caricata la dashboard del reflector selezionato e a seguire i passaggi/transiti dei colleghi radioamatori, i nodi connessi, etc. L’icona verde ci suggerisce che il reflector è attualmente operativo, la colonna “country” ci fa capire la nazione nella quale il reflector opera ed infine la colonna “comment” può aiutarci ad acquisire ulteriori informazioni; ad esempio il sito web del club che ospita/gestisce tale reflector. In definitiva, se comando al mio ripetitore locale (sperando sia aggiornato e costantemente seguito dal sysop) di collegarsi al reflector XLX035 (http://xrf035.wa7dre.org/) verrò quindi connesso negli USA, e precisamente sul server di “Washington Digital Radio Enthusiasts”. Come tutti i sistemi digitali occorre che tutti gli hotspot e ponti ripetitori, nonchè server/reflector, siano ben manutenuti e aggiornati altrimenti, come si dice, “il giochino si rompe e non funziona”…. Adesso facciamo un salto veloce sul un altro XLX, il 177, sempre connesso a tutta la rete, per capire l’uso delle starnet. XLX177 è un “server bridge” ovvero NON deve essere utilizzato per le connessioni standard ma ospita i collegamenti con altri flussi dati (DMR e YAESU FUSION). Ogni modulo è condiviso, ragion per cui ciò che passa sul modulo I del 177, per esempio, lo ascolterò anche sul modulo I di tutti gli altri reflector in “peer”. Quello che ci interessa notare è che sono connessi dei nominativi quali IR5UCQ. Questo cosa è ? E’ un “server starnet”, ovvero permette, tramite l’uso delle starnet appunto (nominativi registrati sulla rete US-TRUST / IRCDDB, la rete ufficiale D-Star), la connessione facilitata ai reflector. In questo caso, sostituendo nel campo UR del nostro ricetrasmettitore, al posto di CQCQCQ la relativa starnet (es. STN395 C per passare sul regionale Toscana) e mantenendola per l’intera durata del QSO per poi dare il comando di chiusura abbinato (STN395 X), saremo subito collegati al modulo connesso del reflector senza bisogno di dare comandi al nostro ponte ripetitore. Si evince la comodità di questo sistema poichè basterà registrare le varie starnet/memorie sul nostro ricetrasmettitore e quindi passare da un modulo all’altro del sistema. A seguire la tabella delle nostre starnet operative. Presto se ne aggiungeranno altre e, per la natura dinamica dell’intero sistema, invitiamo a seguire con periodicità gli sviluppi visitando i nostri siti web e quelli dei colleghi gestori degli altri XLX. IMPORTANTE: NON UTILIZZARE la Starnet 395 B sui ponti che già sono collegati su tale modulo altrimenti si generano disturbi. STARnet Groups Callsign LogOff STN395 A Info STN395 XLX177 A Z Internazionale UTOT GTOT 15 15 15 15 STN395 XLX177 B Y Nazionale STN395 C STN395 X XLX177 C Toscana 15 15 STN395 D STN395 W XLX177 D DMR TG2225 15 15 STN395 F STN395 V XLX177 F C4FM TG2229192 15 15 STN395 B XLX177 ha anche collegato il flusso proveniente dal Server BrandMeister. Lato DMR è possibile impostare il TG (talkgroup) abbinato al modulo del reflector e, “on demand” (a richiesta, non automaticamente), uscire lato D-Star. Contemporaneamente le stazioni connesse a tale modulo (e degli altri XLX con condivisione operativa) ascolteranno il traffico DMR e potranno con esso interagire. Per tale motivo si parla di “bridge” ovvero ponte tra i due sistemi digitali. Esempi concreti: TG 8515 attiva il flusso verso il modulo B D-Star, dopo 10 minuti di inattività il passaggio viene automaticamente richiuso; TG 2229192 attiva il flusso C4FM verso il modulo F. Buone prove, per integrazioni e consigli scriveteci. 73 de Roberto IZ5ILH Controlliamo il nostro ponte ripetitore con Telegram Per coloro che non sanno cosa è Telegram si tratta di un app di messaggistica, molto simile a WhatsApp. Diversamente da quest’ultimo, Telegram è un servizio di messaggistica basato sul cloud con sincronizzazione istantanea. Il risultato ti permette di accedere ai tuoi messaggi da diversi dispositivi contemporaneamente, inclusi tablet e computer Nel 2015 è stato pubblicata API Bot, una interfaccia HTTP che permette di sviluppare applicazioni e quindi far dialogare uomini e macchine. I “bot “sono applicazioni di terze parti che vengono eseguite all’interno di Telegram. Gli utenti possono interagire con i bot inviando loro messaggi, i comandi e le richieste in linea. A controllare i bot si utilizzano richieste HTTPS dirette al nostro API bot. Nel sistema i bot sono account speciali che non richiedono un numero di telefono aggiuntivo da configurare. Gli utenti possono interagire con i bot in due modi: inviare messaggi e comandi al bot con l’apertura di una chat con loro o aggiungendoli ai gruppi oppure inviare le richieste direttamente dal campo di inserimento digitando @nomeutente del bot e una query. I messaggi, i comandi e le richieste inviate dagli utenti vengono passati al software in esecuzione sui server. Il server di Telegram intermediario gestisce tutte la crittografia e la comunicazione con l’API Telegram. Si può ben capire quanti possibili applicazioni possono così essere sviluppate, da sistemi di controllo remoto ad applicazioni specifiche per interagire con il sistema operativo della macchina ospite, ad esempio. Da qui mi è nata l’idea di provare a far qualcosa per il nostro mondo radioamatoriale, che sia di spunto per tante altre applicazioni. E’ richiesta una conoscenza base del sistema operativo linux (faccio riferimento a hotspot e ponti ripetitori basati su Raspberry Pi) e quanto riportato è ovviamente migliorabile e adattabile per le proprie esigenze. Ricordo che Telegram è utilizzabile anche da browser via web o dal proprio PC o Mac (chiaramente è presente su Android e IOs). E’ possibile scaricare il programma di installazione di Telegram Desktop Client da questo indirizzo http://tdesktop.com/win/current per la versione Windows e http://tdesktop.com/osx per la versione OSx Procediamo, scaricatevi l’applicazione e createvi un account, si entra nel mondo del dialogo uomo-macchina. Il primo passo, creiamo il nostro bot Apriamo Telegram sul telefono e cerchiamo un utente chiamato “BotFather”. Come suggerisce il nome, è il padre di tutti i bot. E’ in realtà una macchina, non è un utente umano, ed accetta comandi speciali specifici. Digitiamo /newbot. (è necessaria la barra ‘/’ di fronte) e ci verranno richieste alcune informazioni. Diamo un nome al nostro bot e poi un username che necessariamente deve terminare con “bot”. Alla fine del processo vi verrà dato un codice, qualcosa come 123456789: ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZ. Questo token rappresenta l’account bot e dovrà essere conservato. Conviene ora utilizzare la piattaforma web sul PC per copiare più facilmente il token perchè andrà inserito all’interno di codice nel Raspberry. Riporto a seguire i comandi che BotFather accetta. Servono esclusivamente alla gestione del bot che viene creato: /newbot – create a new bot /token – generate authorization token /revoke – revoke bot access token /setname – change a bot’s name /setdescription – change bot description /setabouttext – change bot about info /setuserpic – change bot profile photo /setinline – change inline settings /setinlinegeo – toggle inline location requests /setinlinefeedback – change inline feedback settings /setcommands – change bot commands list /setjoingroups – can your bot be added to groups? /setprivacy – what messages does your bot see in groups? /deletebot – delete a bot /cancel – cancel the current operation Installare telepot su Raspberry Pi Per installare telepot, una applicazione scritta in Python che abilita la comunicazione tra il Raspberry Pi e il Telegram Bot API, occorre digitare da shell questi comandi: sudo apt-get install python-pip sudo pip install telepot Creiamo la nostra applicazione per la gestione dei comandi Occorre creare un file con il comando sudo nano tg.py (potete dare qualsiasi nome, l’estensione “py” identifica un file che contiene codice del linguaggio di programmazione Python) ed inserire il seguente codice: import commands import sys import telepot import time def handle(msg): chat_id = msg[‘chat’][‘id’] command = msg[‘text’] print ‘mi e\’ arrivato il comando: %s’ % command if command == ‘/info’: info = commands.getoutput(“uname -a”) bot.sendMessage(chat_id, info) elif command == ‘/xrf077a’: out = commands.getoutput(“remotecontrold ir5ay__c link never xrf077_a”) bot.sendMessage(chat_id, “inviata connessione XRF077 A”) elif command == ‘/reboot’: bot.sendMessage(chat_id, “attendi, riavvio in corso…”) out = commands.getoutput(“sudo shutdown -r now”) elif command[0:5] == ‘/temp’: temp = commands.getoutput(“cat /sys/class/thermal/thermal_zone0/temp”) temperatura = int(temp) / 1000 temp = str(temperatura) bot.sendMessage(chat_id, temp) out = commands.getoutput(“texttransmit ir5ay__c -text ‘%s gradi'” % temp) elif command[0:5] == ‘/link’: link = commands.getoutput(“cat /var/log/Links.log”) bot.sendMessage(chat_id, link) elif command[0:4] == ‘/who’: who = commands.getoutput(“tail /var/log/Headers.log”) bot.sendMessage(chat_id, who) -n 1 bot = telepot.Bot(‘INSERIRE QUI IL TOKEN DEL VOSTRO BOT’) bot.message_loop(handle) print ‘sono in ascolto….’ while 1: time.sleep(10) Importante l’identazione delle linee dei comandi, in Python fa parte della sintassi, diversamente verranno generati degli errori. Inoltre il file deve avere i permessi di esecuzione. Il codice riporta, come esempio, la creazione di alcuni comandi di facile interpretazione: “/reboot” che effettua un riavvio del sistema, oppure “/temp” che invia in radio (RF), attraverso il programma di Jonathan texttransmit, il valore della temperatura della CPU. Potete creare nuovi comandi che agiscono sul sistema operativo e/o sul software radioamatoriale, utilizzate le stesse modalità di quelli presenti facendo le opportune modifiche. Inoltre occorre inserire ove indicato il TOKEN che è stato rilasciato durante la creazione del bot, diverso per ogni bot, e il nominativo del vostro sistema. Questo processo deve rimanere in ascolto se vogliamo che i comandi dati dal nostro smartphone siano recepiti sul Raspberry Pi, quindi digitiamo sudo python /home/pi/tg.py per eseguirlo. I comandi dallo smartphone o da un PC I comandi creati possono essere eseguiti da uno qualsiasi dei nostri dispositivi connessi alla piattaforma Telegram. La prima volta occorre cercare il nostro bot, sulla barra di ricerca, indicando il nome dato (@…..) e per avviarlo, dopo averlo selezionato, eseguire il comando /start. Come da esempio sotto riportato, eseguendo il comando /info il sistema (Raspberry) mi risponde con la versione del sistema operativo. Questa informazione la leggo direttamente sullo smartphone e su tutti i dispositivi collegati. In pratica il comando dal mio spartphone è passato sui server di Telegram, da questi al Raspberry che ha processato l’istruzione, e in restituzione il valore richiesto. Un’altra prova che ho fatto è stata quella di ricevere una foto. Collegando una telecamerina al sistema e creando apposito comando mi è stata spedita dal Raspberry l’immagine catturata. Le implementazioni sono molteplici, pensiamo a sensori collegati al Raspberry che ci danno le temperature della postazione radio, centraline meteo, etc. Raccomando uno studio del linguaggio Python e ovviamente una conoscenza dei comandi del sistema operativo Linux. Aggiornare in automatico i file DExtra, DPlus e DCS_Hosts.txt dal database XLX Gli script (per Linux) sotto riportati, prelevati dalla rete, permettono l’aggiornamento in automatico dei file DExtra_Hosts.txt, DPlus e DCS dal database che gestisce l’elenco dei reflector XLX che si autoregistrano. Il contenuto dei file NON viene cancellato ma sono aggiunti i record mancanti. Per un aggiornamento completo ripulire a mano i file affinchè il processo, trovandoli vuoti, provveda a ripopolarli. Di seguito i comandi: copiare i file interessati nella cartella temporanea del nostro hotspot/ripetitore prelevandoli dalla cartella /usr/local/etc $ sudo -s # cd /tmp prestare attenzione al “.” al termine del comando # cp /usr/local/etc/DExtra_Hosts.txt . # cp /usr/local/etc/DPlus_Hosts.txt . # cp /usr/local/etc/DCS_Hosts.txt . nel caso volessimo avere i file vuoti possiamo evitare di ricopiare gli originali, bensì creare i nuovi con il comando “touch“ Creare il primo script # nano main.sh e copiarvici il seguente contenuto: #!/bin/bash cd /tmp wget -O /tmp/xlx_Hosts.txt http://xlxapi.rlx.lu/api.php?do=GetReflectorHostname # get self registered XLX hosts. XLXFILE=/tmp/xlx_Hosts.txt echo “Merging XLX DPlus reflectors with master list…” export HOSTFILE=/tmp/DPlus_Hosts.txt export REFTYPE=”REF” cat $XLXFILE | xargs -r -l1 /usr/local/bin/checkref echo “Merging XLX DExtra reflectors with master list…” export HOSTFILE=/tmp/DExtra_Hosts.txt export REFTYPE=”XRF” cat $XLXFILE | xargs -r -l1 /usr/local/bin/checkref echo “Merging XLX DCS reflectors with master list…” export HOSTFILE=/tmp/DCS_Hosts.txt export REFTYPE=”DCS” cat $XLXFILE | xargs -r -l1 /usr/local/bin/checkref rendere eseguibile il file creato # chmod 755 main.sh creare il secondo script con il comando # nano /usr/local/bin/checkref e copiarvici il contenuto: #!/bin/bash REF=”$1″ TEST=`echo $REF | grep ^#` if ! [ “$TEST” = “” ]; then exit 0 fi TEST=`echo $REF | grep $REFTYPE` #echo -n “$REF, $TEST, “ if [ “$TEST” = “” ]; then CHECK=”” exit 0 else REF=”^$REF” CHECK=`cat $HOSTFILE | grep $REF` fi if ! [ “$CHECK” = “” ]; then echo “Skipping duplicate entry $1” # echo -n “$CHECK, “ exit 0 fi echo “$@” echo -e “$1\t$2” >> $HOSTFILE rendere quindi eseguibile questo secondo script # chmod 755 /usr/local/bin/checkref ed eseguire il processo avviando il primo script # sh /tmp/main.sh si avrà un output simile a questo: –2016-04-16 20:28:32– http://xlxapi.rlx.lu/api.php?do=GetReflectorHostname Resolving xlxapi.rlx.lu (xlxapi.rlx.lu)… 193.168.82.26 Connecting to xlxapi.rlx.lu (xlxapi.rlx.lu)|193.168.82.26|:80… connected. HTTP request sent, awaiting response… 200 OK Length: 4516 (4.4K) [text/plain] Saving to: `/tmp/xlx_Hosts.txt’ 100%[========================================================= ============================================================== ==========>] 4,516 –.-K/s in 0s 2016-04-16 20:28:32 (32.1 MB/s) – `/tmp/xlx_Hosts.txt’ saved [4516/4516] Merging XLX DPlus reflectors with master list… che indentifica il corretto procedere nell’aggiornamento dei dati, attendere quindi il completamento della lavorazione. Alla fine i file risulteranno aggiornati e potremo ricopiarli nella loro posizione corretta dando i seguenti comandi (prima procedo con una copia del file originale rinominandolo .OLD): # mv /usr/local/etc/DExtra:Hosts.txt /usr/local/etc/DExtra_Hosts.OLD # cp /tmp/DExtra_Hosts.txt /usr/local/etc/DExtra_Hosts.txt # mv /usr/local/etc/DPlusHosts.txt /usr/local/etc/DPlus_Hosts.OLD # cp /tmp/DPlus_Hosts.txt /usr/local/etc/DPlus_Hosts.txt # mv /usr/local/etc/DCS:Hosts.txt /usr/local/etc/DCS_Hosts.OLD # cp /tmp/DCS_Hosts.txt /usr/local/etc/DCS_Hosts.txt Si può creare facilmente un automatismo, magari utilizzando CRON per programmare l’aggiornamento una volta alla settimana. Guida rapida l’installazione Reflector XLX di per un Quanto segue è una rapida spiegazione dei passi necessari all’installazione di un reflector XLX, materiale in parte liberamente tratto dal documento in PDF disponibile sul gruppo Yahoo degli sviluppatori. Consiglio di seguire attivamente tale gruppo per conoscere gli aggiornamenti del software e ulteriori spiegazioni al funzionamento e installazione. Alcune doverose premesse per evitare problematiche e una non perfetta operatività: il software “gira” su di un server Linux, queste informazioni si riferiscono alla distribuzione Debian versione 7 oppure 8 meglio dedicare un server al reflector, evitare quindi operino altri programmi che possono pretendere risorse non serve una macchina potente, va bene inizialmente anche un VPS o server in Cloud con 1 GB di memoria Ram, spazio su disco minimo occorre un indirizzo IP pubblico STATICO e un nome DNS da assegnargli, utile nel caso si sostituisca o si sposti il server su altro provider il server deve essere accessibile su internet, evitiamo NAT se possibile, occorrono siano aperte delle porte su eventuale firewall presente il server deve avere “banda” garantita, le connessioni dei ripetitori e hotspot occupano spazio nel trasferimento della voce digitalizzata e non devono subire interruzioni Per fare delle valutazioni operative, sul nostro sito è presente un link al sistema di monitor presente sul reflector XLX077. Raccomando l’uso di password molto robuste e di una gestione oculata nell’apertura delle porte ai vari servizi (es. inutile installare un server FTP se non vi è la reale necessità…). Infine dobbiamo domandarci se è utile la creazione di un nuovo reflector e quindi ci saranno dei ripetitori e hotspot che si collegheranno ad esso, oppure conviene sfruttare quanto già c’è e collegarci, ad esempio, a XLX077, che funziona proprio bene … :-)) Chiaramente provare ad installare questi sistemi è molto utile per accrescere le proprie conoscenze, senza ombra di dubbio !! Il software XLX è stato testato su sistemi a 32 e 64bit e qualcuno lo ha anche installato su Raspberry Pi, e funziona anche se, per motivi di performance, magari non è consigliato su una gestione di una grossa mole di traffico, viste le limitate caratteristiche. Nel procedere è richiesta una sufficiente conoscenza del sistema operativo linux e i comandi della shell, oltre a comprendere e gestire i concetti base del “networking” (protocolli, porte, nat, etc.) Queste invece le porte (e relativo protocollo) necessarie alla gestione delle connessioni e manutenzione, devono essere aperte sul firewall (o “girate” dal router verso il server se dietro NAT): TCP porta 80 (http) ==> server web per la visualizzazione della dashboard TCP porta 8080 (RepNet) ==> visualizzazione dell’interfaccia/dashboard in 3D (la documentazione per questa installazione è separata) UDP porta 10001 (json interface XLX Core) ==> gestione interna del software, interrogazione dati UDP porta 10002 (XLX interlink) ==> gestione interna del software, riservata a interconnessione tra XLX TCP porta 22 (ssh) ==> necessaria per collegarsi al server tramite terminale (es. PUTTY) per le operazioni di manutenzione/aggiornamento UDP porta 30001 (DExtra protocol) ==> connessione al server reflector da ponti ripetitori/hotspot/XRF con protocollo DEXTRA UDP porta 20001 (DPlus protocol) ==> connessione al server reflector da ponti ripetitori/hotspot con protocollo DPLUS UDP porta 30051 (DCS protocol) ==> connessione al server reflector da ponti ripetitori/hotspot con protocollo DCS Dopo aver installato una versione stabile (e pulita, senza altro software) del sistema operativo sul server, procedere con un aggiornamento dell’intero sistema digitando i seguenti comandi: # apt-get update # apt-get upgrade quindi installare il software “git” per lo scarico in automatico di quanto ci occorre relativamente al software del reflector, # apt-get install git git-core e installiamo il server web apache ed il linguaggio PHP (per la visualizzazione della dashboard). # apt-get install apache2 php5 Rimane da installare il compilatore C++ per “creare” dai sorgenti (il codice) che scaricheremo il programma in formato eseguibile: # apt-get install build-essential (il seguente passaggio può essere saltato se si è scelto il sistema operativo Debian 8.x o superiore)(vedi integrazione in fondo al testo) # apt-get install g++-4.7 I prossimi comandi eseguono il download del codice dal sito degli sviluppatori e lo “compilano” creando l’eseguibile, il cuore del nostro reflector: quindi # git clone https://github.com/LX3JL/xlxd.git # cd xlxd/src/ # make # make clean # make install Al termine di questa procedura, se non vi sono stati errori, verrà creata in automatico una directory /xlxd nel ramo principale (si chiama root) del sistema operativo e all”interno di essa copiati alcuni file, fra cui l’eseguibile. Riporto l’estratto delle operazioni che questa procedura effettua per meglio capire quali sono i file che saranno copiati (non digitare quanto segue): install: mkdir -p /xlxd cp ./xlxd /xlxd/ cp -i ../config/xlxd.blacklist /xlxd/ cp -i ../config/xlxd.whitelist /xlxd/ cp -i ../config/xlxd.interlink /xlxd/ La directory /xlxd è quella a cui dovremo fare riferimento per le configurazioni delle connessioni tra XLX (editare il file xlxd.interlink, all’interno di esso è spiegata la sintassi da utilizzare, inoltre presso il gruppo Yahoo degli sviluppatori vi è apposita documentazione) e per limitare eventuali accessi (i file xlxd.blacklist e xlxd.whitelist). Questa directory contiene anche il file xlxd che è il programma di reflector. Il passo successivo riguarda il file di configurazione principale del reflector (anche lui si chiama xlxd ma è un file di testo che contiene dei comandi) che va manualmente copiato in una opportuna posizione (cartella /etc/init.d) del sistema operativo per essere letto (ed eseguito) ad ogni avvio del server. Digitare quanto segue: # cp ~/xlxd/scripts/xlxd /etc/init.d/xlxd Occorre quindi eseguire gli opportuni adattamenti editandolo (viene utilizzato il comando “nano” come editor di testo, va bene qualsiasi altro editor) e inserendo i nostri parametri: # nano /etc/init.d/xlxd Si possono lasciare “di default” tutti i parametri, diversamente ci addentreremmo in una personalizzazione troppo approfondita; occorre invece modificare la proprietà della variabile “ARGUMENTS” con il nome del proprio reflector (per esempio XLX077) e l’indirizzo IP statico (nel nostro caso 5.249.151.111) assegnato al server (se è dietro un router occorre inserire l’indirizzo IP privato statico assegnato all’interno della lan). Indirizzo sul quale il software del reflector farà ascolto: ARGUMENTS=”XLX077 5.249.151.111″ Dopo aver salvato il file di configurazione digitare il seguente comando che serve ad automatizzare l’avvio del reflector ad ogni accensione del server: # update-rc.d xlxd defaults Manualmente si può procedere anche così: # service xlxd start # service xlxd stop Gli ultimi passaggi riguardano la dashboard, il cruscotto visibile via web contenente le informazioni sullo stato delle connessioni al reflector. Iniziamo copiando i vari file che compongono la dashboard nella directory gestita dal server web Apache già installato. generalmente sotto /var/www : # cp -r ~/xlxd/dashboard /var/www/db Troviamo quindi le pagine e il file di configurazione della dashboard nella dir /var/www/db e relative sottodirectory. Anche in questo caso occorre eseguire una personalizzazione editando manualmente il file: # nano /var/www/db/pgs/config.inc.php Questo file è molto ben commentato, e molto facilmente si possono inserire le informazioni relative alla propria installazione, quali la mail dell’amministratore del sistema, il tempo di refresh della pagina, etc. Prestare attenzione all’ultima sezione che riguarda l’inserimento del reflector nella lista automatica dei reflector mondiali inserendo l’ URL completo per visualizzare la dashboard, oltre ad un commento. Dalla versione 2.2.2 della dashboard viene creato un file sotto /tmp chiamato callinghome.php Consiglio di fare una copia di questo file perchè serve all’autenticazione al server che mantiene la lista dei reflector, e nel caso venisse cancellato occorre ripristinare l’originale, pena la non registrazione. Seguire le varie discussioni sul gruppo Yahoo nel caso questa operatività venisse cambiata con l’uscita di aggiornamenti. Rimane, in ultimo, di assegnare i permessi di lettura alla dashboard al file che contiene il log del reflector: # chmod +r /var/log/messages e un riavvio del server per verificare che tutto sia perfettamente funzionante. # reboot Per vedere in tempo reale cosa sta accadendo al reflector è possibile dare questo comando che legge il file di log: # tail -f /var/log/messages e, per assicurarsi che il reflector stia correttamente “ascoltando” sulle porte sopra indicate, il seguente comando: # netstat -lnp che produrrà un output simile a questo (il processo xlxd è in ascolto su IP/porta indicata con il protocollo UDP): udp udp udp udp udp 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 5.249.151.111:20001 5.249.151.111:10001 5.249.151.111:10002 5.249.151.111:30001 5.249.151.111:30051 0.0.0.0:* 0.0.0.0:* 0.0.0.0:* 0.0.0.0:* 0.0.0.0:* 2959/xlxd 2959/xlxd 2959/xlxd 2959/xlxd 2959/xlxd Nel caso non fosse installato netstat, si può provvedere con: # apt-get install netstat E’ utile ricordare che le cartelle “importanti” sono /xlxd e /var/www/db quindi la cartella originaria creata durante il processo di download dei sorgenti (es. /root/xlxd) può essere rimossa affinchè successivamente sia possibile scaricare nuovi aggiornamenti. Per qualsiasi suggerimento e integrazione mandatemi una mail, provvederò ad aggiornare questo articolo. Buone prove, David Bencini [ [email protected] ] Integrazione al testo del 03/aprile/2016 I comandi sotto riportati valgono per distribuzioni Wheezy basati su Debian inferiori a 8.0 dopo il comando: # apt-get install build-essential occorre digitare in successione: # apt-get install g++-4.7 # update-alternatives –install /usr/bin/gcc gcc /usr/bin/gcc-4.6 60 –slave /usr/bin/g++ g++ /usr/bin/g++-4.6 # update-alternatives –install /usr/bin/gcc gcc /usr/bin/gcc-4.7 40 –slave /usr/bin/g++ g++ /usr/bin/g++-4.7 # update-alternatives –config gcc all’ultimo comando chiedere di scegliere delle opzioni e si risponderà con la n. 2 (due). Rete QuadNet2 e traffico su XLX077 A da ponti CISAR Una premessa: vorrei ricordare ai numerosi colleghi OM che utilizzano XLX077 (ex XRF077 con DNS: xrf077.duckdns.org) e ai vari gestori di hotspot e ponti fatti “home made” che esiste una rete alternativa ad ircDDB la quale, a differenza di quest’ultima, non richiede alcuna registrazione né che il vostro sistema abbia un nominativo ufficiale. Questa rete si chiama QuadNet2. Per avere un’idea di cosa sia e come funzioni vi rimando a questo link http://openquad.net/ dove troverete in lingua inglese tutte le informazioni necessarie ed una dashboard completa, in tempo reale, con gli ultimi nominativi ascoltati. Per “loggarsi” su tale rete basta abilitare il campo ircDDB ed inserire il nominativo del vostro ponte/hotspot lasciando il campo password vuoto e selezionando il relativo server come visibile nell’immagine che segue e che fa riferimento al software di Jonathan ircDDBGateway: Ho fatto riferimento alla rete QuadNet2 perché i ponti Cisar, ormai da tempo, sono tutti (oppure quasi tutti) connessi a tale rete e quindi tra di loro è possibile fare “callsign routing” ovvero si può sfruttare il protocollo G2 della rete D-Star per collegamenti in routing tra due stazioni o tra una stazione e un ponte specifico. Questo fatto permette inoltre di poter creare ed utilizzare sulla rete QuadNet2 delle starnet che puntano ad xreflector, DCS o ai nuovi sistemi XLXreflector. Una starnet non è altro che una stanza dentro la quale arriva e parte il traffico da e verso l’XRF/XLX al quale fa riferimento. I vari utenti che vi si affacciano ricevono e trasmettono sia tra di loro che attraverso il reflector al quale punta la starnet. Molti conosceranno la starnet chiamata STN058 A che permette di fare traffico sul modulo A dell’ XLX077 da quei ponti che pur facendo capo alla rete ircDDB sono bloccati oppure normalmente non connessi ad alcun reflector. Sulla rete QuadNet2 esiste invece la starnet chiamata QNET77 A che permette di fare traffico sul modulo A dell’XLX077 da tutti quei sistemi che fanno capo a tale rete. Quindi, all’occorrenza, potremmo utilizzare un ponte della struttura Cisar normalmente connesso all’ XRF003 A (ora XLX003) per fare traffico sul nostro XLX077 A mediante l’uso della starnet appositamente predisposta allo scopo. Basterà inserire nel campo UR del nostro apparato radio D-Star il comando QNET77 A e mantenercelo fino al termine del nostro QSO. Al primo colpo di portante la starnet risponderà “Logged in”, mentre a conclusione del QSO abbiamo due possibilità, la prima chiudere la starnet con il comando QNET77 T oppure attendere 30 minuti e si chiuderà da sola. In entrambi i casi sul display della radio troveremo scritto “Logged off”. A dire la verità sulla rete QuadNet2 non esiste solo la starnet QNET77 A ma ce ne sono altre tre, una punta al modulo D dell’XLX077, una al modulo C dello stesso XLX077 e una al modulo A dell’XRF003. Di seguito sono elencati i comandi per apertura e chiusura e a cosa fanno capo, nonché il tempo limite di funzionamento in assenza di traffico: Da questo link è visibile la dashboard della mia DvMega con le starnet attivate: http://iz5cmc.no-ip.org/ Per la realizzazione di starnet su rete QuadNet2 rimando a questo articolo http://dstar.grupporadiofirenze.net/?p=1091 già pubblicato sul sito D-Star del Gruppo Radio Firenze. 73, Maurizio IZ5CMC XRF077 diventa XLX077 Reflector multiprotocollo Il nostro reflector D-Star XRF077 è diventato XLX077 con la sostituzione del vecchio software di Scott con il nuovo software multiprotocollo. Questo vuol dire che ora il reflector accetta in ingresso connessioni con protocollo DExtra, DPlus e DCS. Le giunzioni tra reflector possono essere stabilite, dopo opportune configurazioni da entrambe le parti, con il nuovo protocollo XLX. Il cambiamento è stato apportato poichè il vecchio software non era più manutenuto e soggetto a miglioramenti, mentre il nuovo XLX ha un gruppo attivo di sviluppatori, potete fare il “join” al gruppo all’indirizzo https://groups.yahoo.com/neo/groups/xlxd-star/in fo Per le configurazioni relative alle connessioni dei ponti ripetitori e hotspot a XLX077 occorre inserire negli opportuni file i seguenti record: CONNESSIONE DEXTRA: DExtra_hosts.txt ==> inserire XRF077 xrf077.duckdns.org CONNESSIONE DPLUS: DPlus_hosts.txt ==> inserire REF077 xrf077.duckdns.org CONNESSIONE DCS: DCS_hosts.txt xrf077.duckdns.org ==> inserire DCS077 Come potete vedere il record finale DNS rimane sempre xrf077.duckdns.org, cambia solo l’approccio al protocollo. Per le connessioni dei vecchi XRF al nuovo XLX077 occorre dire che quest’ultimo accetta solo connessioni in ingresso nella modalità DEXTRA quindi l’ XRF che vuole lanciare la connessione deve eseguire il comando da console “lrf AXRF077A” per connetterlo sul modulo A e inserisca nel file di configurazione xrfs.txt il record XRF077 xrf077.duckdns.org La Dashboard è visionabile all’indirizzo: http://xrf077.duckdns.org/db/dashboard/index.ph p Un nuovo software per creare un reflector D-Star Da pochi giorni è comparso sul panorama D-Star un nuovo software per creare un reflector. E’ molto interessante, con un codice sorgente programmato in C++ ed estremamente orientato agli oggetti e pulito, quindi facilmente espandibile a nuove implementazioni per un programmatore. E, cosa molto importante, è open source. Il software gira su server linux. Di seguito le caratteristiche più importanti ed i link di riferimento. Al momento della stesura di questo testo il software (reflector XLX) non permette il collegamento tra XRF, ovvero X-Reflector con protocollo DExtra, ma l’autore mi ha assicurato che è prevista quanto prima l’aggiunta di questa funzione. Descrizione: Il sistema è composto da un software scritto in C++ e una Dashboard in PHP; XLX è il primo ed il solo reflector multiprotocollo e supporta tutti gli standard D-Star (DCS, DExtra, Dplus); Multiprocesso; di facile installazione su server linux; opera come “demone” in background senza necessità di database; non necessita di ID-DMR per l’accesso; ha una dashboard completamente in PHP. Un esempio della dashboard: E’ disponibile, in versione 3D: http://xlx.epf.lu:8080 beta, una dashboard in Per maggiori informazioni è possibile contattare l’autore all’indirizzo: [email protected] o direttamente (presente anche la procedura di installazione nella sezione File) sul gruppo Yahoo: https://groups.yahoo.com/neo/groups/xlxd-star/info Un backup periodico e completo per il Raspberry Pi Avete il vostro Raspino, con l'”immagine” del sistema operativo diligentemente scaricata dal sito originale e clonata sulla microSD. Avete avviato, configurato, aggiunto programmi, funzioni, app… … e adesso vivete con l’angoscia, col pensiero che non smette di assillarvi. “Poni il caso che la schedina di memoria si guasti: devo rifare tutto daccapo!” Non è un rischio tanto remoto, vista la possibilità, per noi smanettoni, di qualche spegnimento improvviso o necessario e “senza passare dal via”… oltre al fatto che la schedina di memoria (a prescindere dalla garanzia del produttore…) è sì “a stato solido” come i nuovi dischi SSD, ma senza le loro caratteristiche di ridondanza e di correzione “trasparente” degli eventuali bit danneggiati. Ma qui c’è adesso la giusta camomilla per farvi dormire sonni tranquilli! E gli ingredienti per prepararla sono semplici. 1) Prendete una chiavetta USB magari di dimensioni non grandi (sennò raddoppia l’ingombro del sistema!) e di capacità almeno doppia rispetto ai GB della schedina SD utilizzata. 2) Loggatevi e datevi i superpoteri di root (sudo -s) 3) Inserire la chiavetta USB in una delle prese USB libere del Raspberry (sempre che ve ne sia rimasta libera almeno una). La memoria inserita dovrebbe essere riconosciuta come /dev/sda1 (verificare col comando “df”, nel caso prendere nota del valore se è diverso, da sostituire poi nei comandi successivi). 4) Provate ad eseguire il seguente comando. Lo scopo è di clonare, nella memoria USB inserita, l’intero filesystem utilizzato dal Raspberry in un file immagine (.img), in pratica l’inverso di quanto si era fatto per la creazione del “disco a stato solido” su SD contenente sistema operativo e app originali: mount /dev/sda1 /media/pi dd bs=4K if=/dev/mmcblk0 of=/media/pi/<nome del file>.img Occorre aspettare diversi minuti (anche una mezz’ora o più, se il filesystem è su microSD da 16 o 32 GB e/o la velocità di scrittura della chiavetta non è elevata). Al ternine ricompare il prompt di root “#”. Per verificare l’avvenuta operazione dare il comando “ls -l” che dovrebbe mostrare (ad esempio nel mio caso) una schermata così: -rw-r–r– 1 root root 7948206080 gen 11 07:41 RaspiFKA.img cioé la clonazione della mia memoria SD da 8 GB come “immagine” aggiornata alla data della sua creazione e che potrà essere poi ri-clonata su di una nuova schedina in caso di danneggiamento del filesystem. Automatizziamo la procedura. Sempre come root creiamo un “crontab” ovvero una procedura che avvia l’operazione periodicamente (un altro utilizzo del crontab è spiegato nell’articolo, riguardante il riavvio automatico del sistema, http://dstar.grupporadiofirenze.net/?p=337) crontab -e Aggiungere alla fine questa riga che indica al sistema l’avvio della clonazione: mm hh * * * /bin/umount /dev/sda1; /bin/mount /dev/sda1 /media/pi; /bin/dd bs=4K if=/dev/mmcblk0 of=/media/pi/(nome file).img; /bin/umount /dev/sda1 sostituendo mm e hh il minuto e l’ora di avvio della procedura. Ovviamente tutto in una riga: è infatti possibile dare nella shell di Linux (e quindi anche qui) più comandi di seguito separati dal “punto e virgola”. Cosa abbiamo chiesto al sistema? Che tutti i giorni al minuto mm dell’ora hh venga eseguita in sequenza: 1) Smontaggio della chiavetta, qualora fosse già montata, magari in altre locazioni; 2) Mount della stessa nella locazione /media/pi (il default nel Raspberry); 3) Clonazione del filesystem con il comando “dd” visto prima; 4) Smontaggio della stessa al termine dell’operazione. Il tutto eseguito in background quindi senza attese o blocchi di sistema. Ovviamente si sceglierà un orario in cui si sa che il Raspino è acceso e operativo. E tenere ovviamente sempre inserita la chiavetta USB nello slot del Raspberry. Facile, no? 73 de IK5FKA Roberto [ [email protected] ] Configurazione Dstar-Repeater Annuncio Il comando Annuncio è disabilitato, basta abilitare selezionare il tempo; di default è settato a 8 minuti,. e Per registrare il messaggio di benvenuto o qualsiasi altro annuncio la procedura è questa: Per registrare impostare sulla tua radio RPT1:RECORD A e RPT2:RECORD G sul campo UR:CQCQCQ a questo punto premete il ptt e cominciate a registrare il tempo massimo non l’ho ancora verificato ma credo oltre un minuto poi vedremo. Per cancellare impostare sulla radio RPT1:DELETE A e RPT2:DELETE G sul campo UR:CQCQCQ e premere il ptt così facendo l’annuncio viene cancellato. NOTA BENE: Questi comandi rispettano lo standard “ripetitore”, per funzionare la vostra frequenza memorizzata dovà avere Shift impostato +/-e offset a 0 Quando date questi comandi il vostro Hotspot o ripetitore non darà nessuna risposta, vedrete spengere o riavviare il vostro raspberry. Consiglio l’ultima versione di Dstar-Repeater come da foto, le altre davano problemi su raspberry Buone prove Roberto iz5ilh Nuovo software di gestione per la DV4mini USB Perché un altro software di controllo della chiavina usb DV4Mini? La questione è emersa perchè in origine non vi era alcun supporto nativo al server BrandMeister per la DV4Mini. Ero alla ricerca di una soluzione affinchè potesse essere confortevole viaggiare in due reti DMR. Mi sono messo così a sviluppare il mio software di controllo DV4MF2 che permette agevolmente di gestire le due reti DMR, BrandMeister e DMRPlus. Questo software ha inoltre una modalità operativa “compatta”, quindi agevole sui dispositivi mobili. Le caratteristiche del pannello di controllo DV4MF2 nella panoramica: interfaccia utente ordinata e chiara supporta la configurazione rapida e senza problemi di funzionamento piena integrazione con tutte le modalità operative scelta di 2 interfacce (versione standard e compatta) con la commutazione al volo elementi di visualizzazione configurabili per alleggerire la CPU, migliora le prestazioni e la durata della batteria, come ad esempio gli hotspot mobili opzione di selezione per disattivare la query QRZ.com, riduce il volume dei dati e migliora la qualità della voce quando si utilizzano gli hotspot con connettività GSM / UMTS inoltre, molti altri cambiamenti minori sono stati attuati per rendere il funzionamento di un hotspot con la DV4mini più confortevole possibile. Il software DV4MF2 e quanto necessario è stato testato su Windows (XP / Vista / 7/8 / 8.x / 10) e Linux (Ubuntu 12.04 / 14.04 Xbuntu / Raspbian). Per avviare il programma è fondamentale sia installato il software originale della DV4mini e deve essere copiato nella stessa directory. L’utilizzo è semplice, è possibile l’alternanza con il software originale dv4mini.exe perché entrambi i programmi memorizzano le impostazioni separatamente in cartelle dei profili utente. Il dv_serial (.exe) viene utilizzato da entrambi i programmi per accedere alla configurazione della DV4mini. Dopo aver fatto le prime configurazioni necessarie, chiuderlo e riavviarlo. nota bene (7 gennaio 2015) : per leggere la lista degli XRF in modalità D-Star occorre copiare il file xrf.ip nella stessa directory e rinominarlo DV4MF2_xref.ip Per operare sotto Linux il pacchetto ha bisogno di “monocomplete”, il software è stato testato su Ubuntu 12.04 su un PC, Xubuntu 14.04 su un thin client FUTRO S400 e il Raspberry Pi. Per l’installazione seguire questi passaggi: aprire una finestra di terminale (Alt-T) eseguire sudo apt-get install mono-complete inserire la dv4 e verificare con ls /dev/tty* se questa viene rilevata eseguire sudo gpasswd –add username dialout creare una cartella dv4mini o DV4MF2 in /home/nomeutente copiare dentro dv4mini.exe e dvserial.bin scaricati per Linux x86 (prestare attenzione a Linux a 32 bit, un dvserial a 32 bit per la versione ARM Raspberry !!!) eseguire chmod 755 * eseguire chmod + x dv_serial.bin ora copiare solo il file DV4MF2.exe dentro la stessa directory per eseguire i programmi: mono dv4mini.exe o mono DV4MF2.exe dalla finestra del terminale o con un doppio clic dal file manager. Meinhard F. Günther, DL2MF Link al sito ove poter scaricare il software Link al wiki ufficiale della DV4mini Alcuni aggiornamenti sulla DV4mini per collegare il talkgroup 222 Funzionando perfettamente come dongle/hotspot privato in DStar la chiavina USB DV4mini permette anche la connessione in DMR. Una interessante “modifica” software è quella di inserire all’interno del file hosts.txt (per Windows, si trova sotto C:\Windows\System32\Drivers\etc editabile con il Notepad, per Linux sotto /etc editare il file hosts usando, ad esempio, l’editor nano o vi) il seguente dns: 185.79.71.94 ham-dmr.de Lanciando il Control Panel (software di gestione della chiavina USB) ed andando sotto “expert settings” si può così scegliere come “server dmr master” il MASTER-2221 (senza la modifica in hosts.txt non appare) e connettendo il gruppo 4250 si entra nella rete italiana (al momento solo il TG 222 ovvero il “canale/gruppo” nazionale). E’ possibile monitorare i passaggi visionando questo link al control center DMR TAA. Altra interessante novità sempre in ambito DMR (permettetemi questo “off topic”) e DV4mini è quella di poter utilizzare gli apparati DPMR di debole potenza, quelli per i classici “usi civili”. In questo caso occorre aggiornare il firmware della schedina (procedura semplicissima, dopo il download dal sito basta premere un bottone nel Control Panel e riavviare alla fine del caricamento il software di gestione) ed utilizzare l’ultima versione del Control Panel (attualmente in test la 1.64). Verrà visualizzata una opzione relativa alla connessione su rete DPMR (in simplex) con relativi gruppi. Allego la traduzione (in inglese) fatta da Adrian, dove sono indicati gli aspetti tecnici. dv4mini_V1.64 Infine, per i colleghi che utilizzano una radio tipo la mia DM 380 della Thytera, segnalo l’importanza di agire sulla voce (sotto “expert settings”) DMR-QRG Correction; ho dovuto impostare un offset di -200 per trasmettere senza interruzioni. Importante fare delle prove con un corrispondente, ogni dispositivo ha una propria taratura. 73, David IK5XMK Misuriamo la velocità della connessione internet dal nostro raspberry speedtest.net è un ottimo sito che permette di misurare il la velocità della connessione internet in upload e download. E ‘utile per controllare le prestazioni, sia per ricerca guasti che per vedere se il servizio promesso dal fornitore è effettivamente attivo. Matt Martz ha creato un progetto Python chiamato speedtest-cli che permette di fare una misura di base upload / download utilizzando l’infrastruttura di SpeedNet. Funziona benissimo sul Raspberry Pi ed è veramente facile da provare utilizzando la riga di comando, così possiamo monitorare il nostro ponte ripetitore D-Star anche da remoto e capire se ci sono problemi all’infrastruttura di rete. Come prima operazione, dopo essere entrati nella shell del nostro sistema, eseguire il comando git clone https://github.com/sivel/speedtest-cli.git e successivamente entrare nella direcotry cd speedtest-cli ed eseguire il programma con python speedtest_cli.py per vedere quindi un risultato tipo questo: ottenendo quindi un valore per la velocità di download (in Mbit/s) che per l’upload. Buone prove.
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